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CATANIA -  Fiamme Gialle etnee sequestrano tonno non commestibile a porticciolo Ognina e mercato. I finanzieri del comparto aeronavale hanno sequestrato 250 Kg. di tonno nel mercatino domenicale del porticciolo di Ognina e 130 Kg. al MAAS. Lo scorso 14 giugno i militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un’attività mirata al controllo sulla filiera della pesca con particolare attenzione al commercio illegale, hanno effettuato un sequestro di tonno rosso (Thunnus Thinnus) per un totale di 250 chilogrammi privo di tracciabilità. Le Fiamme Gialle, tra i banchi del tradizionale mercatino domenicale presso il porticciolo di Ognina hanno rinvenuto parte del prodotto ittico, privo di etichettatura e documentazione che ne attestasse la tracciabilità.  I Baschi Verdi hanno anche  trovato un tonno di 130 chilogrammi avvolto in una coperta tenuto senza il rispetto delle più elementari norme igieniche ed in cattivo stato di conservazione, abilmente occultato sotto un vecchio fugone stazionante nel vicino parcheggio. I Finanzieri hanno dunque sottoposto a sequestro quanto complessivamente recuperato e conseguentemente sanzionato i due trasgressori possessori del pescato.  I  militari della Sezione Operativa Navale, all’alba di ieri a seguito di un accertamento presso i Mercati Agro Alimentari Sicilia (M.A.A.S.), hanno proceduto ad un ulteriore sequestro di circa 130 Kg di tonno rosso. I tutori dell’ordine, transitando per il parcheggio adiacente l’area del mercato ittico, si sono imbattuti su un carrello apparentemente abbandonato contenente n. 3 tranci di tonno rosso. Le informazioni assunte dai presenti non hanno permesso di individuare i trasgressori. Il pescato ormai riposto in tranci nelle cassette veniva sottoposto a sequestro. L’operazione delle Fiamme Gialle etnee si inquadra nell’ambito di costanti attività svolte nell’ultimo periodo che hanno consentito di sequestrare fino ad oggi circa 2 tonnellate complessive di tonno sottratto al commercio illegale. Gli esemplari sequestrati dopo essere stati visionati dai veterinari dell’Asp di Catania sono stati dichiarati non destinabili al consumo umano e consegnati in discarica per la distruzione.

BIANCAVILLA  CTGdF sequestra 2 ambulanze private irregolari e denuncia gestore. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti realizzati lungo le rotabili in provincia, hanno sequestrato 2 ambulanze irregolari e denunciato all’Autorità Giudiziaria il titolare di una ditta individuale di Biancavilla proprietaria dei mezzi. I militari della Compagnia Guardia di Finanza di Paternò, a seguito di mirata attività di intelligence economico-finanziaria, nel corso di un apposito posto di blocco hanno sottoposto a controllo 1 delle 2 ambulanze mentre rientrava in sede dopo che aveva eseguito il trasporto di un malato. Le attività esperite dai Finanzieri hanno   subito fatto rilevare l’assenza delle autorizzazioni di settore prescritte dalla normativa regionale che regolamenta tale tipologia di trasporto professionale. Gli approfondimenti proseguiti presso la sede dell’impresa hanno permesso di accertare che nella disponibilità del titolare vi era un altro mezzo di trasporto che presentava le medesime irregolarità di quello fermato su strada. I Baschi Verdi hanno rilevato che  entrambe le ambulanze operavano sprovviste delle necessarie dotazioni di attrezzature sanitarie di bordo (quale il defibrillatore semi automatico), impiegavano durante i trasporti personale sprovvisto delle necessarie abilitazioni professionali ed infine circolavano senza essere state sottoposte alla revisione annuale. Il titolare della ditta individuale è risultato noto alle Forze di Polizia poiché rinviato a giudizio nell’ambito della nota inchiesta condotta dalla Procura etnea sulle cosiddette “ambulanze della morte” che operavano in territorio di competenza dell’ospedale di Biancavilla. Le  Fiamme Gialle, al termine delle attività, hanno sottoposto a sequestro le due ambulanze e denunciato all’Autorità Giudiziaria il titolare dell’impresa che svolgeva la propria attività in assenza delle necessarie autorizzazioni sanitarie. I finanzieri  stanno svolgendo un controllo fiscale nei confronti della ditta individuale impiegando  i militari della Compagnia di Paternò, per l’accertamento di regolare tenuta della contabilità.


CATANIA Guardia Finanza sequestra oltre 10 tonnellate hashish su motonave estera, arrestati equipaggio e capitano. I finanzieri del Gruppo Aeronavale di Messina e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno portato a conclusione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – DDA della città etnea e con il costante supporto delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale e della Sezione Operativa Navale di Catania, un’operazione volta a contrasto del traffico internazionale di stupefacenti. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato oltre 10 tonnellate di hashish ed un ex peschereccio oceanico battente bandiera dei Paesi Bassi, denominato “QUEST” ed arrestato nove persone di equipaggio. Le misure adottate nella flagranza del reato sono state convalidate dal GIP del Tribunale di Catania il 6 giugno. L’attività si inquadra in una più ampia azione investigativa di respiro internazionale denominata “Libeccio International”, nel cui ambito la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno svolge la funzione di raccordo informativo e di attivazione della cooperazione internazionale. La nave, monitorata dai mezzi aeronavali della Guardia di Finanza per oltre 40 ore, è stata abbordata a circa 130 miglia dalla Sicilia sud – orientale una volta ottenuta l’autorizzazione del Paese di bandiera. I dettagli dell’importante operazione illustrati dagli investigatori nel corso di una conferenza stampa, alle ore 10.30 del 7 giugno 2018, a bordo di una unità navale della Guardia di Finanza ormeggiata presso la banchina n. 25 del porto di Catania. L’attività è il risultato di una attenta analisi delle rotte seguite dall’imbarcazione che, dopo essere partita da Malta ed essersi diretta verso lo stretto di Gibilterra, tra il Marocco e l’Algeria ha eseguito, con l’ausilio di potenti gommoni oceanici, il trasbordo del carico proveniente dalla terraferma. L’esame dei tracciati e l’acquisizione di ulteriori elementi sul conto del natante hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento della “QUEST” nel traffico internazionale di stupefacenti e pertanto sono stati inviati sul posto due unità navali d’altura ed un elicottero della Guardia di Finanza per controllarne i movimenti. L’osservazione diretta e alcune incoerenze nelle risposte ricevute a precise richieste formulate via radio dai finanzieri, avvalorate come tali dall’attività di analisi svolta dal Comando Operativo Aeronavale, hanno consolidato i sospetti. E’ stata quindi coinvolta la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno che ha assicurato la cooperazione internazionale per la richiesta di abbordaggio alle Autorità olandesi (in virtù dell’articolo 17 della Convenzione di Vienna), alimentando i riscontri informativi su nave ed equipaggio. Questi ultimi hanno permesso di inquadrare il contesto operativo in una più ampia attività investigativa di respiro internazionale denominata “Libeccio International”.


RIPOSTO CT  -  GdF Catania,  sequestra 43kg marijuana galleggiante in mare. I militari del Comando Provinciale di Catania, con l’apporto dei Reparti Aeronavali etnei della Guardia di Finanza, hanno sequestrato 43 Kg di marijuana trasportati dal mare sul litorale ionico di Riposto (CT). Il sequestro della sostanza stupefacente è scaturito con l’intensificazione del controllo economico del territorio eseguita dalle Fiamme Gialle etnee nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, lungo il tratto costiero ed in specifici punti di accesso alle zone portuali.   Una  pattuglia della Compagnia di Riposto, nel corso di una perlustrazione del litorale che da Torre Archirafi conduce al Porto di Riposto, ha avvistato dalla strada costiera un voluminoso involucro che galleggiava in mare in vicinanza degli scogli. I militari insospettiti, nonostante le condizioni meteo avverse, sono riusciti a recuperare il pacco che, una volta aperto, è risultato contenere 4 buste trasparenti sottovuoto con all’interno una sostanza vegetale, del peso di circa 21 kg, che da successiva analisi qualitativa è risultata essere marijuana. I Finanzieri hanno informato la Procura della Repubblica di Catania delle particolari circostanze del rinvenimento.  Le Fiamme Gialle  contestualmente hanno  chiesto il tempestivo intervento di una vedetta della Sezione Operativa Navale di Catania e di un elicottero della Sezione Aerea di Manovra di Catania – Fontanarossa. I finanzieri hanno attivato una ricognizione ampia del litorale che da Riposto conduce a Fiumefreddo di Sicilia. I miliatari, dopo alcune ore, con l’ausilio della speciale strumentazione di bordo, l’elicottero delle Fiamme Gialle ha individuato, nella zona di scogli compresa tra Praiola e Torre Archirafi,  località del Comune di Riposto(CT),  un altro pacco sospetto che, recuperato dalle pattuglie a terra, è risultato contenere, confezionati nello stesso modo del primo, ulteriori 22 kg di marijuana. L’intera sostanza stupefacente sequestrata avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, oltre 260 mila euro.


CataniaGdF coi cinofili sequestra 1,8kg marijuana, corriere in manette a casello autostrada. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, negli spazi antistanti il casello autostradale di Giarre (CT), un soggetto catanese che stava trasportando 1,8 kg di marijuana. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti dall’intensificazione del controllo economico nel territorio eseguita dalle Fiamme Gialle etnee. I militari hanno ispezionato aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti  e specifici punti di accesso alla città.  I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania, ieri, assistiti da una unità cinofila, hanno sottoposto a controllo una Fiat Punto all’uscita del casello autostradale di Giarre. Il guidatore, G.B. 61enne già noto (possesso ingiustificato di valori, porto abusivo di armi, estorsione e furto), sin dalle prime domande di rito poste dai Finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo. L’attività ispettiva, anche grazie al fiuto del pastore tedesco “Zaro”, ha consentito di rinvenire, nei vani delle portiere posteriori dell’auto, 4 buste trasparenti sottovuoto contenenti una sostanza vegetale. La merce da analisi qualitativa successivamente eseguita è risultata essere marijuana. Lo stupefacente sequestrato, destinato al mercato etneo, avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, oltre 18.000€. La  Procura Distrettuale della Repubblica, è stata informata ed il corriere, nato a Catania e con dimora a Mascalucia (CT), è stato tratto in arresto ed accompagnato presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza.


Catania - GdF scopre 4 per smercio EURO falsi in Sicilia, Calabria e Puglia: 1 in manette. I soggetti hanno distribuito banconote a Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Agrigento, Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi.  L’adranese Antonino LIOTTA 42enne, è stato tradotto presso il carcere di Catania a Piazza “Lanza”. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal GIP del Tribunale di Caltagirone (CT), su richiesta della Procura calatina, nei confronti di 4 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla spendita di banconote false. Il provvedimento magistratuale ha colpito, quale capo dell’organizzazione, l’adranese Antonino LIOTTA ed altri 3 soggetti per i quali è stata disposta la misura degli  arresti domiciliari. L’attività investigativa svolta dai Finanzieri del Gruppo di Caltagirone ha messo in luce l’esistenza del sodalizio criminale dedito alla spendita di false banconote da 100 €  nel circuito nazionale, garantendosi illeciti e reiterati guadagni in danno di ignari commercianti. Grazie alle intercettazioni telefoniche sono state ricostruire le varie fasi attraverso le quali gli indagati spacciavano le banconote false nei territori di numerose province (Catania, Messina, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa, Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi) presso diversi piccoli esercizi commerciali (quali negozi di ceramiche artistiche, ferramenta, lavasecco, enoteche, ottici, rivendite di generi alimentari e frutta, panifici, paninoteche, profumerie), prediligendo quelli privi di dispositivi di controllo delle banconote e/o di impianti di video-sorveglianza. I Baschi Verdi hanno rilevato che talvolta, tuttavia, neppure la presenza di dispositivi per il riconoscimento delle banconote false e l'attenzione prestata dagli esercenti hanno impedito la consumazione del reato. Gli indagati, infatti, in alcuni casi, sono riusciti a persuadere i commercianti più cauti e sospettosi dicendo loro di essere degli appartenenti alle Forze di Polizia, così ingenerando nelle vittime la fiducia che il denaro fosse legale.  L’indagine, infatti, trae origine proprio dalla denuncia di uno di questi commercianti che aveva ricevuto banconote false per il pagamento della merce acquistata da uno degli arrestati spacciatosi come appartenente alla Guardia di Finanza.


 

Cavagrande SR SAGF salvato escursionista caduto da pendio laghetti e feritosi. I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi, nel tardo pomeriggio di sabato 29 luglio hanno recuperato e tratto in salvo un escursionista italiano 30enne, caduto e feritosi nella zona dei laghetti siti all’interno della Riserva Naturale Orientata Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa. Il malcapitato trovandosi su un pendio impervio è scivolato battendo la testa su una roccia, perdendo i sensi. I  finanzieri del Soccorso Alpino, allertati da un ristoratore locale, si sono subito recati sul posto con la propria unità cinofila e, supportati dalle sale operative dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Catania e Siracusa, hanno operato in stretto coordinamento, ed avviato le operazioni di soccorso. I militari, dopo aver percorso uno scosceso ed insidioso sentiero, hanno raggiunto l’infortunato il quale appariva con una ferita al volto. I soccorritori, dopo essersi accertati delle discrete condizioni del soggetto, l’hanno posto in sicurezza su una barella spinale e trasportato presso una piazzola di atterraggio dove nel mentre era giunto un elicottero del 118. Lo sventurato è stato condotto grazie al velivolo ad una vicina ambulanza, ed infine trasportato presso l’ospedale di Avola (SR). I militari del SAGF del Comando Provinciale di Catania, grazie alla loro alta professionalità e specializzazione, operano quotidianamente con una competenza regionale, a tutela dell’incolumità delle persone in ambiente montano ed alpestre, in tutte quelle circostanze in cui per effettuare dei salvataggi sono richieste e necessarie le loro particolari abilità tecniche.


Catania  - GdF sequestro preventivo beni ad azienda trasporti per evasione fiscale. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega dell’Autorità Giudiziaria, hanno eseguito il sequestro preventivo di beni nei confronti dell’amministratrice di una società che non presentava dichiarazioni al fisco. L’indagine, che si inserisce nell’ambito delle attività a tutela delle entrate, è stata eseguita dai militari del Gruppo di Catania. i Baschi Verdi, nel mese di novembre 2016, all’esito di una verifica fiscale, avevano scoperto che l’azienda, nell’anno 2014, pur avendo continuato a operare nel settore dei trasporti di merce su strada e prodotto 740 mila euro di ricavi, tuttavia, non presentando le prescritte dichiarazioni fiscali, aveva evaso 360 mila euro di imposte. La  titolare dell’impresa, a conclusione di tale intervento, era stata deferita alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di omessa dichiarazione ed omesso versamento dell’IVA, avendo evaso imposte al di sopra della prevista soglia di punibilità di € 50.000. L’Autorità Giudiziaria, su proposta delle Fiamme Gialle che hanno compiuto le successive indagini patrimoniali finalizzate ad individuare i beni rientranti nella disponibilità dell’indagata, ha quindi disposto, a garanzia dei crediti vantati dall’erario, il sequestro preventivo di un appartamento di 200 mq di sua proprietà, sito nel comune di Belpasso (CT).


Catania GdF  esegue sequestro beni per 653.785€, omesso versamento IVA. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di  653.785€ nei confronti del rappresentante legale di una società di Belpasso, operante nel settore delle lavanderie industriali, in relazione all’omesso versamento di Imposta sul Valore Aggiunto e Ritenute Fiscali per gli anni 2013 e 2014. L’attività d’indagine ha tratto origine da una segnalazione inoltrata dall’Agenzia delle Entrate di Catania alla locale Procura della Repubblica relativa al consistente debito tributario non onorato dalla società.Il  G.I.P. presso il Tribunale etneo, a conclusione delle indagini, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di ogni bene nella disponibilità dell’amministratore, nei limiti del profitto tratto dai reati tributari. Le Fiamme Gialle Paternesi, svolti gli opportuni approfondimenti atti ad individuare il patrimonio mobiliare ed immobiliare nella disponibilità dell’indagato, hanno sottoposto a sequestro 11 rapporti finanziari con saldi attivi per 143.000€ e per la restante parte dell’imposta evasa, costituente il profitto dei reati tributari,  3 beni immobili e 16 automezzi.


Roma – GdF celebra Patrono S.Matteo. La Guardia di Finanza ha festeggiato oggi 21 settembre San Matteo Apostolo ed Evangelista, Santo Patrono delle Fiamme Gialle. Le celebrazioni sono iniziate di mattina con la deposizione da parte del Comandante Generale, Gen. C.A. Giorgio Toschi, di una corona di alloro in onore delle Vittime del Dovere e dei Caduti presso il Sacrario della caserma “Gen. B. Sante Laria”, in Piazza Armellini a Roma. L’Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia, S.E. Reverendissima Monsignor Santo Marcianò, a  seguire, nel Salone d’Onore della stessa caserma, ha officiato la cerimonia religiosa, alla presenza del Viceministro dell’Economia e delle Finanze, On. Enrico Zanetti, del Comandante Generale e di altre Autorità civili, militari e religiose. Successivamente ha avuto luogo la presentazione del dipinto “San Matteo e l’Angelo”. L’opera, raffigurante il Santo mentre manoscrive i primi passi del proprio Vangelo guidato da una figura celeste, è stata realizzata dal pittore Girolamo Muziano nella seconda metà del XVI secolo ed è nota per aver ispirato Michelangelo Merisi, detto “il Caravaggio”, durante la realizzazione dei capolavori della Cappella Contarelli nel XVII secolo nella chiesa di San Luigi dei Francesi in Roma. Il dipinto torna ora al suo posto presso la prestigiosa Sala "San Matteo" della caserma “Piave”, sede del Comando Generale del Corpo in Viale XXI Aprile, dopo aver subito un delicato intervento di restauro, durato più di un anno, da parte del personale del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici del Polo Museale Romano, guidato dal direttore scientifico, dott. Andrea De Marchi. San Matteo è stato dichiarato Santo Patrono della Guardia di Finanza nel 1934 dal Cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Papa Pio XII, con l’auspicio che tutti i Finanzieri potessero, a partire dal suo esempio, unire l’esercizio puntuale del dovere nei confronti dello Stato alla fedele sequela di Cristo.


Catania - GdF recupera  ricercatori funghi dispersi  su Etna.  I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi, nella giornata di ieri, hanno effettuato un intervento di ricerca nei confronti di tre ricercatori di funghi, smarritisi nel versante sud est dell'Etna, nella zona del vallone del Turco, a circa 1400 mt di quota. Le  tre persone, a causa delle avverse condizioni meteo e della nebbia sopraggiunta, dopo essersi rese conto di aver perso l'orientamento nella fitta vegetazione, hanno chiesto telefonicamente i soccorsi. La sala operativa del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha immediatamente attivato i militari specializzati del Soccorso Alpino di Nicolosi che, insieme alle squadre di soccorso del Corpo Forestale ed ai volontari del Club Alpino Italiano, hanno avviato le ricerche dei dispersi. I  3 soggetti, dopo circa 2 ore, in preda allo spavento per l’avventura vissuta, sono stati ritrovati incolumi e riaccompagnati presso la loro auto.  Molte persone in questo periodo, particolarmente florido per la raccolta dei funghi, si avventurano per tale motivo sull'Etna. I  soccorsi spesso coinvolgono specialmente nelle meno calde ore pomeridiane che, tuttavia, sul Mongibelllo, sono anche quelle caratterizzate da repentine variazioni metereologiche che possono risultare pericolose per chi non conosce né adotta le specifiche precauzioni da osservare in montagna.


Paternò CT - GdF cap. Francesca Conte a comando nuova Compagnia. La Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un riassetto organizzativo dei propri reparti territoriali, ha potenziato il dispositivo di controllo nella provincia etnea attraverso la costituzione, dal primo agosto, della Compagnia di Paternò in sostituzione della Tenenza già presente dal 2005. Il  Capitano Francesca Conte, proveniente da Roma dove ha maturato un’esperienza operativa presso il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria  è giunto a comandare il nuovo Reparto. Il Comandante Provinciale di Catania, Col. Roberto Manna, ha formulato i migliori auguri di buon lavoro al Capitano Conte che darà continuità al proficuo servizio svolto dal Lgt. Francesco Leotta, predecessore dell’Ufficiale nel comando della allora Tenenza di Paternò.


Catania – GdF operazione antimafia armi e munizioni in casa Ercolano: scoperti contatti mafia-massoneria, 6 arresti. La Guardia di Finanza, Catania in  ub’operazione antimafia ha eseguito arresti nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti alla cosca “Ercolano”, tra cui il presunto reggente Aldo Ercolano. I militari nel corso dell’attività hanno  sequestrato anche un arsenale. la Guardia di Finanza di Catania alle prime luci del giorno all’alba, ha eseguito misure le cautelari personali nei confronti dei 6 personaggi per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. I baschi Verdi nell’abitazione  di Ercolano hanno rinvenuto e sequestrato pistole e munizioni. I particolari dell’operazione, nel corso della quale sono emersi anche contatti tra esponenti di una loggia massonica e Cosa Nostra catanese, illustrati alla presenza del Procuratore reggente, Dott. Michelangelo Patané, nel corso di una conferenza stampa, presso la Procura della Repubblica di Catania.


Catania – Furto gioielli e denaro in villa con auto noleggiata, GdF 2 in manette. La Guardia di Finanza di Catania, nei giorni scorsi, ha tratto in arresto due catanesi già noti, ritenuti responsabili di un furto in villa sulla statale 113 a Cefalù (PA), dove avevano sottratto gioielli e denaro contante. Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Catania, hanno fermato Alfio Stancapiano 21enne  e Pietro Bonaccorsi  42enne, entrambi già noti per reati contro il patrimonio.Alcuni utili elementi per il rintraccio dei due madestri sono stati forniti dagli stessi proprietari dell’abitazione, non presenti in casa all’atto dell’intrusione. Le vittime, infatti, nel presentare denuncia presso il Commissariato di Polizia di Cefalù, hanno segnalato che, nel rientrare a casa, avevano visto allontanarsi, a forte velocità, un’auto  Toyota Aygo. La macchina, dai primi accertamenti, è risultata intestata ad una società di noleggio auto di Catania. Le  ricerche dei malviventi nel catanese,  ed  i riscontri effettuati presso la stessa società di noleggio,  hanno portato all’individuazione ed all’arresto da parte delle Fiamme Galle etnee, nel quartiere Librino, dei due responsabili, trovati in possesso di 76.000 euro in contanti, parte della refurtiva. I Baschi Verdi, ad ulteriore conferma delle responsabilità dei malfattori, hanno rilevato gli esiti degli approfondimenti sui tabulati dei cellulari rinvenuti in loro possesso, risultati collegati a celle telefoniche dell’area di Cefalù in concomitanza con il furto. I  due fermati, a conclusione delle attività,  sono stati accusati di furto aggravato in abitazione, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” di Catania a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Catania - GdF blocca sulla Lentini-CT corriere con 15 Kg hashisc pakistano. Si tratta di Daniele STIVALA 38enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un importante servizio a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, individuando e sequestrando, nella giornata del 22 marzo scorso, lungo la SS 385 (Lentini), 15 Kg di hashisc del tipo pakistano destinato allo spaccio. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nell’ambito delle costanti attività volte alla prevenzione e repressione del traffico di droga, hanno proceduto al controllo di una Lancia Lybra con a bordo un soggetto, notando, sin da subito, chiari segni di nervosismo da parte del conducente della stessa identificato in Daniele STIVALA 38enne.Le Fiamme Gialle, nel corso dell’accurata ispezione effettuata all’interno dell’autovettura, hanno rinvenuto, occultati sapientemente nelle intercapedini laterali del bagagliaio posteriore dell’automezzo e negli alloggiamenti delle casse acustiche degli sportelli posteriori ed anteriore sinistro,  16 panetti di sostanza stupefacente del tipo hascisc per un totale di kg. 15. Daniele STIVALA, sulla base di quanto ritrovato, è stato ristretto, così come da disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso la Casa Circondariale di Siracusa – Cavadonna. La sostanza stupefacente sequestrata, verosimilmente destinato a rifornire le locali “piazze” di spaccio, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa 150.000 euro. Le  attività delle Fiamme Gialle etnee a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti continuano ed hanno già consentito, negli ultimi due mesi, di trarre in arresto 13 trafficanti e sequestrare oltre 120 kg di sostanze stupefacenti di vario tipo.


Catania - WIND JET: GdF sequestra in Svizzera 1.000.000€ ad  Antonino Pulvirenti. Il  G.I.P. presso il Tribunale di Catania, a seguito di ulteriori sviluppi delle indagini sul dissesto della “WIND JET S.p.a.”, su richiesta dei magistrati del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di 1.000.000 di euro nei confronti di Antonino PULVIRENTI. Gli accertamenti, eseguiti dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, sotto il coordinamento dell’A.G. procedente, avevano già permesso di accertare che la GIAFAR S.A., società fiduciaria elvetica, nel marzo 2011, aveva versato 3.000.000€ su conti correnti della WIND JET S.p.a., con causale “futuro aumento del capitale sociale”. Gli  amministratori della WIND JET, successivamente, poco prima della sospensione dell’attività della compagnia aerea, quando la società era ormai in evidente crisi finanziaria, hanno restituito alla fiduciaria elvetica 1.000.000 di euro, riaccreditando l’importo su un conto svizzero alla stessa intestato. La  condotta era stata originariamente qualificata dai Magistrati della Procura etnea quale bancarotta preferenziale, ritenendo la società fiduciaria svizzera soggetto estraneo rispetto alla “WIND JET”. I successivi approfondimenti investigativi, condotti dal Nucleo di polizia tributaria di Catania, hanno consentito di accertare che la fiduciaria elvetica è di fatto riconducibile ad Antonino PULVIRENTI e che il conto corrente, formalmente intestato alla GIAFAR S.A., è in realtà sempre stato nella sua diretta disponibilità, cosicché il milione di euro, restituito dalla WIND JET quale rimborso del finanziamento effettuato dalla società elvetica, era, di fatto, tornato nel suo patrimonio. La  Procura di Catania, sulla scorta di tali evidenze, peraltro confermate in sede di interrogatorio di garanzia dallo stesso PULVIRENTI, ha ritenuto di configurare nei suoi confronti, di Stefano RANTUCCIO e di Angelo Agatino VITALITI, rispettivamente Presidente, Amministratore delegato e Componente del consiglio di amministrazione della WIND JET, la più grave ipotesi di bancarotta fraudolenta per distrazione. Il  Tribunale pertanto, ha dato esecuzione,  tramite rogatoria internazionale, al provvedimento di sequestro per un ulteriore milione di euro sul conto corrente di Antonino PULVIRENTI già individuato in Svizzera.


Reggio Calabria - GdF  sequestra 49 kg cocaina in container carico di totani congelati.  Gli uomini del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, hanno individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima. Il quantitativo di stupefacente, pari a circa 49 kg., è stato rinvenuto occultato in un container che trasportava totani congelati, proveniente dall’Argentina. Il carico era  giunto nello scalo portuale di Gioia Tauro. L’operazione è stata eseguita attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner. La cocaina sequestrata avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 10 milioni di euro. Il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero DE RAHO Reggio Calabria ha confermato che l’attività delle Fiamme Gialle, in sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle azioni di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro.


Catania - Polizia  e  GdF  Catania bloccano 3 scafisti ucraini. I tutori dell’ordine hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto i tre sedicenti ucraini per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in relazione allo sbarco di migranti avvenuto nel porto di Catania il 13 giugno scorso. Si  tratta di : Nikolay MENDRIK 34enne, Demitri DURIZKI   e Vitane SABRO 36enne che sono stati individuati quali componenti dell’equipaggio di una barca a vela di circa 12 metri, salpata dalle coste turche e con a bordo 78 migranti (in prevalenza siriani e afgani). L’intervento di soccorso, determinato dalle condizioni di pericolo in cui il natante si trovava a causa del sovraccarico dei migranti, è stato operato da un’unità della Guardia Costiera svedese, il pattugliatore “Poseidon”, impegnato nel Mediterraneo nel dispositivo “Triton”, con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di collegamento. Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. di Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione svedese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei tre ucraini, “scafisti” del veliero solo apparentemente battente bandiera francese, ma in realtà privo di qualsiasi documentazione di bordo, tanto da non potersene accertare la vera nazionalità.  Le attività degli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza - proseguite a terra sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea - hanno consentito di acquisire gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. I tre indiziati sono stati associati presso la casa circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione della locale Procura della Repubblica. Dall’attività investigativa sono emersi elementi, che necessitano comunque di ulteriori riscontri, circa l’utilizzo di nuove modalità di trasporto da parte dei trafficanti di essere umani, con particolare riferimento alle basi di partenza e all’utilizzo di natanti da turismo che possono più agevolmente passare inosservati nel traffico marittimo.


Acireale GdF sequestra beni, 1mln € per evasione. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro, nei confronti di Alfio Pappalardo 60enne di Aci Sant’Antonio (CT), titolare di una società operante nel settore edilizio, che aveva occultato ricavi per circa 2.800.000€. La società è stata sottoposta a una verifica fiscale nello scorso mese di gennaio nell’ambito delle attività a tutela delle entrate condotte dai militari della Tenenza di Acireale. I Baschi Verdi, nel corso dell’ispezione hanno evidenziato che la società aveva realizzato e venduto un complesso residenziale costituito da villette, fatturando ai singoli acquirenti un importo inferiore del 40% a quello realmente percepito. Con tale “sistema”, l’amministratore ha sottratto al fisco circa 2.800.000 euro di ricavi, relativamente al triennio 2010-2012, evitando così il pagamento di imposte per circa 1.200.000 euro. La ricostruzione del volume d’affari realizzato dalla società è stata possibile grazie all’accurata analisi di tutti gli atti di compravendita inerenti al complesso immobiliare in questione, che ha consentito di svelare il meccanismo fraudolento posto in essere dall’imprenditore. I finanzieri attraverso lo sviluppo dei dati acquisiti nel corso delle attività ispettive, nonché l’approfondimento delle informazioni reperite tramite le banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza, sono riusciti a determinare l’effettivo profitto realizzato dalla società, di gran lunga superiore rispetto a quello dichiarato al Fisco.  Pappalardo è stato così denunciato alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di dichiarazione infedele, avendo superato le soglie di punibilità (ossia imposte evase per singolo anno superiori a € 50.000). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi, su proposta della stessa Guardia di Finanza acese, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni a garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei confronti dell’amministratore della società. Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al fine di individuare il patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile all’indagato, hanno così sottoposto a sequestro circa 40.000€ depositati su conti correnti, 8 immobili, 3 autovetture e un motociclo, fino a concorrenza dell’imposta evasa.


Catania GdF sequestra beni Bosco :  15mln€.  Sono destinatari del provvedimento i componenti della famiglia Bosco: (Giuseppe 36enne, Antonino 56enne, Giuseppe 92enne, Mario 59enne, Salvatore 54enne, Sebastiano 35enne) ed Antonino Cuntrò, 56enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni, emesso dalla V Sezione Penale del Tribunale etneo, per un valore di circa 15 milioni di euro nell’ambito di indagini in materia di usura ed estorsione. L’attività rappresenta la prosecuzione ed il consolidamento, sotto il profilo patrimoniale, dell’operazione, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, che aveva condotto, nel febbraio 2014, all'arresto dei componenti di un’organizzazione criminale catanese riconducibile alla famiglia Bosco, nonché al sequestro preventivo dei beni provento delle attività illecite e a misure di prevenzione nei confronti degli indagati. Il Tribunale del Riesame, sulla scorta di accurati approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania dai quali è emersa una netta sproporzione fra il valore dei beni e i redditi dichiarati dagli indagati,  ha disposto il sequestro di 27 immobili (tre in più del precedente provvedimento e molti dei quali ubicati in zone residenziali della città), 10 tra autovetture, motociclette e scooter, nonché 5 società, comprese quelle di gestione dei tre punti vendita della nota catena di supermercati dei fratelli Bosco. Tale intervento rafforza la strategia di aggressione delle disponibilità illecitamente accumulate da alcuni operatori dell’imprenditoria catanese. L’intero patrimonio, valutato in circa 15 milioni di euro, continuerà a essere gestito da un amministratore giudiziario, già nominato dal Tribunale, il quale garantirà la prosecuzione e il regolare svolgimento delle attività commerciali.


Pedara  CT - Trova portafogli, soldi e carte credito: consegnati.  Collaboratore scolastico di Pedara (CT), 46enne ha trovato un portafogli con denaro che è stato riconsegnato alla legittima proprietaria. Alto senso civico: il  portafogli conteneva documenti carte di credito e 420 euro in contanti. Il probo pedarese, infatti, ha rinvenuto in una piazza della cittadina alle falde dell'Etna un portafogli da donna che, oltre a contenere gli abituali documenti personali e le carte bancomat e di credito, includeva banconote per 420 euro. Lo stesso si è immediatamente attivato per la restituzione di quanto rinvenuto e, avvedutosi che nelle vicinanze non vi fosse nessuno alla ricerca di oggetti smarriti, si recava presso la vicina Stazione del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi. I finanzieri, dopo aver formalizzato il ritrovamento del portafogli, hanno provveduto a individuare e contattare la distratta proprietaria. La signora, residente a Camporotondo Etneo, incredula alla convocazione dei militari, ha raggiunto la caserma della Guardia di Finanza, dove, ancora piacevolmente sorpresa, ha ricevuto il portafogli, i documenti e il denaro. La donna ha ringraziato sentitamente i finanzieri e, soprattutto, il pedarese che ha dato dimostrazione di elevate virtù civiche, onestà e solerzia.


Catania GdF arresta ispettore Finanzia accusato d’infedeltà. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nella mattinata, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione al provvedimento, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale etneo, con cui è stata disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di G.S. 53enne, ispettore della Guardia di Finanza in servizio presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, quale addetto all’attività di verifica fiscale. L’ipotesi di reato contestata è quella di cui all’art. 319-quater (“induzione indebita a dare o promettere utilità”) del codice penale. Le indagini, condotte al proprio interno dalle Fiamme Gialle, hanno consentito di accertare che, nel mese di settembre 2013, in pendenza di un controllo fiscale nei confronti di un’azienda, l’ispettore incaricato dell’effettuazione delle attività aveva chiesto ed ottenuto 5.000€ per attenuare gli esiti del controllo. L’attività investigativa - che vede coinvolto anche un secondo militare - non è scaturita dalla denuncia dell’imprenditore, ma da evidenze acquisite dalla stessa Guardia di Finanza catanese e sviluppate con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, a conferma della piena e indiscussa fiducia riposta nel Corpo e nei Finanzieri che quotidianamente contribuiscono con il loro operato al contrasto delle più insidiose forme di criminalità radicate nella provincia. In relazione al provvedimento eseguito, il militare è stato sospeso dal servizio mentre l’imprenditore, allo stato, risulta indagato per il medesimo reato.


Catania -  GdF scopre truffe ed intermediazione finanziaria abusiva, 1 ai domiciliari. La Sezione Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Christopher ALEO 29enne. Il personaggio si sarebbe reso responsabile di numerose truffe commesse esercitando abusivamente l’attività di intermediazione finanziaria. Il soggetto  avrebbe, assicurato ai “clienti”,  spesso in condizioni di grave difficoltà economica, la possibilità di ottenere prestiti e finanziamenti a condizioni vantaggiose. ALEO  sarebbe poi  riuscito a farsi consegnare ingenti somme di denaro, versategli dalle vittime a titolo di spese di istruttoria o quali rate di rimborso dei prestiti, effettivamente mai concessi. Il personaggio in altri casi avrebbe acquistato ad un prezzo irrisorio beni immobili appartenenti ai clienti, facendo loro credere che si trattava solo degli atti di costituzione delle ipoteche necessarie per poter beneficiare del prestito. I clienti scoprivano amaramente di essere stati truffati solo dopo aver inutilmente atteso l’erogazione del finanziamento.


Catania -  GdF dona a Croce Rossa 3.100 paia di calzature sequestrate. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha devoluto al locale Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana oltre 3.100 paia di calzature sequestrate nel corso dei servizi anticontraffazione. Le scarpe saranno utilizzate per far fronte alle necessità degli immigrati che approdano a Catania nell’ambito delle attività di soccorso. La donazione è il risultato della sinergia stabilita con la locale Prefettura e con la Croce Rossa Italiana, che avevano segnalato la possibilità, anche mediante richiesta all’Autorità Giudiziaria, di devolvere articoli di vestiario utili per venire incontro alle necessità dei migranti che giungono sulle coste siciliane. Il Gruppo di Catania ha così reso disponibile a tale scopo un ingente sequestro di oltre 3.100 paia di calzature recanti marchi contraffatti di note aziende (Adidas – Nike – Hogan), che erano state poste in sequestro durante un servizio di contrasto al fenomeno della contraffazione, all’interno di un deposito clandestino scoperto nei pressi del Centro storico del capoluogo etneo. È stata, quindi, richiesta l’autorizzazione alla locale Procura della Repubblica, che ha disposto la devoluzione a scopi umanitari delle suddette calzature che sono state consegnate alla Croce Rossa Italiana. 


Catania Gdf scopre 300 kg marijuana in deposito. I Baschi Verdi, nelle campagne di Palagonia (CT) hanno scoperto un deposito al cui interno sono stati rinvenuti 17 sacchi contenenti marijuana, per un quantitativo complessivo pari a circa 300 kg. Due responsabili  C. G. 33enne e G. G. M. 44ennesono stati tratti in arresto e condotti in carcere a Caltagirone (CT). Le Fiamme Gialle a seguito di controlli stradali eseguiti nelle vie di accesso alla città, hanno effettuato due distinti fermi di autoveicoli che hanno consentito di trarre in arresto D.F. 60enne poiché trovato in possesso di Kg. 4,3 di cocaina e V.R.  40enne trovato in possesso di Kg. 3,4 di cocaina. Si è trattato delle attività svolte per la repressione del traffico di sostanze stupefacenti quotidianamente disposte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania.


Catania - GdF sequestra  beni famiglia Bosco. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica. I militari delle Fiamme Gialle, dimattina, alle ore 10,30, presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in una conferenza stampa hanno reso noti i dettagli di due distinte operazioni coordinate dalla locale Autorità Giudiziaria. In particolare, è stata illustrata l’esecuzione del provvedimento emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica, con cui è stato disposto il sequestro dei beni patrimoniali della famiglia Bosco, nell’ambito degli sviluppi dell’indagine per estorsione e usura della scorsa settimana. I tutori dell’ordine hanno anche dato gli esiti di un’attività investigativa, sviluppata secondo il modulo organizzativo concordato tra la Sezione Criminalità economica della Procura, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, che ha portato al sequestro preventivo di immobili e disponibilità finanziarie nei confronti di un commerciante indagato per omesso versamento delle imposte.


Misterbianco CT –  Bingo GdF, scoperto elevato debito tributario: sequestro preventivo beni oltre 550.000€. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito il sequestro preventivo di beni per oltre 550.000€ nei confronti di Franco Molino, in qualità di titolare di una ditta individuale che gestiva la nota sala da intrattenimenti “Bingo Family” di Misterbianco. L’imprenditore, già noto per la vicenda relativa al fallimento della sua impresa avvenuto nel 2014,  non aveva versato l’IVA relativa all’anno 2012 né le ritenute fiscali dei propri dipendenti dall’anno 2010 al 2012, per un ammontare complessivo di oltre 550.000€, proprio in relazione a tali vicende, era stato denunciato dall’Agenzia delle Entrate di Catania alla Procura della Repubblica etnea. Di tale contesto – in linea con le previsioni contenute nell’Accordo di collaborazione recentemente siglato della Procura della Repubblica, l’Agenzia delle Entrate e la stessa Guardia di Finanza di Catania – era stato interessato il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania che ha condotto accertamenti mirati ed orientati all’individuazione di beni da sottoporre a sequestro. Le indagini patrimoniali svolte dai finanzieri hanno, in particolare, consentito di accertare l’esistenza di numerose polizze assicurative intestate all’indagato, il cui sequestro, disposto dal GIP del Tribunale etneo, ha permesso di recuperare l’elevato debito tributario maturato.


Catania GdF scopre autodemolizione abusiva. I militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Messina e di  Catania hanno sottoposto a sequestro un’area di mq. 1.100 circa nel comune di Misterbianco (CT) per violazioni ambientali. I finanzieri hanno inoltre sequestrato 5  auto, 2 trattori, 1 pala meccanica e numerosi altri rifiuti pericolosi di vario genere. una persona è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria per violazioni alle norme del  Testo Unico Ambientale. L’area era utilizzata per svolgere un’attività abusiva di autodemolizione  (raccolta, recupero e vendita di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi) senza il  possesso delle autorizzazioni previste dal norme vigenti. Le Fiamme Gialle di mare, partendo da un controllo effettuato presso un cantiere navale di Messina – nell’ambito della verifica del corretto smaltimento di 3 tonnellate  di rifiuti speciali non pericolosi e mediante la ricostruzione dei vari passaggi documentali dell’intero processo di raccolta degli scarti di lavorazione – sono pervenute all’individuazione dell’attività illecita. I Baschi Verdi, dall’ispezione eseguita presso la sedicente ditta di smaltimento hanno evidenziato la totale irregolarità delle operazioni svolte che, oltre a comportare un sensibile danno dal punto di vista ambientale, provoca un  grave pregiudizio economico nei confronti degli esercenti onesti. I militari stanno svolgendo approfondimenti investigativi sul materiale sequestrato in quanto non si può, al momento, escludere la sussistenza di ulteriori reati e/o violazioni di natura economico e finanziaria.


Catania Guardia di Finanza scopre evasore sconosciuto a fisco.  I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, a seguito di una verifica fiscale nei confronti di un commerciante di autovetture usate, hanno eseguito un sequestro di 8 immobili, di conti correnti e libretti di deposito postale. Sin dalle prime fasi del controllo è emerso agli occhi esperti dei militari della Tenenza di Paternò che l’azienda fosse condotta senza porre in essere il minimo adempimento fiscale. Le ricostruzioni operate, attraverso la copiosa documentazione extracontabile (preventivi, preliminari di vendita, agende e altri appunti manoscritti) rinvenuta presso la sede della ditta, hanno consentito di appurare ricavi non dichiarati per due milioni di euro. L’imprenditore non ha mai presentato dichiarazione dei redditi, rientrando a pieno titolo nella categoria degli evasori totali. A conclusione dell’ispezione il titolare della ditta è stato denunciato alla locale Autorità Giudiziaria, che, a garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei confronti del soggetto, ha poi emesso un decreto di sequestro di beni patrimoniali e finanziari a lui intestati. I finanzieri hanno, quindi, svolto accertamenti finalizzati a individuare i beni riconducibili al soggetto, sottoponendo a sequestro 7 appartamenti, 1 terreno e diversi rapporti finanziari con istituti di credito.


Catania - Guardia di Finanza insegue e blocca latitante, fugge l’amico.  I militari sulla S.S. 284 nei pressi di   Bronte  hanno notato la fuga di due maldestri a bordo di un furgone intercettato ad un posto di controllo. Il veicolo  era proveniente da Bronte  e non si è fermato all’alt dei militar. Il guidatore ha proseguito la corsa a forte velocità lungo la statale. Uno  dei fuggitivi   ha cercato di saltare un fossato procurandosi la frattura di una gamba. Il soggetto è stato soccorso, fermato ed identificato, per Angelo Agatino Catania, residente nel capoluogo etneo  latitante con numerosi precedenti per furti e rapine. L’altro fuggitivo allo stato non identificato, è riuscito a dileguarsi prima del sopraggiungere delle altre pattuglie della Guardia di Finanza e delle altre Forze di Polizia. Sono in corso le indagini per il ritrovamento del fuggiasco. I militari da  accertamenti  hanno scoperto che il furgone era stato rubato nei giorni scorsi presso il Centro Commerciale Etnapolis.   


Catania - Finanza: Etna, soccorsa famiglia bloccata da neve. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno tratto in salvo ieri sera una famiglia bloccata dalla neve sull’Etna.Infreddolita e impaurita, era rimasta intrappolata sulla propria autovettura sulla strada provinciale 92, nei pressi dei Crateri Silvestri, a causa di un'improvvisa bufera di neve che aveva reso difficoltoso il transito degli automezzi. Così una coppia della provincia di Ragusa, con un neonato al seguito, è stata trovata dalla pattuglia del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi durante un servizio di controllo del territorio.I militari hanno provveduto a mettere in sicurezza la donna e il bambino conducendoli presso il Rifugio Sapienza, mentre l'uomo è rimasto in attesa dei mezzi spazzaneve prontamente avvisati per ripristinare la viabilità. Si è dunque conclusa solo con un brutto spavento la passeggiata della famiglia sulle pendici dell'Etna, dove non è raro – nella stagione invernale – imbattersi in rapidi mutamenti delle condizioni metereologiche che possono dar vita a bufere di neve improvvise. Per questo è sempre necessario porre la massima attenzione prima di avventurarsi anche su strade che si ritengono transitabili.


Catania -  Finanza  sequestra  oltre 100.000 prodotti contraffatti e non sicuri “made in china”. Denunciato  commerciante cinese.  Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito dei servizi a contrasto della contraffazione e tutela della sicurezza prodotti, hanno eseguito il sequestro di oltre 100 mila articoli tra merce contraffatta e pericolosa nei confronti di un imprenditore cinese operante nell’hinterland della provincia etnea.  i militari, nell’ambito dell’intensificazione dei controlli disposti nell’imminenza delle festività natalizie a tutela dei consumatori, hanno individuato un magazzino, gestito da un cittadino cinese, dove erano tenuti prodotti contraffatti e privi dei minimi standard di sicurezza. La  merce era pronta per essere posta in commercio. Il successivo accesso nel deposito ha consentito di rinvenire e sequestrare oltre 100.000 articoli fra giocattoli e materiale elettrico, tra cui addobbi e luci natalizie, recanti marchi contraffatti o privi della marcatura CE, che immessi sul mercato avrebbero potuto costituire un serio rischio per la salute di bambini e, in generale, dei consumatori. Il valore complessivo della merce sequestrata al commerciante orientale è stato stimato in oltre 100mila €. I giocattoli erano pericolose imitazioni di noti marchi largamente diffusi tra quelli destinati ai bambini: pistole “giocattolo”, automobiline in plastica, composte da materiali scadenti, non sicuri e non certificati, apparecchiature elettroniche di uso quotidiano di bassa qualità, con prezzi di vendita notevolmente inferiori rispetto agli analoghi beni regolarmente certificati e prodotti od importati in Italia. Il responsabile è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria catanese per i reati di contraffazione e frode in commercio nonché segnalato alla locale Camera di Commercio per violazioni amministrative.


Catania - Finanza scopre 150 falsi braccianti agricoli, accerta  indebite percezioni di indennità di disoccupazione per 1 milione€. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno scoperto 150 falsi braccianti agricoli, tutti dipendenti di una fittizia azienda agricola di Mazzarrone (CT), ed accertato l’indebita percezione dell’indennità di disoccupazione per oltre 1.000.000 €. L’indagine condotta dai militari della Compagnia di Caltagirone, coordinata dalla Procura della Repubblica calatina e svolta in collaborazione con l’INPS, ha consentito di segnalare all’Autorità Giudiziaria gli amministratori della società per associazione a delinquere finalizzata alla  truffa aggravata ai danni dello Stato e per reati di natura fiscale, avendo utilizzato ed emesso fatture false per circa 3.000.000 €. L’organizzatore della truffa aveva appositamente costituito 1 “ditta fantasma” che avrebbe assicurato ai “falsi braccianti” 1 pensione spettante agli addetti al settore, mentre in realtà erano casalinghe o svolgevano altri lavori “in nero”. L’ingegnoso meccanismo prevedeva che i lavoratori pagassero il datore di lavoro per “comprarsi” le “giornate lavorative” ed essere rimborsati successivamente dall’INPS con l’indennità di disoccupazione. Di converso, il datore  nulla versava all’Ente previdenziale in quanto riusciva a compensare il debito contributivo con falsi crediti d’imposta derivanti dall’utilizzo delle fatture riconducibili ad operazioni inesistenti. In questo modo l’INPS veniva truffata più volte, in primo luogo perché erogava l’indennità di disoccupazione e in un secondo momento perché avrebbe dovuto erogare pensioni senza aver mai effettivamente incassato i contributi previdenziali. Sono state complessivamente denunciate 16 persone e sono in corso le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.


Vizzini CTFiamme Gialle scoprono evasione fiscale per 4 milioni€. La  Guardia di Finanza di Caltagirone, in sinergia con il Comando Provinciale di Catania, ha fatto luce, in territorio di Vizzini (CT), su un caso di evasione fiscale di consistenti dimensioni, sia nel settore dell’IVA, che nel settore dell’imposizione diretta, per un ammontare pari a circa 4 milioni€ di ricavi non dichiarati, 700 mila€ circa di Iva e 1 milione e 500 mila€ di base imponibile ai fini dell’IRAP. Il controllo ha riguardato un’azienda operante nella commercializzazione di veicoli industriali, semirimorchi ed altri automezzi.  Il titolare acquistava mezzi usati in tutto il territorio nazionale e, successivamente, appena fatti radiare dal PRA, rivendeva a soggetti esteri, principalmente in territorio extracomunitario e, in particolare, nei paesi africani e del Medio Oriente, avvalendosi del beneficio, almeno documentale, del regime di non imponibilità all’IVA, ex art. 8 del DPR n. 633/72. Tale beneficio, tuttavia, non è stato riconosciuto in sede di verifica in quanto, come disposto dall'art. 8, la cessione all'esportazione deve essere correlata al possesso di idonea documentazione doganale vistata dal cessionario estero, il quale ne comprova l’avvenuto ricevimento. Documentazione che, di fatto, non è stata esibita dal verificato né rinvenuta dagli Ispettori delle Fiamme Gialle. Per questi motivi, le operazioni sono state tutte recuperate a tassazione e sono state poste a base per la quantificazione dei ricavi, dell'IVA e IRAP non dichiarati negli anni 2007/2008/2009. Il commerciante, quindi, oltre alle pesanti sanzioni amministrative, dovrà rispondere del reato di omessa dichiarazione annuale, per il quale è stato denunciato, a piede libero, presso la Procura della Repubblica di Caltagirone.


Catania GdF: cane antidroga trova 4kg cocaina in auto. Ammanettato conducente: D.F. 60enne. Le Fiamme Gialle stavano svolgendo attività volte alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti, disposte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania. I Baschi Verdi hanno organizzato un posto di controllo, con l’impiego delle unità cinofile, nei pressi della barriera autostradale di Catania – San Gregorio. Zaro, il pastore tedesco in servizio presso le Fiamme Gialle catanesi, durante le operazioni di controllo di una Fiat Panda, risultata poi presa a noleggio,ha iniziato a manifestare al finanziere-conduttore, il suo interesse per l’utilitaria. Il nervosismo subito dimostrato dal conducente alla vista del cane antidroga, ha convinto i militari a svolgere un’ispezione più approfondita dell’autovettura. I militari, dopo un’accurata ricerca, seguendo sempre le indicazioni fornite da Zago,  hanno individuato un nascondiglio ricavato all’interno del pannello dello sportello anteriore, lato passeggero, nel quale sono stati rinvenuti 4 panetti avvolti nel nastro adesivo. Le analisi hanno permesso di accertare che si trattava di cocaina purissima per un peso complessivo di oltre 4 kg. Un quantitativo che, collocato sul mercato dopo le operazioni di “taglio”, avrebbe fruttato circa un milione di euro. Il conducente, D.F.   60enne, è stato arrestato e condotto presso la casa circondariale di Piazza Lanza. Il conduttore a Zaro ha assegnato il premio: il “manicotto”, 1 pezzo di stoffa arrotolato con cui giocare.


Catania - Procura, avvisi a comparire per Consiglieri Provincia: truffa a Stato. le attività di notificazione degli avvisi a comparire nei confronti dei Consiglieri della Provincia Regionale di Catania  Consolato AIOSA, Gianluca CANNAVO’, Sebastiano CUTULI, Antonio DANUBIO,  Antonio RIZZO  e Maurizio TAGLIAFERRO, sono state oggi completate. Tutti sono indagati per il  delitto previsto e punito dagli artt. 81, 110, 61 n. 7, 640 comma primo e secondo n. 1) c.p., truffa aggravata in danno dello Stato, in concorso con i datori di lavoro, per avere ottenuto indebiti rimborsi dalla Provincia Regionale, attraverso la simulazione del rapporto di lavoro o la falsa attestazione di mansioni e retribuzioni superiori a quelle effettivamente godute. I Consiglieri in questa maniera, secondo la contestazione, hanno recato alla Provincia Regionale complessivamente un danno di diverse centinaia di migliaia di euro. Oltre ai Consiglieri sono sottoposti alle indagine i datori di lavoro e numerose persone che hanno reso possibile la consumazione dei reati. Le indagini sono condotte dal Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Catania, che ha svolto i complessi accertamenti necessari per provare il carattere simulato delle assunzioni e delle progressioni economiche.


Lentini GdF: elicottero scopre agrumeto trasformato in coltivazione marijuana, 800 piante . La coltura realizzata in un agrumeto di Lentini, nel siracusano, ed è  stata scoperta dalla guardia di finanza di Catania. Durante l'operazione gli investigatori hanno sequestrato una pistola e 15 proiettili. 1 dei 2 presunti coltivatori è stato arrestato, l'altro è irreperibile. Giovanni Munzone, 30enne, che è stato arrestato in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Gip di Siracusa, e un extracomunitario, attualmente irreperibile. Il fondo agricolo, intestato a un ignaro proprietario di un 80enne. La zona coltivata non era accessibile, per cui le ’800 piante sono state scoperte dall’equipaggio di un elicottero della Guardia di Finanza di Catania. La coltivazione era regolata con un sistema di irrigazione sofisticato ed alimentata da impianto a gocce. Il terreno di fatto, risultava, intestato al pensionato 80enne.


CataniaFiamme Gialle scoprono falso medico. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno sequestrato un intero studio medico denunciando il titolare all’Autorità Giudiziaria per il reato di esercizio abusivo della professione medica. Le Fiamme Gialle hanno operato nell’ambito di specifici interventi eseguiti nei confronti di alcune categorie professionali operanti nella provincia etnea volti al contrasto dell’evasione fiscale in materia di imposte dirette ed I.V.A. Il provvedimento di sequestro, convalidato dal GIP presso il Tribunale di Catania, è stato disposto in quanto il sedicente professionista esercitava l’attività di chiropratica e osteopatia ponendo in essere condotte tipiche della professione medica, quali la prescrizione di farmaci e la formulazione di diagnosi e terapie, senza essere iscritto all’albo dei medici chirurghi ed odontoiatri.I militari della Guardia di Finanza, oltre alle indagini che saranno delegate dalla locale Procura della Repubblica, proseguiranno anche gli accertamenti fiscali.


Acireale Gdf, ten. Eugenio Marmorale a comando compagnia surroga ten. Giorgia Greco Avvicendamento alla tenenza della Guardia di Finanza di Acireale. Il tenente Giorgia Greco lascia la Città delle Cento Campane perché destinata ad altro prestigioso incarico a Palermo. Le subentra il tenente Eugenio Marmorale. Questa mattina i due ufficiali delle Fiamme Gialle sono stati ricevuti a Palazzo di città dal sindaco Nino Garozzo e dal presidente del Consiglio Comunale Toruccio Di Maria, in presenza degli ufficiali comandanti della compagnia dei Carabinieri di Acireale, della Polizia di Stato, della Polizia Municipale, della Guardia Costiera. Il sindaco ha salutato il ten. Greco donandole una targa con l’effige del Palazzo municipale, così augurando al comandante una carriera ricca di successi professionali e personali. Al tenente Marmorale, invece, il consueto benvenuto con in dono il gagliardetto della Città di Acireale.Tenente Giorgia Greco: Giunta ad Acireale il 28 luglio 2011 dopo aver frequentato con brillanti risultati il 106° corso "JUDRIO III", conseguendo specifica Laurea magistrale in scienze della sicurezza economico finanziaria, presso l'Accademia della Guardia di Finanza, ha assunto il comando della Tenenza, raggiungendo in questi due anni, eccellenti risultati in tutti i settori di servizio in cui il Corpo della Guardia di Finanza è impegnato e  soprattutto nel campo della lotta all'evasione e ai giochi d'azzardo illegali e/o clandestini. Andrà a Palermo per assegnazione ad altro incarico di Comando, presso il locale Nucleo di Polizia Tributaria. Tenente Eugenio Marmorale: Di origini campane, precisamente di Benevento, ha da poco terminato il 108° corso "Piave Vecchio III", conseguendo specifica Laurea magistrale in scienze della sicurezza economico finanziaria, presso l'Accademia della Guardia di Finanza. Avendo raggiunto brillanti risultati nel corso del periodo di formazione, è stato assegnato al Comando della Tenenza di Acireale, dove è giunto in data 24 giugno 2013.


Caltagirone CT –  GdF calatina:magg. Invincibile cede comando a cap. Solazzo. Avvicendamento al vertice della Compagnia della Guardia di Finanza di Caltagirone. Il maggiore Mario Invincibile, il 19 agosto 2013 dopo tre anni di permanenza nella città calatina, durante i quali il Reparto ha conseguito importanti risultati nel campo della polizia economico finanziaria e della polizia giudiziaria, ha ceduto il comando del Reparto al capitano Michele Solazzo, per intraprendere un nuovo importante incarico al Nucleo di Polizia Tributaria di Rimini. Il cap. Michele Solazzo, 29 anni originario di Bisaccia (AV), giunge da Genova, dove ha retto negli ultimi due anni il Nucleo Operativo del I Gruppo. Nella precedente esperienza operativa, con il grado di Tenente, il giovane Ufficiale ha comandato la Tenenza della Guardia di Finanza di Fossano (CN). Il  magg. Invincibile,  nel salutare i militari dipendenti in occasione del passaggio delle consegne del Reparto, ha ringraziato i propri collaboratori per gli ottimi risultati conseguiti in ogni settore di intervento, augurando al neo arrivato cap. Solazzo un futuro ricco di soddisfazioni.


Catania (video sequestro) Finanza scopre 20mila capi falsi, per 500mila €. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Catania hanno inferto un duro colpo al commercio di prodotti contraffatti sul mercato etneo,   sequestrando circa 20.000 articoli di pelletteria falsificati, stoccati in un magazzino – situato a pochi passi dalla periferia della città – gestito da un imprenditore cinese, denunciato alla Procura della Repubblica di Catania. I finanzieri di Catania, da qualche mese, avevano intensificato l’attività investigativa e di controllo del territorio nel tentativo di colpire la filiera di approvvigionamento dei numerosi venditori ambulanti abusivi presenti nella provincia e nelle centralissime vie del capoluogo etneo. L’ulteriore potenziamento dei controlli effettuato nell’imminenza delle festività natalizie ha consentito ai Baschi Verdi di individuare un vero e proprio showroom del falso, con una superficie di oltre 1.000 metri quadri, dove i clienti abilitati all’accesso potevano visionare la merce esposta e procedere agli acquisti. La zona di esposizione della merce contraffatta era stata ricavata in un magazzino dove venivano posti in vendita prodotti regolari. All’interno della struttura, attraversando uno stretto corridoio composto da scatoloni sovrapposti, si accedeva a un’area dedicata esclusivamente all’esposizione di borse, cinture, pochette e altri accessori di pelletteria recanti i segni distintivi di noti marchi della moda tra i quali Alviero Martini, Burberry e Piero Guidi. Tutti gli articoli contraffatti erano presentati in modo da consentire agli acquirenti di individuare immediatamente quelli necessari e procedere al relativo acquisto. I militari stimano che i prodotti sequestrati, immessi sul mercato del falso, con prevalente destinazione presso i venditori ambulanti dei mercati del capoluogo etneo, avrebbero fruttato ricavi per oltre 500 mila euro, determinando un rilevante danno al commercio legale, già sofferente per il protrarsi della crisi economica. L’attività delle Fiamme Gialle catanesi, pertanto, colpendo a monte i canali di approvvigionamento dei prodotti contraffatti, ha lo scopo di interrompere il circuito che alimenta sul territorio etneo tali attività illecite. I controlli della Guardia di Finanza non saranno limitati alle festività natalizie, ma proseguiranno nel tentativo di contrastare un fenomeno illegale che presenta notevoli ripercussioni negative sul mondo dell’economia e su quello del lavoro.


CataniaGdf scopre deposito capi falsi : 1 cinese denunciata. La responsabile, una imprenditrice cinese di 26 anni, è stata segnalata alla Procura catanese. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi volti alla repressione della contraffazione e dell’abusivismo commerciale, ulteriormente intensificati a seguito della direttiva del Ministro dell’Interno inerente al piano “spiagge sicure”, hanno sequestrato oltre 5.000 articoli contraffatti o non sicuri. I prodotti erano destinati alla vendita su spiagge del litorale nella provincia catanese. Le attività investigative, già in corso da diversi giorni, continuano a concentrarsi sull’individuazione dei centri di approvvigionamento utilizzati, prevalentemente da cittadini extracomunitari, per l’acquisto della merce contraffatta sui luoghi di ritrovo nell’imminenza di avviarsi verso i litorali. I servizi di osservazione delle Fiamme Gialle hanno permesso di monitorare un significativo flusso di venditori ambulanti verso un altro deposito situato nel centro cittadino. Le indagini, sviluppate dai finanzieri del Gruppo di Catania, in particolare, hanno consentito di individuare un magazzino clandestino di occhiali da sole. I militari all’interno hanno rinvenuto migliaia di articoli contraffatti delle migliori griffes nazionali ed estere: VERSACE, VALENTINO, OAKLEY, PERSOL, D&G, CHANEL, RAY BAN. Tutti i prodotti sequestrati, prevalentemente destinati al mercato del falso sulle spiagge della Playa, erano simili a quelli originali e di buona fattura. I  militari della Compagnia di Riposto hanno operato nei pressi della stazione di Giarre dove, alle prime luci del giorno all’alba, hanno sorpreso alcuni extracomunitari scendere dal treno con buste cariche di merce contraffatta. I  venditori ambulanti, alla vista dei militari, si dati alla fuga abbandonando il carico illegale. I Baschi Verdi hanno  posto a sequestro un migliaio di articoli in violazione della tutela dei marchi e del diritto d’autore.


Catania - GdF sequestro preventivo beni 412.000€ ad imprenditore evasore.   L’imprenditore è indagato per non aver versato le imposte dovute, disponibilità finanziarie per un valore di oltre 412.000 euro. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito l’ordinanza di sequestro preventivo di beni per oltre 412.000 euro. Il provvedimento cautelare è stato disposto dalla Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di imprenditore titolare di una società di servizi operante nel capoluogo etneo. L’indagine, effettuata nell’ambito di un procedimento per il reato di omesso versamento I.V.A. è stata avviata nel maggio scorso, a seguito di una segnalazione pervenuta alle fiamme gialle catanesi in cui si rappresentava che il soggetto interessato, in qualità di amministratore e legale rappresentante dell’azienda, non aveva rispettato gli obblighi di versamento all’erario dell’Imposta sul Valore Aggiunto relativa all’anno 2009 accertata dall’Agenzia delle Entrate. L’attività investigativa svolta dai militari ha  permesso di rilevare e segnalare all’Autorità Giudiziaria di Catania l’esistenza di diversi conti correnti e depositi bancari riconducibili al soggetto indagato, nonché di  un’autovettura di grossa cilindrata (Mercedes). I finanzieri del locale Gruppo hanno quindi proceduto al sequestro preventivo dei beni ai fini della copertura del debito erariale dovuto. Le indagini patrimoniali sono state eseguite, previo coordinamento degli interventi di competenza dell’Agenzia delle Entrate e della Procura della Repubblica, secondo il modulo organizzativo concordato con la sezione di criminalità economica della stessa Procura.


Catania GdF: sequestro 1.229.030,03€ a GEOAMBIENTE. Le Fiamme Gialle a seguito di una verifica fiscale effettuata dal Nucleo di P.T. nei confronti della ditta “GEOAMBIENTE Sr.l.”, è stato eseguito, in questi giorni, come chiesto dalla Procura di Catania e disposto dal G.I.P., il sequestro preventivo per equivalente nei confronti sia dell’amministratore della società che del rappresentante legale, fino al raggiungimento della somma di 1.229.030,03€. Il procedimento, relativo alla contestazione di diversi reati tributari, ha riguardato sia somme giacenti sui sette conti correnti e depositi a risparmio che beni mobili ed immobili, tra macchine ed appartamenti, di proprietà degli indagati.


Catania - GdF scopre frode fiscale tra CT, RG e SR 100milioni € 5 misure cautelari.I reati contestati: Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il  Giudice per le Indagini Preliminari al termine di complesse indagini, su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare nei confronti di 5 responsabili facenti parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una frode fiscale di oltre 100 milioni di euro. Sono in corso, inoltre, 19 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti indagati nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa ed il sequestro preventivo di beni per oltre 13 milioni di euro. Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti i reati contestati. Al termine di complesse indagini, su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare nei confronti di 5 responsabili facenti parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una frode fiscale di oltre 100 milioni di euro. Sono state avviate inoltre, 19 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti indagati nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa ed il sequestro preventivo di beni per oltre 13 milioni di euro. Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti i reati contestati. L’attività trae origine da una verifica fiscale, in materia di I.V.A. intracomunitaria, eseguita dalla Guardia di Finanza di Catania nei confronti di una nota società di distribuzione di beni di largo consumo, scaturita da autonoma attività info-investigativa a seguito di un approfondimento di una richiesta di mutua assistenza amministrativa pervenuta da Malta, finalizzata al rilevamento dei rapporti economici intercorsi con un operatore economico maltese. Le indagini sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Dogane. Le attività investigative hanno consentito di ricostruire una rete di società, sia nazionali che estere (maltesi e rumene), le quali hanno posto in essere  - secondo la prospettazione accolta dal Giudice -  ingenti acquisti di merce in evasione dell’ I.V.A.. Due i sistemi di frode adottati: il primo, mediante emissione di fatture false nei confronti delle imprese estere unitamente alla artificiosa formazione di C.M.R. (lettere di vetture internazionali), redatte a posteriori, che documentavano il fittizio trasferimento delle merci dall’Italia alle imprese Maltesi; il secondo mediante costituzione di apposite società, sia di denominazione nazionale che di denominazione estera, le quali effettuavano ingenti acquisti di merce godendo del regime di non imponibilità dichiarandosi falsamente “esportatori abituali”.  In entrambi i casi, tuttavia, la merce, acquistata senza I.V.A. e mai effettivamente esportata, veniva commercializzata su tutto il territorio nazionale con conseguente frode all’imposta. I soggetti economici coinvolti nelle indagini sono risultati essere, nella maggior parte dei casi, evasori totali, privi di documentazione amministrativo-contabile, ubicati presso recapiti fittizi o inesistenti o caratterizzati da una breve durata di vita. L’ammontare complessivo delle cessioni è stato quantificato in oltre 100 milioni di euro cui è corrisposto un omesso versamento dell’I.V.A. per oltre 20 milioni di euro. La frode, oltre a creare un ingente danno all’Erario in termini di imposta evasa, ha rappresentato per i molti imprenditori onesti un concreto effetto distorsivo delle regole di concorrenza sui mercati dei settori merceologici interessati.


Catania - Colonnello Manna c.te GdF  Catania, dal commissario straordinario  Liotta.   La visita presso la sede del Centro direzionale Nuovaluce del neo comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catania, Roberto Manna, è istituzionale. L’alto ufficiale  è stato accolto dal commissario straordinario della Provincia, Antonella Liotta, in presenza del capo di gabinetto, Ettore De Salvo. Un  cordiale incontro che ha permesso alle due autorità di tracciare alcune linee-guida per una proficua collaborazione.   Il  commissario straordinario, Antonella Liotta ha dichiarato: “In questa fase di gestione commissariale dell’Ente la Provincia, nell’ambito delle proprie competenze a servizio della cosa pubblica, conferma la già avviata prassi di condivisione sui temi inerenti la cultura e la pratica della legalità e sull’osservanza delle leggi, a sostegno della tenace e scrupolosa attività della Guardia di Finanza e di tutte le Forze di Polizia”. Il comandante Roberto Manna ha manifestato piena disponibilità collaborativa su azioni e temi di competenza del corpo delle Fiamme Gialle.


CataniaGdf 80 avvisi a dipendenti Teatro Bellini per truffa. Le indagini sui profili penali della gestione del Teatro Bellini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, sono in fase conclusiva. Sono in corso di notificazione gli avvisi ex art. 415 bis c.p. nei confronti di  80 dipendenti del Teatro per il reato di truffa aggravata in danno dello Stato, ipotizzabile sia nelle attestazioni relative allo straordinario (per gli anni 2007 – luglio 2009) sia per l’uso scorretto di badge attestanti l’entrata e l’uscita, accertati attraverso l’uso di telecamere nascoste (anno 2011). Trascorso il termine per la presentazione delle difese saranno assunte le deliberazioni definitive. I fatti sono di diverso spessore, alcuni particolarmente significativi per la durata nel tempo e la reiterazione degli episodi, altri di minore entità. Avvisi di conclusione delle indagini sono stati emessi anche per episodi di assegnazione di appalti di sgombero dei materiali scenici, avvenute senza le necessarie procedure e con attestazione di previsione di spesa largamente inferiori al reale, al fine di rendere possibile l’attribuzione degli appalti senza regolari gare (tali fatti sono del 2006). E’ stata rilevata a tale proposito l’inesistenza di qualunque documentazione atta a descrivere la qualità e quindi il valore residuo dei materiali di scena avviati al macero. Per ciò che concerne altri fatti oggetto di indagine, è stata chiesta al giudice l’archiviazione. Non sono stati infatti individuati fatti di rilievo penale. In alcuni casi non sono stati trovati idonei elementi di verifica (come nel caso delle assunzioni degli artisti esterni da un’unica agenzia, circostanza dimostratasi in fatto non corrispondente al vero; o come nel caso delle trasferte della Filarmonica, per la quale è da escludersi in punto di fatto che le spese siano state sostenute dal Teatro) mentre in altri casi si è ritenuto che, pur in presenza di violazioni di disposizioni normative di vario grado, non si fosse in presenza di condotte rilevanti penalmente. E’ questo il caso di progressioni in carriera di dipendenti, della corresponsione di gettoni di presenza o di cachet ai direttori d’orchestra, della concessione di permessi retribuiti. E’ stata autorizzata la trasmissione degli atti alla Procura Generale della Corte dei Conti per i provvedimenti di competenza.


Catania -  GdF  sequestra  500mila€ a 3 ex consiglieri provinciali: rimborsi , indagine per truffa aggravata. Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito il sequestro di somme di denaro e di beni per un ammontare complessivo di circa mezzo milione€ nei confronti di 3 consiglieri provinciali per i quali la Procura della Repubblica di Catania ha esercitato l’azione penale chiedendone il rinvio a giudizio per il reato di truffa aggravata e falso. I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, come disposto dal G.I.P. del Tribunale di Catania, hanno proceduto all’esecuzione della misura cautelare reale nei riguardi dell’ex Consigliere  Gianluca Cannavò e dei suoi familiari, sequestrando disponibilità finanziarie e beni per un valore complessivo di  240.000,00 euro; all’ex Consigliere Sebastiano Cutuli e al suo datore di lavoro Carmelo Urso sono stati sottoposti a sequestro somme di denaro per un valore corrispondente a 71.000 euro, mentre  nei confronti dell’ex Consigliere Antonio Danubio e del suo datore di lavoro Salvatore Nigita sono stati cautelati valori per un ammontare pari a 171.000 euro. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania e condotte nella scorsa primavera, avevano permesso di rilevare che gli indagati avevano ottenuto indebiti rimborsi dalla Provincia di Catania attraverso la simulazione del rapporto di lavoro o la falsa attestazione di mansioni e retribuzioni superiori a quelle effettivamente godute.


CataniaGdF sanzioni a 81% venditori mercati rionali. Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su specifica disposizione del Comandante Provinciale, hanno eseguito nelle zone dei mercati rionali di Catania, tra Piazza Carlo Alberto e  “Pescheria”, un vasto piano di controllo economico del territorio. 50 Finanzieri sono stati impegnati nel controllo sulla regolare emissione di scontrini e ricevute fiscali da parte di una molteplicità di esercenti, appartenenti alle diverse categorie che caratterizzano il variegato panorama economico operante nelle suddette zone della città e caratteristico del periodo natalizio. La  gran parte dei registratori di cassa, all’arrivo dei Militari operanti, risultavano ancora spenti, benché la vendita fosse ampiamente in corso, e le numerose violazioni costatate hanno riguardato sia casi di mancata emissione del documento fiscale, che casi di mancata installazione del misuratore fiscale con conseguenti pesanti sanzioni nei confronti degli esercenti interessati. L’attività di servizio della Guardia di Finanza ha portato : 68 controlli effettuati, constatazione di 55 violazioni per mancata o irregolare emissione di documenti fiscali, con una percentuale pari all’81% di violazioni riscontrate sul totale degli esercenti sottoposti a controllo nel piano effettuato, in prevalenza operatori ambulanti di prodotti ittici. La  Guardia di Finanza dai successivi approfondimenti operativi, ha riscontrato che la maggior parte dei soggetti sottoposti a controllo e verbalizzati, per le suddette violazioni, non hanno presentato le prescritte dichiarazioni fiscali annuali, risultando pertanto completamente sconosciuti al Fisco e quindi Evasori Totali.


CataniaGdF  sequestra a Caruso 10 imprese,  beni 30mln€ : 21 indagati. Queste le società sequestrate tra Catania, Roma e Ramacca: AGRIFIN S.r.l., URBANIZZAZIONI S.r.l., COGEFIN S.p.a., ECOIN S.r.l., COGE S.r.l. Unipersonale (già S.p.a.), ELAR S.r.l., UBERTAZZI COMM. GIAN FRANCO & C. SRL in liquidazione, SERVIZI INGEGNERIA S.r.l., STYLUS S.r.l., SOCIETA’ AGRUMICOLA SICILIANA S.r.l.L’accusa della GdF è per intestazione fittizia di beni.  Il    provvedimento è stato emesso dal G.I.P. su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, e riguarda beni aziendali ritenuti riconducibili ad  Emanuele Gaetano Caruso. Il decreto è stato eseguito dal gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania, guidata dal colonnello Francesco Gazzani. Le  Fiamme Gialle, dopo una serie di accurate indagini, hanno infatti scoperto che numerose società erano di fatto controllate e gestite da Caruso, benchè intestate a propri familiari o   soggetti terzi, che fungevano così da meri prestanome. L'attività investigativa della Finanza ha  consentito di accertare la situazione di difformità tra la titolarità formale e la titolarità di fatto delle società poste sotto sequestro. Gli investigatori ritengono che  Caruso, in ragione delle indagini condotte nei suoi confronti in passato, aveva avuto la necessità di costruire attorno a sè una fitta rete di prestanome  e di filtri societari per dissimulare la riconducibilità alla sua persona delle società ed eludere così eventuali provvedimenti ablativi disposti dall’Autorità Giudiziaria. Il personaggio, già era stato sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale, applicata  prima con decreto di sequestro nel dicembre 2011 e poi revocata con ordinanza del 12 giugno 2013 (anche a seguito del proscioglimento di Emanuele Gaetano Caruso dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito del procedimento penale denominato obelisco). Le Fiamme Gialle, con l’operazione  hanno sottoposto a sequestro, in esecuzione dell’ordinanza del Gip, 10 imprese operanti in svariati settori commerciali ed indagate 21 persone responsabili, a vario titolo, per avere intestato fittiziamente aziende e beni al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Le imprese sono risultate infatti formalmente intestate a familiari ed uomini ritenuti di fiducia di Caruso.


Attività anno 2010


Notizie GdF 2011



Notizie GdF   2012 



NOTIZIE ULTIMORA 24 ORE SU 24



CATANIA

GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a catanesi in mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14 misure cautelari


Generale di Brigata Antonino Raimondo Comandante Provinciale Guardia di Finanza Catania


CATANIA – Guardia Finanza esegue ordinanza GIP per 9 persone invischiate in bancarotta fraudolenta di società costruzioni: 1,8 milioni€. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania appartenenti al Nucleo Economico Finanziario PEF Etneo al comando del T.Col. DIEGO SERRA (VIDEO INTERVISTA) hanno eseguito un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto misure cautelari personali e reali nei confronti, in particolare, di Salvatore FERLITO, sottoposto a indagine, assieme ad altri 8 soggetti a vario titolo coinvolti, per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale. Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, all’esito delle investigazioni svolte dal Nucleo PEF Etneo,  su richiesta della Procura, ha disposto:  gli arresti domiciliari nei confronti dell’amministratore di fatto nonché dominus di tutto il gruppo di società facenti capo a Salvatore FERLITO, indagato per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale, unitamente a Marco Giuseppe FERLITO, Sebastiana CONIGLIO, Gregorio D’AGATA, Rosaria FERLITO, Cataldo PIRRELLO, Salvatore LEOTTA e Salvatore DI BELLA, soggetti che hanno a vario titolo ricoperto la carica di amministratore o di componente del CdA della SICULA COSTRUZIONI ovvero della CFC Srl; - il sequestro preventivo dei compendi aziendali della “COMER  COSTRUZIONI Srl”, della “F.C.G. Srl” e della “SCAVIFER Srl” nonché del 60% delle quote della “COMER COSTRUZIONI Srl”, della quota totalitaria della “F.C.G. Srl”. e del ramo d’azienda della “C.F.C. Srl”, per un valore stimato di circa 2 milioni€. Le Fiamme Gialle hanno agito nell’ambito di complesse attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania. Le investigazioni sono state svolte dalle unità specializzate del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catania sotto la direzione della Procura. Le Fiamme Gialle, hanno osservato le società “SICULA COSTRUZIONI SOCIETA’ COOPERATIVA Arl” in concordato preventivo dal 2021 e “C.F.C. Srl”, in fallimento dal 14 ottobre 2022, entrambe operanti nel settore degli appalti pubblici di lavori edili. Le Fiamme Gialle, dagli approfondimenti eseguiti, hanno evidenziato che Salvatore FERLITO sarebbe come il dominus di fatto dell’intero gruppo di società riconducibili alla sua famiglia tra cui vi rientrerebbero, oltre alle due società, anche la COMER COSTRUZIONI Srl, la F.C.G. Srl e la SCAVIFER Srl. I militari in particolare, nell’attuale stato del procedimento in cui non è ancora pienamente instaurato il contraddittorio con le parti, hanno evidenziato che l’indagato avrebbe utilizzato la sua posizione di amministratore di fatto e, in alcuni casi anche di diritto, di tali aziende per procedere al loro svuotamento in favore delle altre società del gruppo nel momento in cui, per effetto dei rilevanti debiti maturati, risultava più conveniente continuare l’attività economica con una nuova o diversa realtà aziendale. Le Fiamme Gialle hanno sottolineato che tali condotte sono state rilevate nel corso delle indagini svolte sul dissesto della “SICULA COSTRUZIONI SOC. COOP.”, dalla quale sarebbero stati distratti valori attivi per circa 1,8 milioni di euro mediante una serie di operazioni fraudolente come la mancata riscossione ovvero l’ingiustificata svalutazione di diversi crediti che tale società vantava nei confronti di altre imprese riferibili al nucleo familiare di Salvatore FERLITO in relazione a finanziamenti o prestiti in precedenza erogati o per effetto della cessione della partecipazione posseduta dalla suddetta Cooperativa nella “COMER COSTRUZIONI Srl”, del valore stimabile di 720.000€, a favore di Sebastiana CONIGLIO, coniuge di Salvatore, per il prezzo irrisorio e mai corrisposto di 75.000€. I finanzieri  avrebbero inoltre riscontrato altre indebite operazioni come il rimborso “preferenziale” a favore della COMER COSTRUZIONI Srl, poco prima della cessione delle quote, della somma di  270.000€ nonché altri pagamenti “preferenziali”, pari a circa 250.000€, nei confronti di uno dei fornitori, a danno degli altri creditori. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che parallelamente, anche con riferimento al fallimento della “C.F.C. Srl”, sarebbero state individuate condotte distrattive degli asset aziendali mediante la cessione in locazione del ramo d’azienda, peraltro l’unico concretamente operativo, a favore della società controllata “F.C.G. Srl” per un canone di 200 mila, che in realtà non sarebbe mai stato corrisposto.L’inchiesta dei militari ha sottolineato che “Incamerato” l’asset produttivo della fallita, la “F.C.G. Srl” sarebbe stata successivamente ceduta, per il valore irrisorio di  2.550€, alla “SCAVIFER Srl”, società formalmente amministrata dai figli di Salvatore FERLITO. I militari hanno notato e rilevato la dissipazione di valori attivi con modalità similari a quelle osservate per la SICULA COSTRUZIONI ovverosia mediante compensazione di crediti/debiti infragruppo, mancata svalutazione di crediti inesigibili o stralcio di crediti verso clienti e varie società collegate per oltre 3 milioni di euro. L’attività d’indagine si inserisce nel più ampio quadro di azioni svolte dalla Procura e dalla Guardia di Finanza di Catania, finalizzate al contrasto della criminalità economico-finanziaria, a tutela della trasparenza e della legalità del sistema economico e imprenditoriale nonché dei creditori.


CATANIA - GdF Generale Brigata RAIMONDO, catanese a direzione Comando Provinciale. Il Generale di Brigata Antonino Raimondo è il nuovo Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Catania. L’Ufficiale proviene dal Comando Generale dove ha ricoperto incarichi alle dipendenze del Capo di Stato Maggiore.  Il Gen. B. Antonino Raimondo, 50 anni, è nato a Catania ed è coniugato , è padre di una figlia. L’alto ufficiale ha frequentato l’Accademia della Guardia di Finanza in Bergamo dal 1990 al 1995. Al termine del corso di formazione, ha ricoperto numerosi incarichi operativi in Liguria, Calabria, Sicilia, Toscana e Marche. Il Generale di Brigata Antonino Raimondo, nel corso della carriera,  ha comandato la Tenenza di Albenga (1995-1998), la Compagnia di Palmi (1998-2001) e la Compagnia di Siracusa (2001-2004). Dal 2004 al 2007 è stato Capo Sezione al Comando Generale di Roma, II Reparto “Ricerca e relazioni internazionali”. Dopo la frequenza del Corso Superiore di Polizia Tributaria (dal 2007 al 2009) ed il conseguimento del relativo titolo, nel 2009 è stato assegnato al Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze dove è stato Comandante del I Gruppo Tutela Entrate, Capo Ufficio Operazioni e, dal 2011, Comandante del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata. L’ufficiale  Antonino Raimondo con il grado di Colonnello nel 2014,, ha diretto il Comando Provinciale di Pesaro. Dal 2017, trasferito al Comando Generale ha ricoperto gli incarichi di Capo Ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore ed infine, dal 2018, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore e, congiuntamente, dal 2019 al 2020, di Direttore della Direzione Pianificazione Strategica e Controllo. Laureato in “giurisprudenza” presso l’Università degli studi di Milano, in “scienze della sicurezza economico-finanziaria” presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ed in “scienze politiche” presso l’Università degli studi di Trieste, nel 2009 ha conseguito il Master universitario di II livello in “diritto tributario dell’impresa” presso l’Università commerciale “Luigi Bocconi” di Milano. È abilitato all’esercizio dell’attività forense. Ha svolto numerose docenze presso l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Economico-Finanziaria di Ostia, nonché presso l’Università di Urbino. È stato Vice Presidente del “Consiglio di base della rappresentanza militare” presso il Comando Regionale Toscana e, dal 2018, ricopre la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della Cassa Ufficiali della Guardia di Finanza. Autore di pubblicazioni di diritto penale dell’economia, è stato coordinatore presso la Scuola Superiore della Magistratura nel corso “indagini e dibattimento nei reati di criminalità organizzata”, docente per il progetto “lezioni di mafia” prodotto da Rai scuola ed i Ministeri della giustizia e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nonché componente dell’unità di ricerca dell’Università di Pisa del “programma di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale” sulla tematica del ravvicinamento della legislazione a contrasto del riciclaggio nella prospettiva del diritto comunitario e dei suoi effetti sul diritto interno. Al comandante gen. Antonino Raimondo i nostri migliori i auguri di buon lavoro nello svolgimento del prestigioso mandato di Comando a Catania.


1 VIDEO INTERCETTAZIONI

2 VIDEO INTERCETTAZIONI

CATANIA -  Discarica 200 Comuni a Lentini: GdF e SCICO scoprono traffico illecito rifiuti, corruzione e concorso esterno associazione mafiosa: eseguite 9 misure, sequestrati beni per 116 milioni di Euro.I personaggi interessati alle misure sono : Antonino LEONARDI 57enne noto come “Antonello”, Salvatore LEONARDI 47enne, Pietro Francesco NICOTRA 36enne, Francesco 39enne ZAPPALA’ 52enne, i  fratelli Francesco e Nicola GUERCIO 59enne, Vincenzo LIUZZO 57enne, Salvatore PECORA 63enne e Filadelfo AMARINDO detto “Delfo” 68enne. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), per delega della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione aa  1 ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di 9 persone (2 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti alle misure cumulative dell’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora) indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata e rivelazione di segreto d’ufficio nonché per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. I fatti secondo l’inchiesta sarebbero stati perpetrati negli anni 2018 e 2019, sarebbero essenzialmente connessi all’illecita conduzione della discarica di Lentini (SR), la più estesa della Sicilia, gestita dalla “SICULA TRASPORTI” nonché  “pressioni” esercitate da esponenti del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere l’affidamento di un chiosco presente nello stadio usato dalla squadra di calcio “SICULA LEONZIO” attualmente militante nel campionato professionistico di prima divisione.Il  medesimo provvedimento, eseguito dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.), ha disposto, per le persone giuridiche ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti e di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, tutti delitti  imputati ad amministratori nell’interesse delle stesse – il sequestro preventivo (ai sensi dell’art.321 c.p.p., comma 1) di tutti i beni aziendali, quote e azioni sociali e la contestuale nomina di amministratori e custodi. La misura reale preventiva, afferente ad un patrimonio societario complessivamente stimabile in circa 110 milioni di euro, precede la fase di contradditorio prevista dal D.Lgs.n.231/2001 (responsabilità amministrativa delle persone giuridiche) all’esito della quale il G.I.P. etneo determinerà l’eventuale nomina di un commissario giudiziale. Le imprese destinatarie del sequestro preventivo sono le seguenti: SICULA TRASPORTI S.R.L.” ora “SICULA TRASPORTI S.P.A.”, avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio), esercente l’attività di “trattamenti e smaltimenti di altri rifiuti non pericolosi” ovvero della gestione dei rifiuti solidi urbani (R.S.U.) ossia non riciclabili; l’impianto di trattamento meccanico biologico (T.M.B.) è situato nel territorio di Catania (Contrada San Giorgio) mentre le vasche di abbancamento sono situate nel confinante comune di Lentini (SR); la società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e oltre 120 dipendenti;  “SICULA COMPOST S.R.L.”, avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio), svolgente l’attività di “produzione di compost” ovvero produzione di fertilizzanti agricoli derivanti dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e agroalimentari; la società, con circa 20 dipendenti, ha un fatturato di 3,6 milioni di euro; “GESAC S.R.L.”, con sede a Catania in Contrada Coda Volpe, avente quale oggetto sociale l’estrazione di pomice e di altri minerali; la società, inserita nella filiera della lavorazione del R.S.U., forniva il materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge) sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della discarica gestita dalla “SICULA TRASPORTI”; essa ha un fatturato annuo medio di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti. Non destinataria della misura del sequestro preventivo ma persona giuridica indagata ai sensi del citato D.Lgs.n.231/2001 per la quale pende la richiesta di nomina di un commissario giudiziale è la: “EDILE SUD S.R.L.”, avente sede a Scordia (CT) ed esercente l’attività di gestione di un impianto di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi (rifiuti inerti) nel territorio di Lentini (SR); la società, con 18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di euro. Ulteriori misure cautelari reali eseguite dai Finanzieri etnei sono il sequestro preventivo di oltre 6 milioni di euro finalizzato alla confisca del profitto illecito originante: dal traffico illecito di rifiuti; sequestro effettuato nei confronti dell’amministratore e del socio, tra le altre, della “SICULA TRASPORTI”, soggetti di seguito generalizzati (Antonino e Salvatore LEONARDI); da un rodato circuito corruttivo caratterizzato dalla dazione costante di tangenti in contanti per decine di migliaia di euro; sequestro effettuato a carico di un pubblico ufficiale corrotto sotto nominato (Vincenzo LIUZZO).  Per quanto concerne i soggetti destinatari delle misure personali, il principale indagato è Antonino LEONARDI noto come “Antonello”, quale amministratore di fatto della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.” nonché amministratore di diritto  della “SICULA COMPOST S.R.L.” il quale è stato condotto in carcere. Ristretto agli arresti domiciliari Salvatore LEONARDI, fratello di Antonino, in qualità di socio della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.”.Sottoposti alle misure cumulative cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora Pietro Francesco NICOTRA, quale responsabile dell’impianto di compostaggio di Grotte San Giorgio a Catania dal quale provenivano anche parte dei rifiuti poi conferiti illecitamente in discarica e Francesco ZAPPALA’, nella sua qualità di responsabile dell’impianto di trattamento meccanico biologico dal quale originavano i rifiuti illecitamente conferiti “tal quale” in discarica. Gli investigatori ritengono che NICOTRA e ZAPPALA’, con i fratelli Salvatore ed Antonino LEONARDI, quest’ultimo quale capo e promotore, avrebbero costituito un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione reiterata di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di frode in pubbliche forniture nonché alla pervasiva pratica corruttiva quale strumento utile a eludere i controlli e a ottenere dalle pubbliche amministrazioni competenti provvedimenti amministrativi favorevoli. Destinatari delle misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora anche i fratelli Francesco e Nicola GUERCIO nella loro qualità di amministratori di diritto e di fatto della succitata “EDILE SUD S.R.L.”.Appartenenti ad organi amministrativi pubblici di controllo, destinatari della misura degli arresti domiciliari, sono: Vincenzo LIUZZO, pubblico ufficiale accusato di  corruzione, quale dirigente di unità operativa semplice dell’ARPA Sicilia (sede territoriale Siracusa), addetto ai controlli e monitoraggi ambientali; Salvatore PECORA quale incaricato di pubblico servizio, istruttore tecnico impiegato presso il Libero Consorzio Comunale di Siracusa addetto al controllo sulla gestione dei rifiuti. Custodia cautelare in carcere, invece, per Filadelfo AMARINDO, detto “Delfo”, quale dipendente della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” ed in quanto ritenuto concorrente nell’associazione mafiosa denominata “NARDO”, affiliata a “Cosa Nostra” etnea, storicamente facente capo a NARDO Sebastiano e operativa su Lentini (SR).Le rapide ed approfondite investigazioni condotte dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.) e dallo S.C.I.C.O. sotto la direzione della Procura distrettuale sono state sviluppate attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la gestione degli impianti della famiglia LEONARDI nonché attraverso la messa a sistema degli elementi indiziari desunti dall’esecuzione di una consulenza tecnica disposta da quest’Ufficio in ragione di un accesso presso gli impianti “incriminati” operato dai Finanzieri nel febbraio del 2019. La consistente mole indiziaria così emergente avrebbe permesso agli investigatori di portare alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la “SICULA TRASPORTI”; un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge che sarebbe finito in discarica senza subire trattamento preliminare, essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero. Gli investigatori ritengono la gestione della discarica, dell’impianto T.M.B. e di compostaggio, da parte della famiglia LEONARDI, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative. I finanzieri hanno evidenziato che il sistema illecito sarebbe stato orchestrato da Antonino LEONARDI   su due pilastri: la puntuale dazione di tangenti a soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”, preventivandoli, i prescritti controlli ambientali; la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio. Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese gestite da “Antonello” LEONARDI dagli investigatori avrebbero rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario.  Le Fiamme Gialle rilevano che il sodalizio criminale avrebbe gestito la “SICULA TRASPORTI” e le altre realtà aziendali collegate in filiera ed avrebbero ammesso in discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i Comuni conferenti. I Baschi Verdi rilevano che si trattava, dunque, di rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. I finanzieri hanno evidenziato in alcune circostanze, appurate come i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti. Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari. Queste  illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995) pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di materia prima e di energia. La tendenziale assenza di un trattamento preliminare al conferimento in discarica determina l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a quella calcolata dai gestori della “SICULA TRASPORTI”.  L’impianto di compostaggio della “SICULA COMPOST”, a far data dal maggio 2018, iniziava a ricevere, presso la propria struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che avrebbe consentito alla “SICULA COMPOST” di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270. Tale realtà nota ad Antonino LEONARDI e a Pietro NICOTRA determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini. Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della “SICULA TRASPORTI” venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di LEONARDI. Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile con la compiacenza dei fratelli GUERCIO e della loro “EDILE SUD S.R.L.” la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti. Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo LIUZZO, dirigente ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali), si recava mensilmente presso la discarica di LEONARDI per ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro. La puntuale riscossione del profitto corruttivo, “il giorno 20 di ogni mese”, veniva documentato dai Finanzieri del G.I.C.O. dall’agosto 2018 al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un controllo su strada operato da una pattuglia della Compagnia Pronto Impiego di Catania. LIUZZO risultava aver totalmente asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche e personali perseguite da Antonino LEONARDI con il quale intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente. LIUZZO, oltre a fornire suggerimenti a LEONARDI per una “redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava allo stesso in anticipo i controlli che l’ARPA Siracusa avrebbe effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo. LIUZZO, inoltre, su richiesta di LEONARDI interveniva su un controllo in atto presso la cava dei fratelli GUERCIO operato da funzionari ARPA e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico, quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti, presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato, nei terreni delle aziende di LEONARDI. Da ultimo, LIUZZO, nel partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in linea con i desiderata dei LEONARDI. Altro funzionario pubblico a “libro paga” dei LEONARDI era Salvatore PECORA, il quale similmente a LIUZZO, era solito notiziare l’amministratore della “SICULA TRASPORTI” di tutti i controlli che sarebbero stati effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa; PECORA, inoltre, partecipava preliminarmente ai LEONARDI atti riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di LEONARDI. Da ultimo, la meticolosa attività d’indagine portava alla luce anche una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il gruppo imprenditoriale dei LEONARDI ed alcuni esponenti del clan NARDO (tra i quali Angelo RANDAZZO e Alfio SAMBASILE entrambi già condannati per 416 bis) ai quali Antonino LEONARDI faceva pervenire, durante le festività, somme in contanti di 5.000 euro tramite il suo collaboratore “Delfo” AMARINDO. Quest’ultimo forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti criminosi del clan NARDO, una collaborazione significativa manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio SAMBASILE. “Delfo” AMARINDO rappresentava l’anello di congiunzione dei LEONARDI con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un punto di somministrazione di cibi e bevande nello Stadio di calcio della “SICULA LEONZIO”; è AMARINDO che viene incaricato da Antonello LEONARDI di veicolare il messaggio che il chiosco non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali pretendenti e che gli stessi sarebbero stati “ripagati” per il mancato introito con le dovute regalie. Antonino LEONARDI e suo figlio erano ben consapevoli, in quel frangente, quali rischi corressero nel concedere quell’attività a figure orbitanti negli ambienti di criminalità organizzata. L’investigazione della Guardia di Finanza di Catania ha, dunque, fatto luce su un groviglio illecito d’interessi permeante la gestione della maggiore discarica siciliana così confermando come il delicato settore ambientale possa essere facile preda di rovinose pratiche corruttive oltreché di appetiti mafiosi.


CATANIA – Guardia Finanza: sindaco Pogliese saluta comandanti gen.Quintavalle Cecere e subentrante col. D’Angelo. Il primo cittadino di Catania Salvo Pogliese ha ricevuto a Palazzo degli Elefanti per  i convenevoli di benvenuto il nuovo Comandante il Colonnello Raffaele D’Angelo il quale era accompagnato dal cedente Generale di Brigata Antonio Nicola Quintavalle Cecere. Il sindaco durante il cordiale incontro ha ringraziato il comandante Antonio Nicola Quintavalle per l’attento ed importante lavoro svolto nella città di Catania. Il generale accompagnato dal Colonnello Raffaele D’Angelo che ufficialmente gli subentrerà nell’incarico nei prossimi giorni ha espresso personali e positivi apprezzamenti per la sua esperienza al comando delle Fiamme Gialle etnee. Il sindaco Salvo Pogliese con l’occasione ha augurato al colonnello D’Angelo, proveniente dal Comando Generale di Roma, un proficuo lavoro, sottolineando l’importanza della collaborazione tra le due Istituzioni. I due alti ufficiali della Guardia di Finanza, poi, hanno  concluso con la visita del Palazzo degli Elefanti poichè il Colonnello Raffaele D’Angelo nuovo comandante Provinciale delle Fiamme Gialle ancora non aveva avuto modo di conoscerlo.


(ascolta 1^ intercettazione GdF)

  (ascolta 2^ intercettazione GdF)

 

CATANIA – Operazione “pupi di pezza” indagato studio commercialista ed imprenditori per truffa ad Erario. I  Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania su delega di questa Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 11 persone (delle quali 9 agli arresti domiciliari e 2 destinatarie di interdittive dell’esercizio di imprese) per avere perpetrato sistematicamente  bancarotte fraudolente (patrimoniali e documentali) e reati tributari (sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte) anche in forma associata nonché delitti di favoreggiamento personale e reale. Il magistrato con il medesimo provvedimento ha altresì disposto il sequestro preventivo diretto di 4 marchi registrati e 4 complessi aziendali per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro, tutti oggetto di condotte distrattive. L’investigazione, è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (Gruppo Tutela Economia) sotto le direttive della Procura distrettuale, convenzionalmente nota come “PUPI DI PEZZA”, ha svelato l’esistenza di un collaudato sistema fraudolento in grado di garantire a diversi gruppi familiari imprenditoriali la sottrazione al pagamento di un complessivo volume di imposte di oltre 220 milioni€ e la contestuale elusione di procedure esecutive e concorsuali. L’indagine delle Fiamme Gialle etnee è nata dal costante monitoraggio delle posizioni di contribuenti destinatari di ingenti cartelle esattoriali che avviano la procedura di liquidazione affidando la stessa a “prestanome” così da escludere gli effettivi amministratori da ogni responsabilità penale e civile con l’unica finalità di continuare l’attività d’impresa attraverso una differente, solo in apparenza, società commerciale.  Gli inquirenti hanno evidenziato che ad orchestrare e scandire le fasi del circuito criminale sarebbe stato uno studio associato, che avrebbe assunto il ruolo di “regista” del sistema illecito attraverso l’opera diretta del commercialista e di alcuni suoi associati, avrebbero costituivano un’associazione a delinquere (almeno dal 2013) dedita ad una serie indeterminata di condotte delittuose in materia societaria, fallimentare e fiscale. Le Fiamme Gialle, specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria,  hanno svolto attività consistita nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché di accertamenti bancari e acquisizioni documentali presso enti pubblici e messo in luce l’esistenza di un articolato sistema illecito che si sviluppava attraverso le seguenti fasi: una società in stato palese di deficit finanziario – caratterizzato, in particolare, da consistenti debiti erariali - si sarebbe affidata allo studio al fine di eludere eventuali procedure fallimentari e di riscossione. I  professionisti indagati sarebbero subentrati formalmente quali intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali dei gruppi societari ma, di fatto, avrebbero  fornito un illecito “pacchetto” di servizi per condurre le imprese “sottopatrimonializzate” al riparo da possibili investigazioni delle Autorità preposte; - con il subentro dello studio, le imprese venivano poste in liquidazione (ancorché la loro situazione patrimoniale imponesse il deposito delle scritture contabili in Tribunale per l’avvio della procedura fallimentare), affidando il ruolo di liquidatore a persona di fiducia dello studio, priva di competenze professionali, il cui compenso mensile (di qualche centinaio di euro) era corrisposto dagli effettivi amministratori della società; - il liquidatore prestanome avrebbe favorito l’effettuazione di indebiti pagamenti preferenziali e la distrazione degli asset patrimoniali più significativi a favore di ulteriori società riconducibili agli stessi amministratori di quella posta in liquidazione (nei fatti, una società “specchio” con oggetto sociale similare, sedi coincidenti nonché il medesimo personale dipendente e stessi fornitori e clienti, che attraeva dalla società decotta gli elementi patrimoniali positivi acquisendoli a condizioni economiche di assoluto vantaggio); il tutto a danno dell’Erario che restava l’unico creditore non soddisfatto; - chiusura della liquidazione e cancellazione dal registro delle imprese della società originaria, nel frattempo “svuotata” di tutto tranne che delle imposte iscritte a ruolo che restavano le uniche passività finanziarie non soddisfatte. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che, trascorso un anno dalla cancellazione, il Pubblico Ministero, ai sensi della legge fallimentare, non può più chiederne il fallimento. Il fittizio liquidatore era gestito da soggetto che rappresentava l’anello di congiunzione tra i reali amministratori delle società decotte, il prestanome e lo studio associato. Emblematiche sono diverse conversazioni telefoniche intercettate nelle quali si lamentava con i professionisti dello studio il mancato versamento delle “paghe” mensili garantite al liquidatore di comodo dai reali amministratori delle società commerciali truffaldine. La Procura, supportata dalla Guardia di Finanza di Catania che ha assicurato un’attività costante di analisi ed un monitoraggio a tappeto delle esposizioni debitorie maturate da contribuenti infedeli nei confronti dello Stato e penetranti attività investigative, nel corso delle indagini ha esercitato tempestivamente le funzioni attribuite dalla legge fallimentare presentando d’iniziativa la richiesta per la dichiarazione di fallimento delle società insolventi. Il tempestivo intervento giudiziario ha scompaginato i progetti criminali, da tempo avviati, suscitando le immediate reazioni degli indagati che, contando sulla cronica inerzia dell’Agente di riscossione, non avevano tenuto conto della possibile, solerte iniziativa di questo Ufficio (artt.6 e 7, R.D. n.267/1942). La Guardia di Finanza ha  evidenziato che a beneficiare deliberatamente dell’opera criminale dell’associazione a delinquere composta dai professionisti arrestati e soggetti: sottoposti ai domiciliari, amministratori e proprietari di società fallita, già attiva nel commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi, che, in ragione di un accertamento effettuato dall’amministrazione finanziaria nel 2002, aveva maturato nei confronti dell’Erario un debito complessivo di circa 215 milioni di euro, rappresentato solo in parte in bilancio. I personaggi avrebbero distratto i marchi aziendali registrati all’Ufficio Italiano Brevetti, il cui valore economico effettivo è di circa 1,8 milioni di euro, in favore di un’ulteriore loro società al prezzo inferiore di 520 mila euro (corrisposti, tra l’altro, con crediti inesistenti). Gli inquirenti hanno evidenziato che gli indagati, al fine di impedire agli investigatori la ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari effettivi, avrebbero occultato libri giornale, contabilità di magazzino e scritture contabili. La fase finale del disegno fraudolento prevedeva l’incorporazione della società (la cui effettiva proprietà era stata inizialmente “schermata” attraverso l’interposizione di fiduciarie svizzere e inglesi, dotata nel frattempo dei marchi e degli immobili). Tale fase non si è concretizzata grazie al tempestivo intervento della Procura. I finanzieri, hanno appurato che nello specifico, nel 2011 il conseguimento di una perdita d’esercizio avrebbe determinato l’azzeramento del capitale sociale e posto la società in uno stato evidente di insolvenza. Il personaggio, supportato dallo studio commercialista e dal liquidatore “testa di legno”, avrebbe proseguito l’attività d’impresa aggravando il dissesto e  sottraendosi al pagamento di debiti erariali superiori a 2 milioni di euro, favorendo, già negli anni antecedenti alla liquidazione, il passaggio di forza lavoro, automezzi, avviamento e portafoglio clienti/fornitori ad altri, esercente l’attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio, dichiarata fallita dal Tribunale etneo nell’aprile 2017.   I finanzieri hanno evidenziato che il soggetto, in presenza di un capitale sociale eroso dalle perdite sin dal 2006, avrebbe proseguito l’attività d’impresa anziché affidarsi a una procedura concorsuale, aggravandone il già palese dissesto, omettendo il pagamento di debiti erariali e previdenziali superiori a 2 milioni di euro nonché redigendo un bilancio non veritiero per effetto di omissioni e falsi appostamenti contabili. Gli inquirenti hanno appurato che nello stesso frangente temporale, il personaggio avrebbe contribuito a distrarre il complesso aziendale della fallenda a beneficio i altra, società amministrata di fatto dallo stesso, attraverso la simulazione di un fitto d’azienda e di un contratto estimatorio per il trasferimento delle merci.   La  complessa investigazione delle Fiamme gialle etnee ha fatto emergere le ulteriori due seguenti vicende societarie caratterizzate dall’attuazione del medesimo e collaudato sistema illecito: - la prima afferente all’ esercente l’attività di coltivazioni di fiori e piante ornamentali, fallita nel luglio 2018 destinatario del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un anno; il personaggio, attraverso la realizzazione di un’operazione straordinaria di scissione societaria, avrebbe favorito la distrazione degli asset patrimoniali più redditizi della società deficitaria a vantaggio di altri. I militari hanno evidenziato che lo stesso un soggetto, favorito dallo studio associato, si sarebbe sottratto dal pagamento di imposte per un volume complessivo superiore a 1 milione di euro. Tra  le preziose “eredità” nel caso specifico vi erano rilevanti commesse pubbliche in atto nonché le credenziali per la partecipazione e l’aggiudicazione di nuovi appalti pubblici; - la seconda vicenda vede quale ulteriore destinatario di misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un anno, amministratore, esercente il commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, dichiarata fallita nel giugno del 2018, che contribuiva ad aggravarne il dissesto proseguendo dal 2008 l’attività d’impresa pur in carenza di capitali propri, favorendo la distrazione del complesso aziendale a beneficio di altra società del gruppo che sottraendosi al pagamento di imposte per oltre 1 milione di euro. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che anche in questo caso venivano effettuati pagamenti preferenziali a favore di soci e amministratori, occultamento delle scritture contabili e l’apposizione in bilancio di voci non veritiere. I  Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania con l’esecuzione del provvedimento giudiziario hanno sottoposto a sequestro: - i seguenti marchi registrati che sono stati affidati ad un amministratore giudiziario, per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. L’operazione “PUPI DI PEZZA”  della GdF ha consentito di far luce su un sistema affaristico che sarebbe stato diretto dallo studio associato ed alimentato dall’opera di liquidatori “prestanome” ed imprenditori sleali, i quali, adottando fittizi progetti di riorganizzazione aziendali straordinari o predisponendo bilanci non veritieri, riuscivano sistematicamente a frodare l’Erario per un totale di oltre 220 milioni di euro, rendendo vana qualsiasi azione esecutiva. Tale vantaggio competitivo criminale, frutto di sistematiche distrazioni dei valori patrimoniali più redditizi, consentiva ai gruppi imprenditoriali indagati di continuare a operare nel mercato in costante dispregio degli obblighi di legge, frodando il Fisco, gli enti assistenziali e quelli previdenziali nonché arrecando danni economici alle imprese concorrenti operanti nel medesimo segmento commerciale.


CATANIA -   “Black Job” GdF esegue 9 misure per corruzione in direzione Ispettorato Territoriale Lavoro. L’assessore regionale Mariella Ippolito a Palermo,  ha disposto l'invio immediato di un sostituto alla direzione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania: l’attuale direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Palermo Venerando Lo Conti. I  Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della  Procura distrettuale etnea, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 9 soggetti (4 dei quali agli arresti domiciliari e 5 destinatari di misure interdittive) in quanto responsabili, a vario titolo, di concorso in corruzione continuata, soppressione, falsità materiale e ideologica di atti pubblici a fronte di condotte delittuose verificatisi all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018. L’indagine è stata  condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, convenzionalmente nota come “Black Job”, vede quali destinatari della misura degli arresti domiciliari il Direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania, Domenico Tito AMICH 64enne, e la responsabile dell’Ufficio legale del medesimo Ispettorato, Maria Rosa TROVATO  59enne, nonché Marco Lucio FORZESE  54enne, già deputato regionale nell’ultima legislatura siciliana e candidato – non eletto- alle regionali del 2017, ed Antonino NICOTRA 58enne, già consigliere nel Comune di Catania. Il  GIP del Tribunale etneo ha, inoltre, disposto la misura interdittiva nei confronti di: Francesco LUCA  61enne, attuale direttore sanitario dell’ASP di Catania, sospeso per 12 mesi dall’esercizio del pubblico servizio per fatti concernenti sia l’attuale funzione che il suo ruolo di rappresentante legale, dal 2009 al 2015, dell’E.N.A.I.P. (Ente Acli Istruzione Professionale Associazione Agenzie Formative della Sicilia Impresa Sociale - EN.A.I.P. AS.A.FORM Sicilia Impresa Sociale, esercente l’attività di corsi di formazione e di aggiornamento professionale); Ignazio MAUGERI  30enne, attuale rappresentante legale del succitato E.N.A.I.P., destinatario del divieto di esercitare attività d’impresa o assumere uffici direttivi in persone giuridiche; Giovanni PATTI 47enne, titolare dell’omonimo studio commerciale con sede a Giarre (CT), sospeso dall’esercizio della propria attività professionale;   Orazio EMMANUELE 53enne, rappresentante legale di società esercenti l’attività di stabilimenti balneari e di orto-colture vivaistiche, destinatario del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali; Salvatore CALDERARO 36enne, gestore di una tabaccheria, anch’egli sospeso dall’esercizio di attività imprenditoriali.  Il Servizio XXI - Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania, con uffici ubicati in via Battello, è responsabile del controllo sulla corretta applicazione della legislazione in materia di lavoro, previdenza e sicurezza sui luoghi di lavoro a Catania e provincia. Le Fiamme Gialle hanno puntualizzato che   nelle Regioni a statuto speciale del Trentino Alto Adige e della Sicilia, non sono stati istituiti gli Ispettorati ai sensi del D.Lgs. 149/2015  in quanto i relativi statuti attribuiscono la competenza in materia alle rispettive Regioni.  La  materia del lavoro e le relative attività ispettive e di vigilanza in Sicilia, pertanto, sono di competenza dell’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro ed in particolare, del dipendente Dipartimento regionale del lavoro, dell’impiego, dell’orientamento, dei servizi e delle attività formative il quale, tramite il Servizio VII - Coordinamento Ispettorati territoriali del lavoro supervisiona i nove “Ispettorati territoriali del Lavoro” (I.T.L.) presenti nelle province siciliane. L’investigazione, dei militari svoltasi con estrema celerità dall’ottobre 2017 al marzo di quest’anno, avrebbe quindi svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito corruttivo alimentato da saldi legami di amicizia che uniscono corrotti e corruttori. Le Fiamme Gialle hanno appurato come il continuo scambio di utilità (pacchetto di voti, incarichi alla Regione Sicilia, assunzioni in ospedali e fornitura di beni) ruotasse intorno all’illegittima archiviazione di verbali originati dagli accertamenti ispettivi dai quali sono emerse, spesso, violazioni per lavoratori assunti irregolarmente o “in nero”; in alcuni casi, si è assistito anche alla materiale sparizione dei verbali stessi e/o comunque ad audizioni “amichevoli” nelle quali è stata palese la mancata tutela degli interessi erariali in gioco. L’attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Catania – consistita nell’analisi meticolosa di decine di procedimenti amministrativi e nell’acquisizione di dichiarazioni di funzionari operanti all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania – ha permesso di tracciare svariati procedimenti amministrativi gestiti in modo parziale dagli indagati e nei quali il potere discrezionale attribuito al Direttore dell’ente pubblico anziché essere interpretato quale fonte di responsabilità è stato asservito alle volontà dei corruttori comprimendo così definitivamente gli interessi pubblici confliggenti.  La  Procura etnea supportata dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, in attesa di completare gli accertamenti in corso su ulteriori procedimenti sanzionatori affidati all’Ispettorato di Catania, ha accertato  più vicende corruttive . Una prima vede coinvolti il dirigente AMICH, l’ex deputato regionale On. Marco Lucio FORZESE e l’imprenditore CALDERARO (Bar-Tabacchi) di Castel di Iudica (CT). I  tre soggetti in questione, nell’ottobre del 2017, in un incontro svoltosi presso l’ufficio di AMICH avrebbero occultato un fascicolo relativo al procedimento amministrativo a carico dell’imprenditore destinatario di una sanzione di oltre 6.000 euro; l’imprenditore CALDERARO sarebbe stato definito dal FORZESE quale suo “grande elettore” e persona di fiducia in grado di garantirgli un cospicuo “pacchetto” di voti. Gli inquirenti hanno sottolineato come il vincolo amicale che unisce AMICH e FORZESE  sarebbe testimoniato dalla disponibilità palesata dall’ex deputato regionale a favorire AMICH per il conferimento di incarichi presso la Regione Siciliana: in particolare, si tratta della nomina a membro della commissione di esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di consulente del lavoro della Regione Sicilia. I Basci verdi avrebbero appurato che in cambio si registra, da parte di AMICH, l’assoluta disponibilità ad agevolare illecitamente gli imprenditori amici del FORZESE nella definizione a loro favore dei procedimenti amministrativi in materia di lavoro. Una seconda vicenda corruttiva coinvolge il direttore AMICH, l’attuale direttore sanitario dell’ASP di Catania (Francesco LUCA) ed un ingegnere (Ignazio MAUGERI). LUCA e MAUGERI, nelle loro qualità di rappresentanti legali dell’ENAIP, avrebbero chiesto indebitamente ad AMICH un’attestazione di avvenuti versamenti di somme relative ad assegni familiari riconosciuti ai dipendenti dell’ENAIP; tale certificazione sarebbe risultata necessaria per fronteggiare un procedimento penale aperto nei confronti di LUCA alla sede di Trapani a seguito di un’ispezione effettuata dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro trapanese nei confronti dell’ENAIP e  dalla quale sarebbero emerse violazioni penali. AMICH in cambio,  avrebbe chiesto ed ottenuto da LUCA, in ragione del suo attuale ruolo nell’ASP di Catania, la promessa di assumere a tempo determinato il fidanzato della figlia presso alcuni ospedali etnei. Un ulteriore caso vede protagonisti il direttore AMICH, la funzionaria TROVATO ed Antonino NICOTRA (già consigliere comunale a Catania nella giunta del sindaco Scapagnini). Oggetto dell’accordo corruttivo  sarebbe la definizione dell’entità delle sanzioni amministrative applicate ad un call center catanese a seguito di 2 ispezioni eseguite da INPS ed Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania negli anni 2014 e 2015. AMICH avrebe provveduto a riconoscere un’anomala decurtazione del carico sanzionatorio unitamente ad una non spettante rateizzazione del pagamento; in cambio il NICOTRA avrebbe promesso il suo appoggio politico presso la nuova giunta regionale siciliana per l’ottenimento ed il mantenimento di prestigiosi incarichi dirigenziali.  I finanzieri hanno evidenziato che NICOTRA avrebbe richiesto ad AMICH di trattare una pratica giunta all’Ispettorato (un esposto di un lavoratore) seguendo un iter preferenziale, lasciando  intendere che il favore  chiesto  sarebbe utile a garantirgli la disponibilità di un costante “bacino” di voti. Un’ulteriore fattispecie corruttiva avrebbe coinvolto la responsabile dell’Ufficio Legale dell’Ispettorato del Lavoro, Rosa Maria TROVATO, peraltro già gravata da precedenti giudiziari in tema di reati contro la pubblica amministrazione,  l’imprenditore Orazio EMMANUELE ed il suo ragioniere Giovanni PATTI.  I finanzieri hanno evidenziato che nel corso di un’audizione tenuta dalla funzionaria alla presenza dei due soggetti sarebbe stato concordato arbitrariamente, in dispregio dei doveri di imparzialità, trasparenza e nel pieno “mercanteggiare” della funzione pubblica, il differimento del pagamento di una sanzione amministrativa derivante da un’ispezione effettuata dai Carabinieri presso un lido gestito da EMMANUELE.  I militari hanno evidenziato che in quest’occasione sarebbe  emerso che Rosa Maria TROVATO si sarebbe già prodigata per favorire l’archiviazione di ulteriori procedimenti sanzionatori a carico sia di PATTI che EMMANUELE originati, tra l’altro, da attività ispettive di un reparto della Guardia di Finanza e nelle quali erano state constatate violazioni in tema di lavoro irregolare. I militari hanno evidenziato che quale utilità,  la TROVATO si sarebbe recata, in due occasioni, presso un vivaio dell’EMMANUELE per ricevere in dono delle piante. Le risultanze investigative complessive rappresentate dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania hanno posto in luce un quadro corruttivo consolidato ed alimentato da uno spegiudicato scambio di favori attraverso il quale gli attori in campo, pubblici ufficiali, precedenti titolari di cariche istituzionali pubbliche e imprenditori, non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i rilevanti interessi collettivi in gioco.L'assessore regionale Mariella Ippolito dopo l'operazione "Black Job" del nucleo economico e finanziario della Guardia di Finanza di Catania  ha commentato : "Forniremo ogni forma di collaborazione utile agli organi inquirenti  e adotteremo i provvedimenti conseguenziali". L’attuale direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Palermo Venerando Lo Conti  è stato destinato a Catania. “La designazione di un sostituto – ha concluso l’esponente della Giunta Regionale - consentirà la piena funzionalità del servizio nel rispetto della legalità”.

Catania GdF operazione “SIBILLA”: manette per Sindaco Acireale ed amministratori enti  accusati di corruzione.  I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, Compagnia di Acireale,  su richiesta della Procura distrettuale,  hanno eseguito un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale etneo che ha disposto misure cautelari coercitive nei confronti di 8 persone, tra cui il Sindaco di Acireale, 1 membro della giunta comunale e 2 dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di Acireale.  L’operazione - denominata “SIBILLA” -, iniziata nel 2017 e condotta dalla Tenenza di Acireale sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria etnea, ha portato alla luce 4 diversi episodi di corruzione e turbativa d’asta nella gestione della cosa pubblica. I finanzieri hanno rilevato un grave episodio di corruzione avrebbe visto coinvolto il Sindaco di Acireale, Roberto BARBAGALLO, il quale, per favorire la campagna elettorale del suo referente politico, avrebbe spinto 2 piccoli imprenditori acesi a promettergli il voto, con l’ausilio di un Luogotenente della polizia locale, Nicolò URSO.   Il  Sindaco avrebbe  disposto al Luogotenente di avviare controlli amministrativi nei confronti degli imprenditori al fine di indurli, per evitare la sanzione, ad avvicinarlo. I Finanzieri nelle intercettazioni hanno rilevato che l’accusato avrebbe chiesto il sostegno elettorale (“maggiuva ‘na cosa elettorale!...(trad.:mi serve una cosa elettorale) dui gemellini....’ca cianu ‘u camiun posteggiato a via …” (trad:i due gemellini che hanno il camion posteggiato alla via ….); ci po iri pì ‘mpocu spagnarici...(trad:ci puoi andare per farli spaventare)…accussì mi venunu a ciccari ..(trad:così mi vengono a cercare).  Il  GIP,  sulla base di queste evidenze, riconducibili al reato di induzione alla corruzione (319-quater C.P.), ha ordinato la traduzione in carcere del Sindaco, nonché gli arresti domiciliari per il funzionario di polizia compiacente.  Altro episodio contestato riguarda la realizzazione dell’ampliamento del cimitero comunale di Acireale, opera pubblica affidata alla ATI (Associazione Temporanea di Imprese) San Sebastiano s.r.l., con sede a Ravenna. Il  Responsabile della Protezione civile del Comune di Acireale, Salvatore DI STEFANO, ha curato il collaudo dell’opera, e durante la fase terminale dei lavori, avrebbe attestato che l’intervento era stato eseguito a regola d’arte. I finanzieri hanno rilevato che tuttavia, nella certificazione redatta dal dirigente, siano state indicate operazioni di verifica strutturale presso il cimitero in realtà mai effettuate: anzi, dalle indagini è emerso che i 4 verbali di sopralluogo siano tutti stati predisposti nel momento finale della stesura del collaudo dal referente in loco dell’impresa costruttrice, Salvatore LEONARDI, con l’ausilio del consulente tecnico dell’impresa stessa, Angelo LA SPINA. I finanzieri hanno intercettato   proprio DI STEFANO che, sugli accordi con LEONARDI, afferma: “già ce l’ho tutto impostato…dobbiamo aggiungere almeno tre quattro verbali di sopralluogo… li sta preparando perché io non so le date..li sta preparando lui”. Per il collaudo, il funzionario pubblico ha fatturato alla società 6.600 € a titolo di “compenso professionale”, sebbene la legge preveda che al collaudatore sia corrisposta solo una indennità in busta paga, proprio  al fine di evitare inopportuni contatti con il privato. La somma ricevuta è stata dunque qualificata come “tangente” per la buona riuscita delle operazioni di verifica. Il  GIP condividendo l’ipotesi formulata dalla Procura, ha ordinato la traduzione in carcere del  Dirigente pubblico, Salvatore DI STEFANO, e del referente dell’ATI, Salvatore LEONARDI, nonché la misura degli arresti domiciliari per il consulente tecnico Angelo LA SPINA. I militari con le indagini hanno evidenziato che   alcuni incarichi professionali relativi alla progettazione di impianti sportivi sarebbero stati affidati illecitamente dai Comuni di Acireale (CT) e Malvagna (ME) al consulente locale del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), Anna Maria SAPIENZA, e  ad un ingegnere catanese, Ferdinando GARILLI, sottoposti l’una a custodia cautelare in carcere, l’altro agli arresti domiciliari, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 353 C.P. (Turbata libertà degli incanti). La SAPIENZA in seno al  Comitato ricopre un ruolo istituzionale di referente per gli Enti locali della Sicilia Orientale che intendono richiedere erogazioni pubbliche a favore dello sport: in particolare, esprime un parere tecnico vincolante sulle proposte che le vengono presentate, per poi inoltrarle alla sede romana del Comitato ai fini dell’erogazione del finanziamento. Tra le proposte validate nel 2017, rientrano anche quelle relative alla riqualificazione della pista di atletica presso il centro sportivo “Tupparello” di Acireale e del campo di calcio di Malvagna (ME). La  SAPIENZA, secondo l’accusa in entrambi i casi, in cambio del parere favorevole, ha ottenuto, per il collega Ferdinando GARILLI e per sè, l’incarico di redigere il progetto dei medesimi impianti sportivi, retribuito con un compenso rispettivamente di 5.000 € e di 14.300 €, e attribuito con una finta gara al massimo ribasso. I  dirigenti degli Uffici Tecnici dei Comuni di Acireale (Giovanni BARBAGALLO, sottoposto a custodia cautelare in carcere) e di Malvagna (indagato che verrà sottoposto a interrogatorio ai fini della valutazione sull’applicazione della misura dell’interdizione dal Pubblico Ufficio), di concerto con la SAPIENZA, per dare, infatti, una parvenza di liceità agli affidamenti e risultare formalmente in regola con le prescrizioni dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), hanno finto una ricerca di mercato, inviando richieste di offerta, oltre che al vincitore già prestabilito, ad altri due professionisti di fiducia, già istruiti “a tavolino” sulla percentuale di ribasso da indicare nelle risposte. I finanzieri hanno rilevato che nella gestione degli affidamenti, la SAPIENZA avrebbe invero agito da vero e proprio organo decisorio, come si evince dalle parole rivolte a GARILLI: “Lo vuoi un incarico per un progetto esecutivo di una pista di atletica leggera? Cinquemila euro?” . Nel caso di Malvagna (ME), per garantire al collega un compenso anche nell’ambito di quel progetto, ha ottenuto dal dirigente dell’Ufficio Tecnico la previsione di un ruolo ad hoc da affidargli, quello di Assistente al RUP (Responsabile Unico del Procedimento) che, per legge, dovrebbe essere nominato solo in caso di carenza di organico della stazione appaltante; al dubbio se le somme siano o meno previste nei capitoli di spesa del progetto, ha poi insistito: “no, per l’assistenza al rup no, però li possiamo trovare nelle somme a disposizione, duemila euro i truvamu”. Peraltro, i personaggi (SAPIENZA e GARILLI) hanno usato assoluta sufficienza nelle previsioni di spesa del denaro pubblico anche nella redazione successiva dei citati progetti, suscitando  la perplessità di chi, presso il CONI, era preposto a corrispondere il finanziamento: “fai conto la membrana del rifacimento della pista non mi può costare tre volte quello che io pago da un’altra parte quindi io vi invito a rivedere questi prezzi”.

 


Catania Aeroporto: Finanzieri scoprono occulto trasporto di denaro oltre 3,5 milioni€. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania  e  funzionari dell’Agenzia delle Dogane, in relazione al significativo incremento dei voli sullo scalo etneo, hanno intensificato i controlli sui passeggeri per ricercare trasporti illegali di denaro contante non dichiarati dai viaggiatori all’atto della partenza per l’estero o del rientro in Italia. I tutori dell’ordine, dal 1° gennaio 2018 ad oggi l’intensificazione dei controlli in materia di circolazione transfrontaliera di valuta ha già permesso di monitorare denaro contante in uscita ed in entrata dal territorio nazionale per un importo pari a 520mila€ e di accertare violazioni di carattere amministrativo per un importo di 2.000€ . Le sanzioni sono state erogate nei confronti di 10 passeggeri, di cui 7 di nazionalità cinese, i quali, in violazione dell’art. 3 del D.Lgs. nr. 195/2008, hanno tentato di trasportare fuori dal territorio dello Stato denaro contante non dichiarato superiore a 10.000€,  limite massimo consentito dalla legge.  l’attività dei militari della Tenenza di Catania Fontanarossa e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane nel 2017 ha fatto individuare oltre 380 casi di trasporto di valuta al seguito (per un volume di oltre 3,5 milioni€) di cui 81 irregolari, il cui importo illegale, oltre la soglia dei 10.000€, era pari a circa 1,4 milioni€. La  maggior parte della valuta controllata in uscita dal territorio nazionale, statisticamente, è risultata quella dei viaggiatori di etnia cinese diretti nel loro Paese di origine (oltre 730.000€); in entrata, invece, è risultata più significativa quella dei passeggeri italiani provenienti dalla Svizzera e da Malta (circa 326.000€). Le  modalità di trasporto occulto del denaro, costituito per la quasi totalità da banconote di grosso taglio (500, 200 e 100€), più facili da nascondere sono risultate diverse. Le Fiamme Gialle nella rete dei controlli hanno preso cittadini cingalesi che lavorano in Italia come colf o badanti - che trasportavano il denaro all’interno delle loro cinture, della biancheria intima o nei calzini - oppure il commerciante cinese fermato con 150.000€ all’interno del bagaglio, divisi in mazzette da 50€ e rilegate con cellophane scuro. I militari hanno sottoposto a sequestro oltre 220.000€ in contanti con segnalazione all’Autorità Giudiziaria etnea di 2 persone per ipotesi di riciclaggio ed autoriciclaggio in quanto i fermati erano gravati da precedenti per evasione fiscale, ricettazione e contraffazione.


Catania GdF, seguiti collaboratori giustizia, indicato intreccio affaristico-politico-mafioso a Vittoria: 6 invischiati. Gli arresti domiciliari sono per Giuseppe NICOSIA 53enne, già sindaco di Vittoria, e del fratello Fabio NICOSIA 50enne consigliere Vittoria nel 2016; Giombattista PUCCIO 56enne detto “Titta u ballerinu” ; Venerando LAURETTA 47enne;  Raffaele DI PIETRO 54enne e Raffaele GIUNTA 54enne. Destinataria di misura interdittiva è Nadia FIORELLINI 54enne, poiché all’epoca dei fatti assessore al Comune di Vittoria, nella sua qualità di pubblico ufficiale, risponde di falso ideologico in atto pubblico avendo falsamente autenticato come apposte in sua presenza numerose firme per la presentazione della lista elettorale “nuove idee” in cui era candidato Fabio NICOSIA, firme che di fatto erano state invece apposte dai coindagati DI PIETRO e GIUNTA. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su delega della DDA della etnea, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 6 soggetti in quanto responsabili di scambio elettorale politico - mafioso per fatti attinenti alle elezioni amministrative tenutesi nell’anno 2016 del comune di Vittoria (RG). E’ stata inoltre applicata la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici nei confronti dell’assessore al bilancio dell’epoca per falsificazione delle autenticazioni delle sottoscrizioni delle liste elettorali. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ed hanno portato all’emissione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di: - Giuseppe NICOSIA, già sindaco di Vittoria per due mandati consecutivi dal 2006 al 2016; Fabio NICOSIA, fratello del precedente, eletto consigliere comunale a Vittoria nella tornata elettorale del 2016; Giombattista PUCCIO, detto “Titta u ballerinu”, di cui è stata accertata giudizialmente nel 2003 la contemporanea appartenenza alle associazioni mafiose “Cosa Nostra” e “Stidda”;  PUCCIO è stato inoltre coinvolto in diverse operazioni condotte nei confronti del clan stiddaro “Dominante – Carbonaro” (Operazioni Squalo nel 1994 e “Flash Back” nel 2006) ed è indicato da più collaboratori di giustizia quale attuale esponente di spicco della Stidda; Venerando LAURETTA, già condannato per la sua appartenenza al clan “Dominante – Carbonaro”;  Raffaele DI PIETRO e Raffaele GIUNTA (cl.1962), entrambi già noti; i due risultano aver svolto un ruolo di intermediazione attiva nell’accordo criminale stretto tra politica e mafia.  Le Fiamme Gialle, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Catania, hanno effettuato intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri ed acquisizioni documentali. Un contributo notevole è stato altresì fornito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia da cui è emerso con chiarezza l’intreccio affaristico-politico-mafioso che, nella città di Vittoria, ha condizionato e orientato le scelte elettorali anche prima delle elezioni amministrative del 2016. Il quadro delineato dai collaboratori di giustizia è infatti molto ampio ed evidenzia come i fratelli NICOSIA abbiano ricevuto a Vittoria il sostegno elettorale della “Stidda” sia nelle amministrative del 2006 e 2011, sia nelle regionali/nazionali del 2008 e 2012. Il convogliamento dei voti, secondo il dato univocamente acquisito, veniva ripagato dal sindaco Giuseppe NICOSIA con l’assegnazione di appalti e posti di lavoro a favore degli attuali coindagati GIUNTA e DI PIETRO. Le  attività dei Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, in questo allarmante scenario, hanno consentito di tracciare ed attualizzare i contatti avvenuti tra i fratelli NICOSIA ed esponenti di vertice della “Stidda”, sodalizio mafioso che risulta essere particolarmente attivo, in area vittoriese, nella gestione economica di interi settori quali la raccolta della plastica e la produzione degli imballaggi per i prodotti ortofrutticoli. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che l’operazione si inserisce in questo quadro la strategia politica dei fratelli NICOSIA, orientata a mantenere e consolidare il peso e l’autorevolezza conquistati nel corso dell’ultimo decennio nelle decisioni del governo locale. Il collaudato sistema clientelare si reggeva inoltre anche sui voti degli operatori ecologici: alle ultime elezioni, il sindaco uscente Giuseppe NICOSIA avrebbe assicurato infatti l’assunzione di 60 dipendenti dalla società subentrante nella gestione dei rifiuti a Vittoria. Le Fiamme Gialle nel corso delle indagini hanno tra l’altro monitorato una riunione, sollecitata dal DI PIETRO, tra i fratelli NICOSIA ed i lavoratori dell’azienda di gestione dei rifiuti, finalizzata a sancire il sostegno elettorale di quest’ultimi in favore dei NICOSIA. I finanzieri hanno rilevato che nelle fasi antecedenti la competizione elettorale del 2016, sono stati registrati contatti tra i NICOSIA e gli esponenti di vertice del clan stiddaro Giombattista PUCCIO e Venerando LAURETTA. I militari hanno accertato in particolare che Raffaele GIUNTA, anch’egli candidato al Consiglio Comunale prima che uno scandalo mediatico gli imponesse il ritiro dalla competizione, abbia chiamato Venerando LAURETTA  chiedendogli la ricerca di voti a suo favore.  LAURETTA, in risposta, avrebbe evidenziato di essere già impegnato a sostenere la coalizione appoggiata dai NICOSIA, aggiungendo che, in cambio, gli era stato promesso dal sindaco uscente lo sgombero di un edificio pubblico, dove consentirgli di avviare un centro di assistenza per persone con handicap. Gli  investigatori, il 1° giugno 2016, hanno assistito ad un incontro tra Fabio NICOSIA e PUCCIO Giombattista, svoltosi presso la sede di una società di imballaggi in cartone. Il contatto tra PUCCIO e NICOSIA è stato confermato anche da successive captazioni di conversazioni telefoniche tra DI PIETRO e PUCCIO. Le  ultime indagini hanno rilevato la disponibilità del PUCCIO a fornire sostegno elettorale in cambio di benefici connessi allo svolgimento delle attività economiche gestite dal proprio figlio nel settore della rimozione dei rifiuti.


CataniaSAGF salvano donna colta da malore,  caduta in strapiombo Riserva Cavagrande SR. I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, ieri pomeriggio, hanno recuperato e tratto in salvo una donna, 52enne, che durante un’escursione nella Riserva Naturale di Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa, si è ferita a seguito di una caduta dovuta ad un collasso. I Baschi Verdi hanno considerato le condizioni critiche della donna, riferite telefonicamente al Servizio di Pubblica Utilità “117” da un ristoratore locale ed il fatto che la malcapitata si trovasse in un luogo caratterizzato da pendii con forti dislivelli. I  finanzieri del Soccorso Alpino di Nicolosi hanno chiesto l’impiego di un elicottero del Corpo, in servizio presso la Sezione Aerea di Manovra della Guardia di Finanza di Catania, con il quale hanno immediatamente raggiunto il luogo delle operazioni ed in stretto coordinamento con le Sale Operative dei Comandi Provinciali della G. di F. di Catania e Siracusa, hanno intrapreso le attività di soccorso. La donna, localizzata alla base di uno scosceso ed insidioso sentiero, è stata immediatamente messa in sicurezza su una barella tipo basket e successivamente condotta in un’area dove nel mentre erano giunti una squadra di Vigili del Fuoco di Palazzolo Acreide (SR) e l’elicottero dal soccorso sanitario “118” che l’ha trasportata presso l’ospedale Cannizzaro di Catania. L’operazione di salvataggio ha confermato l’alta professionalità e specializzazione dei militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, nonché la particolare sinergia tra le diverse componenti specialistiche del Corpo.  Le Fiamme Gialle SAGF in continuità assicurano  soprattutto in questo periodo di vacanze con elevato afflusso turistico, la salvaguardia dell’incolumità degli escursionisti in ambiente montano e alpestre, attivandosi in tutte le circostanze in cui per effettuare dei salvataggi sono richieste particolari abilità tecniche.


Catania -  Mafia, GdF sequestra beni a vittoriese per 30 milioni€. Il patrimonio illecitamente accumulato è costituito da 61 unità immobiliari (appartamenti, garage, magazzini, attività commerciali e terreni) ubicate tra Vittoria (59 unità) e Ragusa (2 immobili), tra le quali spicca una villetta sul mare sita nella frazione di Scoglitti (RG), nonché da ulteriori 6 unità immobiliari (3 appartamenti con annessi 3 garage) nei comuni di Caravate e Cocquio-Trevisago (Varese) e 5 autovetture. I  finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su proposta della Procura Distrettuale di Catania, hanno eseguito il provvedimento di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale di Ragusa per oltre 30 milioni di euro nei confronti di Rosario D’Agosta nato a Vittoria (RG) l’11 novembre 1953, soggetto ritenuto contiguo a “Cosa Nostra” catanese dopo un’iniziale affiliazione alla “Stidda”. L’accusa è che il patrimonio sia stato illecitamente accumulato dal D’Agosta dalla monopolizzazione, fin dagli anni Novanta, del settore della commercializzazione e installazione degli apparecchi da gioco “truccati” nel territorio vittoriese. L’affare è sempre stato lucroso e storicamente appetito dalle organizzazioni criminali anche per la possibilità di riciclare danaro “sporco”. La Guardia di Finanza ha elaborato che la contiguità di Rosario D’Agosta a “Cosa Nostra” emerge a seguito della sua condanna in primo grado, nel 2015, a 5 anni di reclusione per il tentato omicidio perpetrato nel 2009 di Giuseppe Doilo (appartenente alla Stidda). La vicenda segnava un momento di tensione tra fazioni opposte tra rappresentanti di “Stidda” e “Cosa Nostra”, culminato nell’azione di Rosario D’Agosta che non esitava a sparare diversi colpi di pistola verso la vittima per poi essere provvidenzialmente bloccato da altri presenti prima che riuscisse a colpire mortalmente Doilo. I militari hanno valutato l’ltra significativa vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il D’Agosta è la minaccia da questi rivolta nel 2014 a un collaboratore di giustizia (“… fermati che te la devo far pagare … ti devo uccidere”), in relazione alla quale il Tribunale di Catania, con sentenza del novembre 2016, l’ha condannato a 6 mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso. Gli investigatori hanno rilevato che l’illecita attività, portata avanti per decenni dal D’Agosta, era testimoniata anche dall’esito di diversi controlli amministrativi che hanno portato al sequestro di numerosissime “macchinette” illegali, con conseguente revoca delle licenze per la gestione degli apparecchi da gioco.   D’Agosta ha continuato a permanere nel settore attraverso la creazione di società le cui quote venivano affidate al figlio ed alla figlia della convivente, anche per evitare l’applicazione delle misure di prevenzione antimafia. Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, condotte anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola”, sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, hanno abbracciato l’arco temporale che va dal 1991 al 2015. I complessi accertamenti di polizia economico-finanziaria, supportati anche da plurime e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati dal nucleo familiare del D’Agosta e le sue acquisizioni immobiliari. In più, in ben 12 annualità su 25 monitorate, la famiglia D’Agosta non ha dichiarato  reddito al Fisco.


CataniaGdF scopre corruzione in appalti pilotati gestiti da Publiservizi: operazione cerchio magico, 6 misure. Su delega della Procura distrettuale i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 6 soggetti (2 dei quali in carcere e 4 agli arresti domiciliari) in quanto responsabili di corruzione continuata con il vincolo associativo per fatti attinenti alla gestione della Pubbliservizi S.p.a. di Catania, società “in house” della Città Metropolitana di Catania, per gli anni 2015 e 2016. L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, convenzionalmente denominata “Cerchio Magico”, vede quali destinatari della misura in carcere l’ex Presidente della Pubbliservizi, Adolfo Maria MESSINA 60enne e 1 consulente della partecipata pubblica, Alfio Massimo TROMBETTA 51enne entrambi promotori e organizzatori del sodalizio criminale. In più sono stati posti agli arresti domiciliari: Raffaello Giovanni PEDI 42enne nella sua qualità di responsabile di una delle 4 posizioni organizzative (manuntenzione edilizia) in cui si articola la struttura ordinativa della società nonché quale partecipe ad alcune commissioni di gare d’appalto rivelatesi “pilotate”; Rosario Simone Graziano REITANO 35enne  e Santo NICOTRA 43enne imprenditori e amministratori di fatto della ditta individuale “Renergy di Reitano Rosario” esercente l’attività di “lavori di installazione di impianti elettrici” e avente sede a San Giovanni La Punta (CT) e della società “Light and Power SRLS” esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiale elettrico” e avente sede in San Giovanni La Punta (CT); Alfio GIUFFRIDA 58enne amministratore di fatto della società “MA.GI. SRL” esercente l’attività di “costruzioni di edifici” e con sede a Trecastagni (CT). Tra gli indagati anche Salvatore BRANCHINA 57enne   nella sua qualità di responsabile unico dei procedimenti (RUP) della Pubbliservizi SPA il quale comunque non è stato raggiunto da alcuna misura restrittiva in quanto ha offerto agli investigatori un rilevante contributo per l’utile prosecuzione delle indagini.  La “Pubbliservizi S.p.a.” è una società di servizi integrati nata nel 2006 per iniziativa dell’ex Provincia Regionale di Catania, oggi Città Mtropolitana di Catania, con l’obbiettivo di fornire, secondo criteri di managerialità imprenditoriale, le soluzioni tecniche più efficienti per la gestione di immobili, aree urbane ed uffici dell’unico cliente/proprietario che è la Città Metropolitana. Esemplificativamente, in ragione del vincolo contrattuale in essere tra la Pubbliservizi e la Città Metropolitana per il periodo 2014-2016, la società in house, per l’importo complessivo di oltre 15 milioni€ all’anno, è tenuta a prestare prevalentemente servizi di manutenzione stradale, opere edili ed impiantistica soprattutto a favore delle scuole catanesi nonché di pulizia e igiene ambientale. Trattandosi di società partecipata, al 99,5% dalla Città Metropolitana di Catania (il restante 0,5% dall’Istituto Musicale Bellini di Catania), la stessa è sottoposta agli stessi controlli che vengono esercitati dell’ex Ente provinciale nei confronti dei propri uffici interni.  L’investigazione, si è svolta tra i mesi di settembre e dicembre dell’anno scorso, fondatasi su accertamenti bancari, perquisizioni, analisi documentali e intercettazioni telefoniche nonché dichiarazioni di dipendenti della Pubbliservizi ed imprenditori affidatari di lavori, ha messo in un luce un collaudato sistema corruttivo orchestrato dall’ex Presidente della Pubbliservizi MESSINA e dal suo stretto collaboratore TROMBETTA che, avvalendosi del contributo determinante di PEDI, indirizzavano l’affidamento di lavori e servizi ad imprese terze corrotte traendone svariate utilità. I  Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania per   MESSINA e   TROMBETTA, oltre a registrare ingiustificati versamenti sui propri conti correnti o quelli di stretti congiunti per oltre 200.000 euro, hanno accertato la corresponsione da parte degli imprenditori corrotti di altri benefici quali la consegna gratuita di una BMW X3, il pagamento di pranzi e cene nonché di vestiti firmati, il contributo di oltre 10.000 euro per l’acquisto di un Rolex ed il sostenimento dei costi per feste private. Per il dipendente della Pubbliservizi, Raffaello Giovanni PEDI, pienamente consapevole del disegno criminoso in essere, il beneficio essenziale sarebbe consistito nel mantenere intatto il proprio inquadramento contrattuale in un contesto lavorativo caratterizzato da ingiustificati demansionamenti o spostamenti d’incarico operati dal Presidente MESSINA, dal suo insediamento, per attorniarsi di una ristretta cerchia di persone fidate.  La Guardia di Finanza ha evidenziato che a fronte delle citate elargizioni, gli imprenditori corrotti sono stati affidatari di lavori nel settore della manutenzione edilizia e degli arredi per oltre 800 mila euro e hanno beneficiato anche di pagamenti “preferenziali” ossia più celeri rispetto agli altri fornitori della stessa Pubbliservizi. L’aggiudicazione di molteplici appalti è avvenuta in violazione della normativa di evidenza pubblica rappresentata dal Codice degli Appalti attraverso: l’affidamento diretto di lavori artatamente “sotto soglia”, successivamente “gonfiati” da varianti in corso d’opera,  non sempre realizzate, e dal frazionamento dell’importo dei lavori finalizzato ad eludere le norme che vincolano, per i lavori superiori una certa entità (€ 40.000), la scelta del contraente mediante il c.d. “cottimo fiduciario” (consultazione sul mercato di almeno 5 operatori idonei a svolgere il lavoro o prestare il servizio); procedure negoziate “pilotate” caratterizzate anche dalla partecipazione della sola società aggiudicatrice ovvero interpellando società svolgenti, per statuto, attività differenti da quelle in corso di assegnazione. Gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno appurato che in altri casi è stata registrata anche l’esternalizzazione di servizi a favore delle imprese corrotte pur avendo la partecipata pubblica le risorse umane e tecniche per la loro prestazione. Il  GIP, unitamente alle misure restrittive personali, ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, nei confronti dei promotori l’associazione a delinquere, MESSINA e TROMBETTA, del profitto corruttivo confiscabile pari complessivamente a oltre 200 mila euro.


Catania - 243° anniversario GdF, gen. Quintavalle subentra comando a col. Manna. La cerimonia del 243° Anniversario di Fondazione del Corpo si è svolta presso la Caserma “Angelo Majorana” della Guardia di Finanza di Catania, alla presenza del Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio Gibilaro

e delle massime Autorità civili, militari e religiose del capoluogo etneo. La manifestazione delle Fiamme Gialle svoltasi con la consegna di benemerenze ai militari maggiormente distinti nel periodo delle attività di servizio

è proseguita, con l’ avvicendamento nella carica di Comandante Provinciale di Catania tra il Col. t.ST Roberto Manna ed il Gen.B. Antonio Nicola Quintavalle Cecere.  I  militari che prestano servizio nei reparti della provincia ed una rappresentanza del personale in congedo, hanno preso inizio parte alle ore 10:30, all’evento. Il  Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio Gibilaro nel corso dell’incontro ha tessuto lodi per il c.te cedente col. Roberto Manna distintosi sia sotto il profilo operativo di comando che umano. L’ufficiale lasciando la sede di Catania è destinato ad alti impegni di comando alla GdF Regione Sicilia. Il col. Manna emozionato nel suo discorso di commiato ha mostrato sentimenti di rispetto per la  città etnea dove ha svolto egregiamente il mandato di comando per oltre 4 anni. Il  Gen.B. Antonio Nicola Quintavalle Cecere comandante  provinciale si è detto onorato nel proseguire il suo cammino al Comando di Catania. Ai due alti ufficiali si augura il buon lavoro.


Catania -  GdF sequestra 2 kg cocaina, arrestato camionista corriere napoletano. Si tratta di Antonio PANE 30enne di Napoli. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto un soggetto di origini napoletane di 30 anni, corriere di un carico di 2 kilogrammi di cocaina destinata al mercato catanese. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto di Antonio PANE sono scaturiti dall’intensificazione del dispositivo di controllo economico del territorio. I militari hanno attuato il contrasto ai fenomeni illeciti che interessano le rotabili ed i punti di accesso alle località turistiche della provincia etnea.  Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria stavano effettuando dei controlli notturni su strada ai veicoli in uscita dal casello autostradale di Acireale (CT) quando, intimato l’alt a un camion, si sono accorti del lancio dal finestrino di 2 involucri scuri.  Una volta fermato il mezzo, intestato ad una ignara ditta di trasporti di generi alimentari di Castellammare (NA), recuperati i 2 pacchi avvolti con nastro da imballaggio, i militari hanno scoperto che al loro interno vi era la cocaina. I finanzieri hanno informato la Procura etnea,  PANE è stato tratto in arresto ed accompagnato presso il carcere di Catania Piazza Lanza. La cocaina sequestrata, avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, almeno 150.000€ di guadagni illeciti.


Catania –  Alberghi e distrazione sovvenzioni pubbliche dedicate a crescita territorio: GdF sequestra beni per 5,7 milioni€. I  finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo su richiesta della Procura catanese, hanno sottoposto a sequestro preventivo denaro e beni per un valore complessivo di circa 5,7 milioni di euro appartenenti a due società, aventi sede a Milano, ed ai rispettivi amministratori per aver destinato a finalità diverse sovvenzioni pubbliche dedicate alla crescita del territorio locale. I soggetti coinvolti sono il Gruppo Waste Italia s.p.a. (già Kinexia s.p.a.) e la Volteo Energie s.p.a. nonché rispettivamente l’attuale presidente del consiglio di amministrazione dell’una, Pietro Colucci, e l’ex amministratore delegato dell’altra, Raimondo Flavio. La Volteo è un’impresa attiva nel settore delle fonti di energia rinnovabili ed è inserita nel gruppo societario Waste Italia s.p.a., società quest’ultima quotata nella Borsa Italiana. L’indagine, iniziata nel 2015, ha avuto ad oggetto l’utilizzo dei fondi statali destinati alla ristrutturazione dell’ex “Hotel Perla Jonica”, fiore all’occhiello del borgo marinaro di Capomulini, in Acireale (CT).  Il  rinomato complesso alberghiero nel 2014, aveva attratto l’interesse dello sceicco arabo Al hamed Ahmed Hamed, della famiglia reale di Abu Dabhi, che l’aveva acquistato al prezzo di 33 milioni di euro tramite la società partecipata italiana Item Capomulini srl, con l’obiettivo di costruire un nuovo polo turistico eco-sostenibile denominato “Hotel Hilton Capomulini”.  A fronte di un investimento totale stimato in circa 80 milioni di euro, la società acquirente (Item srl) è stata beneficiaria di uno dei contratti di sviluppo promossi nel 2014 dal Ministero dello Sviluppo Economico finalizzati alla concessione di finanziamenti europei a fondo perduto in settori strategici per la crescita economica quale è appunto quello turistico. La nuova struttura alberghiera e congressuale doveva essere realizzata entro la fine del 2015; il relativo progetto, riconosciuto tra gli investimenti cruciali per il rafforzamento delle aree del Mezzogiorno, doveva essere sostenuto con un finanziamento pubblico complessivo di 24 milioni di euro. Nel 2014, la Item srl e la Volteo Energie spa hanno stipulato un accordo in base al quale la prima affidava alla seconda la ristrutturazione del complesso edilizio de “La Perla Jonica”. La Item Capomulini Srl, nel 2015, una volta ottenuto dall’ente pubblico Invitalia s.p.a. un anticipo sul finanziamento, pari a 7 milioni di euro, lo aveva interamente versato nelle casse della società appaltatrice, la Volteo Energie s.p.a., per l’esecuzione dell’opera.  I  militari della Guardia di Finanza,  seguendo le tracce dei movimenti bancari e mossi dal sospetto della persistente fase di stallo dei lavori, hanno scoperto che la Volteo Energie s.p.a. ha utilizzato parte del denaro pubblico per scopi del tutto diversi da quelli cui era destinato con conseguente danno per l’economia locale che è stata privata di ingenti risorse finanziarie stanziate per la crescita del territorio. Nei fatti, dei 7 milioni di euro versati sul conto corrente dedicato della Volteo Energie s.p.a. per la “commessa Capomulini”, solo 1 milione di euro circa è stato effettivamente impiegato per pagare la fornitura di beni e servizi utili al cantiere della Perla Jonica. La Volteo, infatti, ha eseguito pagamenti per 2 milioni di euro nei confronti di altre imprese appartenenti al Gruppo Waste Italia spa non impegnate nella realizzazione dell’opera; ulteriori 2 milioni di euro circa sono stati utilizzati per fronteggiare spese della società non relative al cantiere in questione; da ultimo, la restante parte, 1.800.000 euro, è finita direttamente nelle casse della Capogruppo, Waste Italia spa, che l’ha investita per l’acquisto di una foresteria a Londra. A sorreggere l’ipotesi di reato configurata dalla Procura di Catania, alcune significative risultanze tecniche derivanti dalle intercettazioni: in una di queste, Pietro Colucci del Gruppo Waste Italia s.p.a., per giustificare il ritardo nei lavori, spiega al rappresentante della Item Capomulini srl che: “noi abbiamo destinato delle risorse a eventi che non riguardano il cantiere e quello purtroppo è una sciocchezza che abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri”. Il  Giudice per le indagini preliminari, sulla base di queste evidenze, ha disposto il sequestro di denaro e beni pari all’ammontare del finanziamento pubblico che, anziché essere destinato alla realizzazione dell’opera, è stato distratto con le modalità sopra descritte. Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti, hanno dunque sottoposto a sequestro beni e disponibilità liquide presenti nei conti correnti delle due società coinvolte e degli indagati così recuperando le risorse pubbliche distratte dalla loro originaria finalità.


Catania Mafia, GdF sequestra beni 44milioni € ad amici dei Mazzei.  Le Fiamme Gialle, a  seguito di complesse indagini sul clan Mazzei di Catania e sui beni di questa organizzazione mafiosa delegate dalla Procura Distrettuale Antimafia ai finanzieri del Comando Provinciale di Catania, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale di Prevenzione di Catania. i militari hanno dato   esecuzione alla misura di   sequestro del patrimonio di circa 44 milioni di euro, illecitamente accumulato da William Alfonso CERBO 34 enne, attualmente detenuto agli arresti domiciliari ed imputato per i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta. William CERBO era stato tratto in arresto dalla stessa Guardia di Finanza nell’aprile del 2014 con 15 persone nel corso dell’operazione “Scarface”.   CERBO nell’inchiesta era emerso quale elemento di spicco del sodalizio criminale dei “Carcagnusi”, particolarmente attivo nella gestione di attività economiche ed imprenditoriali del clan Mazzei oltreché delle più classiche attività di estorsione e recupero crediti. L’operazione, a suo tempo, era stata denominata “Scarface” perché dalle indagini tecniche svolte dagli uomini del GICO di Catania il giovane era solito emulare il boss Tony Montana del film “Scarface”. CERBO addirittura si era fatto costruire un trono con sopra riportate le sue iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito sedersi nel film l’attore Al Pacino. Le indagini avevano fatto emergere un quadro in cui i proventi delle attività delittuose e delle bancarotte realizzate con metodo mafioso venivano inseriti nel circuito legale attraverso la creazione di una galassia di imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche (a copertura di bische clandestine) e finanche enti non a scopo di lucro. Ciò avveniva con la complicità di prestanome, familiari e conviventi. I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, sulla base di plurimi gravi indizi, hanno quindi avviato un’indagine patrimoniale mirata nei confronti del CERBO e del suo nucleo familiare volta a verificare la coerenza del loro tenore di vita nonché del patrimonio posseduto con i redditi dagli stessi dichiarati.  2 le investigazioni, condotte anche con l’ausilio di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi sinergica di tutte le informazioni desumibili dalle banche dati. I militari  hanno individuato i beni, mobili e immobili, illecitamente accumulati dalla famiglia CERBO ed hanno evidenziato la disponibilità complessiva di redditi di oltre 2 milioni di euro rispetto ai soli 80 mila euro dichiarati al Fisco in 14 anni. Le Fiamme Gialle, nel corso dell’attività, in una delle società gravitanti nell’orbita dei “Mazzei” hanno rinvenuto  bilanci firmati da soci già deceduti da anni. La Sezione Misure di Prevenzione ha, disposto il sequestro di quote societarie di 20 aziende e 30 beni immobili ubicati in diverse regioni d’Italia e riconducibili a William CERBO, nonché di orologi di pregio, il tutto per un controvalore complessivo pari a circa 44 milioni di euro. Tra gli immobili sottoposti a sequestro anche la villa di CERBO che, per quanto emerso durante le indagini, il giovane voleva ristrutturare rendendola il più possibile simile, anche in questo caso, a quella del film “Scarface”.


CataniaGdF blocca corriere con 3,480 kg marijuana. I militari  hanno fermato Gianfranco Mento 49enne messinese. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto il soggetto originario e residente in Messina, per traffico di stupefacenti e proceduto al sequestro di 3,480 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana. I militari hanno scelto di intensificare il controllo di quei territori che, a Catania, più si prestano alla realizzazione di traffici illeciti. I  luoghi controllati sono :  la stazione ferroviaria, l’aeroporto ed il casello autostradale di San Gregorio,  dove  già  le Fiamme Gialle sono ripetutamente intervenute. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nel quadro di differenti attività di servizio finalizzate al contrasto del traffico di droga, all’altezza del casello autostradale di San Gregorio, hanno fermato e sottoposto a controllo una Fiat Uno con a bordo una persona, identificata Gianfranco Mento 49enne il quale subito, ha palesato evidenti segni di nervosismo.  I baschi verdi   in base alle dichiarazioni poco credibili rese dal Mento alle richieste formulategli, hanno iniziato un’ispezione dell’auto. le Fiamme Gialle   hanno   rinvenuto nel bagagliaio 1 busta di plastica di colore nero con 6 contenitori in cellophane dove erano stati occultati oltre 3 chilogrammi di marijuana. Il  soggetto messinese scoperto, su disposizione della locale Autorità Giudiziaria, è stato tratto in arresto.  Mento risulta già noto in materia di stupefacenti. La marijuana sequestrata, probabilmente destinata al mercato della provincia messinese, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa 30.000 euro. L’azione della Guardia di Finanza di Catania è perseverante sul fronte del contrasto al traffico illecito di stupefacenti. I baschi verdi   negli ultimi mesi, hanno  assicurato alla giustizia 14 trafficanti e sequestrato oltre 100 kg di sostanze stupefacenti di vario tipo.


Catania - GdF scopre deposito cinese scarpe false, 1 denunciato. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un servizio volto alla repressione della contraffazione, hanno concluso una importante operazione culminata con il sequestro di oltre 5.000 paia di scarpe con marchio ADIDAS, rinvenute in un esercizio commerciale di Misterbianco riconducibile ad un cittadino cinese. Le Fiamme Gialle  hanno ulteriormente incrementato le proprie attività in corrispondenza della stagione estiva. I Baschi Verdi sono nuovamente intervenuti sulla filiera del falso, rinvenendo un vero e proprio deposito di stoccaggio. Il maldestro  avrebbe rifornito gli ambulanti che poi vendevano le scarpe lungo i litorali e nei mercatini della provincia etnea. I militari hanno scoperto che i “furbi” per sfuggire ai controlli avrebbero, questa volta, escogitato un nuovo metodo tendente a mascherare il marchio contraffatto (nel caso specifico le tre strisce Adidas) mediante l’apposizione di un’appendice adesiva trasversale facilmente rimovibile al momento della vendita. L’accorgimento però non è sfuggito ai finanzieri che all’apertura dei cartoni contenenti le calzature hanno subito scoperto il tentativo di confondere i prodotti contraffatti. Tutte  le calzature, al termine dell’intervento, sono state sequestrate ed il cinese è stato deferito alla competente Procura della Repubblica di Catania per l’illecito di Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi. La lotta alla contraffazione continua a costituire uno dei principali settori operativi della mission istituzionale della Guardia di Finanza nell’ottica di garantire il consumatore e tutelare coloro che rispettano le regole del mercato, anche considerando che le calzature sequestrate avrebbero garantito un introito illegale di oltre 100.000€.


Catania Donna arriva da Turchia in aeroporto, bloccata da GdF con 3kg cocaina. L’azione di monitoraggio ha consentito di individuare una cittadina di nazionalità nigeriana proveniente da Istanbul con volo della Turkish Airlines partito dal Madagascar.  La  donna, durante le operazioni di controllo, ha manifestato evidenti segni di nervosismo tanto da indurre  Finanzieri e  funzionari delle Dogane a verificare con la massima accuratezza i bagagli trasportati dalla passeggera e il relativo contenuto. I tutori dell’ordine hanno  così scoperto un doppio fondo in una valigia, all’interno del quale era nascosto un involucro contenente oltre 3 kg. di sostanza stupefacente del tipo eroina. Il corriere è stato tratto in arresto per traffico internazionale di sostanze stupefacenti e conseguentemente accompagnato presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza - Catania. L’eroina sottoposta a sequestro è risultata purissima alle analisi e, secondo le prime approssimative stime, avrebbe potuto consentire proventi illeciti per oltre centocinquantamila euro. Con l’arrivo della stagione estiva ed in relazione alla perdurante minaccia terroristica sono stati ulteriormente intensificati i controlli in arrivo all’aeroporto di Catania, specie dai voli provenienti dalle rotte cd. “a rischio”. Guardia di Finanza e Dogane in tale contesto, hanno predisposto specifici dispositivi anche per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti, sviluppando una mirata analisi di rischio preventiva.


Catania GdF sospende attività commerciale cinese: 2 tonnellate i prodotti inidonei a consumo. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei controlli fiscali e della lotta al fenomeno della contraffazione, hanno sottoposto a sequestro, all’interno di un negozio di alimentari,  in zona piazza Carlo Alberto, oltre 2200 kg di prodotti non idonei al consumo e privi di qualsiasi forma di tracciabilità ai fini della sicurezza alimentare.   I  finanzieri del Gruppo di Catania, dopo aver effettuato l’accesso per avviare un controllo di tipo fiscale, hanno riscontrato che nell’esercizio commerciale, gestito da una cittadina cinese, erano posti in vendita alimenti in cattivo stato di conservazione ovvero privi dei requisiti di sicurezza imposti dalla normativa nazionale ed europea per la commercializzazione al pubblico. Le Fiamme Gialle, avendo rilevato anche le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versavano i locali, con annesso magazzino, hanno provveduto immediatamente a  chiedere l’intervento dell’Azienda Sanitaria Provinciale. L’intervento degli ispettori sanitari ha determinato la sospensione dell’attività commerciale per il ripristino dello stato dei luoghi e l’irrogazione delle sanzioni di competenza. I  militari hanno accertato numerose infrazioni sui prodotti esposti in vendita, in prevalenza farine, frutta secca, paste fresche e non, insaccati e carni varie:  la mancanza della denominazione dell’alimento,  l’elenco degli ingredienti, il paese di origine della merce, il termine minimo di conservazione, la data di scadenza e finanche  confezionamenti improvvisati. Molti altri prodotti, di palese provenienza asiatica, non presentavano, inoltre,   informazione in lingua italiana. La cittadina cinese titolare dell’attività commerciale è stata segnalata alla competente Autorità amministrativa per l’irrogazione delle previste sanzioni in materia di commercializzazione di prodotti alimentari. Le Fiamme Gialle stanno svolgendo approfondimenti sulla complessiva posizione fiscale e sui canali di approvvigionamento della merce rinvenuta. Il servizio si pone nel solco delle attività quotidianamente svolte dalla Guardia di Finanza a tutela dell’economia legale e dell’imprenditoria sana, messa in difficoltà da chi opera in spregio delle regole, e dei consumatori, anello finale della catena commerciale.


Nicolosi CT – GdF salva escursionista tedesco feritosi sull’Etna. I  militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) di Nicolosi, ale ore 13,30 circa, allertati dal responsabile delle guide vulcanologiche dell’Etna, sono intervenuti, unitamente al personale del Corpo dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Catania, del C.N.S.A.S. e delle guide Vulcanologiche, per portare soccorso ad un turista di 71 anni di nazionalità tedesca che, a causa di una rovinosa caduta, si è procurato la frattura scomposta a una gamba. Il malcapitato era insieme ad un gruppo di connazionali che, accompagnati da 2 guide vulcanologiche, stavano effettuando una escursione nella Valle del Bove, località Canalone dei Faggi. I finanzieri del Soccorso Alpino di Nicolosi, in collaborazione con gli altri Enti intervenuti, hanno raggiunto il soggetto e, dopo averlo posto sulla barella, hanno provveduto con tecniche specifiche a trasportarlo fino all’ambulanza del 118 in attesa in località Schiena dell’Asino. Le operazioni di soccorso sono state costantemente seguite dalla Prefettura di Catania e  coordinate dalla Sala Operativa del Comando Provinciale della Guardia di Finanza.


Catania GdF scopre orologi pregiati falsi venduti su fb, 1 denunciato. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno sottoposto a sequestro decine di orologi a falso marchio Rolex, nonché relativi accessori, posti in vendita sul web attraverso le pagine del social network Facebook e denunciato un responsabile. L’attività è scaturita dal monitoraggio della rete internet, sempre più utilizzata anche per traffici illeciti, nell’ambito dei quotidiani servizi svolti a contrasto della contraffazione. Le attività investigative svolte dai finanzieri del Gruppo di Catania hanno consentito di individuare, in particolare, una pagina Facebook dove erano pubblicati annunci e fotografie di numerosi orologi di pregio, posti in vendita a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato. Gli  investigatori delle Fiamme Gialle, attraverso lo sviluppo delle preliminari evidenze acquisite, hanno individuato il soggetto che gestiva l’area web e verificato che i prodotti posti in vendita fossero contraffatti. I militari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Catania, hanno eseguio una perquisizione domiciliare presso l’abitazione di un trentenne catanese dove sono stati scoperti numerosi modelli ROLEX, quali “Yachtmaster”, “Datejust”, “GMTMaster II”, “Submariner” ed “Explorer II”, comprensivi di confezioni, certificati e sigilli di garanzia, tutti rigorosamente e abilmente contraffatti. La ricostruzione operata dai finanzieri ha permesso di accertare come i prodotti di orologeria fossero approvvigionati, sempre via internet, da piattaforme on line di ecommerce allocate in paesi dell’est-asiatico (in particolare Hong Kong), e successivamente rivenduti, come testimoniato dalle molteplici ricevute di spedizione rinvenute, non solo a Catania, ma su tutto il territorio nazionale. La truffa sarebbe quindi stata perpetrata  proprio grazie all’agevole esposizione dei prodotti attraverso le pagine Fb. I militari, a conclusione dell’attività, hanno proceduto al sequestro, oltre che di accessori, quali cappellini a logo Rolex, bustine e confezioni, di 20 orologi Rolex, risultati acquistati ad un costo oscillante tra i 50 e 100 euro e rivenduti, a seconda del modello, a un prezzo tra i 150 e 400 euro. Il responsabile è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria per il reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, vendita di prodotti industriali con segni mendaci nonché per ricettazione. Le Fiamme Gialle evidenziano che “il fenomeno descritto faccia emergere un sistema utilizzato sempre più su larga scala, fondato sull’estrema polverizzazione dei soggetti, anche nazionali, che offrono beni sulla rete internet, nonché la possibilità di avviare un’impresa illecita con un ridotto impiego di capitali e in poco tempo, senza nemmeno la necessità di disporre di grandi spazi per lo stoccaggio”.


Catania -  GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a catanesi in mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14 misure cautelari. La merce, per ridurre il rischio di controlli, veniva trasportata ben occultata a bordo di alcune vetture e, come filmato dagli investigatori, ceduti dai lentinesi ai catanesi nei parcheggi di alcuni centri commerciali ovvero del palaghiaccio etneo. I soggetti implicati, ed alcuni anche già noti per rapina, furto, traffico di stupefacenti, contrabbando, truffa e associazione a delinquere finalizzata all’usura, sono: Nunzio RUSSO 67enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Santo MARCHÌ  36enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Eugenio RUSSO 32enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Giuseppe MASITTI  32enne classe 1983, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Pietro ZAPPALÀ, 33enne  , colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere. Obbligo  alla presentazione alla Polizia Giudiziaria: Salvatore Renato AMORUSO  52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Biagio FIORENZA  52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Vincenzo BIVONA,  59enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Roberto BARBERA, 52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Davide D’ALESSANDRO  27enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Giovanni MILICI 60enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Armando PUGLISI, 52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Vincenzo ARENA, 54enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Francesco RUSSO, 65enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Concettina GIORDANO 80enne, colpita da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Santina Veronica LO VECCHIO 28enne, colpita da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Martino SANFILIPPO 25enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Alfio CATALANO 53enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Rosario FERRANTI 36enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, alle prime luci del giorno all’alba, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale etneo nei confronti di 19 soggetti – 5 tratti in arresto e 14 destinatari di misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria – tutti siciliani, per i reati di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di T.L.E. le Fiamme Gialle, nel corso dell’operazione hanno eseguito, tra l’altro, il sequestro dei veicoli utilizzati nell’illecito traffico. Le indagini, coordinate dalla locale Procura Distrettuale della Repubblica, hanno consentito di smantellare una complessa organizzazione, costituita prevalentemente da soggetti già noti, che aveva monopolizzato la vendita di sigarette di contrabbando nella centralissima zona del mercato di piazza Carlo Alberto. L’attività investigativa del Gruppo di Catania ha consentito di riscontrare che l’associazione, al vertice della quale è presente anche il figlio di un esponente riconducibile al noto clan mafioso catanese dei “SCIUTO-TIGNA”, aveva suddiviso l’area mercatale in 4 zone, esercitando il controllo minuzioso su ognuna di esse e stabilendo per tutte i prezzi per la minuta vendita delle sigarette eliminando qualsiasi forma di concorrenza. Le cessioni, che venivano effettuate anche grazie a stalli posizionati nei punti di maggiore afflusso e transito degli avventori del mercato, erano garantite dagli ambulanti abusivi a un prezzo di circa 3€ a pacchetto. I minutanti, alcuni dei quali vivevano completamente con i proventi dell’illecito commercio, al termine della giornata, raccoglievano i tabacchi invenduti e li occultavano in alcuni furgoncini ovvero nelle cabine elettriche o telefoniche ubicate nei pressi di Piazza Carlo Alberto, pronti per essere riproposte sui banchetti il giorno seguente. L’organizzazione per nascondere e conservare le stecche di sigarette, è ricorsa anche alla copertura fornita da una “edicola” ambulante allestita presso la piazza gestita da una donna anziana. I militari hanno rilevato che, nei giorni di assenza del venditore normalmente preposto allo smercio delle sigarette, era la stessa donna che assicurava anche la vendita dell’illecito prodotto al fine di mantenere il presidio della zona di influenza. La suddivisione del territorio tra i vari sodali ed i singoli minutanti era effettuata secondo un principio gerarchico, in base al quale i migliori stalli competevano ai soggetti più importanti e di spessore. Alcune postazioni, infatti, erano in grado di assicurare un guadagno anche di oltre 1500€ a settimana, garantendo al minutante una paga giornaliera di circa 50€. L’organizzazione nel caso di scarso rendimento nelle vendite, sanzionava l’ambulante con una forte riduzione della paga. Le Fiamme Gialle hanno così ricostruito l’intera dinamica illecita riscontrando cessioni di tabacchi per quasi una tonnellata (pari a circa 50.000 pacchetti di sigarette), per un totale di tributi evasi di circa  138.000€. Le investigazioni hanno consentito di appurare, tra l’altro, come il sodalizio criminale vendesse tabacchi di diversa qualità: sigarette provenienti dal cd. regime “duty free”, di migliore manifattura, ovvero le cd. “tinte” – come emerso dalle intercettazioni – tabacchi di scarsa qualità nei quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri dannosi. Le  analisi microbiologiche, eseguite dalla locale A.S.P. sui campioni di prodotto sequestrato dai militari, hanno permesso ai tecnici di analisi di riscontrare la presenza di una elevatissima carica batterica e di miceti, agenti che sono in grado di provocare patologie infettive all’apparato respiratorio, digerente, nonché al sangue. L’attività d’indagine dei Baschi Verdi partendo dal monitoraggio degli ambulanti, ha consentito di risalire la catena organizzativa fino all’individuazione dei responsabili a monte nonché di recidere i canali di approvvigionamento, localizzati principalmente nell’area del lentinese. Le sigarette, anche dopo lunghe trattative, venivano acquistate dall’organizzazione al prezzo di circa 1€ a pacchetto, assicurando così un margine complessivo di guadagno di 2€ a confezione. Il sodalizio criminale era riuscito, grazie a una costante fornitura di tabacchi venduti ad un prezzo decisamente concorrenziale, a ramificare la propria presenza anche in altri mercati rionali della Sicilia orientale (Messina e Paternò)


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Bolzano - GdF sequestra beni Fondazione KEPHA Italia da Sicilia a Bolzano:  truffa e riciclaggio 30milioni €, suora collaboratrice denuncia monsignore. La vicenda innescata dalla denuncia alle Fiamme Gialle di una ex collaboratrice del Prelato che, in buona fede, che era stata nominata responsabile di un “Trust” e riceveva inconsapevolmente posta commerciale e documenti. I militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bolzano, nei giorni scorsi, hanno eseguito l’ordinanza cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un alto prelato di origini argentine, in pensione, monsignore Patrizio BENVENUTI 64enne, residente alle Isole Canarie, il quale ha, tra l’altro, operato presso vari livelli del Tribunale Ecclesiastico alla Santa Sede in Vaticano e quale Secondo Cappellano Militare presso la Scuola di Telecomunicazioni delle Forze Armate gestita dalla Marina Militare a Chiavari (GE). Le operazioni di ricerca internazionale dell’affarista in campo immobiliare e finanziario di origini francesi, Christian VENTISETTE 54enne, stretto collaboratore del Monsignore, sono in corso ed è colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere e mandato di cattura internazionale in quanto irreperibile. I Baschi Verdi hanno  effettuato sequestri di svariati immobili, documentazione e conti correnti bancari nonché effettuate perquisizioni in varie località in Italia e rogatorie internazionali in numerosi Paesi Europei. Le indagini dell’operazione denominata “OPUS”, condotte dalle Fiamme Gialle altoatesine, su direzione della Procura della Repubblica di Bolzano, hanno fatto constatare come l’uomo di Chiesa e l’affarista fossero stati promotori ed organizzatori di un’associazione a delinquere, attiva sul territorio nazionale ed estero, finalizzata alla commissione di svariati e ripetuti reati di truffa, riciclaggio e tributari, coinvolgendo persone e società collocate in Francia, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Stati Uniti e Italia. I militari hanno focalizzato oltre ai due, che della associazione facevano parte altre 9 persone le quali a vario titolo collaboravano all’attività illecita, segnalate all’Autorità Giudiziaria, mentre i “truffati” sono quasi 300, prevalentemente residenti all’estero, per lo più in età avanzata, i quali, con la speranza di affidare i propri risparmi a persone esperte nei settori immobiliare e finanziario nonché animati dalla volontà di contribuire e aiutare la Fondazione umanitaria “KEPHA”, capitanata dal prelato, hanno versato i propri soldi al sacerdote, che millantando inesistenti accreditamenti e collegamenti in Vaticano, ne carpiva la buona fede raccogliendo e facendo poi svanire complessivamente circa 30 milioni di euro, attraverso un articolato meccanismo di riciclaggio tra persone, società estere e italiane. Le indagini sono scaturite da una denuncia di una ex collaboratrice del prelato, già suora, che si vedeva recapitare presso la propria abitazione in Alto Adige documenti bancari e non, riferiti ad un trust ed una società di capitali, entrambi denominati “Opus” che, evidenziavano movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro e delle quali non sapeva darsi una spiegazione ma che erano in ogni caso a lei riconducibili almeno cartolarmente. Lareligiosa infatti, aveva poi raccontato ai militari della Guardia di Finanza che, spinta dalla fiducia che riponeva nell’ecclesiastico, quando viveva con lui a Roma, aveva firmato alcuni contratti costitutivi, divenendo, tra l’altro, rappresentante legale della OPUS nella sede in Alto Adige, rimanendo così coinvolta nel procedimento fallimentare della società Kepha Invest in Belgio. La Fondazione Kepha si è vista recapitare richieste di escussione delle garanzie prestate per milioni di milioni di euro quando il Monsignore si era palesato come incapiente rispetto alle richieste degli investitori privati che a partire dal 2014 non si vedevano più corrispondere gli interessi sul capitale (inizialmente regolari, come è tipico nell’ormai noto meccanismo c.d. “Schema Ponzi”) né tantomeno restituire quanto investito. L’attività d’indagine ha comportato per i militari della Guardia di Finanza l’esecuzione di perquisizioni, sequestri, analisi di conti, intercettazioni telematiche nonché il coordinamento con i Paesi Esteri interessati per tramite di Eurojust all’Aja, il tutto allo scopo di ricostruire il complesso modus operandi truffaldino posto in essere dalla Fondazione KEPHA in Italia, della KEPHA INVEST in Belgio nonché la condotta di ripulitura del denaro successiva svolta per mezzo di tante altre società e che ha trovato attuazione anche in Italia. Le somme complessivamente sottratte agli investitori oggetto della truffa, oggetto della condotta riciclatoria e del reato di evasione fiscale sono state quantificate in circa 30 milioni di euro (che è il dato che emerge dal bilancio della società debitrice in Belgio) ed il sequestro preventivo in forma per equivalente è stato disposto dall’Autorità Giudiziaria.   I  Finanzieri in esecuzione hanno messo i sigilli per sequestro a “Villa Vittoria”, una lussuosa e antica dimora risalente nelle mura al 1465, a Piombino (LI), di proprietà della Fondazione Kepha del valore di circa 8 milioni di euro, utilizzata personalmente da Mons. BENVENUTI. Oltre alla villa, sempre di proprietà della Fondazione, è stato sequestrato un grande sito archeologico in Sicilia nel Centro Archeologico Museale di Triscina di Selinunte (TP), del valore di circa 850.000 euro; di proprietà della ICRE SRL, società avente sede in Lussemburgo ma riferibile all’indagato latitante VENTISETTE, è stato sequestrato un immobile in Poggio Catino (RI) del valore di 530.000,00 euro e altri immobili e terreni a Poppi (AR) per il valore di 670.000,00 euro. Nel mandato di arresto europeo è stato richiesto espressamente il sequestro anche di una villa considerevole in Corsica. Si segnala infine che è stato sottoposto a sequestro anche il sito web della Fondazione Kepha ONLUS all’indirizzo www.kepha.eu. L’indagine della Guardia di Finanza punta quindi ad accertare i veri responsabili della sparizione del denaro affidato, soltanto per un equivoco, a chi in quel momento sembrava rappresentare un’istituzione come il Vaticano ma che in realtà ha alimentato soltanto i conti personali delle persone che ad oggi sono nel mirino della Procura della Repubblica di Bolzano.


CataniaGdF, Operazione "ICARO"  Wind Jet: esecuzione provvedimento per 17, domiciliari a Pulvirenti e Rantuccio.  Il G.I.P. del Tribunale di Catania, a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Catania, ha emesso provvedimento d’arresto ai domiciliari per Antonino PULVIRENTI e Stefano RANTUCCIO - rispettivamente Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per il reato di bancarotta fraudolenta. I soggetti indagati nell’ambito del contesto investigativo sono:   Antonino PULVIRENTI, quale Presidente del Consiglio di Amministrazione di “WIND JET S.p.a”: - applicazione delle misure cautelari degli arresti domiciliari; - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati   Stefano RANTUCCIO quale Amministratore Delegato di “WIND JET S.p.a.”: - applicazione delle misure cautelari degli arresti domiciliari; - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati   Angelo VITALITI, quale componente del Consiglio di Amministrazione di “WIND JET S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Vincenzo PATTI quale Presidente del Collegio Sindacale di “WIND JET S.p.a.”: divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; Paola SANTAGATI, quale commercialista di “WIND JET S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali;  Gianni COMINU, quale Maintenence PH di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,   Giuseppe D’AMICO, quale Engineering Manager di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,  Biagio RANTUCCIO, fratello di Stefano, quale destinatario di somme di denaro sul proprio conto corrente; - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,  Matko DADIC, quale Managing Director di “Dale Aviation Ltd” (UK); - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Gregoire LEBIGOT, quale Administrator della “Jmv Aviation S.a.r.l.” (LU): - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Karl RICKARD, quale Vice President della “Jmv Aviation S.a.r.l.” (LU); - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Sarah PATTI quale componente del collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”; - indagata a piede libero;   Gianmarco ABBADESSA quale componente del collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”: - indagato a piede libero;   Luciano DI FAZIO, Senior Partner di “Emintad Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica; - indagato a piede libero;   Gianluca CEDRO, Senior Partner di “Emintad Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica: - indagato a piede libero;   Giulio MARCHETTI, quale Associate Partner della società di revisione “Bompani Audit S.r.l.”: - indagato a piede libero;   Remo SIMONETTI, quale Amministratore della società di revisione “Bompani Audit S.r.l.”; - indagato a piede libero. Gli  uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in esecuzione del provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania, a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Catania, hanno tratto in arresto ai domiciliari Antonino PULVIRENTI e Stefano RANTUCCIO - rispettivamente Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per il reato di bancarotta fraudolenta. Nei confronti di ulteriori 3 indagati, Angelo Agatino VITALITI (Componente del Consiglio di Amministrazione di “Wind Jet S.p.a.”), Vincenzo PATTI e Paola SANTAGATI - rispettivamente Presidente del Collegio Sindacale e Commercialista della “Wind Jet S.p.a.” - è stato disposto, in relazione alla stessa ipotesi delittuosa, il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e imprenditoriali. In esecuzione del medesimo provvedimento, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Catania hanno proceduto al sequestro preventivo di cospicue somme di denaro nei confronti dei principali indagati, anche su conti individuati in Svizzera, attraverso rogatorie internazionali. La vicenda nasce nell’agosto 2012, quando, a seguito del fallimento della trattativa per la cessione della Wind Jet all’Alitalia, la compagnia aerea siciliana, in forte crisi di liquidità, aveva sospeso le proprie attività. la società nel maggio successivo veniva ammessa dal Tribunale Fallimentare di Catania alla procedura di concordato preventivo liquidatorio, con un passivo di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario per oltre 43 milioni di euro. Le indagini - dirette dai Magistrati del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della Procura distrettuale di Catania - sono state svolte dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania, in stretta collaborazione con i consulenti tecnici nominati dall’Autorità Giudiziaria e con il supporto del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria.  Le  attività hanno consentito alle Fiamme Gialle di ricostruire - attraverso l’analisi delle complesse vicende societarie - le operazioni dolose compiute a partire dal 2005 che hanno determinato l’aggravamento dello stato di dissesto della “Wind Jet S.p.a.”. Il quadro complessivo emerso dall’esame della documentazione sequestrata, dalle ispezioni informatiche, dalle rogatorie internazionali eseguite in Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, nonché dagli accertamenti bancari, dall’approfondimento di segnalazioni sospette e dalle indagini tecniche ha evidenziato che la società, già a partire dal 2005 non avrebbe dovuto operare sul mercato in ragione delle ingenti perdite accumulate. Le  Fiamme Gialle fra le operazioni fraudolente finalizzate all’occultamento delle effettive perdite ed all’incremento dell’attivo patrimoniale hanno inquadrato la rivalutazione del marchio Wind Jet nell’annualità 2005, operata in contrasto con i criteri di redazione del bilancio. Tale marchio, iscritto nel bilancio 2004 a soli 319 euro, è stato poi valorizzato nel bilancio dell’anno 2005, sulla scorta di una perizia ritenuta di comodo, in 10 milioni di euro, somma alla quale è stato ceduto (e retrocesso dopo pochi anni) alla “Meridi S.r.l.” (società di gestione di supermercati facente parte del medesimo gruppo imprenditoriale). Le  Fiamme Gialle hanno  individuato ed appurato  che nei bilanci relativi agli anni successivi, artificiose sopravvalutazioni operate con il contributo di società estere che, attraverso perizie “di comodo”, hanno gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30 milioni di euro. In tale contesto si inquadra la sopravvalutazione operata da due imprenditori stranieri (Matko DADIC, e Karl RICKARD), attraverso proprie società estere (“Dale Aviation Ltd” e “Powerjet Aviation Service Ltd”) dei rottami dell’aereo incidentato nel 2010 in fase di atterraggio all’aeroporto di Palermo, valutati oltre 21 milioni di euro, a fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di poco più di 600 mila euro. Le  Fiamme Gialle dalle indagini hanno anche evidenziato indizi di responsabilità a carico dei componenti dell’organo sindacale ai quali la legge assegna specifiche funzioni di vigilanza e controllo. Sotto la lente d’ingrandimento dei Magistrati della Procura distrettuale di Catania e dei finanzieri sono finiti anche i responsabili della società di revisione, la “Bompani Audit S.r.l.”, che avrebbero concordato e retrodatato le relazioni di revisione da allegare ai bilanci relativi agli anni dal 2008 al 2011, sulla scorta di indicazioni fornite dal commercialista della Wind Jet, dott.ssa Paola SANTAGATI, così da nascondere la reale situazione di dissesto in cui versava la società. Le  Fiamme Gialle hanno rilevato che assai significativa appare la circostanza per cui il Management della compagnia aerea, quando la società già versava in grave crisi di liquidità, abbia distratto ingenti somme di denaro verso altre società del “Gruppo Pulvirenti”, giustificandole, in un caso, come restituzione di pagamenti effettuati per conto della “Wind Jet S.p.a.” (1.800.000 euro nei confronti di “Finaria S.p.A.”) ed, in un altro, quale pagamento parziale per il riacquisto del marchio “Wind Jet” (2.400.000 euro nei confronti della “Meridi S.r.l.”). L’attività degli investigatori ha permesso di rilevare che, sempre con la compiacenza degli imprenditori stranieri, l’amministratore delegato della Wind Jet, Stefano Rantuccio, abbia sottratto risorse finanziarie alla società utilizzando false fatture relative alla manutenzione degli aeromobili o all’acquisto di costosi ricambi. L’esame della copiosa documentazione bancaria acquisita dalle Fiamme Gialle ha anche permesso di accertare che lo stesso Stefano Rantuccio, con l’aiuto del fratello Biagio (anch’egli indagato), si sarebbe appropriato, di oltre 270 mila euro tratti da somme precedentemente trasferite dalla Wind Jet su conti di società estere attraverso fatture gonfiate. La restituzione ai Rantuccio sarebbe avvenuta attraverso bonifici su conti personali e accrediti su carte prepagate intestate a prestanome rumeni.


CataniaGdF, arrestati 2 corrieri: sequestrati 1 kg. eroina e 27 gr cocaina. Le manette sono scattate per Francesco FILIPPINI 36enne e Vincenzo ONETO 54enne. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno proceduto all’arresto di 1 catanese ed  1 palermitano ed al sequestro di oltre 1 kg. di eroina e 27 gr. di cocaina. i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria etneo a tale risultato sono pervenuti, ancora una volta, a seguito dell’intensificazione dei controlli di polizia presso i luoghi di transito particolarmente sensibili, tra i quali i caselli autostradali. Le  Fiamme Gialle, nel corso di un’attività di controllo operata all’uscita del casello di San Gregorio, hanno fermato una Fiat Punto di colore nero.  I  finanzieri sono stati insospettiti dal comportamento inquieto dei 2 occupanti che, scesi dal mezzo, hanno mostrato immediatamente evidenti segni di nervosismo ed insofferenza per l’attività di polizia in corso. La vettura ed i 2 occupanti sono stati sottoposti ad un’accurata ispezione che ha consentito di rinvenire, ben occultati all’interno di un’intercapedine realizzata nel tetto della vettura, 2 panetti, avvolti in nastro adesivo di colore marrone, contenenti oltre 1 chilogrammo di eroina nonché 1 sacchetto di plastica con polvere e cristalli di colore bianco, poi risultati essere circa 30 grammi di cocaina. Francesco FILIPPINI 36enne e Vincenzo ONETO 54enne, entrambi già noti per stupefacenti, all’esito delle analisi sono stati tratti in arresto e condotti presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’eroina e la cocaina sequestrate, verosimilmente destinata al mercato catanese, avrebbero fruttato, al dettaglio, circa 150.000 euro.   Le  attività delle Fiamme Gialle etnee continuano nel contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, negli ultimi 2 mesi, hanno tratto in arresto 10 trafficanti e sequestrato oltre 76 kg di droghe.


Catania GdF: operazione “Capolinea” 8 arresti “gruppo stazione”, collaboratori giustizia su modalità rapine, estorsioni e beneficiari. Si tratta di Benedetto ZUCCHERO 50enne, Francesco Pietro FERRARI 32enne e Francesco CONDORELLI 42enne, Massimiliano LONGHITANO 33enne, Angelo Claudio PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea Antonio D’ARRIGO 41enne e Cristofaro ROMANO, detto “Cristian” 32enne. I Baschi Verdi etnei hanno dato  esecuzione ad 8 arresti nei confronti di personaggi ritenuti appartenenti al “gruppo della Stazione”. la Guardia di Finanza di Catania dalle prime luci del giorno all’alba, ha eseguito misure cautelari personali nei confronti di 8 appartenenti al gruppo della Stazione, sodalizio storico del clan Santapaola-Ercolano, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina aggravata, sequestro di persona ed estorsione. I particolari dell’operazione  illustrati nel corso di una conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la Procura della Repubblica di Catania, alla presenza del Procuratore reggente, Dott. Michelangelo Patané.  L’attività - svolta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania nell’ambito di un’articolata indagine delegata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia denominata “Capolinea” - ha consentito di trarre in arresto Benedetto ZUCCHERO 50enne  ritenuto, attuale “reggente” del “gruppo mafioso della Stazione” nonché fratello del boss indiscusso del sodalizio, Giuseppe Zucchero, detto “Pippo”. Destinatari di misura, con la stessa accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati contro la persona e il patrimonio e al traffico di sostanze stupefacenti, sono anche Francesco Pietro FERRARI 32enne e Francesco CONDORELLI 42enne, quest’ultimo chiamato a rispondere anche di diverse rapine e sequestri di persona. Agli altri cinque soggetti arrestati sono contestati, a vario titolo, un numero rilevante di rapine, sequestri di persona ed estorsioni, tutti attuati al fine di agevolare l’associazione mafiosa. Si tratta, in particolare, di: - Massimiliano LONGHITANO 33enne, Angelo Claudio PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea Antonio D’ARRIGO 41enne. Infine, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha colpito, per numerose estorsioni dallo stesso praticate, Cristofaro ROMANO, detto “Cristian” 32enne, genero del boss “Pippo” Zucchero e già detenuto in quanto tratto in arresto dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania per associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Reset”. L’operazione, denominata “Capolinea”, rappresenta, infatti, la prosecuzione delle indagini “Libertà” e “Reset” con cui il G.I.C.O della Guardia di Finanza aveva colpito il sodalizio mafioso, gruppo storico dei “Santapaola – Ercolano”. L’indagine “Libertà” aveva portato all’esecuzione, nel giugno 2011, di misure cautelari personali nei confronti di 14 componenti del gruppo della “Stazione”, tra cui anche il presunto capo Giuseppe Zucchero. Nell’ambito dell’indagine “Reset”, conclusa nel novembre 2013, i finanzieri hanno poi fatto luce sulla riorganizzazione del gruppo, con l’individuazione di Cristofaro ROMANO e di Benedetto ZUCCHERO (classe 1993), rispettivamente genero e figlio del boss, quali “reggenti” del gruppo mafioso. In tale contesto, erano state eseguite anche misure cautelari personali nei confronti di 24 soggetti. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania sono certi che con l’operazione “Capolinea” sia stato possibile riscontrare il coinvolgimento di Benedetto ZUCCHERO 50enne, affiliato storico del gruppo, ed abbiano individuato una vera e propria “mappa” delle attività commerciali sottoposte ad estorsioni, situate in pieno centro a Catania. L’attività d’indagine ha consentito di chiarire ai militari le dinamiche dei rapporti tra i vari gruppi mafiosi riconducibili al clan “Santapaola - Ercolano”. Il quadro complessivamente emerso dall’indagine è quello dell’esistenza, all’interno del “gruppo della Stazione”, di squadre addette alle rapine ed alle estorsioni sempre operate per conto e nell’interesse del sodalizio mafioso giacché parte dei proventi derivanti dalle attività illecite erano versate proprio a Benedetto ZUCCHERO per essere destinate alla “cassa comune” da utilizzare per il sostentamento degli associati e dei familiari degli arrestati. Molto preziose per le indagini sono state le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia ai magistrati della D.D.A. di Catania, con il supporto del G.I.C.O. di Catania. È stato così possibile ricostruire le concrete modalità con cui le estorsioni sono state poste in essere anche direttamente dai vertici del sodalizio, Cristofaro ROMANO e Benedetto ZUCCHERO. Le stesse sono state perpetrate soprattutto nei confronti di attività di ristorazione e di esercizi commerciali attraverso biglietti estorsivi recanti un celato riferimento alla famiglia “Santapaola”. Altrettanto puntualmente sono state delineate le dinamiche di nove rapine, tutte effettuate a Catania e provincia, nei confronti di autisti di camion e furgoni, i quali, in molti casi, sono stati sequestrati e incappucciati in attesa dello svuotamento del carico trasportato, generalmente consistente in generi alimentari che erano subito venduti a commercianti compiacenti. Importante è stata anche la collaborazione prestata da alcuni degli autotrasportatori rapinati e dai commercianti estorti che hanno riconosciuto negli indagati gli autori delle attività illecite.

 


Catania GdF sequestra 1000 orologi e capi griffati ma contraffatti. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno sottoposto a sequestro circa 1000 orologi contraffatti, illecite riproduzioni dei più noti modelli dei migliori marchi del settore, e denunciato 1 cittadino marocchino, peraltro sprovvisto di permesso di soggiorno. L’azione delle Fiamme Gialle etnee a contrasto dei fenomeni della contraffazione e dell’abusivismo commerciale sul capoluogo e sull’intera provincia è continua. I finanzieri del Gruppo, nelle aree limitrofe al mercato di piazza Carlo Alberto, hanno controllato un marocchino che trasportava, a bordo della sua vettura, circa 800 articoli contraffatti delle più importanti aziende di alta orologeria, pronti per essere posti in vendita. Gli orologi rinvenuti, imitazioni dei prodotti di griffes quali ROLEX, OFFICINE PANERAI, MONT BLANC, CARTIER, MICHAEL KORS, VACHERON CONSTANTIN e HUBLOT, erano anche di apprezzabile fattura.L’ambulante del lusso trasportava anche alcuni articoli di pelletteria, rigorosamente tarocchi, della GUCCI, LOUIS VUITTON e BURBERRY. I finanzieri, dopo aver controllato la vettura hanno esteso le attività anche presso l’abitazione del marocchino, dove sono stati trovati altri falsi orologi di pregio e denaro contante. I militari a conclusione delle attività, hanno sequestrato circa 1.000 prodotti recanti marchi contraffatti, 1.600€ in contanti, presumibile ricavo delle vendite e l’automobile, poiché sprovvista di assicurazione. Il valore stimato della merce requisita è di circa 25 mila euro. Il cittadino extracomunitario, risultato privo di regolare permesso di soggiorno, è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria catanese ed espulso dal territorio nazionale. I Baschi Verdi nell’ultimo mese, tra Catania e Riposto, hanno effettuato interventi nei confronti di ambulanti abusivi che hanno consentito di sequestrare merce illecita per circa 5000 prodotti, denunciando complessivamente 10 soggetti, tra italiani e nordafricani.


Catania GdF blocca corriere con ½ kg cocaina.  I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno tratto in arresto Giuseppe Mascali, 32enne di Calatabiano, per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e sottoposto a sequestro mezzo chilogrammo di cocaina. Una  pattuglia della Compagnia di Riposto, le prime ore di sabato scorso, durante un servizio di controllo del territorio lungo la direttrice Riposto – Calatabiano, ha fermato, in prossimità del casello autostradale di Fiumefreddo di Sicilia, 1 autovettura Alfa Romeo 147 con una persona a bordo. I finanzieri, insospettiti dal comportamento particolarmente nervoso immediatamente palesato dal conducente e dalle risposte generiche e contraddittorie da lui stesso fornite, hanno deciso di approfondire il controllo e, pertanto, hanno scortato il soggetto presso la locale caserma. I militari durante la perquisizione del mezzo, occultato sotto il sedile anteriore lato passeggero, hanno rinvenuto 1 involucro in cellophane al cui interno erano celati circa 500 grammi di cocaina pura in cristalli. I baschi verdi hanno successivamente proceduto ad estendere la perquisizione anche presso l’abitazione del calatabianese, rinvenendo ulteriori 6,5 grammi di hashish, già confezionata e pronta per essere ceduta. I conseguenti accertamenti hanno permesso di appurare che il soggetto incensurato, proveniente da Catania, stava trasportando lo stupefacente per cederlo a terzi che avrebbero provveduto a predisporre le dosi per lo spaccio. Il  taglio della sostanza sequestrata avrebbe potuto far confezionare fino a 2 kg. di cocaina che, immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare oltre 100.000 euro. Mascali è stato associato al carcere di Catania – Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica etnea.


 

Catania - GdF sanziona notaio per  evasione fiscale. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo, su richiesta della locale Procura della Repubblica,  hanno sottoposto a sequestro preventivo circa 1 milione €, nei confronti del Notaio Marco Cannizzo, in relazione alla commissione di reati tributari. La vicenda trae origine da una verifica fiscale condotta lo scorso anno dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania nei confronti del noto professionista, nel cui ambito le Fiamme Gialle hanno puntualmente ricostruito, anche grazie alle indagini finanziarie condotte sui conti correnti del notaio, una consistente evasione dallo stesso realizzata attraverso il mancato rilascio di fatture ai propri clienti per le prestazioni rese. L’attività ispettiva si è conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle Entrate delle violazioni commesse dal professionista il quale, ritenendo corretta la ricostruzione operata dai militari, ha aderito al verbale di constatazione, istituto tributario che permette di chiudere immediatamente l’accertamento, beneficiando della riduzione delle sanzioni e della possibilità di rateizzare il debito con l’Erario. Il  professionista, parallelamente è stato denunciato alla locale Procura della Repubblica per il reato di “dichiarazione fiscale infedele”. Il costante monitoraggio svolto dai finanzieri, d’intesa con i magistrati del Gruppo Criminalità Economica, ha successivamente consentito di scoprire come il professionista si fosse limitato a versare solo la prima rata prevista dal piano di rateizzazione, adempimento necessario per poter accedere ai predetti benefici, omettendo di provvedere al pagamento delle rate successive. La Procura della Repubblica ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale etneo, considerato che tale comportamento ha determinato il venir meno di ogni garanzia circa il saldo del debito tributario, l’emissione di un provvedimento cautelativo di tutti i beni nella disponibilità del professionista fino al raggiungimento del debito erariale residuo.  L e Fiamme Gialle hanno, pertanto, sottoposto a sequestro 16 rapporti finanziari con saldi attivi per 955.000 euro e quote di una società immobiliare ragusana per i residui 8.000€.


Catania GdF confisca beni 15 milioni€ a Bosco Cuntrò. Sono destinatari del provvedimento i componenti della famiglia Bosco :  Giuseppe 36enne; Antonino 56enne; Giuseppe 82enne; Mario 59enne; Salvatore 54enne; Sebastiano 35enne ed Antonino Cuntrò 57enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania - in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, su richiesta della locale Procura Distrettuale - hanno sottoposto a confisca beni per circa 15 milioni di euro illecitamente accumulati da sette componenti delle famiglie Bosco e Cuntrò, allo stato imputati per i reati di associazione a delinquere, usura ed estorsione. L’attività costituisce la naturale prosecuzione sotto il profilo patrimoniale delle indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania in collaborazione con la locale Questura e coordinate dalla Procura Distrettuale etnea, che avevano portato nel mese di febbraio dello scorso anno all’arresto di soggetti, risultati peraltro contigui alle famiglie mafiose catanesi Laudani e Santapaola. La delega è della locale Procura della Repubblica, le Fiamme Gialle hanno avviato indagini mirate e finalizzate alla ricostruzione dei patrimoni riconducibili agli imputati ed ai rispettivi nuclei familiari. I finanzieri hanno quindi accertato che, a fronte degli esigui redditi dichiarati al fisco negli ultimi 10 anni, i componenti delle famiglie Bosco e Cuntrò sono riusciti ad accumulare 31 immobili, 11 tra autovetture, moto e scooter, nonché 6 società per un valore complessivo pari a 15 milioni€. Tra i beni intestati alle società confiscate spiccano i due punti vendita della nota catena di supermercati dei fratelli Bosco di via Umberto e via Orto dei Limoni, quest’ultimo ritenuto centro nevralgico delle attività usurarie oggetto dell’operazione money lender. E ancora il bar/gastronomia di via Oliveto Scammacca e la rosticceria/gastronomia di piazza Abramo Lincoln di Catania, sempre con insegna “Bosco”.  2 scuderie ippiche con 22 cavalli da corsa, a suo tempo acquistati per oltre 700 mila euro rientrano nel patrimonio. Tra gli immobili confiscati vi sono pure 2 ville a Tremestieri Etneo e a Mascali e numerosi appartamenti a Catania, anche di notevole metratura. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, nell’accogliere la proposta formulata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha disposto la confisca dei  beni già gestiti, sotto la supervisione dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, da un amministratore giudiziario per garantire l’operatività della attività commerciali. I  giudici contestualmente,hanno anche disposto nei confronti dei soggetti la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per una durata variabile da 1 a 3 anni. L’operazione testimonia ancora una volta il costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e delle Fiamme Gialle etnee nell’aggressione ai patrimoni illeciti, strumento particolarmente efficace nella lotta alla criminalità organizzata.


Catania -  GdF scopre bancarotta fraudolenta 6.5 mln€, 4 imprenditori nel mirino. Gli indagati per bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale sono: Antonino Salvatore D’Arrigo 35enne, ex amministratore della “D’Arrigo S.r.l.” ed amministratore di fatto di tutte le società coinvolte; Rosaria Tiziana D’Arrigo 45enne, ex amministratore della “4D Costruzioni S.r.l.”; Anna Maria Cannizzaro 65enne, ex amministratore della “Oxidal S.r.l.”; Agrippino Cuvello 54enne, amministratore della “Sicilia Progetti S.r.l.”. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, disposto dal G.I.P. del Tribunale etneo, dei beni distratti dalle società fallite “D'Arrigo S.r.l.”, “Oxidal S.r.l.” e “4D Costruzioni S.r.l.”, il cui valore di stima supera i 3 milioni di €. Le tre società, tutte riconducibili alla famiglia D’Arrigo di Catania, già operanti nel settore della lavorazione industriale del vetro e dell’alluminio, sono state dichiarate fallite dal locale Tribunale negli anni 2013 e 2014, con posizioni debitorie complessive per circa 6,5 milioni €, di cui 6 nei confronti dell’Erario. I magistrati etnei, proprio allo scopo di accertare eventuali responsabilità per bancarotta fraudolenta dei rappresentanti legali pro-tempore delle aziende, hanno delegato specifici approfondimenti al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania. Le Fiamme Gialle con conseguente attività investigativa hanno ricostruito un articolato sistema fraudolento volto all’ingente distrazione patrimoniale, che si è sviluppato in due distinte fasi. I militari hanno evidenziato che attraverso la prima, gli amministratori avrebbero proceduto a svuotare le società indebitate dei beni aziendali e delle commesse simulandone la cessione, mediante la stipula di falsi contratti, a “società di comodo” intestate a prestanome, ma in realtà riconducibili agli stessi amministratori. I Baschi Verdi hanno appurato, sulla scorta delle evidenze acquisite nell’ambito di perquisizioni delegate, che detti beni - costituiti da macchinari industriali, linee di produzione, materie prime, arredi e automezzi, tutti strumentali all’esercizio dell’impresa - sono stati rinvenuti e sequestrati presso le sedi di due società (“Sicilia Progetti S.r.l.” e “Ditta individuale Crystal di Marchese Concetta”), appositamente costituite dagli indagati ed intestate ad ex dipendenti “teste di legno”. La Guardia di Finanza ha rilevato che nella seconda, al fine di ostacolare eventuali indagini, rendendo difficoltosa sia l’acquisizione della documentazione societaria che l’individuazione del relativo patrimonio, i soggetti avevano proceduto al trasferimento all’estero (in particolare a Londra) delle sedi delle tre società, in pendenza delle procedure fallimentari. Le aziende sottoposte a sequestro continueranno ad operare attraverso la gestione di un amministratore giudiziario già nominato dal Tribunale di Catania.


Catania GdF blocca spagnolo con 129 ovuli di droga in pancia. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno tratto in arresto uno spagnolo per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il soggetto è stato fermato all’aeroporto di Fontanarossa nell’ambito dei controlli eseguiti dai finanzieri della Tenenza aeroportuale, ulteriormente intensificati nel periodo estivo in considerazione dell’aumento del traffico passeggeri sullo scalo etneo. Lo spagnolo, un 35enne incensurato in arrivo da Barcellona, è stato intercettato, nella tarda mattinata del 28 giugno scorso, mentre si accingeva a lasciare l’aeroporto con il proprio carico di stupefacente. Individuato dai militari a causa dell’atteggiamento sospetto, è stato seguito fino al piazzale di sosta degli autobus dove era in procinto di salire su un pullman diretto a Palermo. Il personaggio, alle domande dei militari, non ha saputo giustificare il perché del suo atterraggio a Catania nonostante la meta finale fosse il capoluogo siciliano, fornendo inoltre risposte contraddittorie sul motivo del viaggio e sui propri riferimenti in quella città. I finanzieri hanno effettuato ulteriori accertamenti e, tenuto conto anche delle precarie condizioni fisiche, lo spagnolo è stato successivamente accompagnato presso l’ospedale “Garibaldi” per eseguire esami diagnostici finalizzati a verificare la sospettata presenza di ovuli di stupefacente nello stomaco. Il soggetto, a seguito del positivo esito della radiografia e dopo 3 giorni trascorsi in ospedale, è stato tratto in arresto e posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria etnea presso il carcere di “Piazza Lanza”. Dai 129 “involucri” ingeriti sono stati complessivamente recuperati circa 1,2 kg di hashish. La sostanza stupefacente, una volta raggiunto il mercato al dettaglio, avrebbe fruttato un corrispettivo di circa 100.000 euro.


Catania 2 kalashnikov, 87 munizioni, 900 kg marijuana, su peschereccio sequestrato GdF: 9 arresti.  7 erano già gravati da precedenti in materia di stupefacenti, si tratta di: Rosario GIULIANO 45enne nato a Calatabiano, Giuseppe GRECO 32enne nato a Giarre, Antonino RIELA 44enne nato a Catania, Carmelo BERTOLINI 37enne  nato a Catania, Massimiliano BRUNDO 41enne nato a Catania, Enrico Maria GIAQUINTA 42enne nato a Caltagirone, Vincenzo SPAMPINATO 42enne nato a Catania, Fabio SPAMPINATO 32enne nato a Catania, William PATANE’ 25enne nato a Catania. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un servizio diretto al contrasto del traffico internazionale di armi e di sostanze stupefacenti, individuando e sequestrando, nei giorni scorsi, un motopeschereccio nelle cui stive erano stipati sacchi di iuta pieni di quasi 900 chili di marijuana, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e 87 munizioni. L’operazione  del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania s’inquadra nell’ambito dell’azione di potenziamento del contrasto ai traffici illeciti di armi e di sostanze stupefacenti che il Corpo conduce attraverso un dispositivo combinato che si fonda sulla piena sinergia fra componente terrestre e navale. I militari del Gruppo Operativo Antidroga avevano acquisito una serie di elementi in relazione ad un consistente carico di marijuana che il peschereccio “Fatima” doveva effettuare in Albania. I finanzieri del Nucleo di Catania hanno così attuato un dispositivo volto, da un lato, a monitorare, anche attraverso l’ausilio delle unità navali del Corpo, gli spostamenti del peschereccio ormeggiato nel porto di Riposto, e dall’altro, all’osservazione dei soggetti che attendevano l’arrivo del carico. L’avvistamento è stato poco dopo la mezzanotte dell’8 maggio la sala operativa del Reparto operativo aeronavale di Palermo ha comunicato che il peschereccio stava dirigendosi verso il porto di Riposto. I finanzieri all’approdo del “Fatima” sono intervenuti bloccando l’equipaggio, composto da 2 persone, Giuseppe GRECO e Rosario GIULIANO, ed hanno iniziato le operazioni di perquisizione che hanno consentito di individuare, occultate nelle stive del natante, numerose balle di marijuana avvolte in sacchi di juta riportanti l’indicazione “16” o “20”. In concomitanza con tali operazioni è stata avviata la ricerca di tutte le persone e degli automezzi coinvolti nel traffico illecito con il rintraccio, a Sant’Anna di Riposto, di una delle autovetture in precedenza segnalate a bordo della quale venivano identificati Enrico Maria GIAQUINTA ed Antonino RIELA. I Baschi Verdi nella stessa zona, nascosti a ridosso della spiaggetta, hanno anche individuato Carmelo BERTOLINI, Vincenzo SPAMPINATO, William PATANE’, Fabio SPAMPINATO e Massimiliano BRUNDO, tutti in attesa di partecipare alle operazioni di scarico dello stupefacente. I  militari,  nel corso delle concitate operazioni a bordo del motopeschereccio hanno bloccato i membri dell’equipaggio che  hanno tentato di liberarsi di un “carico” trasportato. I finanzieri intervenuti, infatti, hanno udito distintamente un tonfo in acqua. E’ stato così richiesto l’intervento dei sommozzatori del Corpo che sono riusciti a individuare sul fondale del Porto, a 12 metri di profondità, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e 87 munizioni, il tutto avvolto accuratamente in un’unica confezione ermetica. Il carico di stupefacente, il cui costo di acquisto è stimabile in oltre 1 milione di euro, aveva, con ogni probabilità, quale destinazione il mercato catanese e avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre 4 milioni di euro, in ragione dell’attuale scarsa reperibilità di marijuana sulla piazza di spaccio etnea.


CataniaGdF smantella centrale clandestina masterizzazione, sequestrati oltre 3000 CD/DVD pirata, 1 denuncia. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di un’operazione volta al contrasto della pirateria audiovisiva, hanno proceduto al sequestro di oltre 3 mila tra CD/DVD contenenti brani musicali ed opere cinematografiche illecitamente riprodotte, nonché allo smantellamento di una vera e propria centrale di masterizzazione. L’attività è scaturita dal costante controllo economico del territorio ed in particolare, dal monitoraggio dei mercati rionali e del lungomare del capoluogo etneo, abitualmente utilizzati quali luoghi di vendita dagli ambulanti abusivi. I  militari del Gruppo di Catania in via Garibaldi nel capoluogo etneo, hanno scoperto in un normalissimo negozio di prodotti informatici, condotto da una signora catanese, una vera e propria centrale di masterizzazione abusiva in piena attività di duplicazione. I Baschi Verdi di Catania hanno, infatti, trovato in funzionamento numerosi componenti hardware collegati a computer, stampanti e masterizzatori che in poco tempo permettevano la duplicazione di centinaia di supporti magnetici per la riproduzione delle più recenti opere cinematografiche e musicali, nonché locandine in stampa colorata da inserire nelle custodie del materiale piratato. Oltre  3.500 tra CD, DVD e locandine, al momento della perquisizione, erano stati già illecitamente riprodotti e pronti per essere immessi sul mercato. Le attività di monitoraggio ed osservazione, già in corso da diversi giorni, avevano infatti consentito di rilevare un sensibile andirivieni di cittadini extracomunitari che, dopo aver fatto ingresso nel negozio, si dirigevano verso un locale occulto ricavato all’interno dello stesso, per poi riuscirne, dopo alcuni minuti, con alcune buste contenenti verosimilmente materiale audio-video pirata. L’intervento, delle Fiamme Gialle pertanto, si è concluso con la denuncia della titolare e il sequestro di tutto il materiale illecitamente riprodotto e dell’attrezzatura utilizzata per l’attività di duplicazione. Questa operazione è solo l’ultima di una serie di interventi condotti dai finanzieri del capoluogo etneo nell’ambito dei servizi mirati al contrasto dell’abusivismo commerciale. Il servizio portato a termine assume rilevanza non solo perché sottrae al mercato della pirateria audiovisiva un’ingente quantità di prodotti destinati alla vendita nel centro cittadino e nei pressi del lungomare, ma anche perché mira a colpire le fonti di approvvigionamento della merce.


Catania Santapaola, GdF sequestra beni Russo:1,4 milioni€. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio, pari a circa 1,4 milioni €, illecitamente accumulato da Rosario Russo 63enne, condannato nel 2011 con sentenza definitiva della Corte di Assise di Catania quale appartenente al gruppo diretto da Paolo Brunetto, riconducibile ai “Santapaola – Ercolano”, operante nell’area di Fiumefreddo. Prosegue l’attività delle Fiamme gialle volta ad aggredire gli illeciti profitti accumulati dalla criminalità organizzata nella considerazione che essa rappresenta una delle misure più efficaci per il contrasto alla stessa. Il  Gruppo Misure di Prevenzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania avevano avviato da tempo mirate indagini patrimoniali nei confronti del Russo e del suo nucleo familiare allo scopo di verificare la coerenza del suo tenore di vita con i redditi dichiarati. Gli investigatori, a conclusione delle attività investigative, condotte anche attraverso l’utilizzo di appositi applicativi informatici sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati, hanno evidenziato chiaramente l’illecito arricchimento della famiglia Russo e la netta sproporzione fra il patrimonio disponibile, indebitamente accumulato nel corso degli anni per effetto delle ripetute condotte criminose, ed i redditi ufficiali.  Le Fiamme Gialle hanno acclarato che negli anni dal 2004 al 2008 Russo risultava aver dichiarato complessivamente redditi per soli 12.000€, quale dipendente di una società di costruzioni intestata a propri familiari. A costoro sono risultati intestati tutti beni, del valore di circa 1,4 milioni€, oggetto del sequestro disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale etneo. Si tratta di 4 immobili, 3 terreni, tutti siti in Mascali (CT), due aziende (di cui una attiva nel settore edile) e i relativi automezzi da lavoro.


Catania – GdF: esami pagati a medicina, 2 impiegati condannati. Il  Gup ha condannato Giovanbattista Luigi CARUSO alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione e Giuseppe Sessa alla pena di 5 anni e 8 mesi.  Le  indagini erano state condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania in relazione alla vicenda “Lauree False” tra il mese di ottobre ed il mese di dicembre del 2013. Gli  investigatori in breve arco temporale hanno ottenuto l’applicazione di misura cautelare nei confronti di due dipendenti dell’Università di Catania, il   29  aprile 2015 il Gup di Catania Dott. Alessandro Ricciardolo ha pronunciato sentenza di condanna a seguito di giudizio abbreviato nei confronti di Giovanbattista Luigi CARUSO e Giuseppe SESSA, dipendenti dell’Università di Catania-Facoltà di Medicina, tratti a giudizio dalla Procura di Catania per  i reati di falso in atto pubblico, corruzione ed accesso abusivo a sistema informatico (e già destinatari per detti reati di un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania, eseguita da militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania). Le indagini condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania  erano scaturite da alcune notizie stampa pubblicate il  26 ottobre 2013 ed avevano consentito di acquisire plurimi indizi di responsabilità penale a carico dei  soggetti, i quali, unitamente a 2 studenti di Medicina (per i quali gli inquirenti hanno proceduto separatamente) avevano falsificato la documentazione universitaria ed inserito fraudolentemente nell’archivio informatico dell’Ateneo la registrazione di materie di cui non era mai stato sostenuto il relativo esame (accertando la avvenuta registrazione di 20 esami complessivi, 19 per uno studente ed 1 per l’altro, di fatto mai effettuati, in cambio di somme di denaro e altre utilità e consentendo ad uno degli studenti di conseguire la laurea in medicina e dunque il possibile accesso alla professione medica). All’esito del giudizio abbreviato il Gup ha condannato Giovanbattista Luigi CARUSO alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione e Giuseppe Sessa alla pena di 5 anni e 8 mesi  di reclusione per i delitti agli stessi ascritti (ad eccezione del delitto di accesso abusivo a sistema informatico, dal quale sono stati assolti con la formula il fatto non sussiste). Il Gup ha altresì dichiarato i due imputati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e dichiarato estinto il rapporto di impiego con l’Amministrazione di appartenenza.


Frattaminore Na - GdF: Blitz in stamperia 9 milioni€ falsi, presa banda. I falsari tecnologici non hanno portato a termine l’inganno, come Totò e Peppino, i “colleghi” d’altri tempi nel film non furono grado di smerciare il denaro stampato per pentimento e paura, stavolta i maldestri hanno trovato le Fiamme Gialle. I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma e del Comando Provinciale di Napoli, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, da tempo erano sulle tracce dei falsari. I militari hanno scoperto in un locale al pian terreno di una palazzina di Frattaminore (NA) un laboratorio clandestino per la produzione di euro falsi. I responsabili, 3 campani A.T. 33enne, V.P. 25enne, S.P. 54enne, sono stati arrestati mentre erano intenti a stampare e tagliare banconote da 20 euro, pronte per essere immesse sul mercato. I falsari, abilissimi nel mestiere, avevano realizzato un ottimo prodotto finito utilizzando sofisticati macchinari off set, altamente performanti. L’opificio clandestino era stato opportunamente occultato nel retro di un’officina meccanica per riparazioni auto, anch’essa abusiva. Il fulmineo intervento dei militari del Corpo ha impedito ai 3 responsabili di darsi alla fuga. i falsari sono stati colti in flagranza di reato, mentre la produzione di banconote false era a pieno regime. I personaggi, infatti, avevano già realizzato l’imponente quantitativo di 9 milioni di euro falsi. I preliminari accertamenti effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in possesso. L’operazione di servizio è l’ulteriore testimonianza del costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto del falso monetario, a tutela dei cittadini, dell’economia legale e dei mercati finanziari.


PaternòGdF filma ed ammanetta infermiere: furto farmaci ospedale trasferiti in cliniche. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su disposizione del G.I.P. del Tribunale etneo, dott.ssa Rosa Alba Recupido, hanno tratto in arresto Antonio Consolato Pina, 62enne, infermiere in servizio presso il presidio ospedaliero SS. Salvatore di Paternò, con l’accusa di peculato, falso, truffa ai danni dello Stato e abusivo esercizio della professione medica. Tra gli altri indagati allo stato libero, per concorso nella condotta di peculato contestata al Pina, figura anche un medico, in servizio presso la medesima struttura ospedaliera. I militari hanno inoltre iscritto nel registro degli indagati anche i legali rappresentanti e i titolari di strutture sanitarie private ubicate tra Catania e Palermo.Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, sono state avviate dai finanzieri della Tenenza di Paternò sulla base di attività informativa svolta presso lo stesso nosocomio nell’ambito dei servizi posti a tutela della spesa pubblica e, in particolare, di quella sanitaria. Le  indagini esperite dagli investigatori delle Fiamme Gialle, hanno evidenziato  come l’infermiere, anche grazie alla collaborazione di altri dipendenti della medesima struttura, si sarebbe appropriato sistematicamente di consistenti quantità di farmaci e di presidi sanitari in generale dell’Ospedale di Paternò. I servizi di osservazione e controllo, con attività tecniche disposte dalla Procura hanno consentito poi di verificare come  Pina, si recava abitualmente presso alcune strutture sanitarie private di Catania e di Palermo (cliniche ginecologiche, centri per la cura dell’infertilità, ambulatori di chirurgia estetica, ecc.) dove sembrerebbe esercitasse abusivamente la professione di medico anestesista.  Pina si sarebbe recato, tra l’altro, presso le  strutture anche durante l’orario di lavoro, spesso portando con sé i farmaci ed il materiale sanitario trafugato presso l’ospedale di appartenenza. Anche in questo caso si sarebbe avvalso della complicità di terze persone operanti presso l’ospedale di Paternò che provvedevano a timbrare il suo cartellino delle presenze. Sono ancora in corso ulteriori indagini onde meglio delineare il ruolo di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda in esame, anche mediante attività di perquisizione e sequestro.


Catania GdF scopre cocaina a Fontanarossa da Venezuela per posta. Destinatario A.P.,  28enne  in arresto. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno concluso un importante servizio a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti individuando e sequestrando circa 300 grammi di cocaina purissima e traendo in arresto il destinatario. I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria nell’ambito delle attività di controllo sulle spedizioni postali in arrivo allo scalo aeroportuale di Catania-Fontanarossa, svolte anche con l’ausilio delle unità cinofile antidroga, hanno individuato un pacco ritenuto sospetto in quanto spedito dal Venezuela, con transito in Inghilterra, e con destinatario finale un catanese.  La spedizione, affidata a un noto corriere espresso, recava l’indicazione abbigliamento ed in effetti, all’apertura del plico sono state rinvenute 3 t-shirts. L’esame dei capi ha consentito di verificare che gli stessi erano completamente intrisi di cocaina. La circostanza non ha certamente sorpreso i finanzieri in quanto si tratta di una modalità di occultamento da tempo adottata dalle organizzazioni dedite al traffico internazionale di stupefacenti allo scopo di sfuggire ai controlli. I soggetti, da un lato, tentano sempre più spesso di nascondere l’illecito trasporto nell’anonimato delle grandi quantità di colli movimentati dagli spedizionieri internazionali, confezionando la merce in plichi insospettabili; dall’altro, proprio per evitare i cd. scanner (utili all’individuazione di doppi fondi) e le ispezioni sommarie dei pacchi, provvedono a impregnare di cocaina dei capi di abbigliamento in modo tale che la spedizione eventualmente intercettata appaia un normale acquisto via web. I militari del Nucleo PT di Catania, su autorizzazione della locale Autorità Giudiziaria, hanno poi provveduto ad effettuare la consegna del pacco al fine di pervenire all’arresto del destinatario dello stupefacente. Così, travestiti da corrieri, si sono recati presso l’indirizzo di recapito del pacco ubicato a Misterbianco (CT). Il ritiro della scatola da parte del soggetto indicato  in indirizzo, unitamente a ulteriori riscontri acquisiti nel corso della perquisizione domiciliare contestualmente effettuata, hanno consentito di accertare che l’effettivo destinatario dello stupefacente era A.P.,  28enne, il quale è stato tratto in arresto e condotto presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria etnea. La sostanza stupefacente, all’esito del processo di estrazione dalle magliette attraverso appositi reagenti chimici, è stata quantificata in circa 300 grammi per un valore di oltre 50.000€.


Catania - GdF sequestra beni 8mln € a latitante Nuccio Mazzei. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno sottoposto a sequestro il patrimonio, di circa 8 milioni di euro, illecitamente accumulato da Sebastiano (“Nuccio”) Mazzei - figlio di Santo Mazzei, detenuto al 41-bis, considerato uomo d’onore vicino ai noti mafiosi Bagarella e Brusca -  reggente della famiglia mafiosa dei cosiddetti “Carcagnusi” attiva a Catania, e con presunte diramazioni anche nel Nord Italia.  Mazzei, nell’aprile dello scorso anno, era stato colpito insieme ad altri 10 soggetti appartenenti al sodalizio criminale da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nel quadro dell’operazione “Scarface”, condotta dalla Fiamme Gialle catanesi. Il personaggio si era sottratto all’arresto. Gli inquirenti, nell’ambito delle indagini in particolare, avevano  messo in luce  la gestione diretta, da parte di Sebastiano Mazzei e dei suoi più stretti collaboratori, degli affari dei “Carcagnusi”,  consistenti nel reinvestimento dei proventi derivanti dalle attività illecite (non solo estorsioni, ma anche bancarotte aggravate dal metodo mafioso) nel circuito legale, attraverso l’acquisto di attività economiche, tutte fittiziamente intestate a prestanome. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, sulla scorta delle evidenze raccolte, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno, quindi, avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del Mazzei e del suo nucleo familiare allo scopo di sottrarre alla loro disponibilità i beni illecitamente accumulati e, nel contempo, “stringere il cerchio” attorno al fuggitivo, privandolo delle risorse finanziarie che possono sostenerne la latitanza. Gli inquirenti hanno agito nella consapevolezza che tra le misure più efficaci di contrasto alla criminalità organizzata vi è certamente quella dell’aggressione dei profitti derivanti dalle attività illecite già immessi nel circuito economico legale. Le investigazioni, condotte anche attraverso l’utilizzo di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati, hanno consentito di individuare beni mobili ed immobili illecitamente accumulati dalla famiglia Mazzei e di proporne alla competente Autorità Giudiziaria il sequestro. La Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto la confisca:  4 immobili a Catania, 3 veicoli, significative quote relative ad una società catanese ed a una bergamasca, conti correnti, quote di fondi di investimento, dossier titoli, polizze risparmio e crediti per un controvalore complessivo valutabile intorno agli 8 milioni di euro.


CataniaGdF scopre truffa imprenditore agricolo ad INPS, sequestro beni. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro per equivalente, emesso dal Tribunale di Catania, nei confronti di un imprenditore agricolo di Belpasso, già denunciato dalle stesse Fiamme Gialle per un’articolata truffa nei confronti dell’INPS. I militari della Tenenza di Paternò hanno attenzionato un’impresa agricola di Belpasso caratterizzata da un elevatissimo numero di dipendenti assunti nella stagione della raccolta degli agrumi. Sono stati così avviati i necessari riscontri allo scopo di verificare se la manodopera in questione fosse stata realmente assunta e avesse prestato effettivamente la propria opera, ovvero si trattasse di assunzioni fittizie, effettuate al solo scopo di percepire le indennità previdenziali e assistenziali erogate dell’INPS. Le ricostruzioni delle singole posizioni lavorative, effettuate attraverso audizioni dei braccianti, controlli incrociati presso altre ditte e riscontri presso gli Enti pubblici, hanno ben presto fatto emergere la reale situazione. Infatti, è stata appurata l’esistenza di un sistema ben collaudato di assunzioni fittizie, protrattosi per oltre 6 anni, che ha riguardato mediamente 200 braccianti per stagione che, pur figurando tra i dipendenti dell’impresa, non hanno mai lavorato neppure per un giorno. Il meccanismo, già rilevato in altre indagini delle Fiamme Gialle, era quello di far apparire agli occhi dell’INPS e del Fisco un’azienda molto più grande della realtà, con la falsa indicazione di ettari di terreno da coltivare e di dipendenti assunti di gran lunga superiore all’effettiva situazione. Ad esempio, a fronte di circa 25 ettari di terreno disponibile, peraltro con pochissime piante di agrumi, ne erano stati dichiarati oltre 80; analogamente, l’impresa ha proceduto con i lavoratori, dichiarandone mediamente 200 per stagione a fronte delle poche unità realmente individuate. Per completare la frode l’imprenditore ha anche gonfiato il proprio fatturato emettendo fatture false relative a vendite mai effettuate di prodotti agricoli. Il tutto serviva a far maturare il periodo minimo necessario all’ottenimento delle indennità di disoccupazione, malattia, maternità e assegni familiari a carico dell’Istituto previdenziale. I soggetti “beneficiari” avevano poi l’obbligo di riversare parte di queste indebite percezioni al titolare dell’impresa agricola quale compenso per le mendaci attestazioni. È stata così complessivamente ricostruita una frode all’INPS per circa 4,5 milioni di euro, in relazione alla quale i militari della Tenenza di Paternò hanno denunciato a piede libero G.P. (di anni 62) per i reati di truffa e falso, richiedendo il sequestro dei beni mobili e immobili di valore equivalente. La Guardia di Finanza di Paternò, dopo aver ricostruito il patrimonio mobiliare e immobiliare dell’imprenditore agricolo, ha provveduto al sequestro di 17 terreni, di un autocarro e 3 autovetture, nonché disponibilità finanziarie sui conti correnti bancari.


Catania - GdF scopre magazzino stoccaggio merce contraffatta in zona industriale, sequestrati 1.300.000 articoli, a Misterbianco 1 centro di marchi falsi. Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno concluso due operazioni finalizzate al ritiro dal mercato di prodotti natalizi non conformi e non sicuri ed al contrasto della contraffazione. I Baschi Verdi visto che con l’avvicinarsi delle festività natalizie si assiste all’aumento delle vendite degli articoli dedicati, luminarie e addobbi, non sempre  conformi alle normative dell’Unione Europea dettate a tutela dei consumatori hanno effettuato controlli. I militari,  in tale contesto, nell’ambito dei servizi predisposti per il controllo economico del territorio, hanno individuato nella zona industriale di Catania un magazzino di stoccaggio merci non sicure di provenienza cinese, pronte ad essere immesse in commercio per lo “shopping natalizio”. I militari hanno rilevato che i prodotti rinvenuti, realizzati senza rispettare  standard di sicurezza, soprattutto dei materiali di scarsa qualità e privi del marchio “CE”, avrebbero potuto costituire un rischio per la sicurezza dei consumatori e, in particolare, dei bambini, trattandosi di accessori alimentati elettricamente e destinati a completare i tradizionali addobbi natalizi. Infatti, proprio lo scadente assemblaggio di tali apparecchiature fa sì che possano divenire fonte d’innesco di incidenti domestici (cortocircuiti, principi d’incendio, dispersione di corrente) con conseguenze facilmente immaginabili. I Baschi Verdi al termine dell’ispezione hanno sequestrato, circa 1.300.000 articoli non sicuri, mentre il responsabile, un cittadino cinese titolare anche di un esercizio commerciale nel centro del capoluogo etneo, è stato segnalato alla Camera di Commercio di Catania per l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative. I finanzieri, nel corso di un altro intervento, nel territorio di Misterbianco, hanno individuato un centro di vendita di calzature all’ingrosso gestito da una cittadina di nazionalità cinese che, nel tentativo di sviare i controlli sulla qualità delle merci poste in vendita, aveva occultato le scarpe contraffatte in confezioni non riproducenti alcun marchio registrato. Il monitoraggio dell’attività all’ingrosso, in corso già da alcuni giorni, aveva consentito di rilevare un sospetto andirivieni di clienti extracomunitari che si recavano presso il negozio per l’acquisto di merce. L’intervento eseguito sempre dai finanzieri del Gruppo di Catania ha consentito di rilevare che l’attività commerciale era in realtà un grande centro di smistamento di calzature con marchio contraffatto GUCCI. Le Fiamme Gialle al termine dell’operazione hanno sequestrato circa un migliaio di paia di scarpe, di ottima fattura e pronte ad essere immesse sul mercato illecito, dove avrebbero fruttato oltre  40.000€. La titolare è stata deferita all’Autorità Giudiziaria catanese. Le attività dei finanzieri mirano prevalentemente a colpire il fenomeno dell’abusivismo e della contraffazione a monte della filiera del falso, soprattutto aggredendo i canali di approvvigionamento dei venditori abusivi operanti nel capoluogo etneo e nella provincia.


Catania - GdF sequestra 2 noti alberghi catanesi: “Romano Palace Luxury Hotel” e “Hotel Romano House”. I due alberghi di lusso sequestrati continuano a essere operativi e, da oggi, saranno gestiti da un amminstratore giudiziario già nominato dal Tribunale di Roma. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nella mattinata, coordinati dal Sostituto Procuratore Dott. Giancarlo Cirielli, magistrato del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della Procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione al provvedimento, emesso dal G.I.P. del Tribunale capitolino, Dott. Valerio Savio, con il quale è stato disposto il sequestro preventivo dei due noti alberghi di lusso catanesi “Romano Palace Luxury Hotel” e “Hotel Romano House” il cui valore di stima complessivo si aggira intorno ai 35 milioni di euro. L’attività di indagine ha consentito di accertare una rilevante bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale posta in essere dagli amministratori di quattro società catanesi i quali - attraverso un articolato sistema fraudolento sviluppatosi mediante la costituzione di nuove società, il conferimento alle stesse di rilevanti patrimoni immobiliari e l’aumento di capitale sottoscritto da una società lussemburghese - hanno trasferito all’estero la proprietà dei due hotel. Il disegno criminoso, che ha quasi completamente svuotato la società catanese fortemente indebitata, si è completato con il suo cambio di denominazione e il conseguente spostamento a Roma, dove è stata dichiarata fallita con un passivo di oltre 25,6 milioni di euro.Tali condotte illecite sono state agevolate dall’assoluta mancanza di controllo da parte dei  componenti dei collegi sindacali delle società coinvolte i quali sono chiamati a rispondere per lo stesso reato.   La sequenza degli atti societari ritenuti fraudolenti si è sviluppata secondo il seguente schema: 21 marzo 2005: costituzione delle società “Romano House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.”, (controllate al 100% dalla fallita “Harmony S.r.l.”, allora denominata “Biosan World Corporation S.p.A.”) e contestuale conferimento alle stesse dei due complessi alberghieri di lusso “Hotel Romano House” e “Romano Palace Luxury Hotel”, a valori largamente sottostimati (rispettivamente, 190 mila e 739 mila euro); 2 marzo 2006: cessione, da parte della fallita “Harmony S.r.l.”, al prezzo, ancora ampiamente sottostimato, di 1,5 milioni di euro (di cui 900 mila dichiarati già pagati, ma del cui effettivo versamento non vi è traccia alcuna) delle partecipazioni totalitarie nelle società “Romano House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.”, in favore della società “Jonica Immobiliare S.r.l.”. Quest’ultima società risulta aver cambiato amministratore proprio il giorno prima della stipula del contratto; 24 marzo 2006: provvedimento del Tribunale di Catania di sequestro, su istanza del creditore “C.S.T. Costruzioni S.p.A.”, delle partecipazioni societarie detenute dalla “Jonica Immobiliare S.r.l.” nelle società “Romano House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.”.  28 aprile 2006: delibera da parte delle assemblee straordinarie della “Romano House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.” di un aumento del capitale sociale delle stesse che, dagli originari 100 mila euro, passa a 3 milioni di euro per la prima e a 8 milioni per la seconda. A seguito della rinuncia da parte della “Jonica Immobiliare S.r.l.”, gli aumenti di capitale sono stati sottoscritti dalla società lussemburghese “Hfb Investissements S.A.”.  Conseguentemente, quest’ultima società ha assunto il controllo, pressoché totalitario, delle due società proprietarie dei complessi immobiliari, in tal modo sottraendo le strutture alberghiere ai creditori. Per effetto di detto aumento di capitali, le partecipazioni societarie della “Jonica immobiliare S.r.l.” nelle due società sono, infatti, divenute irrisorie (rispettivamente, 3,33% nella “Romano House S.r.l.” e 1,25% nella “Romano Palace S.r.l.”); 15 aprile 2009: trasferimento della sede della “Biosan World Corporation S.p.A.” da Catania a Roma, cambio di denominazione della stessa in “Harmony S.r.l.” e nomina di un nuovo amministratore.  Il trasferimento di sede è stato proprio finalizzato a far perdere le tracce della società svuotata in considerazione dell’elevatissimo numero di società operanti nel territorio della Capitale sottoposte a procedure fallimentari; 6 giugno 2013: dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Roma della società “Harmony S.r.l.”, con la quantificazione di un passivo complessivo di oltre 25,6 milioni di euro. I riscontri operati dalle Fiamme gialle etnee hanno consentito di ricostruire l’articolato sistema fraudolento, peraltro posto in essere quando già si era ampiamente manifestata l’insolvenza della società e di constatare che i vecchi amministratori catanesi hanno, di fatto, conservato la proprietà e la gestione diretta dei due complessi alberghieri. L’esistenza di consistenti debiti verso l’Erario e la strumentalità dello spostamento verso la società lussemburghese delle due lussuose strutture ricettive erano già emerse nell’ambito di alcuni controlli effettuati dal Nucleo di polizia tributaria di Catania, conclusisi con la contestazione di oltre 6,5 milioni di euro sottratti a tassazione. Contestualmente al sequestro preventivo dei due hotel, si è proceduto alla notifica dell’avviso di garanzia, per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, nei confronti di 15 soggetti fra rappresentanti legali delle società coinvolte e componenti dei collegi sindacali delle stesse. I due alberghi di lusso sequestrati continuano a essere operativi e, da oggi, saranno gestiti da un amminstratore giudiziario già nominato dal Tribunale di Roma. In concomitanza con le operazioni sopra descritte, il Nucleo PT di Catania ha anche eseguito un sequestro per equivalente - a carico dell’amministratore delegato della “Romano Palace S.r.l.” - disposto dal GIP del Tribunale di Catania per un importo di circa 190 mila euro, nell’ambito di un procedimento penale per omesso versamento di ritenute fiscali dei lavoratori dipendenti relativo all’anno d’imposta 2011. In tale contesto, è stato sottoposto a sequestro un immobile del valore di circa 200 mila euro sito a Catania, in Via Mario Rapisardi.


Catania GdF scopre bancarotta fraudolenta eseguito decreto sequestro 3,4 mln€. I  finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nella mattinata odierna, coordinati dal gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica,  hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo, disposto dal G.I.P. del  Tribunale etneo, nei confronti di Santo Campione, amministratore della SI.GEN.CO. S.p.A., per aver sottratto al patrimonio della società risorse economiche quantificate, allo stato, in 3,4 milioni di euro. La società - già operante nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali – è stata inizialmente dichiarata fallita dal Tribunale di Catania il 21 novembre 2013 con posizioni debitorie  di circa 100 milioni€ e poi riammessa alla procedura di concordato preventivo con sentenza della Corte  d’Appello di Catania. Le indagini sulla situazione finanziaria della  SI.GEN.CO. S.p.A. - hanno evidenziato indizi di reato in ordine ai reati di bancarotta fraudolenta, truffa e falso nei confronti dell’amministratore pro tempore, Santo Campione 66enne, nonché del figlio Pietro 36enne. L’attività investigativa, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia  di Finanza, era stata avviata in seguito allo sviluppo di alcune “segnalazioni di operazioni sospette”  trasmesse dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia nei confronti del Campione, nelle quali erano evidenziati anomali flussi finanziari diretti dai conti correnti societari ai rapporti bancari intestati allo stesso amministratore e ai suoi più  stretti congiunti. I riscontri approfonditi operati dalle Fiamme gialle etnee hanno consentito di ricostruire l’articolato percorso delle somme sottratte alla società ed ai suoi creditori ed indebitamente incassate dal Campione, nonché di segnalare all’Autorità Giudiziaria catanese le connesse ipotesi di reati fallimentari. I Baschi Verdi hanno rilevato ingenti trasferimenti di capitali dalla SI.GEN.CO. S.p.A. a Santo Campione ed al figlio Pietro, sia direttamente che attraverso la SIGENCO SERVICE S.r.l. (recentemente fallita, appartenente al medesimo gruppo e operante nella fornitura di calcestruzzo). I finanzieri hanno ricostruito, le operazioni finanziarie attraverso cui sono stati fatti fuoriuscire i soldi dalla società si sono sviluppate essenzialmente secondo le seguenti modalità: Schema 1 - Trasferimenti dalla SI.GEN.CO. S.p.A. alla SIGENCO SERVICE S.r.l. e  da questa alla famiglia Campione. Nei mesi di novembre e dicembre 2012 sono stati emessi diversi assegni ed effettuati bonifici dai conti correnti della SI.GEN.CO. S.p.A. in favore della SIGENCO SERVICE S.r.l. per complessivi 2,7 milioni€, a fronte di fatture per forniture di calcestruzzo. Le movimentazioni finanziarie, avvenute in epoca appena successiva alla presentazione dell’istanza di concordato preventivo da parte della SI.GEN.CO. S.p.A., non erano state  autorizzate dal Tribunale Fallimentare di Catania e, pertanto, erano state qualificate quali “atti in frode” dei creditori. Successivamente, nei primi giorni di gennaio 2013, con parte della provvista finanziaria formata dai predetti trasferimenti, dai conti correnti della SIGENCO SERVICE S.r.l. sono stati effettuati due bonifici, con la causale acconto acquisto azioni, per un totale di 1 milione € su un rapporto bancario intestato a Santo Campione e poi transitati, nello stesso mese, su un c/c intestato al figlio Pietro; Schema 2 - Trasferimenti da SI.GEN.CO. S.p.A. a Santo Campione, e da questi  a Pietro Campione,  parallelamente, è stato accertato che, nel mese di novembre 2012, solo pochi giorni prima della presentazione della proposta di concordato, sono confluiti su un altro conto corrente bancario intestato a Santo Campione 3 bonifici disposti dalla SI.GEN.CO. S.p.A. per un totale di 700 mila euro. La provvista così costituita è stata integralmente  trasferita, tramite bonifico, su un c/c acceso dal figlio Pietro, con la causale “prestito a  titolo grazioso”. L’esecuzione del provvedimento di sequestro preventivo ha consentito di accertare che le originarie somme di denaro distratte (pari a circa 3,4 milioni di euro) sono state, in buona parte, utilizzate per spese sia personali che relative ad altre società riconducibili alla famiglia Campione. Sono, invece, rimasti nella disponibilità della famiglia Campione e, pertanto, sottoposti a sequestro: - 400 mila euro, in polizze assicurative intestate a Pietro Campione; - 600 mila euro, giacenti su due rapporti bancari intestati alla moglie di Santo Campione.


Catania GdF blocca corriere da Santo Domingo e 1 kg cocaina tra deodoranti. Il  catanese, Giuseppe Galati, la notte scorsa in arrivo da Santo Domingo, è stato trovato dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania con  circa 1 kg. di cocaina purissima. Le Fiamme Gialle nell’ambito dell’azione di contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, e dall’attività di analisi svolta dai militari della Tenenza di Catania-Fontanarossa sulle provenienze dei passeggeri in arrivo a Catania, hanno concentrato particolare attenzione sui  paesi a rischio. I Baschi Verdi hanno individuato  Galati tra i viaggiatori provenienti dalla  Repubblica Dominicana, con un volo che aveva fatto scalo a Madrid ed a Roma Fiumicino. Il soggetto, che già nella sala arrivi, in attesa del bagaglio, aveva palesato un  evidente nervosismo, è stato fermato dai militari della Guardia di Finanza e dal  personale dell’Agenzia delle Dogane per essere sottoposto alla cd. “visita doganale”. Il preliminare esame radiogeno del bagaglio non aveva consentito di evidenziare anomalie. I  finanzieri, insospettiti dalla presenza di alcuni contenitori cilindrici visibili ai raggi x, non si sono limitati alla prima apparenza ed hanno deciso di  approfondire l’ispezione. Il  trolley è stato aperto e scoperto 9 deodoranti  personali tipo “roll-on” avvolti da nastro adesivo trasparente. L’apertura dei deodoranti ha così portato al rinvenimento di altrettanti involucri contenenti cocaina  purissima, per un peso complessivo di circa 1 chilo. Lo stupefacente, da piazzare sul mercato catanese dopo le operazioni di taglio,  avrebbe fruttato circa 150.000€. Galati è stato quindi associato presso la Casa Circondariale di Catania a piazza Lanza a  disposizione della competente Autorità Giudiziaria etnea.


CataniaFinanziamenti per 300 milioni€ abusiva mediazione creditizia: GdF 7 ai domiciliari. Arrestati ai domiciliari: Domenico Marcuccio, 66enne nato a Giarre, consulente aziendale; Davide Zuppelli, 40enne nato a Catania, perito informatico, incensurato; Giuseppe Quattrocchi, 64enne nato a Catania, commercialista, incensurato; Placido Bruno, 64enne nato ad Adrano (CT), impiegato di banca, incensurato; Angelo Salvatore Porto, 51enne nato a Catania, libero professionista,  incensurato; Giampiero Meschino, 58enne nato a Firenze, all’epoca dei fatti funzionario di  banca, incensurato; Andrea Conti, 67enne nato a Dicomano (FI), pensionato, incensurato. Dell’organizzazione è risultato far parte anche l’ex eurodeputato fiorentino Paolo  Bartolozzi, anch’egli indagato per i medesimi reati, nei cui confronti le Fiamme Gialle hanno proceduto alla  notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.  I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, coordinati dal  gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, nella mattinata hanno eseguito un’ordinanza, emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Catania, di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’abusiva mediazione creditizia, attività per la quale hanno percepito, sotto forma di provvigioni, illeciti profitti per  oltre 4,2 milioni di euro. Le indagini hanno tratto origine da 2 “segnalazioni di operazioni sospette” trasmesse  dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia sul conto di Domenico Marcuccio, imprenditore operante nel settore dei servizi alle imprese, relative al versamento di  numerosi assegni bancari, per oltre 3 milioni di euro, emessi da società aventi sede in  diverse regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia) e contestuale  prelievo, in contanti, di parte di dette somme. Le investigazioni del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, condotte anche attraverso  l’ausilio di intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari e acquisizioni documentali. L’attività, svolta in modo abusivo in quanto non autorizzata dalla Banca d’Italia (Ente  che gestisce l’albo dei “mediatori creditizi”),  sarebbe stata promossa ed organizzata dal Marcuccio,  altri indagati, ognuno dei quali aveva uno specifico ruolo  operativo, per il quale percepiva parte dei proventi delittuosi.   Domenico Marcuccio, avvalendosi dei propri collaboratori catanesi Davide Quattrocchi, Placido Bruno ed Angelo Salvatore Porto,  si sarebbe occupato di individuare imprese che necessitavano di finanziamenti bancari alle quali proporre la possibilità, previo  pagamento di commissioni, di accedere al credito da parte degli Istituti “Monte dei Paschi  di Siena” e “MPS Capital Services” (entrambi facenti parte del medesimo gruppo bancario). Il braccio destro del Marcuccio, Davide Zuppelli, avrebbe avuto il compito di prendere contatti con  gli imprenditori in difficoltà economica e proporre loro le condizioni della consulenza offerta, finalizzata a “favorire” il buon esito della pratica di finanziamento. Tali condizioni  consistevano, in buona sostanza, nel pagamento immediato di un anticipo pari al 50% della  provvigione, determinata in misura variabile tra il 4 e il 6% del finanziamento richiesto alla  banca. L’imprenditore che accettava poteva incontrare il Marcuccio. Gli incontri avvenivano sia presso una sala riservata dell’Hotel Sheraton di Firenze sia presso le sedi di Firenze e Siena  dei due Istituti di credito. Il  principale indagato, in tali circostanze, presentandosi come funzionario della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, competente a deliberare  l’erogazione del finanziamento, avrebbe sottoposto ai clienti un contratto di consulenza e chiesto  il pagamento della prima tranche del compenso pattuito. La città di Firenze costituiva per i sodali un importante snodo, sia in quanto sede della Mps  Capital Service, sia perché base degli altri indagati, la cui attività era essenziale per il buon  esito degli affari illeciti. Tra gli indagati anche l’ex europarlamentare Paolo Bartolozzi (eletto nelle liste PDL nella legislatura 2009-2014), per l’influenza esercitata sui dirigenti della banca, e Giampiero  Meschino, funzionario della MPS Capital Service S.p.a., per l’opera di preventivo esame  ed “aggiustamento” delle pratiche da trattare. Le Fiamme Gialle hanno anche accertato che, in talune occasioni, il Meschino  avrebbe suggerito a potenziali clienti che si erano presentati in banca di rivolgersi al Marcuccio in ragione delle sue importanti “conoscenze” all’interno dell’Istituto di credito. Il ruolo rivestito dal Bartolozzi nel sodalizio criminale emerge dal tenore di diverse conversazioni intercettate tra  Marcuccio e l’ultimo sodale, anch’egli fiorentino, Andrea Conti, che dell’uomo politico è risultato essere l’intermediario nonché il destinatario di diverse somme di denaro, tramite ricariche postepay, sempre comunque dirette al Bartolozzi. Le Fiamme Gialle, nel periodo oggetto d’indagine (2009-2012) hanno notato accreditati sul conto corrente intestato al Marcuccio complessivi 4,2 milioni di euro corrisposti da varie società clienti dislocate su tutto il territorio nazionale. Parte delle somme incassate dal Marcuccio sui propri conti correnti erano successivamente distribuite ai vari associati in ragione del ruolo concretamente svolto in relazione alla singola “pratica”, perlopiù in contanti (risultano, infatti, effettuati prelevamenti per oltre 300.000 euro) e/o versate su conti intestati a soggetti terzi, così da celare la reale natura del pagamento. Con specifico riferimento alla posizione delle società che si sono avvalse dell’opera dell’organizzazione, molte delle stesse risultano oggi in fallimento o in liquidazione. Le somme complessivamente richieste quali finanziamenti, per il tramite del sodalizio criminale, ammontano a oltre 300 milioni di euro. Gli accertamenti della Guardia di Finanza nei confronti di Domenico Marcuccio non si sono limitati alle vicende oggetto di indagine, ma sono stati rivolti anche alla sua posizione fiscale. I militari, nei confronti della sua ditta individuale, infatti, nel 2013 hanno contestato un’evasione fiscale di oltre 6 milioni di euro, realizzata anche mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 3 milioni€. I finanzieri, nella circostanza, hanno eseguito un decreto di sequestro, emesso dall’Autorità Giudiziaria etnea, di beni e attività finanziarie per circa 1,6 milioni€.


 

Catania - Comandante Interregionale dell’Italia Sud-Occidentale, Generale di Corpo  d’Armata Filippo Ritondale, visita Comando Provinciale Guardia Finanza Catania. L’alto ufficiale, accompagnato dal Comandante Regionale Sicilia, Generale di Divisione Ignazio Gibilaro, si è intrattenuto con una rappresentanza di ufficiali, ispettori, sovrintendenti, appuntati e finanzieri del Comando Provinciale etneo, e con i delegati dell’organo di rappresentanza militare e della locale Sezione ANFI. Il  Generale Ritondale, nel corso dell’incontro, ha rivolto parole di compiacimento per l’encomiabile attività svolta dalla Guardia di Finanza di Catania a tutela della legalità e a presidio degli interessi economico-finanziari del Paese, con particolare riferimento agli importanti risultati raggiunti nella lotta all’evasione fiscale, nel contrasto allo sperpero di denaro pubblico e nella lotta alla criminalità organizzata. Il Comandante Provinciale di Catania, Col. t.ST Roberto Manna, a nome di tutte le Fiamme Gialle etnee, ha ringraziato il Comandante Interregionale per la visita e per le parole di apprezzamento. La visita nel capoluogo etneo è proseguita con l’incontro con il Prefetto di Catania, S.E. Maria Guia Federico, ed il Procuratore della Repubblica, Dott. Giovanni Salvi. Il Comandante Interregionale nel pomeriggio si è recato a Carlentini per partecipare alle esequie della consorte del Maresciallo Cascone, che ieri era tragicamente scomparsa.


CataniaGdF  scopre  corriere con cocaina in autostrada. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un importante servizio a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, individuando e sequestrando, nella tarda serata di ieri, nei pressi del casello autostradale di Giardini Naxos, oltre 440 grammi di cocaina. I militari del Compagnia di Riposto stavano effettuando controlli stradali lungo la direttrice Riposto-Giardini Naxos, quando, fermata una Alfa Romeo di colore amaranto, sono stati insospettiti dal comportamento degli occupanti del mezzo. I due soggetti, un uomo e una donna, lui di origine italiana, ma residente da anni in Svizzera, e lei di origine brasiliana, si sono mostrati subito visibilmente nervosi ed alle specifiche richieste sulla loro destinazione e sul motivo del viaggio, hanno fornito ai militari indicazioni assai confuse e contraddittorie. I finanzieri hanno compreso che i due potessero avere qualche cosa da nascondere, e si sono risolti nello svolgere i necessari approfondimenti, sia sulle persone che sull’automezzo, anche con l’ausilio di un’unità cinofila. Così, dall’accurata perquisizione personale del soggetto veniva rinvenuto, occultato all’interno del suo giubbotto, 1 panetto avvolto in cellophane trasparente. I primi accertamenti svolti sulla sostanza sequestrata, pari a 430 grammi, hanno consentito di appurare che si trattasse di pietra di cocaina purissima in cristalli, mentre sulla persona, occultati all’interno degli slip, è stata rinvenuta 1  bustina contenente altri 10 grammi di cocaina pronta per essere ceduta. Il soggetto è stato tratto in arresto e associato al carcere di Messina a disposizione della locale Autorità Giudiziaria, mentre la donna è risultata completamente estranea ai fatti. Lo  stupefacente sequestrato, dopo il processo di raffinazione e taglio, avrebbe fruttato circa 2 chilogrammi di cocaina, che immessi sul mercato catanese avrebbero fruttato, al dettaglio, oltre centosessantamila euro.


Catania -  GdF scopre azienda on line sconosciuta a fisco, evade 2,7 milion€. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, a seguito di una verifica fiscale conclusa nei confronti di un’impresa individuale, risultata completamente sconosciuta al fisco ed operante nel commercio on line di integratori alimentari, hanno eseguito un sequestro di beni e di disponibilità finanziarie. La ditta è stata individuata in quanto non risultava presentata alcuna dichiarazione fiscale né risultavano versamenti di imposta all’Erario. Tuttavia, il tenore di vita del titolare era particolarmente agiato, pur in assenza di altre forme di reddito idonee a sostenerlo. I Baschi Verdi del Gruppo di Catania, sin dalle prime fasi del controllo hanno visto  chiaro  che l’azienda fosse condotta senza porre in essere adempimenti fiscale. I  finanzieri hanno rilevato la totale assenza della documentazione contabile normalmente prevista (registri, bollettari, fatture, ecc.), rinvenendo, invece, un copioso carteggio extracontabile (corrispondenza commerciale, note manoscritte, ecc.). i militari hanno pertanto proceduto alla ricostruzione del volume dei ricavi realizzato dalla ditta attraverso l’esame accurato dei dati scaricati dal sito internet dell’azienda con il quale esercitava l’e-commerce nonché dall’acquisizione dei movimenti dei conti correnti e di deposito in uso all’imprenditore ed alla ditta stessa. Lo sviluppo e l’analisi degli elementi acquisiti ha consentito di scoprire un’evasione d’imposta, per il periodo dal 2009 al 2012, di oltre 2,7 milioni di euro. E’ così scattata la denuncia per reati fiscali alla Procura della Repubblica di Catania, che, a garanzia dei crediti vantati dall’Erario, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente dei beni patrimoniali riconducibili all’imprenditore.


Catania GdF  trova corrieri con 3 kg ½  cocaina in auto. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un importante servizio a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, individuando e sequestrando, alle prime luci del giorno all’alba, nei pressi del casello autostradale di Catania – San Gregorio, oltre tre chili e mezzo di cocaina. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria stavano effettuando controlli alla barriera autostradale, monitorando i veicoli in entrata verso la città etnea quando, fermata una Ford Mondeo di colore blu, sono stati insospettiti dal comportamento degli occupanti del mezzo. I due soggetti, un uomo e una donna, entrambi albanesi, si sono mostrati   subito visibilmente nervosi ed alle specifiche richieste sulla loro destinazione e sul motivo del viaggio, hanno fornito ai militari indicazioni assai confuse e contraddittorie. I  finanzieri  hanno compreso che i due potessero avere qualche cosa da nascondere, si sono risolti nello svolgere i necessari approfondimenti, sia sulle persone che sull’automezzo. I Baschi Verdi dall’accurato controllo del veicolo, hanno rinvenuto, ben occultati nei vani laterali del bagagliaio, 7 panetti avvolti in cellophane trasparente. I primi accertamenti svolti sulla sostanza sequestrata, pari a 3,6 chilogrammi, hanno consentito di appurare che si trattasse di cocaina purissima. I due albanesi sono stati, quindi, arrestati e associati al carcere di Piazza Lanza a disposizione della locale Autorità Giudiziaria. I militari stanno  ora svolgendo ulteriori indagini per individuare i destinatari della sostanza stupefacente. Gli investigatori  ritengono, che i due albanesi, trovati a seguito di perquisizione in possesso anche di 1.600 euro in contanti, possano aver avuto il ruolo di meri “corrieri” e già ricompensati per l’attività con tale somma di denaro. Lo stupefacente sequestrato, molto probabilmente destinato proprio al mercato catanese, avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre seicentomila euro.


Catania  - GdF scopre magazzino-deposito 23mila i falsi d’autore. All’apparenza sembrava un normale ingrosso di abbigliamento con prodotti provenienti dalla Cina esposti per la vendita. Invece, dopo un’accurata ispezione, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno scovato, abilmente celato tra le scaffalature, un vero e proprio grande magazzino del falso. Un primo locale, ricavato all’interno dell’esercizio commerciale, era adibito a showroom per l’esibizione del campionario dell’abbigliamento contraffatto, destinato prevalentemente ad ambulanti di origine extracomunitaria del capoluogo e della provincia etnea, per la selezione e la successiva ordinazione dei prodotti. Le successive operazioni di perquisizione eseguite nella struttura hanno consentito di rivelare, al piano superiore, raggiungibile attraverso un montacarichi interno, un altro locale dove era stoccata la gran parte degli oltre 23.000 capi d’abbigliamento recanti marchi illecitamente riprodotti sottoposti a sequestro. Ma l’attività investigativa dei militari del Gruppo di Catania non si è limitata al rinvenimento della merce contraffatta. Infatti, grazie all’attenta analisi dell’enorme quantità di merce ivi custodita, è stato scoperto anche un abile sistema utilizzato dai commercianti cinesi per cercare di superare i sempre più stringenti controlli effettuati all’atto dell’importazione in Italia da parte dell’Agenzia delle Dogane e dalle stese Fiamme Gialle. Alcune migliaia dei prodotti sottoposti a sequestro non recavano, a un primo esame, alcuna particolare marca, ma una curiosa applicazione di stoffa, apparentemente di decoro del capo di vestiario. La rimozione di quest’ultima, invece, ha consentito di disvelare l’illecita apposizione dei loghi e dei marchi delle più note griffes del mondo della moda: ARMANI, LIU JO, VERSACE, GURU e FRUTTA, solo per citare i principali.  La gran parte del materiale sottoposto a sequestro è costituito da jeans, pantaloni, tute, magliette e felpe, tutti confezionati in modo del tutto identico ai capi originali, tantoché, sono stati sequestrati anche oltre 4.000 cartellini contraffatti dei marchi ARMANI e VERSACE che, una volta apposti sui capi di vestiario, ne avrebbero rappresentato il “tagliando di qualità”, rigorosamente falso.Al termine dell’ispezione, la titolare dell’esercizio commerciale è stata denunciata alla Procura della Repubblica del capoluogo etneo per i reati di contraffazione, frode in commercio e ricettazione, mentre l’immissione sul mercato e la successiva vendita dei prodotti sequestrati avrebbe consentito di realizzare ricavi stimati in oltre 200 mila euro.


CataniaGDf indagati su bilanci ex sindaco Stancanelli ed altri 19. A conclusione di specifiche indagini delegate dalla Procura della Repubblica etnea ai finanzieri del Comando Provinciale di Catania, le Fiamme Gialle hanno notificato a 20 amministratori e dirigenti pro tempore del Comune di Catania gli “Avvisi all’indagato della conclusione delle indagini preliminari” – in ordine al reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici – emessi dal Procuratore Aggiunto, Dott. Michelangelo PATANE’, e dal Sost. Procuratore, Dott.ssa Alessia MINICO’. Gli investigatori a tutti gli indagati  contestano di aver concorso, a vario titolo, a dissimulare la reale situazione economico-finanziaria del Comune di Catania alterando talune poste dei bilanci degli anni 2009, 2010 e 2011, allo scopo di evitare la dichiarazione dello stato di dissesto finanziario dell’Ente locale e lo scioglimento del Consiglio Comunale. Interessati dall’avviso di garanzia sia il Sindaco di Catania pro tempore Raffaele STANCANELLI che gli Assessori al Bilancio pro tempore, Roberto BONACCORSI e Gaetano RIVA e il responsabile pro tempore della Direzione Ragioneria Generale del Comune, Giorgio SANTONOCITO. Gli altri indagati hanno tutti svolto, in quegli anni, le funzioni di dirigenti del Comune etneo; si tratta, in particolare, di: Pietro BELFIORE (Direttore pro tempore della “Direzione Sviluppo Attività Produttive e Turistiche – Partecipate”); Biagio LIPERA (Direttore pro tempore della “Direzione Sviluppo Attività Produttive e Partecipate”); Marco PETINO (Direttore pro tempore della “Direzione Patrimonio, Espropriazione, Provveditorato ed Economato”); Orazio PALMERI (Direttore pro tempore della “Direzione Patrimonio, Provveditorato ed Economato”); Valerio FERLITO (Direttore pro tempore della “Direzione Risorse Umane ed Organizzazione – Controllo di Gestione”); Annamaria LI DESTRI (Direttore pro tempore della “Direzione Ecologia ed Ambiente”); Alessandro MANGANI (Direttore pro tempore della “Direzione Corpo Polizia Municipale”); Nunzio PASTURA (Direttore pro tempore della “Direzione Lavori Pubblici e Manutenzioni”); Maria Luisa AREDDIA (Direttore pro tempore della “Direzione Lavori Pubblici e Manutenzioni, SS.TT., Servizi Cimiteriali”); Gabriella SARDELLA (Direttore pro tempore della “Direzione Urbanistica e Gestione del Territorio”); Roberto POLITANO (Direttore pro tempore della “Direzione Sviluppo Attività Produttive”); Augusta MANUELE (Direttore pro tempore della “Direzione Pubblica Istruzione”); Paolo ITALIA (Direttore pro tempore della “Direzione Pubblica Istruzione”); Giovanni TOMASELLO (Direttore pro tempore della “Direzione Manutenzione e Servizi Tecnici”); Corrado PERSICO (Direttore pro tempore della “Direzione Politiche Sociali e per la famiglia”); Salvatore COSTANZO (Direttore pro tempore della “Direzione Cultura”). I  militari del Nucleo di polizia tributaria di Catania nel corso delle indagini hanno proceduto, su delega dell’A.G. procedente, all’acquisizione di un’ingente mole di documentazione presso vari uffici del Comune nonché presso le sedi delle principali aziende dallo stesso partecipate. Nel contempo, allo scopo di svolgere una compiuta analisi della documentazione acquisita, tenuto conto della specificità delle regole di contabilità previste dal Testo Unico Enti Locali, la Procura ha nominato, quale consulente tecnico, un Professore ordinario di “Economia ed Amministrazione delle Aziende Pubbliche” presso l’Università degli Studi di Palermo. L’esame svolto ha consentito di evidenziare significative anomalie nella formazione e nell’approvazione dei documenti contabili in argomento, con specifico riferimento a:  appostamento in bilancio di ingenti quote di “residui attivi” risalenti nel tempo e di dubbia esigibilità, per un importo complessivi di oltre 270 milioni di euro;“debiti fuori bilancio” per oltre 78 milioni di euro, la cui certezza in ordine alla manifestazione finanziaria avrebbe dovuto indurre l’Amministrazione comunale all’individuazione delle necessarie coperture;disallineamenti contabili emergenti tra i valori iscritti in bilancio dall’ente locale controllante (Comune di Catania) rispetto a quelli rilevati nei bilanci delle società partecipate per circa 34 milioni di euro; classificazione di somme, pari a circa 20 milioni di euro, nell’ambito di voci di bilancio dalle quali non emergeva la loro natura di passività.


Catania GdF maxi sequestro marijuana a Brucoli: 1.920 kg, 3 in manette. Si tratta di D.A. 29enne, autista del camion, e dei due occupanti del SUV, F. G.   50enne e C.G. 54enne. Lo stupefacente era destinato al mercato catanese ed  altre province Sicilia. .’operazione è stata della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Catania. I militari, nell’ambito delle attività volte alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti disposte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, hanno organizzato servizi di controllo dinamico del territorio al fine di prevenire illeciti nelle zone balneari soprattutto in concomitanza con la stagione estiva. I Baschi Verdi, nel corso della mattinata del 20 giugno, hanno posto l’attenzione su 1 camion che stava percorrendo una strada secondaria nei pressi di Brucoli (Augusta Sr). L’automezzo era preceduto, a debita distanza, da un SUV che fungeva da vera e propria staffetta. I finanzieri, insospettiti dalla situazione, hanno intimato l'alt al conducente del camion.  I  militari del Nucleo di polizia tributaria di Catania si sono resi  conto del fare impacciato e nervoso, dell’autista ed hanno iniziato un'ispezione accurata del mezzo rinvenendo 87 sacchi di plastica e iuta contenenti marijuana, per un quantitativo complessivo di 1.920 kg.. L’ingente carico di stupefacente era stato ben occultato con scatole vuote che ne rendevano difficile l'individuazione a prima vista. I tre soggetti, tutti residenti a Catania e già noti per i medesimi reati, sono stati tratti in arresto per il reato di cui all'art. 73 del DPR 309/90 (detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio) e reclusi presso la casa circondariale di Siracusa. Il rilevante sequestro effettuato dai finanzieri di Catania conferma un dato che già diverse inchieste hanno potuto acclarare, come la costa orientale della Sicilia rappresenti un’importante porta d'accesso per il narcotraffico effettuato via mare.   I  sacchi di plastica contenti lo stupefacente sequestrato riportavano evidenti tracce di acqua marina e sabbia, prova del fatto che l’ingente carico era arrivato via mare poco tempo prima del sequestro. I numerosi sequestri effettuati negli ultimi mesi, tuttavia, testimoniano che i dispositivi di controllo risultano efficaci e adeguati a contrastare il particolare fenomeno. Lo stupefacente sequestrato avrebbe fruttato alla criminalità catanese introiti per quasi 20 milioni di €.


Catania Fondi comunitari in agricoltura, Gdf scopre illeciti: 13 misure.  I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Caltagirone, dott. Salvatore Acquilino, su richiesta del Procuratore della Repubblica, dott. Francesco Puleio, e dal Sostituto Procuratore, dott.ssa Ilaria Corda, hanno tratto in arresto 13 soggetti (8 in carcere e 5 ai domiciliari) per associazione a delinquere finalizzata alla illecita percezione di aiuti comunitari all’agricoltura. I Baschi verdi, nel complesso hanno denunciato 29 persone, tra cui interi nuclei familiari che, negli anni dal 2008 al 2013, hanno percepito indebitamente oltre 1.500.000 euro di contributi. Tra gli arrestati, i responsabili di 3 Centri di Assistenza Agricola (CAA) che hanno omesso di eseguire i previsti controlli sulle domande presentate, attestandone falsamente la regolarità  e contribuendo alla commissione delle frodi da parte dei percettori. Le  indagini sono state condotte dai finanzieri della Compagnia di Caltagirone, durante circa un anno, ed hanno preso avvio dalla denuncia presentata dal proprietario di un terreno che, rivoltosi ad un Centro di Assistenza Agricola per presentare la domanda di aiuti per l’agricoltura, aveva scoperto che il suo fondo era già stato destinatario di incentivi. Le attività investigative delle Fiamme Gialle calatine si sono concentrate sul controllo di centinaia di fascicoli aziendali ed hanno consentito di evidenziare la presenza di un gruppo affaristico-criminale ben organizzato, che si sarebbe avvalso di una fitta rete di complicità di operatori dei Centri di Assistenza Agricola al fine di beneficiare dei contributi. Gli indagati, infatti, interrogavano le banche-dati dei CAA per individuare le particelle catastali dei terreni non ancora utilizzati per l’ottenimento degli aiuti. Acquisite le informazioni necessarie, riproducevano fittizi contratti di affitto e/o di comodato con soggetti del tutto ignari e, in taluni casi,  addirittura deceduti, intestandoli a persone compiacenti. I Responsabili dell’organizzazione, infatti, reclutavano individui (tutti indagati) che, dietro corrispettivo di 1.000 euro circa, consegnavano copia dei propri documenti di riconoscimento necessari per le istanze di accesso ai finanziamenti.  I finanzieri hanno scoperto che tra le particelle utilizzate, oltre a quelle di privati cittadini, vi erano anche quelle di proprietà del Demanio della Regione Siciliana e di numerosi Enti locali, tra cui il Comune di Butera (CL), Caltagirone (CT), Gela (CL), Termini Imerese (PA) e Trapani (TP), che, ovviamente, non avevano mai concesso l’uso di tali fondi agricoli.I maldestri, al fine di mascherare la frode, inoltre, secondo gli investigatori avrebbero usato terreni che venivano trasferiti di anno in anno da un indagato all’altro, attraverso cessioni incrociate, in modo da non far risultare lo stesso beneficiario per il medesimo fondo agricolo. I militari hanno evidenziato che sono state costituite ad hoc decine di imprese agricole che hanno gestito “cartolarmente”, per ogni annualità (campagna agricola), oltre 1.500 ettari di terreno.I Baschi Verdi, nel corso dell’indagine hanno accertato che il sodalizio criminale aveva presentato anche per l’anno 2014 domande di pagamento di contributi all’AGEA per circa un milione di euro. Sono state, pertanto, avviate le procedure per il blocco di tali erogazioni.Sono in corso di esecuzione, infine, provvedimenti di sequestro di immobili, terreni, autoveicoli, quote societarie e denaro per garantire il recupero delle somme indebitamente percepite dagli indagati.


Catania - Gdf Operazione  “Fiume Giallo”: alloggi fatiscenti, sequestro 4 milioni di pezzi, 11 denunciati.  I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di nell’ambito dei servizi volti alla repressione della contraffazione e alla tutela della sicurezza dei prodotti, hanno concluso una complessa attività investigativa con il sequestro di merce per oltre 4 milioni di pezzi e la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 11 imprenditori cinesi. Si tratta di uno dei più rilevanti sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza a livello nazionale. L’operazione “Fiume Giallo” sviluppata dai finanzieri del Gruppo di Catania ha consentito di individuare, nella zona industriale del capoluogo etneo, un vero e proprio centro di stoccaggio e di distribuzione di merci di provenienza cinese, realizzato in un grande capannone di oltre 2.000 mq, condotto regolarmente in affitto da un imprenditore sinico. I Baschi Verdi, durante il controllo hanno accertato che il titolare aveva ricavato nel fabbricato ben 18 box, delimitati da una recinzione metallica, che successivamente ha provveduto a subaffittare in nero, come depositi di merce, ad altri connazionali proprietari di negozi concentrati prevalentemente nelle zone di via Archimede e di via Giordano Bruno, le “China town” catanesi. I riscontri hanno impegnato i finanzieri per diversi giorni. I militari hanno eseguito verifiche su tutta la merce rinvenuta nei singoli box, costituita prevalentemente da giocattoli, articoli da ferramenta e capi di vestiario, tutti rigorosamente di produzione cinese, destinata agli scaffali dei negozi e agli ambulanti in tutta l’area etnea. I finanzieri, tra i prodotti contraffatti, in particolare, hanno sequestrato giocattoli di personaggi “Walt Disney”, “Dragon Ball”, “Spiderman” e “Hello Kitty”, ovvero articoli sportivi, tra i quali capi di abbigliamento e palloni recanti i marchi delle squadre del campionato italiano di Serie A, ovviamente Calcio Catania su tutti. I Baschi Verdi hanno  trovato oggetti con marchi illecitamente riprodotti, ed anche una vastissima gamma di beni non certificati e sprovvisti del marchio CE, tra cui occhiali da vista, tutori e supporti ortopedico-sanitari, apparecchiature elettriche ed elettroniche, venduti mediamente a prezzi irrisori rispetto a quelli originali ed ufficiali posti in commercio sul mercato nazionale attraverso i regolari canali di vendita. I militari, al termine dell’ispezione hanno sequestrato oltre 4 milioni di articoli per irregolarità inerenti alla tutela del marchio o all’assenza della marcatura CE. I tutori dell’ordine hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Catania gli 11 imprenditori cinesi, affittuari dei box in cui era detenuta la merce irregolare e segnalato alla locale Camera di Commercio per l’applicazione di sanzioni amministrative per oltre 600 mila €. L’immissione sul mercato e la successiva vendita dei prodotti sequestrati avrebbe consentito ai responsabili di realizzare ricavi stimati per oltre 5 milioni €, nonché di rifornire i tanti venditori ambulanti presenti su Catania e provincia. I finanzieri non si sono limitati al controllo di aspetti economici.  I  militari infatti, all’atto dell’accesso nel capannone industriale, hanno rilevato che i collaboratori del cinese affittuario avevano attrezzato, dentro gli ex uffici amministrativi, degli alloggi di fortuna. Camere da letto improvvisate, con brandine, comodini, cuscini e coperte, nonché una cucina, con frigoriferi, congelatori, piatti e quant’altro necessario. I baschi Verdi hanno constatato le precarie condizioni igieniche del complesso, ed hanno  chiesto l’intervento dei funzionari dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania. Gli accertatori hanno riscontrato violazioni amministrative connesse alla promiscuità fra l’area lavorativa e residenziale, nonché gravi carenze igienico-sanitarie. I militari hanno poi esteso le verifiche nella zona magazzino ai fini della normativa in materia di sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro, riscontrando l’inadeguatezza dell’impianto antincendio presente, non più a norma rispetto alle abusive modifiche strutturali operate nel deposito. La lotta alla contraffazione ed i controlli in materia di sicurezza dei prodotti continuano a costituire un obiettivo prioritario per la Guardia di Finanza nell’ottica di garantire la massima tutela del cittadino consumatore e il corretto andamento dell’economia. I militari con la sottrazione dal mercato nero di notevoli quantità di merce illecita puntano alla lotta dell’abusivismo commerciale, in quanto comporta concrete difficoltà di approvvigionamento per i venditori ambulanti.


Operazione Civita 5 arresti per usura 160%, usato anche un ragazzino durante i ricatti

 (video estorsione ed operazione)

Catania -  (video estorsione ed operazione)  GdF Operazione Civita 5 arresti per usura 160%, usato anche un ragazzino durante i ricatti. I  militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, coordinati dal pool contro i reati di usura ed estorsione della Procura della Repubblica, nella mattinata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 soggetti catanesi, responsabili, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione. Si tratta, in particolare, di: Felice PAPASERIO, 39enne nato a Catania, dipendente di un’azienda di trasporti, pregiudicato per i medesimi reati; Antonino Giuseppe La Rosa (detto “Antonello”), 39enne nato a Catania, dipendente di una cooperativa di gestione parcheggi, già noto; Francesco Mirabella, 56enne nato a Catania già noto; Lorenzo SAITTA (detto “il vecchio”), 78enne  nato a Catania   pensionato, per i medesimi reati; Alfio Alessandro BASILE, 48enne nato a Catania commerciante, già noto.  Le indagini sono state avviate a seguito di denunce presentate da alcuni commercianti catanesi. Le vittime supportate da una locale associazione antiracket (Associazione Antiracket Antiusura Etnea), hanno deciso di raccontare le prevaricazioni che subivano ormai da diversi anni ad opera di alcuni “strozzini” operanti nei quartieri “Civita”, “San Cristoforo” e “San Berillo” di Catania. Le investigazioni, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, si sono avvalse sia di attività tecniche di intercettazione audio/video che di osservazioni e pedinamenti sul territorio. I Baschi Verdi hanno   raccolto importanti elementi di prova nei confronti della rete di usurai, che aveva applicato tassi d’interesse pari, in alcuni casi, al 160% annuo.  I  ruoli all’interno della consorteria criminale sarebbero, secondo gli investigatori così suddivisi:  SAITTA (“il vecchio”) e PAPASERIO erano coloro che finanziavano l’attività illecita, mentre gli altri componenti (LA ROSA, MIRABELLA e BASILE) si sarebbero occupati di individuare “i clienti”, soprattutto fra i piccoli commercianti in difficoltà economica, e della riscossione delle rate settimanali.  SAITTA e   LA ROSA, inoltre, avrebbero posto in essere anche le attività estorsive finalizzate a intimorire i soggetti vessati per “convincerli” ad onorare gli impegni di pagamento. Dall’attività investigativa è emerso che  LA ROSA (detto “Antonello”), in più occasioni, si è recato anche dentro una chiesa per intimare, lontano da occhi indiscreti, ad una propria vittima la corresponsione dei debiti scaduti. Lo stesso LA ROSA, sempre per non destare particolari sospetti, avrebbe sfruttato il proprio figlio di appena 13 anni per condurre le illecite attività. Il soggetto sarebbe stato solito inviare il minore presso gli usurati per riscuotere le rate settimanali. Il personaggio, si faceva accompagnare quando doveva recarsi dalle proprie vittime per minacciarle. I finanzieri, nel corso delle indagini hanno acclarato 25 episodi di usura e 2 di estorsione in danno di altrettanti soggetti, mentre altri casi non sono stati contestati per la mancata individuazione delle vittime. I prestiti pattuiti variavano dalle poche centinaia ad alcune migliaia di euro, corrisposti sempre e solo con denaro contante. I finanzieri hanno schematizzato l’articolato sistema finanziario illecito: veniva prestato denaro contante con l’obbligo di restituzione, entro le 14 settimane  successive, con rate settimanali pari al 10% del capitale; successivamente, considerato che il più delle volte le vittime non erano in grado di far fronte ai pagamenti dovuti,   procedevano alla ricapitalizzazione del debito.  L’usuraio prestava un’ulteriore somma in contanti per far fronte al debito originario, trattenendo per sé l’importo e costringendo l’usurato a pagare rate settimanali per restituire una cifra ancora maggiore. 


Catania  (video operazione)Gdf operazione Scarface: 11 ordinanze per amici Mazzei, coinvolto 1 finanziere. I Baschi Verdi, alle prime luci dell’alba hanno avviato l’operazione antimafia. La  Guardia di Finanza di Catania ha agito nei confronti di personaggi ritenuti appartenenti al noto clan Mazzei, “carcagnusi”. I finanzieri hanno eseguito misure di custodia cautelare e sequestri di società e beni immobili per oltre 65 milioni di euro. Complessivamente, il provvedimento di custodia cautelare personale in carcere è stato emesso nei confronti dell’organizzazione ed ha interessato i seguenti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata al compimento di estorsioni, bancarotte fraudolente e trasferimenti fraudolenti di valori: Sebastiano MAZZEI,44enne  nato a Catania; Gaetano CANTARELLA, 61enne nato a Catania; Francesco Ivano CERBO, 53enne nato a Livigno (SO); William Alfonso CERBO, 31enne nato a Catania; Cirino Antonio D’ASSERO, 44enne nato a Livorno Ferraris (VC); Gabriele Santi DI GRAZIA, 32enne  a Catania; Michele DI GRAZIA, 24enne nato a Catania; Angelo FINOCCHIARO, 66enne nato ad Acicatena  (CT); Carmelo PANEBIANCO, 53enne nato a Catania; Luigi ZENNARO, 54enne  nato a Catania; Francesco CACCAMO, 53enne nato a Palermo. Le Fiamme Gialle, nel corso delle indagini hanno scoperto altresì il contributo causale all’associazione di stampo mafioso fornito da un ispettore della Guardia di Finanza, il Luogotenente Francesco Caccamo, in servizio al Gruppo di Catania. Il militare è stato oggetto di provvedimento di custodia cautelare in carcere. I particolari dell’operazione illustrati nel corso di una conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la Procura della Repubblica di Catania, alla quale ha partecipato il Procuratore della Repubblica, Dott. Giovanni Salvi. I  militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio di uomini dello SCICO di Roma ed  elicotteri della Sezione Aerea di Catania, a conclusione di una complessa indagine antimafia, hanno eseguito la misura cautelare personale e reale nei confronti dei presunti appartenenti al clan Mazzei-Carcagnusi. L’operazione ha tratto origine dalle attività svolte nell’ambito della indagine “Reset” che, nel novembre del 2013, aveva portato all’arresto di 24 componenti del clan Santapaola, cosiddetto “Gruppo della Stazione”. In quel contesto erano emersi specifici elementi relativi alla riconducibilità di alcune attività economiche, tra cui una nota discoteca catanese, alla famiglia mafiosa dei Mazzei (“Carcagnusi”), operante in Catania. Le attività investigative, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia etnea, hanno consentito di definire i contorni dell’associazione mafiosa ed i reati commessi dai suoi membri (intestazione fittizia di beni, bancarotta fraudolenta ed estorsione) nonché di risalire all’articolato reticolo di interessi economici e finanziari del clan. I finanzieri, anche attraverso il ricorso ad attività tecniche, hanno ricostruito la trama degli affari illeciti dell’organizzazione criminale, sia con riferimento ai reati più tipici e diffusi (ad esempio, il racket nei confronti degli imprenditori), sia con riguardo agli aspetti inerenti alla sua capacità di penetrazione nell’economia legale mediante investimenti di capitali.Le  indagini, oltre ad individuare le metodologie di acquisizione delle attività economiche per il tramite dell’arruolamento di prestanome, hanno consentito di accertare alcuni casi di bancarotta fraudolenta ai quali è stata contestata per la prima volta dalla Procura catanese l’aggravante dei metodi mafiosi. I Baschi Verdi hanno accertato che componenti dell’organizzazione mafiosa preposti alla gestione degli affari economici del clan, dopo aver fittiziamente creato, anche nel centro e nel nord Italia, alcune società operanti per lo più nei settori dell’edilizia e delle lavorazioni tessili, intestandone le quote a semplici prestanome, provvedevano all’acquisto di prodotti e materiali per rilevanti importi senza adempiere ai relativi pagamenti, facendo leva sul potere di intimidazione derivante dal vincolo mafioso. I militari hanno accertati episodi di violenza e minaccia sia nei confronti di fornitori i quali avevano chiesto i pagamenti della merce venduta, che di clienti ai quali non era stata emessa la fattura fiscale. Il sistema così ideato, operando a monte (acquisti di merce non pagata) e a valle (vendite in nero), realizzava l’illecito arricchimento degli associati ed il progressivo depauperamento delle società, fino al loro fallimento. I Baschi Verdi ritengono che al vertice dell’organizzazione sia Sebastiano Mazzei, figlio di Santo Mazzei, reggente dell’omonimo clan detto anche “dei carcagnusi, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno ed attualmente ricercato. Gli accertamenti patrimoniali hanno permesso l’individuazione e il sequestro di un ingente patrimonio, stimato in oltre 65 milioni di euro, costituito da beni mobili e immobili: società di costruzioni, ville, magazzini, un lido balneare e una discoteca. Un distinto filone investigativo, collegato all’operazione sopradescritta, ha fatto emergere le posizioni - estranee alle vicende mafiose del clan – di cinque finanzieri in servizio a Catania. I militari, nei cui confronti è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, si sono resi responsabili di false attestazioni e omissioni nel corso di un’operazione di polizia giudiziaria a contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti.


Catania Microspie e videosorveglianza  per GdF, operazione Tabula rasa: droga 9 ordinanze.

  (video operazione)Si tratta  di  Roberto La Spina. 60 finanzieri del Comando Provinciale di Catania di mattina, hanno eseguito  un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal GIP del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia Etnea, nei confronti di 9 soggetti, indagati per i reati di detenzione illecita e vendita di  sostanze stupefacenti. Le indagini hanno ricostruito nel dettaglio un’articolata attività di spaccio di sostanze stupefacenti che aveva la sua base logistica nell’abitazione di Roberto La Spina, già sottoposto agli arresti domiciliari. I militari, all’interno dell’abitazione, hanno trovato un vero e proprio laboratorio, in cui venivano, dapprima lavorate e “tagliate” le sostanze stupefacenti, tipo marijuana e cocaina, per poi essere cedute ai coindagati, i quali  mettevano lo stupefacente in vendita sulle piazze di Giarre, Riposto, Taormina, Giardini Naxos ed altre località limitrofe della zona ionica. I Baschi Verdi della Compagnia della Guardia di Finanza di Riposto, nel corso delle attività investigative, hanno collocato, nell’abitazione del La Spina, delle microspie che hanno consentito di ascoltare e documentare tutte le conversazioni intercorse tra il soggetto ed i suoi complici, durante i loro incontri, in cui organizzavano gli illeciti traffici e decidevano  le zone  e le modalità di spaccio.   Un  sistema di videosorveglianza, posizionato all’esterno dell’immobile, ha permesso di identificare tutti i soggetti coinvolti nell’attività criminale, nonché di svolgere servizi di pedinamento degli stessi. Il GIP ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di  7 indagati e quella degli arresti domiciliari nei confronti di altri 2.  I finanzieri della Compagnia di Riposto, della Tenenza di Acireale e della Brigata di Bronte, con il supporto di pattuglie della Compagnia di Taormina e di 3 unità cinofile antidroga del Gruppo di Catania, hanno anche proceduto a contestuali perquisizioni personali e domiciliari, su decreto della Procura Distrettuale Antimafia di Catania.


Catania Finanza scopre pensionata 70enne miliardaria evasore 1,5 milioni€. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, a conclusione di un’attività investigativa per il contrasto dell’evasione immobiliare, hanno scoperto una pensionata catanese ultrasettantenne, titolare di 90 immobili, che ha sottratto al fisco, solo negli ultimi 5 anni, circa 1,5 milioni di euro. I  militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito delle iniziative volte al monitoraggio dei grandi patrimoni immobiliari, hanno individuato, tra le altre, la posizione dell’anziana signora che, dopo la morte del coniuge, un imprenditore catanese, ha ereditato un cospicuo numero di case, appartamenti, locali commerciali e capannoni,  compresi immobili di pregio ubicati anche nelle vie più centrali e note di Catania. I Baschi Verdi, con approfondimenti hanno evidenziato che la pensionata presentava dichiarazioni dei redditi con importi irrisori rispetto al valore del patrimonio detenuto. Infatti, in esse confluivano esclusivamente la pensione di reversibilità di 500€ mensili e redditi da fabbricati per soltanto 150 mila €. Lo sviluppo delle investigazioni, mediante l’incrocio delle informazioni disponibili alle banche dati ed il ricorso alle indagini bancarie, ha fatto emergere un quadro di diffusa evasione fiscale, di locazioni in nero, di abusi edilizi mai sanati e di violazioni amministrative connesse alla gestione degli affitti. I  militari hanno accertato locazioni completamente in nero, senza contratto di affitto, di ben 29 immobili, i cui canoni, mensilmente percepiti, non sono mai confluiti nelle dichiarazioni fiscali presentate. Inoltre, alcune di queste proprietà, catastalmente dichiarate quali sottotetti o cantine, erano finanche prive dei requisiti di abitabilità. Alcuni beni sono risultati oggetto di regolari contratti di locazione, puntualmente registrati, ma gli importi indicati erano di gran lunga inferiori a quelli effettivamente corrisposti dai locatari per la conduzione degli stessi. Fra questi immobili, il caso più eclatante è stato quello di due capannoni, per una superficie commerciale di oltre 2000 mq, affittati regolarmente a una società catanese e utilizzati quali deposito di merce. I 42 mila euro annui pattuiti nel contratto stipulato e debitamente registrato non sono però mai stati dichiarati dall’anziana contribuente, in quanto i fabbricati, come emerso dagli accertamenti svolti, sono risultati abusivi, mai condonati e mai accatastati. Così nelle dichiarazioni confluiva la sola rendita di poche centinaia di euro derivante dalla tassazione del terreno agricolo su cui i capannoni erano stati edificati negli anni 80.  Dal controllo, inoltre, sono emerse anche molteplici e ulteriori violazioni amministrative riguardanti sia l’evasione dell’imposta di registro, per le locazioni a nero, quantificata in oltre 16.000€, sia l’omessa denuncia all’Autorità di Pubblica Sicurezza di cessione di 41 fabbricati, per la quale è prevista l’applicazione di sanzioni per un importo massimo di oltre 63.000€. Al termine degli accertamenti, pertanto, è stata complessivamente constatata un’evasione fiscale di 1,5 milioni € di redditi non dichiarati, con la conseguente denuncia della contribuente all’Autorità Giudiziaria per il reato tributario di infedele presentazione della dichiarazione dei redditi. Le Fiamme Gialle stanno svolgendo indagini sulle posizioni relative ai tributi locali connessi alla gestione dell’ampio patrimonio immobiliare.


CataniaGDF  sequestra azienda cinese: 40mila articoli contraffatti. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di un’operazione congiunta con gli uffici dell’INPS, INAIL, ASP, Vigili del Fuoco e Direzione Territoriale del Lavoro, volta al contrasto delle diverse forme di illegalità economica, hanno eseguito il sequestro di 40 mila articoli contraffatti o non sicuri nei confronti di un imprenditore cinese operante nell’hinterland della provincia etnea, a cui sono state contestate anche violazioni per “lavoro nero” e per la sicurezza dei luoghi di lavoro. Il soggetto è stato individuato grazie al costante controllo economico del territorio svolto dalle pattuglie del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania e dal monitoraggio sempre più capillare sulla presenza degli esercizi commerciali gestiti da imprenditori di origine cinese operanti nella provincia. L’attività investigativa ha permesso di individuare, nella zona commerciale di Misterbianco, un esercizio commerciale di grandi dimensioni  dedito alla vendita di merce contraffatta e di articoli non sicuri con falso marchio CE, ma anche la presenza di dipendenti, tra i quali cittadini italiani, presumibilmente impiegati in nero.  Il conseguente intervento presso il grande magazzino un vero e proprio megastore di prodotti che vanno dall’abbigliamento a quelli di più comune utilizzo, abitualmente visitato da numerosi clienti, ha consentito di rinvenire capi contraffatti delle migliori griffe nazionali ed estere, quali Alviero Martini - 1a Classe, Piero Guidi, Armani, Chanel, Luis Vuitton, Burberry, nonché i marchi Frutta ed Hello Kitty. I militari hanno anche trovato: giocattoli e piccoli elettrodomestici non conformi alle norme comunitarie in materia di sicurezza dei prodotti e particolarmente scadenti. Le Fiamme Gialle hanno sottoposto a sequestro oltre 40.000 articoli, sottraendoli così al mercato del falso e agli ambulanti extracomunitari abitualmente dediti alla vendita di questi prodotti nei pressi di Corso Sicilia e dei diversi mercati rionali. Dal controllo sono emerse molteplici e ulteriori violazioni amministrative riguardanti sia il personale dipendente che la normativa sulla tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro. Infatti, il personale dell’INPS, INAIL, Direzione Territoriale del Lavoro, ASP e Vigili del Fuoco di Catania intervenuto ha rilevato, in particolare, l’impiego di quattro lavoratori completamente “in nero” (due italiane e due cinesi), cioè sprovvisti di un qualsiasi tipo di contratto di lavoro nonché della relativa posizione contributiva. Tra questi, è stata identificata una minorenne cinese senza permesso di soggiorno e per la quale si è reso necessario l’affidamento a una casa di accoglienza. L’impiego del 50% della manodopera in nero ha fatto scattare immediatamente il provvedimento di sospensione dell’attività. Ancora, è stata constatata l’ostruzione delle uscite di emergenza, trovate sigillate da catene e lucchetti, l’impianto elettrico non in regola con la normativa di settore, nonché la presenza di un ascensore/montacarichi privo dei requisiti di sicurezza. Al termine delle operazioni la titolare dell’esercizio commerciale è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria per i reati di contraffazione, frode in commercio e sfruttamento del lavoro clandestino e minorile, nonché segnalata alla locale Camera di Commercio per violazioni amministrative che comportano sanzioni sino a 300.000 euro. La sinergia operativa tra gli organi preposti intervenuti ha permesso di approcciare secondo moduli trasversali e più efficaci le attività di controllo nei confronti di commercianti  orientali, particolarmente propensi a operare fuori dalle regole. Altre ispezioni sono in programma per garantire la dignità e la sicurezza delle persone impiegate nel mondo del lavoro ed evitare tragedie come quella di Prato dello scorso novembre.


Catania - GdF  formazione IRAPS sequestro 431.000€ preventivo. Il sequestro è stato disposto in relazione a somme di denaro,  beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 431.000€ appartenenti a Francesco CAVALLARO (direttore amministrativo dell’I.R.A.P.S.), Filippa COLOMBINO (legale rappresentante dell’I.R.A.P.S.) e Concetta CIMINO. Sono stati i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, coordinato dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente richiesto al G.I.P. Il  decreto di sequestro preventivo per equivalente è stato richiesto al G.I.P. nell’ambito di attività di indagine che ha interessato l’ente di formazione professionale IRAPS, aggiudicatario dell’appalto per il servizio di “Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia della Regione Siciliana – Procura di Palermo, Tribunale di Catania e Corte d’Appello di Catania”.  Il  Procuratore Giovanni Salvi presso la Procura della Repubblica di Catania alle ore 11,30, presso la Procura etnea chiarisce i particolari dell’operazione. Uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente emesso dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Il provvedimento cautelare è stato richiesto nell’ambito di un’indagine che ha interessato le attività svolte dall’I.R.A.P.S. quale ente aggiudicatario dell’appalto per l’attuazione del servizio di “Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia della Regione Siciliana – Procura di Palermo, Tribunale di Catania e Corte d’Appello di Catania”, appalto del valore di 1.230.660,00 euro finanziato attraverso il Fondo Sociale Europeo, avente quale scopo principale quello di fornire a ciascun Ufficio Giudiziario una struttura organizzativa moderna, in grado di rispondere alle richieste ed esigenze della cittadinanza e dei diversi utenti, attraverso una serie di attività volte alla semplificazione, trasparenza e razionalizzazione dei processi organizzativi interni nonché alla formazione del personale amministrativo con particolare riferimento all’utilizzo delle tecnologie informatiche.  Le attività investigative hanno tratto spunto dalla segnalazione effettuata alla Procura della Repubblica dal Presidente della Corte d’Appello e dal Presidente del Tribunale di Catania i quali, con note congiunte, rappresentavano la sostanziale assenza di attività oggetto dell’appalto e di conseguenti risultati valutabili, nonostante risultassero erogati fondi pubblici in favore dell’I.R.A.P.S. sulla base di Stati di Avanzamento Lavori presentati dal predetto ente alla Regione Siciliana.  Gli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza su delega della Procura della Repubblica di Catania hanno riguardato le attività svolte dall’I.R.A.P.S. presso gli uffici giudiziari catanesi, con particolare riferimento allo Stato di Avanzamento Lavori alla data del 31.10.2010. Le indagini hanno evidenziato che l’ente aggiudicatario dell’appalto, occultando alla Regione Siciliana il mancato rispetto degli impegni assunti nell’espletamento delle attività oggetto del servizio, nonché riportando nel predetto S.A.L. costi relativi a spese non realmente sostenute alla data del 31.10.2010 o, in taluni casi, addirittura fittizie, induceva in errore l’ente pubblico sulla effettività delle attività svolte presso la Corte d’Appello ed il Tribunale di Catania nonché sul reale sostenimento di parte delle relative spese, così ottenendo l’erogazione di ulteriori somme, oltre quelle già percepite a titolo di anticipazione, nonché l’estensione del finanziamento di un ulteriore quinto del prezzo dell’appalto cui seguiva la corresponsione di un’anticipazione pari al 50% dell’incremento ottenuto. A tale condotta, qualificabile come truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, ha contribuito – secondo le valutazioni della Procura accolte dal Giudice - CIMINO Concetta, Responsabile Unico del Procedimento designato dalla Regione Siciliana, avente il compito di sovrintendere alla regolarità delle attività oggetto di aggiudicazione da parte dell’I.R.A.P.S. Il sequestro è stato disposto in relazione a somme di denaro,  beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 431.000€ appartenenti a Francesco CAVALLARO (direttore amministrativo dell’I.R.A.P.S.), Filippa COLOMBINO (legale rappresentante dell’I.R.A.P.S.) e Concetta CIMINO. L’I.R.A.P.S. risulta già coinvolto nella recente indagine denominata “Pandora” relativa all’illecita appropriazione di finanziamenti pubblici destinati alla formazione professionale, indagine che ha determinato l’emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti del CAVALLARO e della COLOMBINO


Catania - Gdf in aeroporto  sanziona Cinesi con euro in scatole cioccolata e pannolini. I Baschi Verdi coordinati dal Tenente Elena Faganello, Comandante della Tenenza Guardia di Finanza di Catania-Fontanarossa  hanno elevato nel complesso, sanzioni su 700 mila euro.  Il denaro viaggiava  verso la Cina per la “festa di primavera”: il Capodanno. I meccanismi per violare la norma che consente di portare all'estero più di 10mila euro sono stati scoperti della guardia di finanza di Catania  all'aeroporto internazionale di Fontanarossa.   I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, già negli ultimi mesi  in collaborazione con i funzionari doganali, hanno intensificato i controlli  per il contrasto dell’esportazione illegale di valuta all’estero. Le Fiamme Gialle hanno controllato oltre 100  passeggeri   dell’aeroporto “Vincenzo Bellini” di Catania-Fontanarossa. I viaggiatori  sono stati sottoposti ad accertamenti ai sensi della normativa sulla circolazione transfrontaliera di capitali, che prevede l’obbligo di dichiarazione per gli importi superiori ai 10mila€.


Catania - Guardia Finanza: a concerto Violetta, sequestra centinaia prodotti contraffatti. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in occasione del concerto del noto personaggio televisivo Disney “Violetta” tenutosi nel capoluogo etneo nell’ultimo week end, hanno sequestrato centinaia di prodotti contraffatti recanti il nome e l‘effige dell’artista. I Baschi Verdi hanno rilevato che non solo bambine e genitori di tutta la Sicilia sono stati attirati dallo spettacolo che per due giorni si è tenuto al Palacatania, ma anche venditori ambulanti per piazzare i prodotti non ufficiali. Il grande successo della serie televisiva ed il tutto esaurito registrato dall’evento hanno indotto il mercato del falso a non lasciarsi sfuggire l’occasione di facili guadagni. I militari hanno scoperto che i maldestri hanno sfruttato le richieste dei bambini di acquistare un ricordo del concerto della loro star preferita per vendere prodotti contraffatti. I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria in servizio anticontraffazione durante le serate, nelle aree adiacenti l’ingresso del palazzetto, insieme a migliaia di V-Lovers, come si definiscono le fans di Martina Stoessel, alias “Violetta”, sono intervenuti per i controlli. Le Fiamme Gialle hanno individuato 14 soggetti, di cui 10 addirittura giunti dalla Campania, intenti nella vendita di capi d’abbigliamento e gadget di ogni tipo recanti il volto, il nome e il logo della showgirl argentina e della serie televisiva, tutto rigorosamente falso. Le persone fermate sono state denunciate alla locale Autorità Giudiziaria e la merce posta sotto sequestro. Altri ambulanti, alla vista dei finanzieri, si sono precipitosamente dati alla fuga per non incappare nei controlli.


Catania  - Finanza, blocca 7 corrieri e 1.520 kg marijuana.  5 albanesi e 2 italiani sono stati presi nella notte su 2 furgoni e 3 auto

: Shkelzen Aliaj, Sokol Cenaj, Viktor Dalipaj, Gentian Hoxha, Arsen Serjnaj, Agatino Santanocito, Francesco Gennaro.  I Baschi Verdi, nell’ambito delle attività di controllo del territorio quotidianamente disposte dal Comando Provinciale di Catania hanno sequestrato lo stupefacente.  Una  pattuglia ha notato un’insolita carovana, composta da 3 vetture e 2 furgoni, viaggiare a velocità sostenuta lungo la statale 114, tra Acireale e Riposto. I  due furgoni, bianchi, privi di qualsiasi insegna e di cui uno con targa di cartone, hanno attratto l’attenzione dei militari che hanno  deciso di seguire il convoglio. I militari hanno proceduto, nel frattempo, ad eseguire le verifiche di routine sulle targhe dei mezzi ed a chiedere l’ausilio di altre pattuglie.  I  militari con il  rinforzo, hanno stabilito di sottoporre a controllo il convoglio in zona Santa Maria degli Ammalati, alle porte di Acireale.  I  2 furgoni sono stati immediatamente fermati, le 3 auto hanno tentato una manovra elusiva, risultata vana. I finanzieri,   dopo un breve inseguimento, hanno bloccato sul nascere il tentativo di fuga. L’ispezione dei furgoni ha permesso di rinvenire diverse balle di marijuana avvolte in sacchi di juta, per un peso complessivo di kg. 1.520.Tutti i soggetti fermati, 5 albanesi e 2 italiani, sono stati tratti in arresto e posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria etnea. Contestualmente sono stati sottoposti a sequestro tutti i mezzi e la sostanza stupefacente. L’enorme quantitativo di stupefacente sequestrato era destinato ad alimentare, soprattutto nell’approssimarsi delle festività natalizie, non solo il mercato catanese, ma, verosimilmente, anche quello di altre province. La sua rivendita avrebbe fruttato circa 10mln.€.


Catania  (video arresti GdF) Operazione GdF “Reset” manette a 24 dei Santapaola-Ercolano Stazione e Civita. Oltre 150 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania all’alba hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 24 soggetti indiziati dei delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, ricettazione e detenzione di armi, estorsione, danneggiamento e incendio doloso, usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, evasione e rapina a mano armata. Le indagini sono state coordinate dal procuratore capo Giovanni Salvi, dall'aggiunto Carmelo Zuccaro e dai sostituti Iole Boscarino e Andrea Bonomo.  17 arresti, 1 ai domiciliari, e 7 ordinanze notificate in carcere. L’atteggiamento temerario dei nuovi vertici indagati ha causato momenti di frizione con altri clan mafiosi, consentendo agli investigatori di acquisire elementi  di prova su personaggi di spessore del gruppo della “Civita”, riconducibile alla famiglia Nizza (Giovanni Nizza  e Salvatore Mirabella). L’ordinanza è stata eseguita nei confronti dei soggetti nati a Catania: Alessandro Albergo, 22enne, Francesco Arcidiacono, 53enne  alias “Franco U Salaru”, Marco Arena, 49enne, Orazio Bonfiglio, 32enne alias “Orazio Bassotto”, Sebastiano Caruso,  48enne alias “Nuccio Tyson”,  Carmelo Chiantello, 33enne inteso “Melo”, Carmelo Di Bartolo,48enne alias “Melo Sviluppo”, Roberto Di Mauro, 50enne, Francesco Faro, 26enne alias “Melo Meno”,  Angelo Gallo, 25enne alias “Angelo a ciolla”, Francesco Liberato, 38enne inteso “Franco”, Salvatore Mirabella, 48enne alias “Turi Palocco”, Angelo Mirabile, 47enne alias “Angelo u porcu”, Giovanni Nizza,  40enne alias “Giovanni Banana”, Agostino Pomponio,  48enne,  Antonio Puglisi, 42enne alias “Puddisino”, Cristofaro Romano, 31enne inteso “Cristian”, Alessandro Scalia, 35enne, Davide Giuseppe Silverio, 46enne, Alessandro Vella, 22enne, Domenico Zuccaro, 45enne alias “Domenico u biondo”, Benedetto Zucchero,  20enne inteso “Benny”, Giuseppe Zucchero, 51enne inteso “Pippo”, Bruno Cavarra, 80enne nato a Siracusa (arresti domiciliari). L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed eseguita dal Nucleo di Polizia Tributaria, ha avuto principalmente ad oggetto le plurime attività illecite gestite dal gruppo capeggiato dalla famiglia Zucchero, noto come “gruppo della stazione”, facente parte della cosca “Santapaola – Ercolano”. Le attività investigative hanno consentito di accertare che il capo storico del clan, Zucchero Giuseppe, nonostante la detenzione in carcere, abbia continuato, nel tempo, a guidare le attività illecite del suo gruppo, impartendo disposizioni ai congiunti durante i colloqui carcerari in particolare a Cristofaro Romano e Benedetto Zucchero, rispettivamente genero e figlio, da lui stesso investiti del ruolo apicale. L’approfondito e attento lavoro di indagine ha permesso di ricostruire l’intero organigramma del “gruppo della stazione”, individuando quali presunti affiliati Francesco Liberato, Roberto Di Mauro, Davide Silverio e Domenico Zuccaro.  La Guardia di Finanza dalle indagini avrebbe fatto emergere un capillare ricorso al  “pizzo”, richiesto a tappeto a tutti i commercianti della  zona di influenza ed anche fuori dalla provincia etnea. Inoltre, per fare fronte alle sempre maggiori necessità economiche dei membri del clan (alcuni dei quali detenuti), gli associati avrebbero rivolto alle vittime richieste di denaro sempre maggiori. Secondo schemi tradizionali e tipici della criminalità organizzata “chi non sottostava alle richieste subiva ripercussioni e violenze di varia natura” (in un caso è stato documentato l’incendio dell’autovettura di una vittima e le istruzioni specifiche su come attuare questo tipo di intimidazione fornite dal carcere dallo stesso capo storico del gruppo).  L’attività del clan diretta al reperimento di entrate   economiche è stata posta in essere anche con l’organizzazione di alcune rapine a mano armata non solo nel territorio catanese, ma anche in altre regioni: erano state anche progettate nei minimi dettagli, ma poi non portate a compimento, le rapine a un ufficio postale di Faenza e ad una gioielleria in provincia di Reggio Calabria. Inoltre, il clan, per incrementare gli introiti, ha ampliato il proprio raggio d’azione con nuove attività illecite, in particolare avviando il c.d. “recupero crediti”. Alcuni creditori, anche usurai, per poter ottenere in maniera più rapida ed efficace la restituzione del denaro dato in prestito, si rivolgevano a soggetti mafiosi che, facendo leva sul timore ingenerato dalla propria caratura criminale, ottenevano immediatamente quanto richiesto, trattenendo una parte dell’importo riscosso come provvigione per l’attività svolta. Anche lo spaccio delle sostanze stupefacenti rientrava tra le attività più remunerative per il sodalizio. In questi casi, lo smercio avveniva reclutando persone estranee al clan al fine di far ricadere su altri il rischio delle eventuali conseguenze in caso di controlli di polizia.   Plauso del sottosegretario alla giustizia Berretta a magistrati e Guardia di Finanza per operazione:“L'imponente operazione coordinata dalla Procura di Catania che ha dato un duro colpo alle attività criminali del clan Santapola-Ercolano scoperchia una realtà tristemente nota fatta di pizzo, estorsioni, usura e violenze che rappresentano un ostacolo enorme per lo sviluppo del nostro territorio. Un ostacolo che però, pezzo per pezzo, viene demolito dai nostri magistrati. A loro, al Procuratore Salvi, al Colonnello Gazzani ma anche a tutta la Direzione Distrettuale Antimafia e alla Guardia di Finanza che ha eseguito l'operazione va il mio sentito plauso per i risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata. Una battaglia che ridà fiducia ai catanesi, ai negozianti e agli imprenditori”. Soddisfazione ed apprezzamento alla Guardia ed alla magistratura catanese" sono stati espressi da Nello Musumeci, presidente della Commissione Antimafia dell'Ars, dopo la vasta operazione che stamane ha portato nel capoluogo etneo all'arresto di 24 persone indiziate di gravi e numerosi delitti e che apparterrebbero al clan Santapaola. "L'avere liberato tanti commercianti dalla sistematica e sempre più esosa richiesta di pizzo deve servire da stimolo agli altri imprenditori vessati,  affinché trovino il coraggio di denunciare i propri estorsori. La fiducia nello Stato non deve mai venire meno."


GdF  scopre truffa su titoli posta in manette ex direttore

(video arresto Guardia di Finanza)

Catania GdF scopre truffa su titoli depositi postali, ex direttore posta Nicolosi in manette. Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania nella mattinata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di (video arresto Guardia di Finanza)Liborio Ferrara 64enne, ex direttore dell’ufficio postale di Nicolosi (CT), per i reati di peculato e falso materiale. Il provvedimento è stato emesso all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, ed in particolare dal gruppo di lavoro specializzato per reati contro la pubblica amministrazione diretto dal Procuratore Aggiunto dott.Patanè. Le indagini  sono state condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania - scaturite sia da attività ispettiva interna delle Poste Italiane S.p.A. sia dalle numerose denunce presentate da vari clienti presso la Stazione dei Carabinieri della località etnea - sono emerse specifiche responsabilità a carico del predetto direttore, il quale, attraverso la creazione di falsa documentazione riferita a “buoni fruttiferi postali, bot e titoli obbligazionari”, sarebbe riuscito ad ingannare 15 clienti investitori ed a sottrarre loro la somma complessiva di circa 1.500.000€.  Le prime indagini svolte dall’Arma di Nicolosi avrebbero evidenziato che l’arrestato, proprio nella sua qualità di direttore dell’ufficio postale veniva indicato dai denuncianti quale figura di riferimento del settore “risparmi e investimenti”. Gli approfondimenti  investigativi svolti dalla Guardia di Finanza hanno permesso di accertare come il direttore infedele, avrebbe carpito la fiducia riposta nei suoi confronti da vari clienti. Il funzionario avrebbe approfittato soprattutto dell’età avanzata di molti di essi. Il direttore avrebbe invogliato  i clienti e consigliato loro di effettuare investimenti, promettendo anche tassi di interesse maggiori rispetto a quelli praticati da altri operatori finanziari. Il funzionario si sarebbe in alcuni casi recato direttamente presso le abitazioni degli anziani pensionati per far firmare la documentazione postale nonché per consegnare in contanti parte degli interessi maturati. Ciò avrebbe consentito al Ferrara di movimentare e disporre delle somme dei clienti in totale autonomia causando agli stessi un ingente danno patrimoniale. Il modus operandi adottato per porre in essere l’ingente truffa era così articolato: rilascio di un buono fruttifero postale regolarmente contabilizzato e successiva falsa operazione di estinzione del titolo all’insaputa del cliente con incasso indebito della relativa somma; rilascio di buoni fruttiferi postali o titoli obbligazionari – apparentemente autentici e regolari – che non venivano registrati e contabilizzati nei sistemi informatici delle poste italiane. Oltre all’esecuzione della custodia cautelare in carcere del  direttore, le fiamme gialle stanno svolgendo operazioni di sequestro preventivo dei beni mobili ed immobili nella disponibilità dello stesso, fino a concorrenza dell’importo indebitamente sottratto. Inoltre, le attività investigative sono state estese nei confronti dei beneficiari del denaro di provenienza illecita. Nel corso delle indagini è emerso infatti che parte delle somme truffate a due ignari clienti dell’ufficio postale di Nicolosi hanno costituito la provvista per l’emissione di vaglia postali, per un importo di circa 220.000 euro, utilizzati successivamente per l’acquisto di un immobile sempre nel paesino etneo. La Guardia di Finanza, con un lavoro molto complesso e accurato, è quindi riuscita a seguire i flussi del denaro sottratto, giungendo a individuare coloro che lo avevano riciclato e consentendo così di recuperare almeno parte del denaro sottratto sotto forma di immobili nei quali era stato reinvestito.


Catania - Corsi professionali peculato, truffa, erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale: 10 indagati, 8 ai domiciliari, 2 in carcere. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Saffo e del nipote Francesco  Cavallaro mentre ha disposto gli arresti domiciliari nei riguardi di Concetta Cavallaro, Manuela Nociforo, Eleonora Viscuso, Domenico La Porta, Rosa Maria Trovato, Giuseppe Bartolotta e Biagio La Fata. Nei confronti di uno degli indagati sono in corso le operazioni volte all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari. I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nella mattinata a conclusione di una complessa attività di indagine, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare e contestuale sequestro preventivo per equivalente emessa dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania.Le attività investigative hanno visto coinvolti numerosi indagati, ai quali sono stati contestati i reati di peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale. L’indagine ha svelato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione ed all’indebita percezione di contributi pubblici, anche comunitari, destinati alla formazione professionale, per circa nove milioni di euro – allo stato accertati - sul totale dei circa 58 milioni ricevuti complessivamente da enti di formazione professionale nel quinquennio 2005-2010 per l’organizzazione e realizzazione di 112 corsi di formazione. Il provvedimento cautelare ha interessato 10 indagati, per 2 dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Per gli altri 8 sono stati disposti gli arresti domiciliari. Il G.I.P. ha, altresì, disposto il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 3.700.000,00 euro. Gli enti di formazione professionale coinvolti sono l’A.N.F.E. provinciale (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), l’I.R.A.P.S. (Istituto di Ricerche e Applicazioni Psicologiche e Sociologiche), l’A.N.F.E.S. (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Siciliani) e  l’I.S.S.V.I.R. (Istruzione, Servizi, Sport, Volontariato, Italiano e Regionale), tutti con sede in Catania e operanti anche in altre province siciliane.  Gli elementi acquisiti nel corso delle attività investigative hanno evidenziato che il sistema di frode è stato ideato principalmente da 2 soggetti, legati da vincolo di parentela, che si sono avvalsi di alcune imprese a loro stessi riconducibili anche attraverso altri familiari, appositamente costituite per documentare spese totalmente fittizie. In altri casi le società di comodo sono state utilizzate come soggetto economico interposto fra gli effettivi fornitori e gli enti di formazione professionale, al solo fine aumentare fittiziamente il prezzo di alcune forniture e servizi destinati agli enti in questione. In diversi casi, le imprese interposte hanno emesso fatture per la prestazione di servizi (ad esempio per pulizia e manutenzione dei locali e assistenza attrezzatura informatica) in realtà mai eseguite.Anche l’individuazione dei fornitori degli enti di formazione professionale - in occasione dell’acquisto di beni e servizi - era effettuata aggirando le regole previste dalla normativa, che prevede la comparazione di tre preventivi e l’individuazione di quello più conveniente tra essi. In particolare, l’organizzazione provvedeva alla formazione di preventivi falsi - utilizzando nominativi di società inconsapevoli - recanti prezzi molto superiori rispetto a quelli proposti dalle imprese legate al gruppo criminale, sulle quali inevitabilmente cadeva la scelta. Le indagini hanno anche interessato un funzionario della Regione Siciliana in servizio presso l’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania, che ha revisionato, nel tempo, i rendiconti degli enti, operando in palese violazione delle regole che governano l’attività di controllo della rendicontazione, ottenendo in cambio benefici rappresentati dal conferimento di incarichi ai propri congiunti presso alcuni degli enti interessati dalle indagini.

nella foto da sin: col Gazzani, gen Gibilaro e col Manna

CataniaGdF: col. Gazzani passa comando provinciale a col. Manna. La  cerimonia di passaggio di consegne del Comando Provinciale di Catania fra il Col. t.ISSMI Francesco Gazzani e il Col. t.ST Roberto Manna si è svolta lunedì mattina, presso la caserma “Angelo Maiorana”, alla presenza del Comandante Regionale Sicilia, Gen. D. Ignazio Gibilaro, e di una ristretta rappresentanza del personale in servizio ed in congedo alla sede. Il Col. Gazzani, dopo tre anni al vertice delle fiamme gialle catanesi, è stato chiamato alla guida del Nucleo Speciale Privacy di Roma. Nel tracciare il positivo bilancio della permanenza siciliana, in cui sono stati raggiunti importanti risultati nel contrasto agli illeciti economico-finanziari nonché alla criminalità organizzata, ha inteso rivolgere un sentito ringraziamento alle Autorità civili e militari del capoluogo etneo, all’intera comunità e a tutto il personale per il lavoro svolto e la collaborazione prestata in ogni occasione. Nel cedere il comando ha formulato gli auguri di buon lavoro al neo Comandante Provinciale, il Col. t.ST Roberto Manna. Il Col. Manna, 46 anni originario della provincia di Caserta, proviene dal Comando Generale del Corpo dove ha ricoperto dapprima il prestigioso incarico di Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore e successivamente quello di Capo Ufficio Personale Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri. Nel corso della carriera è stato ufficiale istruttore presso l’Accademia di Bergamo e ha retto importanti comandi quali, tra gli altri, la 3^ Compagnia di Como, il Gruppo Verifiche Speciali e il I Gruppo Tutela Entrate del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, dove è stato anche Capo Ufficio Operazioni. Ha frequentato il Corso Superiore di Scuola Polizia Tributaria ed è laureato in Giurisprudenza, in Scienze politiche e in Scienze della sicurezza economico-finanziaria. E’ sposato e padre di due figli. Il Col. t. ST Roberto MANNA  nato a Mondragone (CE), l’11 ottobre 1966, si è arruolato nell’anno 1988, frequentando l’88° Corso “Val Tomorizza II” presso l’Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo. Nel corso della carriera ha svolto incarichi di natura operativa al Comando:  della Sezione Operativa della Compagnia di Aosta; della III Compagnia Como; del Gruppo Verifiche Speciali del Nucleo Regionale P.T. Lazio; del I Gruppo Tutela Entrate e dell’Ufficio Operazioni del Nucleo di Polizia Tributaria Roma. E’ stato Ufficiale istruttore presso l’Accademia del Corpo e ha svolto altresì incarichi di Stato Maggiore presso l’Ufficio Legislazione e l’Ufficio del Capo di Stato Maggiore ed è stato Capo Ufficio Personale Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri del I Reparto del Comando Generale.  E’ in possesso dei seguenti titoli: Laurea in Giurisprudenza; Laurea in Scienze politiche;Laurea in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria; Master di 2° livello in “Diritto tributario dell’impresa”. E’ titolato “Scuola di Polizia Tributaria”. Il Colonnello Manna è Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. E’ coniugato e padre di due figli. Dal 26 agosto 2013 ha assunto l’incarico di Comandante Provinciale di Catania.  Al neo comandante provinciale l’augurio del buon e proficuo lavoro. i.l.p.


 

 

 

  VIDEO INTERVISTA

TEN. COL. MASSIMILIANO SERINO

FIRENZE - ITALIA INONDATA DI BANCONOTE FALSE, GUARDIA FINANZA SCOPRE TRAFFICO INTERNAZIONALE DI DENARO SPESO ANCHE  ALL’ESTERO, OSCURATI 20 CANALI TELEMATICI. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze a comando del Tenente colonnello Massimiliano Serino ,  hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo, adottato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Firenze dottor Federico Zampaoli, mediante inibizione e oscuramento di 20 canali telematici. Internet era utilizzato per commercializzare grosse quantità di banconote false, rivendute su larga scala sia in Italia che  all’estero. L’attività illegale è stata scoperta dalle Fiamme Gialle fiorentine grazie al costante monitoraggio dei canali telematici e internet. I Baschi Verdi sono riusciti ad individuare pratiche illecite lesive del mercato. Le indagini, sono state condotte in pieno periodo emergenziale dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Firenze, diretta dal Procuratore dottor Giuseppe Creazzo. Gli investigatori hanno individuato numerosi market-place telematici con i quali i cyber-criminali avevano organizzato la commercializzazione delle banconote e documenti falsi in tutto il territorio ed all’estero.  I falsari attraverso procedure complesse, di banconote false di vario taglio e particolarmente contraffatte nei segni distintivi hanno inondato, tramite internet, piazze in Italia ed all’estero .  Gli  accertamenti effettuati, dalle Fiamme Gialle hanno fatto emergere  inoltre che gli stessi canali telematici erano utilizzati anche per la vendita di diversi documenti d’identità falsi. Le banconote false potevano essere acquistate partendo da un stock minimo di 300 euro, a un prezzo di circa il 10% del valore nominale, e l’attività di indagine ha messo in luce un ammontare che si stima, su base annua, di circa 2 milioni di euro di banconote contraffatte commercializzate attraverso i canali telematici ora oscurati. I reati contestati sono quelli di falsificazione di monete (art. 453 c.p.), spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate (art. 455 c.p.), possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497 bis c.p.).


CATANIA Finanza scopre traffico  droga da Colombia e Repubblica Dominicana in Sicilia orientale, eseguite 27 misure.  Si tratta dei fratelli catanesi di Librino: MAGGIORE Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne, Orazio Valentino 31enne, di Vincenzo ONETO 58enne(di origini palermitane) e dal catanese Daniele STIVALA  31enne, Giuseppe VASTA  30enne, Gianluca GIARRUSSO 36enne, Omar SACCO 34enne e Marco GALLO CASSARINO 33enne, Salvatore STIVALA 38enne, Angelo MESSINA 70enne siracusano;  Gino GUZZARDI 52enne siracusano; Emanuele BUSSOLETTI 42enne  e Simonetta MAZZOLAI 62enne; Leandro De Jesus “Leon” HERASME MATOS 45enne e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne, entrambi della Repubblica Dominicana. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania,  delegati dalla Procura della Repubblica  etnea hanno dato esecuzione a 1 ordinanza di misure cautelari in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale catanese nei confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e, nello specifico, al commercio di hashish, marijuana, cocaina ed eroina.  L’investigazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania e coordinata dalla Procura Distrettuale etnea, convenzionalmente nota come operazione “Stop and Go”.  L’inchiesta aveva già consentito ai tutori dell’ordine di conseguire, tra gennaio 2016 e maggio 2017,   arresti in flagranza di reato per  27 soggetti accusati di traffico di stupefacenti (artt. 73 e 80, D.P.R. 309/90) ed al contestuale sequestro complessivo di circa 100 kg. di hashish, 70 kg. di marijuana, 10 kg. di cocaina e 4 kg. di eroina. Gli stupefacenti sequestrati, erano destinati al mercato della Sicilia orientale, ed avrebbero fruttato alle strutturate compagini criminali oltre 5 milioni di euro. L’indagine condotta dai finanzieri del G.I.C.O. di Catania ha permesso di disarticolare due distinte compagini associative, aventi la loro base operativa a Catania con ramificazioni attive in Italia (Torino, Siena e Reggio Calabria) ed all’estero (Spagna e Sud America).  Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che un primo sodalizio era composto da: i fratelli MAGGIORE Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne, Orazio Valentino 31enne, quali promotori, catanesi originari e attivi nel quartiere Librino, nonché da Vincenzo ONETO 58enne ( di origini palermitane) e dal catanese Daniele STIVALA  31enne, i quali si sarebbero occupati di procurarsi rilevanti quantitativi di hashish ed eroina a Torino per poi trasportarla a Catania rivendendola all’ingrosso ai fornitori di piazze di spaccio nei quartieri di Librino, San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che alla stessa compagine appartiene Giuseppe VASTA  30enne, già noto per essere stato tratto in arresto, nel quartiere Zia Lisa, con 1,3 kg di cocaina celata tra salumi e per la detenzione illegale di un’arma clandestina e munizioni. Gli inquirenti ritengono che  VASTA fosse il principale collettore degli illeciti traffici orchestrati dal gruppo capeggiato dai fratelli MAGGIORE. Ulteriori acquirenti dell’associazione criminale dei MAGGIORE, nonché destinatari del provvedimento restrittivo eseguito, sono:  Gianluca GIARRUSSO 36enne, tratto in arresto nel marzo 2017, destinatario di un carico di 27 kg di hashish; lo stupefacente era occultato in una cassa di legno per vini all’interno della quale vi erano 53 pacchetti, protetti ciascuno da un palloncino colorato e doppiamente avvolti con plastiche sottovuoto; Omar SACCO  34enne e Marco GALLO CASSARINO 33enne, sono ritenuti dagli inquirenti delle Fiamme Gialle  gli organizzatori di due compravendite di stupefacenti, 1 di cocaina proveniente dalla Calabria e destinata alle  piazze di spaccio catanesi e 1 di hashish da Torino al mercato della Sicilia orientale; Salvatore STIVALA 38enne, tra i promotori di 1 compravendita di hashish sulla rotta Torino-Catania. Gli investigatori hanno evidenziato che differente sarebbe stata la compagine associativa delinquenziale, con proiezioni internazionali, che alimentava le piazze di spaccio di Siracusa, costituita da:Angelo MESSINA 70enne siracusano, quale committente ed acquirente finale;Gino GUZZARDI 52enne siracusano, organizzatore dell’importazione di cocaina dal Sud America (principalmente da Santo Domingo e dalla Colombia); Emanuele BUSSOLETTI 42enne  e Simonetta MAZZOLAI 62ene corrieri dello stupefacente; Leandro De Jesus “Leon” HERASME MATOS 45enne e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne, entrambi della Repubblica Dominicana, quali fornitori della cocaina. I  Finanzieri catanesi specializzati nelle operazioni antidroga, nel corso delle indagini, hanno intercettato, seguendo i fornitori sudamericani che rifornivano il gruppo siracusano capeggiato da MESSINA e GUZZARDI,  2 consegne di prova: 1  dalla Spagna alla Sicilia, nel marzo 2016 a Genova, pari a kg. 1,6 di cocaina occultata all’interno della batteria dell’autovettura in uso al corriere;  la seconda, sempre sulla rotta Liguria/Sicilia, nel settembre dello stesso anno, di kg. 2,6 di cocaina confezionata con cellophane e nastro da imballaggio abilmente occultati all’interno di un “tower” (diffusore acustico) trasportato come valigia da uno dei corrieri giunto, tramite treno, nella stazione ferroviaria di Catania.


CATANIA - GdF in aeroporto sequestra a donna nigeriana 15.000€, 21 cellulari e 3 pc. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania  e funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nell’ambito degli interventi finalizzati a contrastare l’irregolare importazione   ed esportazione di valuta trasportata al seguito da passeggeri in transito, arrivo o partenza nell’aeroporto di Catania Fontanarossa, hanno sottoposto a controllo una donna nigeriana  residente a Catania. La passeggera era in procinto di imbarcarsi su un volo diretto ad Istanbul,  e  stava portando nel bagaglio a mano denaro contante per 15.000€, suddiviso in mazzette da 50 euro, 100 euro e 500 euro. I finanzieri della Tenenza di Catania Fontanarossa, a seguito dell’ispezione dei bagagli da stiva che erano stati già imbarcati sull’aeromobile, hanno rinvenuto all’interno 24 prodotti elettronici (tra cui smartphone del tipo iPhone e Samsung nonché 3 personal computer) per i quali la passeggera non ha fornito giustificazioni circa la loro lecita detenzione e legittima provenienza. Gli approfondimenti eseguiti immediatamente grazie alle banche dati di polizia, hanno permesso ai militari di accertare che per alcuni dei cellulari rinvenuti erano state sporte denunce di furto e/o di smarrimento. I Finanzieri hanno proceduto, pertanto, a denunciare la donna alla Procura della Repubblica di Catania per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e sottoporre a sequestro oltre ai 21 smartphone e ai 3 notebook anche i 15 mila euro in contanti che lei stava trasportando con sé, poiché sproporzionati rispetto agli esigui redditi dichiarati annualmente al fisco e potenzialmente riconducibili alle predette condotte delittuose accertate.


CATANIA –  Stidda e Cosa Nostra: GdF sequestra beni 45milioni€ a “Titta U Ballerinu”, imballaggi nel ragusano. I  Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania su proposta della Procura della Repubblica etnea hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 45 milioni di euro, riconducibili a Giombattista PUCCIO 56enne(cl. 1960, detto “Titta U Ballerinu” per via della sua accertata appartenenza sia alla “Stidda” che al clan di “Cosa Nostra”). Gli approfondimenti disposti dall’Ufficio Procura della Repubblica etnea sono consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico del personaggio tratto da intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, dall’esame di documentazione bancaria e contabile e dalle evidenze di atti pubblici e scritture private. L’attività, svolta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Catania ha permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo del PUCCIO, di ricostruire il complesso quadro di imprese da lui di fatto gestito e tracciare gli asset patrimoniali dallo stesso illecitamente accumulati.  La  Procura della Repubblica etnea ha evidenziato “qualificata” pericolosità sociale del PUCCIO emergente essenzialmente dagli esiti dell’indagine convenzionalmente nota come Operazione “Ghost Trash” che, nel dicembre del 2017, portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale etneo su proposta della Procura della Repubblica etnea, nei confronti di otto persone indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso - finalizzata all’acquisizione di posizioni dominanti nel settore economico della realizzazione di imballaggi destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria (RG) -, intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti.  Giombattista PUCCIO, attualmente detenuto presso il carcere di Siracusa, in tale contesto, è stato destinatario del provvedimento di custodia cautelare personale poiché ritenuto responsabile della creazione di un vero e proprio “cartello mafioso di imprese” che avrebbe assunto il dominio del settore degli imballaggi nel territorio di Vittoria (RG).  Le  investigazioni condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Catania hanno accertato il coinvolgimento di alcune aziende riferibili a PUCCIO in un articolato sistema d’illecito stoccaggio di rifiuti e sono giunte a ricostruire un nuovo modus operandi dei consessi mafiosi che agiscono in territori, quale quello di Vittoria, caratterizzati da importanti realtà produttive, ossia l’acquisizione esclusiva del controllo di settori economici di rilievo come quello, nel caso specifico, della produzione degli imballaggi. Le investigazioni condotte dal G.I.C.O hanno evidenziato che il  controllo del settore sarebbe originariamente avvenuto con il ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal sopruso e dall‘intimidazione: le aziende di PUCCIO, poi,  sarebbero divenute leader nel settore della produzione degli imballaggi per prodotti ortofrutticoli grazie alla riconosciuta appartenenza dei loro titolari all’organizzazione mafiosa, ed avrebbero estromesso le aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte, assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale. Il modo di agire sarebbe stato confermato anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali: “da decenni il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose che, attraverso l’opera diretta degli affiliati al clan Dominante-Carbonaro, impongono agli operatori del settore - con la forza dell’intimidazione e senza ricorrere, quasi mai, all’uso della violenza - l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da aziende conniventi a loro riconducibili; le aziende che non accettano tali condizioni vengono tagliate fuori dal mercato”. Le investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero appurato che Giombattista PUCCIO, proprio in tale sistema affaristico, che ha asfissiato ogni libera iniziativa economica, stabiliva i prezzi di vendita ripartendosi gli utili con gli altri sodali. Le  investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero quindi stigmatizzato la caratura di “Titta” che sarebbe altresì evidenziata dalle sue precedenti condanne con sentenze definitive, nel 1999, “per aver offerto assistenza a diversi latitanti appartenenti alla Stidda” e, nel 2003, “per aver fatto parte del clan di Cosa Nostra Mammasantissima negli anni 1997 e 1998”. Le  investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero evidenziato che nelle imprese mafiose, operanti da anni nella produzione di imballaggi per i prodotti ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti, formalmente amministrate da prestanome (tra i quali, i due figli Giovanni e Luigi, la figlia Giuseppina, le nuore Zaira SCRIBANO e Floriana GUARNERA nonché persone di fiducia quali Salvatore ASTA e Gianluca SANZONE) il PUCCIO non appariva quale titolare di cariche sociali, pur gestendone in prima persona i lucrosi affari. “Titta”,  sarebbe emerso quale dominus indiscusso nei rapporti con i diversi clienti e fornitori, al fine di escludere l’applicazione di misure di aggressione patrimoniale nei suoi confronti, assegnava quote sociali e incarichi amministrativi ad altre persone che, tuttavia, rispondevano solo al suo volere. Le indagini patrimoniali delegate ai Finanzieri, a supporto di tale compendio indiziario, hanno fatto rilevare la sproporzione, per oltre due milioni di euro, delle attività economiche possedute da PUCCIO e dalla sua cerchia familiare rispetto ai redditi da loro dichiarati al fisco. I  militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, grazie anche ai riscontri ottenuti dall’esecuzione di attività ispettive di carattere fiscale, hanno acclarato la stabile riconducibilità al personaggio delle seguenti attività d’impresa, tutte colpite dalla misura patrimoniale di prevenzione:  - societa’ commerciali: M.P. TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA GIZA A R.L. (già M.P. TRADE); INTERNATIONAL PACKING S.R.L.; G.Z.G. S.R.L. in liquidazione; GR TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA AGRO BIO SERVICE A R.L.; ALBA SOCIETA’ COOPERATIVA AGRICOLA a r.l.– tutte con sede in Vittoria (RG) - aventi quale oggetto sociale la “commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti per l’agricoltura” nonché la “fabbricazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli”;  - ditte individuali: PUCCIO Giombattista; PUCCIO Luigi; l’impresa agricola di ASTA Salvatore;  - Soc. Coop. DECAPLAST a r.l. e ECOLINE S.R.L. in liquidazione volontaria, entrambe aventi sede a Vittoria (RG) e con attività prevalente nel settore della “raccolta di rifiuti non pericolosi in plastica e imballaggi usati”.  Le complesse indagini patrimoniali, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, hanno  altresì, consentito di sottoporre a sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione i seguenti beni mobili e immobili risultati acquisiti in un arco temporale nel quale il proposto e i suoi prestanome non disponevano di mezzi finanziari sufficienti alla loro acquisizione:    beni mobili registrati: 2 autovetture e 1 motoveicolo;  - titoli e rapporti finanziari: 15 conti corrente e 2 conti deposito; - immobili: 11 fabbricati e 50 terreni situati nel territorio di Vittoria.  Il complessivo patrimonio sottoposto a sequestro per la successiva confisca, è stato stimato in circa 45 milioni di euro.


CATANIA GdF sequestra 170.000 oggetti: giocattoli, gadget e cartoleria falsi. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi a tutela del mercato e del consumatore, hanno eseguito un intervento nei confronti di un’azienda che opera nel settore della distribuzione al dettaglio, sottoponendo a sequestro oltre 170.000 articoli risultati contraffatti. Il controllo, eseguito dai Finanzieri del Gruppo di Catania nella zona centrale della città, ha permesso l’individuazione di numerosi giocattoli, gadget e prodotti di cartoleria, riproducenti indebitamente marchi e personaggi senza autorizzazione del licenziatario. Numerosi giocattoli contraffatti sono stati sottoposti a sequestro, riconducibili a personaggi di cartoni animati attualmente in voga tra i più piccoli quali Peppa Pig, Minions, Ben10, Doraemon, Topolino, Tartarughe Ninja, Super Mario, Barbie, Winnie the Pooh e molti altri. Il  titolare dell’attività commerciale di nazionalità cinese, al termine delle attività, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.


Catania GdF, 11  misure per traffico internazionale stupefacenti ed  armi, italo-albanese. I soggetti condotti in carcere dai Finanzieri di Catania sono: i catanesi Antonino RIELA 45enne, già noto e ritenuto punto di riferimento di più clan mafiosi etnei per l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti, Vincenzo SPAMPINATO  43enne, già detenuto per analoghi reati, e Gianluca PASSAVANTI 36enne; Angelo BUSACCA 36enne ragusano; la componente di origine albanese operativa sulle coste italiane, formata da Moisi HABILAJ 38enne, primo organizzatore del lucroso traffico, e i suoi collaboratori  Maridian SULAJ 28enne    e Fatmir MINAJ 54enne. Gli arrestati, localizzati tra Vittoria e Modica nel ragusano nonché a Palagonia e nel quartiere San Giorgio a Catania, all’alba di sabato 14 ottobre sono stati ristretti presso il carcere catanese di Bicocca ed il carcere di Piazza Lanza. Gli investigatori, nei confronti degli altri 4 cittadini albanesi, non rintracciati nel territorio nazionale, avanzeranno richiesta d’estradizione. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su delega della  Procura Distrettuale etnea hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di 11 soggetti appartenenti ad un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di armi. L’organizzazione negli ultimi anni era riuscita a trasportare in Italia dalla costa albanese oltre 3.500 kg di marijuana che veniva sequestrata, in più occasioni, nel corso di lunghe e complesse indagini. I Baschi Verdi hanno appurato che il sodalizio criminale, avrebbe avuto  disponibilità di armi e munizioni,     accertata col  sequestro di fucili del tipo Kalashnikov e centinaia di munizioni, ed  avrebbe acquisito il controllo dell’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi di stupefacente del tipo marijuana che poi venivano utilizzati per approvvigionare le piazze di spaccio sia di Catania che delle provincie di Ragusa e Siracusa, realizzando un giro d’affari stimabile in oltre 20 milioni di euro. L’operazione, convenzionalmente denominata “Rosa dei Venti”, è stata condotta dai Finanzieri del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, eseguendo complesse attività tecniche di intercettazione telefonica e ambientale per i cui riscontri è stato necessario avvalersi, sia a terra che in mare, del dispiegamento simultaneo di articolati dispositivi di contrasto all’illecito traffico. I militari nel corso delle indagini, sono giunti alla conclusione di attività   di agguerriti componenti dell’associazione a delinquere a carattere internazionale, hanno effettuato ripetuti sequestri di sostanze stupefacenti, arrestando oltre 20 corrieri, anche con l’ausilio di unità “antiterrorismo e pronto impiego” e cinofile del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania. L’azione di contrasto è stata condotta anche in mare con l’impiego dei mezzi navali del Corpo della Stazione Navale di Messina e del Comando Operativo Aeronavale grazie ai quali, nel maggio 2015, è stato intercettato, a largo di Riposto, un peschereccio proveniente dalle coste albanesi che trasportava circa 900 chili di marijuana, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e centinaia di munizioni. La capillare ricerca dei destinatari delle misure cautelari ha portato all’arresto di 7 persone (4 italiani e 3 albanesi) nonché al sequestro in flagranza di reato di circa 20.000 euro rinvenuti in contanti.


Acireale -  Finanza antimafia: operato su richiesta Procura etnea sequestro beni per sproporzione redditi dichiarati. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito, nei giorni scorsi, un provvedimento di prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale etneo, Sezione misure di prevenzione, su proposta della Procura etnea, per il sequestro dei beni e delle disponibilità finanziarie riconducibili a Salvatore Alfio GRILLO 46enne, persona più volte condannata per reati contro il patrimonio, ricettazione di auto rubate, truffa, spendita di monete falsificate e insolvenza fraudolenta. La Guardia di Finanza, a  meglio definire il profilo del soggetto, rimarca che hanno concorso le condanne, a suo carico, per triplice tentato omicidio e  porto abusivo di armi da fuoco nonché la vicenda giudiziaria che ha visto  GRILLO indiziato di appartenere al clan “Cappello” in ragione della vicinanza e dell’assistenza prestata a Angelo CACISI - detto “Ramazza”,  ritenuto elemento di spicco del  clan tra il 2003 e il 2004 - nel momento in cui quest’ultimo si teneva nascosto per sfuggire alle vendette trasversali di fazioni opposte alla sua. I Baschi Verdi hanno rilevato inoltre, quale elemento di maggiore attualità che  GRILLO è stato tratto in arresto per reati di usura e estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Piramidi”, conclusa da questa Procura nel marzo 2017.  I  militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Acireale, a fronte di questo curriculum criminale, che ha reso evidente la persistente pericolosità sociale del soggetto e la tendenza abituale a commettere delitti, sotto la direzione della Procura etnea, hanno avviato, nei confronti di Grillo e del suo nucleo familiare, indagini patrimoniali mirate volte a verificare la coerenza del loro patrimonio e del tenore di vita con i redditi dichiarati. Gli accertamenti di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere che a fronte di redditi complessivi del nucleo familiare ammontanti, dal 1990 al 2015, a meno di 2.000€ annui, nel 2011, è stato acquistato un appartamento, mediante assegni, formalmente intestato al figlio venticinquenne, privo di redditi, del GRILLO. La  Procura etnea pertanto, in attuazione delle previsioni di cui al Codice Antimafia, ha proposto al Tribunale di Catania, Sezione misure di prevenzione, il sequestro anticipato dei beni, nella disponibilità di Salvatore Alfio GRILLO, ancorchè intestati a terzi, risultati ingiustificati e sproporzionati al reddito, poiché potenzialmente riconducibili alle diverse attività illecite da lui commesse nel periodo dal 1985 al 2013. Il provvedimento di sequestro ha colpito l’immobile, del valore commerciale di 260.000€, ubicato nel borgo marinaro di Aci Castello (CT) ed in cui il personaggio risulta residente, nonché 4 conti correnti intestati ai componenti del suo nucleo familiare.


Catania GdF blocca corriere romano con 2 kg cocaina.Si tratta di L. Z. 56enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, presso il casello autostradale di San Gregorio, un soggetto originario della provincia di Roma che trasportava oltre 2 kg di cocaina. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti dall’intensificazione del controllo economico del territorio, disposta dalle Fiamme Gialle. I militari hanno operato nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, rotabili e specifici punti di accesso alla città. I Baschi Verdi del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, nel corso di un servizio di contrasto al traffico di stupefacenti, nel tardo pomeriggio hanno sottoposto a controllo tale L. Z. 56enne, il quale, sin dalle prime domande di rito poste dai finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo.  L’attività ispettiva ha consentito di rinvenire ai tutori dell’ordine, occultata nella vettura, 2 involucri confezionati con cellophane e nastro da imballaggio di colore nero, contenenti verosimilmente sostanza stupefacente del tipo cocaina. La successiva analisi qualitativa ha confermato la natura della sostanza in cocaina, per un peso complessivo pari a oltre 2 kg. la Procura Distrettuale della Repubblica è stata informata. Il  corriere è stato tratto in arrestato ed accompagnato presso la Casa Circondariale di Catania a Piazza Lanza. La cocaina sequestrata, verosimilmente destinata al mercato etneo, avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, oltre 200.000€.


Paternò CT – GdF sequestra beni Call center QE’. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su richiesta della Procura di Catania, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale etneo, nei giorni scorsi, hanno ultimato le operazioni di sequestro di conti correnti e beni, per un valore complessivo di 1 milione di euro, nella disponibilità di Patrizio Argenterio, amministratore pro tempore della QE’ srl con sede a Paternò (CT), società operante nella gestione di Call Center, balzata agli onori della cronaca per il licenziamento collettivo dei suoi dipendenti. L’ex amministratore, 60enne originario di Brescia, è indagato per non aver provveduto, per l’anno di imposta 2014, al versamento di imposte (IVA)  per oltre un milione di euro. Il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, il cui contesto penale trae origine dall’esito di una attività ispettiva eseguita dall’Agenzia delle Entrate di Catania, consegue alle mirate indagini patrimoniali compiute dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria che hanno, dunque, consentito di individuare e sottoporre a sequestro preventivo 4 unità immobiliari abitative e commerciali ubicate nella provincia di Brescia, 1 autovettura nonché la liquidità presente sui conti correnti del predetto indagato e della società QE’.


Catania  GdF Catania ammanetta in stazione Siracusa corriere con 25 kg hashish. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto presso la stazione ferroviaria di Siracusa un corriere che stava  trasportando 25 Kg. di hashish occultati nel bagaglio personale. Il corriere G.M. 25enne originario dio Torino è stato bloccato nel tardo pomeriggio di domenica, durante un servizio di contrasto al traffico di droga.  I  militari del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria avevano attuato, presso le stazioni ferroviarie di Catania e Siracusa, un dispositivo di controllo nei confronti dei passeggeri in arrivo con i treni provenienti da altre regioni. L’attività ha consentito di individuare e fermare, all’interno della stazione aretusea, il G.M. 25enne originario e residente a Torino, che alla vista dei finanzieri ha mostrato un atteggiamento circospetto e sfuggente. L’ispezione del suo “trolley” ha fatto rinvenire circa 50 panetti imballati con cellophane e nastro isolante contenenti complessivamente 25 kilogrammi di sostanza stupefacente del tipo hashish. Il corriere è stato quindi arrestato ed accompagnato presso il carcere di Siracusa Cavadonna. La sostanza stupefacente sequestrata, verosimilmente destinata al mercato della Sicilia orientale, avrebbe fruttato, al dettaglio circa 250.000 euro.


AcirealeBlitz GdF, sequestrati costumi e maschere illegali in negozi. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nel corso di 4 interventi eseguiti ad Acireale, presso i magazzini e punti vendita gestiti da soggetti di origine cinese, hanno sequestrato circa 4.000 articoli carnevaleschi. L’attività della Tenenza di Acireale rientra nel dispositivo di controllo economico del territorio volto alla tutela della sicurezza e della salute dei consumatori. Il controllo è stato mirato, nel periodo del carnevale di Acireale, per verificare la conformità agli standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria e nazionale dei prodotti venduti in tale ricorrenza. Le Fiamme Gialle, tra i prodotti irregolari esposti per la vendita hanno rinvenuto maschere, costumi, giocattoli e trucchi non conformi agli standard di legge a tutela della salute, della sicurezza dei consumatori e dell’ambiente. I Baschi Verdi in particolare, hanno evidenziato che la maggior parte degli articoli sequestrati risultava priva della marcatura CE, delle previste indicazioni sulla loro composizione, qualità e origine. I militari hanno notato che un’altra parte dei prodotti, invece, recava una marcatura CE ingannevole, costituita da un’etichetta asportabile e, soprattutto, quelli destinati anche a minori di tre anni, erano del tutto privi di informazioni sui materiali utilizzati nella fabbricazione. I finanzieri, nel corso delle ispezioni ai magazzini hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro anche altri prodotti di uso comune privi dei normali standard di sicurezza, costituiti da oltre 100.000 dispositivi elettrici. I militari hanno sottoposto a sequestro merce irregolare del valore complessivo  stimabile in oltre 22mila € e svolgono accertamenti volti a risalire la filiera di distribuzione. I finanzieri intendono  individuare  a monte i produttori che hanno aggirato le regole previste per immissione in commercio.  I rappresentanti legali delle società e i titolari delle ditte sottoposte a controllo sono stati segnalati alla Camera di Commercio per l’applicazione delle sanzioni amministrative previste.


Catania Assalto a treno ed altro: GdF  sequestra beni 6 mln €, attività non dichiarate. La Procura Distrettuale Antimafia di Catania, a seguito di complesse indagini, anche patrimoniali, delegate al Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Prevenzione di Catania un decreto di sequestro del patrimonio di circa 6 milioni €, illecitamente accumulato da Nunzio Fabio TENERELLI  31enne, attualmente detenuto ai domiciliari per una serie di reati aggravati contro il patrimonio. Nunzio TENERELLI è destinatario di un’ordinanza cautelare in carcere nel settembre 2015 nell’ambito dell’operazione “Nuova Famiglia” in quanto ritenuto responsabile, tra gli altri, di una rapina commessa il 30 giugno 2014 presso la stazione ferroviaria di Acireale ai danni di una cittadina cinese che era sul treno Siracusa-Roma. Gli investigatori appurarono che le modalità del comportamento delittuoso denotavano la particolare pericolosità del Tenerelli; infatti in quella occasione fu organizzato un vero e proprio assalto al treno da 7 soggetti, di cui alcuni armati, che fecero irruzione sul convoglio bloccando a terra il capotreno e il cuccettista per sottrarre alla cittadina cinese un quantitativo imprecisato di denaro in contante. Gli inquirenti denotano che TENERELLI, oggi colpito da una misura di prevenzione patrimoniale, abbia espresso sin dal 2001 una specifica ed abituale inclinazione nella commissione di furti e rapine dalle quali avrebbe ricavato le risorse finanziarie necessarie per garantirsi un’invidiabile posizione economica. Le azioni criminali sono state compiute sia autonomamente che in concorso con appartenenti al clan Mazzei.  Gli inquirenti hanno raggiunto la consapevolezza che TENERELLI, pur non risultando organicamente inserito nel clan Mazzei, sia legato da rapporti di stretta parentela con Nuccio Mazzei, reggente dei Carcagnusi, in quanto le rispettive madri sono sorelle.  I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, sulla base dei gravi indizi di pericolosità sociale riscontrati e dell’abitualità delle sue condotte delittuose, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno  avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del TENERELLI e del suo nucleo familiare volta a verificare la coerenza del loro tenore di vita e del patrimonio posseduto con i redditi dagli stessi dichiarati. Le investigazioni, condotte anche con l’ausilio di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi incrociata di tutte le informazioni desumibili dalle banche dati, hanno consentito di individuare ai Baschi Verdi i beni, mobili e immobili, illecitamente accumulati dal nucleo familiare TENERELLI. Nunzio TENERELLI, sin dai primi anni del 2000, pur palesando un’elevata capacità contributiva, non ha mai dichiarato al Fisco il possesso di redditi in quanto non occupato in attività lavorative. I militari hanno rilevato  nel corso degli accertamenti patrimoniali ed a fronte di ciò, che TENERELLI aveva la disponibilità di un patrimonio immobiliare di grande valore. Le Fiamme Gialle hanno  accertato che gli immobili erano stati acquistati ricorrendo a denaro contante e, anche quando il soggetto ha fatto ricorso alla stipula di mutui od all’emissione di titoli di pagamento, gli acquisiti siano stati effettivamente, sempre e solo, regolati in contanti. I familiari, dal canto loro, in più circostanze sono risultati essere intestatari di comodo di unità immobiliari e di un’attività imprenditoriale, un bar nel quartiere di San Cristoforo.  La Sezione Misure di Prevenzione ha, dunque, disposto il sequestro di un’attività d’impresa, di 27 immobili, di 3 conti correnti e di 3 autovetture, il tutto per un controvalore complessivo pari a circa di 6 milioni di euro.


Catania GdF scopre truffa 298 falsi braccianti. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi a tutela della spesa pubblica, hanno scoperto una truffa realizzata da 2 imprese agricole della provincia etnea. I maldestri attraverso il meccanismo della falsa assunzione di braccianti, arebbero indebitamente ottenuto dall’INPS somme per circa 1,5 milioni di euro a titolo di indennità di disoccupazione nonché, in alcuni casi, di emolumenti a sostegno della famiglia (c.d. assegni familiari). Il sistema di frode corrisponde a quello già noto ai finanzieri in quanto accertato nel corso di altre indagini sviluppate nel medesimo settore. Le ditte, costituite al solo fine di realizzare la truffa ed apparentemente operanti nella raccolta di prodotti agricoli, hanno assunto soggetti compiacenti relativamente ai quali hanno dapprima falsamente attestato all’INPS l’impiego quali braccianti nei campi. I soggetti, in un secondo momento, hanno comunicato all’ente assistenziale il non utilizzo del lavoratore affinché venisse corrisposta a ciascuno l’indennità prevista per i giorni di disoccupazione. Gli accertamenti effettuati sui terreni oggetto delle diverse raccolte hanno consentito di appurare che gli stessi non erano neppure nella disponibilità delle imprese controllate, atteso che sono anche risultati falsi i relativi contratti di comodato d’uso gratuito a favore delle medesime. Per gli organizzatori della truffa e per i 292 falsi braccianti che hanno percepito gli illeciti proventi è scattata la denuncia per truffa e falso all’Autorità Giudiziaria e la segnalazione all’INPS per il recupero delle somme erogate.


Catania - GdF arrestato dominicano corriere 2,5kg cocaina. si tratta del dominicano C.G.B. 42enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto presso la stazione ferroviaria etnea un soggetto dominicano che trasportava oltre 2,5 kilogrammi di cocaina. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti dall’intensificazione del controllo economico del territorio disposto dalle Fiamme Gialle nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, rotabili e in specifici punti di accesso alla città, quali la stazione ferroviaria. I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria nel corso di un servizio di contrasto al traffico di droga hanno sottoposto a controllo alcuni viaggiatori di nazionalità sudamericana tra i quali un dominicano C.G.B. 42enne che, sin dalle prime domande di rito poste dai finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo. L’attenzione dei finanzieri nel corso dell’ispezione dei bagagli appartenenti alla persona, è stata attirata da un grosso diffusore acustico che il giovane aveva al seguito. Il controllo approfondito ha evidenziato che nell’oggetto erano stati occultati 2 grossi involucri di cellophane che racchiudevano altrettanti panetti di cocaina. Il cittadino dominicano è stato quindi tratto in arresto e accompagnato presso il carcere di Catania Piazza Lanza. La cocaina sequestrata, verosimilmente destinata al mercato della provincia etnea, avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre 200.000€.


Acireale Ten. Laura Boerner assume Comando Tenenza GdF, succede a Ten. Eugenio Marmorale. L’avvicendamento tra i due ufficiali è stato concretizzato il 25 luglio 2016. Il  Tenente Boerner è di origine campana ed è giunta in Sicilia al termine di una importante esperienza operativa maturata nel Settentrione, al comando della Sezione Operativa Volante della Compagnia della Guardia di Finanza di Treviglio (BG).  Il Comandante Provinciale, Col. Roberto Manna, nel salutare i due ufficiali, ha formulato i migliori auguri di buon lavoro al Ten. Boerner, sottolineando come sotto la guida del Tenente Eugenio Marmorale, ora destinato a ricoprire un prestigioso incarico presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, il reparto acese delle Fiamme Gialle abbia raggiunto importantissimi risultati operativi. I migliori auguri di buon lavoro al comandante Laura Boerner .


Catania GdF scopre  17 in B&b abusivi. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un articolato servizio volto alla repressione dell’abusivismo nel settore turistico-alberghiero, hanno effettuato un piano di controlli nei confronti di strutture ricettive operanti nel capoluogo etneo (Bed & Breakfast, affittacamere e case vacanza). I controlli delle Fiamme Gialle sono scaturiti da un’analisi del particolare settore imprenditoriale che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita esponenziale di strutture alloggiative di vario genere, spesso pubblicizzate anche su siti internet che operano mediante prenotazioni on line.In tale contesto, si è dato avvio a una serie di riscontri acquisendo l’elenco completo delle strutture regolarmente autorizzate a operare sul territorio del capoluogo, grazie alla proficua sinergia intercorsa con il Comune di Catania che, attraverso la Direzione Sviluppo Attività Produttive e Nucleo Tributi, ha intensificato l’azione di controllo sul corretto adempimento dell’imposta di soggiorno da parte degli operatori del settore. Gli elementi acquisiti dai finanzieri, sia attraverso il monitoraggio dei siti internet sia   mediante accertamenti, sopralluoghi e altre attività investigative, sono stati quindi incrociati con le risultanze delle banche dati dell’anagrafe tributaria. A conclusione di tali approfondimenti è stato avviato un massiccio piano di controlli nei confronti di esercizi operanti in diversi quartieri della città, nelle zone più centrali e a maggiore vocazione turistica, ma anche in quartieri più periferici ovvero nella zona della scogliera.I finanzieri del Gruppo di Catania hanno verificato la presenza delle previste autorizzazioni comunali (SCIA), il rispetto della normativa di pubblica sicurezza concernente la trasmissione alla Questura dei nominativi dei clienti alloggiati, nonché l’assolvimento degli obblighi fiscali, con specifico riguardo alla contabilizzazione delle presenze ai fini delle imposte sui redditi ma anche ai fini dell’imposta di soggiorno prevista dall’apposito regolamento approvato nel 2011 dal Consiglio Comunale di Catania. I controlli hanno consentito di individuare 17 strutture completamente abusive, cioè sprovviste delle necessarie autorizzazioni rilasciate dal Comune e non in regola con gli obblighi tributari. Sono stati constatati redditi non dichiarati al Fisco per oltre 200 mila euro relativi a presenze di clienti non contabilizzate in tutto o in parte. Nella quasi totalità dei casi, inoltre, i titolari delle strutture non avevano adempiuto agli obblighi di comunicazione al Comune ai fini dell’imposta di soggiorno. Ammontano a circa 4000 le presenze rilevate presso le strutture ispezionate e segnalate al Comune di Catania ai fini del recupero dell’imposta di soggiorno nei confronti dei responsabili delle attività ricettive. Infine, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria 16 titolari di attività per aver omesso di comunicare alla Questura i nominativi dei clienti alloggiati presso la propria struttura, ovvero per aver effettuato dichiarazioni mendaci circa il numero di posti letto autorizzati. In proposito, va evidenziato come la presenza di strutture abusive o non perfettamente in regola – sovente lamentata da operatori e associazioni del settore – oltre a determinare una consistente evasione fiscale, crea una “concorrenza sleale” con le attività regolari, alterando il mercato e determinando rischi per la sopravvivenza di chi opera nella legalità. Va anche sottolineato che la presenza di strutture abusive o irregolari non consente un esatto computo delle presenze turistiche in una determinata area, falsando anche i dati e i resoconti del settore turistico-alberghiero nel capoluogo. I controlli continueranno nei prossimi mesi e saranno intensificati in previsione della stagione estiva, anche nei confronti di strutture alberghiere di maggiori dimensioni.


Catania  GdF seda rissa extracomunitari in Centro Accoglienza. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei quotidiani servizi di Ordine Pubblico svolti presso il Centro di Accoglienza per richiedenti asilo di Mineo (CT), hanno tratto in arresto 4 soggetti extracomunitari fermati nel corso di una rissa scoppiata all’interno della struttura. Gli ospiti, classe ’91, ’94 e due del ‘95, tutti di nazionalità nigeriana e richiedenti asilo, nella mattinata di domenica, insieme ad altri connazionali, si sono resi responsabili di un tafferuglio nelle aree antistanti la mensa del Centro di Accoglienza. Il pronto intervento delle Fiamme Gialle etnee, unitamente ai colleghi di Agrigento e Caltanissetta, nonché della Polizia di Stato del Commissariato di Caltagirone, ha permesso di ristabilire rapidamente la normalità nella struttura. La situazione era degenerata per futili motivi connessi all’approvvigionamento di alcuni generi alimentari. Alcuni  più facinorosi, nel corso della lite, hanno fatto ricorso all’utilizzo di alcuni oggetti contundenti recuperati nelle immediatezza (bastoni, mazze chiodate e una lama da cucina), provocando anche una lieve ferita da taglio ad un braccio di uno degli arrestati. Quest’ultimo è stato immediatamente accompagnato presso il presidio ospedaliero della Croce Rossa di stanza al Centro di Accoglienza per le cure del caso e giudicato guaribile in 8 giorni. La  tempestiva opera dei finanzieri, ha subito concluso la colluttazione evitando il coinvolgimento di altri ospiti e facendo sì che tutto tornasse tranquillo. I quattro soggetti responsabili delle turbative per rissa aggravata sono stati, quindi, posti a disposizione della Procura della Repubblica di Caltagirone e condotti presso la locale Casa Circondariale, in attesa del giudizio per direttissima.


Catania – GdF blocca corriere droga vicino pullman. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un servizio volto alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, hanno arrestato un giovane che trasportava 250 grammi di marijuana alla fermata delle autolinee in via Archimede a Catania. Le Fiamme Gialle etnee, quotidianamente impiegate in specifici controlli nelle principali piazze di spaccio, hanno intensificato le proprie attività nel corso delle festività pasquali, specie nelle aree portuali, aeroportuali e nei punti di transito, quali, tra gli altri, le autostazioni. Le Fiamme Gialle nel corso di tali controlli, hanno posto  attenzione ad un giovane intento al ritiro del suo bagaglio nel relativo alloggiamento dell’autobus. Il giovane 21enne, proveniente da Bologna ma di origini ragusane, ha subito palesato un atteggiamento circospetto, che ha indotto i finanzieri del Gruppo Catania a sottoporlo ad una accurata ispezione anche dei suoi bagagli personali. I militari del Gruppo di Catania, anche grazie all’ausilio del cane antidroga RAV, appartenente alle unità cinofile in forza al Reparto, hanno così scoperto 1 panetto di marijuana occultato nello zaino, del peso di circa 250 grammi, il cui valore sul mercato alla vendita minuta avrebbe consentito di ricavare oltre 2.500€. L’operazione è culminata con l’arresto del soggetto responsabile per la fattispecie prevista dal Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti e messo a disposizione della locale Autorità Giudiziaria.


Catania -  Sbarco 254 migranti, presi 3 scafisti, morta  ragazza 20enne. Polizia   e  Guardia di Finanza di Catania hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto 3 sedicenti cittadini stranieri, di nazionalità nigeriana e gambiana, per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, in relazione allo sbarco di 254 migranti ed 1 cadavere giunti presso il Porto di Catania lo scorso 20 marzo, a bordo della nave della Guardia Costiera romenaMai 0201. I nigeriani Kevin GABRIEL 31enne e Ebenezer OKE 33enne sono stati individuati quali componenti dell’equipaggio di un gommone su cui viaggiavano 132 migranti e la salma di 1 giovane donna, mentre il gambiano Arfang NJIE 27 enne quale “scafista” di altro gommone soccorso con a bordo 122 migranti. Gli  investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania sotto il coordinamento della Procura della Repubblica etnea,   hanno raggiunto l’assetto romeno in alto mare coadiuvati da personale della Sezione Operativa Navale del Corpo ed hanno ricostruito la dinamica del viaggio acquisendo gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo.  Gli  accertamenti di rito effettuati sulla salma, hanno acclarato che  si trattava di una giovane cittadina nigeriana di 20 anni, per il cui decesso l’Autorità Giudiziaria sta valutando se sia riconducibile alla condotta degli scafisti. La ragazza, secondo alcune testimonianze, pare fosse partita dalla Nigeria, dove aveva iniziato a studiare come designer di moda. Le precarie condizioni economiche della famiglia, che non le permettevano più di continuare il corso di studi, l’avevano determinata a svolgere la professione di sarta per risparmiare il denaro necessario a lei e alla sorella a raggiungere l’Italia e tentare di realizzare il sogno di lavorare nel campo della moda. I  tre fermati espletate le formalità di rito, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


NicolosiGdF salva sciatore infortunato. I militari del  Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) di Nicolosi, alle ore 11,15 circa sono intervenuti in una operazione di soccorso di un turista che si era procurato un trauma ad un arto inferiore, nel corso di una discesa, fuori pista, con lo slittino, in località compresa fra il rifugio Sapienza e i Crateri Silvestri a circa 1900 mt s.l.m. I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, allertati dalla Centrale Operativa del 118 e con l’ausilio dei volontari del CNSAS, dopo aver raggiunto il soggetto gli hanno immobilizzato l’arto e trasportato sulla barella fino al piazzale del rifugio Sapienza dove è intervenuta l’eliambulanza del 118 per il trasporto del malcapitato al presidio ospedaliero Cannizzaro di Catania.


Catania – GdF seminario  su reati  contro P.A. L’incontro di studi sulla delicata ed attualissima materia dei reati contro la P.A. e della prevenzione della corruzione si è svolto, all’interno della Sala Koiné del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania.Il  Comandante Regionale della Guardia di Finanza, Gen.D. Ignazio GIBILARO, eD il Comandante Provinciale di Catania, Col. t.ST Roberto MANNA, che ha moderato i lavori, hanno presenziato al seminario. I  relatori, intervenuti sono: il Dott. Alfio FRAGALÀ, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Catania, il Cons. Michele CORRADINO, componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e il Ten.Col. t.ST Alberto NASTASIA, Comandante del Nucleo PT. Il Dott. FRAGALÀ ha tenuto un intervento sulle condotte e sugli indicatori dei reati di corruzione, con specifico riguardo al settore degli appalti; il Cons. CORRADINO ha illustrato il ruolo e le competenze dell’A.N.A.C., soffermandosi, in particolare, sulle disposizioni previste dal nuovo “codice degli appalti”, che entrerà in vigore nel mese di aprile; il Ten.Col. NASTASIA ha esposto i presidi anticorruzione del Corpo, con specifico riguardo al piano triennale adottato dalla Guardia di Finanza in attuazione delle vigenti disposizioni. La giornata di studio, molto proficua,  ha consentito di tracciare un punto di situazione aggiornato sulla normativa di settore, anche in considerazione del duplice impegno richiesto alla Guardia di Finanza dalla legge anticorruzione: da un lato, per effetto delle specifiche funzioni svolte, contrastare i reati di corruzione, che richiedono una conoscenza specialistica della materia amministrativa e contabile;  dall’altro, secondo gli indirizzi dell’Autorità politica di riferimento, provvedere ad aggiornare il piano anticorruzione nell’ottica di implementare ulteriormente il dispositivo di prevenzione. Il  recente rinnovo del Protocollo d’intesa tra l’A.N.A.C. e la Guardia di Finanza è importante in tale contesto,  è disciplinata la collaborazione con specifico riguardo all’esame della contrattualistica pubblica per gli appalti e per i contraenti con la pubblica amministrazione, nonché alla verifica presso gli enti pubblici del rispetto degli obblighi dettati dalla specifica normativa.


Catania - GdF sequestra 62 kg marijuana, 1 in manette.  L’attività dei finanzieri del Comando Provinciale di Catania è anche nel  contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, nell’ultimo mese, ed ha consentito di trarre in arresto 7 trafficanti e sequestrare oltre 11 kg di droghe. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria etneo, il 1° dicembre scorso, nel corso di una perquisizione in un’abitazione nelle campagne di Vittoria, in provincia di Ragusa, di proprietà di Vincenzo Palmieri 44enne, hanno sequestrato 62 Kg. di marijuana. Le  Fiamme Gialle sono pervenute al rinvenimento proprio grazie all’analisi dello stupefacente sequestrato nei giorni scorsi, risultato perlopiù di produzione locale, e sviluppando il monitoraggio di alcuni soggetti, con specifici precedenti penali per traffico di marijuana, residenti nell’area di provenienza della sostanza cannabinoide. Le  Fiamme Gialle si sono insospettire sul Palmieri  che pur non svolgendo  attività lavorativa - non sembrava manifestare difficoltà economiche. La perquisizione condotta nell’abitazione del soggetto ha successivamente confermato i sospetti essendo stata rinvenuta marijuana, sia all’interno dell’abitazione, in un locale adibito a ricovero di strumenti da lavoro, che all’esterno della stessa, in una cisterna in plastica. Lo stupefacente era contenuto in 22 confezioni di cellophane, nascoste all’interno di 3 distinti sacchi, per un peso complessivo di 62 Kg. Sebastiano Palmieri è stato quindi tratto in arresto e condotto, a disposizione dell’Autorità giudiziaria, presso la casa circondariale di Ragusa.  La cannabis sequestrata, verosimilmente destinata al mercato ibleo, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa 650.000 euro.


Catania GdF  preso 1 corriere  145g cocaina in auto. È finito ai domiciliari : Giovanni Treccarichi  51enne catanese.  L’attività delle Fiamme Gialle a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti è continua. I militari, nei giorni scorsi avevano ammanettato 5 corrieri, soprattutto mediante il costante monitoraggio dei principali snodi autostradali e dei punti di arrivo nella città: stazione ferroviaria e dei pullman. I Baschi Verdi  l’11 novembre scorso, durante un normale controllo all’uscita del casello autostradale di San Gregorio, hanno proceduto a fermare una Peugeot 107 nera condotta da Giovanni Treccarichi, 51enne catanese. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nello svolgimento degli accertamenti di prassi, hanno notato la crescente insofferenza del soggetto, che rivolgeva agli stessi pressanti richieste per accelerare la conclusione dei riscontri per presunte esigenze lavorative. La titubanza ha indotto i finanzieri ad approfondire il controllo ed in particolare ad effettuare un’ispezione accurata dell’auto.  I minitari hanno rinvenuto, ben occultato sotto la moquette del sedile posteriore, 1 involucro in carta stagnola contenente un sacchetto in cellophane con 145 grammi di cocaina. Le analisi effettuate sulla sostanza hanno consentito di accertare che si trattava di cocaina purissima dalla quale sarebbero state ricavate almeno 530 dosi di stupefacente, che, collocate sul mercato dello spaccio catanese avrebbero potuto fruttare circa 25.000 euro. Il cinquantunenne, incensurato, è stato pertanto posto agli arresti domiciliari, su disposizione della locale Autorità Giudiziaria.


Catania GdF arresta su ragusana svincolo Catania 1 corriere con 6 kg droga. Si tratta di Gino Vella 53enne  vittoriese. L’attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti da parte dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania è continua.  I militari dopo l’arresto dei 2 tunisini, nei giorni scorsi hanno concluso un altro importante servizio con l’arresto del  vittoriese Gino Vella 53enne ed il sequestro di oltre 6 chilogrammi di marijuana. Le Fiamme Gialle stavano svolgendo un servizio ordinario di controllo del territorio sulla Strada Statale Ragusana 194, in prossimità dello svincolo autostradale per Catania. Una  pattuglia del Nucleo di Polizia Tributaria ha intimato l’alt ad un’automobilista che, alla vista dei finanzieri, ha proseguito la sua corsa. I militari immediatamente si sono messi all’inseguimento della Lancia, raggiungendola dopo alcune centinaia di metri dal luogo del controllo. I  tutori dell’ordine, fermata l’autovettura, hanno proceduto all’identificazione del conducente, che è apparso nervoso e insofferente alle attività di polizia. Le Fiamme Gialle considerando il tentativo di sottrarsi al controllo e tenuto anche conto delle risposte contraddittorie fornite dal vittoriese, hanno deciso di ispezionare il veicolo. I finanzieri nel bagagliaio hanno rinvenuto, ben occultati, 6 chilogrammi di marijuana nascosti all’interno di 3 diversi sacchi di plastica.  L’auto  e la sostanza stupefacente sono state poste sotto sequestro, mentre il soggetto, peraltro già   noto, è stato associato presso la Casa Circondariale “Cavadonna” di Siracusa, a disposizione della Procura della Repubblica di Siracusa. Le Fiamme Gialle ritengono che il vittoriese, trovato in possesso anche di 840 euro in contanti, fosse il “corriere” dello stupefacente sequestrato, molto probabilmente destinato al mercato catanese, la cui vendita avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre 70mila€.


CataniaGdF : Gruppo magg. Volpe consegna comando a magg. Oliviero.  Il  passaggio di consegne di comando del Gruppo territoriale tra il magg. Marco Volpe ed il magg. Raffaele Oliviero si è svolto alla presenza del Comandante Provinciale di Catania, Colonnello Roberto Manna,. Il magg. Volpe dopo 3 anni ha lasciato l’incarico di comandante del Gruppo delle Fiamme Gialle etnee per assumere altro ruolo presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli. Il magg. Raffaele Oliviero, 34 anni, originario di Roma, proviene dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino ed ha assunto  il comando del Reparto. Il Comandante Provinciale Manna ha espresso un vivo ringraziamento ed un sincero apprezzamento al Magg. Volpe per il lavoro svolto alla guida del Gruppo e ha formulato i migliori auguri per il nuovo incarico al Magg. Oliviero.


Catania - 5 indagati per favoreggiamento immigrazione clandestina. Polizia   e Guardia di Finanza di Catania hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto cinque sedicenti cittadini egiziani per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, a seguito dello sbarco avvenuto presso il porto di Catania lo scorso 9 luglio. Si tratta di : Ibrahim ABUHIMDAN 44enne, Mohammad ALQADI  28enne, Ahmed Sabri Ali EL SHAEER  34enne, Mohammed Ichta IZAT MOHAMMED 31enne e Mohammad ABDAL RAHMAN  35enne che sono stati individuati quali componenti dell’equipaggio di un peschereccio, salpato dalle coste egiziane, con a bordo 285 migranti provenienti dall’area sub-sahariana e mediorientale. L’intervento di soccorso è stato operato da un’unità navale della Guardia Costiera svedese, il pattugliatore “Siem Pilot”, impegnato nel Mar Mediterraneo nell’ambito del dispositivo “Triton 2015”, con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di collegamento. Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. di Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione svedese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei cinque egiziani, “scafisti” del peschereccio. Le attività degli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, proseguite a terra sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, hanno consentito di acquisire gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. I cinque egiziani sono stati associati presso la Casa Crcondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Catania –  Gdf scopre finanziamento 4 milioni€ per Patto Territoriale Aci somma mai investite. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito nei confronti del noto imprenditore Orazio BOSCO LO GIUDICE il  sequestro preventivo della somma di  4.525.857 €  disposto dal G.I.P. del Tribunale etneo per fatti compiuti allorché questi era amministratore unico della “ITA CTA S.r.l.” e, segnatamente, per aver fraudolentemente percepito, nell’Ambito del cd. patto territoriale delle Aci, contributi e agevolazioni pubbliche di oltre 4,5 milioni€ erogati dal Ministero delle Attività Produttive per favorire lo sviluppo economico e occupazionale di aree depresse. Il progetto finanziato - di importo complessivo pari a 13 milioni€ era orientato a favorire nuova occupazione nel comprensorio del Patto Territoriale delle Aci (Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Aci S. Antonio, San Gregorio e Valverde) - prevedeva l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature per lavori di ingegneria edile, da allocare in una struttura logistica a ridosso delle Terme di Acireale. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, hanno invece consentito di accertare che l’attività dichiarata non è mai stata svolta dalla società beneficiaria, né è stata mai realizzata l’unità produttiva prevista dal progetto con conseguente danno per l’economia locale che è stata privata di ingenti risorse finanziarie stanziate per la crescita del territorio. I Baschi Verdi hanno evidenziato che i beni strumentali acquistati dalla “ITA CTA S.r.l.” grazie al contributo concesso sono stati utilizzati da altre società riconducibili al medesimo gruppo industriale di riferimento presso propri cantieri, in chiara violazione dell’obiettivo e dell’interesse pubblico cui il finanziamento era destinato. La “ITA CTA S.r.l.”, in sostanza, ha direttamente destinato ed in qualche caso noleggiato i  beni strumentali ad altre società del gruppo attive nell’esecuzione di opere pubbliche, fra cui la “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” (impegnata in appalti per la costruzione di opere stradali e ferroviarie al confine tra Lazio e Umbria) e la “SAN MARCO S.c.a.r.l.” (impegnata nella costruzione dell’Ospedale nuovo San Marco di Librino). La Guardia di Finanza con l’indagine è arrivata, quindi, alla denuncia, a piede libero, del noto imprenditore Orazio Bosco Lo Giudice, all’epoca dei fatti amministratore unico della “ITA CTA S.r.l.”, per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di malversazione a danno dello Stato. I militari hanno appurato che di quest’ultimo reato dovrà poi rispondere, in concorso, anche Concetto Albino Bosco Lo Giudice, all’epoca dei fatti, amministratore unico della “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e della “SAN MARCO S.c.a.r.l.”. Altri due dipendenti di società del medesimo gruppo industriale sono poi indagati, in concorso con Orazio Bosco Lo Giudice, per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche avendo indicato falsamente ai funzionari incaricati dei sopralluoghi fisici sui mezzi e macchinari oggetto di agevolazione, quali cantieri di lavoro della “ITA CTA S.r.l.”, cantieri in realtà di pertinenza delle altre società del gruppo.  Anche le società “ITA CTA S.r.l.”, TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e “SAN MARCO S.c.a.r.l.”  dovranno rispondere, poi, direttamente, ai sensi del D.Lgs. n. 231/01, per responsabilità derivante da reato a causa delle condotte compiute dai propri organi di vertice avendone comunque tratto significativo beneficio. L’attività si è conclusa con il sequestro di oltre 4,5 milioni€, pari al contributo erogato, in quote societarie intestate a BOSCO LO GIUDICE Orazio la cui gestione è stata affidata ad un amministratore giudiziario nominato dalla Procura della Repubblica etnea.


CataniaGdF scopre hashish kg. 1,5 a famiglia corrieri Palermo bloccati in autostrada. Si tratta di A.A., 40enne, il figlio A.U., 20enne, nonché A.A.,  26enne, ed il fratello A.D., 23enne, tutti di Palermo. Nell’ambito delle attività volte al controllo economico del territorio e, in particolare, alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti quotidianamente disposte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, è stato organizzato, nella notte tra sabato e domenica, un posto di controllo nei pressi del casello autostradale di Fiumefreddo di Sicilia. I Baschi Verdi, verso le 5 del mattino di ieri, durante le operazioni di controllo di una Mercedes CLK con quattro passeggeri a bordo, tutti palermitani, hanno notato che alcuni di essi hanno mostrato evidenti segni di nervosismo e sono caduti in contraddizione fra loro alle specifiche domande dei finanzieri della Compagnia di Riposto sul motivo della loro presenza nella zona Jonica. Uno degli occupanti dell’auto, probabilmente con l’intento di sviare più approfonditi controlli, ha consegnato spontaneamente 4 grammi di hashish, dichiarandone il possesso per uso personale. I militari hanno deciso però di sottoporre il mezzo ad una più accurata ispezione, avvalendosi anche dell’unità cinofila antidroga del Gruppo di Catania. I militari, dopo un’attenta ricerca, seguendo le precise indicazioni fornite da Zaro, il pastore tedesco delle fiamme gialle, hanno così individuato un nascondiglio ricavato all’interno della plancia della vettura nel quale sono stati rinvenuti 8 panetti avvolti nel nastro adesivo. Le successive operazioni di riscontro hanno permesso di quantificare in kg. 1,5 di hashish la sostanza complessivamente trasportata. I quattro passeggeri, A.A., 40enne, il figlio A.U., 20enne, nonché A.A.,  26enne, ed il fratello A.D., 23enne, tutti di Palermo, sono stati tratti in arresto e associati presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica di Catania, cui sono stati tutti deferiti per detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. L’intervento testimonia ancora una volta la direttrice di approvvigionamento dell’hashish dalla zona palermitana e della necessità di coprire il mercato delle cd. droghe leggere del catanese con approvvigionamenti di detta sostanza, anche in considerazione degli ingenti sequestri di marijuana operati.


Catania –  GdF scopre stazione rifornimento abusiva: 18mila litri sequestrati. 2 soggetti, B.D., 51enne catanese, e L.S., 46enne di Acireale, accusati di contrabbando di prodotto petrolifero, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato. B.D.,  51enne catanese era, peraltro, già stato denunciato a piede libero dalle Fiamme gialle etnee per medesimi fatti lo scorso ottobre. Un’area di sosta attrezzata come una vera e propria stazione di servizio completamente abusiva. E’ stata questa la scoperta dei finanzieri del Comando Provinciale di Catania impegnati in controlli finalizzati a contrastare traffici illeciti di prodotti petroliferi. L’attività nasce da servizi di osservazione condotti dalle Fiamme Gialle su aree del territorio etneo considerate “a rischio” in relazione all’estensione e alla destinazione quali luoghi di sosta per autoarticolati. I  finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Catania, proprio durante degli appostamenti eseguiti in un parcheggio alle porte di Acireale, hanno notato 2 soggetti intenti a trasbordare, da 1 autocarro a 1 rimorchio, alcuni voluminosi recipienti di plastica  il cui utilizzo nell’ambito di detti traffici illeciti era già emerso in pregresse operazioni. Le conseguenti ricerche e perquisizioni condotte sui mezzi presenti nell’area hanno consentito ai Baschi verdi di rinvenire numerosi contenitori da 1.000 litri ciascuno e 1 grossa cisterna, tutti contenenti gasolio, certamente non di ottima qualità e, comunque, di provenienza illecita, presumibilmente dall’est europeo, in quanto sprovvisto di qualsivoglia documentazione fiscale. Il prodotto, complessivamente quantificato in 18.000 litri, è stato sottoposto a sequestro unitamente a un autocarro, un furgone, un’autocisterna e un rimorchio. I finanzieri, nel corso delle attività hanno pure sequestrate 2 pompe conta-litri munite di pistola erogatrice accuratamente installate su 2 carrelli della spesa allo scopo di agevolare il rifornimento degli automezzi. Il tutto senza alcuna precauzione antincendio e in spregio a qualsiasi norma di sicurezza, con rischi elevatissimi per l’incolumità di coloro che si trovavano a maneggiare il prodotto ovvero in transito nell’area. Duplice è il danno che l’immissione in consumo del gasolio avrebbe arrecato: da un lato, la sottrazione all’erario di imposte, dall’altro una concorrenza sleale sul mercato del carburante in considerazione del prezzo vantaggioso praticato.


CataniaGdF scopre assegni INPS non dovuti per italiani all’estero. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno scoperto una truffa all’INPS da parte di 23 italiani emigrati all’estero che hanno continuato a percepire indebitamente l’assegno sociale per un importo di oltre 620 mila euro. I militari della Compagnia di Caltagirone, nell’ambito delle attività quotidianamente svolte a tutela della spesa pubblica, dopo aver rilevato – a seguito di specifiche denunce – l’illecita percezione di trattamenti sociali da parte di 3 soggetti italiani emigrati all’estero, hanno avviato, in stretta collaborazione con l’Istituto di previdenza, un più ampio monitoraggio delle posizioni beneficiarie dell’assegno. L’INPS ha fornito i dati completi dei percipienti che le Fiamme Gialle hanno incrociato con l’anagrafe degli italiani residenti all’estero di alcuni comuni del calatino, quali Caltagirone, Licodia Eubea, Mirabella Imbaccari, Mineo e Vizzini. Le attività investigative sono state svolte su centinaia di soggetti tenendo presente che hanno il diritto a percepire – a domanda – tali emolumenti coloro che abbiano compiuto il 65° anno di età, senza reddito o comunque al di sotto di una determinata soglia, a prescindere dal pagamento pregresso di contributi previdenziali. Tale forma di sostegno sociale, ammontante a circa 500 euro mensili, compresa la tredicesima, può riguardare, però, solo i soggetti che abbiano la residenza effettiva in Italia, cioè che dimorino in maniera stabile e continuativa da almeno 10 anni nel territorio nazionale. Peraltro, sussiste l’obbligo di comunicazione all’Istituto dell’avvenuto trasferimento all’estero. Invece, alcuni indizi, acquisiti nel corso degli accertamenti, hanno portato a sospettare della genuinità del documento certificativo della residenza in Italia presentato all’INPS nella domanda di attribuzione dell’assegno. I finanzieri hanno pertanto effettuato i necessari riscontri, tramite l’utilizzo di appositi applicativi informatici nonché specifici sopralluoghi e rilevamenti presso i singoli comuni, che hanno consentito di accertare come ben 23 italiani, pur risiedendo stabilmente e anche da diversi anni in Argentina (12), Venezuela (2), Brasile (1), Stati Uniti d’America (3), Australia (2) e Germania (3), abbiano omesso qualunque comunicazione all’Istituto previdenziale e abbiano illecitamente continuato a beneficiare illecitamente del trattamento sociale per un importo complessivo superiore ai 620 mila euro. In tre casi gli indagati sono risultati anche deceduti da alcuni anni, ma gli eredi hanno incassato tranquillamente l’assegno mensile erogato dall’Italia.  I responsabili sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Caltagirone, per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, mentre sono stati immediatamente bloccati i pagamenti da parte dell’INPS e avviate le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.


Catania Finanzieri C.do Provinciale Catania scoprono 22 lavoratori in nero.  I militari hanno concluso un intervento volto al contrasto del lavoro nero nei confronti di una ditta edile di Giarre. La società operante nella zona jonica era stata oggetto di un attento monitoraggio da parte dei militari della Compagnia di Riposto. Le Fiamme Gialle dalle attività di controllo economico del territorio aveva rilevato una forte incongruenza tra la fervente attività d’impresa e gli esigui redditi dichiarati al fisco. Gli ulteriori approfondimenti condotti sulla complessiva posizione fiscale e contributiva della ditta hanno poi consentito di riscontrare la quasi totale assenza di personale “ufficialmente” dipendente; evidenza risultata particolarmente “sospetta” in un settore economico connotato dalla indubbia esigenza di mano d’opera. Le  Fiamme Gialle etnee nei giorni scorsi, hanno effettuato un accesso presso la sede della società ed  hanno sorpreso decine di addetti intenti alla preparazione delle attrezzature ed a ricevere le istruzioni prima di avviarsi alla volta dei diversi cantieri aperti. I militari hanno condotto nei loro confronti le cosiddette “interviste” per rilevare le singole posizioni lavorative da incrociare successivamente con i documenti dell’azienda previsti per la corretta instaurazione dei rapporti di lavoro. Gli investigatori dalla complessiva analisi della documentazione hanno rilevato ben 22 posizioni completamente in nero, soggetti nei cui confronti non è stata stipulata forma di contratto ed a cui non sono stati versati i contributi previdenziali ed assistenziali. Il titolare della società è stato segnalato alla Direzione Provinciale del Lavoro, all’INAIL e all’INPS per l’applicazione delle relative sanzioni. Le  Fiamme Gialle stanno ancora svolgendo  accertamenti sulla situazione fiscale della società che, tenuto conto dello spregiudicato ricorso alla mano d’opera in nero, presenta evidenti indici di evasione.


AcirealeGdF trova società di pulizie che omette guadagni. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di circa  380.000€, nei confronti del titolare di una società operante nel settore delle pulizie, che aveva occultato ricavi per  800.000€. La società era stata sottoposta a una verifica fiscale nello scorso mese di luglio nell’ambito delle ordinarie attività a tutela delle entrate condotte dai militari della Tenenza di Acireale. Le Fiamme Gialle, nel corso delle attività ispettive avevano evidenziato che l’impresa aveva operato “dimenticandosi” di presentare le dichiarazioni dei redditi. Con tale modus operandi, l’amministratore aveva sottratto al fisco circa  800.000€ di ricavi, relativamente all’anno d’imposta 2012, così evitando il pagamento di imposte per circa  380.000€.La ricostruzione del volume d’affari realizzato dalla società è stata possibile con all’esecuzione di una serie di controlli incrociati, grazie ai quali è stata rinvenuta tutta la documentazione contabile attestante i rapporti commerciali intrattenuti dalla stessa. I Baschi Verdi, attraverso l’analisi del carteggio acquisito, nonché lo sviluppo delle informazioni reperite tramite le banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza, sono riusciti a determinare il profitto realizzato negli anni oggetto di controllo e nascosto al fisco. Il titolare dell’impresa è stato deferito alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di omessa dichiarazione e omesso versamento di IVA, avendo superato le soglie di punibilità (ossia imposte evase per singolo anno superiori a € 50.000). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi, su proposta della stessa Guardia di Finanza acese, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni a garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei confronti dell’amministratore della società. Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al fine di individuare il patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile all’indagato, hanno così sottoposto a sequestro  30.000€ depositati su conti correnti, 1 immobile e quote societarie fino a concorrenza dell’imposta evasa.


CataniaGdF confisca 600.000€ in beni, Laudani reddito 10€ annui. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno confiscato  il patrimonio di circa 600.000€ illecitamente accumulato da Salvatore Laudani 35enne, che gli investigatori ritengono appartenente al clan dei “Pillera - Puntina”. Il Laudani era stato tratto in arresto dalle Fiamme Gialle nel giugno 2012, nell’ambito dell’operazione “Pret a Porter”, in quanto finanziatore dell’acquisto, in  Olanda, di quasi 15 chilogrammi di marijuana del tipo “orange skunk”. Le indagini esperite avevano dimostrato il ruolo del Laudani quale referente nel  gruppo criminale per il traffico di stupefacenti, determinandone la condanna, in primo grado, a 5 anni di reclusione. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di  Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, partendo dalle evidenze raccolte, hanno avviato l’indagine patrimoniale nei confronti del soggetto e del suo nucleo  familiare allo scopo di verificare la coerenza del tenore di vita e del patrimonio agli  stessi riconducibile con i redditi dichiarati. Tutto ciò nella consapevolezza che tra le misure più efficaci di contrasto alla  criminalità organizzata vi è certamente quella dell’aggressione dei profitti derivanti dalle attività illecite già reinvestiti nel circuito economico legale. Le indagini, condotte anche attraverso l’utilizzo di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili  nelle banche dati, hanno fatto emergere l’illecito arricchimento della famiglia  Laudani. I militari hanno, tra l’altro, accertato che l’ultima dichiarazione dei redditi di  Salvatore Laudani, presentata nel 2008, recava un reddito di appena  10€, mentre,  fino al suo arresto, è stato in grado di provvedere al regolare versamento di rate mensili dell’importo di 2.000€ per un mutuo acceso per l’acquisto di due immobili. Le Fiamme Gialle etnee hanno proposto alla competente Autorità Giudiziaria l’adozione della confisca dei beni individuati, per un valore di circa 600.000€. La Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto la confisca di 2 immobili a Catania nonché delle quote di 2 società, 1, con sede a Catania, operante nel settore edile e l’altra, con sede ad Acireale, attiva nel commercio di articoli di  cartoleria. I giudici contestualmente, hanno anche disposto nei confronti del Laudani la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per la durata di 2 anni e 6 mesi.


CataniaGdF scopre ad Acireale omesse dichiarazioni, sequestri per equivalente. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un sequestro  preventivo di beni, per un valore complessivo di circa  800.000€, nei confronti dei titolari di una società operante nel settore delle telecomunicazioni, che aveva  occultato ricavi per circa 1.600.000€. La società era stata sottoposta ad una verifica fiscale nel mese di maggio scorso nell’ambito delle ordinarie attività a tutela delle entrate condotte dai militari della Tenenza di Acireale. Le Fiamme Gialle in quel contesto avevano scoperto che la società aveva operato per ben 2 anni “dimenticando” di presentare le dichiarazioni dei redditi. Gli amministratori in tal modo, avevano omesso di dichiarare al fisco oltre 1.500.000€  di ricavi, relativamente agli anni d’imposta 2011 e 2012, sottraendosi al pagamento di imposte per circa  800.000€. Il lavoro di ricostruzione del volume d’affari realizzato dall’azienda è stato possibile grazie alla copiosa documentazione contabile e, soprattutto, extra-contabile rinvenuta dai finanzieri all’atto dell’avvio del controllo presso i locali di esercizio dell’impresa. L’analisi del carteggio relativo ai rapporti commerciali con i fornitori e clienti, nonché lo sviluppo delle informazioni acquisite dalla documentazione non ufficiale ha consentito ai militari di determinare i profitti realizzati negli anni oggetto di controllo, ma nascosti al fisco. I titolari dell’impresa sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Catania per i reati di omessa dichiarazione e omesso versamento di IVA, avendo superato le soglie di punibilità (ossia imposte evase per singolo anno superiori a  50.000€). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi, su proposta della stessa Guardia di Finanza acese, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni a garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei confronti degli amministratori della società. Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al fine di individuare il patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile ai due indagati, hanno così sottoposto a  sequestro  200.000€ depositati su conti correnti e 3 immobili.


Catania  GdF confisca 3 milioni di €: inchiesta caimano.  I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio di circa 3 milioni di euro che secondo le risultanze investigative sarebbe stato illecitamente accumulato da Agatino Litrico 41enne, ritenuto dagli inquirenti appartenente al clan mafioso dei “Cappello” e dedito al traffico di sostanze stupefacenti per conto del sodalizio. Gli investigatori hanno operato nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata una delle misure più efficaci, costituita dall’aggressione degli illeciti profitti derivanti dai reati e reinvestiti dalle diverse organizzazioni.   I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, in tale contesto, dopo l’arresto nel 2009 per traffico di droga, hanno avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del Litrico e del suo nucleo familiare per verificare la coerenza del suo tenore di vita con i redditi formalmente dichiarati. All’esito delle attività investigative, condotte anche attraverso l’utilizzo del software “molecola”, apposito applicativo sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati, è emerso chiaramente l’illecito arricchimento della famiglia Litrico e la netta sproporzione fra il patrimonio disponibile, indebitamente accumulato nel corso degli anni per effetto delle ripetute condotte criminose, ed i redditi ufficiali.   Le  Fiamme gialle etnee hanno proposto alla competente Autorità Giudiziaria l’adozione della misura ablativa dei beni individuati, del valore di circa 3 milioni di euro. La Sezione Misure di Prevenzione, nel Collegio presieduto dal Giudice Carlo Cannella, ha così disposto la confisca di 3 immobili e 3 appartamenti, tutti a Catania, un’impresa individuale dedita alla pesca a strascico con il relativo peschereccio denominato “Caimano” (da cui il nome dell’operazione), un’autovettura, 1 furgone, 2 depositi a risparmio e un conto corrente bancario.


Catania  - GdF  seminario su indagini patrimoniali e misure prevenzione. Una  giornata di studio sulla normativa e sulle tecniche investigative per l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali destinata ai militari della Guardia di Finanza dei Comandi Provinciali di Catania, Ragusa e Siracusa impiegati nelle indagini economico – patrimoniali si è svolta  di mattina, presso la Sala Koiné del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito delle iniziative volte a potenziare l’aggressione ai patrimoni della criminalità organizzata.  Al seminario hanno presenziato il Presidente del Tribunale di Catania, Dott. Bruno DI MARCO, il Procuratore della Repubblica di Catania, Dott. Giovanni SALVI e il Comandante Regionale della Guardia di Finanza, Gen.D. Ignazio GIBILARO.   I  relatori intervenuti sono: il Dott. Carlo CANNELLA, Giudice del Collegio Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, che ha illustrato il procedimento di prevenzione e le indagini relative agli accertamenti patrimoniali, e il Dott. Michelangelo PATANE’, Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Catania che, dopo aver fatto cenno alle relazioni fra impresa ed economia criminale, ha trattato il delicato tema del rapporto fra procedimento penale e procedimento di prevenzione. Gli Ufficiali della Guardia di Finanza, dal canto loro, hanno illustrato le tecniche di investigazione nelle indagini patrimoniali utilizzate dal Corpo. La  giornata di studio è stata  molto proficua ed ha consentito di tracciare un punto di situazione aggiornato sulla normativa di settore. Il dibattito ha estrapolato i più recenti orientamenti giurisprudenziali sull’applicazione delle misure di prevenzione e sulle più avanzate metodologie investigative. La  Guardia di Finanza, impiega  i sistemi grazie alle innovative applicazioni informatiche, ed è in grado di attuarle al fine di rendere sempre più incisiva ed efficace l’azione di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, in particolare dalla criminalità organizzata.


Catania - GdF sequestrati oltre 52 mila articoli contraffatti o non sicuri. L’attività delle Fiamme Gialle è stata nei confronti  di un imprenditore cinese operante nel capoluogo etneo, a cui sono state contestate anche violazioni per “lavoro nero” e per la sicurezza dei luoghi di lavoro. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, hanno operato nell’ambito di un’azione congiunta con funzionari dei locali uffici dell’INPS, INAIL, ASP e Direzione Territoriale del Lavoro, volta al contrasto delle diverse forme di illegalità economica. L’attività è scaturita dal tavolo di concertazione già avviato fra i diversi interlocutori istituzionali per la predisposizione di interventi congiunti volti a reprimere tutti gli illeciti connessi al mondo dell’economia illegale, sfruttando le professionalità e le peculiarità di ogni amministrazione. Il  monitoraggio sempre più capillare della presenza degli esercizi commerciali gestiti da imprenditori di origine orientale operanti nel capoluogo e nella provincia etnea, ha permesso di individuare nel centro della città di Catania, in via Enrico Ferri e Piazza Vittime del Dovere, 2 esercizi commerciali di grandi dimensioni, entrambi riconducibili allo stesso imprenditore cinese. Il conseguente intervento presso entrambi i negozi, dislocati su una superficie di oltre 1000 mq, un vero e proprio megastore di prodotti che vanno dall’abbigliamento a quelli di più comune utilizzo, ha consentito di rinvenire e sequestrare capi di abbigliamento contraffatti di noti marchi nazionali ed esteri, quali personaggi Disney – Jonk 46, Simpson, Violetta, nonché i marchi Frutta ed Hello Kitty. I Baschi Verdi hanno trovato giocattoli e piccoli elettrodomestici non conformi alle norme comunitarie in materia di sicurezza dei prodotti e particolarmente scadenti. I  militari del Gruppo di Catania hanno sottoposto a sequestro oltre 52.000 articoli, sottraendoli così al mercato del falso e agli ambulanti extracomunitari abitualmente dediti alla vendita di questi prodotti nei pressi di Corso Sicilia e dei diversi mercati rionali. I militari dal controllo, inoltre, hanno scoperto molteplici ed ulteriori violazioni amministrative riguardanti sia il personale dipendente che la normativa sulla tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro. Gli uomini del Gruppo di Catania, col personale dell’INPS, INAIL e Direzione Territoriale del Lavoro di Catania hanno rilevato, in particolare, l’impiego di 7 lavoratori completamente “in nero” (tutti di etnia cinese), sprovvisti di un qualsiasi tipo di contratto di lavoro nonché della relativa posizione contributiva. L’impiego della manodopera in nero ha anche comportato l’esecuzione immediata del provvedimento di sospensione dell’attività, con la chiusura dell’esercizio e l’applicazione della c.d. “maxi sanzione” amministrativa fino a 12.000 euro per ogni lavoratore non in regola. Ancora, l’ufficio ASP di Catania, nell’ambito degli accertamenti di propria competenza, ha constatato altre violazioni amministrative, quali l’ostruzione delle uscite di emergenza, nonché l’impianto elettrico non in regola con la normativa di settore, ed altre violazioni per carenza dei requisiti di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il  titolare dell’esercizio commerciale è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per i reati di contraffazione e frode in commercio, nonché segnalato alla locale Camera di Commercio per le violazioni amministrative scaturenti dagli illeciti in materia di tutela del consumatore.


Catania GdF sequestra in deposito del centro  3.200 capi falsi. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, sono costantemente impegnati nel contrasto alla contraffazione e all’abusivismo commerciale. I Baschi Verdi hanno concluso una complessa attività investigativa con il sequestro di oltre 3.200 paia di scarpe contraffatte rinvenute in un deposito clandestino di Catania e la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 2 cittadini extracomunitari di origine cinese. Si tratta del prosieguo dell’operazione “Falso a km 0”, eseguita di recente sempre nei pressi di Corso Sicilia e conclusa con il sequestro di un laboratorio clandestino per la falsificazione di scarpe e capi di abbigliamento. I militari hanno sviluppate indagini per risalire la filiera del falso ed in particolar modo, i canali di rifornimento dei venditori abusivi del capoluogo etneo.   Le  attività investigative, condotte dai finanzieri del Gruppo di Catania, hanno consentito di individuare, in via Cilea del capoluogo etneo, a ridosso di Corso Sicilia, 1 deposito clandestino di merce contraffatta, gestito da 2 cittadini sinici, all’interno del quale sono state rinvenute oltre 3.200 paia di scarpe di note griffes, ancora imballate in oltre 250 contenitori di cartone recanti sugli stessi indicazioni in lingua cinese. Il monitoraggio era in corso già da alcuni giorni.  I  militari hanno osservato la fine delle operazioni di trasferimento dei colli da un furgone in sosta al deposito, ed hanno fatto irruzione nel locale sorprendendo i due responsabili intenti  a sistemare  le calzature. I Baschi Verdi, dal controllo   della merce, hanno appurato che le scarpe recavano i noti marchi “Nike”, “Adidas” e “Hogan” ed erano del tutto simili,  anche  e confezioni, come le originali e di buona fattura. La commercializzazione e la successiva vendita dei prodotti sequestrati, pronti per essere immessi sul mercato del falso catanese ed in particolar modo, destinati ai venditori ambulanti ed agli abusivi di Corso Sicilia, avrebbe consentito ai responsabili di realizzare ricavi stimati per 160.000 euro. L’operazione “Falso a Km zero” assume maggiore rilevanza perché mira a colpire il fenomeno dell’abusivismo e della contraffazione a monte della filiera del falso, soprattutto cercando di recidere i canali di approvvigionamento dei venditori abusivi operanti nel capoluogo etneo sia di corso Sicilia sia del mercato di piazza Carlo Alberto.


CataniaGdF sequestra a consigliere comunale beni 45mila € indebitamente percepiti. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito il sequestro di beni per un ammontare di 45mila euro nei confronti del consigliere comunale di Catania Manlio Messina. Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, come disposto dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica, hanno proceduto all’esecuzione del dispositivo di misura cautelare reale nei confronti del consigliere comunale e di 2 soci, suoi  datori di lavoro, di una società del catanese, sequestrando beni per il valore di 45mila euro. Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica hanno permesso di appurare che il consigliere comunale, attraverso la simulazione del rapporto di lavoro ottenuta con il concorso dei titolari dell’azienda, avrebbe ottenuto indebiti rimborsi dal Comune di Catania.

Il consigliere comunale Manlio Messina sulla vicenda in un comunicato scrive:"Preme, anzitutto, precisare che non è stato eseguito alcun sequestro su beni di mia proprietà. Pur conoscendo allo stato i contenuti dell’indagine a mio carico solo per grandi linee, sono assolutamente sereno ed ho piena fiducia nella magistratura, avendo realmente lavorato per la società PRI.BEL, che ha visto quadruplicare sotto la mia direzione commerciale il proprio fatturato. Sono, dunque, in grado di dimostrare realmente l’attività svolta e la correttezza delle procedure avviate dall’azienda per l’erogazione dei rimborsi da parte del Comune di Catania. In tal senso, ritengo doveroso precisare che quest’ultimi sono stati richiesti solamente per 14 mesi, a fronte dei complessivi tre anni in cui ho prestato la mia attività lavorativa e che le somme erogate dal Comune di Catania non ammontano ad euro 45,000, bensì a circa euro 30,000. Si tratta, in ogni caso, di rimborsi richiesti ed erogati nella sussistenza dei presupposti di legge, sì come previsti dall’art. 20 della legge regionale n. 30 del 2000".


Catania Call center: GdF scopre 7 lavoratori in nero e 330 irregolari. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania nell’ambito dei servizi volti a contrastare il fenomeno del ricorso a forza lavoro in nero, hanno eseguito un controllo nei confronti di una società che gestisce un call center nella provincia etnea, operante nel settore delle telecomunicazioni. Il controllo, svolto dai militari della Tenenza di Acireale, è stato focalizzato sui cc.dd. “contratti di collaborazione a progetto”, frequentemente utilizzati dalle società per i vantaggi che ne derivano in termini di riduzione dei versamenti dei contributi previdenziali e, conseguentemente, di abbassamento del costo del lavoro. I contratti esaminati, in base alle disposizioni in vigore sino al giugno del 2013, avrebbero dovuto mettere i lavoratori nelle condizioni di svolgere la loro attività in favore del call center in modo autonomo e senza i vincoli tipici del lavoro subordinato. I  riscontri effettuati e gli elementi forniti dai moltissimi lavoratori sentiti nel corso delle attività ispettive, hanno invece, fatto emergere un quadro ben diverso, che ha portato alla constatazione di numerose irregolarità. Orari di lavoro predeterminati, retribuzioni legate alla produttività, nessuna libertà nella scelta e nella gestione dei contatti da assumere e, addirittura, nella quasi totalità dei casi, mancata conoscenza da parte dei lavoratori del progetto specifico per cui si era stati assunti e della finalità dello stesso, in aperto contrasto con quanto richiedeva il Legislatore fino al 28 giugno del 2013. Per i contratti di lavoro in essere dopo tale data, alla luce delle innovazioni introdotte, l’attenzione è invece stata riposta sulla verifica della previsione, nell’ambito dei contratti, di un corrispettivo fisso mensile in favore dei lavoratori, adeguato ai minimi sindacali di settore. Anche in questo caso sono state riscontrate irregolarità, dal momento che nessuna traccia della “retribuzione minima garantita” è stata rilevata nei contratti stipulati dopo l’intervento normativo. A conclusione delle attività sono stati segnalati alla Direzione provinciale del Lavoro 7 lavoratori completamente in nero e 330 irregolari, la cui posizione contributiva dovrà essere oggetto di regolarizzazione. Nei confronti della società sono state proposte le sanzioni amministrative previste dalla normativa di settore.


CataniaEsami medicina pagati: GdF 2 impiegati ai domiciliari. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania nella mattinata odierna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania,  nei confronti di Giovanbattista Luigi CARUSO 50enne e Giuseppe SESSA 59enne, entrambi dipendenti dell’Università di Catania – Facoltà di Medicina, per i reati di falso in atto pubblico, corruzione ed accesso abusivo ad un sistema informatico.  CARUSO è addetto all’ufficio di segreteria della Facoltà di Medicina, mentre SESSA è dipendente dell’Ateneo con mansioni di autista. Il provvedimento è stato emesso all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica etnea, ed in particolare dal gruppo di lavoro specializzato per i reati contro la pubblica amministrazione diretto dal Procuratore Aggiunto dott. PATANÈ. Dalle indagini condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania – scaturite da alcune notizie stampa pubblicate il  26 ottobre 2013 - sono emersi indizi di responsabilità penale a carico dei soggetti, i quali, unitamente a due studenti di Medicina che risultano indagati per i medesimi fatti, hanno falsificato la documentazione universitaria ed inserito fraudolentemente nell’archivio informatico dell’Ateneo la registrazione di materie di cui non era mai stato sostenuto il relativo esame. Ciò ha consentito di far risultare come sostenuti 20 esami complessivi (19 per uno studente ed 1 per l’altro) di fatto mai effettuati. In cambio i due indagati hanno ottenuto somme di denaro e altre utilità. Uno degli studenti ha conseguito la laurea in medicina e dunque il possibile accesso alla professione medica. Gli studenti si rivolgevano a Giuseppe SESSA per avviare la procedura illecita; questi, a sua volta, avendo ricevuto indicazioni dagli studenti circa le materie di cui si chiedeva l’illecita registrazione ed il relativo compenso, fungeva da intermediario con CARUSO il quale, a sua volta provvedeva ad accedere con propria password al Centro Elettronico dell’Ateneo e provvedeva ad effettuare le false registrazioni degli esami, in coincidenza con le varie sessioni di esami. Gli investigatori allo stato stanno vagliando ulteriori posizioni relative ad altri soggetti che, a vario titolo, risultano coinvolti nel progetto criminoso in questione. Di particolare importanza per la buona riuscita delle indagini è stata la collaborazione ricevuta dai vertici e dai dipendenti dell’Ateneo Catanese. Tale Ente, tra l’altro, ha avviato autonomo procedimento disciplinare nei confronti dei due dipendenti e nei confronti dei due studenti, per uno dei quali è stato disposto l’annullamento della laurea in medicina, già conseguita qualche mese addietro, posto che la falsa registrazione degli esami non era stata rilevata neanche dai funzionari preposti al controllo finale del curriculum dello studente. L’Autorità Giudiziaria non ha ritenuto avanzare richiesta di misura cautelare anche nei confronti dei due studenti, in quanto, nonostante la gravità dei fatti rassegnati agli stessi riconducibili, i 2 hanno reso dichiarazioni ampiamente autoaccusatorie e soprattutto collaborative in fase di indagine preliminare, apportando altresì elementi probatori ulteriori e decisamente rilevanti rispetto a quelli già acquisiti alle indagini.


Catania - Gdf scopre 2 medici che esercitavano privatamente  percependo  indennità di esclusività dai presidi ospedalieri. I militari hanno sequestrato disponibilità finanziarie per circa 100.000 €. Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania nella mattinata hanno concluso un’operazione di servizio a tutela della spesa sanitaria. Le Fiamme Gialle  hanno eseguito un provvedimento di divieto ad esercitare la professione sanitaria nei confronti di due medici. L’ordinanza,  disposta  dal Giudice per le indagini preliminari, ha previsto anche il sequestro di somme di denaro per un valore di circa 100.000 euro. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha coinvolto 2 professionisti: 1  dipendente  dal presidio ospedaliero “Garibaldi”,  e 1 in servizio presso l’azienda ospedaliera “Vittorio Emanuele” di Catania. I due medici hanno omesso di comunicare ai rispettivi ospedali presso cui erano in servizio di svolgere attività libero professionale “extramoenia” presso studi associati privati, inducendo così in errore gli enti nella corresponsione delle specifiche indennità previste per coloro che svolgono la professione medica in regime di esclusività con il Servizio Sanitario Nazionale. L’importo complessivo indebitamente percepito è stato quantificato per un medico in 46.000€ circa e per l’altro  in 54.000€ circa. Agli indagati è stato contestato il reato di truffa, con le aggravanti di aver commesso il fatto in danno di un ente  pubblico, di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità e di aver commesso il fatto con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione. Nei confronti dei medici è stato eseguito il sequestro preventivo per equivalente delle somme giacenti sui conti correnti per un valore corrispondente al profitto dei delitti contestati. Dei fatti sono state informate, inoltre, le aziende ospedaliere interessate, le quali hanno  proceduto, per la parte di loro competenza, all’applicazione della misura della sospensione del rapporto di dipendenza nei riguardi dei medici per il periodo di due mesi.


Acireale  - Gdf scopre 2  falsi ciechi, 1 pilota: truffa da 230mila€. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in 2 distinti interventi, hanno scoperto 2 “falsi ciechi” che hanno indebitamente beneficiato, negli ultimi 10 anni, dell’indennità di accompagnamento, per un importo complessivo di  230.000€. I Baschi Verdi nell’ambito delle attività a tutela della spesa pubblica, hanno avviato una serie di controlli sulle erogazioni di indennità a carico dello Stato in favore di persone colpite da cecità assoluta. Gli investigatori dall’incrocio delle banche dati e dai preliminari approfondimenti eseguiti,  sono stati attirati, tra l’altro, dal fatto che uno dei soggetti avesse presentato una denuncia di smarrimento della carta di circolazione. I finanzieri hanno avviato indagini più mirate per verificare la posizione di tale soggetto e di un’altra persona anch’essa beneficiaria di analogo sussidio. Le attività investigative, durate alcuni mesi, hanno evidenziato che S.C.,   67enne, e M.O.,   57enne, ciechi assoluti per l’INPS, conducevano una vita normale, muovendosi all’aperto in modo disinvolto e guidando senza alcun problema la propria autovettura. Gli appostamenti eseguiti ed i filmati realizzati hanno permesso di accertare come i 2   si muovessero autonomamente, evitavano ostacoli, attraversavano la strada senza ausilio, facevano tranquillamente la spesa al supermercato, attendendo, quindi, a tutte le normali attività quotidiane. I due falsi invalidi hanno percepito per 10 anni più di 800€ mensili per la presunta minorazione patita arrecando, così, un danno alle risorse erariali destinate a garantire il necessario supporto economico a chi soffre realmente di infermità. Le Fiamme Gialle, pertanto, hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria catanese i due “finti ciechi” per truffa aggravata ai danni dello Stato, informando contestualmente l’INPS di Catania per l’immediata sospensione del beneficio.



Catania Peculato: Finanza sequestra beni 218.000€, a contabile parco greco-romano, in via preventiva.   Si tratta di S.S., 53enne. La somma, secondo l'accusa, sarebbe l'equivalente di incassi non versati alla Regione Siciliana, da aprile 2011 a giugno 2013, coperti allegando ai prospetti mensili false quietanze di versamento. Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura di Catania. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito l’ordinanza di sequestro preventivo di beni per circa 218.000 euro. I provvedimenti cautelari sono stati disposti dalla Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di un funzionario direttivo del Servizio parco archeologico greco-romano di Catania, con mansioni di gestore della contabilità. Le attività d’indagine poste in essere dalle Fiamme Gialle di Catania hanno permesso di appurare come il contabile S.S.  53enne, abusando della sua posizione di Pubblico Ufficiale, a fronte dei cospicui incassi realizzati dall’ente (218.000,00 per il periodo da aprile 2011 a giugno 2013), depositava somme irrisorie alla cassa regionale, trattenendo per sé la differenza, allegando ai prospetti mensili delle false quietanze di versamento. Le stesse quietanze di versamento presentate dall’indagato non solo riportavano importi notevolmente superiori rispetto a quelli indicati negli originali conservati presso la cassa regionale, ma differivano sostanzialmente sia per la qualità della carta, sia perché non riportavano il timbro in rilievo della Regione Sicilia.  Considerati gli esiti dell’attività svolta, il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso  un decreto di sequestro preventivo per equivalente di due immobili di proprietà dell’indagato del valore circa di 218.000 euro, medesimo importo di cui l’indagato si era indebitamente appropriato.



BronteGdF scopre truffa INPS, 18 falsi braccianti. La Guardia di Finanza di Bronte  prosegue l’incessante attività di contrasto  alle sempre più frequenti truffe perpetrate ai danni dello Stato ed Enti Pubblici. Le Fiamme Gialle di Bronte,  al termine  dell’attività d’indagine  avviata nel mese di novembre del 2011, hanno individuato una società cooperativa denominata “AGRIMEC” con  falsa sede  in Catania ed operante a Bronte nel settore agricolo. L’azienda nell’anno 2010 ha falsamente comunicato di aver collocato in attività lavorativa 18 falsi braccianti agricoli, per un ammontare di oltre  2.200 giornate. La peculiare attività investigativa posta in essere dalla Fiamme Gialle, ha consentito di appurare subito la totale inesistenza della struttura societaria  e successivamente, la natura puramente fittizia dei rapporti di lavoro tra le maestranze e la medesima società. La metodologia utilizzata consisteva nel far risultare regolarmente collocati braccianti agricoli utilizzati per la coltivazione dei terreni che la falsa società aveva dichiarato di possedere, ma in realtà i finti rapporti di lavoro erano mirati  al solo fine di consentire l’indebita percezione da parte dei sedicenti braccianti della c.d. “ indennità di disoccupazione agricola, di malattia e di altre indennità, spettanti per il peculiare settore agricolo”. L’intervento dei militari ha permesso di porre fine alla condotta in corso, bloccando ulteriori erogazioni in fase di liquidazione e quantificando il danno subito dall’INPS in euro 45.000. L’attività investigativa, a cui hanno collaborato fattivamente funzionari dell’INPS,  si è conclusa con la denuncia alla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania per il reato di falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato, del legale rappresentante della società cooperativa e dei 18 falsi braccianti agricoli, peraltro risultati legati da stretti legami di parentela tra loro. La lotta contro ogni forma di indebite percezioni rientra tra le attività primarie che il Corpo della Guardia di Finanza svolge quotidianamente sul territorio, mirato alla salvaguardia della Spesa Pubblica dello Stato e degli Enti Pubblici.


Catania  - Fallimento La Celere, insolvenza 11 milioni€, arresti: carcere e domiciliari. Ufficiali della G. di F. Nucleo Polizia Tributaria di Catania hanno eseguito l’ordinanza con cui il Gip del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di Mario De Felice e gli arresti domiciliari nei confronti del coniuge Giovanna Genovese per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale connessi al fallimento del “Corpo di vigilanza La Celere s.r.l.”. Il fallimento della “Celere s.r.l.” è stato dichiarato dal Tribunale di Catania con sentenza del 20.11.2009 a fronte di uno stato di insolvenza per oltre 11 milioni di euro. E’ stato altresì eseguito il sequestro di quote di immobili di proprietà delle figlie dei coniugi De Felice e dell’azienda attualmente denominata “2858 s.r.l.” (già “Celere Techonology s.r.l.) la cui gestione è ora affidata ad un amministratore giudiziario. A seguito della denuncia presentata dai componenti del collegio sindacale e da alcuni lavoratori dipendenti della società fallita - che hanno segnalato la mala gestio dell’amministrazione riconducibile a Mario De Felice - la G. di F. nucleo PT di Catania ha compiuto indagini da cui è emerso che l’imprenditore, a partire dal 2005,  ha costantemente trasferito ingenti risorse economiche e beni aziendali dal patrimonio dell’ente a quello dei prossimi congiunti. Le indagini fanno ritenere innanzitutto che le condotte distrattive siano state pianificate e realizzate continuativamente per più di quattro anni, anche dopo il fallimento della società di vigilanza, e che l’imprenditore si sia avvalso di strumenti fraudolenti, continuando ad aggravare lo stato di dissesto, simulando di voler risarcire l’ingente debito tributario. Dalle indagini bancarie è poi emerso che Mario De Felice ha utilizzato somme sottratte dalle casse della società per acquistare due immobili a S. Agata Li Battiati intestati a moglie e figlie. La Celere s.r.l. risulta poi aver di fatto finanziato per oltre 2.500.000,00€  l’acquisto da parte di altra società, sempre riferibile al De Felice, di una motonave per attività turistiche; finanziamento effettuato senza alcun beneficio o vantaggio per la Celere e con conseguente perdita patrimoniale. De Felice risulta aver costituto una società, la 2858 s.r.l, inizialmente denominata Celere Technology, proprio al fine di sottrarre risorse ai creditori della “Celere s.r.l.” e di alimentare i profitti personali della famiglia De Felice. Il sequestro e la misura restrittiva si sono resi necessari per impedire ulteriori condotte di distrazione, per recuperare le risorse che sono state sottratte a garanzia dei creditori, ma soprattutto per ristabilire modalità di gestione rispettose della legalità. Infatti, l’ingente importo dei debiti maturati dalla società fallita indica che la Celere s.r.l. ha operato sul mercato alterando gravemente le regole della libera concorrenza, con ricadute in danno anche degli altri operatori economici del settore. La 2858 s.r.l., ha acquisito, infatti, a costo zero le attrezzature e il pacchetto clienti della “Celere s.r.l.”, usufruendo dell’avviamento di una impresa già affermata (senza impegno di risorse proprie) e proponendo dunque sul mercato condizioni contrattuali particolarmente vantaggiose (specie per la qualificata offerta tecnologica), potenzialmente idonee ad emarginare la società che operano secondo criteri – legali – di economicità. In una fase in cui la procedura fallimentare è ancora in corso e nessun bene è stato rinvenuto a garanzia dei creditori il sequestro è necessario per assicurare una gestione corretta delle risorse dell’impresa in bonis.


Catania  - Il Generale Ignazio Gibilaro ha presentato ufficialmente il Col. ISSMI Francesco Gazzani nuovo Comandante Provinciale della Guardia Finanza.  Il Colonnello Francesco Gazzani  nuovo Comandante Provinciale della Guardia Finanza etnea è stato presentato dal Gen.B. Ignazio Gibilaro presso il Comando di Catania nel corso di una conferenza stampa programmata alle ore 09.30  il 10 settembre al Comando Provinciale etneo.

Il comandante provinciale Francesco Gazzani   49 anni è nato a Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno, è laureato in Giurisprudenza ed abilitato alla professione forense, sposato e padre di due figli. Il  Colonnello Francesco Gazzani proviene dalla Scuola Ispettori e Sovrintendenti dell'Aquila dove ha comandato il Reggimento Allievi. Entrato nelle Fiamme Gialle nel 1981, ha prestato servizio successivamente alla 2^ Compagnia della Guardia di Finanza di Palermo con il grado di tenente, quindi ha comandato la prima sezione di polizia giudiziaria del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari, e nello stesso periodo ha lavorato al Secit, il servizio del ministero delle Finanze per le ispezioni tributarie. Il col. Francesco Gazzani ha anche diretto la Compagnia di Eboli, in provincia di Salerno, ed il Gruppo Operativo Antidroga di Napoli. Per 6 anni, dal 1994 al 2000, ha prestato servizio alla Direzione Investigativa Antimafia di Salerno, periodo in cui ha condotto varie operazioni nei confronti delle principali organizzazioni camorristiche operanti in Campania. Ha diretto il Gruppo Repressione Frodi del Nucleo p.t. di Napoli e successivamente dal settembre 2002 ad agosto 2003 ha frequentato un corso di formazione presso l’ Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze presso il C.A.S.D. di Roma. Il col. Francesco Gazzani, dopo il periodo di formazione è rientrato a pieno titolo nell’attività operativa in un territorio pieno di difficoltà come la Calabria, dove ha diretto il Comando Provinciale di Crotone e promosso al grado di Colonnello quello di Reggio di Calabria. Al Comandante Francesco Gazzani gli auguri di buon lavoro de L'INFORMATORE di Sicilia e personali. i.l.p.