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CATANIA -
Fiamme
Gialle etnee sequestrano tonno non commestibile a porticciolo Ognina
e mercato.
I finanzieri del
comparto aeronavale hanno sequestrato 250 Kg. di tonno nel mercatino
domenicale del porticciolo di Ognina e 130 Kg. al MAAS. Lo scorso 14
giugno i militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di
Finanza di Catania, nell’ambito di un’attività mirata al controllo
sulla filiera della pesca con particolare attenzione al commercio
illegale, hanno effettuato un sequestro di tonno rosso (Thunnus
Thinnus) per un totale di 250 chilogrammi privo di tracciabilità.
Le Fiamme Gialle, tra i banchi del
tradizionale mercatino domenicale presso il porticciolo di Ognina
hanno rinvenuto parte del prodotto ittico, privo di etichettatura e
documentazione che ne attestasse la tracciabilità. I
Baschi Verdi hanno anche trovato un tonno di 130 chilogrammi
avvolto in una coperta tenuto senza il rispetto delle più elementari
norme igieniche ed in cattivo stato di conservazione, abilmente
occultato sotto un vecchio fugone stazionante nel vicino parcheggio. I
Finanzieri hanno dunque sottoposto a sequestro quanto
complessivamente recuperato e conseguentemente sanzionato i due
trasgressori possessori del pescato. I militari
della Sezione Operativa Navale, all’alba di ieri a seguito di un
accertamento presso i Mercati Agro Alimentari Sicilia (M.A.A.S.),
hanno proceduto ad un ulteriore sequestro di circa 130 Kg di tonno
rosso. I tutori dell’ordine, transitando per il parcheggio adiacente
l’area del mercato ittico, si sono imbattuti su un carrello
apparentemente abbandonato contenente n. 3 tranci di tonno rosso. Le
informazioni assunte dai presenti non hanno permesso di individuare
i trasgressori. Il pescato ormai riposto in tranci nelle cassette
veniva sottoposto a sequestro. L’operazione
delle Fiamme Gialle etnee si inquadra nell’ambito di costanti
attività svolte nell’ultimo periodo che hanno consentito di
sequestrare fino ad oggi circa 2 tonnellate complessive di tonno
sottratto al commercio illegale. Gli esemplari sequestrati dopo
essere stati visionati dai veterinari dell’Asp di Catania sono stati
dichiarati non destinabili al consumo umano e consegnati in
discarica per la distruzione.
BIANCAVILLA
CT
– GdF sequestra 2 ambulanze private
irregolari e denuncia gestore. I Finanzieri
del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito
del dispositivo di contrasto ai traffici
illeciti realizzati lungo le rotabili in
provincia, hanno sequestrato 2 ambulanze
irregolari e denunciato all’Autorità Giudiziaria
il titolare di una ditta individuale di
Biancavilla proprietaria dei mezzi. I militari
della Compagnia Guardia di Finanza di Paternò, a
seguito di mirata attività di intelligence
economico-finanziaria, nel corso di un apposito
posto di blocco hanno sottoposto a controllo 1
delle 2 ambulanze mentre rientrava in sede dopo
che aveva eseguito il trasporto di un malato. Le
attività esperite dai Finanzieri hanno subito
fatto rilevare l’assenza delle autorizzazioni di
settore prescritte dalla normativa regionale che
regolamenta tale tipologia di trasporto
professionale. Gli approfondimenti proseguiti
presso la sede dell’impresa hanno permesso di
accertare che nella disponibilità del titolare
vi era un altro mezzo di trasporto che
presentava le medesime irregolarità di quello
fermato su strada. I Baschi Verdi hanno rilevato
che entrambe le ambulanze operavano sprovviste
delle necessarie dotazioni di attrezzature
sanitarie di bordo (quale il defibrillatore semi
automatico), impiegavano durante i trasporti
personale sprovvisto delle necessarie
abilitazioni professionali ed infine circolavano
senza essere state sottoposte alla revisione
annuale. Il titolare della ditta individuale è
risultato noto alle Forze di Polizia poiché
rinviato a giudizio nell’ambito della nota
inchiesta condotta dalla Procura etnea sulle
cosiddette “ambulanze della morte” che operavano
in territorio di competenza dell’ospedale di
Biancavilla. Le Fiamme Gialle, al termine delle
attività, hanno sottoposto a sequestro le due
ambulanze e denunciato all’Autorità Giudiziaria
il titolare dell’impresa che svolgeva la propria
attività in assenza delle necessarie
autorizzazioni sanitarie. I finanzieri stanno
svolgendo un controllo fiscale nei confronti
della ditta individuale impiegando i militari
della Compagnia di Paternò, per l’accertamento
di regolare tenuta della contabilità.
CATANIA
– Guardia Finanza sequestra
oltre 10 tonnellate hashish su motonave estera, arrestati equipaggio e
capitano. I finanzieri del Gruppo Aeronavale di Messina e del Nucleo
di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, con la collaborazione del
Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno portato
a conclusione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica –
DDA della città etnea e con il costante supporto delle Fiamme Gialle del
Comando Provinciale e della Sezione Operativa Navale di Catania,
un’operazione volta a contrasto del traffico internazionale di
stupefacenti. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato oltre 10 tonnellate di
hashish ed un ex peschereccio oceanico battente bandiera dei Paesi
Bassi, denominato “QUEST” ed arrestato nove persone di equipaggio. Le
misure adottate nella flagranza del reato sono state convalidate dal GIP
del Tribunale di Catania il 6 giugno. L’attività si inquadra in una più
ampia azione investigativa di respiro internazionale denominata
“Libeccio International”, nel cui ambito la Direzione Centrale dei
Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno svolge la funzione di
raccordo informativo e di attivazione della cooperazione internazionale.
La nave, monitorata dai mezzi aeronavali della Guardia di Finanza per
oltre 40 ore, è stata abbordata a circa 130 miglia dalla Sicilia sud –
orientale una volta ottenuta l’autorizzazione del Paese di bandiera. I
dettagli dell’importante operazione illustrati dagli investigatori nel
corso di una conferenza stampa, alle ore 10.30 del 7 giugno 2018, a
bordo di una unità navale della Guardia di Finanza ormeggiata presso la
banchina n. 25 del porto di Catania.
L’attività è il risultato di una attenta analisi delle rotte seguite
dall’imbarcazione che, dopo essere partita da Malta ed essersi diretta
verso lo stretto di Gibilterra, tra il Marocco e l’Algeria ha eseguito,
con l’ausilio di potenti gommoni oceanici, il trasbordo del carico
proveniente dalla terraferma. L’esame dei tracciati e l’acquisizione di
ulteriori elementi sul conto del natante hanno consentito di ipotizzare
il coinvolgimento della “QUEST” nel traffico internazionale di
stupefacenti e pertanto sono stati inviati sul posto due unità navali
d’altura ed un elicottero della Guardia di Finanza per controllarne i
movimenti. L’osservazione diretta e alcune incoerenze nelle risposte
ricevute a precise richieste formulate via radio dai finanzieri,
avvalorate come tali dall’attività di analisi svolta dal Comando
Operativo Aeronavale, hanno consolidato i sospetti. E’ stata quindi
coinvolta la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero
dell’Interno che ha assicurato la cooperazione internazionale per la
richiesta di abbordaggio alle Autorità olandesi (in virtù dell’articolo
17 della Convenzione di Vienna), alimentando i riscontri informativi su
nave ed equipaggio. Questi ultimi hanno permesso di inquadrare il
contesto operativo in una più ampia attività investigativa di respiro
internazionale denominata “Libeccio International”.
RIPOSTO CT - GdF Catania,
sequestra 43kg marijuana galleggiante in mare.
I militari del Comando Provinciale di Catania, con l’apporto dei Reparti
Aeronavali etnei della Guardia di Finanza, hanno sequestrato 43 Kg di
marijuana trasportati dal mare sul litorale ionico di Riposto (CT). Il
sequestro della sostanza stupefacente è scaturito con l’intensificazione
del controllo economico del territorio eseguita dalle Fiamme Gialle
etnee nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, lungo
il tratto costiero ed in specifici punti di accesso alle zone portuali.
Una pattuglia della Compagnia di Riposto, nel corso di una
perlustrazione del litorale che da Torre Archirafi conduce al Porto di
Riposto, ha avvistato dalla strada costiera un voluminoso involucro che
galleggiava in mare in vicinanza degli scogli. I militari insospettiti,
nonostante le condizioni meteo avverse, sono riusciti a recuperare il
pacco che, una volta aperto, è risultato contenere 4 buste trasparenti
sottovuoto con all’interno una sostanza vegetale, del peso di circa 21
kg, che da successiva analisi qualitativa è risultata essere marijuana.
I Finanzieri hanno informato la Procura della Repubblica di Catania
delle particolari circostanze del rinvenimento. Le Fiamme Gialle
contestualmente hanno chiesto il tempestivo intervento di una vedetta
della Sezione Operativa Navale di Catania e di un elicottero della
Sezione Aerea di Manovra di Catania – Fontanarossa. I finanzieri hanno
attivato una ricognizione ampia del litorale che da Riposto conduce a
Fiumefreddo di Sicilia. I miliatari, dopo alcune ore, con l’ausilio
della speciale strumentazione di bordo, l’elicottero delle Fiamme Gialle
ha individuato, nella zona di scogli compresa tra Praiola e Torre
Archirafi, località del Comune di Riposto(CT), un altro pacco sospetto
che, recuperato dalle pattuglie a terra, è risultato contenere,
confezionati nello stesso modo del primo, ulteriori 22 kg di marijuana.
L’intera sostanza stupefacente sequestrata avrebbe fruttato, nella
vendita al dettaglio, oltre 260 mila euro.
Catania
– GdF coi
cinofili sequestra 1,8kg marijuana,
corriere in manette a casello autostrada.
I Finanzieri
del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, negli spazi
antistanti il casello autostradale di Giarre (CT), un soggetto catanese
che stava trasportando 1,8 kg di marijuana.
Il sequestro
della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti
dall’intensificazione del controllo economico nel territorio eseguita
dalle Fiamme Gialle etnee. I militari hanno ispezionato aree
particolarmente sensibili ai traffici illeciti e specifici punti di
accesso alla città.
I
finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania,
ieri, assistiti da una unità cinofila, hanno sottoposto a controllo una
Fiat Punto all’uscita del casello autostradale di Giarre. Il guidatore,
G.B. 61enne già noto (possesso ingiustificato di valori, porto
abusivo di armi, estorsione e furto), sin dalle prime domande di rito
poste dai Finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo. L’attività
ispettiva, anche grazie al fiuto del pastore tedesco “Zaro”, ha
consentito di rinvenire, nei vani delle portiere posteriori dell’auto, 4
buste trasparenti sottovuoto contenenti una sostanza vegetale. La merce
da analisi qualitativa successivamente eseguita è risultata essere
marijuana.
Lo
stupefacente sequestrato, destinato al mercato etneo, avrebbe fruttato,
nella vendita al dettaglio, oltre 18.000€.
La Procura
Distrettuale della Repubblica, è stata informata ed il corriere, nato a
Catania e con dimora a Mascalucia (CT), è stato tratto in arresto ed
accompagnato presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza.
Catania
- GdF scopre 4 per smercio EURO falsi in Sicilia, Calabria e
Puglia: 1 in manette.
I soggetti hanno distribuito banconote a Catania, Siracusa,
Messina, Caltanissetta, Agrigento, Cosenza, Vibo Valentia,
Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi. L’adranese
Antonino LIOTTA 42enne, è stato tradotto presso il
carcere di Catania a Piazza “Lanza”. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal GIP del
Tribunale di Caltagirone (CT), su richiesta della Procura
calatina, nei confronti di 4 persone accusate di associazione a
delinquere finalizzata alla spendita di banconote false. Il
provvedimento magistratuale ha colpito, quale capo
dell’organizzazione, l’adranese Antonino LIOTTA ed altri 3
soggetti per i quali è stata disposta la misura degli arresti
domiciliari. L’attività investigativa svolta dai Finanzieri del
Gruppo di Caltagirone ha messo in luce l’esistenza del sodalizio
criminale dedito alla spendita di false banconote da 100 € nel
circuito nazionale, garantendosi illeciti e reiterati guadagni
in danno di ignari commercianti. Grazie alle intercettazioni
telefoniche sono state ricostruire le varie fasi attraverso le
quali gli indagati spacciavano le banconote false nei territori
di numerose province (Catania, Messina, Caltanissetta,
Agrigento, Siracusa, Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio
Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi) presso diversi
piccoli esercizi commerciali (quali negozi di ceramiche
artistiche, ferramenta, lavasecco, enoteche, ottici, rivendite
di generi alimentari e frutta, panifici, paninoteche,
profumerie), prediligendo quelli privi di dispositivi di
controllo delle banconote e/o di impianti di video-sorveglianza.
I Baschi Verdi hanno rilevato che talvolta, tuttavia, neppure la
presenza di dispositivi per il riconoscimento delle banconote
false e l'attenzione prestata dagli esercenti hanno impedito la
consumazione del reato. Gli indagati, infatti, in alcuni casi,
sono riusciti a persuadere i commercianti più cauti e sospettosi
dicendo loro di essere degli appartenenti alle Forze di Polizia,
così ingenerando nelle vittime la fiducia che il denaro fosse
legale. L’indagine, infatti, trae origine proprio dalla
denuncia di uno di questi commercianti che aveva ricevuto
banconote false per il pagamento della merce acquistata da uno
degli arrestati spacciatosi come appartenente alla Guardia di
Finanza.
Cavagrande
SR SAGF salvato escursionista caduto da
pendio laghetti
e feritosi. I militari del Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza di Nicolosi, nel tardo pomeriggio di sabato 29 luglio hanno
recuperato e tratto in salvo un escursionista italiano 30enne, caduto e
feritosi nella zona dei laghetti siti all’interno della Riserva Naturale
Orientata Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa. Il
malcapitato trovandosi su un pendio impervio è scivolato battendo la
testa su una roccia, perdendo i sensi. I finanzieri del Soccorso
Alpino, allertati da un ristoratore locale, si sono subito recati sul
posto con la propria unità cinofila e, supportati dalle sale operative
dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Catania e Siracusa,
hanno operato in stretto coordinamento, ed avviato le operazioni di
soccorso. I militari, dopo aver percorso uno scosceso ed insidioso
sentiero, hanno raggiunto l’infortunato il quale appariva con una ferita
al volto. I soccorritori, dopo essersi accertati delle discrete
condizioni del soggetto, l’hanno posto in sicurezza su una barella
spinale e trasportato presso una piazzola di atterraggio dove nel mentre
era giunto un elicottero del 118. Lo sventurato è stato condotto grazie
al velivolo ad una vicina ambulanza, ed infine trasportato presso
l’ospedale di Avola (SR). I militari del SAGF del Comando Provinciale di
Catania, grazie alla loro alta professionalità e specializzazione,
operano quotidianamente con una competenza regionale, a tutela
dell’incolumità delle persone in ambiente montano ed alpestre, in tutte
quelle circostanze in cui per effettuare dei salvataggi sono richieste e
necessarie le loro particolari abilità tecniche.
Catania
-
GdF sequestro
preventivo beni ad azienda trasporti per
evasione fiscale.
I finanzieri del
Comando Provinciale di Catania, su delega
dell’Autorità Giudiziaria, hanno eseguito il
sequestro preventivo di beni nei confronti
dell’amministratrice di una società che non
presentava dichiarazioni al fisco. L’indagine,
che si inserisce nell’ambito delle attività a
tutela delle entrate, è stata eseguita dai
militari del Gruppo di Catania. i Baschi Verdi,
nel mese di novembre 2016, all’esito di una
verifica fiscale, avevano scoperto che
l’azienda, nell’anno 2014, pur avendo continuato
a operare nel settore dei trasporti di merce su
strada e prodotto 740 mila euro di ricavi,
tuttavia, non presentando le prescritte
dichiarazioni fiscali, aveva evaso 360 mila euro
di imposte. La titolare dell’impresa, a
conclusione di tale intervento, era stata
deferita alla Procura della Repubblica di
Catania per il reato di omessa dichiarazione ed
omesso versamento dell’IVA, avendo evaso imposte
al di sopra della prevista soglia di punibilità
di € 50.000. L’Autorità Giudiziaria, su proposta
delle Fiamme Gialle che hanno compiuto le
successive indagini patrimoniali finalizzate ad
individuare i beni rientranti nella
disponibilità dell’indagata, ha quindi disposto,
a garanzia dei crediti vantati dall’erario, il
sequestro preventivo di un appartamento di 200
mq di sua proprietà, sito nel comune di Belpasso
(CT).
Catania –
GdF esegue sequestro beni per 653.785€, omesso versamento IVA.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito
un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore
complessivo di 653.785€ nei confronti del rappresentante legale
di una società di Belpasso, operante nel settore delle
lavanderie industriali, in relazione all’omesso versamento di
Imposta sul Valore Aggiunto e Ritenute Fiscali per gli anni 2013
e 2014. L’attività d’indagine ha tratto origine da una
segnalazione inoltrata dall’Agenzia delle Entrate di Catania
alla locale Procura della Repubblica relativa al consistente
debito tributario non onorato dalla società.Il G.I.P. presso il
Tribunale etneo, a conclusione delle indagini, su richiesta
della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro
di ogni bene nella disponibilità dell’amministratore, nei limiti
del profitto tratto dai reati tributari. Le Fiamme Gialle
Paternesi, svolti gli opportuni approfondimenti atti ad
individuare il patrimonio mobiliare ed immobiliare nella
disponibilità dell’indagato, hanno sottoposto a sequestro 11
rapporti finanziari con saldi attivi per 143.000€ e per la
restante parte dell’imposta evasa, costituente il profitto dei
reati tributari, 3 beni immobili e 16 automezzi.
Roma – GdF
celebra Patrono S.Matteo.
La Guardia di Finanza ha festeggiato oggi 21 settembre San
Matteo Apostolo ed Evangelista, Santo Patrono delle Fiamme
Gialle. Le celebrazioni sono iniziate di mattina con la
deposizione da parte del Comandante Generale, Gen. C.A. Giorgio
Toschi, di una corona di alloro in onore delle Vittime del
Dovere e dei Caduti presso il Sacrario della caserma “Gen. B.
Sante Laria”, in Piazza Armellini a Roma. L’Arcivescovo
Ordinario Militare per l'Italia, S.E. Reverendissima Monsignor
Santo Marcianò, a seguire, nel Salone d’Onore della stessa
caserma, ha officiato la cerimonia religiosa, alla presenza del
Viceministro dell’Economia e delle Finanze, On. Enrico Zanetti,
del Comandante Generale e di altre Autorità civili, militari e
religiose. Successivamente ha avuto luogo la presentazione del
dipinto “San Matteo e l’Angelo”. L’opera, raffigurante il Santo
mentre manoscrive i primi passi del proprio Vangelo guidato da
una figura celeste, è stata realizzata dal pittore Girolamo
Muziano nella seconda metà del XVI secolo ed è nota per aver
ispirato Michelangelo Merisi, detto “il Caravaggio”, durante la
realizzazione dei capolavori della Cappella Contarelli nel XVII
secolo nella chiesa di San Luigi dei Francesi in Roma. Il
dipinto torna ora al suo posto presso la prestigiosa Sala "San
Matteo" della caserma “Piave”, sede del Comando Generale del
Corpo in Viale XXI Aprile, dopo aver subito un delicato
intervento di restauro, durato più di un anno, da parte del
personale del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i
Beni Storici e Artistici del Polo Museale Romano, guidato dal
direttore scientifico, dott. Andrea De Marchi. San Matteo è
stato dichiarato Santo Patrono della Guardia di Finanza nel 1934
dal Cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Papa Pio XII, con
l’auspicio che tutti i Finanzieri potessero, a partire dal suo
esempio, unire l’esercizio puntuale del dovere nei confronti
dello Stato alla fedele sequela di Cristo.
Catania
-
GdF
recupera ricercatori funghi dispersi su Etna.
I
militari del Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza di Nicolosi, nella giornata di ieri,
hanno effettuato un intervento di ricerca nei
confronti di tre ricercatori di funghi,
smarritisi nel versante sud est dell'Etna, nella
zona del vallone del Turco, a circa 1400 mt di
quota.
Le tre
persone, a causa delle avverse condizioni meteo
e della nebbia sopraggiunta, dopo essersi rese
conto di aver perso l'orientamento nella fitta
vegetazione, hanno chiesto telefonicamente i
soccorsi. La sala operativa del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania
ha immediatamente attivato i militari
specializzati del Soccorso Alpino di Nicolosi
che, insieme alle squadre di soccorso del Corpo
Forestale ed ai volontari del Club Alpino
Italiano, hanno avviato le ricerche dei
dispersi. I 3 soggetti, dopo circa 2 ore, in
preda allo spavento per l’avventura vissuta,
sono stati ritrovati incolumi e riaccompagnati
presso la loro auto. Molte persone in questo
periodo, particolarmente florido per la raccolta
dei funghi, si avventurano per tale motivo
sull'Etna. I soccorsi spesso coinvolgono
specialmente nelle meno calde ore pomeridiane
che, tuttavia, sul Mongibelllo, sono anche
quelle caratterizzate da repentine variazioni
metereologiche che possono risultare pericolose
per chi non conosce né adotta le specifiche
precauzioni da osservare in montagna.
Paternò
CT -
GdF cap. Francesca Conte a comando nuova
Compagnia.
La
Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un
riassetto organizzativo dei propri reparti
territoriali, ha potenziato il dispositivo di
controllo nella provincia etnea attraverso la
costituzione, dal primo agosto, della Compagnia
di Paternò in sostituzione della Tenenza già
presente dal 2005. Il Capitano
Francesca Conte, proveniente da Roma dove ha
maturato un’esperienza operativa presso il
Nucleo Speciale di Polizia Valutaria è giunto a
comandare il nuovo Reparto. Il Comandante
Provinciale di Catania, Col. Roberto Manna, ha
formulato i migliori auguri di buon lavoro al
Capitano Conte che darà continuità al proficuo
servizio svolto dal Lgt. Francesco Leotta,
predecessore dell’Ufficiale nel comando della
allora Tenenza di Paternò.
Catania
– GdF operazione antimafia armi e munizioni in casa Ercolano:
scoperti contatti mafia-massoneria, 6 arresti.
La Guardia di Finanza, Catania in ub’operazione antimafia ha
eseguito arresti nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti
alla cosca “Ercolano”, tra cui il presunto reggente Aldo
Ercolano. I militari nel corso dell’attività hanno sequestrato
anche un arsenale.
la Guardia di Finanza di Catania alle prime luci del giorno
all’alba,
ha
eseguito misure le cautelari personali nei confronti dei 6
personaggi per i reati di associazione a delinquere di stampo
mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. I baschi
Verdi nell’abitazione di Ercolano hanno rinvenuto e sequestrato
pistole e munizioni. I particolari dell’operazione, nel corso
della quale sono emersi anche contatti tra esponenti di una
loggia massonica e Cosa Nostra catanese, illustrati alla
presenza del Procuratore reggente, Dott. Michelangelo Patané,
nel corso di una conferenza stampa, presso la Procura della
Repubblica di Catania.
Catania –
Furto gioielli e denaro in villa con auto noleggiata, GdF 2
in manette. La Guardia di Finanza di Catania, nei giorni
scorsi, ha tratto in arresto due catanesi già noti, ritenuti
responsabili di un furto in villa sulla statale 113 a Cefalù (PA),
dove avevano sottratto gioielli e denaro contante. Gli uomini
del Nucleo di polizia tributaria di Catania, hanno fermato
Alfio Stancapiano 21enne e Pietro Bonaccorsi
42enne, entrambi già noti per reati contro il patrimonio.Alcuni
utili elementi per il rintraccio dei due madestri sono stati
forniti dagli stessi proprietari dell’abitazione, non presenti
in casa all’atto dell’intrusione. Le vittime, infatti, nel
presentare denuncia presso il Commissariato di Polizia di
Cefalù, hanno segnalato che, nel rientrare a casa, avevano visto
allontanarsi, a forte velocità, un’auto Toyota Aygo. La
macchina, dai primi accertamenti, è risultata intestata ad una
società di noleggio auto di Catania. Le ricerche dei malviventi
nel catanese, ed i riscontri effettuati presso la stessa
società di noleggio, hanno portato all’individuazione ed
all’arresto da parte delle Fiamme Galle etnee, nel quartiere
Librino, dei due responsabili, trovati in possesso di 76.000
euro in contanti, parte della refurtiva. I Baschi Verdi, ad
ulteriore conferma delle responsabilità dei malfattori, hanno
rilevato gli esiti degli approfondimenti sui tabulati dei
cellulari rinvenuti in loro possesso, risultati collegati a
celle telefoniche dell’area di Cefalù in concomitanza con il
furto. I due fermati, a conclusione delle attività, sono stati
accusati di furto aggravato in abitazione, sono stati associati
presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” di Catania
a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Catania
- GdF blocca sulla Lentini-CT corriere con 15
Kg hashisc pakistano. Si tratta di
Daniele STIVALA 38enne. I finanzieri del
Comando Provinciale di Catania hanno svolto un
importante servizio a contrasto del traffico di
sostanze stupefacenti, individuando e
sequestrando, nella giornata del 22 marzo
scorso, lungo la SS 385 (Lentini), 15 Kg di
hashisc del tipo pakistano destinato allo
spaccio. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria, nell’ambito delle costanti attività
volte alla prevenzione e repressione del
traffico di droga, hanno proceduto al controllo
di una Lancia Lybra con a bordo un soggetto,
notando, sin da subito, chiari segni di
nervosismo da parte del conducente della stessa
identificato in Daniele STIVALA 38enne.Le Fiamme
Gialle, nel corso dell’accurata ispezione
effettuata all’interno dell’autovettura, hanno
rinvenuto, occultati sapientemente nelle
intercapedini laterali del bagagliaio posteriore
dell’automezzo e negli alloggiamenti delle casse
acustiche degli sportelli posteriori ed
anteriore sinistro, 16 panetti di sostanza
stupefacente del tipo hascisc per un totale di
kg. 15. Daniele STIVALA, sulla base di quanto
ritrovato, è stato ristretto, così come da
disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso
la Casa Circondariale di Siracusa – Cavadonna.
La sostanza stupefacente sequestrata,
verosimilmente destinato a rifornire le locali
“piazze” di spaccio, avrebbe fruttato, al
dettaglio, circa 150.000 euro. Le attività
delle Fiamme Gialle etnee a contrasto del
traffico di sostanze stupefacenti continuano ed
hanno già consentito, negli ultimi due mesi, di
trarre in arresto 13 trafficanti e sequestrare
oltre 120 kg di sostanze stupefacenti di vario
tipo.
Catania
-
WIND JET: GdF sequestra in Svizzera 1.000.000€ ad Antonino
Pulvirenti.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Catania, a seguito di
ulteriori sviluppi delle indagini sul dissesto della “WIND JET
S.p.a.”, su richiesta dei magistrati del gruppo per i “reati
contro la criminalità economica” della locale Procura della
Repubblica, ha disposto il sequestro di 1.000.000 di euro nei
confronti di Antonino PULVIRENTI. Gli accertamenti, eseguiti dai
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, sotto il coordinamento dell’A.G. procedente, avevano
già permesso di accertare che la GIAFAR S.A., società fiduciaria
elvetica, nel marzo 2011, aveva versato 3.000.000€ su conti
correnti della WIND JET S.p.a., con causale “futuro aumento del
capitale sociale”. Gli amministratori della WIND JET,
successivamente, poco prima della sospensione dell’attività
della compagnia aerea, quando la società era ormai in evidente
crisi finanziaria, hanno restituito alla fiduciaria elvetica
1.000.000 di euro, riaccreditando l’importo su un conto svizzero
alla stessa intestato. La condotta era stata originariamente
qualificata dai Magistrati della Procura etnea quale bancarotta
preferenziale, ritenendo la società fiduciaria svizzera soggetto
estraneo rispetto alla “WIND JET”. I successivi approfondimenti
investigativi, condotti dal Nucleo di polizia tributaria di
Catania, hanno consentito di accertare che la fiduciaria
elvetica è di fatto riconducibile ad Antonino PULVIRENTI e che
il conto corrente, formalmente intestato alla GIAFAR S.A., è in
realtà sempre stato nella sua diretta disponibilità, cosicché il
milione di euro, restituito dalla WIND JET quale rimborso del
finanziamento effettuato dalla società elvetica, era, di fatto,
tornato nel suo patrimonio. La Procura di Catania, sulla scorta
di tali evidenze, peraltro confermate in sede di interrogatorio
di garanzia dallo stesso PULVIRENTI, ha ritenuto di configurare
nei suoi confronti, di Stefano RANTUCCIO e di Angelo Agatino
VITALITI, rispettivamente Presidente, Amministratore delegato e
Componente del consiglio di amministrazione della WIND JET, la
più grave ipotesi di bancarotta fraudolenta per distrazione. Il
Tribunale pertanto, ha dato esecuzione, tramite rogatoria
internazionale, al provvedimento di sequestro per un ulteriore
milione di euro sul conto corrente di Antonino PULVIRENTI già
individuato in Svizzera.
Reggio Calabria
- GdF sequestra 49 kg cocaina in container carico di totani
congelati. Gli uomini del Comando Provinciale di Reggio
Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane –
Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, hanno individuato e
sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima. Il
quantitativo di stupefacente, pari a circa 49 kg., è stato
rinvenuto occultato in un container che trasportava totani
congelati, proveniente dall’Argentina. Il carico era giunto
nello scalo portuale di Gioia Tauro. L’operazione è stata
eseguita attraverso una serie di incroci documentali e
successivi controlli anche a mezzo di sofisticate
apparecchiature scanner. La cocaina sequestrata avrebbe
fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 10 milioni di euro.
Il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero DE RAHO Reggio
Calabria ha confermato che l’attività delle Fiamme Gialle, in
sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito
della più generale intensificazione delle azioni di controllo
volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel
porto di Gioia Tauro.
Catania
- Polizia e GdF Catania bloccano 3 scafisti
ucraini. I tutori dell’ordine hanno posto in stato
di fermo di indiziato di delitto i tre sedicenti ucraini
per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina in relazione allo sbarco di migranti
avvenuto nel porto di Catania il 13 giugno scorso. Si
tratta di : Nikolay MENDRIK 34enne, Demitri
DURIZKI e Vitane SABRO 36enne che sono
stati individuati quali componenti dell’equipaggio di
una barca a vela di circa 12 metri, salpata dalle coste
turche e con a bordo 78 migranti (in prevalenza siriani
e afgani). L’intervento di soccorso, determinato dalle
condizioni di pericolo in cui il natante si trovava a
causa del sovraccarico dei migranti, è stato operato da
un’unità della Guardia Costiera svedese, il
pattugliatore “Poseidon”, impegnato nel Mediterraneo nel
dispositivo “Triton”,
con a bordo
un militare della Guardia di Finanza,
in qualità di “liason
officer Frontex” e con funzioni di collegamento.
Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del
pattugliatore, nonché le attività investigative svolte
dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. di
Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione
svedese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno
permesso di raccogliere significativi elementi indiziari
nei confronti dei tre ucraini, “scafisti”
del veliero solo apparentemente battente bandiera
francese, ma in realtà privo di qualsiasi documentazione
di bordo, tanto da non potersene accertare la vera
nazionalità. Le attività degli investigatori della
Polizia di Stato e della Guardia di Finanza - proseguite
a terra sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria
etnea - hanno consentito di acquisire gli elementi
necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. I tre
indiziati sono stati associati presso la casa
circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione
della locale Procura della Repubblica. Dall’attività
investigativa sono emersi elementi, che necessitano
comunque di ulteriori riscontri, circa l’utilizzo di
nuove modalità di trasporto da parte dei trafficanti di
essere umani, con particolare riferimento alle basi di
partenza e all’utilizzo di natanti da turismo che
possono più agevolmente passare inosservati nel traffico
marittimo.
Acireale
–
GdF sequestra beni, 1mln € per evasione.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania
hanno eseguito un sequestro preventivo di beni,
per un valore complessivo di circa 1,2 milioni
di euro, nei confronti di Alfio Pappalardo
60enne di Aci Sant’Antonio (CT), titolare di una
società operante nel settore edilizio, che aveva
occultato ricavi per circa 2.800.000€. La
società è stata sottoposta a una verifica
fiscale nello scorso mese di gennaio nell’ambito
delle attività a tutela delle entrate condotte
dai militari della Tenenza di Acireale. I Baschi
Verdi, nel corso dell’ispezione hanno
evidenziato che la società aveva realizzato e
venduto un complesso residenziale costituito da
villette, fatturando ai singoli acquirenti un
importo inferiore del 40% a quello realmente
percepito. Con tale “sistema”, l’amministratore
ha sottratto al fisco circa 2.800.000 euro di
ricavi, relativamente al triennio 2010-2012,
evitando così il pagamento di imposte per circa
1.200.000 euro. La ricostruzione del volume
d’affari realizzato dalla società è stata
possibile grazie all’accurata analisi di tutti
gli atti di compravendita inerenti al complesso
immobiliare in questione, che ha consentito di
svelare il meccanismo fraudolento posto in
essere dall’imprenditore. I finanzieri
attraverso lo sviluppo dei dati acquisiti nel
corso delle attività ispettive, nonché
l’approfondimento delle informazioni reperite
tramite le banche dati in uso al Corpo della
Guardia di Finanza, sono riusciti a determinare
l’effettivo profitto realizzato dalla società,
di gran lunga superiore rispetto a quello
dichiarato al Fisco. Pappalardo è stato così
denunciato alla Procura della Repubblica di
Catania per il reato di dichiarazione infedele,
avendo superato le soglie di punibilità (ossia
imposte evase per singolo anno superiori a €
50.000). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi,
su proposta della stessa Guardia di Finanza
acese, ha emesso un decreto di sequestro
preventivo di beni a garanzia dei crediti
vantati dall’Erario nei confronti
dell’amministratore della società. Le Fiamme
Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al
fine di individuare il patrimonio mobiliare e
immobiliare riconducibile all’indagato, hanno
così sottoposto a sequestro circa 40.000€
depositati su conti correnti, 8 immobili, 3
autovetture e un motociclo, fino a concorrenza
dell’imposta evasa.
Catania
– GdF sequestra beni
Bosco
:
15mln€.
Sono destinatari del provvedimento i componenti
della famiglia Bosco: (Giuseppe
36enne, Antonino 56enne, Giuseppe
92enne, Mario 59enne, Salvatore
54enne, Sebastiano 35enne) ed Antonino
Cuntrò, 56enne. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno eseguito un
provvedimento di sequestro di beni, emesso dalla
V Sezione Penale del Tribunale etneo, per un
valore di circa 15 milioni di euro nell’ambito
di indagini in materia di usura ed estorsione.
L’attività rappresenta la prosecuzione ed il
consolidamento, sotto il profilo patrimoniale,
dell’operazione, coordinata dalla locale Procura
della Repubblica, che aveva condotto, nel
febbraio 2014, all'arresto dei componenti di
un’organizzazione criminale catanese
riconducibile alla famiglia Bosco, nonché al
sequestro preventivo dei beni provento delle
attività illecite e a misure di prevenzione nei
confronti degli indagati. Il Tribunale del
Riesame, sulla scorta di accurati
approfondimenti investigativi condotti dal
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania dai
quali è emersa una netta sproporzione fra il
valore dei beni e i redditi dichiarati dagli
indagati, ha disposto il sequestro di 27
immobili (tre in più del precedente
provvedimento e molti dei quali ubicati in zone
residenziali della città), 10 tra autovetture,
motociclette e scooter, nonché 5 società,
comprese quelle di gestione dei tre punti
vendita della nota catena di supermercati dei
fratelli Bosco. Tale intervento rafforza la
strategia di aggressione delle disponibilità
illecitamente accumulate da alcuni operatori
dell’imprenditoria catanese. L’intero
patrimonio, valutato in circa 15 milioni di
euro, continuerà a essere gestito da un
amministratore giudiziario, già nominato dal
Tribunale, il quale garantirà la prosecuzione e
il regolare svolgimento delle attività
commerciali.
Catania
– GdF arresta ispettore Finanzia accusato
d’infedeltà. Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania, nella mattinata,
coordinati dalla locale Procura della
Repubblica, hanno dato esecuzione al
provvedimento, emesso dal G.I.P. presso il
Tribunale etneo, con cui è stata disposta
l’applicazione della custodia cautelare in
carcere nei confronti di G.S. 53enne,
ispettore della Guardia di Finanza in servizio
presso il Nucleo di Polizia Tributaria di
Catania, quale addetto all’attività di verifica
fiscale. L’ipotesi di reato contestata è quella
di cui all’art. 319-quater (“induzione indebita
a dare o promettere utilità”) del codice penale.
Le indagini, condotte al proprio interno dalle
Fiamme Gialle, hanno consentito di accertare
che, nel mese di settembre 2013, in pendenza di
un controllo fiscale nei confronti di
un’azienda, l’ispettore incaricato
dell’effettuazione delle attività aveva chiesto
ed ottenuto 5.000€ per attenuare gli esiti del
controllo. L’attività investigativa - che vede
coinvolto anche un secondo militare - non è
scaturita dalla denuncia dell’imprenditore, ma
da evidenze acquisite dalla stessa Guardia di
Finanza catanese e sviluppate con il
coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, a
conferma della piena e indiscussa fiducia
riposta nel Corpo e nei Finanzieri che
quotidianamente contribuiscono con il loro
operato al contrasto delle più insidiose forme
di criminalità radicate nella provincia. In
relazione al provvedimento eseguito, il militare
è stato sospeso dal servizio mentre
l’imprenditore, allo stato, risulta indagato per
il medesimo reato.
Catania - GdF scopre truffe ed intermediazione
finanziaria abusiva, 1 ai domiciliari. La Sezione Polizia
Giudiziaria della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di
indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito
una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei
confronti di Christopher ALEO 29enne. Il personaggio si
sarebbe reso responsabile di numerose truffe commesse esercitando
abusivamente l’attività di intermediazione finanziaria. Il soggetto
avrebbe, assicurato ai “clienti”, spesso in condizioni di grave
difficoltà economica, la possibilità di ottenere prestiti e
finanziamenti a condizioni vantaggiose. ALEO sarebbe poi riuscito
a farsi consegnare ingenti somme di denaro, versategli dalle vittime
a titolo di spese di istruttoria o quali rate di rimborso dei
prestiti, effettivamente mai concessi. Il personaggio in altri casi
avrebbe acquistato ad un prezzo irrisorio beni immobili appartenenti
ai clienti, facendo loro credere che si trattava solo degli atti di
costituzione delle
ipoteche
necessarie per poter beneficiare del prestito. I clienti scoprivano
amaramente di essere stati truffati solo dopo aver inutilmente
atteso l’erogazione del finanziamento.
Catania - GdF dona a Croce Rossa
3.100 paia di calzature sequestrate. Il Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania ha devoluto al locale
Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana
oltre 3.100 paia di calzature sequestrate nel
corso dei servizi anticontraffazione. Le scarpe
saranno utilizzate per far fronte alle necessità
degli immigrati che approdano a Catania
nell’ambito delle attività di soccorso. La
donazione è il risultato della sinergia
stabilita con la locale Prefettura e con la
Croce Rossa Italiana, che avevano segnalato la
possibilità, anche mediante richiesta
all’Autorità Giudiziaria, di devolvere articoli
di vestiario utili per venire incontro alle
necessità dei migranti che giungono sulle coste
siciliane. Il Gruppo di Catania ha così reso
disponibile a tale scopo un ingente sequestro di
oltre 3.100 paia di calzature recanti marchi
contraffatti di note aziende (Adidas – Nike –
Hogan), che erano state poste in sequestro
durante un servizio di contrasto al fenomeno
della contraffazione, all’interno di un deposito
clandestino scoperto nei pressi del Centro
storico del capoluogo etneo. È stata, quindi,
richiesta l’autorizzazione alla locale Procura
della Repubblica, che ha disposto la devoluzione
a scopi umanitari delle suddette calzature che
sono state consegnate alla Croce Rossa
Italiana.
Catania
– Gdf scopre 300 kg marijuana in deposito. I Baschi
Verdi, nelle campagne di Palagonia (CT) hanno
scoperto un deposito al cui interno sono stati
rinvenuti 17 sacchi contenenti marijuana, per un
quantitativo complessivo pari a circa 300 kg.
Due responsabili C. G. 33enne e G. G.
M. 44ennesono stati tratti in arresto e
condotti in carcere a Caltagirone (CT). Le
Fiamme Gialle a seguito di controlli stradali
eseguiti nelle vie di accesso alla città, hanno
effettuato due distinti fermi di autoveicoli che
hanno consentito di trarre in arresto D.F.
60enne poiché trovato in possesso di Kg. 4,3 di
cocaina e V.R. 40enne trovato in
possesso di Kg. 3,4 di cocaina. Si è trattato
delle attività svolte per la repressione del
traffico di sostanze stupefacenti
quotidianamente disposte dal Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Catania.
Catania – GdF : Gruppo magg. Volpe consegna comando a magg.
Oliviero. Il passaggio di consegne di comando del Gruppo
territoriale tra il magg. Marco Volpe ed il magg. Raffaele Oliviero
si è svolto alla presenza del Comandante Provinciale di Catania,
Colonnello Roberto Manna,. Il magg. Volpe dopo 3 anni ha lasciato
l’incarico di comandante del Gruppo delle Fiamme Gialle etnee per
assumere altro ruolo presso il Nucleo di Polizia Tributaria di
Napoli. Il magg. Raffaele Oliviero, 34 anni, originario di Roma,
proviene dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino ed ha assunto
il comando del Reparto. Il Comandante Provinciale Manna ha espresso
un vivo ringraziamento ed un sincero apprezzamento al Magg. Volpe
per il lavoro svolto alla guida del Gruppo e ha formulato i migliori
auguri per il nuovo incarico al Magg. Oliviero.
Catania - GdF sequestra beni famiglia Bosco. Il
provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catania –
Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura
della Repubblica. I militari delle Fiamme Gialle, dimattina,
alle ore 10,30, presso il Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, in una conferenza stampa hanno reso
noti i dettagli di due distinte operazioni coordinate dalla
locale Autorità Giudiziaria. In particolare, è stata
illustrata l’esecuzione del provvedimento emesso dal
Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, su
richiesta della Procura della Repubblica, con cui è stato
disposto il sequestro dei beni patrimoniali della famiglia
Bosco, nell’ambito degli sviluppi dell’indagine per
estorsione e usura della scorsa settimana. I tutori
dell’ordine hanno anche dato gli esiti di un’attività
investigativa, sviluppata secondo il modulo organizzativo
concordato tra la Sezione Criminalità economica della
Procura, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate,
che ha portato al sequestro preventivo di immobili e
disponibilità finanziarie nei confronti di un commerciante
indagato per omesso versamento delle imposte.
Misterbianco CT
– Bingo GdF, scoperto elevato debito tributario: sequestro
preventivo beni oltre 550.000€. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno eseguito il sequestro preventivo di
beni per oltre 550.000€ nei confronti di Franco Molino, in qualità
di titolare di una ditta individuale che gestiva la nota sala da
intrattenimenti “Bingo Family” di Misterbianco. L’imprenditore, già
noto per la vicenda relativa al fallimento della sua impresa
avvenuto nel 2014, non aveva versato l’IVA relativa all’anno 2012
né le ritenute fiscali dei propri dipendenti dall’anno 2010 al 2012,
per un ammontare complessivo di oltre 550.000€, proprio in relazione
a tali vicende, era stato denunciato dall’Agenzia delle Entrate di
Catania alla Procura della Repubblica etnea. Di tale contesto – in
linea con le previsioni contenute nell’Accordo di collaborazione
recentemente siglato della Procura della Repubblica, l’Agenzia delle
Entrate e la stessa Guardia di Finanza di Catania – era stato
interessato il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania che ha
condotto accertamenti mirati ed orientati all’individuazione di beni
da sottoporre a sequestro. Le indagini patrimoniali svolte dai
finanzieri hanno, in particolare, consentito di accertare
l’esistenza di numerose polizze assicurative intestate all’indagato,
il cui sequestro, disposto dal GIP del Tribunale etneo, ha permesso
di recuperare l’elevato debito tributario maturato.
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Notizie
GdF 2011 |
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Notizie
GdF 2012
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CATANIA
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GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a
catanesi in mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14
misure cautelari
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Generale di Brigata
Antonino Raimondo
Comandante
Provinciale Guardia di Finanza Catania |
nella foto da sin.
Mag. Emilia ALTOMONTE, Gen. B. Antonino RAIMONDO e
Ten.Col.Massimiliano PACETTO
CATANIA
–
Maggiore Emilia ALTOMONTE a comando Gruppo Guardia Finanza
Catania.
L’ufficiale subentra al Tenente Colonnello Massimiliano PACETTO
il quale ha assunto l’incarico di responsabile della Sezione
di Polizia Giudiziaria presso la locale Procura della
Repubblica, dopo la quinquennale esperienza al comando del
Reparto operativo. Il Tenente Colonnello Massimiliano Pacetto ha
diretto importanti operazioni di servizio, intercettando
rilevanti frodi fiscali ed illeciti comportamenti in danno alla
Pubblica amministrazione, locale e nazionale. Il Maggiore Emilia
Altomonte, originaria di Caserta, laureata in Giurisprudenza e
in Scienze della Sicurezza Economico-Finanziaria, è la prima
donna alla guida dell’importante Reparto etneo. L’Ufficiale
Emilia Altomonte, dopo aver frequentato il 104° corso
dell’Accademia (2004-2009), ha comandato la Tenenza - poi
Compagnia - di Borgomanero (NO) e, successivamente, dall’estate
del 2012, ha retto un’articolazione dell’allora Nucleo di
Polizia Tributaria di Roma, dedicata alle verifiche fiscali. Il
maggiore Emilia ALTOMONTE,
nel periodo dal 2015 al 2019, ha ricoperto l’incarico di
comandante della Compagnia - poi Gruppo - di Civitavecchia, in
provincia di Roma, conseguendo brillanti risultati di servizio.
L’ufficiale dal settembre 2019 ad oggi, è stata impiegata presso
l’Ufficio Coordinamento Informativo del II Reparto del Comando
Generale del Corpo, maturando una qualificata esperienza in tema
di ricerca, raccolta e gestione delle informazioni sensibili
nonché in materia di cooperazione internazionale. Il Comandante
Provinciale di Catania, Gen. B. Antonino Raimondo, ha
ringraziato il Tenente Colonnello Massimiliano Pacetto per
l’efficace opera svolta e ha formulato l’augurio di buon lavoro
al Maggiore Emilia Altomonte, sottolineando l’importanza e la
grande responsabilità dell’incarico assunto..
Gli auguri di buon lavoro all’ufficiale Mag. Emilia
ALTOMONTE personali e del giornale per un proficuo lavoro denso
di successi.
CATANIA
– Guardia Finanza esegue ordinanza
GIP per 9 persone invischiate in bancarotta fraudolenta
di società costruzioni: 1,8 milioni€.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania
appartenenti al
Nucleo
Economico Finanziario
PEF Etneo
al comando del T.Col.
DIEGO SERRA
(VIDEO
INTERVISTA)
hanno eseguito un’ordinanza con
cui il Giudice per le indagini preliminari presso il
locale Tribunale ha disposto misure cautelari personali
e reali nei confronti, in particolare, di Salvatore FERLITO, sottoposto a indagine, assieme ad altri 8
soggetti a vario titolo coinvolti, per i reati di
bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale. Il
Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale
di Catania, all’esito delle investigazioni svolte dal
Nucleo PEF Etneo, su richiesta della Procura, ha
disposto: gli arresti domiciliari nei confronti
dell’amministratore di fatto nonché dominus di tutto il
gruppo di società facenti capo a Salvatore FERLITO,
indagato per i reati di bancarotta fraudolenta
patrimoniale e preferenziale, unitamente a Marco
Giuseppe FERLITO, Sebastiana CONIGLIO, Gregorio D’AGATA,
Rosaria FERLITO, Cataldo PIRRELLO, Salvatore LEOTTA e
Salvatore DI BELLA, soggetti che hanno a vario titolo
ricoperto la carica di amministratore o di componente
del CdA della SICULA COSTRUZIONI ovvero della CFC Srl; -
il sequestro preventivo dei compendi aziendali della
“COMER COSTRUZIONI Srl”, della “F.C.G. Srl” e della
“SCAVIFER Srl” nonché del 60% delle quote della “COMER
COSTRUZIONI Srl”, della quota totalitaria della “F.C.G.
Srl”. e del ramo d’azienda della “C.F.C. Srl”, per un
valore stimato di circa 2 milioni€. Le Fiamme Gialle
hanno agito nell’ambito di complesse attività di
indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di
Catania. Le investigazioni sono state svolte dalle unità
specializzate del Nucleo di Polizia Economico
Finanziaria di Catania sotto la direzione della Procura.
Le Fiamme Gialle, hanno osservato le società “SICULA
COSTRUZIONI SOCIETA’ COOPERATIVA Arl” in concordato
preventivo dal 2021 e “C.F.C. Srl”, in fallimento dal 14
ottobre 2022, entrambe operanti nel settore degli
appalti pubblici di lavori edili. Le Fiamme Gialle,
dagli approfondimenti eseguiti, hanno evidenziato che
Salvatore FERLITO sarebbe come il dominus di fatto
dell’intero gruppo di società riconducibili alla sua
famiglia tra cui vi rientrerebbero, oltre alle due
società, anche la COMER COSTRUZIONI Srl, la F.C.G. Srl e
la SCAVIFER Srl. I militari in particolare, nell’attuale
stato del procedimento in cui non è ancora pienamente
instaurato il contraddittorio con le parti, hanno
evidenziato che l’indagato avrebbe utilizzato la sua
posizione di amministratore di fatto e, in alcuni casi
anche di diritto, di tali aziende per procedere al loro
svuotamento in favore delle altre società del gruppo nel
momento in cui, per effetto dei rilevanti debiti
maturati, risultava più conveniente continuare
l’attività economica con una nuova o diversa realtà
aziendale. Le Fiamme Gialle hanno sottolineato che tali
condotte sono state rilevate nel corso delle indagini
svolte sul dissesto della “SICULA COSTRUZIONI SOC. COOP.”,
dalla quale sarebbero stati distratti valori attivi per
circa 1,8 milioni di euro mediante una serie di
operazioni fraudolente come la mancata riscossione
ovvero l’ingiustificata svalutazione di diversi crediti
che tale società vantava nei confronti di altre imprese
riferibili al nucleo familiare di Salvatore FERLITO in
relazione a finanziamenti o prestiti in precedenza
erogati o per effetto della cessione della
partecipazione posseduta dalla suddetta Cooperativa
nella “COMER COSTRUZIONI Srl”, del valore stimabile di
720.000€, a favore di Sebastiana CONIGLIO, coniuge di
Salvatore, per il prezzo irrisorio e mai corrisposto di
75.000€. I finanzieri avrebbero inoltre riscontrato
altre indebite operazioni come il rimborso
“preferenziale” a favore della COMER COSTRUZIONI Srl,
poco prima della cessione delle quote, della somma di
270.000€ nonché altri pagamenti “preferenziali”, pari a
circa 250.000€, nei confronti di uno dei fornitori, a
danno degli altri creditori. Le Fiamme Gialle hanno
evidenziato che parallelamente, anche con riferimento al
fallimento della “C.F.C. Srl”, sarebbero state
individuate condotte distrattive degli asset aziendali
mediante la cessione in locazione del ramo d’azienda,
peraltro l’unico concretamente operativo, a favore della
società controllata “F.C.G. Srl” per un canone di 200
mila, che in realtà non sarebbe mai stato corrisposto.L’inchiesta
dei militari ha sottolineato che “Incamerato” l’asset
produttivo della fallita, la “F.C.G. Srl” sarebbe stata
successivamente ceduta, per il valore irrisorio di
2.550€, alla “SCAVIFER Srl”, società formalmente
amministrata dai figli di Salvatore FERLITO. I militari
hanno notato e rilevato la dissipazione di valori attivi
con modalità similari a quelle osservate per la SICULA
COSTRUZIONI ovverosia mediante compensazione di
crediti/debiti infragruppo, mancata svalutazione di
crediti inesigibili o stralcio di crediti verso clienti
e varie società collegate per oltre 3 milioni di euro.
L’attività d’indagine si inserisce nel più ampio quadro
di azioni svolte dalla Procura e dalla Guardia di
Finanza di Catania, finalizzate al contrasto della
criminalità economico-finanziaria, a tutela della
trasparenza e della legalità del sistema economico e
imprenditoriale nonché dei creditori.
CATANIA
-
GdF Generale Brigata
RAIMONDO, catanese a direzione Comando Provinciale.
Il Generale di
Brigata Antonino Raimondo
è il nuovo Comandante
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania.
L’Ufficiale proviene dal Comando Generale dove ha
ricoperto incarichi alle dipendenze del Capo di Stato
Maggiore. Il
Gen. B. Antonino Raimondo, 50 anni, è nato a Catania ed
è coniugato , è padre di una figlia.
L’alto
ufficiale
ha frequentato
l’Accademia della Guardia di Finanza in Bergamo dal 1990
al 1995. Al termine del corso di formazione, ha
ricoperto numerosi incarichi operativi in Liguria,
Calabria, Sicilia, Toscana e Marche.
Il Generale di
Brigata Antonino Raimondo, nel corso della carriera, ha
comandato la Tenenza di Albenga (1995-1998), la
Compagnia di Palmi (1998-2001) e la Compagnia di
Siracusa (2001-2004). Dal 2004 al 2007 è stato Capo
Sezione al Comando Generale di Roma, II Reparto “Ricerca
e relazioni internazionali”. Dopo la frequenza del Corso
Superiore di Polizia Tributaria (dal 2007 al 2009) ed il
conseguimento del relativo titolo, nel 2009 è stato
assegnato al Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze
dove è stato Comandante del I Gruppo Tutela Entrate,
Capo Ufficio Operazioni e, dal 2011, Comandante del
Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata.
L’ufficiale Antonino Raimondo con il grado di
Colonnello nel 2014,, ha diretto il Comando Provinciale
di Pesaro. Dal 2017, trasferito al Comando Generale ha
ricoperto gli incarichi di Capo Ufficio del Sottocapo di
Stato Maggiore ed infine, dal 2018, ha ricoperto
l’incarico di Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore e,
congiuntamente, dal 2019 al 2020, di Direttore della
Direzione Pianificazione Strategica e Controllo.
Laureato in “giurisprudenza” presso l’Università degli
studi di Milano, in “scienze della sicurezza
economico-finanziaria” presso l’Università degli Studi
di Roma “Tor Vergata” ed in “scienze politiche” presso
l’Università degli studi di Trieste, nel 2009 ha
conseguito il Master universitario di II livello in
“diritto tributario dell’impresa” presso l’Università
commerciale “Luigi Bocconi” di Milano. È abilitato
all’esercizio dell’attività forense. Ha svolto numerose
docenze presso l’Accademia della Guardia di Finanza, la
Scuola di Polizia Economico-Finanziaria di Ostia, nonché
presso l’Università di Urbino. È stato Vice Presidente
del “Consiglio di base della rappresentanza militare”
presso il Comando Regionale Toscana e, dal 2018, ricopre
la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione
della Cassa Ufficiali della Guardia di Finanza. Autore
di pubblicazioni di diritto penale dell’economia, è
stato coordinatore presso la Scuola Superiore della
Magistratura nel corso “indagini e dibattimento nei
reati di criminalità organizzata”, docente per il
progetto “lezioni di mafia” prodotto da Rai scuola ed i
Ministeri della giustizia e dell’istruzione,
dell’università e della ricerca, nonché componente
dell’unità di ricerca dell’Università di Pisa del
“programma di ricerca scientifica di rilevante interesse
nazionale” sulla tematica del ravvicinamento della
legislazione a contrasto del riciclaggio nella
prospettiva del diritto comunitario e dei suoi effetti
sul diritto interno. Al comandante gen. Antonino
Raimondo i nostri migliori i auguri di buon lavoro
nello svolgimento del prestigioso mandato di Comando a
Catania.
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CATANIA
- Discarica
200 Comuni
a Lentini: GdF e SCICO scoprono traffico illecito rifiuti,
corruzione e concorso esterno associazione mafiosa: eseguite 9
misure, sequestrati beni per 116 milioni di Euro.I
personaggi interessati alle misure sono : Antonino LEONARDI
57enne noto come “Antonello”, Salvatore
LEONARDI 47enne, Pietro Francesco NICOTRA 36enne, Francesco
39enne ZAPPALA’ 52enne,
i fratelli Francesco e Nicola GUERCIO 59enne,
Vincenzo LIUZZO 57enne,
Salvatore PECORA 63enne e
Filadelfo AMARINDO detto “Delfo” 68enne. I
Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale
Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), per delega
della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione aa 1
ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di
Catania nei confronti di 9 persone (2 in carcere, 3 agli arresti
domiciliari e 4 sottoposti alle misure cumulative dell’obbligo
di presentazione alla P.G. e di dimora) indagate, a vario
titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico
illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione
continuata e rivelazione di segreto d’ufficio nonché per
concorso esterno in associazione di tipo mafioso. I fatti
secondo l’inchiesta sarebbero stati perpetrati negli anni 2018 e
2019, sarebbero essenzialmente connessi all’illecita conduzione
della discarica di Lentini (SR), la più estesa della Sicilia,
gestita dalla “SICULA TRASPORTI” nonché “pressioni” esercitate
da esponenti del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere
l’affidamento di un chiosco presente nello stadio usato dalla
squadra di calcio “SICULA LEONZIO” attualmente militante nel
campionato professionistico di prima divisione.Il
medesimo provvedimento, eseguito dai Finanzieri del Nucleo
P.E.F. di Catania (G.I.C.O.), ha disposto, per le persone
giuridiche ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico
illecito di rifiuti e di corruzione per atti contrari ai doveri
di ufficio, tutti delitti imputati ad amministratori
nell’interesse delle stesse – il sequestro preventivo (ai sensi
dell’art.321 c.p.p., comma 1) di tutti i beni aziendali, quote e
azioni sociali e la contestuale nomina di amministratori e
custodi.
La misura reale preventiva, afferente ad un patrimonio
societario complessivamente stimabile in circa 110 milioni di
euro, precede la fase di contradditorio prevista dal D.Lgs.n.231/2001
(responsabilità amministrativa delle persone giuridiche)
all’esito della quale il G.I.P. etneo determinerà l’eventuale
nomina di un commissario giudiziale. Le imprese destinatarie del
sequestro preventivo sono le seguenti:
“SICULA
TRASPORTI S.R.L.” ora “SICULA TRASPORTI S.P.A.”,
avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San
Giorgio), esercente l’attività di “trattamenti e smaltimenti
di altri rifiuti non pericolosi” ovvero della gestione dei
rifiuti solidi urbani (R.S.U.) ossia non riciclabili; l’impianto
di trattamento meccanico biologico (T.M.B.) è situato nel
territorio di Catania (Contrada San Giorgio) mentre le vasche di
abbancamento sono situate nel confinante comune di Lentini (SR);
la società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e
oltre 120 dipendenti; “SICULA COMPOST S.R.L.”, avente
sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio),
svolgente l’attività di “produzione di compost” ovvero
produzione di fertilizzanti agricoli derivanti
dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e
agroalimentari; la società, con circa 20 dipendenti, ha un
fatturato di 3,6 milioni di euro; “GESAC S.R.L.”, con
sede a Catania in Contrada Coda Volpe, avente quale oggetto
sociale l’estrazione di pomice e di altri minerali; la società,
inserita nella filiera della lavorazione del R.S.U., forniva il
materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge)
sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della
discarica gestita dalla “SICULA TRASPORTI”; essa ha un fatturato
annuo medio di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti.
Non destinataria della misura del sequestro preventivo ma
persona giuridica indagata ai sensi del citato D.Lgs.n.231/2001
per la quale pende la richiesta di nomina di un commissario
giudiziale è la: “EDILE SUD S.R.L.”, avente sede a
Scordia (CT) ed esercente l’attività di gestione di un impianto
di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi
(rifiuti inerti) nel territorio di Lentini (SR); la società, con
18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di
euro. Ulteriori misure cautelari reali eseguite dai Finanzieri
etnei sono il sequestro preventivo di oltre 6 milioni di euro
finalizzato alla confisca del profitto illecito originante:
dal traffico illecito di rifiuti; sequestro effettuato nei
confronti dell’amministratore e del socio, tra le altre, della
“SICULA TRASPORTI”, soggetti di seguito generalizzati (Antonino
e Salvatore LEONARDI); da un rodato circuito corruttivo
caratterizzato dalla dazione costante di tangenti in contanti
per decine di migliaia di euro; sequestro effettuato a carico di
un pubblico ufficiale corrotto sotto nominato (Vincenzo LIUZZO).
Per
quanto concerne i soggetti destinatari delle misure personali,
il principale indagato è Antonino LEONARDI noto come
“Antonello”, quale amministratore di fatto della “SICULA
TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.” nonché amministratore
di diritto della “SICULA COMPOST S.R.L.” il quale è stato
condotto in carcere. Ristretto agli arresti domiciliari
Salvatore LEONARDI, fratello di Antonino, in qualità di socio
della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.”.Sottoposti
alle misure cumulative cautelari dell’obbligo di presentazione
alla polizia giudiziaria e di dimora Pietro Francesco NICOTRA,
quale responsabile dell’impianto di compostaggio di Grotte San
Giorgio a Catania dal quale provenivano anche parte dei rifiuti
poi conferiti illecitamente in discarica e Francesco ZAPPALA’,
nella sua qualità di responsabile dell’impianto di trattamento
meccanico biologico dal quale originavano i rifiuti
illecitamente conferiti “tal quale” in discarica. Gli
investigatori ritengono che NICOTRA e ZAPPALA’, con i fratelli
Salvatore ed Antonino LEONARDI, quest’ultimo quale capo e
promotore, avrebbero costituito un’associazione a delinquere
finalizzata alla commissione reiterata di attività organizzate
per il traffico illecito di rifiuti e di frode in pubbliche
forniture nonché alla pervasiva pratica corruttiva quale
strumento utile a eludere i controlli e a ottenere dalle
pubbliche amministrazioni competenti provvedimenti
amministrativi favorevoli. Destinatari delle misure cautelari
dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di
dimora anche i fratelli Francesco e Nicola GUERCIO nella loro
qualità di amministratori di diritto e di fatto della succitata
“EDILE SUD S.R.L.”.Appartenenti ad organi amministrativi
pubblici di controllo, destinatari della misura degli arresti
domiciliari, sono: Vincenzo LIUZZO, pubblico ufficiale accusato
di corruzione, quale dirigente di unità operativa semplice
dell’ARPA Sicilia (sede territoriale Siracusa), addetto ai
controlli e monitoraggi ambientali; Salvatore PECORA quale
incaricato di pubblico servizio, istruttore tecnico impiegato
presso il Libero Consorzio Comunale di Siracusa addetto al
controllo sulla gestione dei rifiuti. Custodia cautelare in
carcere, invece, per Filadelfo AMARINDO, detto “Delfo”, quale
dipendente della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” ed in quanto ritenuto
concorrente nell’associazione mafiosa denominata “NARDO”,
affiliata a “Cosa Nostra” etnea, storicamente facente capo a
NARDO Sebastiano e operativa su Lentini (SR).Le
rapide ed approfondite investigazioni condotte dai Finanzieri
del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.) e dallo S.C.I.C.O. sotto
la direzione della Procura distrettuale sono state sviluppate
attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed
ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione
amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la
gestione degli impianti della famiglia LEONARDI nonché
attraverso la messa a sistema degli elementi indiziari desunti
dall’esecuzione di una consulenza tecnica disposta da
quest’Ufficio in ragione di un accesso presso gli impianti
“incriminati” operato dai Finanzieri nel febbraio del 2019. La
consistente mole indiziaria così emergente avrebbe permesso agli
investigatori di portare alla luce un perdurante e sistematico
illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da
oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la “SICULA
TRASPORTI”; un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente
non più gestibile secondo le prescrizioni di legge che sarebbe
finito in discarica senza subire trattamento preliminare,
essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non
ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni
di recupero. Gli investigatori ritengono la gestione della
discarica, dell’impianto T.M.B. e di compostaggio, da parte
della famiglia LEONARDI, orientata all’esclusivo perseguimento
di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i
Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter
più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse
autorizzazioni amministrative. I finanzieri hanno evidenziato
che il sistema illecito sarebbe stato orchestrato da Antonino
LEONARDI su due pilastri: la puntuale dazione di tangenti a
soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato
dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la
concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”,
preventivandoli, i prescritti controlli ambientali; la fasulla
rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di
garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità
assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia
dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di
compostaggio.
Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese
gestite da “Antonello” LEONARDI dagli investigatori avrebbero
rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti
ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione,
successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche
la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al
recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di
materiale originata da un incompleto processo di compostaggio,
venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese,
previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i
rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi,
anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun
formulario. Le Fiamme Gialle rilevano che il sodalizio
criminale avrebbe gestito la “SICULA TRASPORTI” e le altre
realtà aziendali collegate in filiera ed avrebbero ammesso in
discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che,
per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di
ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un
semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano
accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in
frode agli impegni assunti con i Comuni conferenti. I Baschi
Verdi rilevano che si trattava, dunque, di rifiuti altamente
putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di
produrre biogas creando così concreti presupposti per
l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. I
finanzieri hanno evidenziato in alcune circostanze, appurate
come i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle
vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e
nelle acque circostanti. Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in
discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al
loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili
nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati,
oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti
provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali
sanitari. Queste
illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica
determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il
deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995)
pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno
aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare
trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto
presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua
qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la
minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di
materia prima e di energia. La tendenziale assenza di un
trattamento preliminare al conferimento in discarica determina
l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a
quella calcolata dai gestori della “SICULA TRASPORTI”.
L’impianto di compostaggio della “SICULA COMPOST”, a far data
dal maggio 2018, iniziava a ricevere, presso la propria
struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta
Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali
l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento,
in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato
Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che
avrebbe consentito alla “SICULA COMPOST” di ricevere presso la
sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate
annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una
potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata
intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270.
Tale realtà nota ad Antonino LEONARDI e a Pietro NICOTRA
determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di
“rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400
dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle
ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella
discarica di Lentini.
Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da
lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova
vasca nella discarica della “SICULA TRASPORTI” venivano smaltiti
illecitamente nei terreni di proprietà delle società di LEONARDI.
Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile
con la compiacenza dei fratelli GUERCIO e della loro “EDILE SUD
S.R.L.” la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”,
attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di
destinazione dei succitati inerti.
Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo
in ragione del determinante contributo fornito da funzionari
pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo LIUZZO, dirigente
ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali),
si recava mensilmente presso la discarica di LEONARDI per
ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro. La puntuale
riscossione del profitto corruttivo, “il
giorno 20 di ogni mese”,
veniva documentato dai Finanzieri del G.I.C.O. dall’agosto 2018
al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei
contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un
controllo su strada operato da una pattuglia della Compagnia
Pronto Impiego di Catania. LIUZZO risultava aver totalmente
asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche
e personali perseguite da Antonino LEONARDI con il quale
intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio
dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente.
LIUZZO, oltre a fornire suggerimenti a LEONARDI per una
“redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava
allo stesso in anticipo i controlli che l’ARPA Siracusa avrebbe
effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la
predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non
incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il
pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo. LIUZZO,
inoltre, su richiesta di LEONARDI interveniva su un controllo in
atto presso la cava dei fratelli GUERCIO operato da funzionari
ARPA e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori
pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico,
quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico
disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e
quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti,
presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli
contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato,
nei terreni delle aziende di LEONARDI. Da ultimo, LIUZZO, nel
partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto
autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore
corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in
linea con i desiderata dei LEONARDI.
Altro funzionario pubblico a
“libro paga” dei LEONARDI era Salvatore PECORA, il quale
similmente a LIUZZO, era solito notiziare l’amministratore della
“SICULA TRASPORTI” di tutti i controlli che sarebbero stati
effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa;
PECORA, inoltre, partecipava preliminarmente ai LEONARDI atti
riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero
oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni
congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di LEONARDI.
Da ultimo, la meticolosa attività d’indagine portava alla luce
anche una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il
gruppo imprenditoriale dei LEONARDI ed alcuni esponenti del clan
NARDO (tra i quali Angelo RANDAZZO e Alfio SAMBASILE entrambi
già condannati per 416 bis) ai quali Antonino LEONARDI faceva
pervenire, durante le festività, somme in contanti di 5.000 euro
tramite il suo collaboratore “Delfo” AMARINDO. Quest’ultimo
forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti
criminosi del clan NARDO, una collaborazione significativa
manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche
quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le
indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio SAMBASILE.
“Delfo” AMARINDO rappresentava l’anello di congiunzione dei
LEONARDI con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce
quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un
punto di somministrazione di cibi e bevande nello Stadio di
calcio della “SICULA LEONZIO”; è AMARINDO che viene incaricato
da Antonello LEONARDI di veicolare il messaggio che il chiosco
non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali
pretendenti e che gli stessi sarebbero stati “ripagati” per il
mancato introito con le dovute regalie. Antonino LEONARDI e suo
figlio erano ben consapevoli, in quel frangente, quali rischi
corressero nel concedere quell’attività a figure orbitanti negli
ambienti di criminalità organizzata. L’investigazione della
Guardia di Finanza di Catania ha, dunque, fatto luce su un
groviglio illecito d’interessi permeante la gestione della
maggiore discarica siciliana così confermando come il delicato
settore ambientale possa essere facile preda di rovinose
pratiche corruttive oltreché di appetiti mafiosi.
CATANIA
–
Guardia Finanza: sindaco Pogliese saluta comandanti
gen.Quintavalle Cecere e subentrante col. D’Angelo.
Il primo cittadino di Catania Salvo Pogliese ha ricevuto
a Palazzo degli Elefanti per i convenevoli di benvenuto
il nuovo Comandante il Colonnello Raffaele D’Angelo il
quale era accompagnato dal cedente Generale di Brigata
Antonio Nicola Quintavalle Cecere. Il sindaco durante il
cordiale incontro ha ringraziato il comandante Antonio
Nicola Quintavalle per l’attento ed importante lavoro
svolto nella città di Catania. Il generale accompagnato
dal Colonnello Raffaele D’Angelo che ufficialmente gli
subentrerà nell’incarico nei prossimi giorni ha espresso
personali e positivi apprezzamenti per la sua esperienza
al comando delle Fiamme Gialle etnee. Il sindaco Salvo
Pogliese con l’occasione ha augurato al colonnello
D’Angelo, proveniente dal Comando Generale di Roma, un
proficuo lavoro, sottolineando l’importanza della
collaborazione tra le due Istituzioni. I due alti
ufficiali della Guardia di Finanza, poi, hanno concluso
con la visita del Palazzo degli Elefanti poichè il
Colonnello Raffaele D’Angelo nuovo comandante
Provinciale delle Fiamme Gialle ancora non aveva avuto
modo di conoscerlo.
(ascolta
1^ intercettazione
GdF)
(ascolta
2^
intercettazione
GdF)
CATANIA –
Operazione “pupi di pezza” indagato studio commercialista ed
imprenditori per truffa ad Erario.
I Finanzieri
del Comando Provinciale della Guardia di Finanza
di Catania su delega di questa Procura della Repubblica, hanno
dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal
G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 11 persone (delle
quali 9 agli arresti domiciliari e 2 destinatarie di interdittive dell’esercizio di imprese) per avere perpetrato
sistematicamente bancarotte fraudolente (patrimoniali e
documentali) e reati tributari (sottrazione fraudolenta al
pagamento di imposte) anche in forma associata nonché delitti di
favoreggiamento personale e reale. Il magistrato con il medesimo
provvedimento ha altresì disposto il sequestro preventivo
diretto di 4 marchi registrati e 4 complessi aziendali per un
valore complessivo di circa 11 milioni di euro, tutti oggetto di
condotte distrattive. L’investigazione, è stata condotta dal
Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (Gruppo
Tutela Economia) sotto le direttive della Procura distrettuale,
convenzionalmente nota come “PUPI DI PEZZA”, ha svelato
l’esistenza di un collaudato sistema fraudolento in grado di
garantire a diversi gruppi familiari imprenditoriali la
sottrazione al pagamento di un complessivo volume di imposte di
oltre 220 milioni€ e la contestuale elusione di procedure
esecutive e concorsuali. L’indagine delle Fiamme Gialle etnee è
nata dal costante monitoraggio delle posizioni di contribuenti
destinatari di ingenti cartelle esattoriali che avviano la
procedura di liquidazione affidando la stessa a “prestanome”
così da escludere gli effettivi amministratori da ogni
responsabilità penale e civile con l’unica finalità di
continuare l’attività d’impresa attraverso una differente, solo
in apparenza, società commerciale. Gli inquirenti hanno
evidenziato che ad orchestrare e scandire le fasi del circuito
criminale sarebbe stato lo studio associato POGLIESE, che
avrebbe assunto il ruolo di “regista” del sistema illecito
attraverso l’opera diretta del commercialista Antonio POGLIESE
74enne e di alcuni suoi associati, Michele
CATANIA 52enne e Salvatore PENNISI 45enne,
i quali, avvalendosi di Salvatore VIRGILLITO 65enne
, anch’egli ai domiciliari, avrebbero costituivano
un’associazione a delinquere (almeno dal 2013) dedita ad una
serie indeterminata di condotte delittuose in materia
societaria, fallimentare e fiscale. Le Fiamme Gialle,
specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, hanno
svolto attività consistita nell’esecuzione di intercettazioni
telefoniche ed ambientali nonché di accertamenti bancari e
acquisizioni documentali presso enti pubblici e messo in luce
l’esistenza di un articolato sistema illecito che si sviluppava
attraverso le seguenti fasi: una società in stato palese di
deficit finanziario – caratterizzato, in particolare, da
consistenti debiti erariali - si sarebbe affidata allo studio
POGLIESE al fine di eludere eventuali procedure fallimentari e
di riscossione. I professionisti indagati sarebbero subentrati
formalmente quali intermediari abilitati alla trasmissione
telematica delle dichiarazioni fiscali dei gruppi societari ma,
di fatto, avrebbero fornito un illecito “pacchetto” di servizi
per condurre le imprese “sottopatrimonializzate” al riparo da
possibili investigazioni delle Autorità preposte; - con il
subentro dello studio POGLIESE, le imprese venivano poste in
liquidazione (ancorché la loro situazione patrimoniale imponesse
il deposito delle scritture contabili in Tribunale per l’avvio
della procedura fallimentare), affidando il ruolo di liquidatore
a persona di fiducia dello studio POGLIESE, priva di competenze
professionali, il cui compenso mensile (di qualche centinaio di
euro) era corrisposto dagli effettivi amministratori della
società; - il liquidatore prestanome avrebbe favorito
l’effettuazione di indebiti pagamenti preferenziali e la
distrazione degli asset patrimoniali più significativi a favore
di ulteriori società riconducibili agli stessi amministratori di
quella posta in liquidazione (nei fatti, una società “specchio”
con oggetto sociale similare, sedi coincidenti nonché il
medesimo personale dipendente e stessi fornitori e clienti, che
attraeva dalla società decotta gli elementi patrimoniali
positivi acquisendoli a condizioni economiche di assoluto
vantaggio); il tutto a danno dell’Erario che restava l’unico
creditore non soddisfatto; - chiusura della liquidazione e
cancellazione dal registro delle imprese della società
originaria, nel frattempo “svuotata” di tutto tranne che delle
imposte iscritte a ruolo che restavano le uniche passività
finanziarie non soddisfatte. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato
che, trascorso un anno dalla cancellazione, il Pubblico
Ministero, ai sensi della legge fallimentare, non può più
chiederne il fallimento. Il fittizio liquidatore era gestito da
Salvatore VIRGILLITO che rappresentava l’anello di congiunzione
tra i reali amministratori delle società decotte, il prestanome
e lo studio associato POGLIESE. Emblematiche sono diverse
conversazioni telefoniche intercettate nelle quali VIRGILLITO
lamentava con i professionisti dello studio POGLIESE il mancato
versamento delle “paghe” mensili garantite al liquidatore di
comodo dai reali amministratori delle società commerciali
truffaldine. La Procura, supportata dalla Guardia di Finanza di
Catania che ha assicurato un’attività costante di analisi ed un
monitoraggio a tappeto delle esposizioni debitorie maturate da
contribuenti infedeli nei confronti dello Stato e penetranti
attività investigative, nel corso delle indagini ha esercitato
tempestivamente le funzioni attribuite dalla legge fallimentare
presentando d’iniziativa la richiesta per la dichiarazione di
fallimento delle società insolventi. Il tempestivo intervento
giudiziario ha scompaginato i progetti criminali, da tempo
avviati, suscitando le immediate reazioni degli indagati che,
contando sulla cronica inerzia dell’Agente di riscossione, non
avevano tenuto conto della possibile, solerte iniziativa di
questo Ufficio (artt.6 e 7, R.D. n.267/1942). La Guardia di
Finanza ha evidenziato che a beneficiare deliberatamente
dell’opera criminale dell’associazione a delinquere composta dai
professionisti arrestati e da VIRGILLITO, i seguenti soggetti: -
i fratelli Antonino GRASSO 54enne, Giuseppe Andrea GRASSO 50enne, Michele
GRASSO 57enne,
sottoposti ai domiciliari, amministratori e proprietari della
fallita “DIAMANTE FRUIT S.R.L.”, già attiva nel commercio
all’ingrosso di frutta e ortaggi con sede ad Acireale (CT), che,
in ragione di un accertamento effettuato dall’amministrazione
finanziaria nel 2002, aveva maturato nei confronti dell’Erario
un debito complessivo di circa 215 milioni di euro,
rappresentato solo in parte in bilancio. I personaggi avrebbero
distratto i marchi aziendali registrati all’Ufficio Italiano
Brevetti (“SAPORITA”, “GOLOSITA”, DIAMANTE”, “DIAMANTE FRUIT”),
il cui valore economico effettivo è di circa 1,8 milioni di
euro, in favore di un’ulteriore loro società (“KALIPSO S.R.L.”,
avente sede a Milano, esercente l’attività di gestione di beni
immobili propri) al prezzo inferiore di 520 mila euro
(corrisposti, tra l’altro, con crediti inesistenti). Gli
inquirenti hanno evidenziato che gli indagati, al fine di
impedire agli investigatori la ricostruzione del patrimonio e
del volume d’affari effettivi, avrebbero occultato libri
giornale, contabilità di magazzino e scritture contabili. La
fase finale del disegno fraudolento prevedeva l’incorporazione
della “KALIPSO S.R.L.” (la cui effettiva proprietà era stata
inizialmente “schermata” attraverso l’interposizione di
fiduciarie svizzere e inglesi, dotata nel frattempo dei marchi e
degli immobili) nella “GRASSO DISTRIBUZIONI S.R.L.” costituita
nel 2012 per diventare l’erede della ““DIAMANTE FRUIT S.R.L.”.
Tale fase non si è concretizzata grazie al tempestivo intervento
di questa Procura; - Concetta GALIFI 38enne, destinataria
della misura dei domiciliari, nella sua qualità di
amministratore della “PRIMA TRASPORTI S.R.L.”, esercente
l’attività di trasporto merci su strada, avente sede in Paternò
(CT), in liquidazione dal 2015, dichiarata fallita nel febbraio
2018. I finanzieri, hanno appurato che nello specifico, nel 2011
il conseguimento di una perdita d’esercizio avrebbe determinato
l’azzeramento del capitale sociale e posto la “PRIMA TRASPORTI”
in uno stato evidente di insolvenza. GALIFI, supportata dallo
studio commercialista e dal liquidatore “testa di legno”,
avrebbe proseguito l’attività d’impresa aggravando il dissesto e
sottraendosi al pagamento di debiti erariali superiori a 2
milioni di euro, favorendo, già negli anni antecedenti alla
liquidazione, il passaggio di forza lavoro, automezzi,
avviamento e portafoglio clienti/fornitori alla “GALI GROUP
S.R.L.”, avente sede a Ispica (RG), esercente l’attività di
trasporto merci su strada, amministrata dalla cognata di
Concetta GALIFI; - Rosario PATTI 78enne, ai
domiciliari, amministratore di fatto della “PATTI DIFFUSIONE
S.R.L.”, esercente l’attività di commercio all’ingrosso e al
dettaglio di abbigliamento e calzature, avente sede in Acireale
(CT), dichiarata fallita dal Tribunale etneo nell’aprile 2017.
I finanzieri hanno evidenziato che PATTI, in presenza di un
capitale sociale eroso dalle perdite sin dal 2006, avrebbe
proseguito l’attività d’impresa anziché affidarsi a una
procedura concorsuale, aggravandone il già palese dissesto,
omettendo il pagamento di debiti erariali e previdenziali
superiori a 2 milioni di euro nonché redigendo un bilancio non
veritiero per effetto di omissioni e falsi appostamenti
contabili. Gli inquirenti hanno appurato che nello stesso
frangente temporale, PATTI avrebbe contribuito a distrarre il
complesso aziendale della fallenda a beneficio della “CTA FIN
S.R.L.”, esercente l’attività di commercio al dettaglio di
confezioni per adulti, avente sede a Misterbianco (CT), società
amministrata di fatto dallo stesso PATTI, attraverso la
simulazione di un fitto d’azienda e di un contratto estimatorio
per il trasferimento delle merci. La complessa investigazione
delle Fiamme gialle etnee ha fatto emergere le ulteriori due
seguenti vicende societarie caratterizzate dall’attuazione del
medesimo e collaudato sistema illecito: - la prima afferente
alla “GRANDI VIVAI SOCIETA’ AGRICOLA S.R.L.”, avente sede in
Paternò (CT), esercente l’attività di coltivazioni di fiori e
piante ornamentali, fallita nel luglio 2018 e amministrata da
Alfio SCIACCA 66enne, destinatario del divieto temporaneo
di esercitare attività imprenditoriali per un anno; il
personaggio, attraverso la realizzazione di un’operazione
straordinaria di scissione societaria, avrebbe favorito la
distrazione degli asset patrimoniali più redditizi della società
deficitaria a vantaggio di “PLANETA S.R.L.”, avente sede a
Catania, esercente l’attività di progettazione, esecuzione di
lavori specializzati nel verde, società quest’ultima
riconducibile alla medesima compagine societaria della fallita.
I militari hanno evidenziato che lo stesso Alfio SCIACCA,
favorito dallo studio associato POGLIESE, si sarebbe sottratto
dal pagamento di imposte per un volume complessivo superiore a 1
milione di euro. Tra le preziose “eredità” ricevute da “PLANETA
S.R.L.” nel caso specifico vi erano rilevanti commesse pubbliche
in atto nonché le credenziali per la partecipazione e
l’aggiudicazione di nuovi appalti pubblici; - la seconda vicenda
vede quale ulteriore destinatario di misura interdittiva del
divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un
anno, Nunziata CONTI 64enne, quale amministratore
della “F.LLI CONTI PATERNO’ S.R.L.”, avente sede a Paternò (CT),
esercente il commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli,
dichiarata fallita nel giugno del 2018, che contribuiva ad
aggravarne il dissesto proseguendo dal 2008 l’attività d’impresa
pur in carenza di capitali propri, favorendo la distrazione del
complesso aziendale a beneficio di altra società del gruppo (“F.LLI
CONTI GROUP S.R.L.”, con sede a Paternò, esercente il commercio
all’ingrosso di ortofrutta) e sottraendosi al pagamento di
imposte per oltre 1 milione di euro. Le Fiamme Gialle hanno
evidenziato che anche in questo caso venivano effettuati
pagamenti preferenziali a favore di soci e amministratori,
occultamento delle scritture contabili e l’apposizione in
bilancio di voci non veritiere. I Finanzieri del Nucleo di
Polizia Economico- Finanziaria di Catania con l’esecuzione del
provvedimento giudiziario hanno sottoposto a sequestro: - i
seguenti marchi registrati, oggetto delle condotte distrattive:
“SAPORITA”, “GOLOSITA”, DIAMANTE”, “DIAMANTE FRUIT”, con i quali
i fratelli GRASSO operavano nel settore ortofrutticolo; - i
complessi aziendali appartenenti alle società fallite “PRIMA
TRASPORTI S.R.L.”, “GRANDI VIVAI SOCIETA’ AGRICOLA S.R.L.”,
“F.LLI CONTI PATERNO’ S.R.L.” e “PATTI DIFFUSIONE S.R.L.”, che
sono stati affidati ad un amministratore giudiziario, per un
valore complessivo di circa 11 milioni di euro. L’operazione
“PUPI DI PEZZA” della GdF ha consentito di far luce su un
sistema affaristico che sarebbe stato diretto dallo studio
associato POGLIESE e alimentato dall’opera di liquidatori
“prestanome” ed imprenditori sleali, i quali, adottando fittizi
progetti di riorganizzazione aziendali straordinari o
predisponendo bilanci non veritieri, riuscivano sistematicamente
a frodare l’Erario per un totale di oltre 220 milioni di euro,
rendendo vana qualsiasi azione esecutiva. Tale vantaggio
competitivo criminale, frutto di sistematiche distrazioni dei
valori patrimoniali più redditizi, consentiva ai gruppi
imprenditoriali indagati di continuare a operare nel mercato in
costante dispregio degli obblighi di legge, frodando il Fisco,
gli enti assistenziali e quelli previdenziali nonché arrecando
danni economici alle imprese concorrenti operanti nel medesimo
segmento commerciale.
CATANIA
– Il sindaco di
Catania Salvo Pogliese su facebook ha postato : “Sono
dispiaciuto e amareggiato per la vicenda giudiziaria che investe
mio padre per la sua attività professionale, nota e apprezzata a
Catania e in Sicilia. Per antica tradizione familiare e
culturale, ho sempre riposto la massima fiducia nella
magistratura a cui è rimessa ogni valutazione sulle accuse
mosse. Con
altrettanta convinzione sono sicuro che mio padre, di cui ho
sempre ammirato l’adamantina condotta di professionista e di
genitore, saprà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che
gli vengono contestati, riguardanti lo svolgimento di alcuni
incarichi di consulenza dello studio professionale che dirige da
cinquanta anni senza che alcuna ombra ne abbia mai offuscato
l’operato”.
CATANIA -
“Black
Job” GdF esegue 9 misure per corruzione in direzione Ispettorato
Territoriale Lavoro. L’assessore regionale Mariella Ippolito
a Palermo, ha disposto l'invio immediato di un sostituto alla
direzione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania:
l’attuale direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di
Palermo Venerando Lo Conti.
I
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della
Procura distrettuale etnea, hanno eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei
confronti di 9 soggetti (4 dei quali agli arresti domiciliari e
5 destinatari di misure interdittive) in quanto responsabili, a
vario titolo, di concorso in corruzione continuata,
soppressione, falsità materiale e ideologica di atti pubblici a
fronte di condotte delittuose verificatisi all’interno
dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania tra la fine
del 2017 e i primi mesi del 2018. L’indagine è stata condotta
dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di
Finanza di Catania, convenzionalmente nota come “Black Job”,
vede quali destinatari della misura degli arresti domiciliari
il Direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di
Catania, Domenico Tito AMICH 64enne, e la responsabile
dell’Ufficio legale del medesimo Ispettorato, Maria Rosa
TROVATO 59enne, nonché Marco Lucio FORZESE 54enne,
già deputato regionale nell’ultima legislatura siciliana e
candidato – non eletto- alle regionali del 2017, ed Antonino
NICOTRA 58enne, già consigliere nel Comune di Catania. Il
GIP del Tribunale etneo ha, inoltre, disposto la misura
interdittiva nei confronti di: Francesco LUCA 61enne,
attuale direttore sanitario dell’ASP di Catania, sospeso per 12
mesi dall’esercizio del pubblico servizio per fatti concernenti
sia l’attuale funzione che il suo ruolo di rappresentante
legale, dal 2009 al 2015, dell’E.N.A.I.P. (Ente Acli Istruzione
Professionale Associazione Agenzie Formative della Sicilia
Impresa Sociale - EN.A.I.P. AS.A.FORM Sicilia Impresa Sociale,
esercente l’attività di corsi di formazione e di aggiornamento
professionale); Ignazio MAUGERI 30enne, attuale
rappresentante legale del succitato E.N.A.I.P., destinatario del
divieto di esercitare attività d’impresa o assumere uffici
direttivi in persone giuridiche; Giovanni PATTI 47enne,
titolare dell’omonimo studio commerciale con sede a Giarre (CT),
sospeso dall’esercizio della propria attività professionale; Orazio
EMMANUELE 53enne, rappresentante legale di società esercenti
l’attività di stabilimenti balneari e di orto-colture
vivaistiche, destinatario del divieto temporaneo di esercitare
attività imprenditoriali; Salvatore CALDERARO 36enne,
gestore di una tabaccheria, anch’egli sospeso dall’esercizio di
attività imprenditoriali. Il Servizio XXI - Ispettorato
Territoriale del Lavoro di Catania, con uffici ubicati in via
Battello, è responsabile del controllo sulla corretta
applicazione della legislazione in materia di lavoro, previdenza
e sicurezza sui luoghi di lavoro a Catania e provincia. Le
Fiamme Gialle hanno puntualizzato che nelle
Regioni a statuto speciale
del Trentino Alto Adige e della
Sicilia,
non sono stati istituiti gli Ispettorati ai sensi del D.Lgs.
149/2015 in quanto i relativi statuti attribuiscono la
competenza in materia alle rispettive Regioni. La materia del
lavoro e le relative attività ispettive e di vigilanza in
Sicilia, pertanto, sono di competenza dell’Assessorato regionale
della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro ed in
particolare, del dipendente Dipartimento regionale del lavoro,
dell’impiego, dell’orientamento, dei servizi e delle attività
formative il quale, tramite il Servizio VII - Coordinamento
Ispettorati territoriali del lavoro supervisiona i nove
“Ispettorati territoriali del Lavoro” (I.T.L.) presenti nelle
province siciliane. L’investigazione, dei militari svoltasi con
estrema celerità dall’ottobre 2017 al marzo di quest’anno,
avrebbe quindi svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio
pubblico in questione, di un consolidato circuito corruttivo
alimentato da saldi legami di amicizia che uniscono corrotti e
corruttori. Le Fiamme Gialle hanno appurato come il continuo
scambio di utilità (pacchetto di voti, incarichi alla Regione
Sicilia, assunzioni in ospedali e fornitura di beni) ruotasse
intorno all’illegittima archiviazione di verbali
originati dagli accertamenti ispettivi dai quali sono emerse,
spesso, violazioni per lavoratori assunti irregolarmente o “in
nero”; in alcuni casi, si è assistito anche alla materiale
sparizione dei verbali stessi e/o comunque ad audizioni
“amichevoli” nelle quali è stata palese la mancata tutela degli
interessi erariali in gioco. L’attività d’indagine condotta
dalla Guardia di Finanza di Catania – consistita nell’analisi
meticolosa di decine di procedimenti amministrativi e
nell’acquisizione di dichiarazioni di funzionari operanti
all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania
– ha permesso di tracciare svariati procedimenti amministrativi
gestiti in modo parziale dagli indagati e nei quali il potere
discrezionale attribuito al Direttore dell’ente pubblico anziché
essere interpretato quale fonte di responsabilità è stato
asservito alle volontà dei corruttori comprimendo così
definitivamente gli interessi pubblici confliggenti. La
Procura etnea supportata dai militari del Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, in
attesa di completare gli accertamenti in corso su ulteriori
procedimenti sanzionatori affidati all’Ispettorato di Catania,
ha accertato più vicende corruttive . Una prima vede
coinvolti il dirigente AMICH, l’ex deputato regionale On. Marco
Lucio FORZESE e l’imprenditore CALDERARO (Bar-Tabacchi) di
Castel di Iudica (CT). I tre soggetti in questione,
nell’ottobre del 2017, in un incontro svoltosi presso l’ufficio
di AMICH avrebbero occultato un fascicolo relativo al
procedimento amministrativo a carico dell’imprenditore
destinatario di una sanzione di oltre 6.000 euro; l’imprenditore
CALDERARO sarebbe stato definito dal FORZESE quale suo “grande
elettore” e persona di fiducia in grado di garantirgli un
cospicuo “pacchetto” di voti. Gli inquirenti hanno sottolineato
come il vincolo amicale che unisce AMICH e FORZESE sarebbe
testimoniato dalla disponibilità palesata dall’ex deputato
regionale a favorire AMICH per il conferimento di incarichi
presso la Regione Siciliana: in particolare, si tratta della
nomina a membro della commissione di esami di Stato per
l’abilitazione all’esercizio della professione di consulente del
lavoro della Regione Sicilia. I Basci verdi avrebbero appurato
che in cambio si registra, da parte di AMICH, l’assoluta
disponibilità ad agevolare illecitamente gli imprenditori amici
del FORZESE nella definizione a loro favore dei procedimenti
amministrativi in materia di lavoro. Una seconda vicenda
corruttiva coinvolge il direttore AMICH, l’attuale direttore
sanitario dell’ASP di Catania (Francesco LUCA) ed un ingegnere
(Ignazio MAUGERI). LUCA e MAUGERI, nelle loro qualità di
rappresentanti legali dell’ENAIP, avrebbero chiesto
indebitamente ad AMICH un’attestazione di avvenuti versamenti di
somme relative ad assegni familiari riconosciuti ai dipendenti
dell’ENAIP; tale certificazione sarebbe risultata necessaria per
fronteggiare un procedimento penale aperto nei confronti di LUCA
alla sede di Trapani a seguito di un’ispezione effettuata
dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro trapanese nei confronti
dell’ENAIP e dalla quale sarebbero emerse violazioni penali.
AMICH in cambio, avrebbe chiesto ed ottenuto da LUCA, in
ragione del suo attuale ruolo nell’ASP di Catania, la promessa
di assumere a tempo determinato il fidanzato della figlia presso
alcuni ospedali etnei. Un ulteriore caso vede protagonisti il
direttore AMICH, la funzionaria TROVATO ed Antonino NICOTRA (già
consigliere comunale a Catania nella giunta del sindaco
Scapagnini). Oggetto dell’accordo corruttivo sarebbe la
definizione dell’entità delle sanzioni amministrative applicate
ad un call center catanese a seguito di 2 ispezioni
eseguite da INPS ed Ispettorato Territoriale del Lavoro di
Catania negli anni 2014 e 2015. AMICH avrebe provveduto a
riconoscere un’anomala decurtazione del carico sanzionatorio
unitamente ad una non spettante rateizzazione del pagamento; in
cambio il NICOTRA avrebbe promesso il suo appoggio politico
presso la nuova giunta regionale siciliana per l’ottenimento ed
il mantenimento di prestigiosi incarichi dirigenziali. I
finanzieri hanno evidenziato che NICOTRA avrebbe richiesto ad
AMICH di trattare una pratica giunta all’Ispettorato (un esposto
di un lavoratore) seguendo un iter preferenziale, lasciando
intendere che il favore chiesto sarebbe utile a garantirgli la
disponibilità di un costante “bacino” di voti. Un’ulteriore
fattispecie corruttiva avrebbe coinvolto la responsabile
dell’Ufficio Legale dell’Ispettorato del Lavoro, Rosa Maria
TROVATO, peraltro già gravata da precedenti giudiziari in tema
di reati contro la pubblica amministrazione, l’imprenditore
Orazio EMMANUELE ed il suo ragioniere Giovanni PATTI. I
finanzieri hanno evidenziato che nel corso di un’audizione
tenuta dalla funzionaria alla presenza dei due soggetti sarebbe
stato concordato arbitrariamente, in dispregio dei doveri di
imparzialità, trasparenza e nel pieno “mercanteggiare” della
funzione pubblica, il differimento del pagamento di una sanzione
amministrativa derivante da un’ispezione effettuata dai
Carabinieri presso un lido gestito da EMMANUELE. I militari
hanno evidenziato che in quest’occasione sarebbe emerso che
Rosa Maria TROVATO si sarebbe già prodigata per favorire
l’archiviazione di ulteriori procedimenti sanzionatori a carico
sia di PATTI che EMMANUELE originati, tra l’altro, da attività
ispettive di un reparto della Guardia di Finanza e nelle quali
erano state constatate violazioni in tema di lavoro irregolare.
I militari hanno evidenziato che quale utilità, la TROVATO si
sarebbe recata, in due occasioni, presso un vivaio dell’EMMANUELE
per ricevere in dono delle piante. Le risultanze investigative
complessive rappresentate dal Nucleo di Polizia Economico-
Finanziaria di Catania hanno posto in luce un quadro corruttivo
consolidato ed alimentato da uno spegiudicato scambio di favori
attraverso il quale gli attori in campo, pubblici ufficiali,
precedenti titolari di cariche istituzionali pubbliche e
imprenditori, non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i
rilevanti interessi collettivi in gioco.L'assessore
regionale Mariella Ippolito dopo l'operazione "Black Job" del
nucleo economico e finanziario della Guardia di Finanza di
Catania ha commentato : "Forniremo ogni forma di collaborazione
utile agli organi inquirenti e adotteremo i provvedimenti
conseguenziali". L’attuale direttore dell’Ispettorato
Territoriale del Lavoro di Palermo Venerando Lo Conti è stato
destinato a Catania. “La designazione di un sostituto – ha
concluso l’esponente della Giunta Regionale - consentirà la
piena funzionalità del servizio nel rispetto della legalità”.
Catania
-
GdF
operazione “SIBILLA”: manette per Sindaco Acireale ed
amministratori enti accusati di corruzione. I
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, Compagnia di
Acireale, su richiesta della Procura distrettuale,
hanno eseguito un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale etneo che
ha disposto misure cautelari coercitive nei confronti di 8
persone, tra cui il Sindaco di Acireale, 1 membro della giunta
comunale e 2 dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di
Acireale. L’operazione - denominata “SIBILLA” -, iniziata nel
2017 e condotta dalla Tenenza di Acireale sotto la direzione
dell’Autorità Giudiziaria etnea, ha portato alla luce 4 diversi
episodi di corruzione e turbativa d’asta nella gestione della
cosa pubblica. I finanzieri hanno rilevato un grave episodio di
corruzione avrebbe visto coinvolto il Sindaco di Acireale,
Roberto BARBAGALLO, il quale, per favorire la campagna
elettorale del suo referente politico, avrebbe spinto 2 piccoli
imprenditori acesi a promettergli il voto, con l’ausilio di un
Luogotenente della polizia locale, Nicolò URSO. Il Sindaco
avrebbe disposto al Luogotenente di avviare controlli
amministrativi nei confronti degli imprenditori al fine di
indurli, per evitare la sanzione, ad avvicinarlo. I Finanzieri
nelle intercettazioni hanno rilevato che l’accusato avrebbe
chiesto il sostegno elettorale (“maggiuva ‘na cosa
elettorale!...(trad.:mi serve una cosa elettorale) dui gemellini....’ca
cianu ‘u camiun posteggiato a via …” (trad:i due gemellini che
hanno il camion posteggiato alla via ….); ci po iri pì ‘mpocu
spagnarici...(trad:ci puoi andare per farli spaventare)…accussì
mi venunu a ciccari ..(trad:così mi vengono a cercare). Il
GIP, sulla base di queste evidenze, riconducibili al reato di
induzione alla corruzione (319-quater C.P.), ha ordinato la
traduzione in carcere del Sindaco, nonché gli arresti
domiciliari per il funzionario di polizia compiacente. Altro
episodio contestato riguarda la realizzazione dell’ampliamento
del cimitero comunale di Acireale, opera pubblica affidata alla
ATI (Associazione Temporanea di Imprese) San Sebastiano s.r.l.,
con sede a Ravenna. Il Responsabile della Protezione civile del
Comune di Acireale, Salvatore DI STEFANO, ha curato il collaudo
dell’opera, e durante la fase terminale dei lavori, avrebbe
attestato che l’intervento era stato eseguito a regola d’arte. I
finanzieri hanno rilevato che tuttavia, nella certificazione
redatta dal dirigente, siano state indicate operazioni di
verifica strutturale presso il cimitero in realtà mai
effettuate: anzi, dalle indagini è emerso che i 4 verbali di
sopralluogo siano tutti stati predisposti nel momento finale
della stesura del collaudo dal referente in loco dell’impresa
costruttrice, Salvatore LEONARDI, con l’ausilio del consulente
tecnico dell’impresa stessa, Angelo LA SPINA. I finanzieri hanno
intercettato proprio DI STEFANO che, sugli accordi con
LEONARDI, afferma: “già ce l’ho tutto impostato…dobbiamo
aggiungere almeno tre quattro verbali di sopralluogo… li sta
preparando perché io non so le date..li sta preparando lui”. Per
il collaudo, il funzionario pubblico ha fatturato alla società
6.600 € a titolo di “compenso professionale”, sebbene la legge
preveda che al collaudatore sia corrisposta solo una indennità
in busta paga, proprio al fine di evitare inopportuni contatti
con il privato. La somma ricevuta è stata dunque qualificata
come “tangente” per la buona riuscita delle operazioni di
verifica. Il GIP condividendo l’ipotesi formulata dalla
Procura, ha ordinato la traduzione in carcere del Dirigente
pubblico, Salvatore DI STEFANO, e del referente dell’ATI,
Salvatore LEONARDI, nonché la misura degli arresti domiciliari
per il consulente tecnico Angelo LA SPINA. I militari con le
indagini hanno evidenziato che alcuni incarichi professionali
relativi alla progettazione di impianti sportivi sarebbero stati
affidati illecitamente dai Comuni di Acireale (CT) e Malvagna
(ME) al consulente locale del CONI (Comitato Olimpico Nazionale
Italiano), Anna Maria SAPIENZA, e ad un ingegnere catanese,
Ferdinando GARILLI, sottoposti l’una a custodia cautelare in
carcere, l’altro agli arresti domiciliari, per l’ipotesi di
reato di cui all’art. 353 C.P. (Turbata libertà degli incanti).
La SAPIENZA in seno al Comitato ricopre un ruolo istituzionale
di referente per gli Enti locali della Sicilia Orientale che
intendono richiedere erogazioni pubbliche a favore dello sport:
in particolare, esprime un parere tecnico vincolante sulle
proposte che le vengono presentate, per poi inoltrarle alla sede
romana del Comitato ai fini dell’erogazione del finanziamento.
Tra le proposte validate nel 2017, rientrano anche quelle
relative alla riqualificazione della pista di atletica presso il
centro sportivo “Tupparello” di Acireale e del campo di calcio
di Malvagna (ME). La SAPIENZA, secondo l’accusa in entrambi i
casi, in cambio del parere favorevole, ha ottenuto, per il
collega Ferdinando GARILLI e per sè, l’incarico di redigere il
progetto dei medesimi impianti sportivi, retribuito con un
compenso rispettivamente di 5.000 € e di 14.300 €, e attribuito
con una finta gara al massimo ribasso. I dirigenti degli Uffici
Tecnici dei Comuni di Acireale (Giovanni BARBAGALLO, sottoposto
a custodia cautelare in carcere) e di Malvagna (indagato che
verrà sottoposto a interrogatorio ai fini della valutazione
sull’applicazione della misura dell’interdizione dal Pubblico
Ufficio), di concerto con la SAPIENZA, per dare, infatti, una
parvenza di liceità agli affidamenti e risultare formalmente in
regola con le prescrizioni dell’ANAC (Autorità Nazionale
Anticorruzione), hanno finto una ricerca di mercato, inviando
richieste di offerta, oltre che al vincitore già prestabilito,
ad altri due professionisti di fiducia, già istruiti “a
tavolino” sulla percentuale di ribasso da indicare nelle
risposte. I finanzieri hanno rilevato che nella gestione degli
affidamenti, la SAPIENZA avrebbe invero agito da vero e proprio
organo decisorio, come si evince dalle parole rivolte a GARILLI:
“Lo vuoi un incarico per un progetto esecutivo di una pista di
atletica leggera? Cinquemila euro?” . Nel caso di Malvagna (ME),
per garantire al collega un compenso anche nell’ambito di quel
progetto, ha ottenuto dal dirigente dell’Ufficio Tecnico la
previsione di un ruolo ad hoc da affidargli, quello di
Assistente al RUP (Responsabile Unico del Procedimento) che, per
legge, dovrebbe essere nominato solo in caso di carenza di
organico della stazione appaltante; al dubbio se le somme siano
o meno previste nei capitoli di spesa del progetto, ha poi
insistito: “no, per l’assistenza al rup no, però li possiamo
trovare nelle somme a disposizione, duemila euro i truvamu”.
Peraltro, i personaggi (SAPIENZA e GARILLI) hanno usato assoluta
sufficienza nelle previsioni di spesa del denaro pubblico anche
nella redazione successiva dei citati progetti, suscitando la
perplessità di chi, presso il CONI, era preposto a corrispondere
il finanziamento: “fai conto la membrana del rifacimento della
pista non mi può costare tre volte quello che io pago da
un’altra parte quindi io vi invito a rivedere questi prezzi”.
Catania
– Aeroporto: Finanzieri scoprono occulto trasporto di denaro oltre
3,5 milioni€.
I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania e funzionari
dell’Agenzia delle Dogane, in relazione al significativo
incremento dei voli sullo scalo etneo, hanno intensificato i
controlli sui passeggeri per ricercare trasporti illegali di
denaro contante non dichiarati dai viaggiatori all’atto della
partenza per l’estero o del rientro in Italia. I tutori
dell’ordine, dal 1° gennaio 2018 ad oggi l’intensificazione dei
controlli in materia di circolazione transfrontaliera di valuta
ha già permesso di monitorare denaro contante in uscita ed in
entrata dal territorio nazionale per un importo pari a 520mila€
e di accertare violazioni di carattere amministrativo per un
importo di 2.000€ . Le sanzioni sono state erogate nei confronti
di 10 passeggeri, di cui 7 di nazionalità cinese, i quali, in
violazione dell’art. 3 del D.Lgs. nr. 195/2008, hanno tentato di
trasportare fuori dal territorio dello Stato denaro contante non
dichiarato superiore a 10.000€, limite massimo consentito dalla
legge. l’attività dei militari della Tenenza di Catania
Fontanarossa e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane nel 2017
ha fatto individuare oltre 380 casi di trasporto di valuta al
seguito (per un volume di oltre 3,5 milioni€) di cui 81
irregolari, il cui importo illegale, oltre la soglia dei
10.000€, era pari a circa 1,4 milioni€. La maggior parte della
valuta controllata in uscita dal territorio nazionale,
statisticamente, è risultata quella dei viaggiatori di etnia
cinese diretti nel loro Paese di origine (oltre 730.000€); in
entrata, invece, è risultata più significativa quella dei
passeggeri italiani provenienti dalla Svizzera e da Malta (circa
326.000€). Le modalità di trasporto occulto del denaro,
costituito per la quasi totalità da banconote di grosso taglio
(500, 200 e 100€), più facili da nascondere sono risultate
diverse. Le Fiamme Gialle nella rete dei controlli hanno preso
cittadini cingalesi che lavorano in Italia come colf o badanti -
che trasportavano il denaro all’interno delle loro cinture,
della biancheria intima o nei calzini - oppure il commerciante
cinese fermato con 150.000€ all’interno del bagaglio, divisi in
mazzette da 50€ e rilegate con cellophane scuro. I militari
hanno sottoposto a sequestro oltre 220.000€ in contanti con
segnalazione all’Autorità Giudiziaria etnea di 2 persone per
ipotesi di riciclaggio ed autoriciclaggio in quanto i fermati
erano gravati da precedenti per evasione fiscale, ricettazione e
contraffazione.
Catania
– GdF, seguiti
collaboratori giustizia, indicato intreccio
affaristico-politico-mafioso a Vittoria: 6 invischiati. Gli
arresti domiciliari sono per Giuseppe NICOSIA 53enne, già
sindaco di Vittoria, e del fratello Fabio NICOSIA 50enne
consigliere Vittoria nel 2016; Giombattista PUCCIO 56enne
detto “Titta u ballerinu” ; Venerando LAURETTA 47enne;
Raffaele DI PIETRO 54enne e Raffaele GIUNTA
54enne.
Destinataria di misura interdittiva è Nadia FIORELLINI 54enne, poiché all’epoca dei fatti assessore al
Comune di Vittoria, nella sua qualità di pubblico ufficiale,
risponde di falso ideologico in atto pubblico avendo falsamente
autenticato come apposte in sua presenza numerose firme per la
presentazione della lista elettorale “nuove idee” in cui era
candidato Fabio NICOSIA, firme che di fatto erano state invece
apposte dai coindagati DI PIETRO e GIUNTA. Le indagini,
coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania,
sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia
di Finanza. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su
delega della DDA della etnea, hanno eseguito un’ordinanza di
applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale
etneo nei confronti di 6 soggetti in quanto responsabili di
scambio elettorale politico - mafioso per fatti attinenti alle
elezioni amministrative tenutesi nell’anno 2016 del comune di
Vittoria (RG). E’ stata inoltre applicata la misura interdittiva
della sospensione dai pubblici uffici nei confronti
dell’assessore al bilancio dell’epoca per falsificazione delle
autenticazioni delle sottoscrizioni delle liste elettorali. Le
indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria
della Guardia di Finanza ed hanno portato all’emissione della
misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di: -
Giuseppe NICOSIA, già sindaco di Vittoria per due mandati
consecutivi dal 2006 al 2016; Fabio NICOSIA, fratello del
precedente, eletto consigliere comunale a Vittoria nella tornata
elettorale del 2016; Giombattista PUCCIO, detto “Titta u
ballerinu”, di cui è stata accertata giudizialmente nel 2003 la
contemporanea appartenenza alle associazioni mafiose “Cosa
Nostra” e “Stidda”; PUCCIO è stato inoltre coinvolto in diverse
operazioni condotte nei confronti del clan stiddaro “Dominante –
Carbonaro” (Operazioni Squalo nel 1994 e “Flash Back” nel 2006)
ed è indicato da più collaboratori di giustizia quale attuale
esponente di spicco della Stidda; Venerando LAURETTA, già
condannato per la sua appartenenza al clan “Dominante –
Carbonaro”; Raffaele DI PIETRO e Raffaele GIUNTA (cl.1962),
entrambi già noti; i due risultano aver svolto un ruolo di
intermediazione attiva nell’accordo criminale stretto tra
politica e mafia. Le Fiamme Gialle, sotto la direzione della
Procura Distrettuale di Catania, hanno effettuato
intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri ed
acquisizioni documentali. Un contributo notevole è stato altresì
fornito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia
da cui è emerso con chiarezza l’intreccio
affaristico-politico-mafioso che, nella città di
Vittoria,
ha condizionato e orientato le scelte elettorali anche prima
delle elezioni amministrative del 2016. Il quadro delineato dai
collaboratori di giustizia è infatti molto ampio ed evidenzia
come i fratelli NICOSIA abbiano ricevuto a Vittoria il sostegno
elettorale della “Stidda” sia nelle amministrative del 2006 e
2011, sia nelle regionali/nazionali del 2008 e 2012. Il
convogliamento dei voti, secondo il dato univocamente acquisito,
veniva ripagato dal sindaco Giuseppe NICOSIA con l’assegnazione
di appalti e posti di lavoro a favore degli attuali coindagati
GIUNTA e DI PIETRO. Le attività dei Finanzieri del G.I.C.O. del
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, in questo allarmante
scenario, hanno consentito di tracciare ed attualizzare i
contatti avvenuti tra i fratelli NICOSIA ed esponenti di vertice
della “Stidda”, sodalizio mafioso che risulta essere
particolarmente attivo, in area vittoriese, nella gestione
economica di interi settori quali la raccolta della plastica e
la produzione degli imballaggi per i prodotti ortofrutticoli. Le
Fiamme Gialle hanno evidenziato che l’operazione si inserisce in
questo quadro la strategia politica dei fratelli NICOSIA,
orientata a mantenere e consolidare il peso e l’autorevolezza
conquistati nel corso dell’ultimo decennio nelle decisioni del
governo locale. Il collaudato sistema clientelare si reggeva
inoltre anche sui voti degli operatori ecologici: alle ultime
elezioni, il sindaco uscente Giuseppe NICOSIA avrebbe assicurato
infatti l’assunzione di 60 dipendenti dalla società subentrante
nella gestione dei rifiuti a Vittoria. Le Fiamme Gialle nel
corso delle indagini hanno tra l’altro monitorato una riunione,
sollecitata dal DI PIETRO, tra i fratelli NICOSIA ed i
lavoratori dell’azienda di gestione dei rifiuti, finalizzata a
sancire il sostegno elettorale di quest’ultimi in favore dei
NICOSIA. I finanzieri hanno rilevato che nelle fasi antecedenti
la competizione elettorale del 2016, sono stati registrati
contatti tra i NICOSIA e gli esponenti di vertice del clan
stiddaro Giombattista PUCCIO e Venerando LAURETTA. I militari
hanno accertato in particolare che Raffaele GIUNTA, anch’egli
candidato al Consiglio Comunale prima che uno scandalo mediatico
gli imponesse il ritiro dalla competizione, abbia chiamato
Venerando LAURETTA chiedendogli la ricerca di voti a suo
favore. LAURETTA, in risposta, avrebbe evidenziato di essere
già impegnato a sostenere la coalizione appoggiata dai NICOSIA,
aggiungendo che, in cambio, gli era stato promesso dal sindaco
uscente lo sgombero di un edificio pubblico, dove consentirgli
di avviare un centro di assistenza per persone con handicap. Gli
investigatori, il 1° giugno 2016, hanno assistito ad un
incontro tra Fabio NICOSIA e PUCCIO Giombattista, svoltosi
presso la sede di una società di imballaggi in cartone. Il
contatto tra PUCCIO e NICOSIA è stato confermato anche da
successive captazioni di conversazioni telefoniche tra DI PIETRO
e PUCCIO. Le ultime indagini hanno rilevato la disponibilità
del PUCCIO a fornire sostegno elettorale in cambio di benefici
connessi allo svolgimento delle attività economiche gestite dal
proprio figlio nel settore della rimozione dei rifiuti.
Catania
– GdF scopre
corruzione in appalti pilotati gestiti da Publiservizi:
operazione cerchio magico, 6 misure.
Su delega della Procura distrettuale i Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 6
soggetti (2 dei quali in carcere e 4 agli arresti domiciliari)
in quanto responsabili di corruzione continuata con il vincolo
associativo per fatti attinenti alla gestione della
Pubbliservizi S.p.a. di Catania, società “in house” della
Città Metropolitana di Catania, per gli anni 2015 e 2016.
L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della
Guardia di Finanza, convenzionalmente denominata “Cerchio
Magico”, vede quali destinatari della misura in carcere l’ex
Presidente della Pubbliservizi, Adolfo Maria MESSINA
60enne e 1 consulente della partecipata pubblica, Alfio Massimo
TROMBETTA 51enne entrambi promotori e organizzatori del
sodalizio criminale. In più sono stati posti agli arresti
domiciliari: Raffaello Giovanni PEDI 42enne nella sua
qualità di responsabile di una delle 4 posizioni organizzative (manuntenzione
edilizia) in cui si articola la struttura ordinativa della
società nonché quale partecipe ad alcune commissioni di gare
d’appalto rivelatesi “pilotate”; Rosario Simone Graziano REITANO 35enne e Santo
NICOTRA 43enne imprenditori e
amministratori di fatto della ditta individuale “Renergy di
Reitano Rosario” esercente l’attività di “lavori di
installazione di impianti elettrici” e avente sede a San
Giovanni La Punta (CT) e della società “Light and Power SRLS”
esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiale
elettrico” e avente sede in San Giovanni La Punta (CT); Alfio GIUFFRIDA 58enne amministratore di fatto della società
“MA.GI. SRL” esercente l’attività di “costruzioni di edifici” e
con sede a Trecastagni (CT). Tra gli indagati anche Salvatore BRANCHINA 57enne nella sua qualità di responsabile unico
dei procedimenti (RUP) della Pubbliservizi SPA il quale comunque
non è stato raggiunto da alcuna misura restrittiva in quanto ha
offerto agli investigatori un rilevante contributo per l’utile
prosecuzione delle indagini. La “Pubbliservizi S.p.a.” è una
società di servizi integrati nata nel 2006 per iniziativa
dell’ex Provincia Regionale di Catania, oggi Città Mtropolitana
di Catania, con l’obbiettivo di fornire, secondo criteri di
managerialità imprenditoriale, le soluzioni tecniche più
efficienti per la gestione di immobili, aree urbane ed uffici
dell’unico cliente/proprietario che è la Città Metropolitana.
Esemplificativamente, in ragione del vincolo contrattuale in
essere tra la Pubbliservizi e la Città Metropolitana per il
periodo 2014-2016, la società in house, per l’importo
complessivo di oltre 15 milioni€ all’anno, è tenuta a prestare
prevalentemente servizi di manutenzione stradale, opere edili ed
impiantistica soprattutto a favore delle scuole catanesi nonché
di pulizia e igiene ambientale. Trattandosi di società
partecipata, al 99,5% dalla Città Metropolitana di Catania (il
restante 0,5% dall’Istituto Musicale Bellini di Catania), la
stessa è sottoposta agli stessi controlli che vengono esercitati
dell’ex Ente provinciale nei confronti dei propri uffici
interni. L’investigazione, si è svolta tra i mesi di settembre
e dicembre dell’anno scorso, fondatasi su accertamenti bancari,
perquisizioni, analisi documentali e intercettazioni telefoniche
nonché dichiarazioni di dipendenti della Pubbliservizi ed
imprenditori affidatari di lavori, ha messo in un luce un
collaudato sistema corruttivo orchestrato dall’ex Presidente
della Pubbliservizi MESSINA e dal suo stretto collaboratore
TROMBETTA che, avvalendosi del contributo determinante di PEDI,
indirizzavano l’affidamento di lavori e servizi ad imprese terze
corrotte traendone svariate utilità. I Finanzieri del Nucleo di
Polizia Tributaria di Catania per MESSINA e TROMBETTA, oltre
a registrare ingiustificati versamenti sui propri conti correnti
o quelli di stretti congiunti per oltre 200.000 euro, hanno
accertato la corresponsione da parte degli imprenditori corrotti
di altri benefici quali la consegna gratuita di una BMW X3, il
pagamento di pranzi e cene nonché di vestiti firmati, il
contributo di oltre 10.000 euro per l’acquisto di un Rolex ed il
sostenimento dei costi per feste private. Per il dipendente
della Pubbliservizi, Raffaello Giovanni PEDI, pienamente
consapevole del disegno criminoso in essere, il beneficio
essenziale sarebbe consistito nel mantenere intatto il proprio
inquadramento contrattuale in un contesto lavorativo
caratterizzato da ingiustificati demansionamenti o spostamenti
d’incarico operati dal Presidente MESSINA, dal suo insediamento,
per attorniarsi di una ristretta cerchia di persone fidate. La
Guardia di Finanza ha evidenziato che a fronte delle citate
elargizioni, gli imprenditori corrotti sono stati affidatari di
lavori nel settore della manutenzione edilizia e degli arredi
per oltre 800 mila euro e hanno beneficiato anche di pagamenti
“preferenziali” ossia più celeri rispetto agli altri fornitori
della stessa Pubbliservizi. L’aggiudicazione di molteplici
appalti è avvenuta in violazione della normativa di evidenza
pubblica rappresentata dal Codice degli Appalti attraverso:
l’affidamento diretto di lavori artatamente “sotto soglia”,
successivamente “gonfiati” da varianti in corso d’opera, non
sempre realizzate, e dal frazionamento dell’importo dei lavori
finalizzato ad eludere le norme che vincolano, per i lavori
superiori una certa entità (€ 40.000), la scelta del contraente
mediante il c.d. “cottimo fiduciario” (consultazione sul mercato
di almeno 5 operatori idonei a svolgere il lavoro o prestare il
servizio); procedure negoziate “pilotate” caratterizzate anche
dalla partecipazione della sola società aggiudicatrice ovvero
interpellando società svolgenti, per statuto, attività
differenti da quelle in corso di assegnazione. Gli investigatori
delle Fiamme Gialle hanno appurato che in altri casi è stata
registrata anche l’esternalizzazione di servizi a favore delle
imprese corrotte pur avendo la partecipata pubblica le risorse
umane e tecniche per la loro prestazione. Il GIP, unitamente
alle misure restrittive personali, ha disposto il sequestro
preventivo, anche per equivalente, nei confronti dei promotori
l’associazione a delinquere, MESSINA e TROMBETTA, del profitto
corruttivo confiscabile pari complessivamente a oltre 200 mila
euro.
Catania
-
243° anniversario GdF, gen. Quintavalle subentra comando a col.
Manna. La cerimonia del
243° Anniversario di Fondazione del Corpo si è svolta presso la
Caserma “Angelo Majorana” della Guardia di Finanza di Catania,
alla presenza del Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio
Gibilaro
e delle massime Autorità civili,
militari e religiose del capoluogo etneo. La manifestazione
delle Fiamme Gialle svoltasi con la consegna di benemerenze ai
militari maggiormente distinti nel periodo delle attività di
servizio
è proseguita, con l’
avvicendamento nella carica di Comandante Provinciale di Catania
tra il Col. t.ST Roberto Manna ed
il Gen.B. Antonio Nicola Quintavalle
Cecere. I militari che prestano servizio nei reparti della
provincia ed una rappresentanza del personale in congedo, hanno
preso inizio parte
alle ore 10:30, all’evento. Il
Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio Gibilaro nel corso
dell’incontro ha tessuto lodi per il c.te cedente col. Roberto
Manna distintosi sia sotto il profilo operativo di comando che
umano. L’ufficiale lasciando la sede di Catania è destinato ad
alti impegni di comando alla GdF Regione Sicilia. Il col. Manna
emozionato nel suo discorso di commiato ha mostrato sentimenti
di rispetto per la città etnea dove ha svolto egregiamente il
mandato di comando per oltre 4 anni. Il Gen.B. Antonio Nicola
Quintavalle Cecere comandante provinciale si è detto onorato
nel proseguire il suo cammino al Comando di Catania. Ai due alti
ufficiali si augura il buon lavoro.
Catania
- GdF sequestra 2 kg
cocaina, arrestato camionista corriere napoletano.
Si tratta di
Antonio PANE
30enne di
Napoli.
I Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno tratto in arresto un soggetto di
origini napoletane di 30 anni, corriere di un carico di 2
kilogrammi di cocaina destinata al mercato catanese.
Il sequestro della
sostanza stupefacente e l’arresto di Antonio PANE sono scaturiti
dall’intensificazione del dispositivo di controllo economico del
territorio. I militari hanno attuato il contrasto ai fenomeni
illeciti che interessano le rotabili ed i punti di accesso alle
località turistiche della provincia etnea.
Gli uomini del Nucleo di
Polizia Tributaria stavano effettuando dei controlli notturni su
strada ai veicoli in uscita dal casello autostradale di Acireale
(CT) quando, intimato l’alt a un camion, si sono accorti del
lancio dal finestrino di 2 involucri scuri. Una volta fermato
il mezzo, intestato ad una ignara ditta di trasporti di generi
alimentari di Castellammare (NA), recuperati i 2 pacchi avvolti
con nastro da imballaggio, i militari hanno scoperto che al loro
interno vi era la cocaina.
I finanzieri hanno
informato la Procura etnea, PANE è stato tratto in arresto ed
accompagnato presso il carcere di Catania Piazza Lanza. La cocaina sequestrata,
avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, almeno 150.000€ di
guadagni illeciti.
Catania
–
Alberghi e
distrazione sovvenzioni pubbliche dedicate a crescita
territorio: GdF sequestra beni per 5,7 milioni€.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania,
in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale
etneo su richiesta della Procura catanese, hanno sottoposto a
sequestro preventivo denaro e beni per un valore complessivo di
circa 5,7 milioni di euro appartenenti a due società, aventi
sede a Milano, ed ai rispettivi amministratori per aver
destinato a finalità diverse sovvenzioni pubbliche dedicate alla
crescita del territorio locale. I soggetti coinvolti sono il
Gruppo Waste Italia s.p.a. (già Kinexia s.p.a.) e la Volteo
Energie s.p.a. nonché rispettivamente l’attuale presidente del
consiglio di amministrazione dell’una, Pietro Colucci, e l’ex
amministratore delegato dell’altra, Raimondo Flavio. La Volteo è
un’impresa attiva nel settore delle fonti di energia rinnovabili
ed è inserita nel gruppo societario Waste Italia s.p.a., società
quest’ultima quotata nella Borsa Italiana.
L’indagine, iniziata nel 2015, ha avuto ad oggetto l’utilizzo
dei fondi statali destinati alla ristrutturazione dell’ex “Hotel
Perla Jonica”, fiore all’occhiello del borgo marinaro di
Capomulini, in Acireale (CT). Il rinomato complesso
alberghiero nel 2014, aveva attratto l’interesse dello sceicco
arabo Al hamed Ahmed Hamed, della famiglia reale di Abu Dabhi,
che l’aveva acquistato al prezzo di 33 milioni di euro tramite
la società partecipata italiana Item Capomulini srl, con
l’obiettivo di costruire un nuovo polo turistico eco-sostenibile
denominato “Hotel Hilton Capomulini”.
A
fronte di un investimento totale stimato in circa 80 milioni di
euro, la società acquirente (Item srl) è stata beneficiaria di
uno dei contratti di sviluppo promossi nel 2014 dal Ministero
dello Sviluppo Economico finalizzati alla concessione di
finanziamenti europei a fondo perduto in settori strategici per
la crescita economica quale è appunto quello turistico. La nuova
struttura alberghiera e congressuale doveva essere realizzata
entro la fine del 2015; il relativo progetto, riconosciuto tra
gli investimenti cruciali per il rafforzamento delle aree del
Mezzogiorno, doveva essere sostenuto con un finanziamento
pubblico complessivo di 24 milioni di euro.
Nel 2014, la Item srl e la Volteo Energie spa hanno stipulato un
accordo in base al quale la prima affidava alla seconda la
ristrutturazione del complesso edilizio de “La Perla Jonica”. La
Item Capomulini Srl, nel 2015, una volta ottenuto dall’ente
pubblico Invitalia s.p.a. un anticipo sul finanziamento, pari a
7 milioni di euro, lo aveva interamente versato nelle casse
della società appaltatrice, la Volteo Energie s.p.a., per
l’esecuzione dell’opera.
I
militari della Guardia di Finanza, seguendo le tracce dei
movimenti bancari e mossi dal sospetto della persistente fase di
stallo dei lavori, hanno scoperto che la Volteo Energie s.p.a.
ha utilizzato parte del denaro pubblico per scopi del tutto
diversi da quelli cui era destinato con conseguente danno per
l’economia locale che è stata privata di ingenti risorse
finanziarie stanziate per la crescita del territorio.
Nei fatti, dei 7 milioni di euro versati sul conto corrente
dedicato della Volteo Energie s.p.a. per la “commessa Capomulini”,
solo 1 milione di euro circa è stato effettivamente
impiegato per pagare la fornitura di beni e servizi utili al
cantiere della Perla Jonica. La Volteo, infatti, ha eseguito
pagamenti per 2 milioni di euro nei confronti di altre imprese
appartenenti al Gruppo Waste Italia spa non impegnate nella
realizzazione dell’opera; ulteriori 2 milioni di euro circa sono
stati utilizzati per fronteggiare spese della società non
relative al cantiere in questione; da ultimo, la restante parte,
1.800.000 euro, è finita direttamente nelle casse della
Capogruppo, Waste Italia spa, che l’ha investita per l’acquisto
di una foresteria a Londra.
A sorreggere l’ipotesi di reato configurata dalla Procura di
Catania, alcune significative risultanze tecniche derivanti
dalle intercettazioni: in una di queste, Pietro Colucci del
Gruppo Waste Italia s.p.a., per giustificare il ritardo nei
lavori, spiega al rappresentante della Item Capomulini srl che:
“noi abbiamo destinato delle risorse a eventi che non
riguardano il cantiere e quello purtroppo è una sciocchezza che
abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri”.
Il Giudice per le indagini preliminari, sulla base di queste
evidenze, ha disposto il sequestro di denaro e beni pari
all’ammontare del finanziamento pubblico che, anziché essere
destinato alla realizzazione dell’opera, è stato distratto con
le modalità sopra descritte. Le Fiamme Gialle, svolti gli
opportuni accertamenti, hanno dunque sottoposto a sequestro beni
e disponibilità liquide presenti nei conti correnti delle due
società coinvolte e degli indagati così recuperando le risorse
pubbliche distratte dalla loro originaria finalità.
Catania
–
Mafia, GdF sequestra beni 44milioni € ad amici dei Mazzei.
Le Fiamme Gialle, a seguito di complesse indagini sul clan
Mazzei di Catania e sui beni di questa organizzazione mafiosa
delegate dalla Procura Distrettuale Antimafia ai finanzieri del
Comando Provinciale di Catania, hanno eseguito un provvedimento
emesso dal Tribunale di Prevenzione di Catania. i militari hanno
dato esecuzione alla misura di sequestro del patrimonio di
circa 44 milioni di euro, illecitamente accumulato da William
Alfonso CERBO 34 enne, attualmente detenuto agli arresti
domiciliari ed imputato per i reati di associazione mafiosa,
trasferimento fraudolento di valori e bancarotta. William CERBO
era stato tratto in arresto dalla stessa Guardia di Finanza
nell’aprile del 2014 con 15 persone nel corso dell’operazione “Scarface”.
CERBO nell’inchiesta era emerso quale elemento di spicco del
sodalizio criminale dei “Carcagnusi”, particolarmente attivo
nella gestione di attività economiche ed imprenditoriali del
clan Mazzei oltreché delle più classiche attività di estorsione
e recupero crediti. L’operazione, a suo tempo, era stata
denominata “Scarface” perché dalle indagini tecniche svolte
dagli uomini del GICO di Catania il giovane era solito emulare
il boss Tony Montana del film “Scarface”. CERBO addirittura si
era fatto costruire un trono con sopra riportate le sue
iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito
sedersi nel film l’attore Al Pacino. Le indagini avevano fatto
emergere un quadro in cui i proventi delle attività delittuose e
delle bancarotte realizzate con metodo mafioso venivano inseriti
nel circuito legale attraverso la creazione di una galassia di
imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche (a
copertura di bische clandestine) e finanche enti non a scopo di
lucro. Ciò avveniva con la complicità di prestanome, familiari e
conviventi. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di
Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale
Antimafia, sulla base di plurimi gravi indizi, hanno quindi
avviato un’indagine patrimoniale mirata nei confronti del CERBO
e del suo nucleo familiare volta a verificare la coerenza del
loro tenore di vita nonché del patrimonio posseduto con i
redditi dagli stessi dichiarati. 2 le investigazioni, condotte
anche con l’ausilio di sofisticati software sviluppati dalla
Guardia di Finanza per l’analisi sinergica di tutte le
informazioni desumibili dalle banche dati. I militari hanno
individuato i beni, mobili e immobili, illecitamente accumulati
dalla famiglia CERBO ed hanno evidenziato la disponibilità
complessiva di redditi di oltre 2 milioni di euro rispetto ai
soli 80 mila euro dichiarati al Fisco in 14 anni. Le Fiamme
Gialle, nel corso dell’attività, in una delle società gravitanti
nell’orbita dei “Mazzei” hanno rinvenuto bilanci firmati da
soci già deceduti da anni. La Sezione Misure di Prevenzione ha,
disposto il sequestro di quote societarie di 20 aziende e 30
beni immobili ubicati in diverse regioni d’Italia e
riconducibili a William CERBO, nonché di orologi di pregio, il
tutto per un controvalore complessivo pari a circa 44 milioni di
euro. Tra gli immobili sottoposti a sequestro anche la villa di
CERBO che, per quanto emerso durante le indagini, il giovane
voleva ristrutturare rendendola il più possibile simile, anche
in questo caso, a quella del film “Scarface”.
Catania
– GdF blocca corriere con 3,480 kg marijuana. I militari
hanno fermato Gianfranco Mento 49enne messinese. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in
arresto il soggetto originario e residente in Messina, per
traffico di stupefacenti e proceduto al sequestro di 3,480 kg di
sostanza stupefacente del tipo marijuana. I militari hanno
scelto di intensificare il controllo di quei territori che, a
Catania, più si prestano alla realizzazione di traffici
illeciti. I luoghi controllati sono : la stazione ferroviaria,
l’aeroporto ed il casello autostradale di San Gregorio, dove
già le Fiamme Gialle sono ripetutamente intervenute. I
militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nel quadro di
differenti attività di servizio finalizzate al contrasto del
traffico di droga, all’altezza del casello autostradale di San
Gregorio, hanno fermato e sottoposto a controllo una Fiat Uno
con a bordo una persona, identificata Gianfranco Mento 49enne il
quale subito, ha palesato evidenti segni di nervosismo.
I baschi verdi in base alle dichiarazioni poco credibili rese
dal Mento alle richieste formulategli, hanno iniziato
un’ispezione dell’auto. le Fiamme Gialle hanno rinvenuto nel
bagagliaio 1 busta di plastica di colore nero con 6 contenitori
in cellophane dove erano stati occultati oltre 3 chilogrammi di
marijuana.
Il soggetto messinese scoperto, su disposizione della locale
Autorità Giudiziaria, è stato tratto in arresto. Mento risulta
già noto in materia di stupefacenti.
La marijuana sequestrata, probabilmente destinata al mercato
della provincia messinese, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa
30.000 euro.
L’azione della Guardia di Finanza di Catania è perseverante sul
fronte del contrasto al traffico illecito di stupefacenti. I
baschi verdi negli ultimi mesi, hanno assicurato alla
giustizia 14 trafficanti e sequestrato oltre 100 kg di sostanze
stupefacenti di vario tipo.
Catania
-
GdF scopre deposito cinese scarpe false, 1 denunciato.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito di un servizio volto alla repressione della
contraffazione, hanno concluso una importante operazione
culminata con il sequestro di oltre 5.000 paia di scarpe con
marchio ADIDAS, rinvenute in un esercizio commerciale di
Misterbianco riconducibile ad un cittadino cinese. Le Fiamme
Gialle hanno ulteriormente incrementato le proprie attività in
corrispondenza della stagione estiva. I Baschi Verdi sono
nuovamente intervenuti sulla filiera del falso, rinvenendo un
vero e proprio deposito di stoccaggio. Il maldestro avrebbe
rifornito gli ambulanti che poi vendevano le scarpe lungo i
litorali e nei mercatini della provincia etnea. I militari hanno
scoperto che i “furbi” per sfuggire ai controlli avrebbero,
questa volta, escogitato un nuovo metodo tendente a mascherare
il marchio contraffatto (nel caso specifico le tre strisce
Adidas) mediante l’apposizione di un’appendice adesiva
trasversale facilmente rimovibile al momento della vendita.
L’accorgimento però non è sfuggito ai finanzieri che
all’apertura dei cartoni contenenti le calzature hanno subito
scoperto il tentativo di confondere i prodotti contraffatti.
Tutte le calzature, al termine dell’intervento, sono state
sequestrate ed il cinese è stato deferito alla competente
Procura della Repubblica di Catania per l’illecito di
Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni
falsi. La lotta alla contraffazione continua a costituire uno
dei principali settori operativi della mission istituzionale
della Guardia di Finanza nell’ottica di garantire il consumatore
e tutelare coloro che rispettano le regole del mercato, anche
considerando che le calzature sequestrate avrebbero garantito un
introito illegale di oltre 100.000€.
Catania –
Donna arriva da Turchia in aeroporto, bloccata da GdF con 3kg
cocaina. L’azione di monitoraggio ha consentito di
individuare una cittadina di nazionalità nigeriana proveniente
da Istanbul con volo della Turkish Airlines partito dal
Madagascar. La donna, durante le operazioni di controllo, ha
manifestato evidenti segni di nervosismo tanto da indurre
Finanzieri e funzionari delle Dogane a verificare con la
massima accuratezza i bagagli trasportati dalla passeggera e il
relativo contenuto. I tutori dell’ordine hanno così scoperto un
doppio fondo in una valigia, all’interno del quale era nascosto
un involucro contenente oltre 3 kg. di sostanza stupefacente del
tipo eroina. Il corriere è stato tratto in arresto per traffico
internazionale di sostanze stupefacenti e conseguentemente
accompagnato presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza -
Catania. L’eroina sottoposta a sequestro è risultata purissima
alle analisi e, secondo le prime approssimative stime, avrebbe
potuto consentire proventi illeciti per oltre centocinquantamila
euro. Con l’arrivo della stagione estiva ed in relazione alla
perdurante minaccia terroristica sono stati ulteriormente
intensificati i controlli in arrivo all’aeroporto di Catania,
specie dai voli provenienti dalle rotte cd. “a rischio”. Guardia
di Finanza e Dogane in tale contesto, hanno predisposto
specifici dispositivi anche per contrastare il traffico di
sostanze stupefacenti, sviluppando una mirata analisi di rischio
preventiva.
Catania –
GdF sospende attività commerciale cinese: 2 tonnellate i
prodotti inidonei a consumo.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito dei controlli fiscali e della lotta al
fenomeno della contraffazione, hanno sottoposto a sequestro,
all’interno di un negozio di alimentari, in zona piazza Carlo
Alberto, oltre 2200 kg di prodotti non idonei al consumo e privi
di qualsiasi forma di tracciabilità ai fini della sicurezza
alimentare. I finanzieri del Gruppo di Catania, dopo aver
effettuato l’accesso per avviare un controllo di tipo fiscale,
hanno riscontrato che nell’esercizio commerciale, gestito da una
cittadina cinese, erano posti in vendita alimenti in cattivo
stato di conservazione ovvero privi dei requisiti di sicurezza
imposti dalla normativa nazionale ed europea per la
commercializzazione al pubblico. Le Fiamme Gialle, avendo
rilevato anche le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui
versavano i locali, con annesso magazzino, hanno provveduto
immediatamente a chiedere l’intervento dell’Azienda Sanitaria
Provinciale. L’intervento degli ispettori sanitari ha
determinato la sospensione dell’attività commerciale per il
ripristino dello stato dei luoghi e l’irrogazione delle sanzioni
di competenza. I militari hanno accertato numerose infrazioni
sui prodotti esposti in vendita, in prevalenza farine, frutta
secca, paste fresche e non, insaccati e carni varie: la
mancanza della denominazione dell’alimento, l’elenco degli
ingredienti, il paese di origine della merce, il termine minimo
di conservazione, la data di scadenza e finanche
confezionamenti improvvisati. Molti altri prodotti, di palese
provenienza asiatica, non presentavano, inoltre, informazione
in lingua italiana. La cittadina cinese titolare dell’attività
commerciale è stata segnalata alla competente Autorità
amministrativa per l’irrogazione delle previste sanzioni in
materia di commercializzazione di prodotti alimentari. Le Fiamme
Gialle stanno svolgendo approfondimenti sulla complessiva
posizione fiscale e sui canali di approvvigionamento della merce
rinvenuta. Il servizio si pone nel solco delle attività
quotidianamente svolte dalla Guardia di Finanza a tutela
dell’economia legale e dell’imprenditoria sana, messa in
difficoltà da chi opera in spregio delle regole, e dei
consumatori, anello finale della catena commerciale.
Nicolosi
CT – GdF salva escursionista tedesco feritosi sull’Etna.
I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF)
di Nicolosi, ale ore 13,30 circa, allertati dal responsabile
delle guide vulcanologiche dell’Etna, sono intervenuti,
unitamente al personale del Corpo dei Vigili del Fuoco del
Comando Provinciale di Catania, del C.N.S.A.S. e delle guide
Vulcanologiche, per portare soccorso ad un turista di 71 anni di
nazionalità tedesca che, a causa di una rovinosa caduta, si è
procurato la frattura scomposta a una gamba. Il malcapitato era
insieme ad un gruppo di connazionali che, accompagnati da 2
guide vulcanologiche, stavano effettuando una escursione nella
Valle del Bove, località Canalone dei Faggi. I finanzieri del
Soccorso Alpino di Nicolosi, in collaborazione con gli altri
Enti intervenuti, hanno raggiunto il soggetto e, dopo averlo
posto sulla barella, hanno provveduto con tecniche specifiche a
trasportarlo fino all’ambulanza del 118 in attesa in località
Schiena dell’Asino. Le operazioni di soccorso sono state
costantemente seguite dalla Prefettura di Catania e coordinate
dalla Sala Operativa del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza.
Catania –
GdF
scopre orologi pregiati falsi venduti su fb, 1 denunciato. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno
sottoposto a sequestro decine di orologi a falso marchio Rolex,
nonché relativi accessori, posti in vendita sul web attraverso
le pagine del social network Facebook e denunciato un
responsabile. L’attività è scaturita dal monitoraggio della rete
internet, sempre più utilizzata anche per traffici illeciti,
nell’ambito dei quotidiani servizi svolti a contrasto della
contraffazione. Le attività investigative svolte dai finanzieri
del Gruppo di Catania hanno consentito di individuare, in
particolare, una pagina Facebook dove erano pubblicati annunci e
fotografie di numerosi orologi di pregio, posti in vendita a
prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato. Gli
investigatori delle Fiamme Gialle, attraverso lo sviluppo delle
preliminari evidenze acquisite, hanno individuato il soggetto
che gestiva l’area web e verificato che i prodotti posti in
vendita fossero contraffatti. I militari, sotto il coordinamento
della Procura della Repubblica di Catania, hanno eseguio una
perquisizione domiciliare presso l’abitazione di un trentenne
catanese dove sono stati scoperti numerosi modelli ROLEX, quali
“Yachtmaster”, “Datejust”, “GMTMaster II”, “Submariner” ed
“Explorer II”, comprensivi di confezioni, certificati e sigilli
di garanzia, tutti rigorosamente e abilmente contraffatti. La
ricostruzione operata dai finanzieri ha permesso di accertare
come i prodotti di orologeria fossero approvvigionati, sempre
via internet, da piattaforme on line di ecommerce allocate in
paesi dell’est-asiatico (in particolare Hong Kong), e
successivamente rivenduti, come testimoniato dalle molteplici
ricevute di spedizione rinvenute, non solo a Catania, ma su
tutto il territorio nazionale. La truffa sarebbe quindi stata
perpetrata proprio grazie all’agevole esposizione dei prodotti
attraverso le pagine Fb. I militari, a conclusione
dell’attività, hanno proceduto al sequestro, oltre che di
accessori, quali cappellini a logo Rolex, bustine e confezioni,
di 20 orologi Rolex, risultati acquistati ad un costo oscillante
tra i 50 e 100 euro e rivenduti, a seconda del modello, a un
prezzo tra i 150 e 400 euro. Il responsabile è stato deferito
alla competente Autorità Giudiziaria per il reati di
introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni
falsi, vendita di prodotti industriali con segni mendaci nonché
per ricettazione. Le Fiamme Gialle evidenziano che “il fenomeno
descritto faccia emergere un sistema utilizzato sempre più su
larga scala, fondato sull’estrema polverizzazione dei soggetti,
anche nazionali, che offrono beni sulla rete internet, nonché la
possibilità di avviare un’impresa illecita con un ridotto
impiego di capitali e in poco tempo, senza nemmeno la necessità
di disporre di grandi spazi per lo stoccaggio”.
Catania -
GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a catanesi in
mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14 misure
cautelari. La merce, per ridurre il rischio di controlli,
veniva trasportata ben occultata a bordo di alcune vetture e,
come filmato dagli investigatori, ceduti dai lentinesi ai
catanesi nei parcheggi di alcuni centri commerciali ovvero del
palaghiaccio etneo. I soggetti implicati, ed alcuni anche già
noti per rapina, furto, traffico di stupefacenti, contrabbando,
truffa e associazione a delinquere finalizzata all’usura, sono:
Nunzio RUSSO 67enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare
in carcere; Santo MARCHÌ 36enne, colpito da ordinanza di
custodia cautelare in carcere; Eugenio RUSSO 32enne, colpito da
ordinanza di custodia cautelare in carcere; Giuseppe MASITTI
32enne classe 1983, colpito da ordinanza di custodia cautelare
in carcere; Pietro ZAPPALÀ, 33enne , colpito da ordinanza di
custodia cautelare in carcere. Obbligo alla presentazione alla
Polizia Giudiziaria: Salvatore Renato AMORUSO 52enne, colpito
da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Biagio FIORENZA 52enne, colpito da ordinanza di
obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Vincenzo
BIVONA, 59enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria; Roberto BARBERA, 52enne,
colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Davide D’ALESSANDRO 27enne, colpito da ordinanza
di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Giovanni
MILICI 60enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria; Armando PUGLISI, 52enne,
colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Vincenzo ARENA, 54enne, colpito da ordinanza di
obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Francesco
RUSSO, 65enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria; Concettina GIORDANO
80enne, colpita da ordinanza di obbligo alla presentazione alla
Polizia Giudiziaria; Santina Veronica LO VECCHIO 28enne, colpita
da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Martino SANFILIPPO 25enne, colpito da ordinanza di
obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Alfio
CATALANO 53enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria;Rosario FERRANTI 36enne,
colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria. I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, alle prime luci del giorno all’alba, hanno
dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il
Tribunale etneo nei confronti di 19 soggetti – 5 tratti in
arresto e 14 destinatari di misure cautelari dell’obbligo di
presentazione alla Polizia Giudiziaria – tutti siciliani, per i
reati di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando
di T.L.E. le Fiamme Gialle, nel corso dell’operazione hanno
eseguito, tra l’altro, il sequestro dei veicoli utilizzati
nell’illecito traffico. Le indagini, coordinate dalla locale
Procura Distrettuale della Repubblica, hanno consentito di
smantellare una complessa organizzazione, costituita
prevalentemente da soggetti già noti, che aveva monopolizzato la
vendita di sigarette di contrabbando nella centralissima zona
del mercato di piazza Carlo Alberto. L’attività investigativa
del Gruppo di Catania ha consentito di riscontrare che
l’associazione, al vertice della quale è presente anche il
figlio di un esponente riconducibile al noto clan mafioso
catanese dei “SCIUTO-TIGNA”, aveva suddiviso l’area mercatale in
4 zone, esercitando il controllo minuzioso su ognuna di esse e
stabilendo per tutte i prezzi per la minuta vendita delle
sigarette eliminando qualsiasi forma di concorrenza. Le
cessioni, che venivano effettuate anche grazie a stalli
posizionati nei punti di maggiore afflusso e transito degli
avventori del mercato, erano garantite dagli ambulanti abusivi a
un prezzo di circa 3€ a pacchetto. I minutanti, alcuni dei quali
vivevano completamente con i proventi dell’illecito commercio,
al termine della giornata, raccoglievano i tabacchi invenduti e
li occultavano in alcuni furgoncini ovvero nelle cabine
elettriche o telefoniche ubicate nei pressi di Piazza Carlo
Alberto, pronti per essere riproposte sui banchetti il giorno
seguente. L’organizzazione per nascondere e conservare le
stecche di sigarette, è ricorsa anche alla copertura fornita da
una “edicola” ambulante allestita presso la piazza gestita da
una donna anziana. I militari hanno rilevato che, nei giorni di
assenza del venditore normalmente preposto allo smercio delle
sigarette, era la stessa donna che assicurava anche la vendita
dell’illecito prodotto al fine di mantenere il presidio della
zona di influenza. La suddivisione del territorio tra i vari
sodali ed i singoli minutanti era effettuata secondo un
principio gerarchico, in base al quale i migliori stalli
competevano ai soggetti più importanti e di spessore. Alcune
postazioni, infatti, erano in grado di assicurare un guadagno
anche di oltre 1500€ a settimana, garantendo al minutante una
paga giornaliera di circa 50€. L’organizzazione nel caso di
scarso rendimento nelle vendite, sanzionava l’ambulante con una
forte riduzione della paga. Le Fiamme Gialle hanno così
ricostruito l’intera dinamica illecita riscontrando cessioni di
tabacchi per quasi una tonnellata (pari a circa 50.000 pacchetti
di sigarette), per un totale di tributi evasi di circa
138.000€. Le investigazioni hanno consentito di appurare, tra
l’altro, come il sodalizio criminale vendesse tabacchi di
diversa qualità: sigarette provenienti dal cd. regime “duty
free”, di migliore manifattura, ovvero le cd. “tinte” – come
emerso dalle intercettazioni – tabacchi di scarsa qualità nei
quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri
dannosi. Le analisi microbiologiche, eseguite dalla locale
A.S.P. sui campioni di prodotto sequestrato dai militari, hanno
permesso ai tecnici di analisi di riscontrare la presenza di una
elevatissima carica batterica e di miceti, agenti che sono in
grado di provocare patologie infettive all’apparato
respiratorio, digerente, nonché al sangue. L’attività d’indagine
dei Baschi Verdi partendo dal monitoraggio degli ambulanti, ha
consentito di risalire la catena organizzativa fino
all’individuazione dei responsabili a monte nonché di recidere i
canali di approvvigionamento, localizzati principalmente
nell’area del lentinese. Le sigarette, anche dopo lunghe
trattative, venivano acquistate dall’organizzazione al prezzo di
circa 1€ a pacchetto, assicurando così un margine complessivo di
guadagno di 2€ a confezione. Il sodalizio criminale era
riuscito, grazie a una costante fornitura di tabacchi venduti ad
un prezzo decisamente concorrenziale, a ramificare la propria
presenza anche in altri mercati rionali della Sicilia orientale
(Messina e Paternò)
Catania
– GdF, Operazione "ICARO" Wind Jet: esecuzione provvedimento
per 17, domiciliari a Pulvirenti e Rantuccio. Il G.I.P. del
Tribunale di Catania, a seguito di richiesta della Procura della
Repubblica di Catania, ha emesso provvedimento d’arresto ai
domiciliari per
Antonino PULVIRENTI e Stefano RANTUCCIO - rispettivamente
Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per
il reato di bancarotta fraudolenta. I soggetti indagati
nell’ambito del contesto investigativo sono: Antonino PULVIRENTI, quale Presidente del Consiglio di
Amministrazione di “WIND JET S.p.a”: - applicazione delle misure
cautelari degli arresti domiciliari; - divieto temporaneo di
esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; -
sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati
Stefano RANTUCCIO quale Amministratore Delegato di “WIND
JET S.p.a.”: - applicazione delle misure cautelari degli arresti
domiciliari; - divieto temporaneo di esercitare attività
professionali e/o imprenditoriali; - sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati Angelo VITALITI,
quale componente del Consiglio di Amministrazione di “WIND JET
S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività
professionali e/o imprenditoriali; sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati, Vincenzo PATTI
quale Presidente del Collegio Sindacale di “WIND JET S.p.a.”: divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o
imprenditoriali; Paola SANTAGATI, quale commercialista di
“WIND JET S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività
professionali e/o imprenditoriali; Gianni COMINU, quale
Maintenence PH di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati, Giuseppe D’AMICO,
quale Engineering Manager di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro
preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Biagio
RANTUCCIO, fratello di Stefano, quale destinatario di somme
di denaro sul proprio conto corrente; - sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati, Matko DADIC, quale
Managing Director di “Dale Aviation Ltd” (UK); - sequestro
preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Gregoire
LEBIGOT, quale Administrator della “Jmv Aviation S.a.r.l.” (LU):
- sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,
Karl RICKARD, quale Vice President della “Jmv Aviation
S.a.r.l.” (LU); - sequestro preventivo di somme unitamente ad
altri coimputati, Sarah PATTI quale componente del
collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”; - indagata a piede
libero; Gianmarco ABBADESSA quale componente del
collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”: - indagato a piede
libero; Luciano DI FAZIO, Senior Partner di “Emintad
Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica; - indagato a
piede libero; Gianluca CEDRO, Senior Partner di
“Emintad Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica: -
indagato a piede libero; Giulio MARCHETTI, quale
Associate Partner della società di revisione “Bompani Audit
S.r.l.”: - indagato a piede libero; Remo SIMONETTI,
quale Amministratore della società di revisione “Bompani Audit
S.r.l.”; - indagato a piede libero. Gli uomini del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in esecuzione
del provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania, a
seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Catania,
hanno tratto in arresto ai domiciliari Antonino PULVIRENTI e
Stefano RANTUCCIO - rispettivamente Presidente e Amministratore
delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per il reato di bancarotta
fraudolenta. Nei confronti di ulteriori 3 indagati, Angelo
Agatino VITALITI (Componente del Consiglio di Amministrazione di
“Wind Jet S.p.a.”), Vincenzo PATTI e Paola SANTAGATI -
rispettivamente Presidente del Collegio Sindacale e
Commercialista della “Wind Jet S.p.a.” - è stato disposto, in
relazione alla stessa ipotesi delittuosa, il divieto temporaneo
di esercitare attività professionali e imprenditoriali. In
esecuzione del medesimo provvedimento, i finanzieri del Nucleo
di Polizia tributaria di Catania hanno proceduto al sequestro
preventivo di cospicue somme di denaro nei confronti dei
principali indagati, anche su conti individuati in Svizzera,
attraverso rogatorie internazionali. La vicenda nasce
nell’agosto 2012, quando, a seguito del fallimento della
trattativa per la cessione della Wind Jet all’Alitalia, la
compagnia aerea siciliana, in forte crisi di liquidità, aveva
sospeso le proprie attività. la società nel maggio successivo
veniva ammessa dal Tribunale Fallimentare di Catania alla
procedura di concordato preventivo liquidatorio, con un passivo
di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario per
oltre 43 milioni di euro. Le indagini - dirette dai Magistrati
del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della
Procura distrettuale di Catania - sono state svolte dal Nucleo
di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania, in
stretta collaborazione con i consulenti tecnici nominati
dall’Autorità Giudiziaria e con il supporto del Nucleo Speciale
di Polizia Valutaria. Le attività hanno consentito alle Fiamme
Gialle di ricostruire - attraverso l’analisi delle complesse
vicende societarie - le operazioni dolose compiute a partire dal
2005 che hanno determinato l’aggravamento dello stato di
dissesto della “Wind Jet S.p.a.”. Il quadro complessivo emerso
dall’esame della documentazione sequestrata, dalle ispezioni
informatiche, dalle rogatorie internazionali eseguite in
Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti,
nonché dagli accertamenti bancari, dall’approfondimento di
segnalazioni sospette e dalle indagini tecniche ha evidenziato
che la società, già a partire dal 2005 non avrebbe dovuto
operare sul mercato in ragione delle ingenti perdite accumulate.
Le Fiamme Gialle fra le operazioni fraudolente finalizzate all’occultamento delle effettive perdite ed all’incremento
dell’attivo patrimoniale hanno inquadrato la rivalutazione del
marchio Wind Jet nell’annualità 2005, operata in contrasto con i
criteri di redazione del bilancio. Tale marchio, iscritto nel
bilancio 2004 a soli 319 euro, è stato poi valorizzato nel
bilancio dell’anno 2005, sulla scorta di una perizia ritenuta di
comodo, in 10 milioni di euro, somma alla quale è stato ceduto
(e retrocesso dopo pochi anni) alla “Meridi S.r.l.” (società di
gestione di supermercati facente parte del medesimo gruppo
imprenditoriale). Le Fiamme Gialle hanno individuato ed
appurato che nei bilanci relativi agli anni successivi,
artificiose sopravvalutazioni operate con il contributo di
società estere che, attraverso perizie “di comodo”, hanno
gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30
milioni di euro. In tale contesto si inquadra la
sopravvalutazione operata da due imprenditori stranieri (Matko
DADIC, e Karl RICKARD), attraverso proprie società estere (“Dale
Aviation Ltd” e “Powerjet Aviation Service Ltd”) dei rottami
dell’aereo incidentato nel 2010 in fase di atterraggio
all’aeroporto di Palermo, valutati oltre 21 milioni di euro, a
fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di
poco più di 600 mila euro. Le Fiamme Gialle dalle indagini
hanno anche evidenziato indizi di responsabilità a carico dei
componenti dell’organo sindacale ai quali la legge assegna
specifiche funzioni di vigilanza e controllo. Sotto la lente
d’ingrandimento dei Magistrati della Procura distrettuale di
Catania e dei finanzieri sono finiti anche i responsabili della
società di revisione, la “Bompani Audit S.r.l.”, che avrebbero
concordato e retrodatato le relazioni di revisione da allegare
ai bilanci relativi agli anni dal 2008 al 2011, sulla scorta di
indicazioni fornite dal commercialista della Wind Jet, dott.ssa
Paola SANTAGATI, così da nascondere la reale situazione di
dissesto in cui versava la società. Le Fiamme Gialle hanno
rilevato che assai significativa appare la circostanza per cui
il Management della compagnia aerea, quando la società già
versava in grave crisi di liquidità, abbia distratto ingenti
somme di denaro verso altre società del “Gruppo Pulvirenti”,
giustificandole, in un caso, come restituzione di pagamenti
effettuati per conto della “Wind Jet S.p.a.” (1.800.000 euro nei
confronti di “Finaria S.p.A.”) ed, in un altro, quale pagamento
parziale per il riacquisto del marchio “Wind Jet” (2.400.000
euro nei confronti della “Meridi S.r.l.”). L’attività degli
investigatori ha permesso di rilevare che, sempre con la
compiacenza degli imprenditori stranieri, l’amministratore
delegato della Wind Jet, Stefano Rantuccio, abbia sottratto
risorse finanziarie alla società utilizzando false fatture
relative alla manutenzione degli aeromobili o all’acquisto di
costosi ricambi. L’esame della copiosa documentazione bancaria
acquisita dalle Fiamme Gialle ha anche permesso di accertare che
lo stesso Stefano Rantuccio, con l’aiuto del fratello Biagio
(anch’egli indagato), si sarebbe appropriato, di oltre 270 mila
euro tratti da somme precedentemente trasferite dalla Wind Jet
su conti di società estere attraverso fatture gonfiate. La
restituzione ai Rantuccio sarebbe avvenuta attraverso bonifici
su conti personali e accrediti su carte prepagate intestate a
prestanome rumeni.
Catania
– GdF: operazione “Capolinea” 8 arresti “gruppo stazione”,
collaboratori giustizia su modalità rapine, estorsioni e
beneficiari. Si tratta di Benedetto ZUCCHERO 50enne,
Francesco Pietro FERRARI 32enne e Francesco CONDORELLI
42enne, Massimiliano LONGHITANO 33enne, Angelo Claudio
PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea
Antonio D’ARRIGO 41enne e Cristofaro ROMANO, detto
“Cristian” 32enne. I Baschi Verdi etnei hanno dato esecuzione
ad 8 arresti nei confronti di personaggi ritenuti appartenenti
al “gruppo della Stazione”. la Guardia di Finanza di Catania
dalle prime luci del giorno all’alba, ha eseguito misure
cautelari personali nei confronti di 8 appartenenti al gruppo
della Stazione, sodalizio storico del clan Santapaola-Ercolano,
per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso,
rapina aggravata, sequestro di persona ed estorsione. I
particolari dell’operazione illustrati nel corso di una
conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la Procura della
Repubblica di Catania, alla presenza del Procuratore reggente,
Dott. Michelangelo Patané. L’attività - svolta dal G.I.C.O. del
Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania
nell’ambito di un’articolata indagine delegata dalla locale
Direzione Distrettuale Antimafia denominata “Capolinea” - ha
consentito di trarre in arresto Benedetto ZUCCHERO 50enne
ritenuto, attuale “reggente” del “gruppo mafioso della
Stazione” nonché fratello del boss indiscusso del sodalizio,
Giuseppe Zucchero, detto “Pippo”. Destinatari di misura, con la
stessa accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati
contro la persona e il patrimonio e al traffico di sostanze
stupefacenti, sono anche Francesco Pietro FERRARI 32enne e
Francesco CONDORELLI 42enne, quest’ultimo chiamato a rispondere
anche di diverse rapine e sequestri di persona. Agli altri
cinque soggetti arrestati sono contestati, a vario titolo, un
numero rilevante di rapine, sequestri di persona ed estorsioni,
tutti attuati al fine di agevolare l’associazione mafiosa. Si
tratta, in particolare, di: - Massimiliano LONGHITANO 33enne,
Angelo Claudio PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea
Antonio D’ARRIGO 41enne. Infine, l’ordinanza di custodia
cautelare in carcere ha colpito, per numerose estorsioni dallo
stesso praticate, Cristofaro ROMANO, detto “Cristian” 32enne,
genero del boss “Pippo” Zucchero e già detenuto in quanto tratto
in arresto dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania per
associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito
dell’operazione “Reset”. L’operazione, denominata “Capolinea”,
rappresenta, infatti, la prosecuzione delle indagini “Libertà” e
“Reset” con cui il G.I.C.O della Guardia di Finanza aveva
colpito il sodalizio mafioso, gruppo storico dei “Santapaola –
Ercolano”. L’indagine “Libertà” aveva portato all’esecuzione,
nel giugno 2011, di misure cautelari personali nei confronti di
14 componenti del gruppo della “Stazione”, tra cui anche il
presunto capo Giuseppe Zucchero. Nell’ambito dell’indagine
“Reset”, conclusa nel novembre 2013, i finanzieri hanno poi
fatto luce sulla riorganizzazione del gruppo, con
l’individuazione di Cristofaro ROMANO e di Benedetto ZUCCHERO
(classe 1993), rispettivamente genero e figlio del boss, quali
“reggenti” del gruppo mafioso. In tale contesto, erano state
eseguite anche misure cautelari personali nei confronti di 24
soggetti. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania sono
certi che con l’operazione “Capolinea” sia stato possibile
riscontrare il coinvolgimento di Benedetto ZUCCHERO 50enne,
affiliato storico del gruppo, ed abbiano individuato una vera e
propria “mappa” delle attività commerciali sottoposte ad
estorsioni, situate in pieno centro a Catania. L’attività
d’indagine ha consentito di chiarire ai militari le dinamiche
dei rapporti tra i vari gruppi mafiosi riconducibili al clan
“Santapaola - Ercolano”. Il quadro complessivamente emerso
dall’indagine è quello dell’esistenza, all’interno del “gruppo
della Stazione”, di squadre addette alle rapine ed alle
estorsioni sempre operate per conto e nell’interesse del
sodalizio mafioso giacché parte dei proventi derivanti dalle
attività illecite erano versate proprio a Benedetto ZUCCHERO per
essere destinate alla “cassa comune” da utilizzare per il
sostentamento degli associati e dei familiari degli arrestati.
Molto preziose per le indagini sono state le dichiarazioni rese
da un collaboratore di giustizia ai magistrati della D.D.A. di
Catania, con il supporto del G.I.C.O. di Catania. È stato così
possibile ricostruire le concrete modalità con cui le estorsioni
sono state poste in essere anche direttamente dai vertici del
sodalizio, Cristofaro ROMANO e Benedetto ZUCCHERO. Le stesse
sono state perpetrate soprattutto nei confronti di attività di
ristorazione e di esercizi commerciali attraverso biglietti
estorsivi recanti un celato riferimento alla famiglia “Santapaola”.
Altrettanto puntualmente sono state delineate le dinamiche di
nove rapine, tutte effettuate a Catania e provincia, nei
confronti di autisti di camion e furgoni, i quali, in molti
casi, sono stati sequestrati e incappucciati in attesa dello
svuotamento del carico trasportato, generalmente consistente in
generi alimentari che erano subito venduti a commercianti
compiacenti. Importante è stata anche la collaborazione prestata
da alcuni degli autotrasportatori rapinati e dai commercianti
estorti che hanno riconosciuto negli indagati gli autori delle
attività illecite
Catania
–
GdF blocca corriere con ½
kg cocaina.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania hanno tratto in arresto Giuseppe Mascali, 32enne
di Calatabiano, per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti
e sottoposto a sequestro mezzo chilogrammo di cocaina. Una
pattuglia della Compagnia di Riposto, le prime ore di sabato
scorso, durante un servizio di controllo del territorio lungo la
direttrice Riposto – Calatabiano, ha fermato, in prossimità del
casello autostradale di Fiumefreddo di Sicilia, 1 autovettura
Alfa Romeo 147 con una persona a bordo. I finanzieri,
insospettiti dal comportamento particolarmente nervoso
immediatamente palesato dal conducente e dalle risposte
generiche e contraddittorie da lui stesso fornite, hanno deciso
di approfondire il controllo e, pertanto, hanno scortato il
soggetto presso la locale caserma. I militari durante la
perquisizione del mezzo, occultato sotto il sedile anteriore
lato passeggero, hanno rinvenuto 1 involucro in cellophane al
cui interno erano celati circa 500 grammi di cocaina pura in
cristalli. I baschi verdi hanno successivamente proceduto ad
estendere la perquisizione anche presso l’abitazione del
calatabianese, rinvenendo ulteriori 6,5 grammi di hashish, già
confezionata e pronta per essere ceduta. I conseguenti
accertamenti hanno permesso di appurare che il soggetto
incensurato, proveniente da Catania, stava trasportando lo
stupefacente per cederlo a terzi che avrebbero provveduto a
predisporre le dosi per lo spaccio. Il taglio della sostanza
sequestrata avrebbe potuto far confezionare fino a 2 kg. di
cocaina che, immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare oltre
100.000 euro. Mascali è stato associato al carcere di Catania –
Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica
etnea.
Catania - GdF sanziona notaio per evasione fiscale.
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di
un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo, su
richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno
sottoposto a sequestro preventivo circa 1 milione €, nei
confronti del Notaio Marco Cannizzo, in relazione alla
commissione di reati tributari. La vicenda trae origine da una
verifica fiscale condotta lo scorso anno dal Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania nei confronti del noto professionista, nel
cui ambito le Fiamme Gialle hanno puntualmente ricostruito,
anche grazie alle indagini finanziarie condotte sui conti
correnti del notaio, una consistente evasione dallo stesso
realizzata attraverso il mancato rilascio di fatture ai propri
clienti per le prestazioni rese. L’attività ispettiva si è
conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle Entrate delle
violazioni commesse dal professionista il quale, ritenendo
corretta la ricostruzione operata dai militari, ha aderito al
verbale di constatazione, istituto tributario che permette di
chiudere immediatamente l’accertamento, beneficiando della
riduzione delle sanzioni e della possibilità di rateizzare il
debito con l’Erario. Il professionista, parallelamente è stato
denunciato alla locale Procura della Repubblica per il reato di
“dichiarazione fiscale infedele”. Il costante monitoraggio
svolto dai finanzieri, d’intesa con i magistrati del Gruppo
Criminalità Economica, ha successivamente consentito di scoprire
come il professionista si fosse limitato a versare solo la prima
rata prevista dal piano di rateizzazione, adempimento necessario
per poter accedere ai predetti benefici, omettendo di provvedere
al pagamento delle rate successive. La Procura della Repubblica
ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale etneo, considerato che
tale comportamento ha determinato il venir meno di ogni garanzia
circa il saldo del debito tributario, l’emissione di un
provvedimento cautelativo di tutti i beni nella disponibilità
del professionista fino al raggiungimento del debito erariale
residuo. L e Fiamme Gialle hanno, pertanto, sottoposto a
sequestro 16 rapporti finanziari con saldi attivi per 955.000
euro e quote di una società immobiliare ragusana per i residui
8.000€.
Catania
–
GdF confisca beni 15 milioni€ a Bosco Cuntrò.
Sono destinatari del provvedimento i componenti della famiglia
Bosco : Giuseppe 36enne; Antonino 56enne;
Giuseppe 82enne; Mario 59enne; Salvatore
54enne; Sebastiano 35enne ed Antonino Cuntrò
57enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania - in
esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di
Prevenzione del Tribunale, su richiesta della locale Procura
Distrettuale - hanno sottoposto a confisca beni per circa 15
milioni di euro illecitamente accumulati da sette componenti
delle famiglie Bosco e Cuntrò, allo stato imputati per i reati
di associazione a delinquere, usura ed estorsione. L’attività
costituisce la naturale prosecuzione sotto il profilo
patrimoniale delle indagini, svolte dal Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania in collaborazione con la locale Questura e
coordinate dalla Procura Distrettuale etnea, che avevano portato
nel mese di febbraio dello scorso anno all’arresto di soggetti,
risultati peraltro contigui alle famiglie mafiose catanesi
Laudani e Santapaola. La delega è della locale Procura della
Repubblica, le Fiamme Gialle hanno avviato indagini mirate e
finalizzate alla ricostruzione dei patrimoni riconducibili agli
imputati ed ai rispettivi nuclei familiari. I finanzieri hanno
quindi accertato che, a fronte degli esigui redditi dichiarati
al fisco negli ultimi 10 anni, i componenti delle famiglie Bosco
e Cuntrò sono riusciti ad accumulare 31 immobili, 11 tra
autovetture, moto e scooter, nonché 6 società per un valore
complessivo pari a 15 milioni€. Tra i beni intestati alle
società confiscate spiccano i due punti vendita della nota
catena di supermercati dei fratelli Bosco di via Umberto e via
Orto dei Limoni, quest’ultimo ritenuto centro nevralgico delle
attività usurarie oggetto dell’operazione money lender. E ancora
il bar/gastronomia di via Oliveto Scammacca e la
rosticceria/gastronomia di piazza Abramo Lincoln di Catania,
sempre con insegna “Bosco”. 2 scuderie ippiche con 22 cavalli
da corsa, a suo tempo acquistati per oltre 700 mila euro
rientrano nel patrimonio. Tra gli immobili confiscati vi sono
pure 2 ville a Tremestieri Etneo e a Mascali e numerosi
appartamenti a Catania, anche di notevole metratura. La Sezione
Misure di Prevenzione del Tribunale, nell’accogliere la proposta
formulata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha disposto
la confisca dei beni già gestiti, sotto la supervisione
dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, da un
amministratore giudiziario per garantire l’operatività della
attività commerciali. I giudici contestualmente,hanno anche
disposto nei confronti dei soggetti la misura di prevenzione
personale della sorveglianza speciale per una durata variabile
da 1 a 3 anni. L’operazione testimonia ancora una volta il
costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia di
Catania e delle Fiamme Gialle etnee nell’aggressione ai
patrimoni illeciti, strumento particolarmente efficace nella
lotta alla criminalità organizzata.
Catania
–
GdF blocca spagnolo con 129 ovuli di droga in pancia. I
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania hanno tratto in arresto uno spagnolo per traffico
internazionale di sostanze stupefacenti. Il soggetto è stato
fermato all’aeroporto di Fontanarossa nell’ambito dei controlli
eseguiti dai finanzieri della Tenenza aeroportuale,
ulteriormente intensificati nel periodo estivo in considerazione
dell’aumento del traffico passeggeri sullo scalo etneo. Lo
spagnolo, un 35enne incensurato in arrivo da Barcellona, è stato
intercettato, nella tarda mattinata del 28 giugno scorso, mentre
si accingeva a lasciare l’aeroporto con il proprio carico di
stupefacente. Individuato dai militari a causa
dell’atteggiamento sospetto, è stato seguito fino al piazzale di
sosta degli autobus dove era in procinto di salire su un pullman
diretto a Palermo. Il personaggio, alle domande dei militari,
non ha saputo giustificare il perché del suo atterraggio a
Catania nonostante la meta finale fosse il capoluogo siciliano,
fornendo inoltre risposte contraddittorie sul motivo del viaggio
e sui propri riferimenti in quella città. I finanzieri hanno
effettuato ulteriori accertamenti e, tenuto conto anche delle
precarie condizioni fisiche, lo spagnolo è stato successivamente
accompagnato presso l’ospedale “Garibaldi” per eseguire esami
diagnostici finalizzati a verificare la sospettata presenza di
ovuli di stupefacente nello stomaco. Il soggetto, a seguito del
positivo esito della radiografia e dopo 3 giorni trascorsi in
ospedale, è stato tratto in arresto e posto a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria etnea presso il carcere di “Piazza
Lanza”. Dai 129 “involucri” ingeriti sono stati complessivamente
recuperati circa 1,2 kg di hashish. La sostanza stupefacente,
una volta raggiunto il mercato al dettaglio, avrebbe fruttato un
corrispettivo di circa 100.000 euro.
Catania
– 2
kalashnikov,
87 munizioni,
900 kg marijuana, su
peschereccio sequestrato GdF: 9 arresti.
7 erano già gravati da precedenti in materia di
stupefacenti, si tratta di: Rosario GIULIANO 45enne nato
a Calatabiano, Giuseppe GRECO 32enne nato a Giarre, Antonino RIELA 44enne nato a Catania,
Carmelo BERTOLINI
37enne nato a Catania, Massimiliano BRUNDO 41enne
nato a Catania, Enrico Maria GIAQUINTA 42enne nato a
Caltagirone, Vincenzo SPAMPINATO 42enne nato a Catania,
Fabio SPAMPINATO 32enne nato a Catania, William PATANE’
25enne nato a Catania. I finanzieri del Comando Provinciale di
Catania hanno svolto un servizio diretto al contrasto del
traffico internazionale di armi e di sostanze stupefacenti,
individuando e sequestrando, nei giorni scorsi, un
motopeschereccio nelle cui stive erano stipati sacchi di iuta
pieni di quasi 900 chili di marijuana, 2 fucili d’assalto
Kalashnikov con relativi caricatori e 87 munizioni. L’operazione
del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania s’inquadra
nell’ambito dell’azione di potenziamento del contrasto ai
traffici illeciti di armi e di sostanze stupefacenti che il
Corpo conduce attraverso un dispositivo combinato che si fonda
sulla piena sinergia fra componente terrestre e navale. I
militari del Gruppo Operativo Antidroga avevano acquisito una
serie di elementi in relazione ad un consistente carico di
marijuana che il peschereccio “Fatima” doveva effettuare in
Albania. I finanzieri del Nucleo di Catania hanno così attuato
un dispositivo volto, da un lato, a monitorare, anche attraverso
l’ausilio delle unità navali del Corpo, gli spostamenti del
peschereccio ormeggiato nel porto di Riposto, e dall’altro,
all’osservazione dei soggetti che attendevano l’arrivo del
carico. L’avvistamento è stato poco dopo la mezzanotte dell’8
maggio la sala operativa del Reparto operativo aeronavale di
Palermo ha comunicato che il peschereccio stava dirigendosi
verso il porto di Riposto. I finanzieri all’approdo del “Fatima”
sono intervenuti bloccando l’equipaggio, composto da 2 persone,
Giuseppe GRECO e Rosario GIULIANO, ed hanno iniziato le
operazioni di perquisizione che hanno consentito di individuare,
occultate nelle stive del natante, numerose balle di marijuana
avvolte in sacchi di juta riportanti l’indicazione “16” o “20”.
In concomitanza con tali operazioni è stata avviata la ricerca
di tutte le persone e degli automezzi coinvolti nel traffico
illecito con il rintraccio, a Sant’Anna di Riposto, di una delle
autovetture in precedenza segnalate a bordo della quale venivano
identificati Enrico Maria GIAQUINTA ed Antonino RIELA. I Baschi
Verdi nella stessa zona, nascosti a ridosso della spiaggetta,
hanno anche individuato Carmelo BERTOLINI, Vincenzo SPAMPINATO,
William PATANE’, Fabio SPAMPINATO e Massimiliano BRUNDO, tutti
in attesa di partecipare alle operazioni di scarico dello
stupefacente. I militari, nel corso delle concitate operazioni
a bordo del motopeschereccio hanno bloccato i membri
dell’equipaggio che hanno tentato di liberarsi di un “carico”
trasportato. I finanzieri intervenuti, infatti, hanno udito
distintamente un tonfo in acqua. E’ stato così richiesto
l’intervento dei sommozzatori del Corpo che sono riusciti a
individuare sul fondale del Porto, a 12 metri di profondità, 2
fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e 87
munizioni, il tutto avvolto accuratamente in un’unica confezione
ermetica. Il carico di stupefacente, il cui costo di acquisto è
stimabile in oltre 1 milione di euro, aveva, con ogni
probabilità, quale destinazione il mercato catanese e avrebbe
fruttato, al dettaglio, oltre 4 milioni di euro, in ragione
dell’attuale scarsa reperibilità di marijuana sulla piazza di
spaccio etnea.
Catania
–
Santapaola,
GdF
sequestra beni Russo:1,4 milioni€.
I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di
un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del
locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio, pari a circa
1,4 milioni €, illecitamente accumulato da Rosario Russo 63enne,
condannato nel 2011 con sentenza definitiva della Corte di
Assise di Catania quale appartenente al gruppo diretto da Paolo
Brunetto, riconducibile ai “Santapaola – Ercolano”,
operante nell’area di Fiumefreddo. Prosegue l’attività delle
Fiamme gialle volta ad aggredire gli illeciti profitti
accumulati dalla criminalità organizzata nella considerazione
che essa rappresenta una delle misure più efficaci per il
contrasto alla stessa. Il Gruppo Misure di Prevenzione della
Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed i militari del
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania avevano avviato da tempo
mirate indagini patrimoniali nei confronti del Russo e del suo
nucleo familiare allo scopo di verificare la coerenza del suo
tenore di vita con i redditi dichiarati. Gli investigatori, a
conclusione delle attività investigative, condotte anche
attraverso l’utilizzo di appositi applicativi informatici
sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le
informazioni disponibili nelle banche dati, hanno evidenziato
chiaramente l’illecito arricchimento della famiglia Russo e la
netta sproporzione fra il patrimonio disponibile, indebitamente
accumulato nel corso degli anni per effetto delle ripetute
condotte criminose, ed i redditi ufficiali. Le Fiamme Gialle
hanno acclarato che negli anni dal 2004 al 2008 Russo risultava
aver dichiarato complessivamente redditi per soli 12.000€, quale
dipendente di una società di costruzioni intestata a propri
familiari. A costoro sono risultati intestati tutti beni, del
valore di circa 1,4 milioni€, oggetto del sequestro disposto
dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale etneo. Si
tratta di 4 immobili, 3 terreni, tutti siti in Mascali (CT), due
aziende (di cui una attiva nel settore edile) e i relativi
automezzi da lavoro.
Frattaminore
Na - GdF: Blitz in stamperia 9 milioni€ falsi, presa banda.
I falsari tecnologici non hanno portato a termine
l’inganno, come Totò e Peppino, i “colleghi” d’altri
tempi nel film non furono grado di smerciare il denaro
stampato per pentimento e paura, stavolta i maldestri
hanno trovato le Fiamme Gialle. I finanzieri del Nucleo
Speciale di Polizia Valutaria di Roma e del Comando
Provinciale di Napoli, coordinati dalla Procura della
Repubblica di Torre Annunziata, da tempo erano sulle
tracce dei falsari. I militari hanno scoperto in un
locale al pian terreno di una palazzina di Frattaminore
(NA) un laboratorio clandestino per la produzione di
euro falsi. I responsabili, 3 campani A.T.
33enne, V.P. 25enne, S.P. 54enne, sono
stati arrestati mentre erano intenti a stampare e
tagliare banconote da 20 euro, pronte per essere immesse
sul mercato. I falsari, abilissimi nel mestiere, avevano
realizzato un ottimo prodotto finito utilizzando
sofisticati macchinari off set, altamente performanti.
L’opificio clandestino era stato opportunamente
occultato nel retro di un’officina meccanica per
riparazioni auto, anch’essa abusiva. Il fulmineo
intervento dei militari del Corpo ha impedito ai 3
responsabili di darsi alla fuga. i falsari sono stati
colti in flagranza di reato, mentre la produzione di
banconote false era a pieno regime. I personaggi,
infatti, avevano già realizzato l’imponente quantitativo
di 9 milioni di euro falsi. I preliminari accertamenti
effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne
la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente
chiunque ne fosse venuto in possesso. L’operazione di
servizio è l’ulteriore testimonianza del costante
impegno della Guardia di Finanza nel contrasto del falso
monetario, a tutela dei cittadini, dell’economia legale
e dei mercati finanziari.
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VIDEO INTERVISTA
TEN. COL.
MASSIMILIANO SERINO
FIRENZE
- ITALIA INONDATA DI BANCONOTE
FALSE, GUARDIA FINANZA SCOPRE TRAFFICO INTERNAZIONALE DI
DENARO SPESO ANCHE ALL’ESTERO, OSCURATI 20 CANALI
TELEMATICI.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Firenze a
comando del Tenente
colonnello Massimiliano Serino
,
hanno dato esecuzione ad
un provvedimento di sequestro preventivo, adottato dal
Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale
di Firenze dottor Federico Zampaoli, mediante
inibizione e oscuramento di 20 canali telematici.
Internet era utilizzato per commercializzare grosse
quantità di banconote false, rivendute su larga scala
sia in Italia che all’estero. L’attività illegale è
stata scoperta dalle Fiamme Gialle fiorentine grazie al
costante monitoraggio dei canali telematici e internet.
I Baschi Verdi sono riusciti ad individuare pratiche
illecite lesive del mercato. Le indagini, sono state
condotte in pieno periodo emergenziale dal Nucleo di
Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza
di Firenze sotto il coordinamento della Procura della
Repubblica di Firenze, diretta dal Procuratore dottor
Giuseppe Creazzo. Gli investigatori hanno individuato
numerosi market-place telematici con i quali i
cyber-criminali avevano organizzato la
commercializzazione delle banconote e documenti falsi in
tutto il territorio ed all’estero. I falsari attraverso
procedure complesse, di banconote false di vario taglio
e particolarmente contraffatte nei segni distintivi
hanno inondato, tramite internet, piazze in Italia ed
all’estero . Gli accertamenti effettuati, dalle Fiamme
Gialle hanno fatto emergere inoltre che gli stessi
canali telematici erano utilizzati anche per la vendita
di diversi documenti d’identità falsi. Le banconote
false potevano essere acquistate partendo da un stock
minimo di 300 euro, a un prezzo di circa il 10% del
valore nominale, e l’attività di indagine ha messo in
luce un ammontare che si stima, su base annua, di circa
2 milioni di euro di banconote contraffatte
commercializzate attraverso i canali telematici ora
oscurati. I reati contestati sono quelli di
falsificazione di monete (art. 453 c.p.), spendita e
introduzione nello Stato di monete falsificate (art. 455
c.p.), possesso e fabbricazione di documenti di
identificazione falsi (art. 497 bis c.p.).
CATANIA
– Finanza scopre traffico droga da Colombia e Repubblica
Dominicana in Sicilia orientale, eseguite 27 misure.
Si tratta dei fratelli catanesi di Librino: MAGGIORE
Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne,
Orazio Valentino 31enne, di Vincenzo ONETO
58enne(di origini palermitane) e dal catanese
Daniele STIVALA 31enne, Giuseppe VASTA 30enne,
Gianluca GIARRUSSO 36enne, Omar SACCO 34enne
e Marco GALLO CASSARINO 33enne,
Salvatore STIVALA 38enne, Angelo MESSINA 70enne
siracusano; Gino GUZZARDI 52enne siracusano;
Emanuele BUSSOLETTI 42enne e Simonetta MAZZOLAI
62enne; Leandro De Jesus “Leon” HERASME MATOS 45enne
e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne, entrambi
della Repubblica Dominicana. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania,
delegati dalla Procura della Repubblica etnea hanno
dato esecuzione a 1 ordinanza di misure cautelari in
carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale catanese nei
confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per
associazione finalizzata al traffico illecito di
sostanze stupefacenti e, nello specifico, al commercio
di hashish, marijuana, cocaina ed eroina.
L’investigazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia
Economico- Finanziaria di Catania e coordinata dalla
Procura Distrettuale etnea, convenzionalmente nota come
operazione “Stop and Go”. L’inchiesta aveva già
consentito ai tutori dell’ordine di conseguire, tra
gennaio 2016 e maggio 2017, arresti in flagranza di
reato per 27 soggetti accusati di traffico di
stupefacenti (artt. 73 e 80, D.P.R. 309/90) ed al
contestuale sequestro complessivo di circa 100 kg. di
hashish, 70 kg. di marijuana, 10 kg. di cocaina e 4 kg.
di eroina. Gli stupefacenti sequestrati, erano destinati
al mercato della Sicilia orientale, ed avrebbero
fruttato alle strutturate compagini criminali oltre 5
milioni di euro. L’indagine condotta dai finanzieri del
G.I.C.O. di Catania ha permesso di disarticolare due
distinte compagini associative, aventi la loro base
operativa a Catania con ramificazioni attive in Italia
(Torino, Siena e Reggio Calabria) ed all’estero (Spagna
e Sud America). Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che
un primo sodalizio era composto da: i fratelli MAGGIORE
Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne, Orazio Valentino
31enne, quali promotori, catanesi originari e attivi nel
quartiere Librino, nonché da Vincenzo ONETO 58enne ( di
origini palermitane) e dal catanese Daniele STIVALA
31enne, i quali si sarebbero occupati di procurarsi
rilevanti quantitativi di hashish ed eroina a Torino per
poi trasportarla a Catania rivendendola all’ingrosso ai
fornitori di piazze di spaccio nei quartieri di Librino,
San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata. Le Fiamme Gialle
hanno evidenziato che alla stessa compagine appartiene
Giuseppe VASTA 30enne, già noto per essere stato tratto
in arresto, nel quartiere Zia Lisa, con 1,3 kg di
cocaina celata tra salumi e per la detenzione illegale
di un’arma clandestina e munizioni. Gli inquirenti
ritengono che VASTA fosse il principale collettore
degli illeciti traffici orchestrati dal gruppo
capeggiato dai fratelli MAGGIORE. Ulteriori acquirenti
dell’associazione criminale dei MAGGIORE, nonché
destinatari del provvedimento restrittivo eseguito,
sono: Gianluca GIARRUSSO 36enne, tratto in arresto nel
marzo 2017, destinatario di un carico di 27 kg di
hashish; lo stupefacente era occultato in una cassa di
legno per vini all’interno della quale vi erano 53
pacchetti, protetti ciascuno da un palloncino colorato e
doppiamente avvolti con plastiche sottovuoto; Omar
SACCO 34enne e Marco GALLO CASSARINO 33enne, sono
ritenuti dagli inquirenti delle Fiamme Gialle gli
organizzatori di due compravendite di stupefacenti, 1 di
cocaina proveniente dalla Calabria e destinata alle
piazze di spaccio catanesi e 1 di hashish da Torino al
mercato della Sicilia orientale; Salvatore STIVALA
38enne, tra i promotori di 1 compravendita di hashish
sulla rotta Torino-Catania. Gli investigatori hanno
evidenziato che differente sarebbe stata la compagine
associativa delinquenziale, con proiezioni
internazionali, che alimentava le piazze di spaccio di
Siracusa, costituita da:Angelo MESSINA 70enne
siracusano, quale committente ed acquirente finale;Gino
GUZZARDI 52enne siracusano, organizzatore
dell’importazione di cocaina dal Sud America
(principalmente da Santo Domingo e dalla Colombia);
Emanuele BUSSOLETTI 42enne e Simonetta MAZZOLAI 62ene
corrieri dello stupefacente; Leandro De Jesus “Leon”
HERASME MATOS 45enne e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne,
entrambi della Repubblica Dominicana, quali fornitori
della cocaina. I Finanzieri catanesi specializzati
nelle operazioni antidroga, nel corso delle indagini,
hanno intercettato, seguendo i fornitori sudamericani
che rifornivano il gruppo siracusano capeggiato da
MESSINA e GUZZARDI, 2 consegne di prova: 1 dalla
Spagna alla Sicilia, nel marzo 2016 a Genova, pari a kg.
1,6 di cocaina occultata all’interno della batteria
dell’autovettura in uso al corriere; la seconda, sempre
sulla rotta Liguria/Sicilia, nel settembre dello stesso
anno, di kg. 2,6 di cocaina confezionata con cellophane
e nastro da imballaggio abilmente occultati all’interno
di un “tower” (diffusore acustico) trasportato
come valigia da uno dei corrieri giunto, tramite treno,
nella stazione ferroviaria di Catania.
CATANIA
- GdF in aeroporto sequestra a donna
nigeriana 15.000€, 21 cellulari e 3 pc. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania e funzionari
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nell’ambito degli
interventi finalizzati a contrastare l’irregolare importazione ed
esportazione di valuta trasportata al seguito da passeggeri in
transito, arrivo o partenza nell’aeroporto di Catania Fontanarossa,
hanno sottoposto a controllo una donna nigeriana residente a
Catania. La passeggera era in procinto di imbarcarsi su un volo
diretto ad Istanbul, e stava portando nel bagaglio a mano denaro
contante per 15.000€, suddiviso in mazzette da 50 euro, 100 euro e
500 euro. I finanzieri della Tenenza di Catania Fontanarossa, a
seguito dell’ispezione dei bagagli da stiva che erano stati già
imbarcati sull’aeromobile, hanno rinvenuto all’interno 24 prodotti
elettronici (tra cui smartphone del tipo iPhone e Samsung nonché 3
personal computer) per i quali la passeggera non ha fornito
giustificazioni circa la loro lecita detenzione e legittima
provenienza. Gli approfondimenti eseguiti immediatamente grazie alle
banche dati di polizia, hanno permesso ai militari di accertare che
per alcuni dei cellulari rinvenuti erano state sporte denunce di
furto e/o di smarrimento. I Finanzieri hanno proceduto, pertanto, a
denunciare la donna alla Procura della Repubblica di Catania per i
reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e riciclaggio (art. 648-bis
c.p.) e sottoporre a sequestro oltre ai 21 smartphone e ai 3
notebook anche i 15 mila euro in contanti che lei stava trasportando
con sé, poiché sproporzionati rispetto agli esigui redditi
dichiarati annualmente al fisco e potenzialmente riconducibili alle
predette condotte delittuose accertate.
CATANIA
–
Stidda e Cosa Nostra: GdF sequestra beni 45milioni€ a “Titta U
Ballerinu”, imballaggi nel ragusano. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania su proposta della
Procura della Repubblica etnea hanno eseguito un provvedimento di
applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo,
Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività
commerciali, immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, per
un valore complessivo di circa 45 milioni di euro, riconducibili a
Giombattista PUCCIO 56enne(cl. 1960, detto “Titta U Ballerinu”
per via della sua accertata appartenenza sia alla “Stidda” che al
clan di “Cosa Nostra”). Gli approfondimenti disposti dall’Ufficio
Procura della Repubblica etnea sono consistiti nella messa a sistema
del vasto compendio indiziario a carico del personaggio tratto da
intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle dichiarazioni di
collaboratori di giustizia, dall’esame di documentazione bancaria e
contabile e dalle evidenze di atti pubblici e scritture private.
L’attività, svolta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico -
Finanziaria di Catania ha permesso di tracciare analiticamente il
profilo soggettivo del PUCCIO, di ricostruire il complesso quadro di
imprese da lui di fatto gestito e tracciare gli asset patrimoniali
dallo stesso illecitamente accumulati. La Procura della Repubblica
etnea ha evidenziato “qualificata” pericolosità sociale del PUCCIO
emergente essenzialmente dagli esiti dell’indagine convenzionalmente
nota come Operazione “Ghost Trash” che, nel dicembre del 2017, portò
all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal
Tribunale etneo su proposta della Procura della Repubblica etnea,
nei confronti di otto persone indagate per associazione a delinquere
di stampo mafioso - finalizzata all’acquisizione di posizioni
dominanti nel settore economico della realizzazione di imballaggi
destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria (RG) -,
intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti.
Giombattista PUCCIO, attualmente detenuto presso il carcere di
Siracusa, in tale contesto, è stato destinatario del provvedimento
di custodia cautelare personale poiché ritenuto responsabile della
creazione di un vero e proprio “cartello mafioso di imprese” che
avrebbe assunto il dominio del settore degli imballaggi nel
territorio di Vittoria (RG). Le investigazioni condotte dal
G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Catania
hanno accertato il coinvolgimento di alcune aziende riferibili a
PUCCIO in un articolato sistema d’illecito stoccaggio di rifiuti e
sono giunte a ricostruire un nuovo modus operandi dei consessi
mafiosi che agiscono in territori, quale quello di Vittoria,
caratterizzati da importanti realtà produttive, ossia l’acquisizione
esclusiva del controllo di settori economici di rilievo come quello,
nel caso specifico, della produzione degli imballaggi. Le
investigazioni condotte dal G.I.C.O hanno evidenziato che il
controllo del settore sarebbe originariamente avvenuto con il
ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal
sopruso e dall‘intimidazione: le aziende di PUCCIO, poi, sarebbero
divenute leader nel settore della produzione degli imballaggi per
prodotti ortofrutticoli grazie alla riconosciuta appartenenza dei
loro titolari all’organizzazione mafiosa, ed avrebbero estromesso le
aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte,
assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale.
Il modo di agire sarebbe stato confermato anche dalle dichiarazioni
di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali: “da decenni
il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose
che, attraverso l’opera diretta degli affiliati al clan
Dominante-Carbonaro, impongono agli operatori del settore - con la
forza dell’intimidazione e senza ricorrere, quasi mai, all’uso della
violenza - l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da
aziende conniventi a loro riconducibili; le aziende che non
accettano tali condizioni vengono tagliate fuori dal mercato”. Le
investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero appurato che
Giombattista PUCCIO, proprio in tale sistema affaristico, che ha
asfissiato ogni libera iniziativa economica, stabiliva i prezzi di
vendita ripartendosi gli utili con gli altri sodali. Le
investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero quindi stigmatizzato
la caratura di “Titta” che sarebbe altresì evidenziata dalle sue
precedenti condanne con sentenze definitive, nel 1999, “per aver
offerto assistenza a diversi latitanti appartenenti alla Stidda” e,
nel 2003, “per aver fatto parte del clan di Cosa Nostra
Mammasantissima negli anni 1997 e 1998”. Le investigazioni condotte
dal G.I.C.O avrebbero evidenziato che nelle imprese mafiose,
operanti da anni nella produzione di imballaggi per i prodotti
ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti, formalmente
amministrate da prestanome (tra i quali, i due figli Giovanni e
Luigi, la figlia Giuseppina, le nuore Zaira SCRIBANO e Floriana
GUARNERA nonché persone di fiducia quali Salvatore ASTA e Gianluca
SANZONE) il PUCCIO non appariva quale titolare di cariche sociali,
pur gestendone in prima persona i lucrosi affari. “Titta”, sarebbe
emerso quale dominus indiscusso nei rapporti con i diversi clienti e
fornitori, al fine di escludere l’applicazione di misure di
aggressione patrimoniale nei suoi confronti, assegnava quote sociali
e incarichi amministrativi ad altre persone che, tuttavia,
rispondevano solo al suo volere. Le indagini patrimoniali delegate
ai Finanzieri, a supporto di tale compendio indiziario, hanno fatto
rilevare la sproporzione, per oltre due milioni di euro, delle
attività economiche possedute da PUCCIO e dalla sua cerchia
familiare rispetto ai redditi da loro dichiarati al fisco. I
militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, grazie
anche ai riscontri ottenuti dall’esecuzione di attività ispettive di
carattere fiscale, hanno acclarato la stabile riconducibilità al
personaggio delle seguenti attività d’impresa, tutte colpite dalla
misura patrimoniale di prevenzione: - societa’ commerciali: M.P.
TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA GIZA A R.L. (già M.P. TRADE);
INTERNATIONAL PACKING S.R.L.; G.Z.G. S.R.L. in liquidazione; GR
TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA AGRO BIO SERVICE A R.L.; ALBA
SOCIETA’ COOPERATIVA AGRICOLA a r.l.– tutte con sede in Vittoria
(RG) - aventi quale oggetto sociale la “commercializzazione
all’ingrosso e al dettaglio di prodotti per l’agricoltura” nonché la
“fabbricazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli”; - ditte
individuali: PUCCIO Giombattista; PUCCIO Luigi; l’impresa agricola
di ASTA Salvatore; - Soc. Coop. DECAPLAST a r.l. e ECOLINE S.R.L.
in liquidazione volontaria, entrambe aventi sede a Vittoria (RG) e
con attività prevalente nel settore della “raccolta di rifiuti non
pericolosi in plastica e imballaggi usati”. Le complesse indagini
patrimoniali, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software
“Molecola” sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione
massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle
numerose banche dati in uso al Corpo, hanno altresì, consentito di
sottoporre a sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione i
seguenti beni mobili e immobili risultati acquisiti in un arco
temporale nel quale il proposto e i suoi prestanome non disponevano
di mezzi finanziari sufficienti alla loro acquisizione: beni
mobili registrati: 2 autovetture e 1 motoveicolo; - titoli e
rapporti finanziari: 15 conti corrente e 2 conti deposito; -
immobili: 11 fabbricati e 50 terreni situati nel territorio di
Vittoria. Il complessivo patrimonio sottoposto a sequestro per la
successiva confisca, è stato stimato in circa 45 milioni di euro.
CATANIA
– GdF sequestra
170.000 oggetti: giocattoli, gadget e cartoleria falsi. I
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito dei servizi a tutela del mercato e del
consumatore, hanno eseguito un intervento nei confronti di
un’azienda che opera nel settore della distribuzione al dettaglio,
sottoponendo a sequestro oltre 170.000 articoli risultati
contraffatti. Il controllo, eseguito dai Finanzieri del Gruppo di
Catania nella zona centrale della città, ha permesso
l’individuazione di numerosi giocattoli, gadget e prodotti di
cartoleria, riproducenti indebitamente marchi e personaggi senza
autorizzazione del licenziatario. Numerosi giocattoli contraffatti
sono stati sottoposti a sequestro, riconducibili a personaggi di
cartoni animati attualmente in voga tra i più piccoli quali Peppa
Pig, Minions, Ben10, Doraemon, Topolino, Tartarughe Ninja, Super
Mario, Barbie, Winnie the Pooh e molti altri. Il titolare
dell’attività commerciale di nazionalità cinese, al termine delle
attività, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Catania
per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con
segni falsi e ricettazione.
Catania
–
GdF, 11 misure per traffico
internazionale stupefacenti ed armi, italo-albanese.
I soggetti condotti in
carcere dai Finanzieri di Catania sono: i catanesi Antonino
RIELA 45enne, già noto e ritenuto punto di
riferimento di più clan mafiosi etnei per l’approvvigionamento
di sostanze stupefacenti, Vincenzo SPAMPINATO 43enne,
già detenuto per analoghi reati, e Gianluca PASSAVANTI 36enne;
Angelo BUSACCA 36enne
ragusano; la componente di origine albanese operativa sulle
coste italiane, formata da Moisi HABILAJ 38enne, primo
organizzatore del lucroso traffico, e i suoi collaboratori
Maridian SULAJ 28enne e Fatmir MINAJ 54enne.
Gli
arrestati, localizzati tra Vittoria e Modica nel ragusano nonché
a Palagonia e nel quartiere San Giorgio a Catania, all’alba di
sabato 14 ottobre sono stati ristretti presso il carcere
catanese di Bicocca ed il carcere di Piazza Lanza. Gli
investigatori, nei confronti degli altri 4 cittadini albanesi,
non rintracciati nel territorio nazionale, avanzeranno richiesta
d’estradizione. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su
delega della Procura Distrettuale etnea hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del
Tribunale di Catania nei confronti di 11 soggetti appartenenti
ad un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico
internazionale di sostanze stupefacenti e di armi.
L’organizzazione negli ultimi anni era riuscita a trasportare in
Italia dalla costa albanese oltre 3.500 kg di marijuana che
veniva sequestrata, in più occasioni, nel corso di lunghe e
complesse indagini. I Baschi Verdi hanno appurato che il
sodalizio criminale, avrebbe avuto disponibilità di armi e
munizioni, accertata col sequestro di fucili del tipo
Kalashnikov e centinaia di munizioni, ed avrebbe acquisito il
controllo dell’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi
di stupefacente del tipo marijuana che poi venivano utilizzati
per approvvigionare le piazze di spaccio sia di Catania che
delle provincie di Ragusa e Siracusa, realizzando un giro
d’affari stimabile in oltre 20 milioni di euro.
L’operazione, convenzionalmente denominata “Rosa dei Venti”, è
stata condotta dai Finanzieri del GICO del Nucleo di Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, eseguendo
complesse attività tecniche di intercettazione telefonica e
ambientale per i cui riscontri è stato necessario avvalersi, sia
a terra che in mare, del dispiegamento simultaneo di articolati
dispositivi di contrasto all’illecito traffico. I militari nel
corso delle indagini, sono giunti alla conclusione di attività
di agguerriti componenti dell’associazione a delinquere a
carattere internazionale, hanno effettuato ripetuti sequestri di
sostanze stupefacenti, arrestando oltre 20 corrieri, anche con
l’ausilio di unità “antiterrorismo e pronto impiego” e cinofile
del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania. L’azione di
contrasto è stata condotta anche in mare con l’impiego dei mezzi
navali del Corpo della Stazione Navale di Messina e del Comando
Operativo Aeronavale grazie ai quali, nel maggio 2015, è stato
intercettato, a largo di Riposto, un peschereccio proveniente
dalle coste albanesi che trasportava circa 900 chili di
marijuana, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi
caricatori e centinaia di munizioni.
La
capillare ricerca dei destinatari delle misure cautelari ha
portato all’arresto di 7 persone (4 italiani e 3 albanesi)
nonché al sequestro in flagranza di reato di circa 20.000 euro
rinvenuti in contanti.
Acireale
-
Finanza
antimafia: operato su richiesta Procura etnea sequestro
beni per sproporzione redditi dichiarati. I
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno
eseguito, nei giorni scorsi, un provvedimento di
prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale etneo,
Sezione misure di prevenzione, su proposta della Procura
etnea, per il sequestro dei beni e delle disponibilità
finanziarie riconducibili a Salvatore Alfio GRILLO
46enne, persona più volte condannata per reati contro il
patrimonio, ricettazione di auto rubate, truffa,
spendita di monete falsificate e insolvenza fraudolenta.
La Guardia di Finanza, a meglio definire il profilo del
soggetto, rimarca che hanno concorso le condanne, a suo
carico, per triplice tentato omicidio e porto abusivo
di armi da fuoco nonché la vicenda giudiziaria che ha
visto GRILLO indiziato di appartenere al clan “Cappello”
in ragione della vicinanza e dell’assistenza prestata a
Angelo CACISI - detto “Ramazza”, ritenuto
elemento di spicco del clan tra il 2003 e il 2004 - nel
momento in cui quest’ultimo si teneva nascosto per
sfuggire alle vendette trasversali di fazioni opposte
alla sua.
I Baschi Verdi hanno
rilevato inoltre, quale elemento di maggiore attualità
che GRILLO è stato tratto in arresto per reati di usura
e estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito
dell’operazione “Piramidi”, conclusa da questa
Procura nel marzo 2017.
I
militari della Tenenza della Guardia di Finanza di
Acireale, a fronte di questo curriculum criminale, che
ha reso evidente la persistente pericolosità sociale del
soggetto e la tendenza abituale a commettere delitti,
sotto la direzione della Procura etnea, hanno avviato,
nei confronti di Grillo e del suo nucleo familiare,
indagini patrimoniali mirate volte a verificare la
coerenza del loro patrimonio e del tenore di vita con i
redditi dichiarati.
Gli accertamenti
di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere
che a fronte di redditi complessivi del nucleo familiare
ammontanti, dal 1990 al 2015, a meno di 2.000€ annui,
nel 2011, è stato acquistato un appartamento, mediante
assegni, formalmente intestato al figlio venticinquenne,
privo di redditi, del GRILLO. La Procura etnea
pertanto, in attuazione delle previsioni di cui al
Codice Antimafia, ha proposto al Tribunale di Catania,
Sezione misure di prevenzione, il sequestro anticipato
dei beni, nella disponibilità di Salvatore Alfio GRILLO,
ancorchè intestati a terzi, risultati ingiustificati e
sproporzionati al reddito, poiché potenzialmente
riconducibili alle diverse attività illecite da lui
commesse nel periodo dal 1985 al 2013. Il provvedimento
di sequestro ha colpito l’immobile, del valore
commerciale di 260.000€, ubicato nel borgo marinaro di
Aci Castello (CT) ed in cui il personaggio risulta
residente, nonché 4 conti correnti intestati ai
componenti del suo nucleo familiare.
Catania
– GdF
blocca corriere romano con 2 kg cocaina.Si
tratta di L. Z. 56enne. I finanzieri del Comando Provinciale
di Catania hanno tratto in arresto, presso il casello autostradale
di San Gregorio, un soggetto originario della provincia di Roma che
trasportava oltre 2 kg di cocaina. Il sequestro della sostanza
stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti
dall’intensificazione del controllo economico del territorio,
disposta dalle Fiamme Gialle. I militari hanno operato nelle aree
particolarmente sensibili ai traffici illeciti, rotabili e specifici
punti di accesso alla città. I Baschi Verdi del Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania, nel corso di un servizio di contrasto al
traffico di stupefacenti, nel tardo pomeriggio hanno sottoposto a
controllo tale L. Z. 56enne, il quale, sin dalle prime
domande di rito poste dai finanzieri, ha palesato chiari segni di
nervosismo. L’attività ispettiva ha consentito di rinvenire ai
tutori dell’ordine, occultata nella vettura, 2 involucri
confezionati con cellophane e nastro da imballaggio di colore nero,
contenenti verosimilmente sostanza stupefacente del tipo cocaina. La
successiva analisi qualitativa ha confermato la natura della
sostanza in cocaina, per un peso complessivo pari a oltre 2 kg. la
Procura Distrettuale della Repubblica è stata informata. Il
corriere è stato tratto in arrestato ed accompagnato presso la Casa
Circondariale di Catania a Piazza Lanza. La cocaina sequestrata,
verosimilmente destinata al mercato etneo, avrebbe fruttato, nella
vendita al dettaglio, oltre 200.000€.
Paternò
CT – GdF sequestra
beni Call center QE’.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, su richiesta della Procura di
Catania, in esecuzione di un decreto emesso dal
Tribunale etneo, nei giorni scorsi, hanno ultimato le
operazioni di sequestro di conti correnti e beni, per un
valore complessivo di 1 milione di euro, nella
disponibilità di Patrizio Argenterio, amministratore pro
tempore della QE’ srl con sede a Paternò (CT), società
operante nella gestione di Call Center, balzata agli
onori della cronaca per il licenziamento collettivo dei
suoi dipendenti. L’ex amministratore, 60enne originario
di Brescia, è indagato per non aver provveduto, per
l’anno di imposta 2014, al versamento di imposte (IVA)
per oltre un milione di euro. Il provvedimento
dell’Autorità Giudiziaria, il cui contesto penale trae
origine dall’esito di una attività ispettiva eseguita
dall’Agenzia delle Entrate di Catania, consegue alle
mirate indagini patrimoniali compiute dai Finanzieri del
Nucleo di Polizia Tributaria che hanno, dunque,
consentito di individuare e sottoporre a sequestro
preventivo 4 unità immobiliari abitative e commerciali
ubicate nella provincia di Brescia, 1 autovettura nonché
la liquidità presente sui conti correnti del predetto
indagato e della società QE’.
Catania –
GdF Catania ammanetta in stazione Siracusa corriere con 25 kg
hashish. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania
hanno tratto in arresto presso la stazione ferroviaria di
Siracusa un corriere che stava trasportando 25 Kg. di hashish
occultati nel bagaglio personale. Il corriere G.M. 25enne
originario dio Torino è stato bloccato nel tardo pomeriggio di
domenica, durante un servizio di contrasto al traffico di
droga. I militari del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria
avevano attuato, presso le stazioni ferroviarie di Catania e
Siracusa, un dispositivo di controllo nei confronti dei
passeggeri in arrivo con i treni provenienti da altre regioni.
L’attività ha consentito di individuare e fermare, all’interno
della stazione aretusea, il G.M. 25enne originario e
residente a Torino, che alla vista dei finanzieri ha mostrato un
atteggiamento circospetto e sfuggente. L’ispezione del suo
“trolley” ha fatto rinvenire circa 50 panetti imballati con
cellophane e nastro isolante contenenti complessivamente 25
kilogrammi di sostanza stupefacente del tipo hashish. Il
corriere è stato quindi arrestato ed accompagnato presso il
carcere di Siracusa Cavadonna. La sostanza stupefacente
sequestrata, verosimilmente destinata al mercato della Sicilia
orientale, avrebbe fruttato, al dettaglio circa 250.000 euro.
Acireale
– Blitz
GdF, sequestrati costumi e maschere illegali in negozi.
I finanzieri
del Comando Provinciale di Catania, nel corso di 4
interventi eseguiti ad Acireale, presso i magazzini e
punti vendita gestiti da soggetti di origine cinese,
hanno sequestrato circa 4.000 articoli carnevaleschi.
L’attività della Tenenza
di Acireale rientra nel dispositivo di controllo
economico del territorio volto alla tutela della
sicurezza e della salute dei consumatori. Il controllo è
stato mirato, nel periodo del carnevale di Acireale, per
verificare la conformità agli standard di sicurezza
previsti dalla normativa comunitaria e nazionale dei
prodotti venduti in tale ricorrenza. Le Fiamme Gialle,
tra i prodotti irregolari esposti per la vendita hanno
rinvenuto maschere, costumi, giocattoli e trucchi non
conformi agli standard di legge a tutela della salute,
della sicurezza dei consumatori e dell’ambiente. I
Baschi Verdi in particolare, hanno evidenziato che la
maggior parte degli articoli sequestrati risultava priva
della marcatura CE, delle previste indicazioni sulla
loro composizione, qualità e origine. I militari hanno
notato che un’altra parte dei prodotti, invece, recava
una marcatura CE ingannevole, costituita da un’etichetta
asportabile e, soprattutto, quelli destinati anche a
minori di tre anni, erano del tutto privi di
informazioni sui materiali utilizzati nella
fabbricazione. I finanzieri, nel corso delle ispezioni
ai magazzini hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro
anche altri prodotti di uso comune privi dei normali
standard di sicurezza, costituiti da oltre 100.000
dispositivi elettrici. I militari hanno sottoposto a
sequestro merce irregolare del valore complessivo
stimabile in oltre 22mila € e svolgono accertamenti
volti a risalire la filiera di distribuzione. I
finanzieri intendono individuare a monte i produttori
che hanno aggirato le regole previste per immissione in
commercio.
I
rappresentanti legali delle società e i titolari delle
ditte sottoposte a controllo sono stati segnalati alla
Camera di Commercio per l’applicazione delle sanzioni
amministrative previste.
Catania
–
Assalto a treno ed altro:
GdF sequestra beni
6 mln €, attività non dichiarate.
La Procura Distrettuale Antimafia di Catania, a seguito
di complesse indagini, anche patrimoniali, delegate al
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, ha chiesto ed
ottenuto dal Tribunale di Prevenzione di Catania un
decreto di sequestro del patrimonio di circa 6 milioni
€, illecitamente accumulato da Nunzio Fabio TENERELLI
31enne, attualmente detenuto ai domiciliari per una
serie di reati aggravati contro il patrimonio. Nunzio
TENERELLI è destinatario di un’ordinanza cautelare in
carcere nel settembre 2015 nell’ambito dell’operazione
“Nuova Famiglia” in quanto ritenuto responsabile, tra
gli altri, di una rapina commessa il 30 giugno 2014
presso la stazione ferroviaria di Acireale ai danni di
una cittadina cinese che era sul treno Siracusa-Roma.
Gli investigatori appurarono che le modalità del
comportamento delittuoso denotavano la particolare
pericolosità del Tenerelli; infatti in quella occasione
fu organizzato un vero e proprio assalto al treno da 7
soggetti, di cui alcuni armati, che fecero irruzione sul
convoglio bloccando a terra il capotreno e il
cuccettista per sottrarre alla cittadina cinese un
quantitativo imprecisato di denaro in contante. Gli
inquirenti denotano che TENERELLI, oggi colpito da una
misura di prevenzione patrimoniale, abbia espresso sin
dal 2001 una specifica ed abituale inclinazione nella
commissione di furti e rapine dalle quali avrebbe
ricavato le risorse finanziarie necessarie per
garantirsi un’invidiabile posizione economica.
Le azioni criminali sono state compiute sia
autonomamente che in concorso con appartenenti al clan
Mazzei. Gli inquirenti hanno raggiunto la
consapevolezza che TENERELLI, pur non risultando
organicamente inserito nel clan Mazzei, sia legato da
rapporti di stretta parentela con Nuccio Mazzei,
reggente dei Carcagnusi, in quanto le rispettive
madri sono sorelle. I militari del Nucleo di
Polizia Tributaria di Catania, sulla base dei gravi
indizi di pericolosità sociale riscontrati e
dell’abitualità delle sue condotte delittuose,
coordinati dalla locale Direzione Distrettuale
Antimafia, hanno avviato una mirata indagine
patrimoniale nei confronti del TENERELLI e del suo
nucleo familiare volta a verificare la coerenza del loro
tenore di vita e del patrimonio posseduto con i redditi
dagli stessi dichiarati.
Le investigazioni, condotte anche con l’ausilio di
sofisticati software sviluppati dalla Guardia di
Finanza per l’analisi incrociata di tutte le
informazioni desumibili dalle banche dati, hanno
consentito di individuare ai Baschi Verdi i beni, mobili
e immobili, illecitamente accumulati dal nucleo
familiare TENERELLI. Nunzio TENERELLI, sin dai primi
anni del 2000, pur palesando un’elevata capacità
contributiva, non ha mai dichiarato al Fisco il possesso
di redditi in quanto non occupato in attività
lavorative. I militari hanno rilevato
nel corso degli accertamenti patrimoniali ed a fronte di
ciò, che TENERELLI aveva la disponibilità di un
patrimonio immobiliare di grande valore. Le Fiamme
Gialle hanno accertato che gli immobili erano stati
acquistati ricorrendo a denaro contante e, anche quando
il soggetto ha fatto ricorso alla stipula di mutui od
all’emissione di titoli di pagamento, gli acquisiti
siano stati effettivamente, sempre e solo, regolati in
contanti. I familiari, dal canto loro, in più
circostanze sono risultati essere intestatari di comodo
di unità immobiliari e di un’attività imprenditoriale,
un bar nel quartiere di San Cristoforo. La Sezione
Misure di Prevenzione ha, dunque, disposto il sequestro
di un’attività d’impresa, di 27 immobili, di 3 conti
correnti e di 3 autovetture, il tutto per un
controvalore complessivo pari a circa di 6 milioni di
euro.
Catania
– GdF scopre
truffa 298 falsi braccianti.
I
militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi a tutela
della spesa pubblica, hanno scoperto una truffa
realizzata da 2 imprese agricole della provincia etnea.
I maldestri attraverso il meccanismo della falsa
assunzione di braccianti, arebbero indebitamente
ottenuto dall’INPS somme per circa 1,5 milioni di euro a
titolo di indennità di disoccupazione nonché, in alcuni
casi, di emolumenti a sostegno della famiglia (c.d.
assegni familiari). Il sistema di frode corrisponde a
quello già noto ai finanzieri in quanto accertato nel
corso di altre indagini sviluppate nel medesimo settore.
Le ditte, costituite al solo fine di realizzare la
truffa ed apparentemente operanti nella raccolta di
prodotti agricoli, hanno assunto soggetti compiacenti
relativamente ai quali hanno dapprima falsamente
attestato all’INPS l’impiego quali braccianti nei campi.
I soggetti, in un secondo momento, hanno comunicato
all’ente assistenziale il non utilizzo del lavoratore
affinché venisse corrisposta a ciascuno l’indennità
prevista per i giorni di disoccupazione. Gli
accertamenti effettuati sui terreni oggetto delle
diverse raccolte hanno consentito di appurare che gli
stessi non erano neppure nella disponibilità delle
imprese controllate, atteso che sono anche risultati
falsi i relativi contratti di comodato d’uso gratuito a
favore delle medesime. Per gli organizzatori della
truffa e per i 292 falsi braccianti che hanno percepito
gli illeciti proventi è scattata la denuncia per truffa
e falso all’Autorità Giudiziaria e la segnalazione
all’INPS per il recupero delle somme erogate.
Acireale –
Ten. Laura Boerner assume Comando Tenenza GdF, succede a Ten.
Eugenio Marmorale. L’avvicendamento tra i due ufficiali è stato
concretizzato il 25 luglio 2016. Il Tenente Boerner è di origine
campana ed è giunta in Sicilia al termine di una importante
esperienza operativa maturata nel Settentrione, al comando della
Sezione Operativa Volante della Compagnia della Guardia di Finanza
di Treviglio (BG). Il Comandante Provinciale, Col. Roberto Manna,
nel salutare i due ufficiali, ha formulato i migliori auguri di buon
lavoro al Ten. Boerner, sottolineando come sotto la guida del
Tenente Eugenio Marmorale, ora destinato a ricoprire un prestigioso
incarico presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, il
reparto acese delle Fiamme Gialle abbia raggiunto importantissimi
risultati operativi. I migliori auguri di buon lavoro al comandante
Laura Boerner .
Catania
–
GdF scopre 17 in B&b abusivi.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito di un articolato servizio volto alla
repressione dell’abusivismo nel settore turistico-alberghiero,
hanno effettuato un piano di controlli nei confronti di
strutture ricettive operanti nel capoluogo etneo (Bed &
Breakfast, affittacamere e case vacanza). I controlli delle
Fiamme Gialle sono scaturiti da un’analisi del particolare
settore imprenditoriale che, negli ultimi anni, ha registrato
una crescita esponenziale di strutture alloggiative di vario
genere, spesso pubblicizzate anche su siti internet che operano
mediante prenotazioni on line.In tale contesto, si è dato
avvio a una serie di riscontri acquisendo l’elenco completo
delle strutture regolarmente autorizzate a operare sul
territorio del capoluogo, grazie alla proficua sinergia
intercorsa con il Comune di Catania che, attraverso la Direzione
Sviluppo Attività Produttive e Nucleo Tributi, ha intensificato
l’azione di controllo sul corretto adempimento dell’imposta di
soggiorno da parte degli operatori del settore. Gli elementi
acquisiti dai finanzieri, sia attraverso il monitoraggio dei
siti internet sia mediante accertamenti, sopralluoghi e altre
attività investigative, sono stati quindi incrociati con le
risultanze delle banche dati dell’anagrafe tributaria. A
conclusione di tali approfondimenti è stato avviato un massiccio
piano di controlli nei confronti di esercizi operanti in diversi
quartieri della città, nelle zone più centrali e a maggiore
vocazione turistica, ma anche in quartieri più periferici ovvero
nella zona della scogliera.I finanzieri del Gruppo di Catania
hanno verificato la presenza delle previste autorizzazioni
comunali (SCIA), il rispetto della normativa di pubblica
sicurezza concernente la trasmissione alla Questura dei
nominativi dei clienti alloggiati, nonché l’assolvimento degli
obblighi fiscali, con specifico riguardo alla contabilizzazione
delle presenze ai fini delle imposte sui redditi ma anche ai
fini dell’imposta di soggiorno prevista dall’apposito
regolamento approvato nel 2011 dal Consiglio Comunale di
Catania. I controlli hanno consentito di individuare 17
strutture completamente abusive, cioè sprovviste delle
necessarie autorizzazioni rilasciate dal Comune e non in regola
con gli obblighi tributari. Sono stati constatati redditi non
dichiarati al Fisco per oltre 200 mila euro relativi a presenze
di clienti non contabilizzate in tutto o in parte. Nella quasi
totalità dei casi, inoltre, i titolari delle strutture non
avevano adempiuto agli obblighi di comunicazione al Comune ai
fini dell’imposta di soggiorno. Ammontano a circa 4000 le
presenze rilevate presso le strutture ispezionate e segnalate al
Comune di Catania ai fini del recupero dell’imposta di soggiorno
nei confronti dei responsabili delle attività ricettive. Infine,
sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria 16 titolari di
attività per aver omesso di comunicare alla Questura i
nominativi dei clienti alloggiati presso la propria struttura,
ovvero per aver effettuato dichiarazioni mendaci circa il numero
di posti letto autorizzati. In proposito, va evidenziato come la
presenza di strutture abusive o non perfettamente in regola –
sovente lamentata da operatori e associazioni del settore –
oltre a determinare una consistente evasione fiscale, crea una
“concorrenza sleale” con le attività regolari, alterando il
mercato e determinando rischi per la sopravvivenza di chi opera
nella legalità. Va anche sottolineato che la presenza di
strutture abusive o irregolari non consente un esatto computo
delle presenze turistiche in una determinata area, falsando
anche i dati e i resoconti del settore turistico-alberghiero nel
capoluogo. I controlli continueranno nei prossimi mesi e saranno
intensificati in previsione della stagione estiva, anche nei
confronti di strutture alberghiere di maggiori dimensioni.
Catania
– GdF
seda rissa extracomunitari in Centro Accoglienza.
I militari
del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito dei quotidiani servizi di Ordine
Pubblico svolti presso il Centro di Accoglienza per
richiedenti asilo di Mineo (CT), hanno tratto in arresto
4 soggetti extracomunitari fermati nel corso di una
rissa scoppiata all’interno della struttura.
Gli
ospiti, classe ’91, ’94 e due del ‘95, tutti di
nazionalità nigeriana e richiedenti asilo, nella
mattinata di domenica, insieme ad altri connazionali, si
sono resi responsabili di un tafferuglio nelle aree
antistanti la mensa del Centro di Accoglienza. Il pronto
intervento delle Fiamme Gialle etnee, unitamente ai
colleghi di Agrigento e Caltanissetta, nonché della
Polizia di Stato del Commissariato di Caltagirone, ha
permesso di ristabilire rapidamente la normalità nella
struttura. La situazione era degenerata per futili
motivi connessi all’approvvigionamento di alcuni generi
alimentari. Alcuni più facinorosi, nel corso della
lite, hanno fatto ricorso all’utilizzo di alcuni oggetti
contundenti recuperati nelle immediatezza (bastoni,
mazze chiodate e una lama da cucina), provocando anche
una lieve ferita da taglio ad un braccio di uno degli
arrestati. Quest’ultimo è stato immediatamente
accompagnato presso il presidio ospedaliero della Croce
Rossa di stanza al Centro di Accoglienza per le cure del
caso e giudicato guaribile in 8 giorni.
La
tempestiva opera dei finanzieri, ha subito concluso la
colluttazione evitando il coinvolgimento di altri ospiti
e facendo sì che tutto tornasse tranquillo. I quattro
soggetti responsabili delle turbative per rissa
aggravata sono stati, quindi, posti a disposizione della
Procura della Repubblica di Caltagirone e condotti
presso la locale Casa Circondariale, in attesa del
giudizio per direttissima.
Catania –
GdF blocca corriere droga vicino pullman.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, nell’ambito di un servizio volto
alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti,
hanno arrestato un giovane che trasportava 250 grammi di
marijuana alla fermata delle autolinee in via Archimede
a Catania. Le Fiamme Gialle etnee, quotidianamente
impiegate in specifici controlli nelle principali piazze
di spaccio, hanno intensificato le proprie attività nel
corso delle festività pasquali, specie nelle aree
portuali, aeroportuali e nei punti di transito, quali,
tra gli altri, le autostazioni. Le Fiamme Gialle nel
corso di tali controlli, hanno posto attenzione ad un
giovane intento al ritiro del suo bagaglio nel relativo
alloggiamento dell’autobus. Il giovane 21enne,
proveniente da Bologna ma di origini ragusane, ha subito
palesato un atteggiamento circospetto, che ha indotto i
finanzieri del Gruppo Catania a sottoporlo ad una
accurata ispezione anche dei suoi bagagli personali. I
militari del Gruppo di Catania, anche grazie all’ausilio
del cane antidroga RAV, appartenente alle unità cinofile
in forza al Reparto, hanno così scoperto 1 panetto di
marijuana occultato nello zaino, del peso di circa 250
grammi, il cui valore sul mercato alla vendita minuta
avrebbe consentito di ricavare oltre 2.500€.
L’operazione è culminata con l’arresto del soggetto
responsabile per la fattispecie prevista dal Testo Unico
in materia di sostanze stupefacenti e messo a
disposizione della locale Autorità Giudiziaria.
Catania -
Sbarco
254 migranti, presi 3 scafisti, morta ragazza 20enne. Polizia
e Guardia di Finanza di Catania hanno posto in stato di fermo di
indiziato di delitto 3 sedicenti cittadini stranieri, di nazionalità
nigeriana e gambiana, per il reato di favoreggiamento
all’immigrazione clandestina, in relazione allo sbarco di 254
migranti ed 1 cadavere giunti presso il Porto di Catania lo scorso
20 marzo, a bordo della nave della Guardia Costiera romena
“Mai 0201”.
I nigeriani Kevin GABRIEL 31enne e Ebenezer
OKE 33enne sono stati individuati quali componenti
dell’equipaggio di un gommone su cui viaggiavano 132 migranti e la
salma di 1 giovane donna, mentre il gambiano Arfang NJIE 27
enne quale “scafista” di altro gommone soccorso con a bordo 122
migranti.
Gli
investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del
G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania sotto il coordinamento
della Procura della Repubblica etnea, hanno raggiunto l’assetto
romeno in alto mare coadiuvati da personale della Sezione Operativa
Navale del Corpo ed hanno ricostruito la dinamica del viaggio
acquisendo gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di
fermo. Gli accertamenti di rito effettuati sulla
salma, hanno acclarato che si trattava di una giovane cittadina
nigeriana di 20 anni, per il cui decesso l’Autorità Giudiziaria sta
valutando se sia riconducibile alla condotta degli scafisti. La
ragazza, secondo alcune testimonianze, pare fosse partita dalla
Nigeria, dove aveva iniziato a studiare come designer di
moda. Le precarie condizioni economiche della famiglia, che non le
permettevano più di continuare il corso di studi, l’avevano
determinata a svolgere la professione di sarta per risparmiare il
denaro necessario a lei e alla sorella a raggiungere l’Italia e
tentare di realizzare il sogno di lavorare nel campo della moda. I
tre fermati espletate le formalità di rito, sono stati associati
presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria.
Nicolosi
– GdF salva sciatore infortunato. I
militari del Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza (SAGF) di Nicolosi, alle ore 11,15 circa
sono intervenuti in una operazione di soccorso
di un turista che si era procurato un trauma ad
un arto inferiore, nel corso di una discesa,
fuori pista, con lo slittino, in località
compresa fra il rifugio Sapienza e i Crateri
Silvestri a circa 1900 mt s.l.m. I militari del
Soccorso Alpino della Guardia di Finanza,
allertati dalla Centrale Operativa del 118 e con
l’ausilio dei volontari del CNSAS, dopo aver
raggiunto il soggetto gli hanno immobilizzato
l’arto e trasportato sulla barella fino al
piazzale del rifugio Sapienza dove è intervenuta
l’eliambulanza del 118 per il trasporto del
malcapitato al presidio ospedaliero Cannizzaro
di Catania.
Catania
– GdF
seminario su reati contro P.A.
L’incontro di studi sulla delicata ed attualissima
materia dei reati contro la P.A. e della prevenzione
della corruzione si è svolto, all’interno della Sala
Koiné del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza di Catania.Il Comandante Regionale della
Guardia di Finanza, Gen.D. Ignazio GIBILARO, eD il
Comandante Provinciale di Catania, Col. t.ST Roberto
MANNA, che ha moderato i lavori, hanno presenziato al
seminario. I relatori, intervenuti sono: il Dott. Alfio
FRAGALÀ, Sostituto Procuratore presso la Procura della
Repubblica di Catania, il Cons. Michele CORRADINO,
componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e il
Ten.Col. t.ST Alberto NASTASIA, Comandante del Nucleo PT.
Il Dott. FRAGALÀ ha tenuto un intervento sulle condotte
e sugli indicatori dei reati di corruzione, con
specifico riguardo al settore degli appalti; il Cons.
CORRADINO ha illustrato il ruolo e le competenze
dell’A.N.A.C., soffermandosi, in particolare, sulle
disposizioni previste dal nuovo “codice degli appalti”,
che entrerà in vigore nel mese di aprile; il Ten.Col.
NASTASIA ha esposto i presidi anticorruzione del Corpo,
con specifico riguardo al piano triennale adottato dalla
Guardia di Finanza in attuazione delle vigenti
disposizioni. La giornata di studio, molto proficua, ha
consentito di tracciare un punto di situazione
aggiornato sulla normativa di settore, anche in
considerazione del duplice impegno richiesto alla
Guardia di Finanza dalla legge anticorruzione: da un
lato, per effetto delle specifiche funzioni svolte,
contrastare i reati di corruzione, che richiedono una
conoscenza specialistica della materia amministrativa e
contabile; dall’altro, secondo gli indirizzi
dell’Autorità politica di riferimento, provvedere ad
aggiornare il piano anticorruzione nell’ottica di
implementare ulteriormente il dispositivo di
prevenzione. Il recente rinnovo del Protocollo d’intesa
tra l’A.N.A.C. e la Guardia di Finanza è importante in
tale contesto, è disciplinata la collaborazione con
specifico riguardo all’esame della contrattualistica
pubblica per gli appalti e per i contraenti con la
pubblica amministrazione, nonché alla verifica presso
gli enti pubblici del rispetto degli obblighi dettati
dalla specifica normativa.
Catania
- GdF sequestra 62 kg marijuana, 1 in manette. L’attività
dei finanzieri del Comando Provinciale di Catania è
anche nel contrasto del traffico di sostanze
stupefacenti, nell’ultimo mese, ed ha consentito di
trarre in arresto 7 trafficanti e sequestrare oltre 11
kg di droghe. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria etneo, il 1° dicembre scorso, nel corso di
una perquisizione in un’abitazione nelle campagne di
Vittoria, in provincia di Ragusa, di proprietà di
Vincenzo Palmieri 44enne, hanno sequestrato 62 Kg.
di marijuana. Le Fiamme Gialle sono pervenute al
rinvenimento proprio grazie all’analisi dello
stupefacente sequestrato nei giorni scorsi, risultato
perlopiù di produzione locale, e sviluppando il
monitoraggio di alcuni soggetti, con specifici
precedenti penali per traffico di marijuana, residenti
nell’area di provenienza della sostanza cannabinoide. Le
Fiamme Gialle si sono insospettire sul Palmieri che
pur non svolgendo attività lavorativa - non sembrava
manifestare difficoltà economiche. La perquisizione
condotta nell’abitazione del soggetto ha successivamente
confermato i sospetti essendo stata rinvenuta marijuana,
sia all’interno dell’abitazione, in un locale adibito a
ricovero di strumenti da lavoro, che all’esterno della
stessa, in una cisterna in plastica. Lo stupefacente era
contenuto in 22 confezioni di cellophane, nascoste
all’interno di 3 distinti sacchi, per un peso
complessivo di 62 Kg. Sebastiano Palmieri è stato quindi
tratto in arresto e condotto, a disposizione
dell’Autorità giudiziaria, presso la casa circondariale
di Ragusa. La cannabis sequestrata, verosimilmente
destinata al mercato ibleo, avrebbe fruttato, al
dettaglio, circa 650.000 euro.
Catania
–
GdF preso 1 corriere 145g cocaina in auto.
È finito ai domiciliari :
Giovanni Treccarichi 51enne catanese. L’attività
delle Fiamme Gialle a contrasto del traffico di sostanze
stupefacenti è continua. I militari, nei giorni scorsi
avevano ammanettato 5 corrieri, soprattutto mediante il
costante monitoraggio dei principali snodi autostradali
e dei punti di arrivo nella città: stazione ferroviaria
e dei pullman. I Baschi Verdi l’11 novembre scorso,
durante un normale controllo all’uscita del casello
autostradale di San Gregorio, hanno proceduto a fermare
una Peugeot 107 nera condotta da Giovanni Treccarichi,
51enne catanese. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria, nello svolgimento degli accertamenti di
prassi, hanno notato la crescente insofferenza del
soggetto, che rivolgeva agli stessi pressanti richieste
per accelerare la conclusione dei riscontri per presunte
esigenze lavorative. La titubanza ha indotto i
finanzieri ad approfondire il controllo ed in
particolare ad effettuare un’ispezione accurata
dell’auto. I minitari hanno rinvenuto, ben occultato
sotto la moquette del sedile posteriore, 1 involucro in
carta stagnola contenente un sacchetto in cellophane con
145 grammi di cocaina. Le analisi effettuate sulla
sostanza hanno consentito di accertare che si trattava
di cocaina purissima dalla quale sarebbero state
ricavate almeno 530 dosi di stupefacente, che, collocate
sul mercato dello spaccio catanese avrebbero potuto
fruttare circa 25.000 euro. Il cinquantunenne,
incensurato, è stato pertanto posto agli arresti
domiciliari, su disposizione della locale Autorità
Giudiziaria.
Catania
–
GdF
arresta su ragusana svincolo
Catania
1 corriere con 6 kg droga.
Si tratta di
Gino Vella
53enne vittoriese. L’attività di contrasto al traffico di
sostanze stupefacenti da parte dei militari del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania è continua. I
militari dopo l’arresto dei 2 tunisini, nei giorni scorsi hanno
concluso un altro importante servizio con l’arresto del
vittoriese Gino Vella 53enne ed il sequestro di oltre 6
chilogrammi di marijuana. Le Fiamme Gialle stavano svolgendo un
servizio ordinario di controllo del territorio sulla Strada
Statale Ragusana 194, in prossimità dello svincolo autostradale
per Catania. Una pattuglia del Nucleo di Polizia Tributaria ha
intimato l’alt ad un’automobilista che, alla vista dei
finanzieri, ha proseguito la sua corsa. I militari
immediatamente si sono messi all’inseguimento della Lancia,
raggiungendola dopo alcune centinaia di metri dal luogo del
controllo. I tutori dell’ordine, fermata l’autovettura, hanno
proceduto all’identificazione del conducente, che è apparso
nervoso e insofferente alle attività di polizia. Le Fiamme
Gialle considerando il tentativo di sottrarsi al controllo e
tenuto anche conto delle risposte contraddittorie fornite dal
vittoriese, hanno deciso di ispezionare il veicolo. I finanzieri
nel bagagliaio hanno rinvenuto, ben occultati, 6 chilogrammi di
marijuana nascosti all’interno di 3 diversi sacchi di
plastica. L’auto e la sostanza stupefacente sono state poste
sotto sequestro, mentre il soggetto, peraltro già noto, è
stato associato presso la Casa Circondariale “Cavadonna”
di Siracusa, a disposizione della Procura della Repubblica di
Siracusa. Le Fiamme Gialle ritengono che il vittoriese, trovato
in possesso anche di 840 euro in contanti, fosse il “corriere”
dello stupefacente sequestrato, molto probabilmente destinato al
mercato catanese, la cui vendita avrebbe fruttato, al dettaglio,
oltre 70mila€.
Catania
-
5 indagati per favoreggiamento immigrazione clandestina.
Polizia e Guardia di Finanza di Catania hanno posto in
stato di fermo di indiziato di delitto cinque sedicenti
cittadini egiziani per il reato di favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina, a seguito dello sbarco
avvenuto presso il porto di Catania lo scorso 9 luglio.
Si tratta di : Ibrahim ABUHIMDAN 44enne,
Mohammad ALQADI 28enne, Ahmed Sabri Ali EL
SHAEER 34enne, Mohammed Ichta IZAT MOHAMMED
31enne
e Mohammad ABDAL RAHMAN 35enne che sono stati
individuati quali componenti dell’equipaggio di un
peschereccio, salpato dalle coste egiziane, con a bordo
285 migranti provenienti dall’area sub-sahariana e
mediorientale. L’intervento di soccorso è stato operato
da un’unità navale della Guardia Costiera svedese, il
pattugliatore “Siem Pilot”, impegnato nel Mar
Mediterraneo nell’ambito del dispositivo “Triton 2015”,
con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in
qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di
collegamento. Le preliminari evidenze acquisite
dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività
investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e
del G.I.C.O. di Catania, che hanno raggiunto in alto
mare l’imbarcazione svedese con unità veloci della
Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere
significativi elementi indiziari nei confronti dei
cinque egiziani, “scafisti” del peschereccio. Le
attività degli investigatori della Polizia di Stato e
della Guardia di Finanza, proseguite a terra sotto il
coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, hanno
consentito di acquisire gli elementi necessari
all’adozione dei provvedimenti di fermo. I cinque
egiziani sono stati associati presso la Casa
Crcondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria.
Catania
– Gdf
scopre finanziamento 4 milioni€ per Patto Territoriale
Aci somma mai investite. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i
“reati contro la criminalità economica” della locale
Procura della Repubblica, hanno eseguito nei confronti
del noto imprenditore Orazio BOSCO LO GIUDICE
il sequestro preventivo della somma di 4.525.857 €
disposto dal G.I.P. del Tribunale etneo per fatti
compiuti allorché questi era amministratore unico della
“ITA CTA S.r.l.” e, segnatamente, per aver
fraudolentemente percepito, nell’Ambito del cd. patto
territoriale delle Aci, contributi e agevolazioni
pubbliche di oltre 4,5 milioni€ erogati dal Ministero
delle Attività Produttive per favorire lo sviluppo
economico e occupazionale di aree depresse. Il progetto
finanziato - di importo complessivo pari a 13 milioni€
era orientato a favorire nuova occupazione nel
comprensorio del Patto Territoriale delle Aci (Aci
Castello, Aci Catena, Acireale, Aci S. Antonio, San
Gregorio e Valverde) - prevedeva l’acquisto di
macchinari, impianti e attrezzature per lavori di
ingegneria edile, da allocare in una struttura logistica
a ridosso delle Terme di Acireale. Le indagini, svolte
dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza di Catania, hanno invece consentito di accertare
che l’attività dichiarata non è mai stata svolta dalla
società beneficiaria, né è stata mai realizzata l’unità
produttiva prevista dal progetto con conseguente danno
per l’economia locale che è stata privata di ingenti
risorse finanziarie stanziate per la crescita del
territorio. I Baschi Verdi hanno evidenziato che i beni
strumentali acquistati dalla “ITA CTA S.r.l.” grazie al
contributo concesso sono stati utilizzati da altre
società riconducibili al medesimo gruppo industriale di
riferimento presso propri cantieri, in chiara violazione
dell’obiettivo e dell’interesse pubblico cui il
finanziamento era destinato. La “ITA CTA S.r.l.”, in
sostanza, ha direttamente destinato ed in qualche caso
noleggiato i beni strumentali ad altre società del
gruppo attive nell’esecuzione di opere pubbliche, fra
cui la “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” (impegnata in appalti per
la costruzione di opere stradali e ferroviarie al
confine tra Lazio e Umbria) e la “SAN MARCO S.c.a.r.l.”
(impegnata nella costruzione dell’Ospedale nuovo San
Marco di Librino). La Guardia di Finanza con l’indagine
è arrivata, quindi, alla denuncia, a piede libero, del
noto imprenditore Orazio Bosco Lo Giudice, all’epoca dei
fatti amministratore unico della “ITA CTA S.r.l.”, per i
reati di truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche e di malversazione a danno dello
Stato. I militari hanno appurato che di quest’ultimo
reato dovrà poi rispondere, in concorso, anche Concetto
Albino Bosco Lo Giudice, all’epoca dei fatti,
amministratore unico della “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e
della “SAN MARCO S.c.a.r.l.”. Altri due dipendenti di
società del medesimo gruppo industriale sono poi
indagati, in concorso con Orazio Bosco Lo Giudice, per
truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni
pubbliche avendo indicato falsamente ai funzionari
incaricati dei sopralluoghi fisici sui mezzi e
macchinari oggetto di agevolazione, quali cantieri di
lavoro della “ITA CTA S.r.l.”, cantieri in realtà di
pertinenza delle altre società del gruppo. Anche le
società “ITA CTA S.r.l.”, TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e “SAN
MARCO S.c.a.r.l.” dovranno rispondere, poi,
direttamente, ai sensi del D.Lgs. n. 231/01, per
responsabilità derivante da reato a causa delle condotte
compiute dai propri organi di vertice avendone comunque
tratto significativo beneficio. L’attività si è conclusa
con il sequestro di oltre 4,5 milioni€, pari al
contributo erogato, in quote societarie intestate a
BOSCO LO GIUDICE Orazio la cui gestione è stata affidata
ad un amministratore giudiziario nominato dalla Procura
della Repubblica etnea.
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