Strage di Capaci 23 maggio 1992, ricordo da cronista quel giorno ed
il momento successivo all’attentato….. al Giudice, alla moglie ed agli
uomini della scorta. Ero in redazione in Tv l’emittente Tele Stampa
Sud. Era il periodo in cui ignoti, avevano bruciato la macchina,
Panda nera, che io usavo in Tv per uscire e realizzare i miei servizi
giornalistici. Ad un tratto arrivò, intorno alle 19.00, la notizia di un
grave attentato perpetrato dalla mafia a Palermo. Scorrendo le agenzie
compresi subito di cosa si trattasse. Ho chiamato la redazione
palermitana di Telecolor con la quale collaboravo, per avere
subito le immagini. E’ stato un attimo la soddisfazione per il servizio
che avrei potuto realizzare con immagini ricevute in tempo record da
Palermo, poi è stata subito l’angoscia a prevalere nel vedere il tratto
dell’autostrada Trapani-Palermo che tra l’altro conoscevo per avere
transitato in auto, avendo realizzato da poco tempo, un servizio
sportivo in quella zona. Le immagini delle macchine trasformate in
ammasso di lamiere ed il pensiero sulla fine degli occupanti mi hanno
tolto ogni entusiasmo. Ho avuto soltanto il desiderio di mostrare quello
che appartenenti a “cosa nostra” fossero stati in grado di fare ad
altri uomini. Quelle immagini mi sono rimaste nella mente, fino ad
oggi, come se le avessi vissute sul luogo. Da cronista di nera ho
scritto di decine e decine di delitti di mafia, ma l’efferatezza del
“messaggio di Capaci” è indelebile. Spesso …. quasi ogni giorno… si
sente … e sento parlare di lotta alla mafia, alla criminalità, ma una
considerazione sorge spontanea: la vera lotta non è sul messaggio, ma
sugli interessi che ruotano attorno a “cosa nostra”. La criminalità
organizzata non ha paura dei messaggi contrari e di chi li diffonde, ma
teme e combatte veramente chi riesce a "toccare" i suoi interessi. i.l.p.
|
|
SANTA
ROSALIA
Nobile
Palermitana
origini normanne
VITA MARTIRI
ALFIO FILADELFO E
CIRINO
Nati
III D.C. Vaste
Puglia:
Festa S.Alfio
05/9,10,11.
Siracusa
Vita Patrona
Santa RITA
Clarisse
METER
Don Di Noto:
libro anti pedofili
LAV
:
NON
ABBANDONARLI
|
|
Giovanni Falcone:"Il vile muore ogni giorno, l’eroe muore
una volta sola”
|
"Un
uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le
conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli
o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana."
J. F. Kennedy
:
citazione che anche
Giovanni Falcone
amava spesso riferire
e che noi abbiamo fatto nostra
CATANIA
-
ANM commemora giudici Falcone, Borsellino e scorte
vittime di mafia.
La
Giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati in
occasione del 23° anniversario delle stragi mafiose di Capaci del
23
maggio 1992 e di via D’Amelio del
19 luglio 1992, a Palermo in cui
persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca
Morvillo, Paolo Borsellino e molti uomini delle loro
scorte, ha organizzato, davanti il palazzo di giustizia di Catania,
la messa in scena di uno spettacolo teatrale.
L’attore Sebastiano
Lo
Monaco
,
ha offerto gratuitamente alla ANM di Catania la rappresentazione di
prosa civile “Per non morire di mafia”, monologo tratto da
un libro di Pietro Grasso, riproposto in versione teatrale. Il
Presidente ANM Catania
Consigliere Antongiulio
Maggiore
ha parlato in avvio di serata evidenziando i valori morali che
guidano magistrati e cittadinanza onesta nella lotta alle mafie e
criminalità.
Tra le
autorità il
Presidente del Tribunale di Catania Francesco
Mannino
ed il Prefetto Maria Carmela Librizzi.
Il palco è stato posto
sulla scalinata del Palazzo di Giustizia, in cui anche per l’anno
2021 gli studenti Liceo Artistico “Emilio Greco” guidati dalle insegnanti
Sara Maricchiolo
e
Veronica
Zappalà
hanno allestito il disegno di Falcone e Borsellino che la ANM ha
commissionato.
Lo spettacolo è
iniziato al tramonto, dopo le ore 18.30, con ingresso libero fino a
quando le 500 sedie sono state occupate, distanziate tra loro per
rispettare le normative dettate per la pandemia.
La Comunità dei
magistrati e la cittadinanza ha partecipato insieme insieme alle
Autorità civili e Militari per ricordare la storia, grazie all’arte
di Sebastiano Lo Monaco. La rappresentazione ha dato modo di fare
riflettere sulla nuova mafia, in una serata che segna il passaggio
verso la fine del triste periodo della pandemia e l’inizio di un
nuovo rinascimento della Magistratura e dei suoi reali valori.
.
Catania
-
“Il vile muore ogni giorno, l’eroe muore una sola volta”.
Giovanni Falcone:"Si
muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un
gioco troppo grande". La strage di Capaci 23 maggio 1992 :
"Un jet del Sisde,
aereo dei servizi segreti, era partito dall'aeroporto romano di Ciampino, alle ore 16,40
ed atterra alle 17,48 all'aeroporto di
Punta Raisi. Nel velivolo ci sono Giovanni Falcone e la moglie
Francesca. 3 auto: 1 Croma marrone, 1 bianca, 1 azzurra... sulla pista
palermitana aspettano. La macchina marrone è guidata da Vito Schifani,
accanto c'è
Antonio Montinaro
, agente scelto della squadra
mobile, dietro Rocco Dicillo
, sulla Croma azzurra, ci sono
Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello ed Angelo Corbo, sono uomini
raggruppati dal capo della mobile Arnaldo La Barbera. La
squadra aveva il compito di sorvegliare Giovanni Falcone dopo
il fallito attentato del 1989 davanti la villa del magistrato
sul litorale dell'Addaura. Tutto sembra tranquillo, non c'è
bisogno di sirene. Il corteo blindato che trasporta il direttore
generale degli Affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia,
alle 17,50 è sull'autostrada che va verso Palermo. Qualcuno sa
che Giovanni Falcone è appena arrivato in volo dalla Capitale in Sicilia,
ed è colui il quale segue, e sa che dopo otto minuti la Croma
con a bordo il giudice passerà sopra il pezzo di autostrada
vicino alle cementerie. La Croma marrone è davanti, seguita
dalle altre 2 Croma, quella bianca su cui c’è il giudice
Giovanni Falcone che
guida, accanto alla moglie Francesca Morvillo
, anche lei
magistrato, dietro è seduto l'autista giudiziario, Giuseppe
Costanza, dal 1984 con Falcone. Il giudice era solito guidare
soltanto quando viaggiava insieme alla moglie. Sulla Croma
azzurra viaggiano, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo
Corbo. Alle ore 17,59, il corteo è sull’autostrada
Trapani-Palermo. Avviene l'esplosione la Croma marrone è distrutta.
La Croma
bianca è seriamente danneggiata, si salverà Giuseppe Costanza
che sedeva sui sedili posteriori. La
terza, quella azzurra, è un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i
tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Feriti anche 20 tra
uomini e donne che erano dentro le auto e passavano in quel
momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
Giovanni Falcone era nato a Palermo il 20 maggio 1939, da
Arturo, direttore del Laboratorio chimico provinciale, e da
Luisa Bentivegna. Giovanni Falcone dal 1954, allievo del Liceo
classico "Umberto" conseguì la laurea in Giurisprudenza presso
l'Università di Palermo nell'anno 1961, discutendo con lode una
tesi sull'Istruzione probatoria in diritto amministrativo. Dopo
il concorso in magistratura, nel 1964, fu pretore a Lentini, poi
fu trasferito come sostituto procuratore a Trapani, dove rimase
per circa dodici anni. Giovanni Falcone andò maturando
progressivamente l'inclinazione e l'attitudine verso il settore
penale: come egli stesso ebbe a dire, "era la valutazione
oggettiva dei fatti che mi affascinava", nel contrasto con certi
meccanismi "farraginosi e bizantini" particolarmente accentuati
in campo civilistico. A Palermo, all'indomani del tragico
attentato al giudice Cesare Terranova, 25 settembre 1979,
Falcone cominciò a lavorare all'Ufficio istruzione. Il Consigliere
Istruttore Rocco Chinnici gli affidò nel maggio 1980 le indagini
contro Rosario Spatola, un processo che investiva anche la
criminalità statunitense, a seguito del quale, il procuratore
Gaetano Costa fu ucciso. Giovanni Falcone per questa prima
esperienza comprese: "per perseguire i reati e le attività di
ordine mafioso occorreva avviare indagini patrimoniali e
bancarie anche oltre oceano".
Palermo - Tina Martinez Montinaro,
una di noi. Si è
occupata del capitolo che riguarda la pubblicità istituzionale per
conto dell'Ufficio stampa della Presidenza della Regione
siciliana. Tina è una collega, è una di noi. In tanti anni
l'abbiamo vista lavorare seriamente ma anche ridere e scherzare
così come accade in ogni posto di lavoro. Abbiamo soprattutto
seguito, sempre con discrezione, il suo impegno e la sua
passione, velate da un indelebile dolore, nel cercare di tenere
vivo il ricordo del marito Antonio e degli altri agenti che,
come lui, caddero nell'attentato a Giovanni Falcone. Un giorno
maledetto quel 23 maggio 1992. Maledetto per l'Italia
intera ma, soprattutto, per Tina. "Vent'anni in cui non mi sono
mai sentita abbandonata dalla gente", assicura lei. E così ci
siamo seduti di fronte alla sua scrivania e l'abbiamo ascoltata.
Più che un'intervista, una chiacchierata a cuore aperto, così
come capita tra colleghi che si rispettano e che per tanto tempo
condividono gli stessi spazi.
QUARTO SAVONA 15 TECA ESPOSTA IN PIAZZA BELLINI A CATANIA
SCOPERTA DA TINA MONTINARO, SALVO POGLIESE, MAURIZIO VALLONE
Maurizio Vallone Direttore nazionale DIA per 30° esposta teca
Quarto SAVONA 15 in piazza Bellini
CARMINE
MOSCA CAPO DIA CENTRO CATANIA per 30° DIA teca Quarto SAVONA 15
esposta in piazza Bellini
Dott.ssa Lorena Di Galante Capo II Reparto DIA a convegno Teatro
Bellini CONTRASTO ALL’ECOMAFIA – TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI
per 30° istituzione Direzione Investigativa Antimafia
Prefetto Francesco Messina Direttore Centrale Anticrimine a
convegno Teatro Bellini CONTRASTO ALL’ECOMAFIA – TRAFFICO
ILLECITO DI RIFIUTI per 30° istituzione Direzione Investigativa
Antimafia
|
|
|
AGOSTINO CATALANO
EDDIE WALTER COSINA
VINCENZO LI MULI
EMANUELA
LOI
CLAUDIO TRAINA
PALERMO
QUESTURA 30ANNI DA VILE ATTENTATO, RICORDA LA STRAGE VIA D’AMELIO
COL SACRIFICIO DI EMANUELA LOI, UNICA DONNA FORZE POLIZIA CADUTA IN
SERVIZIO SOTTO IL FUOCO MAFIOSO.
La ricorrenza dell’attentato di via D’Amelio, nell’anno 2022 è
giunta al suo 30° Anniversario. Le forze sane stigmatizzano sempre
il momento dedicato per la riflessione e, nella compostezza che ogni
evento luttuoso pretende, la società migliore programma la
celebrazione della memoria e del sacrificio di 6, tra donne e uomini
dello Stato, morti per aver fatto il loro dovere. Il trentennale
della strage di via D’Amelio, a Palermo, vivrà un importante prologo
lunedì sera: alle ore 21:00, in cortile Maqueda, presso la
prestigiosa sede dell’Assemblea Regionale Siciliana con lo
spettacolo teatrale dal titolo “Io, Emanuela. Agente della scorta di
Paolo Borsellino”, interpretato dall’attrice Laura Mantovi. La regia
di Sara Poli, racconta la storia della giovane poliziotta di origini
sarde che perse la vita a soli 24 anni (unica donna delle Forze
dell’Ordine che ha perso la vita per mano mafiosa) nel terribile
attentato dell’estate del 1992. L’opera racconta in prima persona la
storia della giovane poliziotta che abbandonò da ragazza la sua
Sardegna. La poliziotta trovò la morte in Sicilia, è un
significativo spaccato di uno dei periodi storici più sanguinosi e
complessi della storia recente. Il monologo usa toni garbati e
spietati allo stesso tempo. L’artista procede con l’elencazione dei
tanti fatti di sangue che in quegli anni macchiarono le nostre
strade e culminarono con la strage di via D’Amelio. La narrazione
suona come un accorato appello alla denuncia di ogni episodio di
mafia, così da poter offrire una speranza alle tante “Emanuela” che
si affacciano alla vita, lottando quotidianamente in nome di valori
portanti della nostra democrazia. La rappresentazione dell’opera a
Palermo, in occasione del trentennale di via D’Amelio, rapprsenta il
naturale completamento di un “continuum”. L’opera già è stata
presentata in altri comuni e significativi luoghi è stata ospitata
anche nel carcere di Brescia e nel comune sardo che diede i natali
ad Emanuela. La circostanza che, ovunque, sia stata accolta con
entusiasmo e coinvolgimento, anche in luoghi nei quali non era
scontato che accadesse come una casa circondariale, è la
dimostrazione che la storia di Emanuela Loi è un po’ la storia di
tutti noi. La vicenda della ragazza nata in Sardegna e morta in
Sicilia, la storia di una bambina che sognava di fare la maestra, ma
finita a fare la poliziotta.Emanuela Loi, in fondo, maestra di vita
lo è diventata lo stesso. Una storia che è dovere di ognuno di noi
ricordare perché, come chiedeva di fare Paolo Borsellino, “è
importante parlare di mafia ovunque e cercare di fare ciascuno la
propria parte, per ciò che possiamo fare”. La Polizia di Stato, nel
corso della serata, ricorda Emanuela Loi attraverso altre
declinazioni artistiche: è consegnato alla Polizia di Stato un
quadro donato dall’artista Daniela Volpi e dedicato ad Emanuela Loi.
Il quadro, appunto denominato “Emanuela”, fa parte di una più ampia
collezione dedicata dall’artista a volti femminili che vogliono
tratteggiare le proverbiali qualità e caratteristiche delle donne,
spesso capaci di vivere la vita con stupore e disincanto: è quel che
accade a chi si imbatta nel ritratto di Emanuela Loi, un incontro
con la spensieratezza di una donna solare con tanta voglia di
vivere. Il 19 luglio, il giorno del “trentennale” è, scandito
attraverso due momenti di raccoglimento che si succedono in
mattinata: la deposizione, alle ore 10:00, di una Corona d’alloro da
parte del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica
Sicurezza, prefetto Lamberto Giannini, presso la lapide che,
all’interno dell’Ufficio Scorte della Questura di Palermo, ricorda
il sacrificio dei Caduti della Polizia di Stato nelle stragi di
Capaci e via D’Amelio; la celebrazione, alle ore 11:00 in
Cattedrale, di una Santa Messa in Suffragio, officiata
dall’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice e dal
Cappellano Provinciale della Polizia di Stato, Don Massimiliano
Purpura, nella quale si raccoglieranno tutti i poliziotti di Palermo
e le massime Autorità. La strage di mafia fu subito chiara a tutti
di ciò che accadde in una tranquilla e riservata via di una zona
residenziale, in quell’afoso pomeriggio estivo di 30 anni fa: era un
attentato allo Stato ed alla centralità delle sue Istituzioni. Una
minaccia allora, partì dalla parte malata della provincia di
Palermo: “annientando vite e spazzando storie personali di
poliziotti e magistrati, tentare di far saltare le fondamenta
democratiche”. Fare memoria di quell’evento è, anche e non solo,
ricordare la nostra storia ed il nostro cambiamento. Con la
quotidiana attività di contrasto al crimine realizzata su strada,
ogni poliziotto palermitano dimostra di aver fatto tesoro della
lezione degli uomini e donne delle istituzioni scomparsi a Capaci e
via D’Amelio trent’anni orsono: esserci, infatti, sempre ed al
fianco del cittadino è ormai una delle prime “consegne” che il
poliziotto palermitano smontante trasferisce a chi gli subentra nel
turno di lavoro ed adempierla è il miglior modo per render vivo il
ricordo di chi la vita perse proprio per stare accanto a chi era
necessario proteggere. L’evento dell’Ars, sarà possibile seguire,
lunedì 18 luglio, a partire dalle ore 21:00, in diretta sulla pagina
facebook del profilo social della Questura di Palermo.
|
|