CATANIA - Fiamme
Gialle etnee sequestrano tonno non commestibile a porticciolo Ognina
e mercato. I finanzieri del
comparto aeronavale hanno sequestrato 250 Kg. di tonno nel mercatino
domenicale del porticciolo di Ognina e 130 Kg. al MAAS. Lo scorso 14
giugno i militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di
Finanza di Catania, nell’ambito di un’attività mirata al controllo
sulla filiera della pesca con particolare attenzione al commercio
illegale, hanno effettuato un sequestro di tonno rosso (Thunnus
Thinnus) per un totale di 250 chilogrammi privo di tracciabilità.
Le Fiamme Gialle, tra i banchi del
tradizionale mercatino domenicale presso il porticciolo di Ognina
hanno rinvenuto parte del prodotto ittico, privo di etichettatura e
documentazione che ne attestasse la tracciabilità. I
Baschi Verdi hanno anche trovato un tonno di 130 chilogrammi
avvolto in una coperta tenuto senza il rispetto delle più elementari
norme igieniche ed in cattivo stato di conservazione, abilmente
occultato sotto un vecchio fugone stazionante nel vicino parcheggio. I
Finanzieri hanno dunque sottoposto a sequestro quanto
complessivamente recuperato e conseguentemente sanzionato i due
trasgressori possessori del pescato. I militari
della Sezione Operativa Navale, all’alba di ieri a seguito di un
accertamento presso i Mercati Agro Alimentari Sicilia (M.A.A.S.),
hanno proceduto ad un ulteriore sequestro di circa 130 Kg di tonno
rosso. I tutori dell’ordine, transitando per il parcheggio adiacente
l’area del mercato ittico, si sono imbattuti su un carrello
apparentemente abbandonato contenente n. 3 tranci di tonno rosso. Le
informazioni assunte dai presenti non hanno permesso di individuare
i trasgressori. Il pescato ormai riposto in tranci nelle cassette
veniva sottoposto a sequestro. L’operazione
delle Fiamme Gialle etnee si inquadra nell’ambito di costanti
attività svolte nell’ultimo periodo che hanno consentito di
sequestrare fino ad oggi circa 2 tonnellate complessive di tonno
sottratto al commercio illegale. Gli esemplari sequestrati dopo
essere stati visionati dai veterinari dell’Asp di Catania sono stati
dichiarati non destinabili al consumo umano e consegnati in
discarica per la distruzione.
BIANCAVILLA
CT
– GdF sequestra 2 ambulanze private
irregolari e denuncia gestore. I Finanzieri
del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito
del dispositivo di contrasto ai traffici
illeciti realizzati lungo le rotabili in
provincia, hanno sequestrato 2 ambulanze
irregolari e denunciato all’Autorità Giudiziaria
il titolare di una ditta individuale di
Biancavilla proprietaria dei mezzi. I militari
della Compagnia Guardia di Finanza di Paternò, a
seguito di mirata attività di intelligence
economico-finanziaria, nel corso di un apposito
posto di blocco hanno sottoposto a controllo 1
delle 2 ambulanze mentre rientrava in sede dopo
che aveva eseguito il trasporto di un malato. Le
attività esperite dai Finanzieri hanno subito
fatto rilevare l’assenza delle autorizzazioni di
settore prescritte dalla normativa regionale che
regolamenta tale tipologia di trasporto
professionale. Gli approfondimenti proseguiti
presso la sede dell’impresa hanno permesso di
accertare che nella disponibilità del titolare
vi era un altro mezzo di trasporto che
presentava le medesime irregolarità di quello
fermato su strada. I Baschi Verdi hanno rilevato
che entrambe le ambulanze operavano sprovviste
delle necessarie dotazioni di attrezzature
sanitarie di bordo (quale il defibrillatore semi
automatico), impiegavano durante i trasporti
personale sprovvisto delle necessarie
abilitazioni professionali ed infine circolavano
senza essere state sottoposte alla revisione
annuale. Il titolare della ditta individuale è
risultato noto alle Forze di Polizia poiché
rinviato a giudizio nell’ambito della nota
inchiesta condotta dalla Procura etnea sulle
cosiddette “ambulanze della morte” che operavano
in territorio di competenza dell’ospedale di
Biancavilla. Le Fiamme Gialle, al termine delle
attività, hanno sottoposto a sequestro le due
ambulanze e denunciato all’Autorità Giudiziaria
il titolare dell’impresa che svolgeva la propria
attività in assenza delle necessarie
autorizzazioni sanitarie. I finanzieri stanno
svolgendo un controllo fiscale nei confronti
della ditta individuale impiegando i militari
della Compagnia di Paternò, per l’accertamento
di regolare tenuta della contabilità.
CATANIA– Guardia Finanza sequestra
oltre 10 tonnellate hashish su motonave estera, arrestati equipaggio e
capitano. I finanzieri del Gruppo Aeronavale di Messina e del Nucleo
di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, con la collaborazione del
Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno portato
a conclusione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica –
DDA della città etnea e con il costante supporto delle Fiamme Gialle del
Comando Provinciale e della Sezione Operativa Navale di Catania,
un’operazione volta a contrasto del traffico internazionale di
stupefacenti. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato oltre 10 tonnellate di
hashish ed un ex peschereccio oceanico battente bandiera dei Paesi
Bassi, denominato “QUEST” ed arrestato nove persone di equipaggio. Le
misure adottate nella flagranza del reato sono state convalidate dal GIP
del Tribunale di Catania il 6 giugno. L’attività si inquadra in una più
ampia azione investigativa di respiro internazionale denominata
“Libeccio International”, nel cui ambito la Direzione Centrale dei
Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno svolge la funzione di
raccordo informativo e di attivazione della cooperazione internazionale.
La nave, monitorata dai mezzi aeronavali della Guardia di Finanza per
oltre 40 ore, è stata abbordata a circa 130 miglia dalla Sicilia sud –
orientale una volta ottenuta l’autorizzazione del Paese di bandiera. I
dettagli dell’importante operazione illustrati dagli investigatori nel
corso di una conferenza stampa, alle ore 10.30 del 7 giugno 2018, a
bordo di una unità navale della Guardia di Finanza ormeggiata presso la
banchina n. 25 del porto di Catania.
L’attività è il risultato di una attenta analisi delle rotte seguite
dall’imbarcazione che, dopo essere partita da Malta ed essersi diretta
verso lo stretto di Gibilterra, tra il Marocco e l’Algeria ha eseguito,
con l’ausilio di potenti gommoni oceanici, il trasbordo del carico
proveniente dalla terraferma. L’esame dei tracciati e l’acquisizione di
ulteriori elementi sul conto del natante hanno consentito di ipotizzare
il coinvolgimento della “QUEST” nel traffico internazionale di
stupefacenti e pertanto sono stati inviati sul posto due unità navali
d’altura ed un elicottero della Guardia di Finanza per controllarne i
movimenti. L’osservazione diretta e alcune incoerenze nelle risposte
ricevute a precise richieste formulate via radio dai finanzieri,
avvalorate come tali dall’attività di analisi svolta dal Comando
Operativo Aeronavale, hanno consolidato i sospetti. E’ stata quindi
coinvolta la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero
dell’Interno che ha assicurato la cooperazione internazionale per la
richiesta di abbordaggio alle Autorità olandesi (in virtù dell’articolo
17 della Convenzione di Vienna), alimentando i riscontri informativi su
nave ed equipaggio. Questi ultimi hanno permesso di inquadrare il
contesto operativo in una più ampia attività investigativa di respiro
internazionale denominata “Libeccio International”.
RIPOSTO CT - GdF Catania,
sequestra 43kg marijuana galleggiante in mare.
I militari del Comando Provinciale di Catania, con l’apporto dei Reparti
Aeronavali etnei della Guardia di Finanza, hanno sequestrato 43 Kg di
marijuana trasportati dal mare sul litorale ionico di Riposto (CT). Il
sequestro della sostanza stupefacente è scaturito con l’intensificazione
del controllo economico del territorio eseguita dalle Fiamme Gialle
etnee nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, lungo
il tratto costiero ed in specifici punti di accesso alle zone portuali.
Una pattuglia della Compagnia di Riposto, nel corso di una
perlustrazione del litorale che da Torre Archirafi conduce al Porto di
Riposto, ha avvistato dalla strada costiera un voluminoso involucro che
galleggiava in mare in vicinanza degli scogli. I militari insospettiti,
nonostante le condizioni meteo avverse, sono riusciti a recuperare il
pacco che, una volta aperto, è risultato contenere 4 buste trasparenti
sottovuoto con all’interno una sostanza vegetale, del peso di circa 21
kg, che da successiva analisi qualitativa è risultata essere marijuana.
I Finanzieri hanno informato la Procura della Repubblica di Catania
delle particolari circostanze del rinvenimento. Le Fiamme Gialle
contestualmente hanno chiesto il tempestivo intervento di una vedetta
della Sezione Operativa Navale di Catania e di un elicottero della
Sezione Aerea di Manovra di Catania – Fontanarossa. I finanzieri hanno
attivato una ricognizione ampia del litorale che da Riposto conduce a
Fiumefreddo di Sicilia. I miliatari, dopo alcune ore, con l’ausilio
della speciale strumentazione di bordo, l’elicottero delle Fiamme Gialle
ha individuato, nella zona di scogli compresa tra Praiola e Torre
Archirafi, località del Comune di Riposto(CT), un altro pacco sospetto
che, recuperato dalle pattuglie a terra, è risultato contenere,
confezionati nello stesso modo del primo, ulteriori 22 kg di marijuana.
L’intera sostanza stupefacente sequestrata avrebbe fruttato, nella
vendita al dettaglio, oltre 260 mila euro.
Catania
– GdF coi
cinofili sequestra 1,8kg marijuana,
corriere in manette a casello autostrada.I Finanzieri
del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, negli spazi
antistanti il casello autostradale di Giarre (CT), un soggetto catanese
che stava trasportando 1,8 kg di marijuana.Il sequestro
della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti
dall’intensificazione del controllo economico nel territorio eseguita
dalle Fiamme Gialle etnee. I militari hanno ispezionato aree
particolarmente sensibili ai traffici illeciti e specifici punti di
accesso alla città. I
finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania,
ieri, assistiti da una unità cinofila, hanno sottoposto a controllo una
Fiat Punto all’uscita del casello autostradale di Giarre. Il guidatore,
G.B. 61enne già noto (possesso ingiustificato di valori, porto
abusivo di armi, estorsione e furto), sin dalle prime domande di rito
poste dai Finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo. L’attività
ispettiva, anche grazie al fiuto del pastore tedesco “Zaro”, ha
consentito di rinvenire, nei vani delle portiere posteriori dell’auto, 4
buste trasparenti sottovuoto contenenti una sostanza vegetale. La merce
da analisi qualitativa successivamente eseguita è risultata essere
marijuana.Lo
stupefacente sequestrato, destinato al mercato etneo, avrebbe fruttato,
nella vendita al dettaglio, oltre 18.000€.La Procura
Distrettuale della Repubblica, è stata informata ed il corriere, nato a
Catania e con dimora a Mascalucia (CT), è stato tratto in arresto ed
accompagnato presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza.
Catania
- GdF scopre 4 per smercio EURO falsi in Sicilia, Calabria e
Puglia: 1 in manette.
I soggetti hanno distribuito banconote a Catania, Siracusa,
Messina, Caltanissetta, Agrigento, Cosenza, Vibo Valentia,
Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi. L’adranese
Antonino LIOTTA 42enne, è stato tradotto presso il
carcere di Catania a Piazza “Lanza”. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal GIP del
Tribunale di Caltagirone (CT), su richiesta della Procura
calatina, nei confronti di 4 persone accusate di associazione a
delinquere finalizzata alla spendita di banconote false. Il
provvedimento magistratuale ha colpito, quale capo
dell’organizzazione, l’adranese Antonino LIOTTA ed altri 3
soggetti per i quali è stata disposta la misura degli arresti
domiciliari. L’attività investigativa svolta dai Finanzieri del
Gruppo di Caltagirone ha messo in luce l’esistenza del sodalizio
criminale dedito alla spendita di false banconote da 100 € nel
circuito nazionale, garantendosi illeciti e reiterati guadagni
in danno di ignari commercianti. Grazie alle intercettazioni
telefoniche sono state ricostruire le varie fasi attraverso le
quali gli indagati spacciavano le banconote false nei territori
di numerose province (Catania, Messina, Caltanissetta,
Agrigento, Siracusa, Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio
Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi) presso diversi
piccoli esercizi commerciali (quali negozi di ceramiche
artistiche, ferramenta, lavasecco, enoteche, ottici, rivendite
di generi alimentari e frutta, panifici, paninoteche,
profumerie), prediligendo quelli privi di dispositivi di
controllo delle banconote e/o di impianti di video-sorveglianza.
I Baschi Verdi hanno rilevato che talvolta, tuttavia, neppure la
presenza di dispositivi per il riconoscimento delle banconote
false e l'attenzione prestata dagli esercenti hanno impedito la
consumazione del reato. Gli indagati, infatti, in alcuni casi,
sono riusciti a persuadere i commercianti più cauti e sospettosi
dicendo loro di essere degli appartenenti alle Forze di Polizia,
così ingenerando nelle vittime la fiducia che il denaro fosse
legale. L’indagine, infatti, trae origine proprio dalla
denuncia di uno di questi commercianti che aveva ricevuto
banconote false per il pagamento della merce acquistata da uno
degli arrestati spacciatosi come appartenente alla Guardia di
Finanza.
Cavagrande
SR SAGF salvato escursionista caduto da pendio laghetti
e feritosi.I militari del Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza di Nicolosi, nel tardo pomeriggio di sabato 29 luglio hanno
recuperato e tratto in salvo un escursionista italiano 30enne, caduto e
feritosi nella zona dei laghetti siti all’interno della Riserva Naturale
Orientata Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa. Il
malcapitato trovandosi su un pendio impervio è scivolato battendo la
testa su una roccia, perdendo i sensi. I finanzieri del Soccorso
Alpino, allertati da un ristoratore locale, si sono subito recati sul
posto con la propria unità cinofila e, supportati dalle sale operative
dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Catania e Siracusa,
hanno operato in stretto coordinamento, ed avviato le operazioni di
soccorso. I militari, dopo aver percorso uno scosceso ed insidioso
sentiero, hanno raggiunto l’infortunato il quale appariva con una ferita
al volto. I soccorritori, dopo essersi accertati delle discrete
condizioni del soggetto, l’hanno posto in sicurezza su una barella
spinale e trasportato presso una piazzola di atterraggio dove nel mentre
era giunto un elicottero del 118. Lo sventurato è stato condotto grazie
al velivolo ad una vicina ambulanza, ed infine trasportato presso
l’ospedale di Avola (SR). I militari del SAGF del Comando Provinciale di
Catania, grazie alla loro alta professionalità e specializzazione,
operano quotidianamente con una competenza regionale, a tutela
dell’incolumità delle persone in ambiente montano ed alpestre, in tutte
quelle circostanze in cui per effettuare dei salvataggi sono richieste e
necessarie le loro particolari abilità tecniche.
Catania
- GdF sequestro
preventivo beni ad azienda trasporti per
evasione fiscale. I finanzieri del
Comando Provinciale di Catania, su delega
dell’Autorità Giudiziaria, hanno eseguito il
sequestro preventivo di beni nei confronti
dell’amministratrice di una società che non
presentava dichiarazioni al fisco. L’indagine,
che si inserisce nell’ambito delle attività a
tutela delle entrate, è stata eseguita dai
militari del Gruppo di Catania. i Baschi Verdi,
nel mese di novembre 2016, all’esito di una
verifica fiscale, avevano scoperto che
l’azienda, nell’anno 2014, pur avendo continuato
a operare nel settore dei trasporti di merce su
strada e prodotto 740 mila euro di ricavi,
tuttavia, non presentando le prescritte
dichiarazioni fiscali, aveva evaso 360 mila euro
di imposte. La titolare dell’impresa, a
conclusione di tale intervento, era stata
deferita alla Procura della Repubblica di
Catania per il reato di omessa dichiarazione ed
omesso versamento dell’IVA, avendo evaso imposte
al di sopra della prevista soglia di punibilità
di € 50.000. L’Autorità Giudiziaria, su proposta
delle Fiamme Gialle che hanno compiuto le
successive indagini patrimoniali finalizzate ad
individuare i beni rientranti nella
disponibilità dell’indagata, ha quindi disposto,
a garanzia dei crediti vantati dall’erario, il
sequestro preventivo di un appartamento di 200
mq di sua proprietà, sito nel comune di Belpasso
(CT).
Catania –
GdF esegue sequestro beni per 653.785€, omesso versamento IVA.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito
un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore
complessivo di 653.785€ nei confronti del rappresentante legale
di una società di Belpasso, operante nel settore delle
lavanderie industriali, in relazione all’omesso versamento di
Imposta sul Valore Aggiunto e Ritenute Fiscali per gli anni 2013
e 2014. L’attività d’indagine ha tratto origine da una
segnalazione inoltrata dall’Agenzia delle Entrate di Catania
alla locale Procura della Repubblica relativa al consistente
debito tributario non onorato dalla società.Il G.I.P. presso il
Tribunale etneo, a conclusione delle indagini, su richiesta
della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro
di ogni bene nella disponibilità dell’amministratore, nei limiti
del profitto tratto dai reati tributari. Le Fiamme Gialle
Paternesi, svolti gli opportuni approfondimenti atti ad
individuare il patrimonio mobiliare ed immobiliare nella
disponibilità dell’indagato, hanno sottoposto a sequestro 11
rapporti finanziari con saldi attivi per 143.000€ e per la
restante parte dell’imposta evasa, costituente il profitto dei
reati tributari, 3 beni immobili e 16 automezzi.
Roma – GdF
celebra Patrono S.Matteo.
La Guardia di Finanza ha festeggiato oggi 21 settembre San
Matteo Apostolo ed Evangelista, Santo Patrono delle Fiamme
Gialle. Le celebrazioni sono iniziate di mattina con la
deposizione da parte del Comandante Generale, Gen. C.A. Giorgio
Toschi, di una corona di alloro in onore delle Vittime del
Dovere e dei Caduti presso il Sacrario della caserma “Gen. B.
Sante Laria”, in Piazza Armellini a Roma. L’Arcivescovo
Ordinario Militare per l'Italia, S.E. Reverendissima Monsignor
Santo Marcianò, a seguire, nel Salone d’Onore della stessa
caserma, ha officiato la cerimonia religiosa, alla presenza del
Viceministro dell’Economia e delle Finanze, On. Enrico Zanetti,
del Comandante Generale e di altre Autorità civili, militari e
religiose. Successivamente ha avuto luogo la presentazione del
dipinto “San Matteo e l’Angelo”. L’opera, raffigurante il Santo
mentre manoscrive i primi passi del proprio Vangelo guidato da
una figura celeste, è stata realizzata dal pittore Girolamo
Muziano nella seconda metà del XVI secolo ed è nota per aver
ispirato Michelangelo Merisi, detto “il Caravaggio”, durante la
realizzazione dei capolavori della Cappella Contarelli nel XVII
secolo nella chiesa di San Luigi dei Francesi in Roma. Il
dipinto torna ora al suo posto presso la prestigiosa Sala "San
Matteo" della caserma “Piave”, sede del Comando Generale del
Corpo in Viale XXI Aprile, dopo aver subito un delicato
intervento di restauro, durato più di un anno, da parte del
personale del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i
Beni Storici e Artistici del Polo Museale Romano, guidato dal
direttore scientifico, dott. Andrea De Marchi. San Matteo è
stato dichiarato Santo Patrono della Guardia di Finanza nel 1934
dal Cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Papa Pio XII, con
l’auspicio che tutti i Finanzieri potessero, a partire dal suo
esempio, unire l’esercizio puntuale del dovere nei confronti
dello Stato alla fedele sequela di Cristo.
Catania
-GdF
recupera ricercatori funghi dispersi su Etna.
I
militari del Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza di Nicolosi, nella giornata di ieri,
hanno effettuato un intervento di ricerca nei
confronti di tre ricercatori di funghi,
smarritisi nel versante sud est dell'Etna, nella
zona del vallone del Turco, a circa 1400 mt di
quota. Le tre
persone, a causa delle avverse condizioni meteo
e della nebbia sopraggiunta, dopo essersi rese
conto di aver perso l'orientamento nella fitta
vegetazione, hanno chiesto telefonicamente i
soccorsi. La sala operativa del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania
ha immediatamente attivato i militari
specializzati del Soccorso Alpino di Nicolosi
che, insieme alle squadre di soccorso del Corpo
Forestale ed ai volontari del Club Alpino
Italiano, hanno avviato le ricerche dei
dispersi. I 3 soggetti, dopo circa 2 ore, in
preda allo spavento per l’avventura vissuta,
sono stati ritrovati incolumi e riaccompagnati
presso la loro auto. Molte persone in questo
periodo, particolarmente florido per la raccolta
dei funghi, si avventurano per tale motivo
sull'Etna. I soccorsi spesso coinvolgono
specialmente nelle meno calde ore pomeridiane
che, tuttavia, sul Mongibelllo, sono anche
quelle caratterizzate da repentine variazioni
metereologiche che possono risultare pericolose
per chi non conosce né adotta le specifiche
precauzioni da osservare in montagna.
Paternò
CT -
GdF cap. Francesca Conte a comando nuova
Compagnia. La
Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un
riassetto organizzativo dei propri reparti
territoriali, ha potenziato il dispositivo di
controllo nella provincia etnea attraverso la
costituzione, dal primo agosto, della Compagnia
di Paternò in sostituzione della Tenenza già
presente dal 2005.Il Capitano
Francesca Conte, proveniente da Roma dove ha
maturato un’esperienza operativa presso il
Nucleo Speciale di Polizia Valutaria è giunto a
comandare il nuovo Reparto. Il Comandante
Provinciale di Catania, Col. Roberto Manna, ha
formulato i migliori auguri di buon lavoro al
Capitano Conte che darà continuità al proficuo
servizio svolto dal Lgt. Francesco Leotta,
predecessore dell’Ufficiale nel comando della
allora Tenenza di Paternò.
Catania
– GdF operazione antimafia armi e munizioni in casa Ercolano:
scoperti contatti mafia-massoneria, 6 arresti. LaGuardia di Finanza, Catania in ub’operazione antimafia ha
eseguito arresti nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti
alla cosca “Ercolano”, tra cui il presunto reggente Aldo
Ercolano. I militari nel corso dell’attività hanno sequestrato
anche un arsenale.
la Guardia di Finanza di Catania alle prime luci del giorno
all’alba, ha
eseguito misure le cautelari personali nei confronti dei 6
personaggi per i reati di associazione a delinquere di stampo
mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. I baschi
Verdi nell’abitazione di Ercolano hanno rinvenuto e sequestrato
pistole e munizioni. I particolari dell’operazione, nel corso
della quale sono emersi anche contatti tra esponenti di una
loggia massonica e Cosa Nostra catanese, illustrati alla
presenza del Procuratore reggente, Dott. Michelangelo Patané,
nel corso di una conferenza stampa, presso la Procura della
Repubblica di Catania.
Catania –Furto gioielli e denaro in villa con auto noleggiata, GdF 2
in manette. La Guardia di Finanza di Catania, nei giorni
scorsi, ha tratto in arresto due catanesi già noti, ritenuti
responsabili di un furto in villa sulla statale 113 a Cefalù (PA),
dove avevano sottratto gioielli e denaro contante. Gli uomini
del Nucleo di polizia tributaria di Catania, hanno fermato
Alfio Stancapiano 21enne e Pietro Bonaccorsi
42enne, entrambi già noti per reati contro il patrimonio.Alcuni
utili elementi per il rintraccio dei due madestri sono stati
forniti dagli stessi proprietari dell’abitazione, non presenti
in casa all’atto dell’intrusione. Le vittime, infatti, nel
presentare denuncia presso il Commissariato di Polizia di
Cefalù, hanno segnalato che, nel rientrare a casa, avevano visto
allontanarsi, a forte velocità, un’auto Toyota Aygo. La
macchina, dai primi accertamenti, è risultata intestata ad una
società di noleggio auto di Catania. Le ricerche dei malviventi
nel catanese, ed i riscontri effettuati presso la stessa
società di noleggio, hanno portato all’individuazione ed
all’arresto da parte delle Fiamme Galle etnee, nel quartiere
Librino, dei due responsabili, trovati in possesso di 76.000
euro in contanti, parte della refurtiva. I Baschi Verdi, ad
ulteriore conferma delle responsabilità dei malfattori, hanno
rilevato gli esiti degli approfondimenti sui tabulati dei
cellulari rinvenuti in loro possesso, risultati collegati a
celle telefoniche dell’area di Cefalù in concomitanza con il
furto. I due fermati, a conclusione delle attività, sono stati
accusati di furto aggravato in abitazione, sono stati associati
presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” di Catania
a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Catania
- GdF blocca sulla Lentini-CT corriere con 15
Kg hashisc pakistano. Si tratta di
Daniele STIVALA 38enne. I finanzieri del
Comando Provinciale di Catania hanno svolto un
importante servizio a contrasto del traffico di
sostanze stupefacenti, individuando e
sequestrando, nella giornata del 22 marzo
scorso, lungo la SS 385 (Lentini), 15 Kg di
hashisc del tipo pakistano destinato allo
spaccio. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria, nell’ambito delle costanti attività
volte alla prevenzione e repressione del
traffico di droga, hanno proceduto al controllo
di una Lancia Lybra con a bordo un soggetto,
notando, sin da subito, chiari segni di
nervosismo da parte del conducente della stessa
identificato in Daniele STIVALA 38enne.Le Fiamme
Gialle, nel corso dell’accurata ispezione
effettuata all’interno dell’autovettura, hanno
rinvenuto, occultati sapientemente nelle
intercapedini laterali del bagagliaio posteriore
dell’automezzo e negli alloggiamenti delle casse
acustiche degli sportelli posteriori ed
anteriore sinistro, 16 panetti di sostanza
stupefacente del tipo hascisc per un totale di
kg. 15. Daniele STIVALA, sulla base di quanto
ritrovato, è stato ristretto, così come da
disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso
la Casa Circondariale di Siracusa – Cavadonna.
La sostanza stupefacente sequestrata,
verosimilmente destinato a rifornire le locali
“piazze” di spaccio, avrebbe fruttato, al
dettaglio, circa 150.000 euro. Le attività
delle Fiamme Gialle etnee a contrasto del
traffico di sostanze stupefacenti continuano ed
hanno già consentito, negli ultimi due mesi, di
trarre in arresto 13 trafficanti e sequestrare
oltre 120 kg di sostanze stupefacenti di vario
tipo.
Catania
-
WIND JET: GdF sequestra in Svizzera 1.000.000€ ad Antonino
Pulvirenti.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Catania, a seguito di
ulteriori sviluppi delle indagini sul dissesto della “WIND JET
S.p.a.”, su richiesta dei magistrati del gruppo per i “reati
contro la criminalità economica” della locale Procura della
Repubblica, ha disposto il sequestro di 1.000.000 di euro nei
confronti di Antonino PULVIRENTI. Gli accertamenti, eseguiti dai
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, sotto il coordinamento dell’A.G. procedente, avevano
già permesso di accertare che la GIAFAR S.A., società fiduciaria
elvetica, nel marzo 2011, aveva versato 3.000.000€ su conti
correnti della WIND JET S.p.a., con causale “futuro aumento del
capitale sociale”. Gli amministratori della WIND JET,
successivamente, poco prima della sospensione dell’attività
della compagnia aerea, quando la società era ormai in evidente
crisi finanziaria, hanno restituito alla fiduciaria elvetica
1.000.000 di euro, riaccreditando l’importo su un conto svizzero
alla stessa intestato. La condotta era stata originariamente
qualificata dai Magistrati della Procura etnea quale bancarotta
preferenziale, ritenendo la società fiduciaria svizzera soggetto
estraneo rispetto alla “WIND JET”. I successivi approfondimenti
investigativi, condotti dal Nucleo di polizia tributaria di
Catania, hanno consentito di accertare che la fiduciaria
elvetica è di fatto riconducibile ad Antonino PULVIRENTI e che
il conto corrente, formalmente intestato alla GIAFAR S.A., è in
realtà sempre stato nella sua diretta disponibilità, cosicché il
milione di euro, restituito dalla WIND JET quale rimborso del
finanziamento effettuato dalla società elvetica, era, di fatto,
tornato nel suo patrimonio. La Procura di Catania, sulla scorta
di tali evidenze, peraltro confermate in sede di interrogatorio
di garanzia dallo stesso PULVIRENTI, ha ritenuto di configurare
nei suoi confronti, di Stefano RANTUCCIO e di Angelo Agatino
VITALITI, rispettivamente Presidente, Amministratore delegato e
Componente del consiglio di amministrazione della WIND JET, la
più grave ipotesi di bancarotta fraudolenta per distrazione. Il
Tribunale pertanto, ha dato esecuzione, tramite rogatoria
internazionale, al provvedimento di sequestro per un ulteriore
milione di euro sul conto corrente di Antonino PULVIRENTI già
individuato in Svizzera.
Reggio Calabria
- GdF sequestra 49 kg cocaina in container carico di totani
congelati. Gli uomini del Comando Provinciale di Reggio
Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane –
Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, hanno individuato e
sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima. Il
quantitativo di stupefacente, pari a circa 49 kg., è stato
rinvenuto occultato in un container che trasportava totani
congelati, proveniente dall’Argentina. Il carico era giunto
nello scalo portuale di Gioia Tauro. L’operazione è stata
eseguita attraverso una serie di incroci documentali e
successivi controlli anche a mezzo di sofisticate
apparecchiature scanner. La cocaina sequestrata avrebbe
fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 10 milioni di euro.
Il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero DE RAHO Reggio
Calabria ha confermato che l’attività delle Fiamme Gialle, in
sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito
della più generale intensificazione delle azioni di controllo
volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel
porto di Gioia Tauro.
Catania
- Polizia e GdF Catania bloccano 3 scafisti
ucraini. I tutori dell’ordine hanno posto in stato
di fermo di indiziato di delitto i tre sedicenti ucraini
per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina in relazione allo sbarco di migranti
avvenuto nel porto di Catania il 13 giugno scorso. Si
tratta di : Nikolay MENDRIK 34enne, Demitri
DURIZKI e Vitane SABRO 36enne che sono
stati individuati quali componenti dell’equipaggio di
una barca a vela di circa 12 metri, salpata dalle coste
turche e con a bordo 78 migranti (in prevalenza siriani
e afgani). L’intervento di soccorso, determinato dalle
condizioni di pericolo in cui il natante si trovava a
causa del sovraccarico dei migranti, è stato operato da
un’unità della Guardia Costiera svedese, il
pattugliatore “Poseidon”, impegnato nel Mediterraneo nel
dispositivo “Triton”,
con a bordo
un militare della Guardia di Finanza,
in qualità di “liason
officer Frontex” e con funzioni di collegamento.
Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del
pattugliatore, nonché le attività investigative svolte
dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. di
Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione
svedese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno
permesso di raccogliere significativi elementi indiziari
nei confronti dei tre ucraini, “scafisti”
del veliero solo apparentemente battente bandiera
francese, ma in realtà privo di qualsiasi documentazione
di bordo, tanto da non potersene accertare la vera
nazionalità. Le attività degli investigatori della
Polizia di Stato e della Guardia di Finanza - proseguite
a terra sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria
etnea - hanno consentito di acquisire gli elementi
necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. I tre
indiziati sono stati associati presso la casa
circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione
della locale Procura della Repubblica. Dall’attività
investigativa sono emersi elementi, che necessitano
comunque di ulteriori riscontri, circa l’utilizzo di
nuove modalità di trasporto da parte dei trafficanti di
essere umani, con particolare riferimento alle basi di
partenza e all’utilizzo di natanti da turismo che
possono più agevolmente passare inosservati nel traffico
marittimo.
Acireale
–
GdF sequestra beni, 1mln € per evasione.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania
hanno eseguito un sequestro preventivo di beni,
per un valore complessivo di circa 1,2 milioni
di euro, nei confronti di Alfio Pappalardo
60enne di Aci Sant’Antonio (CT), titolare di una
società operante nel settore edilizio, che aveva
occultato ricavi per circa 2.800.000€. La
società è stata sottoposta a una verifica
fiscale nello scorso mese di gennaio nell’ambito
delle attività a tutela delle entrate condotte
dai militari della Tenenza di Acireale. I Baschi
Verdi, nel corso dell’ispezione hanno
evidenziato che la società aveva realizzato e
venduto un complesso residenziale costituito da
villette, fatturando ai singoli acquirenti un
importo inferiore del 40% a quello realmente
percepito. Con tale “sistema”, l’amministratore
ha sottratto al fisco circa 2.800.000 euro di
ricavi, relativamente al triennio 2010-2012,
evitando così il pagamento di imposte per circa
1.200.000 euro. La ricostruzione del volume
d’affari realizzato dalla società è stata
possibile grazie all’accurata analisi di tutti
gli atti di compravendita inerenti al complesso
immobiliare in questione, che ha consentito di
svelare il meccanismo fraudolento posto in
essere dall’imprenditore. I finanzieri
attraverso lo sviluppo dei dati acquisiti nel
corso delle attività ispettive, nonché
l’approfondimento delle informazioni reperite
tramite le banche dati in uso al Corpo della
Guardia di Finanza, sono riusciti a determinare
l’effettivo profitto realizzato dalla società,
di gran lunga superiore rispetto a quello
dichiarato al Fisco. Pappalardo è stato così
denunciato alla Procura della Repubblica di
Catania per il reato di dichiarazione infedele,
avendo superato le soglie di punibilità (ossia
imposte evase per singolo anno superiori a €
50.000). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi,
su proposta della stessa Guardia di Finanza
acese, ha emesso un decreto di sequestro
preventivo di beni a garanzia dei crediti
vantati dall’Erario nei confronti
dell’amministratore della società. Le Fiamme
Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al
fine di individuare il patrimonio mobiliare e
immobiliare riconducibile all’indagato, hanno
così sottoposto a sequestro circa 40.000€
depositati su conti correnti, 8 immobili, 3
autovetture e un motociclo, fino a concorrenza
dell’imposta evasa.
Catania
– GdF sequestra beni
Bosco
: 15mln€.
Sono destinatari del provvedimento i componenti
della famiglia Bosco: (Giuseppe
36enne, Antonino 56enne, Giuseppe
92enne, Mario 59enne, Salvatore
54enne, Sebastiano 35enne) ed Antonino
Cuntrò, 56enne. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno eseguito un
provvedimento di sequestro di beni, emesso dalla
V Sezione Penale del Tribunale etneo, per un
valore di circa 15 milioni di euro nell’ambito
di indagini in materia di usura ed estorsione.
L’attività rappresenta la prosecuzione ed il
consolidamento, sotto il profilo patrimoniale,
dell’operazione, coordinata dalla locale Procura
della Repubblica, che aveva condotto, nel
febbraio 2014, all'arresto dei componenti di
un’organizzazione criminale catanese
riconducibile alla famiglia Bosco, nonché al
sequestro preventivo dei beni provento delle
attività illecite e a misure di prevenzione nei
confronti degli indagati. Il Tribunale del
Riesame, sulla scorta di accurati
approfondimenti investigativi condotti dal
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania dai
quali è emersa una netta sproporzione fra il
valore dei beni e i redditi dichiarati dagli
indagati, ha disposto il sequestro di 27
immobili (tre in più del precedente
provvedimento e molti dei quali ubicati in zone
residenziali della città), 10 tra autovetture,
motociclette e scooter, nonché 5 società,
comprese quelle di gestione dei tre punti
vendita della nota catena di supermercati dei
fratelli Bosco. Tale intervento rafforza la
strategia di aggressione delle disponibilità
illecitamente accumulate da alcuni operatori
dell’imprenditoria catanese. L’intero
patrimonio, valutato in circa 15 milioni di
euro, continuerà a essere gestito da un
amministratore giudiziario, già nominato dal
Tribunale, il quale garantirà la prosecuzione e
il regolare svolgimento delle attività
commerciali.
Pedara CT
- Trova portafogli, soldi e carte credito: consegnati.
Collaboratore scolastico di Pedara (CT), 46enne ha trovato un
portafogli con denaro che è stato riconsegnato alla legittima
proprietaria. Alto senso civico: il portafogli conteneva
documenti carte di credito e 420 euro in contanti. Il probo
pedarese, infatti, ha rinvenuto in una piazza della cittadina
alle falde dell'Etna un portafogli da donna che, oltre a
contenere gli abituali documenti personali e le carte bancomat e
di credito, includeva banconote per 420 euro. Lo stesso si è
immediatamente attivato per la restituzione di quanto rinvenuto
e, avvedutosi che nelle vicinanze non vi fosse nessuno alla
ricerca di oggetti smarriti, si recava presso la vicina Stazione
del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi. I
finanzieri, dopo aver formalizzato il ritrovamento del
portafogli, hanno provveduto a individuare e contattare la
distratta proprietaria. La signora, residente a Camporotondo
Etneo, incredula alla convocazione dei militari, ha raggiunto la
caserma della Guardia di Finanza, dove, ancora piacevolmente
sorpresa, ha ricevuto il portafogli, i documenti e il denaro. La
donna ha ringraziato sentitamente i finanzieri e, soprattutto,
il pedarese che ha dato dimostrazione di elevate virtù civiche,
onestà e solerzia.
Catania
– GdF arresta ispettore Finanzia accusato
d’infedeltà. Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania, nella mattinata,
coordinati dalla locale Procura della
Repubblica, hanno dato esecuzione al
provvedimento, emesso dal G.I.P. presso il
Tribunale etneo, con cui è stata disposta
l’applicazione della custodia cautelare in
carcere nei confronti di G.S. 53enne,
ispettore della Guardia di Finanza in servizio
presso il Nucleo di Polizia Tributaria di
Catania, quale addetto all’attività di verifica
fiscale. L’ipotesi di reato contestata è quella
di cui all’art. 319-quater (“induzione indebita
a dare o promettere utilità”) del codice penale.
Le indagini, condotte al proprio interno dalle
Fiamme Gialle, hanno consentito di accertare
che, nel mese di settembre 2013, in pendenza di
un controllo fiscale nei confronti di
un’azienda, l’ispettore incaricato
dell’effettuazione delle attività aveva chiesto
ed ottenuto 5.000€ per attenuare gli esiti del
controllo. L’attività investigativa - che vede
coinvolto anche un secondo militare - non è
scaturita dalla denuncia dell’imprenditore, ma
da evidenze acquisite dalla stessa Guardia di
Finanza catanese e sviluppate con il
coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, a
conferma della piena e indiscussa fiducia
riposta nel Corpo e nei Finanzieri che
quotidianamente contribuiscono con il loro
operato al contrasto delle più insidiose forme
di criminalità radicate nella provincia. In
relazione al provvedimento eseguito, il militare
è stato sospeso dal servizio mentre
l’imprenditore, allo stato, risulta indagato per
il medesimo reato.
Catania -GdF scopre truffe ed intermediazione
finanziaria abusiva, 1 ai domiciliari. La Sezione Polizia
Giudiziaria della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di
indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito
una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei
confronti di Christopher ALEO 29enne. Il personaggio si
sarebbe reso responsabile di numerose truffe commesse esercitando
abusivamente l’attività di intermediazione finanziaria. Il soggetto
avrebbe, assicurato ai “clienti”, spesso in condizioni di grave
difficoltà economica, la possibilità di ottenere prestiti e
finanziamenti a condizioni vantaggiose. ALEO sarebbe poi riuscito
a farsi consegnare ingenti somme di denaro, versategli dalle vittime
a titolo di spese di istruttoria o quali rate di rimborso dei
prestiti, effettivamente mai concessi. Il personaggio in altri casi
avrebbe acquistato ad un prezzo irrisorio beni immobili appartenenti
ai clienti, facendo loro credere che si trattava solo degli atti di
costituzione delle
ipoteche
necessarie per poter beneficiare del prestito. I clienti scoprivano
amaramente di essere stati truffati solo dopo aver inutilmente
atteso l’erogazione del finanziamento.
Catania - GdF dona a Croce Rossa
3.100 paia di calzature sequestrate. Il Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania ha devoluto al locale
Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana
oltre 3.100 paia di calzature sequestrate nel
corso dei servizi anticontraffazione. Le scarpe
saranno utilizzate per far fronte alle necessità
degli immigrati che approdano a Catania
nell’ambito delle attività di soccorso. La
donazione è il risultato della sinergia
stabilita con la locale Prefettura e con la
Croce Rossa Italiana, che avevano segnalato la
possibilità, anche mediante richiesta
all’Autorità Giudiziaria, di devolvere articoli
di vestiario utili per venire incontro alle
necessità dei migranti che giungono sulle coste
siciliane. Il Gruppo di Catania ha così reso
disponibile a tale scopo un ingente sequestro di
oltre 3.100 paia di calzature recanti marchi
contraffatti di note aziende (Adidas – Nike –
Hogan), che erano state poste in sequestro
durante un servizio di contrasto al fenomeno
della contraffazione, all’interno di un deposito
clandestino scoperto nei pressi del Centro
storico del capoluogo etneo. È stata, quindi,
richiesta l’autorizzazione alla locale Procura
della Repubblica, che ha disposto la devoluzione
a scopi umanitari delle suddette calzature che
sono state consegnate alla Croce Rossa
Italiana.
Catania – Gdf scopre 300 kg marijuana in deposito. I Baschi
Verdi, nelle campagne di Palagonia (CT) hanno
scoperto un deposito al cui interno sono stati
rinvenuti 17 sacchi contenenti marijuana, per un
quantitativo complessivo pari a circa 300 kg.
Due responsabili C. G. 33enne e G. G.
M. 44ennesono stati tratti in arresto e
condotti in carcere a Caltagirone (CT). Le
Fiamme Gialle a seguito di controlli stradali
eseguiti nelle vie di accesso alla città, hanno
effettuato due distinti fermi di autoveicoli che
hanno consentito di trarre in arresto D.F.
60enne poiché trovato in possesso di Kg. 4,3 di
cocaina e V.R. 40enne trovato in
possesso di Kg. 3,4 di cocaina. Si è trattato
delle attività svolte per la repressione del
traffico di sostanze stupefacenti
quotidianamente disposte dal Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Catania.
Catania - GdF sequestra beni famiglia Bosco. Il
provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catania –
Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura
della Repubblica. I militari delle Fiamme Gialle, dimattina,
alle ore 10,30, presso il Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, in una conferenza stampa hanno reso
noti i dettagli di due distinte operazioni coordinate dalla
locale Autorità Giudiziaria. In particolare, è stata
illustrata l’esecuzione del provvedimento emesso dal
Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, su
richiesta della Procura della Repubblica, con cui è stato
disposto il sequestro dei beni patrimoniali della famiglia
Bosco, nell’ambito degli sviluppi dell’indagine per
estorsione e usura della scorsa settimana. I tutori
dell’ordine hanno anche dato gli esiti di un’attività
investigativa, sviluppata secondo il modulo organizzativo
concordato tra la Sezione Criminalità economica della
Procura, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate,
che ha portato al sequestro preventivo di immobili e
disponibilità finanziarie nei confronti di un commerciante
indagato per omesso versamento delle imposte.
Misterbianco CT
– Bingo GdF, scoperto elevato debito tributario: sequestro
preventivo beni oltre 550.000€. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno eseguito il sequestro preventivo di
beni per oltre 550.000€ nei confronti di Franco Molino, in qualità
di titolare di una ditta individuale che gestiva la nota sala da
intrattenimenti “Bingo Family” di Misterbianco. L’imprenditore, già
noto per la vicenda relativa al fallimento della sua impresa
avvenuto nel 2014, non aveva versato l’IVA relativa all’anno 2012
né le ritenute fiscali dei propri dipendenti dall’anno 2010 al 2012,
per un ammontare complessivo di oltre 550.000€, proprio in relazione
a tali vicende, era stato denunciato dall’Agenzia delle Entrate di
Catania alla Procura della Repubblica etnea. Di tale contesto – in
linea con le previsioni contenute nell’Accordo di collaborazione
recentemente siglato della Procura della Repubblica, l’Agenzia delle
Entrate e la stessa Guardia di Finanza di Catania – era stato
interessato il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania che ha
condotto accertamenti mirati ed orientati all’individuazione di beni
da sottoporre a sequestro. Le indagini patrimoniali svolte dai
finanzieri hanno, in particolare, consentito di accertare
l’esistenza di numerose polizze assicurative intestate all’indagato,
il cui sequestro, disposto dal GIP del Tribunale etneo, ha permesso
di recuperare l’elevato debito tributario maturato.
Catania – GdF scopre autodemolizione abusiva. I militari
della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Messina e di
Catania hanno sottoposto a sequestro un’area di mq. 1.100 circa nel
comune di Misterbianco (CT) per violazioni ambientali. I finanzieri
hanno inoltre sequestrato 5 auto, 2 trattori, 1 pala meccanica e
numerosi altri rifiuti pericolosi di vario genere. una persona è stata
denunciata all’Autorità Giudiziaria per violazioni alle norme del Testo
Unico Ambientale. L’area era utilizzata per svolgere un’attività abusiva
di autodemolizione (raccolta, recupero e vendita di rifiuti speciali
pericolosi e non pericolosi) senza il possesso delle autorizzazioni
previste dal norme vigenti. Le Fiamme Gialle di mare, partendo da un
controllo effettuato presso un cantiere navale di Messina – nell’ambito
della verifica del corretto smaltimento di 3 tonnellate di rifiuti
speciali non pericolosi e mediante la ricostruzione dei vari passaggi
documentali dell’intero processo di raccolta degli scarti di lavorazione
– sono pervenute all’individuazione dell’attività illecita. I Baschi
Verdi, dall’ispezione eseguita presso la sedicente ditta di smaltimento
hanno evidenziato la totale irregolarità delle operazioni svolte che,
oltre a comportare un sensibile danno dal punto di vista ambientale,
provoca un grave pregiudizio economico nei confronti degli esercenti
onesti. I militari stanno svolgendo approfondimenti investigativi sul
materiale sequestrato in quanto non si può, al momento, escludere la
sussistenza di ulteriori reati e/o violazioni di natura economico e
finanziaria.
Catania
– Guardia
di Finanza scopre evasore sconosciuto a fisco. I finanzieri del Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Catania, a seguito di una verifica fiscale nei
confronti di un commerciante di autovetture usate, hanno eseguito un
sequestro di 8 immobili, di conti correnti e libretti di deposito
postale. Sin dalle prime fasi del controllo è emerso agli occhi esperti
dei militari della Tenenza di Paternò che l’azienda fosse condotta senza
porre in essere il minimo adempimento fiscale. Le ricostruzioni operate,
attraverso la copiosa documentazione extracontabile (preventivi,
preliminari di vendita, agende e altri appunti manoscritti) rinvenuta
presso la sede della ditta, hanno consentito di appurare ricavi non
dichiarati per due milioni di euro. L’imprenditore non ha mai presentato
dichiarazione dei redditi, rientrando a pieno titolo nella categoria
degli evasori totali. A conclusione dell’ispezione il titolare della
ditta è stato denunciato alla locale Autorità Giudiziaria, che, a
garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei confronti del soggetto, ha
poi emesso un decreto di sequestro di beni patrimoniali e finanziari a
lui intestati. I finanzieri hanno, quindi, svolto accertamenti
finalizzati a individuare i beni riconducibili al soggetto, sottoponendo
a sequestro 7 appartamenti, 1 terreno e diversi rapporti finanziari con
istituti di credito.
Catania
- Guardia di Finanza insegue e blocca latitante,
fugge l’amico. I militari sulla S.S. 284 nei
pressi di Bronte hanno notato la fuga di due
maldestri a bordo di un furgone intercettato ad
un posto di controllo. Il veicolo era
proveniente da Bronte e non si è fermato
all’alt dei militar. Il guidatore ha proseguito
la corsa a forte velocità lungo la statale. Uno
dei fuggitivi ha cercato di saltare un
fossato procurandosi la frattura di una gamba.
Il soggetto è stato soccorso, fermato ed
identificato, per Angelo Agatino Catania,
residente nel capoluogo etneo latitante con
numerosi precedenti per furti e rapine. L’altro
fuggitivo allo stato non identificato, è
riuscito a dileguarsi prima del sopraggiungere
delle altre pattuglie della Guardia di Finanza e
delle altre Forze di Polizia. Sono in corso le
indagini per il ritrovamento del fuggiasco. I
militari da accertamenti hanno scoperto che il
furgone era stato rubato nei giorni scorsi
presso il Centro Commerciale Etnapolis.
Catania
- Finanza: Etna, soccorsa famiglia bloccata da
neve.
I finanzieri del Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Catania hanno tratto in
salvo ieri sera una famiglia bloccata dalla neve
sull’Etna.Infreddolita e impaurita, era rimasta
intrappolata sulla propria autovettura sulla
strada provinciale 92, nei pressi dei Crateri
Silvestri, a causa di un'improvvisa bufera di
neve che aveva reso difficoltoso il transito
degli automezzi. Così una coppia della provincia
di Ragusa, con un neonato al seguito, è stata
trovata dalla pattuglia del Soccorso Alpino
della Guardia di Finanza di Nicolosi durante un
servizio di controllo del territorio.I militari
hanno provveduto a mettere in sicurezza la donna
e il bambino conducendoli presso il Rifugio
Sapienza, mentre l'uomo è rimasto in attesa dei
mezzi spazzaneve prontamente avvisati per
ripristinare la viabilità. Si è dunque conclusa
solo con un brutto spavento la passeggiata della
famiglia sulle pendici dell'Etna, dove non è
raro – nella stagione invernale – imbattersi in
rapidi mutamenti delle condizioni metereologiche
che possono dar vita a bufere di neve
improvvise. Per questo è sempre necessario porre
la massima attenzione prima di avventurarsi
anche su strade che si ritengono transitabili.
Catania - Finanza sequestra oltre 100.000 prodotti
contraffatti e non sicuri “made in china”.
Denunciato commerciante cinese. Le Fiamme
Gialle del Comando Provinciale di Catania,
nell’ambito dei servizi a contrasto della
contraffazione e tutela della sicurezza
prodotti, hanno eseguito il sequestro di oltre
100 mila articoli tra merce contraffatta e
pericolosa nei confronti di un imprenditore
cinese operante nell’hinterland della provincia
etnea. i militari, nell’ambito
dell’intensificazione dei controlli disposti
nell’imminenza delle festività natalizie a
tutela dei consumatori, hanno individuato un
magazzino, gestito da un cittadino cinese, dove
erano tenuti prodotti contraffatti e privi dei
minimi standard di sicurezza. La merce era
pronta per essere posta in commercio. Il
successivo accesso nel deposito ha consentito di
rinvenire e sequestrare oltre 100.000 articoli
fra giocattoli e materiale elettrico, tra cui
addobbi e luci natalizie, recanti marchi
contraffatti o privi della marcatura CE, che
immessi sul mercato avrebbero potuto costituire
un serio rischio per la salute di bambini e, in
generale, dei consumatori. Il valore complessivo
della merce sequestrata al commerciante
orientale è stato stimato in oltre 100mila €. I
giocattoli erano pericolose imitazioni di noti
marchi largamente diffusi tra quelli destinati
ai bambini: pistole “giocattolo”, automobiline
in plastica, composte da materiali scadenti, non
sicuri e non certificati, apparecchiature
elettroniche di uso quotidiano di bassa qualità,
con prezzi di vendita notevolmente inferiori
rispetto agli analoghi beni regolarmente
certificati e prodotti od importati in Italia.
Il responsabile è stato denunciato all’Autorità
Giudiziaria catanese per i reati di
contraffazione e frode in commercio nonché
segnalato alla locale Camera di Commercio per
violazioni amministrative.
Catania -
Finanza scopre 150 falsi braccianti
agricoli, accerta indebite percezioni di
indennità di disoccupazione per 1 milione€. I
Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania hanno scoperto 150 falsi
braccianti agricoli, tutti dipendenti di una
fittizia azienda agricola di Mazzarrone (CT), ed
accertato l’indebita percezione dell’indennità
di disoccupazione per oltre 1.000.000 €.
L’indagine condotta dai militari della Compagnia
di Caltagirone, coordinata dalla Procura della
Repubblica calatina e svolta in collaborazione
con l’INPS, ha consentito di segnalare
all’Autorità Giudiziaria gli amministratori
della società per associazione a delinquere
finalizzata alla truffa aggravata ai danni
dello Stato e per reati di natura fiscale,
avendo utilizzato ed emesso fatture false per
circa 3.000.000 €. L’organizzatore della truffa
aveva appositamente costituito 1 “ditta
fantasma” che avrebbe assicurato ai “falsi
braccianti” 1 pensione spettante agli addetti al
settore, mentre in realtà erano casalinghe o
svolgevano altri lavori “in nero”. L’ingegnoso
meccanismo prevedeva che i lavoratori pagassero
il datore di lavoro per “comprarsi” le “giornate
lavorative” ed essere rimborsati successivamente
dall’INPS con l’indennità di disoccupazione. Di
converso, il datore nulla versava all’Ente
previdenziale in quanto riusciva a compensare il
debito contributivo con falsi crediti d’imposta
derivanti dall’utilizzo delle fatture
riconducibili ad operazioni inesistenti. In
questo modo l’INPS veniva truffata più volte, in
primo luogo perché erogava l’indennità di
disoccupazione e in un secondo momento perché
avrebbe dovuto erogare pensioni senza aver mai
effettivamente incassato i contributi
previdenziali. Sono state complessivamente
denunciate 16 persone e sono in corso le
procedure per il recupero delle somme
indebitamente percepite.
Vizzini CT
– Fiamme Gialle scoprono evasione fiscale per 4 milioni€. La
Guardia di Finanza di Caltagirone, in sinergia con il Comando
Provinciale di Catania, ha fatto luce, in territorio di Vizzini
(CT), su un caso di evasione fiscale di consistenti dimensioni, sia
nel settore dell’IVA, che nel settore dell’imposizione diretta, per
un ammontare pari a circa 4 milioni€ di ricavi non dichiarati, 700
mila€ circa di Iva e 1 milione e 500 mila€ di base imponibile ai
fini dell’IRAP. Il controllo ha riguardato un’azienda operante nella
commercializzazione di veicoli industriali, semirimorchi ed altri
automezzi. Il titolare acquistava mezzi usati in tutto il
territorio nazionale e, successivamente, appena fatti radiare dal
PRA, rivendeva a soggetti esteri, principalmente in territorio
extracomunitario e, in particolare, nei paesi africani e del Medio
Oriente, avvalendosi del beneficio, almeno documentale, del regime
di non imponibilità all’IVA, ex art. 8 del DPR n. 633/72. Tale
beneficio, tuttavia, non è stato riconosciuto in sede di verifica in
quanto, come disposto dall'art. 8, la cessione all'esportazione deve
essere correlata al possesso di idonea documentazione doganale
vistata dal cessionario estero, il quale ne comprova l’avvenuto
ricevimento. Documentazione che, di fatto, non è stata esibita dal
verificato né rinvenuta dagli Ispettori delle Fiamme Gialle. Per
questi motivi, le operazioni sono state tutte recuperate a
tassazione e sono state poste a base per la quantificazione dei
ricavi, dell'IVA e IRAP non dichiarati negli anni 2007/2008/2009. Il
commerciante, quindi, oltre alle pesanti sanzioni amministrative,
dovrà rispondere del reato di omessa dichiarazione annuale, per il
quale è stato denunciato, a piede libero, presso la Procura della
Repubblica di Caltagirone.
Catania –
GdF: cane antidroga trova
4kg cocaina in auto.
Ammanettato conducente: D.F. 60enne. Le Fiamme Gialle stavano
svolgendo attività volte alla repressione del traffico di sostanze
stupefacenti, disposte dal Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania. I Baschi Verdi hanno organizzato un posto di
controllo, con l’impiego delle unità cinofile, nei pressi della
barriera autostradale di Catania – San Gregorio. Zaro, il pastore
tedesco in servizio presso le Fiamme Gialle catanesi, durante le
operazioni di controllo di una Fiat Panda, risultata poi presa a
noleggio,ha iniziato a manifestare al finanziere-conduttore, il suo
interesse per l’utilitaria. Il nervosismo subito dimostrato dal
conducente alla vista del cane antidroga, ha convinto i militari a
svolgere un’ispezione più approfondita dell’autovettura. I militari,
dopo un’accurata ricerca, seguendo sempre le indicazioni fornite da
Zago, hanno individuato un nascondiglio ricavato all’interno del
pannello dello sportello anteriore, lato passeggero, nel quale sono
stati rinvenuti 4 panetti avvolti nel nastro adesivo. Le analisi
hanno permesso di accertare che si trattava di cocaina purissima per
un peso complessivo di oltre 4 kg. Un quantitativo che, collocato
sul mercato dopo le operazioni di “taglio”, avrebbe fruttato circa
un milione di euro. Il conducente, D.F. 60enne, è stato arrestato
e condotto presso la casa circondariale di Piazza Lanza. Il
conduttore a Zaro ha assegnato il premio: il “manicotto”, 1 pezzo di
stoffa arrotolato con cui giocare.
Catania-
Procura, avvisi a comparire per Consiglieri Provincia:truffa a
Stato. le attività di notificazione degli avvisi a comparire nei
confronti dei Consiglieri della Provincia Regionale di Catania Consolato AIOSA, Gianluca CANNAVO’, Sebastiano CUTULI, Antonio DANUBIO, Antonio RIZZO e Maurizio TAGLIAFERRO, sono state oggi completate. Tutti sono
indagati per il delitto previsto e punito dagli artt. 81, 110, 61 n.
7, 640 comma primo e secondo n. 1) c.p., truffa aggravata in danno
dello Stato, in concorso con i datori di lavoro, per avere ottenuto
indebiti rimborsi dalla Provincia Regionale, attraverso la simulazione
del rapporto di lavoro o la falsa attestazione di mansioni e
retribuzioni superiori a quelle effettivamente godute. I Consiglieri in
questa maniera, secondo la contestazione, hanno recato alla Provincia
Regionale complessivamente un danno di diverse centinaia di migliaia di
euro. Oltre ai Consiglieri sono sottoposti alle indagine i datori di
lavoro e numerose persone che hanno reso possibile la consumazione dei
reati. Le indagini sono condotte dal Nucleo Tributario della Guardia di
Finanza di Catania, che ha svolto i complessi accertamenti necessari per
provare il carattere simulato delle assunzioni e delle progressioni
economiche.
Lentini– GdF: elicottero scopre agrumeto trasformato in coltivazione marijuana, 800 piante . La coltura realizzata in un agrumeto di Lentini, nel siracusano, ed è stata scoperta dalla guardia di finanza di Catania. Durante l'operazione gli investigatori hanno sequestrato una pistola e 15 proiettili. 1 dei 2 presunti coltivatori è stato arrestato, l'altro è irreperibile. Giovanni Munzone, 30enne, che è stato arrestato in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Gip di Siracusa, e un extracomunitario, attualmente irreperibile. Il fondo agricolo, intestato a un ignaro proprietario di un 80enne. La zona coltivata non era accessibile, per cui le ’800 piante sono state scoperte dall’equipaggio di un elicottero della Guardia di Finanza di Catania. La coltivazione era regolata con un sistema di irrigazione sofisticato ed alimentata da impianto a gocce. Il terreno di fatto, risultava, intestato al pensionato 80enne.
Catania – Fiamme Gialle scoprono falso medico. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno sequestrato un intero studio medico denunciando il titolare all’Autorità Giudiziaria per il reato di esercizio abusivo della professione medica. Le Fiamme Gialle hanno operato nell’ambito di specifici interventi eseguiti nei confronti di alcune categorie professionali operanti nella provincia etnea volti al contrasto dell’evasione fiscale in materia di imposte dirette ed I.V.A. Il provvedimento di sequestro, convalidato dal GIP presso il Tribunale di Catania, è stato disposto in quanto il sedicente professionista esercitava l’attività di chiropratica e osteopatia ponendo in essere condotte tipiche della professione medica, quali la prescrizione di farmaci e la formulazione di diagnosi e terapie, senza essere iscritto all’albo dei medici chirurghi ed odontoiatri.I militari della Guardia di Finanza, oltre alle indagini che saranno delegate dalla locale Procura della Repubblica, proseguiranno anche gli accertamenti fiscali.
Acireale –
Gdf, ten. Eugenio Marmoralea comando compagnia surroga ten.Giorgia Greco
Avvicendamento alla tenenza della Guardia di Finanza di Acireale. Il
tenente Giorgia Greco lascia la Città delle Cento Campane perché
destinata ad altro prestigioso incarico a Palermo. Le subentra il
tenente Eugenio Marmorale. Questa mattina i due ufficiali delle Fiamme
Gialle sono stati ricevuti a Palazzo di città dal sindaco Nino Garozzo e
dal presidente del Consiglio Comunale Toruccio Di Maria, in presenza
degli ufficiali comandanti della compagnia dei Carabinieri di Acireale,
della Polizia di Stato, della Polizia Municipale, della Guardia
Costiera. Il sindaco ha salutato il ten. Greco donandole una targa con
l’effige del Palazzo municipale, così augurando al comandante una
carriera ricca di successi professionali e personali. Al tenente
Marmorale, invece, il consueto benvenuto con in dono il gagliardetto
della Città di Acireale.Tenente
Giorgia Greco:Giunta
ad Acireale il 28 luglio 2011 dopo aver frequentato con brillanti
risultati il 106° corso "JUDRIO III", conseguendo specifica Laurea
magistrale in scienze della sicurezza economico finanziaria, presso
l'Accademia della Guardia di Finanza, ha assunto il comando della
Tenenza, raggiungendo in questi due anni, eccellenti risultati in tutti
i settori di servizio in cui il Corpo della Guardia di Finanza è
impegnato e soprattutto nel campo della lotta all'evasione e ai giochi
d'azzardo illegali e/o clandestini. Andrà a Palermo per assegnazione ad
altro incarico di Comando, presso il locale Nucleo di Polizia
Tributaria. Tenente
Eugenio Marmorale:Di
origini campane, precisamente di Benevento, ha da poco terminato il 108°
corso "Piave Vecchio III", conseguendo specifica Laurea magistrale in
scienze della sicurezza economico finanziaria, presso l'Accademia della
Guardia di Finanza. Avendo raggiunto brillanti risultati nel corso del
periodo di formazione, è stato assegnato al Comando della Tenenza di
Acireale, dove è giunto in data 24 giugno 2013.
Caltagirone CT – GdF calatina:magg. Invincibile cede
comando a cap. Solazzo. Avvicendamento al vertice della
Compagnia della Guardia di Finanza di Caltagirone. Il maggiore
Mario Invincibile, il 19 agosto 2013 dopo tre anni di permanenza
nella città calatina, durante i quali il Reparto ha conseguito
importanti risultati nel campo della polizia economico
finanziaria e della polizia giudiziaria, ha ceduto il comando
del Reparto al capitano Michele Solazzo, per intraprendere un
nuovo importante incarico al Nucleo di Polizia Tributaria di
Rimini. Il cap. Michele Solazzo,
29 anni originario di Bisaccia (AV), giunge da Genova, dove ha
retto negli ultimi due anni il Nucleo Operativo del I Gruppo.
Nella precedente esperienza operativa, con il grado di Tenente,
il giovane Ufficiale ha comandato la Tenenza della Guardia di
Finanza di Fossano (CN). Il magg. Invincibile, nel salutare i
militari dipendenti in occasione del passaggio delle consegne
del Reparto, ha ringraziato i propri collaboratori per gli
ottimi risultati conseguiti in ogni settore di intervento,
augurando al neo arrivato cap. Solazzo un futuro ricco di
soddisfazioni.
Catania
–
(video
sequestro)
Finanza scopre 20mila capi falsi, per 500mila €. Le Fiamme
Gialle del Comando Provinciale di Catania hanno inferto un duro colpo al
commercio di prodotti contraffatti sul mercato etneo, sequestrando
circa 20.000 articoli di pelletteria falsificati, stoccati in un
magazzino – situato a pochi passi dalla periferia della città – gestito
da un imprenditore cinese, denunciato alla Procura della Repubblica di
Catania. I finanzieri di Catania, da qualche mese, avevano intensificato
l’attività investigativa e di controllo del territorio nel tentativo di
colpire la filiera di approvvigionamento dei numerosi venditori
ambulanti abusivi presenti nella provincia e nelle centralissime vie del
capoluogo etneo. L’ulteriore potenziamento dei controlli effettuato
nell’imminenza delle festività natalizie ha consentito ai Baschi Verdi di individuare un
vero e proprio showroom del falso, con una superficie di oltre 1.000
metri quadri, dove i clienti abilitati all’accesso potevano visionare la
merce esposta e procedere agli acquisti. La zona di esposizione della
merce contraffatta era stata ricavata in un magazzino dove venivano posti
in vendita prodotti regolari. All’interno della struttura, attraversando
uno stretto corridoio composto da scatoloni sovrapposti, si accedeva a
un’area dedicata esclusivamente all’esposizione di borse, cinture,
pochette e altri accessori di pelletteria recanti i segni distintivi di
noti marchi della moda tra i quali Alviero Martini, Burberry e Piero Guidi.
Tutti gli articoli contraffatti erano presentati in modo da consentire
agli acquirenti di individuare immediatamente quelli necessari e
procedere al relativo acquisto. I militari stimano che i prodotti sequestrati,
immessi sul mercato del falso, con prevalente destinazione
presso i venditori ambulanti dei mercati del capoluogo etneo, avrebbero
fruttato ricavi per oltre 500 mila euro, determinando un rilevante danno
al commercio legale, già sofferente per il protrarsi della crisi
economica. L’attività delle Fiamme Gialle catanesi, pertanto, colpendo a
monte i canali di approvvigionamento dei prodotti contraffatti, ha lo
scopo di interrompere il circuito che alimenta sul territorio etneo tali
attività illecite. I controlli della Guardia di Finanza
non saranno limitati alle festività natalizie, ma proseguiranno nel
tentativo di contrastare un fenomeno illegale che presenta notevoli
ripercussioni negative sul mondo dell’economia e su quello del lavoro.
Catania –
Gdf scopre deposito capi falsi : 1 cinese denunciata. La
responsabile, una imprenditrice cinese di 26 anni, è stata segnalata
alla Procura catanese. I militari del Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi volti alla repressione
della contraffazione e dell’abusivismo commerciale, ulteriormente
intensificati a seguito della direttiva del Ministro dell’Interno
inerente al piano “spiagge sicure”, hanno sequestrato oltre 5.000
articoli contraffatti o non sicuri. I prodotti erano destinati alla
vendita su spiagge del litorale nella provincia catanese. Le attività
investigative, già in corso da diversi giorni, continuano a concentrarsi
sull’individuazione dei centri di approvvigionamento utilizzati,
prevalentemente da cittadini extracomunitari, per l’acquisto della merce
contraffatta sui luoghi di ritrovo nell’imminenza di avviarsi verso i
litorali. I servizi di osservazione delle Fiamme Gialle hanno permesso
di monitorare un significativo flusso di venditori ambulanti verso un
altro deposito situato nel centro cittadino. Le indagini, sviluppate dai
finanzieri del Gruppo di Catania, in particolare, hanno consentito di
individuare un magazzino clandestino di occhiali da sole. I militari
all’interno hanno rinvenuto migliaia di articoli contraffatti delle
migliori griffes nazionali ed estere: VERSACE, VALENTINO, OAKLEY,
PERSOL, D&G, CHANEL, RAY BAN. Tutti i prodotti sequestrati,
prevalentemente destinati al mercato del falso sulle spiagge della Playa,
erano simili a quelli originali e di buona fattura. I militari
della Compagnia di Riposto hanno operato nei pressi della
stazione di Giarre dove, alle prime luci del giorno all’alba,
hanno sorpreso alcuni extracomunitari scendere dal treno con
buste cariche di merce contraffatta. I venditori ambulanti,
alla vista dei militari, si dati alla fuga abbandonando il
carico illegale. I Baschi Verdi hanno posto a sequestro un
migliaio di articoli in violazione della tutela dei marchi e del
diritto d’autore.
Catania -
GdF sequestro preventivo beni 412.000€ ad imprenditore evasore. L’imprenditore è indagato per non aver
versato le imposte dovute, disponibilità finanziarie per un valore di
oltre 412.000 euro.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito
l’ordinanza di sequestro preventivo di beni per oltre 412.000 euro. Il
provvedimento cautelare è stato disposto dalla Sezione del Giudice per
le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della
locale Procura Distrettuale, nei confronti di imprenditore titolare di
una società di servizi operante nel capoluogo etneo.
L’indagine, effettuata nell’ambito di un procedimento per il reato di
omesso versamento I.V.A. è stata avviata nel maggio scorso, a seguito di
una segnalazione pervenuta alle fiamme gialle catanesi in cui si
rappresentava che il soggetto interessato, in qualità di amministratore
e legale rappresentante dell’azienda, non aveva rispettato gli obblighi
di versamento all’erario dell’Imposta sul Valore Aggiunto relativa
all’anno 2009 accertata dall’Agenzia delle Entrate. L’attività
investigativa svolta dai militari ha permesso di rilevare e segnalare
all’Autorità Giudiziaria di Catania l’esistenza di diversi conti
correnti e depositi bancari riconducibili al soggetto indagato, nonché
di un’autovettura di grossa cilindrata (Mercedes). I finanzieri del
locale Gruppo hanno quindi proceduto al sequestro preventivo dei beni ai
fini della copertura del debito erariale dovuto. Le indagini
patrimoniali sono state eseguite, previo coordinamento degli interventi
di competenza dell’Agenzia delle Entrate e della Procura della
Repubblica, secondo il modulo organizzativo concordato con la sezione di
criminalità economica della stessa Procura.
Catania
– GdF: sequestro 1.229.030,03€ a GEOAMBIENTE. Le Fiamme
Gialle a seguito di una verifica fiscale effettuata dal Nucleo
di P.T. nei confronti della ditta “GEOAMBIENTE Sr.l.”, è stato
eseguito, in questi giorni, come chiesto dalla Procura di
Catania e disposto dal G.I.P., il sequestro preventivo per
equivalente nei confronti sia dell’amministratore della società
che del rappresentante legale, fino al raggiungimento della
somma di 1.229.030,03€. Il procedimento, relativo alla
contestazione di diversi reati tributari, ha riguardato sia
somme giacenti sui sette conti correnti e depositi a risparmio
che beni mobili ed immobili, tra macchine ed appartamenti, di
proprietà degli indagati.
Catania-
GdF scopre frode fiscale tra CT, RG e SR 100milioni € 5 misure cautelari.I
reati contestati: Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed
emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Il Giudice per le Indagini Preliminari al termine di complesse
indagini, su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica
presso il Tribunale di Catania, ha emesso un’ordinanza di custodia
cautelare domiciliare nei confronti di 5 responsabili facenti parte
di una associazione a delinquere finalizzata ad una frode fiscale di
oltre 100 milioni di euro.
Sono in corso, inoltre, 19 perquisizioni domiciliari nei confronti
di altrettanti indagati nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa
ed il sequestro preventivo di beni per oltre 13 milioni di euro.
Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di
fatture o altri documenti per operazioni inesistenti i reati
contestati. Al termine di complesse indagini, su richiesta della
Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di
Catania, il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso
un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare nei confronti di 5
responsabili facenti parte di una associazione a delinquere
finalizzata ad una frode fiscale di oltre 100 milioni di euro. Sono
state avviate inoltre, 19 perquisizioni domiciliari nei confronti di
altrettanti indagati nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa ed
il sequestro preventivo di beni per oltre 13 milioni di euro.
Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di
fatture o altri documenti per operazioni inesistenti i reati
contestati. L’attività trae origine da una verifica fiscale, in
materia di I.V.A. intracomunitaria, eseguita dalla Guardia di
Finanza di Catania nei confronti di una nota società di
distribuzione di beni di largo consumo, scaturita da autonoma
attività info-investigativa a seguito di un approfondimento di una
richiesta di mutua assistenza amministrativa pervenuta da Malta,
finalizzata al rilevamento dei rapporti economici intercorsi con un
operatore economico maltese. Le indagini sono state svolte dal
Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dall’Agenzia
delle Dogane. Le attività investigative hanno consentito di
ricostruire una rete di società, sia nazionali che estere (maltesi e
rumene), le quali hanno posto in essere - secondo la prospettazione
accolta dal Giudice - ingenti acquisti di merce in evasione dell’
I.V.A.. Due i sistemi di frode adottati: il primo, mediante
emissione di fatture false nei confronti delle imprese estere
unitamente alla artificiosa formazione di C.M.R. (lettere di vetture
internazionali), redatte a posteriori, che documentavano il fittizio
trasferimento delle merci dall’Italia alle imprese Maltesi; il
secondo mediante costituzione di apposite società, sia di
denominazione nazionale che di denominazione estera, le quali
effettuavano ingenti acquisti di merce godendo del regime di non
imponibilità dichiarandosi falsamente “esportatori abituali”. In
entrambi i casi, tuttavia, la merce, acquistata senza I.V.A. e mai
effettivamente esportata, veniva commercializzata su tutto il
territorio nazionale con conseguente frode all’imposta. I soggetti
economici coinvolti nelle indagini sono risultati essere, nella
maggior parte dei casi, evasori totali, privi di documentazione
amministrativo-contabile, ubicati presso recapiti fittizi o
inesistenti o caratterizzati da una breve durata di vita.
L’ammontare complessivo delle cessioni è stato quantificato in oltre
100 milioni di euro cui è corrisposto un omesso versamento
dell’I.V.A. per oltre 20 milioni di euro. La frode, oltre a creare
un ingente danno all’Erario in termini di imposta evasa, ha
rappresentato per i molti imprenditori onesti un concreto effetto
distorsivo delle regole di concorrenza sui mercati dei settori
merceologici interessati.
Catania
-
Colonnello Manna c.te GdF Catania, dal commissario straordinario Liotta.
La visita presso la sede del Centro direzionale Nuovaluce del neo
comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catania, Roberto
Manna, è istituzionale. L’alto ufficiale è stato accolto dal
commissario straordinario della Provincia, Antonella Liotta, in presenza
del capo di gabinetto, Ettore De Salvo. Un cordiale incontro che ha
permesso alle due autorità di tracciare alcune linee-guida per una
proficua collaborazione. Il commissario straordinario, Antonella
Liotta ha dichiarato: “In questa fase di gestione commissariale
dell’Ente la Provincia, nell’ambito delle proprie competenze a servizio
della cosa pubblica, conferma la già avviata prassi di condivisione sui
temi inerenti la cultura e la pratica della legalità e sull’osservanza
delle leggi, a sostegno della tenace e scrupolosa attività della Guardia
di Finanza e di tutte le Forze di Polizia”. Il comandante Roberto Manna
ha manifestato piena disponibilità collaborativa su azioni e temi di
competenza del corpo delle Fiamme Gialle.
Catania – Gdf 80 avvisi a dipendenti TeatroBellini
per truffa. Le indagini sui profili penali della gestione del Teatro
Bellini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza, sono in fase conclusiva. Sono in corso di notificazione gli
avvisi ex art. 415 bis c.p. nei confronti di 80 dipendenti del Teatro
per il reato di truffa aggravata in danno dello Stato, ipotizzabile sia
nelle attestazioni relative allo straordinario (per gli anni 2007 –
luglio 2009) sia per l’uso scorretto di badge attestanti l’entrata e
l’uscita, accertati attraverso l’uso di telecamere nascoste (anno 2011).
Trascorso il termine per la presentazione delle difese saranno assunte
le deliberazioni definitive. I fatti sono di diverso spessore, alcuni
particolarmente significativi per la durata nel tempo e la reiterazione
degli episodi, altri di minore entità. Avvisi di conclusione delle
indagini sono stati emessi anche per episodi di assegnazione di appalti
di sgombero dei materiali scenici, avvenute senza le necessarie
procedure e con attestazione di previsione di spesa largamente inferiori
al reale, al fine di rendere possibile l’attribuzione degli appalti
senza regolari gare (tali fatti sono del 2006). E’ stata rilevata a tale
proposito l’inesistenza di qualunque documentazione atta a descrivere la
qualità e quindi il valore residuo dei materiali di scena avviati al
macero. Per ciò che concerne altri fatti oggetto di indagine, è stata
chiesta al giudice l’archiviazione. Non sono stati infatti individuati
fatti di rilievo penale. In alcuni casi non sono stati trovati idonei
elementi di verifica (come nel caso delle assunzioni degli artisti
esterni da un’unica agenzia, circostanza dimostratasi in fatto non
corrispondente al vero; o come nel caso delle trasferte della
Filarmonica, per la quale è da escludersi in punto di fatto che le spese
siano state sostenute dal Teatro) mentre in altri casi si è ritenuto
che, pur in presenza di violazioni di disposizioni normative di vario
grado, non si fosse in presenza di condotte rilevanti penalmente. E’
questo il caso di progressioni in carriera di dipendenti, della
corresponsione di gettoni di presenza o di cachet ai direttori
d’orchestra, della concessione di permessi retribuiti. E’ stata
autorizzata la trasmissione degli atti alla Procura Generale della Corte
dei Conti per i provvedimenti di competenza.
Catania
-GdF sequestra 500mila€ a 3 ex consiglieri provinciali:
rimborsi , indagine per truffa aggravata. Gli uomini del
Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno
eseguito il sequestro di somme di denaro e di beni per un
ammontare complessivo di circa mezzo milione€ nei confronti di 3
consiglieri provinciali per i quali la Procura della Repubblica
di Catania ha esercitato l’azione penale chiedendone il rinvio a
giudizio per il reato di truffa aggravata e falso. I Finanzieri
del Nucleo di Polizia Tributaria, come disposto dal G.I.P. del
Tribunale di Catania, hanno proceduto all’esecuzione della
misura cautelare reale nei riguardi dell’ex Consigliere
Gianluca Cannavò e dei suoi familiari, sequestrando
disponibilità finanziarie e beni per un valore complessivo di
240.000,00 euro; all’ex Consigliere Sebastiano Cutuli e al suo
datore di lavoro Carmelo Urso sono stati sottoposti a sequestro
somme di denaro per un valore corrispondente a 71.000 euro,
mentre nei confronti dell’ex Consigliere Antonio Danubio e del
suo datore di lavoro Salvatore Nigita sono stati cautelati
valori per un ammontare pari a 171.000 euro. Le indagini,
coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania e condotte
nella scorsa primavera, avevano permesso di rilevare che gli
indagati avevano ottenuto indebiti rimborsi dalla Provincia di
Catania attraverso la simulazione del rapporto di lavoro o la
falsa attestazione di mansioni e retribuzioni superiori a quelle
effettivamente godute.
Catania
– GdF sanzioni a 81% venditori mercati rionali. Finanzieri
del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su
specifica disposizione del Comandante Provinciale, hanno eseguito nelle
zone dei mercati rionali di Catania, tra Piazza Carlo Alberto e
“Pescheria”, un vasto piano di controllo economico del territorio. 50
Finanzieri sono stati impegnati nel controllo sulla regolare emissione
di scontrini e ricevute fiscali da parte di una molteplicità di
esercenti, appartenenti alle diverse categorie che caratterizzano il
variegato panorama economico operante nelle suddette zone della città e
caratteristico del periodo natalizio. La gran parte dei registratori di
cassa, all’arrivo dei Militari operanti, risultavano ancora spenti,
benché la vendita fosse ampiamente in corso, e le numerose violazioni
costatate hanno riguardato sia casi di mancata emissione del documento
fiscale, che casi di mancata installazione del misuratore fiscale con
conseguenti pesanti sanzioni nei confronti degli esercenti interessati.
L’attività di servizio della Guardia di Finanza ha portato : 68
controlli effettuati, constatazione di 55 violazioni per mancata o
irregolare emissione di documenti fiscali, con una percentuale pari
all’81% di violazioni riscontrate sul totale degli esercenti sottoposti
a controllo nel piano effettuato, in prevalenza operatori ambulanti di
prodotti ittici. La Guardia di Finanza dai successivi approfondimenti
operativi, ha riscontrato che la maggior parte dei soggetti sottoposti a
controllo e verbalizzati, per le suddette violazioni, non hanno
presentato le prescritte dichiarazioni fiscali annuali, risultando
pertanto completamente sconosciuti al Fisco e quindi Evasori Totali.
Catania
– GdF sequestra a Caruso 10 imprese, beni 30mln€ : 21 indagati.
Queste le società sequestrate tra Catania, Roma e Ramacca: AGRIFIN
S.r.l., URBANIZZAZIONI S.r.l., COGEFIN S.p.a.,
ECOIN S.r.l.,COGE S.r.l. Unipersonale (già S.p.a.),
ELAR S.r.l.,UBERTAZZI COMM. GIAN FRANCO & C. SRL in
liquidazione,SERVIZI INGEGNERIA S.r.l.,STYLUS
S.r.l.,SOCIETA’ AGRUMICOLA SICILIANA S.r.l.L’accusa della
GdF è per intestazione fittizia di beni. Il provvedimento è
stato emesso dal G.I.P. su richiesta della Direzione Distrettuale
Antimafia, e riguarda beni aziendali ritenuti riconducibili ad
Emanuele Gaetano Caruso. Il decreto è stato eseguito dal gruppo di
investigazione sulla criminalità organizzata del nucleo di polizia
tributaria della Guardia di Finanza di Catania, guidata dal
colonnello Francesco Gazzani. Le Fiamme Gialle, dopo una serie di
accurate indagini, hanno infatti scoperto che numerose società erano
di fatto controllate e gestite da Caruso, benchè intestate a propri
familiari o soggetti terzi, che fungevano così da meri prestanome.
L'attività investigativa della Finanza ha consentito di accertare
la situazione di difformità tra la titolarità formale e la
titolarità di fatto delle società poste sotto sequestro. Gli
investigatori ritengono che Caruso, in ragione delle indagini
condotte nei suoi confronti in passato, aveva avuto la necessità di
costruire attorno a sè una fitta rete di prestanome e di filtri
societari per dissimulare la riconducibilità alla sua persona delle
società ed eludere così eventuali provvedimenti ablativi disposti
dall’Autorità Giudiziaria. Il personaggio, già era stato sottoposto
a misura di prevenzione patrimoniale, applicata prima con decreto
di sequestro nel dicembre 2011 e poi revocata con ordinanza del 12
giugno 2013 (anche a seguito del proscioglimento di Emanuele Gaetano
Caruso dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso,
nell’ambito del procedimento penale denominato obelisco). Le Fiamme
Gialle, con l’operazione hanno sottoposto a sequestro, in
esecuzione dell’ordinanza del Gip, 10 imprese operanti in svariati
settori commerciali ed indagate 21 persone responsabili, a vario
titolo, per avere intestato fittiziamente aziende e beni al fine di
eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione
patrimoniali. Le imprese sono risultate infatti formalmente
intestate a familiari ed uomini ritenuti di fiducia di Caruso.
GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a
catanesi in mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14
misurecautelari
Generale di Brigata
Antonino Raimondo Comandante
Provinciale Guardia di Finanza Catania
CATANIA
– Guardia Finanza esegue ordinanza
GIP per 9 persone invischiate in bancarotta fraudolenta
di società costruzioni: 1,8 milioni€.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania
appartenenti al
Nucleo
Economico Finanziario
PEF Etneo
al comando del T.Col. DIEGO SERRA(VIDEO INTERVISTA)
hanno eseguito un’ordinanza con
cui il Giudice per le indagini preliminari presso il
locale Tribunale ha disposto misure cautelari personali
e reali nei confronti, in particolare, di Salvatore
FERLITO, sottoposto a indagine, assieme ad altri 8
soggetti a vario titolo coinvolti, per i reati di
bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale. Il
Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale
di Catania, all’esito delle investigazioni svolte dal
Nucleo PEF Etneo, su richiesta della Procura, ha
disposto: gli arresti domiciliari nei confronti
dell’amministratore di fatto nonché dominus di tutto il
gruppo di società facenti capo a Salvatore FERLITO,
indagato per i reati di bancarotta fraudolenta
patrimoniale e preferenziale, unitamente a Marco
Giuseppe FERLITO, Sebastiana CONIGLIO, Gregorio D’AGATA,
Rosaria FERLITO, Cataldo PIRRELLO, Salvatore LEOTTA e
Salvatore DI BELLA, soggetti che hanno a vario titolo
ricoperto la carica di amministratore o di componente
del CdA della SICULA COSTRUZIONI ovvero della CFC Srl; -
il sequestro preventivo dei compendi aziendali della
“COMER COSTRUZIONI Srl”, della “F.C.G. Srl” e della
“SCAVIFER Srl” nonché del 60% delle quote della “COMER
COSTRUZIONI Srl”, della quota totalitaria della “F.C.G.
Srl”. e del ramo d’azienda della “C.F.C. Srl”, per un
valore stimato di circa 2 milioni€. Le Fiamme Gialle
hanno agito nell’ambito di complesse attività di
indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di
Catania. Le investigazioni sono state svolte dalle unità
specializzate del Nucleo di Polizia Economico
Finanziaria di Catania sotto la direzione della Procura.
Le Fiamme Gialle, hanno osservato le società “SICULA
COSTRUZIONI SOCIETA’ COOPERATIVA Arl” in concordato
preventivo dal 2021 e “C.F.C. Srl”, in fallimento dal 14
ottobre 2022, entrambe operanti nel settore degli
appalti pubblici di lavori edili. Le Fiamme Gialle,
dagli approfondimenti eseguiti, hanno evidenziato che
Salvatore FERLITO sarebbe come il dominus di fatto
dell’intero gruppo di società riconducibili alla sua
famiglia tra cui vi rientrerebbero, oltre alle due
società, anche la COMER COSTRUZIONI Srl, la F.C.G. Srl e
la SCAVIFER Srl. I militari in particolare, nell’attuale
stato del procedimento in cui non è ancora pienamente
instaurato il contraddittorio con le parti, hanno
evidenziato che l’indagato avrebbe utilizzato la sua
posizione di amministratore di fatto e, in alcuni casi
anche di diritto, di tali aziende per procedere al loro
svuotamento in favore delle altre società del gruppo nel
momento in cui, per effetto dei rilevanti debiti
maturati, risultava più conveniente continuare
l’attività economica con una nuova o diversa realtà
aziendale. Le Fiamme Gialle hanno sottolineato che tali
condotte sono state rilevate nel corso delle indagini
svolte sul dissesto della “SICULA COSTRUZIONI SOC. COOP.”,
dalla quale sarebbero stati distratti valori attivi per
circa 1,8 milioni di euro mediante una serie di
operazioni fraudolente come la mancata riscossione
ovvero l’ingiustificata svalutazione di diversi crediti
che tale società vantava nei confronti di altre imprese
riferibili al nucleo familiare di Salvatore FERLITO in
relazione a finanziamenti o prestiti in precedenza
erogati o per effetto della cessione della
partecipazione posseduta dalla suddetta Cooperativa
nella “COMER COSTRUZIONI Srl”, del valore stimabile di
720.000€, a favore di Sebastiana CONIGLIO, coniuge di
Salvatore, per il prezzo irrisorio e mai corrisposto di
75.000€. I finanzieri avrebbero inoltre riscontrato
altre indebite operazioni come il rimborso
“preferenziale” a favore della COMER COSTRUZIONI Srl,
poco prima della cessione delle quote, della somma di
270.000€ nonché altri pagamenti “preferenziali”, pari a
circa 250.000€, nei confronti di uno dei fornitori, a
danno degli altri creditori. Le Fiamme Gialle hanno
evidenziato che parallelamente, anche con riferimento al
fallimento della “C.F.C. Srl”, sarebbero state
individuate condotte distrattive degli asset aziendali
mediante la cessione in locazione del ramo d’azienda,
peraltro l’unico concretamente operativo, a favore della
società controllata “F.C.G. Srl” per un canone di 200
mila, che in realtà non sarebbe mai stato corrisposto.L’inchiesta
dei militari ha sottolineato che “Incamerato” l’asset
produttivo della fallita, la “F.C.G. Srl” sarebbe stata
successivamente ceduta, per il valore irrisorio di
2.550€, alla “SCAVIFER Srl”, società formalmente
amministrata dai figli di Salvatore FERLITO. I militari
hanno notato e rilevato la dissipazione di valori attivi
con modalità similari a quelle osservate per la SICULA
COSTRUZIONI ovverosia mediante compensazione di
crediti/debiti infragruppo, mancata svalutazione di
crediti inesigibili o stralcio di crediti verso clienti
e varie società collegate per oltre 3 milioni di euro.
L’attività d’indagine si inserisce nel più ampio quadro
di azioni svolte dalla Procura e dalla Guardia di
Finanza di Catania, finalizzate al contrasto della
criminalità economico-finanziaria, a tutela della
trasparenza e della legalità del sistema economico e
imprenditoriale nonché dei creditori.
CATANIA
- GdF Generale Brigata
RAIMONDO, catanese a direzione Comando Provinciale.
Il Generale di
Brigata Antonino Raimondo è il nuovo Comandante
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania.
L’Ufficiale proviene dal Comando Generale dove ha
ricoperto incarichi alle dipendenze del Capo di Stato
Maggiore. Il
Gen. B. Antonino Raimondo, 50 anni, è nato a Catania ed
è coniugato , è padre di una figlia.L’alto
ufficialeha frequentato
l’Accademia della Guardia di Finanza in Bergamo dal 1990
al 1995. Al termine del corso di formazione, ha
ricoperto numerosi incarichi operativi in Liguria,
Calabria, Sicilia, Toscana e Marche.Il Generale di
Brigata Antonino Raimondo, nel corso della carriera, ha
comandato la Tenenza di Albenga (1995-1998), la
Compagnia di Palmi (1998-2001) e la Compagnia di
Siracusa (2001-2004). Dal 2004 al 2007 è stato Capo
Sezione al Comando Generale di Roma, II Reparto “Ricerca
e relazioni internazionali”. Dopo la frequenza del Corso
Superiore di Polizia Tributaria (dal 2007 al 2009) ed il
conseguimento del relativo titolo, nel 2009 è stato
assegnato al Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze
dove è stato Comandante del I Gruppo Tutela Entrate,
Capo Ufficio Operazioni e, dal 2011, Comandante del
Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata.
L’ufficiale Antonino Raimondo con il grado di
Colonnello nel 2014,, ha diretto il Comando Provinciale
di Pesaro. Dal 2017, trasferito al Comando Generale ha
ricoperto gli incarichi di Capo Ufficio del Sottocapo di
Stato Maggiore ed infine, dal 2018, ha ricoperto
l’incarico di Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore e,
congiuntamente, dal 2019 al 2020, di Direttore della
Direzione Pianificazione Strategica e Controllo.
Laureato in “giurisprudenza” presso l’Università degli
studi di Milano, in “scienze della sicurezza
economico-finanziaria” presso l’Università degli Studi
di Roma “Tor Vergata” ed in “scienze politiche” presso
l’Università degli studi di Trieste, nel 2009 ha
conseguito il Master universitario di II livello in
“diritto tributario dell’impresa” presso l’Università
commerciale “Luigi Bocconi” di Milano. È abilitato
all’esercizio dell’attività forense. Ha svolto numerose
docenze presso l’Accademia della Guardia di Finanza, la
Scuola di Polizia Economico-Finanziaria di Ostia, nonché
presso l’Università di Urbino. È stato Vice Presidente
del “Consiglio di base della rappresentanza militare”
presso il Comando Regionale Toscana e, dal 2018, ricopre
la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione
della Cassa Ufficiali della Guardia di Finanza. Autore
di pubblicazioni di diritto penale dell’economia, è
stato coordinatore presso la Scuola Superiore della
Magistratura nel corso “indagini e dibattimento nei
reati di criminalità organizzata”, docente per il
progetto “lezioni di mafia” prodotto da Rai scuola ed i
Ministeri della giustizia e dell’istruzione,
dell’università e della ricerca, nonché componente
dell’unità di ricerca dell’Università di Pisa del
“programma di ricerca scientifica di rilevante interesse
nazionale” sulla tematica del ravvicinamento della
legislazione a contrasto del riciclaggio nella
prospettiva del diritto comunitario e dei suoi effetti
sul diritto interno. Al comandante gen. Antonino
Raimondo i nostri migliori i auguri di buon lavoro
nello svolgimento del prestigioso mandato di Comando a
Catania.
CATANIA - Discarica
200 Comuni
a Lentini: GdF e SCICO scoprono traffico illecito rifiuti,
corruzione e concorso esterno associazione mafiosa: eseguite 9
misure, sequestrati beni per 116 milioni di Euro.I
personaggi interessati alle misure sono : Antonino
LEONARDI57enne noto come “Antonello”, Salvatore
LEONARDI47enne, Pietro Francesco NICOTRA
36enne, Francesco 39enne ZAPPALA’52enne,
i fratelli Francesco e Nicola GUERCIO59enne,
Vincenzo LIUZZO 57enne,
Salvatore PECORA63enne e
Filadelfo AMARINDO detto “Delfo” 68enne. I
Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale
Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), per delega
della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione aa 1
ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di
Catania nei confronti di 9 persone (2 in carcere, 3 agli arresti
domiciliari e 4 sottoposti alle misure cumulative dell’obbligo
di presentazione alla P.G. e di dimora) indagate, a vario
titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico
illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione
continuata e rivelazione di segreto d’ufficio nonché per
concorso esterno in associazione di tipo mafioso. I fatti
secondo l’inchiesta sarebbero stati perpetrati negli anni 2018 e
2019, sarebbero essenzialmente connessi all’illecita conduzione
della discarica di Lentini (SR), la più estesa della Sicilia,
gestita dalla “SICULA TRASPORTI” nonché “pressioni” esercitate
da esponenti del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere
l’affidamento di un chiosco presente nello stadio usato dalla
squadra di calcio “SICULA LEONZIO” attualmente militante nel
campionato professionistico di prima divisione.Il
medesimo provvedimento, eseguito dai Finanzieri del Nucleo
P.E.F. di Catania (G.I.C.O.), ha disposto, per le persone
giuridiche ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico
illecito di rifiuti e di corruzione per atti contrari ai doveri
di ufficio, tutti delitti imputati ad amministratori
nell’interesse delle stesse – il sequestro preventivo (ai sensi
dell’art.321 c.p.p., comma 1) di tutti i beni aziendali, quote e
azioni sociali e la contestuale nomina di amministratori e
custodi.
La misura reale preventiva, afferente ad un patrimonio
societario complessivamente stimabile in circa 110 milioni di
euro, precede la fase di contradditorio prevista dal D.Lgs.n.231/2001
(responsabilità amministrativa delle persone giuridiche)
all’esito della quale il G.I.P. etneo determinerà l’eventuale
nomina di un commissario giudiziale. Le imprese destinatarie del
sequestro preventivo sono le seguenti: “SICULA
TRASPORTI S.R.L.” ora “SICULA TRASPORTI S.P.A.”,
avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San
Giorgio), esercente l’attività di “trattamenti e smaltimenti
di altri rifiuti non pericolosi” ovvero della gestione dei
rifiuti solidi urbani (R.S.U.) ossia non riciclabili; l’impianto
di trattamento meccanico biologico (T.M.B.) è situato nel
territorio di Catania (Contrada San Giorgio) mentre le vasche di
abbancamento sono situate nel confinante comune di Lentini (SR);
la società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e
oltre 120 dipendenti; “SICULA COMPOST S.R.L.”, avente
sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio),
svolgente l’attività di “produzione di compost” ovvero
produzione di fertilizzanti agricoli derivanti
dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e
agroalimentari; la società, con circa 20 dipendenti, ha un
fatturato di 3,6 milioni di euro; “GESAC S.R.L.”, con
sede a Catania in Contrada Coda Volpe, avente quale oggetto
sociale l’estrazione di pomice e di altri minerali; la società,
inserita nella filiera della lavorazione del R.S.U., forniva il
materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge)
sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della
discarica gestita dalla “SICULA TRASPORTI”; essa ha un fatturato
annuo medio di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti.
Non destinataria della misura del sequestro preventivo ma
persona giuridica indagata ai sensi del citato D.Lgs.n.231/2001
per la quale pende la richiesta di nomina di un commissario
giudiziale è la: “EDILE SUDS.R.L.”, avente sede a
Scordia (CT) ed esercente l’attività di gestione di un impianto
di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi
(rifiuti inerti) nel territorio di Lentini (SR); la società, con
18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di
euro. Ulteriori misure cautelari reali eseguite dai Finanzieri
etnei sono il sequestro preventivo di oltre 6 milioni di eurofinalizzato alla confisca del profitto illecito originante:
dal traffico illecito di rifiuti; sequestro effettuato nei
confronti dell’amministratore e del socio, tra le altre, della
“SICULA TRASPORTI”, soggetti di seguito generalizzati (Antonino
e Salvatore LEONARDI); da un rodato circuito corruttivo
caratterizzato dalla dazione costante di tangenti in contanti
per decine di migliaia di euro; sequestro effettuato a carico di
un pubblico ufficiale corrotto sotto nominato (Vincenzo LIUZZO).Per
quanto concerne i soggetti destinatari delle misure personali,
il principale indagato è Antonino LEONARDI noto come
“Antonello”, quale amministratore di fatto della “SICULA
TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.” nonché amministratore
di diritto della “SICULA COMPOST S.R.L.” il quale è stato
condotto in carcere. Ristretto agli arresti domiciliari
Salvatore LEONARDI, fratello di Antonino, in qualità di socio
della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.”.Sottoposti
alle misure cumulative cautelari dell’obbligo di presentazione
alla polizia giudiziaria e di dimora Pietro Francesco NICOTRA,
quale responsabile dell’impianto di compostaggio di Grotte San
Giorgio a Catania dal quale provenivano anche parte dei rifiuti
poi conferiti illecitamente in discarica e Francesco ZAPPALA’,
nella sua qualità di responsabile dell’impianto di trattamento
meccanico biologico dal quale originavano i rifiuti
illecitamente conferiti “tal quale” in discarica. Gli
investigatori ritengono che NICOTRA e ZAPPALA’, con i fratelli
Salvatore ed Antonino LEONARDI, quest’ultimo quale capo e
promotore, avrebbero costituito un’associazione a delinquere
finalizzata alla commissione reiterata di attività organizzate
per il traffico illecito di rifiuti e di frode in pubbliche
forniture nonché alla pervasiva pratica corruttiva quale
strumento utile a eludere i controlli e a ottenere dalle
pubbliche amministrazioni competenti provvedimenti
amministrativi favorevoli. Destinatari delle misure cautelari
dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di
dimora anche i fratelli Francesco e Nicola GUERCIO nella loro
qualità di amministratori di diritto e di fatto della succitata
“EDILE SUD S.R.L.”.Appartenenti ad organi amministrativi
pubblici di controllo, destinatari della misura degli arresti
domiciliari, sono: Vincenzo LIUZZO, pubblico ufficiale accusato
di corruzione, quale dirigente di unità operativa semplice
dell’ARPA Sicilia (sede territoriale Siracusa), addetto ai
controlli e monitoraggi ambientali; Salvatore PECORA quale
incaricato di pubblico servizio, istruttore tecnico impiegato
presso il Libero Consorzio Comunale di Siracusa addetto al
controllo sulla gestione dei rifiuti. Custodia cautelare in
carcere, invece, per Filadelfo AMARINDO, detto “Delfo”, quale
dipendente della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” ed in quanto ritenuto
concorrente nell’associazione mafiosa denominata “NARDO”,
affiliata a “Cosa Nostra” etnea, storicamente facente capo a
NARDO Sebastiano e operativa su Lentini (SR).Le
rapide ed approfondite investigazioni condotte dai Finanzieri
del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.) e dallo S.C.I.C.O. sotto
la direzione della Procura distrettuale sono state sviluppate
attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed
ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione
amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la
gestione degli impianti della famiglia LEONARDI nonché
attraverso la messa a sistema degli elementi indiziari desunti
dall’esecuzione di una consulenza tecnica disposta da
quest’Ufficio in ragione di un accesso presso gli impianti
“incriminati” operato dai Finanzieri nel febbraio del 2019. La
consistente mole indiziaria così emergente avrebbe permesso agli
investigatori di portare alla luce un perdurante e sistematico
illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da
oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la “SICULA
TRASPORTI”; un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente
non più gestibile secondo le prescrizioni di legge che sarebbe
finito in discarica senza subire trattamento preliminare,
essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non
ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni
di recupero. Gli investigatori ritengono la gestione della
discarica, dell’impianto T.M.B. e di compostaggio, da parte
della famiglia LEONARDI, orientata all’esclusivo perseguimento
di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i
Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter
più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse
autorizzazioni amministrative. I finanzieri hanno evidenziato
che il sistema illecito sarebbe stato orchestrato da Antonino
LEONARDI su due pilastri: la puntuale dazione di tangenti a
soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato
dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la
concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”,
preventivandoli, i prescritti controlli ambientali; la fasulla
rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di
garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità
assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia
dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di
compostaggio.
Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese
gestite da “Antonello” LEONARDI dagli investigatori avrebbero
rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti
ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione,
successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche
la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al
recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di
materiale originata da un incompleto processo di compostaggio,
venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese,
previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i
rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi,
anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun
formulario. Le Fiamme Gialle rilevano che il sodalizio
criminale avrebbe gestito la “SICULA TRASPORTI” e le altre
realtà aziendali collegate in filiera ed avrebbero ammesso in
discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che,
per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di
ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un
semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano
accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in
frode agli impegni assunti con i Comuni conferenti. I Baschi
Verdi rilevano che si trattava, dunque, di rifiuti altamente
putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di
produrre biogas creando così concreti presupposti per
l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. I
finanzieri hanno evidenziato in alcune circostanze, appurate
come i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle
vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e
nelle acque circostanti. Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in
discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al
loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili
nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati,
oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti
provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali
sanitari. Queste
illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica
determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il
deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995)
pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno
aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare
trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto
presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua
qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la
minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di
materia prima e di energia. La tendenziale assenza di un
trattamento preliminare al conferimento in discarica determina
l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a
quella calcolata dai gestori della “SICULA TRASPORTI”.
L’impianto di compostaggio della “SICULA COMPOST”, a far data
dal maggio 2018, iniziava a ricevere, presso la propria
struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta
Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali
l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento,
in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato
Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che
avrebbe consentito alla “SICULA COMPOST” di ricevere presso la
sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate
annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una
potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata
intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270.
Tale realtà nota ad Antonino LEONARDI e a Pietro NICOTRA
determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di
“rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400
dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle
ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella
discarica di Lentini.
Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da
lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova
vasca nella discarica della “SICULA TRASPORTI” venivano smaltiti
illecitamente nei terreni di proprietà delle società di LEONARDI.
Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile
con la compiacenza dei fratelli GUERCIO e della loro “EDILE SUD
S.R.L.” la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”,
attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di
destinazione dei succitati inerti.
Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo
in ragione del determinante contributo fornito da funzionari
pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo LIUZZO, dirigente
ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali),
si recava mensilmente presso la discarica di LEONARDI per
ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro. La puntuale
riscossione del profitto corruttivo, “il
giorno 20 di ogni mese”,
veniva documentato dai Finanzieri del G.I.C.O. dall’agosto 2018
al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei
contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un
controllo su strada operato da una pattuglia della Compagnia
Pronto Impiego di Catania. LIUZZO risultava aver totalmente
asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche
e personali perseguite da Antonino LEONARDI con il quale
intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio
dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente.
LIUZZO, oltre a fornire suggerimenti a LEONARDI per una
“redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava
allo stesso in anticipo i controlli che l’ARPA Siracusa avrebbe
effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la
predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non
incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il
pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo. LIUZZO,
inoltre, su richiesta di LEONARDI interveniva su un controllo in
atto presso la cava dei fratelli GUERCIO operato da funzionari
ARPA e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori
pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico,
quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico
disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e
quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti,
presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli
contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato,
nei terreni delle aziende di LEONARDI. Da ultimo, LIUZZO, nel
partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto
autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore
corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in
linea con i desiderata dei LEONARDI. Altro funzionario pubblico a
“libro paga” dei LEONARDI era Salvatore PECORA, il quale
similmente a LIUZZO, era solito notiziare l’amministratore della
“SICULA TRASPORTI” di tutti i controlli che sarebbero stati
effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa;
PECORA, inoltre, partecipava preliminarmente ai LEONARDI atti
riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero
oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni
congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di LEONARDI.
Da ultimo, la meticolosa attività d’indagine portava alla luce
anche una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il
gruppo imprenditoriale dei LEONARDI ed alcuni esponenti del clan
NARDO (tra i quali Angelo RANDAZZO e Alfio SAMBASILE entrambi
già condannati per 416 bis) ai quali Antonino LEONARDI faceva
pervenire, durante le festività, somme in contanti di 5.000 euro
tramite il suo collaboratore “Delfo” AMARINDO. Quest’ultimo
forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti
criminosi del clan NARDO, una collaborazione significativa
manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche
quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le
indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio SAMBASILE.
“Delfo” AMARINDO rappresentava l’anello di congiunzione dei
LEONARDI con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce
quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un
punto di somministrazione di cibi e bevande nello Stadio di
calcio della “SICULA LEONZIO”; è AMARINDO che viene incaricato
da Antonello LEONARDI di veicolare il messaggio che il chiosco
non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali
pretendenti e che gli stessi sarebbero stati “ripagati” per il
mancato introito con le dovute regalie. Antonino LEONARDI e suo
figlio erano ben consapevoli, in quel frangente, quali rischi
corressero nel concedere quell’attività a figure orbitanti negli
ambienti di criminalità organizzata. L’investigazione della
Guardia di Finanza di Catania ha, dunque, fatto luce su un
groviglio illecito d’interessi permeante la gestione della
maggiore discarica siciliana così confermando come il delicato
settore ambientale possa essere facile preda di rovinose
pratiche corruttive oltreché di appetiti mafiosi.
CATANIA
–
Guardia Finanza: sindaco Pogliese saluta comandanti
gen.Quintavalle Cecere e subentrante col. D’Angelo.
Il primo cittadino di Catania Salvo Pogliese ha ricevuto
a Palazzo degli Elefanti per i convenevoli di benvenuto
il nuovo Comandante il Colonnello Raffaele D’Angelo il
quale era accompagnato dal cedente Generale di Brigata
Antonio Nicola Quintavalle Cecere. Il sindaco durante il
cordiale incontro ha ringraziato il comandante Antonio
Nicola Quintavalle per l’attento ed importante lavoro
svolto nella città di Catania. Il generale accompagnato
dal Colonnello Raffaele D’Angelo che ufficialmente gli
subentrerà nell’incarico nei prossimi giorni ha espresso
personali e positivi apprezzamenti per la sua esperienza
al comando delle Fiamme Gialle etnee. Il sindaco Salvo
Pogliese con l’occasione ha augurato al colonnello
D’Angelo, proveniente dal Comando Generale di Roma, un
proficuo lavoro, sottolineando l’importanza della
collaborazione tra le due Istituzioni. I due alti
ufficiali della Guardia di Finanza, poi, hanno concluso
con la visita del Palazzo degli Elefanti poichè il
Colonnello Raffaele D’Angelo nuovo comandante
Provinciale delle Fiamme Gialle ancora non aveva avuto
modo di conoscerlo.
CATANIA –
Operazione “pupi di pezza” indagato studio commercialista ed
imprenditori per truffa ad Erario.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza
di Catania su delega di questa Procura della Repubblica, hanno
dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal
G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 11 persone (delle
quali 9 agli arresti domiciliari e 2 destinatarie di
interdittive dell’esercizio di imprese) per avere perpetrato
sistematicamente bancarotte fraudolente (patrimoniali e
documentali) e reati tributari (sottrazione fraudolenta al
pagamento di imposte) anche in forma associata nonché delitti di
favoreggiamento personale e reale. Il magistrato con il medesimo
provvedimento ha altresì disposto il sequestro preventivo
diretto di 4 marchi registrati e 4 complessi aziendali per un
valore complessivo di circa 11 milioni di euro, tutti oggetto di
condotte distrattive. L’investigazione, è stata condotta dal
Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (Gruppo
Tutela Economia) sotto le direttive della Procura distrettuale,
convenzionalmente nota come “PUPI DI PEZZA”, ha svelato
l’esistenza di un collaudato sistema fraudolento in grado di
garantire a diversi gruppi familiari imprenditoriali la
sottrazione al pagamento di un complessivo volume di imposte di
oltre 220 milioni€ e la contestuale elusione di procedure
esecutive e concorsuali. L’indagine delle Fiamme Gialle etnee è
nata dal costante monitoraggio delle posizioni di contribuenti
destinatari di ingenti cartelle esattoriali che avviano la
procedura di liquidazione affidando la stessa a “prestanome”
così da escludere gli effettivi amministratori da ogni
responsabilità penale e civile con l’unica finalità di
continuare l’attività d’impresa attraverso una differente, solo
in apparenza, società commerciale. Gli inquirenti hanno
evidenziato che ad orchestrare e scandire le fasi del circuito
criminale sarebbe stato uno studio associato, che avrebbe
assunto il ruolo di “regista” del sistema illecito attraverso
l’opera diretta del commercialista e di alcuni suoi associati,
avrebbero costituivano un’associazione a delinquere (almeno dal
2013) dedita ad una serie indeterminata di condotte delittuose
in materia societaria, fallimentare e fiscale. Le Fiamme Gialle,
specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, hanno
svolto attività consistita nell’esecuzione di intercettazioni
telefoniche ed ambientali nonché di accertamenti bancari e
acquisizioni documentali presso enti pubblici e messo in luce
l’esistenza di un articolato sistema illecito che si sviluppava
attraverso le seguenti fasi: una società in stato palese di
deficit finanziario – caratterizzato, in particolare, da
consistenti debiti erariali - si sarebbe affidata allo studio al
fine di eludere eventuali procedure fallimentari e di
riscossione. I professionisti indagati sarebbero subentrati
formalmente quali intermediari abilitati alla trasmissione
telematica delle dichiarazioni fiscali dei gruppi societari ma,
di fatto, avrebbero fornito un illecito “pacchetto” di servizi
per condurre le imprese “sottopatrimonializzate” al riparo da
possibili investigazioni delle Autorità preposte; - con il
subentro dello studio, le imprese venivano poste in liquidazione
(ancorché la loro situazione patrimoniale imponesse il deposito
delle scritture contabili in Tribunale per l’avvio della
procedura fallimentare), affidando il ruolo di liquidatore a
persona di fiducia dello studio, priva di competenze
professionali, il cui compenso mensile (di qualche centinaio di
euro) era corrisposto dagli effettivi amministratori della
società; - il liquidatore prestanome avrebbe favorito
l’effettuazione di indebiti pagamenti preferenziali e la
distrazione degli asset patrimoniali più significativi a favore
di ulteriori società riconducibili agli stessi amministratori di
quella posta in liquidazione (nei fatti, una società “specchio”
con oggetto sociale similare, sedi coincidenti nonché il
medesimo personale dipendente e stessi fornitori e clienti, che
attraeva dalla società decotta gli elementi patrimoniali
positivi acquisendoli a condizioni economiche di assoluto
vantaggio); il tutto a danno dell’Erario che restava l’unico
creditore non soddisfatto; - chiusura della liquidazione e
cancellazione dal registro delle imprese della società
originaria, nel frattempo “svuotata” di tutto tranne che delle
imposte iscritte a ruolo che restavano le uniche passività
finanziarie non soddisfatte. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato
che, trascorso un anno dalla cancellazione, il Pubblico
Ministero, ai sensi della legge fallimentare, non può più
chiederne il fallimento. Il fittizio liquidatore era gestito da
soggetto che rappresentava l’anello di congiunzione tra i reali
amministratori delle società decotte, il prestanome e lo studio
associato. Emblematiche sono diverse conversazioni telefoniche
intercettate nelle quali si lamentava con i professionisti dello
studio il mancato versamento delle “paghe” mensili garantite al
liquidatore di comodo dai reali amministratori delle società
commerciali truffaldine. La Procura, supportata dalla Guardia di
Finanza di Catania che ha assicurato un’attività costante di
analisi ed un monitoraggio a tappeto delle esposizioni debitorie
maturate da contribuenti infedeli nei confronti dello Stato e
penetranti attività investigative, nel corso delle indagini ha
esercitato tempestivamente le funzioni attribuite dalla legge
fallimentare presentando d’iniziativa la richiesta per la
dichiarazione di fallimento delle società insolventi. Il
tempestivo intervento giudiziario ha scompaginato i progetti
criminali, da tempo avviati, suscitando le immediate reazioni
degli indagati che, contando sulla cronica inerzia dell’Agente
di riscossione, non avevano tenuto conto della possibile,
solerte iniziativa di questo Ufficio (artt.6 e 7, R.D.
n.267/1942). La Guardia di Finanza ha evidenziato che a
beneficiare deliberatamente dell’opera criminale
dell’associazione a delinquere composta dai professionisti
arrestati e soggetti: sottoposti ai domiciliari, amministratori
e proprietari di società fallita, già attiva nel commercio
all’ingrosso di frutta e ortaggi, che, in ragione di un
accertamento effettuato dall’amministrazione finanziaria nel
2002, aveva maturato nei confronti dell’Erario un debito
complessivo di circa 215 milioni di euro, rappresentato solo in
parte in bilancio. I personaggi avrebbero distratto i marchi
aziendali registrati all’Ufficio Italiano Brevetti, il cui
valore economico effettivo è di circa 1,8 milioni di euro, in
favore di un’ulteriore loro società al prezzo inferiore di 520
mila euro (corrisposti, tra l’altro, con crediti inesistenti).
Gli inquirenti hanno evidenziato che gli indagati, al fine di
impedire agli investigatori la ricostruzione del patrimonio e
del volume d’affari effettivi, avrebbero occultato libri
giornale, contabilità di magazzino e scritture contabili. La
fase finale del disegno fraudolento prevedeva l’incorporazione
della società (la cui effettiva proprietà era stata inizialmente
“schermata” attraverso l’interposizione di fiduciarie svizzere e
inglesi, dotata nel frattempo dei marchi e degli immobili). Tale
fase non si è concretizzata grazie al tempestivo intervento
della Procura. I finanzieri, hanno appurato che nello specifico,
nel 2011 il conseguimento di una perdita d’esercizio avrebbe
determinato l’azzeramento del capitale sociale e posto la
società in uno stato evidente di insolvenza. Il personaggio,
supportato dallo studio commercialista e dal liquidatore “testa
di legno”, avrebbe proseguito l’attività d’impresa aggravando il
dissesto e sottraendosi al pagamento di debiti erariali
superiori a 2 milioni di euro, favorendo, già negli anni
antecedenti alla liquidazione, il passaggio di forza lavoro,
automezzi, avviamento e portafoglio clienti/fornitori ad altri,
esercente l’attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio,
dichiarata fallita dal Tribunale etneo nell’aprile 2017. I
finanzieri hanno evidenziato che il soggetto, in presenza di un
capitale sociale eroso dalle perdite sin dal 2006, avrebbe
proseguito l’attività d’impresa anziché affidarsi a una
procedura concorsuale, aggravandone il già palese dissesto,
omettendo il pagamento di debiti erariali e previdenziali
superiori a 2 milioni di euro nonché redigendo un bilancio non
veritiero per effetto di omissioni e falsi appostamenti
contabili. Gli inquirenti hanno appurato che nello stesso
frangente temporale, il personaggio avrebbe contribuito a
distrarre il complesso aziendale della fallenda a beneficio i
altra, società amministrata di fatto dallo stesso, attraverso la
simulazione di un fitto d’azienda e di un contratto estimatorio
per il trasferimento delle merci. La complessa investigazione
delle Fiamme gialle etnee ha fatto emergere le ulteriori due
seguenti vicende societarie caratterizzate dall’attuazione del
medesimo e collaudato sistema illecito: - la prima afferente
all’ esercente l’attività di coltivazioni di fiori e piante
ornamentali, fallita nel luglio 2018 destinatario del divieto
temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un anno;
il personaggio, attraverso la realizzazione di un’operazione
straordinaria di scissione societaria, avrebbe favorito la
distrazione degli asset patrimoniali più redditizi della società
deficitaria a vantaggio di altri. I militari hanno evidenziato
che lo stesso un soggetto, favorito dallo studio associato, si
sarebbe sottratto dal pagamento di imposte per un volume
complessivo superiore a 1 milione di euro. Tra le preziose
“eredità” nel caso specifico vi erano rilevanti commesse
pubbliche in atto nonché le credenziali per la partecipazione e
l’aggiudicazione di nuovi appalti pubblici; - la seconda vicenda
vede quale ulteriore destinatario di misura interdittiva del
divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un
anno, amministratore, esercente il commercio all’ingrosso di
prodotti ortofrutticoli, dichiarata fallita nel giugno del 2018,
che contribuiva ad aggravarne il dissesto proseguendo dal 2008
l’attività d’impresa pur in carenza di capitali propri,
favorendo la distrazione del complesso aziendale a beneficio di
altra società del gruppo che sottraendosi al pagamento di
imposte per oltre 1 milione di euro. Le Fiamme Gialle hanno
evidenziato che anche in questo caso venivano effettuati
pagamenti preferenziali a favore di soci e amministratori,
occultamento delle scritture contabili e l’apposizione in
bilancio di voci non veritiere. I Finanzieri del Nucleo di
Polizia Economico- Finanziaria di Catania con l’esecuzione del
provvedimento giudiziario hanno sottoposto a sequestro: - i
seguenti marchi registrati che sono stati affidati ad un
amministratore giudiziario, per un valore complessivo di circa
11 milioni di euro. L’operazione “PUPI DI PEZZA” della GdF ha
consentito di far luce su un sistema affaristico che sarebbe
stato diretto dallo studio associato ed alimentato dall’opera di
liquidatori “prestanome” ed imprenditori sleali, i quali,
adottando fittizi progetti di riorganizzazione aziendali
straordinari o predisponendo bilanci non veritieri, riuscivano
sistematicamente a frodare l’Erario per un totale di oltre 220
milioni di euro, rendendo vana qualsiasi azione esecutiva. Tale
vantaggio competitivo criminale, frutto di sistematiche
distrazioni dei valori patrimoniali più redditizi, consentiva ai
gruppi imprenditoriali indagati di continuare a operare nel
mercato in costante dispregio degli obblighi di legge, frodando
il Fisco, gli enti assistenziali e quelli previdenziali nonché
arrecando danni economici alle imprese concorrenti operanti nel
medesimo segmento commerciale.
CATANIA - “Black
Job” GdF esegue 9 misure per corruzione in direzione Ispettorato
Territoriale Lavoro. L’assessore regionale Mariella Ippolito
a Palermo, ha disposto l'invio immediato di un sostituto alla
direzione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania:
l’attuale direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di
Palermo Venerando Lo Conti. I
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della
Procura distrettuale etnea, hanno eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei
confronti di 9 soggetti (4 dei quali agli arresti domiciliari e
5 destinatari di misure interdittive) in quanto responsabili, a
vario titolo, di concorso in corruzione continuata,
soppressione, falsità materiale e ideologica di atti pubblici a
fronte di condotte delittuose verificatisi all’interno
dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania tra la fine
del 2017 e i primi mesi del 2018. L’indagine è stata condotta
dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di
Finanza di Catania, convenzionalmente nota come “Black Job”,
vede quali destinatari della misura degli arresti domiciliari
il Direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di
Catania, Domenico Tito AMICH 64enne, e la responsabile
dell’Ufficio legale del medesimo Ispettorato, Maria Rosa
TROVATO 59enne, nonché Marco Lucio FORZESE 54enne,
già deputato regionale nell’ultima legislatura siciliana e
candidato – non eletto- alle regionali del 2017, ed Antonino
NICOTRA 58enne, già consigliere nel Comune di Catania. Il
GIP del Tribunale etneo ha, inoltre, disposto la misura
interdittiva nei confronti di: Francesco LUCA 61enne,
attuale direttore sanitario dell’ASP di Catania, sospeso per 12
mesi dall’esercizio del pubblico servizio per fatti concernenti
sia l’attuale funzione che il suo ruolo di rappresentante
legale, dal 2009 al 2015, dell’E.N.A.I.P. (Ente Acli Istruzione
Professionale Associazione Agenzie Formative della Sicilia
Impresa Sociale - EN.A.I.P. AS.A.FORM Sicilia Impresa Sociale,
esercente l’attività di corsi di formazione e di aggiornamento
professionale); Ignazio MAUGERI 30enne, attuale
rappresentante legale del succitato E.N.A.I.P., destinatario del
divieto di esercitare attività d’impresa o assumere uffici
direttivi in persone giuridiche; Giovanni PATTI 47enne,
titolare dell’omonimo studio commerciale con sede a Giarre (CT),
sospeso dall’esercizio della propria attività professionale; Orazio
EMMANUELE 53enne, rappresentante legale di società esercenti
l’attività di stabilimenti balneari e di orto-colture
vivaistiche, destinatario del divieto temporaneo di esercitare
attività imprenditoriali; Salvatore CALDERARO 36enne,
gestore di una tabaccheria, anch’egli sospeso dall’esercizio di
attività imprenditoriali. Il Servizio XXI - Ispettorato
Territoriale del Lavoro di Catania, con uffici ubicati in via
Battello, è responsabile del controllo sulla corretta
applicazione della legislazione in materia di lavoro, previdenza
e sicurezza sui luoghi di lavoro a Catania e provincia. Le
Fiamme Gialle hanno puntualizzato che nelle
Regioni a statuto speciale
del Trentino Alto Adige e della
Sicilia,
non sono stati istituiti gli Ispettorati ai sensi del D.Lgs.
149/2015 in quanto i relativi statuti attribuiscono la
competenza in materia alle rispettive Regioni. La materia del
lavoro e le relative attività ispettive e di vigilanza in
Sicilia, pertanto, sono di competenza dell’Assessorato regionale
della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro ed in
particolare, del dipendente Dipartimento regionale del lavoro,
dell’impiego, dell’orientamento, dei servizi e delle attività
formative il quale, tramite il Servizio VII - Coordinamento
Ispettorati territoriali del lavoro supervisiona i nove
“Ispettorati territoriali del Lavoro” (I.T.L.) presenti nelle
province siciliane. L’investigazione, dei militari svoltasi con
estrema celerità dall’ottobre 2017 al marzo di quest’anno,
avrebbe quindi svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio
pubblico in questione, di un consolidato circuito corruttivo
alimentato da saldi legami di amicizia che uniscono corrotti e
corruttori. Le Fiamme Gialle hanno appurato come il continuo
scambio di utilità (pacchetto di voti, incarichi alla Regione
Sicilia, assunzioni in ospedali e fornitura di beni) ruotasse
intorno all’illegittima archiviazione di verbali
originati dagli accertamenti ispettivi dai quali sono emerse,
spesso, violazioni per lavoratori assunti irregolarmente o “in
nero”; in alcuni casi, si è assistito anche alla materiale
sparizione dei verbali stessi e/o comunque ad audizioni
“amichevoli” nelle quali è stata palese la mancata tutela degli
interessi erariali in gioco. L’attività d’indagine condotta
dalla Guardia di Finanza di Catania – consistita nell’analisi
meticolosa di decine di procedimenti amministrativi e
nell’acquisizione di dichiarazioni di funzionari operanti
all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania
– ha permesso di tracciare svariati procedimenti amministrativi
gestiti in modo parziale dagli indagati e nei quali il potere
discrezionale attribuito al Direttore dell’ente pubblico anziché
essere interpretato quale fonte di responsabilità è stato
asservito alle volontà dei corruttori comprimendo così
definitivamente gli interessi pubblici confliggenti. La
Procura etnea supportata dai militari del Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, in
attesa di completare gli accertamenti in corso su ulteriori
procedimenti sanzionatori affidati all’Ispettorato di Catania,
ha accertato più vicende corruttive . Una prima vede
coinvolti il dirigente AMICH, l’ex deputato regionale On. Marco
Lucio FORZESE e l’imprenditore CALDERARO (Bar-Tabacchi) di
Castel di Iudica (CT). I tre soggetti in questione,
nell’ottobre del 2017, in un incontro svoltosi presso l’ufficio
di AMICH avrebbero occultato un fascicolo relativo al
procedimento amministrativo a carico dell’imprenditore
destinatario di una sanzione di oltre 6.000 euro; l’imprenditore
CALDERARO sarebbe stato definito dal FORZESE quale suo “grande
elettore” e persona di fiducia in grado di garantirgli un
cospicuo “pacchetto” di voti. Gli inquirenti hanno sottolineato
come il vincolo amicale che unisce AMICH e FORZESE sarebbe
testimoniato dalla disponibilità palesata dall’ex deputato
regionale a favorire AMICH per il conferimento di incarichi
presso la Regione Siciliana: in particolare, si tratta della
nomina a membro della commissione di esami di Stato per
l’abilitazione all’esercizio della professione di consulente del
lavoro della Regione Sicilia. I Basci verdi avrebbero appurato
che in cambio si registra, da parte di AMICH, l’assoluta
disponibilità ad agevolare illecitamente gli imprenditori amici
del FORZESE nella definizione a loro favore dei procedimenti
amministrativi in materia di lavoro. Una seconda vicenda
corruttiva coinvolge il direttore AMICH, l’attuale direttore
sanitario dell’ASP di Catania (Francesco LUCA) ed un ingegnere
(Ignazio MAUGERI). LUCA e MAUGERI, nelle loro qualità di
rappresentanti legali dell’ENAIP, avrebbero chiesto
indebitamente ad AMICH un’attestazione di avvenuti versamenti di
somme relative ad assegni familiari riconosciuti ai dipendenti
dell’ENAIP; tale certificazione sarebbe risultata necessaria per
fronteggiare un procedimento penale aperto nei confronti di LUCA
alla sede di Trapani a seguito di un’ispezione effettuata
dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro trapanese nei confronti
dell’ENAIP e dalla quale sarebbero emerse violazioni penali.
AMICH in cambio, avrebbe chiesto ed ottenuto da LUCA, in
ragione del suo attuale ruolo nell’ASP di Catania, la promessa
di assumere a tempo determinato il fidanzato della figlia presso
alcuni ospedali etnei. Un ulteriore caso vede protagonisti il
direttore AMICH, la funzionaria TROVATO ed Antonino NICOTRA (già
consigliere comunale a Catania nella giunta del sindaco
Scapagnini). Oggetto dell’accordo corruttivo sarebbe la
definizione dell’entità delle sanzioni amministrative applicate
ad un call center catanese a seguito di 2 ispezioni
eseguite da INPS ed Ispettorato Territoriale del Lavoro di
Catania negli anni 2014 e 2015. AMICH avrebe provveduto a
riconoscere un’anomala decurtazione del carico sanzionatorio
unitamente ad una non spettante rateizzazione del pagamento; in
cambio il NICOTRA avrebbe promesso il suo appoggio politico
presso la nuova giunta regionale siciliana per l’ottenimento ed
il mantenimento di prestigiosi incarichi dirigenziali. I
finanzieri hanno evidenziato che NICOTRA avrebbe richiesto ad
AMICH di trattare una pratica giunta all’Ispettorato (un esposto
di un lavoratore) seguendo un iter preferenziale, lasciando
intendere che il favore chiesto sarebbe utile a garantirgli la
disponibilità di un costante “bacino” di voti. Un’ulteriore
fattispecie corruttiva avrebbe coinvolto la responsabile
dell’Ufficio Legale dell’Ispettorato del Lavoro, Rosa Maria
TROVATO, peraltro già gravata da precedenti giudiziari in tema
di reati contro la pubblica amministrazione, l’imprenditore
Orazio EMMANUELE ed il suo ragioniere Giovanni PATTI. I
finanzieri hanno evidenziato che nel corso di un’audizione
tenuta dalla funzionaria alla presenza dei due soggetti sarebbe
stato concordato arbitrariamente, in dispregio dei doveri di
imparzialità, trasparenza e nel pieno “mercanteggiare” della
funzione pubblica, il differimento del pagamento di una sanzione
amministrativa derivante da un’ispezione effettuata dai
Carabinieri presso un lido gestito da EMMANUELE. I militari
hanno evidenziato che in quest’occasione sarebbe emerso che
Rosa Maria TROVATO si sarebbe già prodigata per favorire
l’archiviazione di ulteriori procedimenti sanzionatori a carico
sia di PATTI che EMMANUELE originati, tra l’altro, da attività
ispettive di un reparto della Guardia di Finanza e nelle quali
erano state constatate violazioni in tema di lavoro irregolare.
I militari hanno evidenziato che quale utilità, la TROVATO si
sarebbe recata, in due occasioni, presso un vivaio dell’EMMANUELE
per ricevere in dono delle piante. Le risultanze investigative
complessive rappresentate dal Nucleo di Polizia Economico-
Finanziaria di Catania hanno posto in luce un quadro corruttivo
consolidato ed alimentato da uno spegiudicato scambio di favori
attraverso il quale gli attori in campo, pubblici ufficiali,
precedenti titolari di cariche istituzionali pubbliche e
imprenditori, non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i
rilevanti interessi collettivi in gioco.L'assessore
regionale Mariella Ippolito dopo l'operazione "Black Job" del
nucleo economico e finanziario della Guardia di Finanza di
Catania ha commentato : "Forniremo ogni forma di collaborazione
utile agli organi inquirenti e adotteremo i provvedimenti
conseguenziali". L’attuale direttore dell’Ispettorato
Territoriale del Lavoro di Palermo Venerando Lo Conti è stato
destinato a Catania. “La designazione di un sostituto – ha
concluso l’esponente della Giunta Regionale - consentirà la
piena funzionalità del servizio nel rispetto della legalità”.
Catania
- GdF
operazione “SIBILLA”: manette per Sindaco Acireale ed
amministratori enti accusati di corruzione. I
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, Compagnia di
Acireale, su richiesta della Procura distrettuale,
hanno eseguito un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale etneo che
ha disposto misure cautelari coercitive nei confronti di 8
persone, tra cui il Sindaco di Acireale, 1 membro della giunta
comunale e 2 dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di
Acireale. L’operazione - denominata “SIBILLA” -, iniziata nel
2017 e condotta dalla Tenenza di Acireale sotto la direzione
dell’Autorità Giudiziaria etnea, ha portato alla luce 4 diversi
episodi di corruzione e turbativa d’asta nella gestione della
cosa pubblica. I finanzieri hanno rilevato un grave episodio di
corruzione avrebbe visto coinvolto il Sindaco di Acireale,
Roberto BARBAGALLO, il quale, per favorire la campagna
elettorale del suo referente politico, avrebbe spinto 2 piccoli
imprenditori acesi a promettergli il voto, con l’ausilio di un
Luogotenente della polizia locale, Nicolò URSO. Il Sindaco
avrebbe disposto al Luogotenente di avviare controlli
amministrativi nei confronti degli imprenditori al fine di
indurli, per evitare la sanzione, ad avvicinarlo. I Finanzieri
nelle intercettazioni hanno rilevato che l’accusato avrebbe
chiesto il sostegno elettorale (“maggiuva ‘na cosa
elettorale!...(trad.:mi serve una cosa elettorale) dui gemellini....’ca
cianu ‘u camiun posteggiato a via …” (trad:i due gemellini che
hanno il camion posteggiato alla via ….); ci po iri pì ‘mpocu
spagnarici...(trad:ci puoi andare per farli spaventare)…accussì
mi venunu a ciccari ..(trad:così mi vengono a cercare). Il
GIP, sulla base di queste evidenze, riconducibili al reato di
induzione alla corruzione (319-quater C.P.), ha ordinato la
traduzione in carcere del Sindaco, nonché gli arresti
domiciliari per il funzionario di polizia compiacente. Altro
episodio contestato riguarda la realizzazione dell’ampliamento
del cimitero comunale di Acireale, opera pubblica affidata alla
ATI (Associazione Temporanea di Imprese) San Sebastiano s.r.l.,
con sede a Ravenna. Il Responsabile della Protezione civile del
Comune di Acireale, Salvatore DI STEFANO, ha curato il collaudo
dell’opera, e durante la fase terminale dei lavori, avrebbe
attestato che l’intervento era stato eseguito a regola d’arte. I
finanzieri hanno rilevato che tuttavia, nella certificazione
redatta dal dirigente, siano state indicate operazioni di
verifica strutturale presso il cimitero in realtà mai
effettuate: anzi, dalle indagini è emerso che i 4 verbali di
sopralluogo siano tutti stati predisposti nel momento finale
della stesura del collaudo dal referente in loco dell’impresa
costruttrice, Salvatore LEONARDI, con l’ausilio del consulente
tecnico dell’impresa stessa, Angelo LA SPINA. I finanzieri hanno
intercettato proprio DI STEFANO che, sugli accordi con
LEONARDI, afferma: “già ce l’ho tutto impostato…dobbiamo
aggiungere almeno tre quattro verbali di sopralluogo… li sta
preparando perché io non so le date..li sta preparando lui”. Per
il collaudo, il funzionario pubblico ha fatturato alla società
6.600 € a titolo di “compenso professionale”, sebbene la legge
preveda che al collaudatore sia corrisposta solo una indennità
in busta paga, proprio al fine di evitare inopportuni contatti
con il privato. La somma ricevuta è stata dunque qualificata
come “tangente” per la buona riuscita delle operazioni di
verifica. Il GIP condividendo l’ipotesi formulata dalla
Procura, ha ordinato la traduzione in carcere del Dirigente
pubblico, Salvatore DI STEFANO, e del referente dell’ATI,
Salvatore LEONARDI, nonché la misura degli arresti domiciliari
per il consulente tecnico Angelo LA SPINA. I militari con le
indagini hanno evidenziato che alcuni incarichi professionali
relativi alla progettazione di impianti sportivi sarebbero stati
affidati illecitamente dai Comuni di Acireale (CT) e Malvagna
(ME) al consulente locale del CONI (Comitato Olimpico Nazionale
Italiano), Anna Maria SAPIENZA, e ad un ingegnere catanese,
Ferdinando GARILLI, sottoposti l’una a custodia cautelare in
carcere, l’altro agli arresti domiciliari, per l’ipotesi di
reato di cui all’art. 353 C.P. (Turbata libertà degli incanti).
La SAPIENZA in seno al Comitato ricopre un ruolo istituzionale
di referente per gli Enti locali della Sicilia Orientale che
intendono richiedere erogazioni pubbliche a favore dello sport:
in particolare, esprime un parere tecnico vincolante sulle
proposte che le vengono presentate, per poi inoltrarle alla sede
romana del Comitato ai fini dell’erogazione del finanziamento.
Tra le proposte validate nel 2017, rientrano anche quelle
relative alla riqualificazione della pista di atletica presso il
centro sportivo “Tupparello” di Acireale e del campo di calcio
di Malvagna (ME). La SAPIENZA, secondo l’accusa in entrambi i
casi, in cambio del parere favorevole, ha ottenuto, per il
collega Ferdinando GARILLI e per sè, l’incarico di redigere il
progetto dei medesimi impianti sportivi, retribuito con un
compenso rispettivamente di 5.000 € e di 14.300 €, e attribuito
con una finta gara al massimo ribasso. I dirigenti degli Uffici
Tecnici dei Comuni di Acireale (Giovanni BARBAGALLO, sottoposto
a custodia cautelare in carcere) e di Malvagna (indagato che
verrà sottoposto a interrogatorio ai fini della valutazione
sull’applicazione della misura dell’interdizione dal Pubblico
Ufficio), di concerto con la SAPIENZA, per dare, infatti, una
parvenza di liceità agli affidamenti e risultare formalmente in
regola con le prescrizioni dell’ANAC (Autorità Nazionale
Anticorruzione), hanno finto una ricerca di mercato, inviando
richieste di offerta, oltre che al vincitore già prestabilito,
ad altri due professionisti di fiducia, già istruiti “a
tavolino” sulla percentuale di ribasso da indicare nelle
risposte. I finanzieri hanno rilevato che nella gestione degli
affidamenti, la SAPIENZA avrebbe invero agito da vero e proprio
organo decisorio, come si evince dalle parole rivolte a GARILLI:
“Lo vuoi un incarico per un progetto esecutivo di una pista di
atletica leggera? Cinquemila euro?” . Nel caso di Malvagna (ME),
per garantire al collega un compenso anche nell’ambito di quel
progetto, ha ottenuto dal dirigente dell’Ufficio Tecnico la
previsione di un ruolo ad hoc da affidargli, quello di
Assistente al RUP (Responsabile Unico del Procedimento) che, per
legge, dovrebbe essere nominato solo in caso di carenza di
organico della stazione appaltante; al dubbio se le somme siano
o meno previste nei capitoli di spesa del progetto, ha poi
insistito: “no, per l’assistenza al rup no, però li possiamo
trovare nelle somme a disposizione, duemila euro i truvamu”.
Peraltro, i personaggi (SAPIENZA e GARILLI) hanno usato assoluta
sufficienza nelle previsioni di spesa del denaro pubblico anche
nella redazione successiva dei citati progetti, suscitando la
perplessità di chi, presso il CONI, era preposto a corrispondere
il finanziamento: “fai conto la membrana del rifacimento della
pista non mi può costare tre volte quello che io pago da
un’altra parte quindi io vi invito a rivedere questi prezzi”.
Catania–
Aeroporto: Finanzieri scoprono occulto trasporto di denaro oltre
3,5 milioni€.I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania e funzionari
dell’Agenzia delle Dogane, in relazione al significativo
incremento dei voli sullo scalo etneo, hanno intensificato i
controlli sui passeggeri per ricercare trasporti illegali di
denaro contante non dichiarati dai viaggiatori all’atto della
partenza per l’estero o del rientro in Italia. I tutori
dell’ordine, dal 1° gennaio 2018 ad oggi l’intensificazione dei
controlli in materia di circolazione transfrontaliera di valuta
ha già permesso di monitorare denaro contante in uscita ed in
entrata dal territorio nazionale per un importo pari a 520mila€
e di accertare violazioni di carattere amministrativo per un
importo di 2.000€ . Le sanzioni sono state erogate nei confronti
di 10 passeggeri, di cui 7 di nazionalità cinese, i quali, in
violazione dell’art. 3 del D.Lgs. nr. 195/2008, hanno tentato di
trasportare fuori dal territorio dello Stato denaro contante non
dichiarato superiore a 10.000€, limite massimo consentito dalla
legge. l’attività dei militari della Tenenza di Catania
Fontanarossa e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane nel 2017
ha fatto individuare oltre 380 casi di trasporto di valuta al
seguito (per un volume di oltre 3,5 milioni€) di cui 81
irregolari, il cui importo illegale, oltre la soglia dei
10.000€, era pari a circa 1,4 milioni€. La maggior parte della
valuta controllata in uscita dal territorio nazionale,
statisticamente, è risultata quella dei viaggiatori di etnia
cinese diretti nel loro Paese di origine (oltre 730.000€); in
entrata, invece, è risultata più significativa quella dei
passeggeri italiani provenienti dalla Svizzera e da Malta (circa
326.000€). Le modalità di trasporto occulto del denaro,
costituito per la quasi totalità da banconote di grosso taglio
(500, 200 e 100€), più facili da nascondere sono risultate
diverse. Le Fiamme Gialle nella rete dei controlli hanno preso
cittadini cingalesi che lavorano in Italia come colf o badanti -
che trasportavano il denaro all’interno delle loro cinture,
della biancheria intima o nei calzini - oppure il commerciante
cinese fermato con 150.000€ all’interno del bagaglio, divisi in
mazzette da 50€ e rilegate con cellophane scuro. I militari
hanno sottoposto a sequestro oltre 220.000€ in contanti con
segnalazione all’Autorità Giudiziaria etnea di 2 persone per
ipotesi di riciclaggio ed autoriciclaggio in quanto i fermati
erano gravati da precedenti per evasione fiscale, ricettazione e
contraffazione.
Catania– GdF, seguiticollaboratori giustizia, indicato intreccio
affaristico-politico-mafioso a Vittoria: 6 invischiati. Gli
arresti domiciliari sono per Giuseppe NICOSIA 53enne, già
sindaco di Vittoria, e del fratello Fabio NICOSIA 50enne
consigliere Vittoria nel 2016; Giombattista PUCCIO56enne
detto “Titta u ballerinu” ; Venerando LAURETTA47enne;
Raffaele DI PIETRO 54enne e Raffaele GIUNTA54enne.
Destinataria dimisura interdittiva è Nadia
FIORELLINI 54enne, poiché all’epoca dei fatti assessore al
Comune di Vittoria, nella sua qualità di pubblico ufficiale,
risponde di falso ideologico in atto pubblico avendo falsamente
autenticato come apposte in sua presenza numerose firme per la
presentazione della lista elettorale “nuove idee” in cui era
candidato Fabio NICOSIA, firme che di fatto erano state invece
apposte dai coindagati DI PIETRO e GIUNTA. Le indagini,
coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania,
sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia
di Finanza. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su
delega della DDA della etnea, hanno eseguito un’ordinanza di
applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale
etneo nei confronti di 6 soggetti in quanto responsabili di
scambio elettorale politico - mafioso per fatti attinenti alle
elezioni amministrative tenutesi nell’anno 2016 del comune di
Vittoria (RG). E’ stata inoltre applicata la misura interdittiva
della sospensione dai pubblici uffici nei confronti
dell’assessore al bilancio dell’epoca per falsificazione delle
autenticazioni delle sottoscrizioni delle liste elettorali. Le
indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria
della Guardia di Finanza ed hanno portato all’emissione della
misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di: -
Giuseppe NICOSIA, già sindaco di Vittoria per due mandati
consecutivi dal 2006 al 2016; Fabio NICOSIA, fratello del
precedente, eletto consigliere comunale a Vittoria nella tornata
elettorale del 2016; Giombattista PUCCIO, detto “Titta u
ballerinu”, di cui è stata accertata giudizialmente nel 2003 la
contemporanea appartenenza alle associazioni mafiose “Cosa
Nostra” e “Stidda”; PUCCIO è stato inoltre coinvolto in diverse
operazioni condotte nei confronti del clan stiddaro “Dominante –
Carbonaro” (Operazioni Squalo nel 1994 e “Flash Back” nel 2006)
ed è indicato da più collaboratori di giustizia quale attuale
esponente di spicco della Stidda; Venerando LAURETTA, già
condannato per la sua appartenenza al clan “Dominante –
Carbonaro”; Raffaele DI PIETRO e Raffaele GIUNTA (cl.1962),
entrambi già noti; i due risultano aver svolto un ruolo di
intermediazione attiva nell’accordo criminale stretto tra
politica e mafia. Le Fiamme Gialle, sotto la direzione della
Procura Distrettuale di Catania, hanno effettuato
intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri ed
acquisizioni documentali. Un contributo notevole è stato altresì
fornito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia
da cui è emerso con chiarezza l’intreccio
affaristico-politico-mafioso che, nella città di Vittoria,
ha condizionato e orientato le scelte elettorali anche prima
delle elezioni amministrative del 2016. Il quadro delineato dai
collaboratori di giustizia è infatti molto ampio ed evidenzia
come i fratelli NICOSIA abbiano ricevuto a Vittoria il sostegno
elettorale della “Stidda” sia nelle amministrative del 2006 e
2011, sia nelle regionali/nazionali del 2008 e 2012. Il
convogliamento dei voti, secondo il dato univocamente acquisito,
veniva ripagato dal sindaco Giuseppe NICOSIA con l’assegnazione
di appalti e posti di lavoro a favore degli attuali coindagati
GIUNTA e DI PIETRO. Le attività dei Finanzieri del G.I.C.O. del
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, in questo allarmante
scenario, hanno consentito di tracciare ed attualizzare i
contatti avvenuti tra i fratelli NICOSIA ed esponenti di vertice
della “Stidda”, sodalizio mafioso che risulta essere
particolarmente attivo, in area vittoriese, nella gestione
economica di interi settori quali la raccolta della plastica e
la produzione degli imballaggi per i prodotti ortofrutticoli. Le
Fiamme Gialle hanno evidenziato che l’operazione si inserisce in
questo quadro la strategia politica dei fratelli NICOSIA,
orientata a mantenere e consolidare il peso e l’autorevolezza
conquistati nel corso dell’ultimo decennio nelle decisioni del
governo locale. Il collaudato sistema clientelare si reggeva
inoltre anche sui voti degli operatori ecologici: alle ultime
elezioni, il sindaco uscente Giuseppe NICOSIA avrebbe assicurato
infatti l’assunzione di 60 dipendenti dalla società subentrante
nella gestione dei rifiuti a Vittoria. Le Fiamme Gialle nel
corso delle indagini hanno tra l’altro monitorato una riunione,
sollecitata dal DI PIETRO, tra i fratelli NICOSIA ed i
lavoratori dell’azienda di gestione dei rifiuti, finalizzata a
sancire il sostegno elettorale di quest’ultimi in favore dei
NICOSIA. I finanzieri hanno rilevato che nelle fasi antecedenti
la competizione elettorale del 2016, sono stati registrati
contatti tra i NICOSIA e gli esponenti di vertice del clan
stiddaro Giombattista PUCCIO e Venerando LAURETTA. I militari
hanno accertato in particolare che Raffaele GIUNTA, anch’egli
candidato al Consiglio Comunale prima che uno scandalo mediatico
gli imponesse il ritiro dalla competizione, abbia chiamato
Venerando LAURETTA chiedendogli la ricerca di voti a suo
favore. LAURETTA, in risposta, avrebbe evidenziato di essere
già impegnato a sostenere la coalizione appoggiata dai NICOSIA,
aggiungendo che, in cambio, gli era stato promesso dal sindaco
uscente lo sgombero di un edificio pubblico, dove consentirgli
di avviare un centro di assistenza per persone con handicap. Gli
investigatori, il 1° giugno 2016, hanno assistito ad un
incontro tra Fabio NICOSIA e PUCCIO Giombattista, svoltosi
presso la sede di una società di imballaggi in cartone. Il
contatto tra PUCCIO e NICOSIA è stato confermato anche da
successive captazioni di conversazioni telefoniche tra DI PIETRO
e PUCCIO. Le ultime indagini hanno rilevato la disponibilità
del PUCCIO a fornire sostegno elettorale in cambio di benefici
connessi allo svolgimento delle attività economiche gestite dal
proprio figlio nel settore della rimozione dei rifiuti.
Catania
– SAGF salvano donna colta da malore, caduta in strapiombo
Riserva Cavagrande
SR.
I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, ieri
pomeriggio, hanno recuperato e tratto in salvo una donna,
52enne, che durante un’escursione nella Riserva Naturale di
Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa, si è ferita
a seguito di una caduta dovuta ad un collasso. I Baschi Verdi
hanno considerato le condizioni critiche della donna, riferite
telefonicamente al Servizio di Pubblica Utilità “117” da un
ristoratore locale ed il fatto che la malcapitata si trovasse in
un luogo caratterizzato da pendii con forti dislivelli. I
finanzieri del Soccorso Alpino di Nicolosi hanno chiesto
l’impiego di un elicottero del Corpo, in servizio presso la
Sezione Aerea di Manovra della Guardia di Finanza di Catania,
con il quale hanno immediatamente raggiunto il luogo delle
operazioni ed in stretto coordinamento con le Sale Operative dei
Comandi Provinciali della G. di F. di Catania e Siracusa, hanno
intrapreso le attività di soccorso. La donna, localizzata alla
base di uno scosceso ed insidioso sentiero, è stata
immediatamente messa in sicurezza su una barella tipo basket e
successivamente condotta in un’area dove nel mentre erano giunti
una squadra di Vigili del Fuoco di Palazzolo Acreide (SR) e
l’elicottero dal soccorso sanitario “118” che l’ha trasportata
presso l’ospedale Cannizzaro di Catania. L’operazione di
salvataggio ha confermato l’alta professionalità e
specializzazione dei militari del Soccorso Alpino della Guardia
di Finanza, nonché la particolare sinergia tra le diverse
componenti specialistiche del Corpo. Le Fiamme Gialle SAGF in
continuità assicurano soprattutto in questo periodo di vacanze
con elevato afflusso turistico, la salvaguardia dell’incolumità
degli escursionisti in ambiente montano e alpestre, attivandosi
in tutte le circostanze in cui per effettuare dei salvataggi
sono richieste particolari abilità tecniche.
Catania
-Mafia,
GdF sequestra beni a vittoriese per 30 milioni€. Il
patrimonio illecitamente accumulato è costituito da 61 unità
immobiliari (appartamenti, garage, magazzini, attività
commerciali e terreni) ubicate tra Vittoria (59 unità) e Ragusa
(2 immobili), tra le quali spicca una villetta sul mare sita
nella frazione di Scoglitti (RG), nonché da ulteriori 6 unità
immobiliari (3 appartamenti con annessi 3 garage) nei comuni di
Caravate e Cocquio-Trevisago (Varese) e 5 autovetture. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su proposta
della Procura Distrettuale di Catania, hanno eseguito il
provvedimento di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale
di Ragusa per oltre 30 milioni di euro nei confronti di Rosario
D’Agosta nato a Vittoria (RG) l’11 novembre 1953, soggetto
ritenuto contiguo a “Cosa Nostra” catanese dopo un’iniziale
affiliazione alla “Stidda”. L’accusa è che il patrimonio sia
stato illecitamente accumulato dal D’Agosta dalla
monopolizzazione, fin dagli anni Novanta, del settore della
commercializzazione e installazione degli apparecchi da gioco
“truccati” nel territorio vittoriese. L’affare è sempre stato
lucroso e storicamente appetito dalle organizzazioni criminali
anche per la possibilità di riciclare danaro “sporco”. La
Guardia di Finanza ha elaborato che la contiguità di Rosario D’Agosta
a “Cosa Nostra” emerge a seguito della sua condanna in primo
grado, nel 2015, a 5 anni di reclusione per il tentato omicidio
perpetrato nel 2009 di Giuseppe Doilo (appartenente alla Stidda).
La vicenda segnava un momento di tensione tra fazioni opposte
tra rappresentanti di “Stidda” e “Cosa Nostra”, culminato
nell’azione di Rosario D’Agosta che non esitava a sparare
diversi colpi di pistola verso la vittima per poi essere
provvidenzialmente bloccato da altri presenti prima che
riuscisse a colpire mortalmente Doilo. I militari hanno valutato
l’ltra significativa vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto
il D’Agosta è la minaccia da questi rivolta nel 2014 a un
collaboratore di giustizia (“… fermati che te la devo far
pagare … ti devo uccidere”), in relazione alla quale il
Tribunale di Catania, con sentenza del novembre 2016, l’ha
condannato a 6 mesi di reclusione per minaccia aggravata dal
metodo mafioso. Gli investigatori hanno rilevato che l’illecita
attività, portata avanti per decenni dal D’Agosta, era
testimoniata anche dall’esito di diversi controlli
amministrativi che hanno portato al sequestro di numerosissime
“macchinette” illegali, con conseguente revoca delle licenze per
la gestione degli apparecchi da gioco. D’Agosta ha continuato
a permanere nel settore attraverso la creazione di società le
cui quote venivano affidate al figlio ed alla figlia della
convivente, anche per evitare l’applicazione delle misure di
prevenzione antimafia. Le indagini patrimoniali dei militari del
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, condotte anche con
l’ausilio del sofisticato software “Molecola”, sviluppato
dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi
di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati
in uso al Corpo, hanno abbracciato l’arco temporale che va dal
1991 al 2015. I complessi accertamenti di polizia
economico-finanziaria, supportati anche da plurime e convergenti
dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato
una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati dal
nucleo familiare del D’Agosta e le sue acquisizioni immobiliari.
In più, in ben 12 annualità su 25 monitorate, la famiglia D’Agosta
non ha dichiarato reddito al Fisco.
Catania
– GdF scopre
corruzione in appalti pilotati gestiti da Publiservizi:
operazione cerchio magico, 6 misure.
Su delega della Procura distrettuale i Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 6
soggetti (2 dei quali in carcere e 4 agli arresti domiciliari)
in quanto responsabili di corruzione continuata con il vincolo
associativo per fatti attinenti alla gestione della
Pubbliservizi S.p.a. di Catania, società “in house” della
Città Metropolitana di Catania, per gli anni 2015 e 2016.
L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della
Guardia di Finanza, convenzionalmente denominata “Cerchio
Magico”, vede quali destinatari della misura in carcere l’ex
Presidente della Pubbliservizi, Adolfo Maria MESSINA
60enne e 1 consulente della partecipata pubblica, Alfio Massimo
TROMBETTA 51enne entrambi promotori e organizzatori del
sodalizio criminale. In più sono stati posti agli arresti
domiciliari: Raffaello Giovanni PEDI 42enne nella sua
qualità di responsabile di una delle 4 posizioni organizzative (manuntenzione
edilizia) in cui si articola la struttura ordinativa della
società nonché quale partecipe ad alcune commissioni di gare
d’appalto rivelatesi “pilotate”; Rosario Simone Graziano
REITANO 35enne e Santo NICOTRA 43enne imprenditori e
amministratori di fatto della ditta individuale “Renergy di
Reitano Rosario” esercente l’attività di “lavori di
installazione di impianti elettrici” e avente sede a San
Giovanni La Punta (CT) e della società “Light and Power SRLS”
esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiale
elettrico” e avente sede in San Giovanni La Punta (CT); Alfio
GIUFFRIDA 58enne amministratore di fatto della società
“MA.GI. SRL” esercente l’attività di “costruzioni di edifici” e
con sede a Trecastagni (CT). Tra gli indagati anche Salvatore
BRANCHINA 57enne nella sua qualità di responsabile unico
dei procedimenti (RUP) della Pubbliservizi SPA il quale comunque
non è stato raggiunto da alcuna misura restrittiva in quanto ha
offerto agli investigatori un rilevante contributo per l’utile
prosecuzione delle indagini. La “Pubbliservizi S.p.a.” è una
società di servizi integrati nata nel 2006 per iniziativa
dell’ex Provincia Regionale di Catania, oggi Città Mtropolitana
di Catania, con l’obbiettivo di fornire, secondo criteri di
managerialità imprenditoriale, le soluzioni tecniche più
efficienti per la gestione di immobili, aree urbane ed uffici
dell’unico cliente/proprietario che è la Città Metropolitana.
Esemplificativamente, in ragione del vincolo contrattuale in
essere tra la Pubbliservizi e la Città Metropolitana per il
periodo 2014-2016, la società in house, per l’importo
complessivo di oltre 15 milioni€ all’anno, è tenuta a prestare
prevalentemente servizi di manutenzione stradale, opere edili ed
impiantistica soprattutto a favore delle scuole catanesi nonché
di pulizia e igiene ambientale. Trattandosi di società
partecipata, al 99,5% dalla Città Metropolitana di Catania (il
restante 0,5% dall’Istituto Musicale Bellini di Catania), la
stessa è sottoposta agli stessi controlli che vengono esercitati
dell’ex Ente provinciale nei confronti dei propri uffici
interni. L’investigazione, si è svolta tra i mesi di settembre
e dicembre dell’anno scorso, fondatasi su accertamenti bancari,
perquisizioni, analisi documentali e intercettazioni telefoniche
nonché dichiarazioni di dipendenti della Pubbliservizi ed
imprenditori affidatari di lavori, ha messo in un luce un
collaudato sistema corruttivo orchestrato dall’ex Presidente
della Pubbliservizi MESSINA e dal suo stretto collaboratore
TROMBETTA che, avvalendosi del contributo determinante di PEDI,
indirizzavano l’affidamento di lavori e servizi ad imprese terze
corrotte traendone svariate utilità. I Finanzieri del Nucleo di
Polizia Tributaria di Catania per MESSINA e TROMBETTA, oltre
a registrare ingiustificati versamenti sui propri conti correnti
o quelli di stretti congiunti per oltre 200.000 euro, hanno
accertato la corresponsione da parte degli imprenditori corrotti
di altri benefici quali la consegna gratuita di una BMW X3, il
pagamento di pranzi e cene nonché di vestiti firmati, il
contributo di oltre 10.000 euro per l’acquisto di un Rolex ed il
sostenimento dei costi per feste private. Per il dipendente
della Pubbliservizi, Raffaello Giovanni PEDI, pienamente
consapevole del disegno criminoso in essere, il beneficio
essenziale sarebbe consistito nel mantenere intatto il proprio
inquadramento contrattuale in un contesto lavorativo
caratterizzato da ingiustificati demansionamenti o spostamenti
d’incarico operati dal Presidente MESSINA, dal suo insediamento,
per attorniarsi di una ristretta cerchia di persone fidate. La
Guardia di Finanza ha evidenziato che a fronte delle citate
elargizioni, gli imprenditori corrotti sono stati affidatari di
lavori nel settore della manutenzione edilizia e degli arredi
per oltre 800 mila euro e hanno beneficiato anche di pagamenti
“preferenziali” ossia più celeri rispetto agli altri fornitori
della stessa Pubbliservizi. L’aggiudicazione di molteplici
appalti è avvenuta in violazione della normativa di evidenza
pubblica rappresentata dal Codice degli Appalti attraverso:
l’affidamento diretto di lavori artatamente “sotto soglia”,
successivamente “gonfiati” da varianti in corso d’opera, non
sempre realizzate, e dal frazionamento dell’importo dei lavori
finalizzato ad eludere le norme che vincolano, per i lavori
superiori una certa entità (€ 40.000), la scelta del contraente
mediante il c.d. “cottimo fiduciario” (consultazione sul mercato
di almeno 5 operatori idonei a svolgere il lavoro o prestare il
servizio); procedure negoziate “pilotate” caratterizzate anche
dalla partecipazione della sola società aggiudicatrice ovvero
interpellando società svolgenti, per statuto, attività
differenti da quelle in corso di assegnazione. Gli investigatori
delle Fiamme Gialle hanno appurato che in altri casi è stata
registrata anche l’esternalizzazione di servizi a favore delle
imprese corrotte pur avendo la partecipata pubblica le risorse
umane e tecniche per la loro prestazione. Il GIP, unitamente
alle misure restrittive personali, ha disposto il sequestro
preventivo, anche per equivalente, nei confronti dei promotori
l’associazione a delinquere, MESSINA e TROMBETTA, del profitto
corruttivo confiscabile pari complessivamente a oltre 200 mila
euro.
Catania
-
243° anniversario GdF, gen. Quintavalle subentra comando a col.
Manna. La cerimonia del
243° Anniversario di Fondazione del Corpo si è svolta presso la
Caserma “Angelo Majorana” della Guardia di Finanza di Catania,
alla presenza del Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio
Gibilaro
e delle massime Autorità civili,
militari e religiose del capoluogo etneo. La manifestazione
delle Fiamme Gialle svoltasi con la consegna di benemerenze ai
militari maggiormente distinti nel periodo delle attività di
servizio
è proseguita, con l’
avvicendamento nella carica di Comandante Provinciale di Catania
tra il Col. t.ST RobertoMannaed
il Gen.B. Antonio NicolaQuintavalle
Cecere. I militari che prestano servizio nei reparti della
provincia ed una rappresentanza del personale in congedo, hanno
preso iniziopartealle ore 10:30, all’evento.Il
Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio Gibilaro nel corso
dell’incontro ha tessuto lodi per il c.te cedente col. Roberto
Manna distintosi sia sotto il profilo operativo di comando che
umano. L’ufficiale lasciando la sede di Catania è destinato ad
alti impegni di comando alla GdF Regione Sicilia. Il col. Manna
emozionato nel suo discorso di commiato ha mostrato sentimenti
di rispetto per la città etnea dove ha svolto egregiamente il
mandato di comando per oltre 4 anni. Il Gen.B. Antonio Nicola
Quintavalle Cecere comandante provinciale si è detto onorato
nel proseguire il suo cammino al Comando di Catania. Ai due alti
ufficiali si augura il buon lavoro.
Catania
- GdF sequestra 2 kg
cocaina, arrestato camionista corriere napoletano.
Si tratta di
Antonio PANE 30enne di
Napoli.I Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno tratto in arresto un soggetto di
origini napoletane di 30 anni, corriere di un carico di 2
kilogrammi di cocaina destinata al mercato catanese.Il sequestro della
sostanza stupefacente e l’arresto di Antonio PANE sono scaturiti
dall’intensificazione del dispositivo di controllo economico del
territorio. I militari hanno attuato il contrasto ai fenomeni
illeciti che interessano le rotabili ed i punti di accesso alle
località turistiche della provincia etnea. Gli uomini del Nucleo di
Polizia Tributaria stavano effettuando dei controlli notturni su
strada ai veicoli in uscita dal casello autostradale di Acireale
(CT) quando, intimato l’alt a un camion, si sono accorti del
lancio dal finestrino di 2 involucri scuri. Una volta fermato
il mezzo, intestato ad una ignara ditta di trasporti di generi
alimentari di Castellammare (NA), recuperati i 2 pacchi avvolti
con nastro da imballaggio, i militari hanno scoperto che al loro
interno vi era la cocaina.I finanzieri hanno
informato la Procura etnea, PANE è stato tratto in arresto ed
accompagnato presso il carcere di Catania Piazza Lanza.La cocaina sequestrata,
avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, almeno 150.000€ di
guadagni illeciti.
Catania
– Alberghi e
distrazione sovvenzioni pubbliche dedicate a crescita
territorio: GdF sequestra beni per 5,7 milioni€.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania,
in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale
etneo su richiesta della Procura catanese, hanno sottoposto a
sequestro preventivo denaro e beni per un valore complessivo di
circa 5,7 milioni di euro appartenenti a due società, aventi
sede a Milano, ed ai rispettivi amministratori per aver
destinato a finalità diverse sovvenzioni pubbliche dedicate alla
crescita del territorio locale. I soggetti coinvolti sono il
Gruppo Waste Italia s.p.a. (già Kinexia s.p.a.) e la Volteo
Energie s.p.a. nonché rispettivamente l’attuale presidente del
consiglio di amministrazione dell’una, Pietro Colucci, e l’ex
amministratore delegato dell’altra, Raimondo Flavio. La Volteo è
un’impresa attiva nel settore delle fonti di energia rinnovabili
ed è inserita nel gruppo societario Waste Italia s.p.a., società
quest’ultima quotata nella Borsa Italiana.
L’indagine, iniziata nel 2015, ha avuto ad oggetto l’utilizzo
dei fondi statali destinati alla ristrutturazione dell’ex “Hotel
Perla Jonica”, fiore all’occhiello del borgo marinaro di
Capomulini, in Acireale (CT). Il rinomato complesso
alberghiero nel 2014, aveva attratto l’interesse dello sceicco
arabo Al hamed Ahmed Hamed, della famiglia reale di Abu Dabhi,
che l’aveva acquistato al prezzo di 33 milioni di euro tramite
la società partecipata italiana Item Capomulini srl, con
l’obiettivo di costruire un nuovo polo turistico eco-sostenibile
denominato “Hotel Hilton Capomulini”. A
fronte di un investimento totale stimato in circa 80 milioni di
euro, la società acquirente (Item srl) è stata beneficiaria di
uno dei contratti di sviluppo promossi nel 2014 dal Ministero
dello Sviluppo Economico finalizzati alla concessione di
finanziamenti europei a fondo perduto in settori strategici per
la crescita economica quale è appunto quello turistico. La nuova
struttura alberghiera e congressuale doveva essere realizzata
entro la fine del 2015; il relativo progetto, riconosciuto tra
gli investimenti cruciali per il rafforzamento delle aree del
Mezzogiorno, doveva essere sostenuto con un finanziamento
pubblico complessivo di 24 milioni di euro.
Nel 2014, la Item srl e la Volteo Energie spa hanno stipulato un
accordo in base al quale la prima affidava alla seconda la
ristrutturazione del complesso edilizio de “La Perla Jonica”. La
Item Capomulini Srl, nel 2015, una volta ottenuto dall’ente
pubblico Invitalia s.p.a. un anticipo sul finanziamento, pari a
7 milioni di euro, lo aveva interamente versato nelle casse
della società appaltatrice, la Volteo Energie s.p.a., per
l’esecuzione dell’opera. I
militari della Guardia di Finanza, seguendo le tracce dei
movimenti bancari e mossi dal sospetto della persistente fase di
stallo dei lavori, hanno scoperto che la Volteo Energie s.p.a.
ha utilizzato parte del denaro pubblico per scopi del tutto
diversi da quelli cui era destinato con conseguente danno per
l’economia locale che è stata privata di ingenti risorse
finanziarie stanziate per la crescita del territorio.
Nei fatti, dei 7 milioni di euro versati sul conto corrente
dedicato della Volteo Energie s.p.a. per la “commessa Capomulini”,
solo 1 milione di euro circa è stato effettivamente
impiegato per pagare la fornitura di beni e servizi utili al
cantiere della Perla Jonica. La Volteo, infatti, ha eseguito
pagamenti per 2 milioni di euro nei confronti di altre imprese
appartenenti al Gruppo Waste Italia spa non impegnate nella
realizzazione dell’opera; ulteriori 2 milioni di euro circa sono
stati utilizzati per fronteggiare spese della società non
relative al cantiere in questione; da ultimo, la restante parte,
1.800.000 euro, è finita direttamente nelle casse della
Capogruppo, Waste Italia spa, che l’ha investita per l’acquisto
di una foresteria a Londra.
A sorreggere l’ipotesi di reato configurata dalla Procura di
Catania, alcune significative risultanze tecniche derivanti
dalle intercettazioni: in una di queste, Pietro Colucci del
Gruppo Waste Italia s.p.a., per giustificare il ritardo nei
lavori, spiega al rappresentante della Item Capomulini srl che:
“noi abbiamodestinato delle risorse a eventi che non
riguardano il cantiere e quello purtroppo è una sciocchezza che
abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri”.
Il Giudice per le indagini preliminari, sulla base di queste
evidenze, ha disposto il sequestro di denaro e beni pari
all’ammontare del finanziamento pubblico che, anziché essere
destinato alla realizzazione dell’opera, è stato distratto con
le modalità sopra descritte. Le Fiamme Gialle, svolti gli
opportuni accertamenti, hanno dunque sottoposto a sequestro beni
e disponibilità liquide presenti nei conti correnti delle due
società coinvolte e degli indagati così recuperando le risorse
pubbliche distratte dalla loro originaria finalità.
Catania
– Mafia, GdF sequestra beni 44milioni € ad amici dei Mazzei.
Le Fiamme Gialle, a seguito di complesse indagini sul clan
Mazzei di Catania e sui beni di questa organizzazione mafiosa
delegate dalla Procura Distrettuale Antimafia ai finanzieri del
Comando Provinciale di Catania, hanno eseguito un provvedimento
emesso dal Tribunale di Prevenzione di Catania. i militari hanno
dato esecuzione alla misura di sequestro del patrimonio di
circa 44 milioni di euro, illecitamente accumulato da William
Alfonso CERBO 34 enne, attualmente detenuto agli arresti
domiciliari ed imputato per i reati di associazione mafiosa,
trasferimento fraudolento di valori e bancarotta. William CERBO
era stato tratto in arresto dalla stessa Guardia di Finanza
nell’aprile del 2014 con 15 persone nel corso dell’operazione “Scarface”.
CERBO nell’inchiesta era emerso quale elemento di spicco del
sodalizio criminale dei “Carcagnusi”, particolarmente attivo
nella gestione di attività economiche ed imprenditoriali del
clan Mazzei oltreché delle più classiche attività di estorsione
e recupero crediti. L’operazione, a suo tempo, era stata
denominata “Scarface” perché dalle indagini tecniche svolte
dagli uomini del GICO di Catania il giovane era solito emulare
il boss Tony Montana del film “Scarface”. CERBO addirittura si
era fatto costruire un trono con sopra riportate le sue
iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito
sedersi nel film l’attore Al Pacino. Le indagini avevano fatto
emergere un quadro in cui i proventi delle attività delittuose e
delle bancarotte realizzate con metodo mafioso venivano inseriti
nel circuito legale attraverso la creazione di una galassia di
imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche (a
copertura di bische clandestine) e finanche enti non a scopo di
lucro. Ciò avveniva con la complicità di prestanome, familiari e
conviventi. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di
Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale
Antimafia, sulla base di plurimi gravi indizi, hanno quindi
avviato un’indagine patrimoniale mirata nei confronti del CERBO
e del suo nucleo familiare volta a verificare la coerenza del
loro tenore di vita nonché del patrimonio posseduto con i
redditi dagli stessi dichiarati. 2 le investigazioni, condotte
anche con l’ausilio di sofisticati software sviluppati dalla
Guardia di Finanza per l’analisi sinergica di tutte le
informazioni desumibili dalle banche dati. I militari hanno
individuato i beni, mobili e immobili, illecitamente accumulati
dalla famiglia CERBO ed hanno evidenziato la disponibilità
complessiva di redditi di oltre 2 milioni di euro rispetto ai
soli 80 mila euro dichiarati al Fisco in 14 anni. Le Fiamme
Gialle, nel corso dell’attività, in una delle società gravitanti
nell’orbita dei “Mazzei” hanno rinvenuto bilanci firmati da
soci già deceduti da anni. La Sezione Misure di Prevenzione ha,
disposto il sequestro di quote societarie di 20 aziende e 30
beni immobili ubicati in diverse regioni d’Italia e
riconducibili a William CERBO, nonché di orologi di pregio, il
tutto per un controvalore complessivo pari a circa 44 milioni di
euro. Tra gli immobili sottoposti a sequestro anche la villa di
CERBO che, per quanto emerso durante le indagini, il giovane
voleva ristrutturare rendendola il più possibile simile, anche
in questo caso, a quella del film “Scarface”.
Catania
– GdF blocca corriere con 3,480 kg marijuana. I militari
hanno fermato Gianfranco Mento 49enne messinese. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in
arresto il soggetto originario e residente in Messina, per
traffico di stupefacenti e proceduto al sequestro di 3,480 kg di
sostanza stupefacente del tipo marijuana. I militari hanno
scelto di intensificare il controllo di quei territori che, a
Catania, più si prestano alla realizzazione di traffici
illeciti. I luoghi controllati sono : la stazione ferroviaria,
l’aeroporto ed il casello autostradale di San Gregorio, dove
già le Fiamme Gialle sono ripetutamente intervenute. I
militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nel quadro di
differenti attività di servizio finalizzate al contrasto del
traffico di droga, all’altezza del casello autostradale di San
Gregorio, hanno fermato e sottoposto a controllo una Fiat Uno
con a bordo una persona, identificata Gianfranco Mento 49enne il
quale subito, ha palesato evidenti segni di nervosismo.
I baschi verdi in base alle dichiarazioni poco credibili rese
dal Mento alle richieste formulategli, hanno iniziato
un’ispezione dell’auto. le Fiamme Gialle hanno rinvenuto nel
bagagliaio 1 busta di plastica di colore nero con 6 contenitori
in cellophane dove erano stati occultati oltre 3 chilogrammi di
marijuana.
Il soggetto messinese scoperto, su disposizione della locale
Autorità Giudiziaria, è stato tratto in arresto. Mento risulta
già noto in materia di stupefacenti.
La marijuana sequestrata, probabilmente destinata al mercato
della provincia messinese, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa
30.000 euro.
L’azione della Guardia di Finanza di Catania è perseverante sul
fronte del contrasto al traffico illecito di stupefacenti. I
baschi verdi negli ultimi mesi, hanno assicurato alla
giustizia 14 trafficanti e sequestrato oltre 100 kg di sostanze
stupefacenti di vario tipo.
Catania
-
GdF scopre deposito cinese scarpe false, 1 denunciato.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito di un servizio volto alla repressione della
contraffazione, hanno concluso una importante operazione
culminata con il sequestro di oltre 5.000 paia di scarpe con
marchio ADIDAS, rinvenute in un esercizio commerciale di
Misterbianco riconducibile ad un cittadino cinese. Le Fiamme
Gialle hanno ulteriormente incrementato le proprie attività in
corrispondenza della stagione estiva. I Baschi Verdi sono
nuovamente intervenuti sulla filiera del falso, rinvenendo un
vero e proprio deposito di stoccaggio. Il maldestro avrebbe
rifornito gli ambulanti che poi vendevano le scarpe lungo i
litorali e nei mercatini della provincia etnea. I militari hanno
scoperto che i “furbi” per sfuggire ai controlli avrebbero,
questa volta, escogitato un nuovo metodo tendente a mascherare
il marchio contraffatto (nel caso specifico le tre strisce
Adidas) mediante l’apposizione di un’appendice adesiva
trasversale facilmente rimovibile al momento della vendita.
L’accorgimento però non è sfuggito ai finanzieri che
all’apertura dei cartoni contenenti le calzature hanno subito
scoperto il tentativo di confondere i prodotti contraffatti.
Tutte le calzature, al termine dell’intervento, sono state
sequestrate ed il cinese è stato deferito alla competente
Procura della Repubblica di Catania per l’illecito di
Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni
falsi. La lotta alla contraffazione continua a costituire uno
dei principali settori operativi della mission istituzionale
della Guardia di Finanza nell’ottica di garantire il consumatore
e tutelare coloro che rispettano le regole del mercato, anche
considerando che le calzature sequestrate avrebbero garantito un
introito illegale di oltre 100.000€.
Catania –
Donna arriva da Turchia in aeroporto, bloccata da GdF con 3kg
cocaina. L’azione di monitoraggio ha consentito di
individuare una cittadina di nazionalità nigeriana proveniente
da Istanbul con volo della Turkish Airlines partito dal
Madagascar. La donna, durante le operazioni di controllo, ha
manifestato evidenti segni di nervosismo tanto da indurre
Finanzieri e funzionari delle Dogane a verificare con la
massima accuratezza i bagagli trasportati dalla passeggera e il
relativo contenuto. I tutori dell’ordine hanno così scoperto un
doppio fondo in una valigia, all’interno del quale era nascosto
un involucro contenente oltre 3 kg. di sostanza stupefacente del
tipo eroina. Il corriere è stato tratto in arresto per traffico
internazionale di sostanze stupefacenti e conseguentemente
accompagnato presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza -
Catania. L’eroina sottoposta a sequestro è risultata purissima
alle analisi e, secondo le prime approssimative stime, avrebbe
potuto consentire proventi illeciti per oltre centocinquantamila
euro. Con l’arrivo della stagione estiva ed in relazione alla
perdurante minaccia terroristica sono stati ulteriormente
intensificati i controlli in arrivo all’aeroporto di Catania,
specie dai voli provenienti dalle rotte cd. “a rischio”. Guardia
di Finanza e Dogane in tale contesto, hanno predisposto
specifici dispositivi anche per contrastare il traffico di
sostanze stupefacenti, sviluppando una mirata analisi di rischio
preventiva.
Catania –
GdF sospende attività commerciale cinese: 2 tonnellate i
prodotti inidonei a consumo.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito dei controlli fiscali e della lotta al
fenomeno della contraffazione, hanno sottoposto a sequestro,
all’interno di un negozio di alimentari, in zona piazza Carlo
Alberto, oltre 2200 kg di prodotti non idonei al consumo e privi
di qualsiasi forma di tracciabilità ai fini della sicurezza
alimentare. I finanzieri del Gruppo di Catania, dopo aver
effettuato l’accesso per avviare un controllo di tipo fiscale,
hanno riscontrato che nell’esercizio commerciale, gestito da una
cittadina cinese, erano posti in vendita alimenti in cattivo
stato di conservazione ovvero privi dei requisiti di sicurezza
imposti dalla normativa nazionale ed europea per la
commercializzazione al pubblico. Le Fiamme Gialle, avendo
rilevato anche le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui
versavano i locali, con annesso magazzino, hanno provveduto
immediatamente a chiedere l’intervento dell’Azienda Sanitaria
Provinciale. L’intervento degli ispettori sanitari ha
determinato la sospensione dell’attività commerciale per il
ripristino dello stato dei luoghi e l’irrogazione delle sanzioni
di competenza. I militari hanno accertato numerose infrazioni
sui prodotti esposti in vendita, in prevalenza farine, frutta
secca, paste fresche e non, insaccati e carni varie: la
mancanza della denominazione dell’alimento, l’elenco degli
ingredienti, il paese di origine della merce, il termine minimo
di conservazione, la data di scadenza e finanche
confezionamenti improvvisati. Molti altri prodotti, di palese
provenienza asiatica, non presentavano, inoltre, informazione
in lingua italiana. La cittadina cinese titolare dell’attività
commerciale è stata segnalata alla competente Autorità
amministrativa per l’irrogazione delle previste sanzioni in
materia di commercializzazione di prodotti alimentari. Le Fiamme
Gialle stanno svolgendo approfondimenti sulla complessiva
posizione fiscale e sui canali di approvvigionamento della merce
rinvenuta. Il servizio si pone nel solco delle attività
quotidianamente svolte dalla Guardia di Finanza a tutela
dell’economia legale e dell’imprenditoria sana, messa in
difficoltà da chi opera in spregio delle regole, e dei
consumatori, anello finale della catena commerciale.
Nicolosi
CT – GdF salva escursionista tedesco feritosi sull’Etna.
I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF)
di Nicolosi, ale ore 13,30 circa, allertati dal responsabile
delle guide vulcanologiche dell’Etna, sono intervenuti,
unitamente al personale del Corpo dei Vigili del Fuoco del
Comando Provinciale di Catania, del C.N.S.A.S. e delle guide
Vulcanologiche, per portare soccorso ad un turista di 71 anni di
nazionalità tedesca che, a causa di una rovinosa caduta, si è
procurato la frattura scomposta a una gamba. Il malcapitato era
insieme ad un gruppo di connazionali che, accompagnati da 2
guide vulcanologiche, stavano effettuando una escursione nella
Valle del Bove, località Canalone dei Faggi. I finanzieri del
Soccorso Alpino di Nicolosi, in collaborazione con gli altri
Enti intervenuti, hanno raggiunto il soggetto e, dopo averlo
posto sulla barella, hanno provveduto con tecniche specifiche a
trasportarlo fino all’ambulanza del 118 in attesa in località
Schiena dell’Asino. Le operazioni di soccorso sono state
costantemente seguite dalla Prefettura di Catania e coordinate
dalla Sala Operativa del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza.
Catania – GdF
scopre orologi pregiati falsi venduti su fb, 1 denunciato. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno
sottoposto a sequestro decine di orologi a falso marchio Rolex,
nonché relativi accessori, posti in vendita sul web attraverso
le pagine del social network Facebook e denunciato un
responsabile. L’attività è scaturita dal monitoraggio della rete
internet, sempre più utilizzata anche per traffici illeciti,
nell’ambito dei quotidiani servizi svolti a contrasto della
contraffazione. Le attività investigative svolte dai finanzieri
del Gruppo di Catania hanno consentito di individuare, in
particolare, una pagina Facebook dove erano pubblicati annunci e
fotografie di numerosi orologi di pregio, posti in vendita a
prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato. Gli
investigatori delle Fiamme Gialle, attraverso lo sviluppo delle
preliminari evidenze acquisite, hanno individuato il soggetto
che gestiva l’area web e verificato che i prodotti posti in
vendita fossero contraffatti. I militari, sotto il coordinamento
della Procura della Repubblica di Catania, hanno eseguio una
perquisizione domiciliare presso l’abitazione di un trentenne
catanese dove sono stati scoperti numerosi modelli ROLEX, quali
“Yachtmaster”, “Datejust”, “GMTMaster II”, “Submariner” ed
“Explorer II”, comprensivi di confezioni, certificati e sigilli
di garanzia, tutti rigorosamente e abilmente contraffatti. La
ricostruzione operata dai finanzieri ha permesso di accertare
come i prodotti di orologeria fossero approvvigionati, sempre
via internet, da piattaforme on line di ecommerce allocate in
paesi dell’est-asiatico (in particolare Hong Kong), e
successivamente rivenduti, come testimoniato dalle molteplici
ricevute di spedizione rinvenute, non solo a Catania, ma su
tutto il territorio nazionale. La truffa sarebbe quindi stata
perpetrata proprio grazie all’agevole esposizione dei prodotti
attraverso le pagine Fb. I militari, a conclusione
dell’attività, hanno proceduto al sequestro, oltre che di
accessori, quali cappellini a logo Rolex, bustine e confezioni,
di 20 orologi Rolex, risultati acquistati ad un costo oscillante
tra i 50 e 100 euro e rivenduti, a seconda del modello, a un
prezzo tra i 150 e 400 euro. Il responsabile è stato deferito
alla competente Autorità Giudiziaria per il reati di
introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni
falsi, vendita di prodotti industriali con segni mendaci nonché
per ricettazione. Le Fiamme Gialle evidenziano che “il fenomeno
descritto faccia emergere un sistema utilizzato sempre più su
larga scala, fondato sull’estrema polverizzazione dei soggetti,
anche nazionali, che offrono beni sulla rete internet, nonché la
possibilità di avviare un’impresa illecita con un ridotto
impiego di capitali e in poco tempo, senza nemmeno la necessità
di disporre di grandi spazi per lo stoccaggio”.
Catania -
GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a catanesi in
mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14 misure
cautelari. La merce, per ridurre il rischio di controlli,
veniva trasportata ben occultata a bordo di alcune vetture e,
come filmato dagli investigatori, ceduti dai lentinesi ai
catanesi nei parcheggi di alcuni centri commerciali ovvero del
palaghiaccio etneo. I soggetti implicati, ed alcuni anche già
noti per rapina, furto, traffico di stupefacenti, contrabbando,
truffa e associazione a delinquere finalizzata all’usura, sono:
Nunzio RUSSO 67enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare
in carcere; Santo MARCHÌ 36enne, colpito da ordinanza di
custodia cautelare in carcere; Eugenio RUSSO 32enne, colpito da
ordinanza di custodia cautelare in carcere; Giuseppe MASITTI
32enne classe 1983, colpito da ordinanza di custodia cautelare
in carcere; Pietro ZAPPALÀ, 33enne , colpito da ordinanza di
custodia cautelare in carcere. Obbligo alla presentazione alla
Polizia Giudiziaria: Salvatore Renato AMORUSO 52enne, colpito
da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Biagio FIORENZA 52enne, colpito da ordinanza di
obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Vincenzo
BIVONA, 59enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria; Roberto BARBERA, 52enne,
colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Davide D’ALESSANDRO 27enne, colpito da ordinanza
di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Giovanni
MILICI 60enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria; Armando PUGLISI, 52enne,
colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Vincenzo ARENA, 54enne, colpito da ordinanza di
obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Francesco
RUSSO, 65enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria; Concettina GIORDANO
80enne, colpita da ordinanza di obbligo alla presentazione alla
Polizia Giudiziaria; Santina Veronica LO VECCHIO 28enne, colpita
da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria; Martino SANFILIPPO 25enne, colpito da ordinanza di
obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Alfio
CATALANO 53enne, colpito da ordinanza di obbligo alla
presentazione alla Polizia Giudiziaria;Rosario FERRANTI 36enne,
colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia
Giudiziaria. I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, alle prime luci del giorno all’alba, hanno
dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il
Tribunale etneo nei confronti di 19 soggetti – 5 tratti in
arresto e 14 destinatari di misure cautelari dell’obbligo di
presentazione alla Polizia Giudiziaria – tutti siciliani, per i
reati di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando
di T.L.E. le Fiamme Gialle, nel corso dell’operazione hanno
eseguito, tra l’altro, il sequestro dei veicoli utilizzati
nell’illecito traffico. Le indagini, coordinate dalla locale
Procura Distrettuale della Repubblica, hanno consentito di
smantellare una complessa organizzazione, costituita
prevalentemente da soggetti già noti, che aveva monopolizzato la
vendita di sigarette di contrabbando nella centralissima zona
del mercato di piazza Carlo Alberto. L’attività investigativa
del Gruppo di Catania ha consentito di riscontrare che
l’associazione, al vertice della quale è presente anche il
figlio di un esponente riconducibile al noto clan mafioso
catanese dei “SCIUTO-TIGNA”, aveva suddiviso l’area mercatale in
4 zone, esercitando il controllo minuzioso su ognuna di esse e
stabilendo per tutte i prezzi per la minuta vendita delle
sigarette eliminando qualsiasi forma di concorrenza. Le
cessioni, che venivano effettuate anche grazie a stalli
posizionati nei punti di maggiore afflusso e transito degli
avventori del mercato, erano garantite dagli ambulanti abusivi a
un prezzo di circa 3€ a pacchetto. I minutanti, alcuni dei quali
vivevano completamente con i proventi dell’illecito commercio,
al termine della giornata, raccoglievano i tabacchi invenduti e
li occultavano in alcuni furgoncini ovvero nelle cabine
elettriche o telefoniche ubicate nei pressi di Piazza Carlo
Alberto, pronti per essere riproposte sui banchetti il giorno
seguente. L’organizzazione per nascondere e conservare le
stecche di sigarette, è ricorsa anche alla copertura fornita da
una “edicola” ambulante allestita presso la piazza gestita da
una donna anziana. I militari hanno rilevato che, nei giorni di
assenza del venditore normalmente preposto allo smercio delle
sigarette, era la stessa donna che assicurava anche la vendita
dell’illecito prodotto al fine di mantenere il presidio della
zona di influenza. La suddivisione del territorio tra i vari
sodali ed i singoli minutanti era effettuata secondo un
principio gerarchico, in base al quale i migliori stalli
competevano ai soggetti più importanti e di spessore. Alcune
postazioni, infatti, erano in grado di assicurare un guadagno
anche di oltre 1500€ a settimana, garantendo al minutante una
paga giornaliera di circa 50€. L’organizzazione nel caso di
scarso rendimento nelle vendite, sanzionava l’ambulante con una
forte riduzione della paga. Le Fiamme Gialle hanno così
ricostruito l’intera dinamica illecita riscontrando cessioni di
tabacchi per quasi una tonnellata (pari a circa 50.000 pacchetti
di sigarette), per un totale di tributi evasi di circa
138.000€. Le investigazioni hanno consentito di appurare, tra
l’altro, come il sodalizio criminale vendesse tabacchi di
diversa qualità: sigarette provenienti dal cd. regime “duty
free”, di migliore manifattura, ovvero le cd. “tinte” – come
emerso dalle intercettazioni – tabacchi di scarsa qualità nei
quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri
dannosi. Le analisi microbiologiche, eseguite dalla locale
A.S.P. sui campioni di prodotto sequestrato dai militari, hanno
permesso ai tecnici di analisi di riscontrare la presenza di una
elevatissima carica batterica e di miceti, agenti che sono in
grado di provocare patologie infettive all’apparato
respiratorio, digerente, nonché al sangue. L’attività d’indagine
dei Baschi Verdi partendo dal monitoraggio degli ambulanti, ha
consentito di risalire la catena organizzativa fino
all’individuazione dei responsabili a monte nonché di recidere i
canali di approvvigionamento, localizzati principalmente
nell’area del lentinese. Le sigarette, anche dopo lunghe
trattative, venivano acquistate dall’organizzazione al prezzo di
circa 1€ a pacchetto, assicurando così un margine complessivo di
guadagno di 2€ a confezione. Il sodalizio criminale era
riuscito, grazie a una costante fornitura di tabacchi venduti ad
un prezzo decisamente concorrenziale, a ramificare la propria
presenza anche in altri mercati rionali della Sicilia orientale
(Messina e Paternò)
.
Bolzano-
GdF sequestra beni Fondazione KEPHA Italia da Sicilia a Bolzano:
truffa e riciclaggio 30milioni €, suora collaboratrice denuncia
monsignore. La vicenda innescata dalla denuncia alle Fiamme
Gialle di una ex collaboratrice del Prelato che, in buona fede,
che era stata nominata responsabile di un “Trust” e riceveva
inconsapevolmente posta commerciale e documenti. I militari
della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bolzano, nei
giorni scorsi, hanno eseguito l’ordinanza cautelare degli
arresti domiciliari nei confronti di un alto prelato di origini
argentine, in pensione, monsignore Patrizio BENVENUTI
64enne, residente alle Isole Canarie, il quale ha, tra l’altro,
operato presso vari livelli del Tribunale Ecclesiastico alla
Santa Sede in Vaticano e quale Secondo Cappellano Militare
presso la Scuola di Telecomunicazioni delle Forze Armate gestita
dalla Marina Militare a Chiavari (GE). Le operazioni di ricerca
internazionale dell’affarista in campo immobiliare e finanziario
di origini francesi, Christian VENTISETTE 54enne, stretto
collaboratore del Monsignore, sono in corso ed è colpito da
ordinanza di custodia cautelare in carcere e mandato di cattura
internazionale in quanto irreperibile. I Baschi Verdi hanno
effettuato sequestri di svariati immobili, documentazione e
conti correnti bancari nonché effettuate perquisizioni in varie
località in Italia e rogatorie internazionali in numerosi Paesi
Europei. Le indagini dell’operazione denominata “OPUS”, condotte
dalle Fiamme Gialle altoatesine, su direzione della Procura
della Repubblica di Bolzano, hanno fatto constatare come l’uomo
di Chiesa e l’affarista fossero stati promotori ed organizzatori
di un’associazione a delinquere, attiva sul territorio nazionale
ed estero, finalizzata alla commissione di svariati e ripetuti
reati di truffa, riciclaggio e tributari, coinvolgendo persone e
società collocate in Francia, Belgio, Svizzera, Lussemburgo,
Stati Uniti e Italia. I militari hanno focalizzato oltre ai due,
che della associazione facevano parte altre 9 persone le quali a
vario titolo collaboravano all’attività illecita, segnalate
all’Autorità Giudiziaria, mentre i “truffati” sono quasi 300,
prevalentemente residenti all’estero, per lo più in età
avanzata, i quali, con la speranza di affidare i propri risparmi
a persone esperte nei settori immobiliare e finanziario nonché
animati dalla volontà di contribuire e aiutare la Fondazione
umanitaria “KEPHA”, capitanata dal prelato, hanno versato i
propri soldi al sacerdote, che millantando inesistenti
accreditamenti e collegamenti in Vaticano, ne carpiva la buona
fede raccogliendo e facendo poi svanire complessivamente circa
30 milioni di euro, attraverso un articolato meccanismo di
riciclaggio tra persone, società estere e italiane. Le indagini
sono scaturite da una denuncia di una ex collaboratrice del
prelato, già suora, che si vedeva recapitare presso la propria
abitazione in Alto Adige documenti bancari e non, riferiti ad un
trust ed una società di capitali, entrambi denominati “Opus”
che, evidenziavano movimentazioni di denaro per centinaia di
migliaia di euro e delle quali non sapeva darsi una spiegazione
ma che erano in ogni caso a lei riconducibili almeno
cartolarmente. Lareligiosa infatti, aveva poi raccontato ai
militari della Guardia di Finanza che, spinta dalla fiducia che
riponeva nell’ecclesiastico, quando viveva con lui a Roma, aveva
firmato alcuni contratti costitutivi, divenendo, tra l’altro,
rappresentante legale della OPUS nella sede in Alto Adige,
rimanendo così coinvolta nel procedimento fallimentare della
società Kepha Invest in Belgio. La Fondazione Kepha si è vista
recapitare richieste di escussione delle garanzie prestate per
milioni di milioni di euro quando il Monsignore si era palesato
come incapiente rispetto alle richieste degli investitori
privati che a partire dal 2014 non si vedevano più corrispondere
gli interessi sul capitale (inizialmente regolari, come è tipico
nell’ormai noto meccanismo c.d. “Schema Ponzi”) né tantomeno
restituire quanto investito. L’attività d’indagine ha comportato
per i militari della Guardia di Finanza l’esecuzione di
perquisizioni, sequestri, analisi di conti, intercettazioni
telematiche nonché il coordinamento con i Paesi Esteri
interessati per tramite di Eurojust all’Aja, il tutto allo scopo
di ricostruire il complesso modus operandi truffaldino posto in
essere dalla Fondazione KEPHA in Italia, della KEPHA INVEST in
Belgio nonché la condotta di ripulitura del denaro successiva
svolta per mezzo di tante altre società e che ha trovato
attuazione anche in Italia. Le somme complessivamente sottratte
agli investitori oggetto della truffa, oggetto della condotta
riciclatoria e del reato di evasione fiscale sono state
quantificate in circa 30 milioni di euro (che è il dato che
emerge dal bilancio della società debitrice in Belgio) ed il
sequestro preventivo in forma per equivalente è stato disposto
dall’Autorità Giudiziaria. I Finanzieri in esecuzione hanno
messo i sigilli per sequestro a “Villa Vittoria”, una lussuosa e
antica dimora risalente nelle mura al 1465, a Piombino (LI), di
proprietà della Fondazione Kepha del valore di circa 8 milioni
di euro, utilizzata personalmente da Mons. BENVENUTI. Oltre alla
villa, sempre di proprietà della Fondazione, è stato sequestrato
un grande sito archeologico in Sicilia nel Centro Archeologico
Museale di Triscina di Selinunte (TP), del valore di circa
850.000 euro; di proprietà della ICRE SRL, società avente sede
in Lussemburgo ma riferibile all’indagato latitante VENTISETTE,
è stato sequestrato un immobile in Poggio Catino (RI) del valore
di 530.000,00 euro e altri immobili e terreni a Poppi (AR) per
il valore di 670.000,00 euro. Nel mandato di arresto europeo è
stato richiesto espressamente il sequestro anche di una villa
considerevole in Corsica. Si segnala infine che è stato
sottoposto a sequestro anche il sito web della Fondazione Kepha
ONLUS all’indirizzo www.kepha.eu. L’indagine della Guardia di
Finanza punta quindi ad accertare i veri responsabili della
sparizione del denaro affidato, soltanto per un equivoco, a chi
in quel momento sembrava rappresentare un’istituzione come il
Vaticano ma che in realtà ha alimentato soltanto i conti
personali delle persone che ad oggi sono nel mirino della
Procura della Repubblica di Bolzano.
Catania
– GdF, Operazione "ICARO" Wind Jet: esecuzione provvedimento
per 17, domiciliari a Pulvirenti e Rantuccio. Il G.I.P. del
Tribunale di Catania, a seguito di richiesta della Procura della
Repubblica di Catania, ha emesso provvedimento d’arresto ai
domiciliari per
Antonino PULVIRENTI e Stefano RANTUCCIO - rispettivamente
Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per
il reato di bancarotta fraudolenta. I soggetti indagati
nell’ambito del contesto investigativo sono:
Antonino PULVIRENTI, quale Presidente del Consiglio di
Amministrazione di “WIND JET S.p.a”: - applicazione delle misure
cautelari degli arresti domiciliari; - divieto temporaneo di
esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; -
sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati
Stefano RANTUCCIO quale Amministratore Delegato di “WIND
JET S.p.a.”: - applicazione delle misure cautelari degli arresti
domiciliari; - divieto temporaneo di esercitare attività
professionali e/o imprenditoriali; - sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati Angelo VITALITI,
quale componente del Consiglio di Amministrazione di “WIND JET
S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività
professionali e/o imprenditoriali; sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati, Vincenzo PATTI
quale Presidente del Collegio Sindacale di “WIND JET S.p.a.”: divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o
imprenditoriali; Paola SANTAGATI, quale commercialista di
“WIND JET S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività
professionali e/o imprenditoriali; Gianni COMINU, quale
Maintenence PH di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati, Giuseppe D’AMICO,
quale Engineering Manager di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro
preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Biagio
RANTUCCIO, fratello di Stefano, quale destinatario di somme
di denaro sul proprio conto corrente; - sequestro preventivo di
somme unitamente ad altri coimputati, Matko DADIC, quale
Managing Director di “Dale Aviation Ltd” (UK); - sequestro
preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Gregoire
LEBIGOT, quale Administrator della “Jmv Aviation S.a.r.l.” (LU):
- sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,
Karl RICKARD, quale Vice President della “Jmv Aviation
S.a.r.l.” (LU); - sequestro preventivo di somme unitamente ad
altri coimputati, Sarah PATTI quale componente del
collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”; - indagata a piede
libero; Gianmarco ABBADESSA quale componente del
collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”: - indagato a piede
libero; Luciano DI FAZIO, Senior Partner di “Emintad
Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica; - indagato a
piede libero; Gianluca CEDRO, Senior Partner di
“Emintad Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica: -
indagato a piede libero; Giulio MARCHETTI, quale
Associate Partner della società di revisione “Bompani Audit
S.r.l.”: - indagato a piede libero; Remo SIMONETTI,
quale Amministratore della società di revisione “Bompani Audit
S.r.l.”; - indagato a piede libero. Gli uomini del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in esecuzione
del provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania, a
seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Catania,
hanno tratto in arresto ai domiciliari Antonino PULVIRENTI e
Stefano RANTUCCIO - rispettivamente Presidente e Amministratore
delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per il reato di bancarotta
fraudolenta. Nei confronti di ulteriori 3 indagati, Angelo
Agatino VITALITI (Componente del Consiglio di Amministrazione di
“Wind Jet S.p.a.”), Vincenzo PATTI e Paola SANTAGATI -
rispettivamente Presidente del Collegio Sindacale e
Commercialista della “Wind Jet S.p.a.” - è stato disposto, in
relazione alla stessa ipotesi delittuosa, il divieto temporaneo
di esercitare attività professionali e imprenditoriali. In
esecuzione del medesimo provvedimento, i finanzieri del Nucleo
di Polizia tributaria di Catania hanno proceduto al sequestro
preventivo di cospicue somme di denaro nei confronti dei
principali indagati, anche su conti individuati in Svizzera,
attraverso rogatorie internazionali. La vicenda nasce
nell’agosto 2012, quando, a seguito del fallimento della
trattativa per la cessione della Wind Jet all’Alitalia, la
compagnia aerea siciliana, in forte crisi di liquidità, aveva
sospeso le proprie attività. la società nel maggio successivo
veniva ammessa dal Tribunale Fallimentare di Catania alla
procedura di concordato preventivo liquidatorio, con un passivo
di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario per
oltre 43 milioni di euro. Le indagini - dirette dai Magistrati
del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della
Procura distrettuale di Catania - sono state svolte dal Nucleo
di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania, in
stretta collaborazione con i consulenti tecnici nominati
dall’Autorità Giudiziaria e con il supporto del Nucleo Speciale
di Polizia Valutaria. Le attività hanno consentito alle Fiamme
Gialle di ricostruire - attraverso l’analisi delle complesse
vicende societarie - le operazioni dolose compiute a partire dal
2005 che hanno determinato l’aggravamento dello stato di
dissesto della “Wind Jet S.p.a.”. Il quadro complessivo emerso
dall’esame della documentazione sequestrata, dalle ispezioni
informatiche, dalle rogatorie internazionali eseguite in
Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti,
nonché dagli accertamenti bancari, dall’approfondimento di
segnalazioni sospette e dalle indagini tecniche ha evidenziato
che la società, già a partire dal 2005 non avrebbe dovuto
operare sul mercato in ragione delle ingenti perdite accumulate.
Le Fiamme Gialle fra le operazioni fraudolente finalizzate all’occultamento delle effettive perdite ed all’incremento
dell’attivo patrimoniale hanno inquadrato la rivalutazione del
marchio Wind Jet nell’annualità 2005, operata in contrasto con i
criteri di redazione del bilancio. Tale marchio, iscritto nel
bilancio 2004 a soli 319 euro, è stato poi valorizzato nel
bilancio dell’anno 2005, sulla scorta di una perizia ritenuta di
comodo, in 10 milioni di euro, somma alla quale è stato ceduto
(e retrocesso dopo pochi anni) alla “Meridi S.r.l.” (società di
gestione di supermercati facente parte del medesimo gruppo
imprenditoriale). Le Fiamme Gialle hanno individuato ed
appurato che nei bilanci relativi agli anni successivi,
artificiose sopravvalutazioni operate con il contributo di
società estere che, attraverso perizie “di comodo”, hanno
gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30
milioni di euro. In tale contesto si inquadra la
sopravvalutazione operata da due imprenditori stranieri (Matko
DADIC, e Karl RICKARD), attraverso proprie società estere (“Dale
Aviation Ltd” e “Powerjet Aviation Service Ltd”) dei rottami
dell’aereo incidentato nel 2010 in fase di atterraggio
all’aeroporto di Palermo, valutati oltre 21 milioni di euro, a
fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di
poco più di 600 mila euro. Le Fiamme Gialle dalle indagini
hanno anche evidenziato indizi di responsabilità a carico dei
componenti dell’organo sindacale ai quali la legge assegna
specifiche funzioni di vigilanza e controllo. Sotto la lente
d’ingrandimento dei Magistrati della Procura distrettuale di
Catania e dei finanzieri sono finiti anche i responsabili della
società di revisione, la “Bompani Audit S.r.l.”, che avrebbero
concordato e retrodatato le relazioni di revisione da allegare
ai bilanci relativi agli anni dal 2008 al 2011, sulla scorta di
indicazioni fornite dal commercialista della Wind Jet, dott.ssa
Paola SANTAGATI, così da nascondere la reale situazione di
dissesto in cui versava la società. Le Fiamme Gialle hanno
rilevato che assai significativa appare la circostanza per cui
il Management della compagnia aerea, quando la società già
versava in grave crisi di liquidità, abbia distratto ingenti
somme di denaro verso altre società del “Gruppo Pulvirenti”,
giustificandole, in un caso, come restituzione di pagamenti
effettuati per conto della “Wind Jet S.p.a.” (1.800.000 euro nei
confronti di “Finaria S.p.A.”) ed, in un altro, quale pagamento
parziale per il riacquisto del marchio “Wind Jet” (2.400.000
euro nei confronti della “Meridi S.r.l.”). L’attività degli
investigatori ha permesso di rilevare che, sempre con la
compiacenza degli imprenditori stranieri, l’amministratore
delegato della Wind Jet, Stefano Rantuccio, abbia sottratto
risorse finanziarie alla società utilizzando false fatture
relative alla manutenzione degli aeromobili o all’acquisto di
costosi ricambi. L’esame della copiosa documentazione bancaria
acquisita dalle Fiamme Gialle ha anche permesso di accertare che
lo stesso Stefano Rantuccio, con l’aiuto del fratello Biagio
(anch’egli indagato), si sarebbe appropriato, di oltre 270 mila
euro tratti da somme precedentemente trasferite dalla Wind Jet
su conti di società estere attraverso fatture gonfiate. La
restituzione ai Rantuccio sarebbe avvenuta attraverso bonifici
su conti personali e accrediti su carte prepagate intestate a
prestanome rumeni.
Catania
– GdF, arrestati 2 corrieri: sequestrati 1 kg. eroina e 27 gr
cocaina. Le manette sono scattate per Francesco FILIPPINI
36enne e Vincenzo ONETO 54enne. I militari del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno proceduto
all’arresto di 1 catanese ed 1 palermitano ed al sequestro di
oltre 1 kg. di eroina e 27 gr. di cocaina. i finanzieri del
Nucleo di Polizia Tributaria etneo a tale risultato sono
pervenuti, ancora una volta, a seguito dell’intensificazione dei
controlli di polizia presso i luoghi di transito particolarmente
sensibili, tra i quali i caselli autostradali. Le Fiamme
Gialle, nel corso di un’attività di controllo operata all’uscita
del casello di San Gregorio, hanno fermato una Fiat Punto di
colore nero. I finanzieri sono stati insospettiti dal
comportamento inquieto dei 2 occupanti che, scesi dal mezzo,
hanno mostrato immediatamente evidenti segni di nervosismo ed
insofferenza per l’attività di polizia in corso. La vettura ed i
2 occupanti sono stati sottoposti ad un’accurata ispezione che
ha consentito di rinvenire, ben occultati all’interno di
un’intercapedine realizzata nel tetto della vettura, 2 panetti,
avvolti in nastro adesivo di colore marrone, contenenti oltre 1
chilogrammo di eroina nonché 1 sacchetto di plastica con polvere
e cristalli di colore bianco, poi risultati essere circa 30
grammi di cocaina. Francesco FILIPPINI 36enne e
Vincenzo ONETO 54enne, entrambi già noti per stupefacenti,
all’esito delle analisi sono stati tratti in arresto e condotti
presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza, a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria. L’eroina e la cocaina sequestrate,
verosimilmente destinata al mercato catanese, avrebbero
fruttato, al dettaglio, circa 150.000 euro. Le attività delle
Fiamme Gialle etnee continuano nel contrasto del traffico di
sostanze stupefacenti, negli ultimi 2 mesi, hanno tratto in
arresto 10 trafficanti e sequestrato oltre 76 kg di droghe.
Catania–
GdF: operazione “Capolinea” 8 arresti “gruppo stazione”,
collaboratori giustizia su modalità rapine, estorsioni e
beneficiari. Si tratta di Benedetto ZUCCHERO 50enne,
Francesco Pietro FERRARI 32enne e Francesco CONDORELLI
42enne, Massimiliano LONGHITANO 33enne, Angelo Claudio
PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea
Antonio D’ARRIGO 41enne e Cristofaro ROMANO, detto
“Cristian” 32enne. I Baschi Verdi etnei hanno dato esecuzione
ad 8 arresti nei confronti di personaggi ritenuti appartenenti
al “gruppo della Stazione”. la Guardia di Finanza di Catania
dalle prime luci del giorno all’alba, ha eseguito misure
cautelari personali nei confronti di 8 appartenenti al gruppo
della Stazione, sodalizio storico del clan Santapaola-Ercolano,
per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso,
rapina aggravata, sequestro di persona ed estorsione. I
particolari dell’operazione illustrati nel corso di una
conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la Procura della
Repubblica di Catania, alla presenza del Procuratore reggente,
Dott. Michelangelo Patané. L’attività - svolta dal G.I.C.O. del
Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania
nell’ambito di un’articolata indagine delegata dalla locale
Direzione Distrettuale Antimafia denominata “Capolinea” - ha
consentito di trarre in arresto Benedetto ZUCCHERO 50enne
ritenuto, attuale “reggente” del “gruppo mafioso della
Stazione” nonché fratello del boss indiscusso del sodalizio,
Giuseppe Zucchero, detto “Pippo”. Destinatari di misura, con la
stessa accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati
contro la persona e il patrimonio e al traffico di sostanze
stupefacenti, sono anche Francesco Pietro FERRARI 32enne e
Francesco CONDORELLI 42enne, quest’ultimo chiamato a rispondere
anche di diverse rapine e sequestri di persona. Agli altri
cinque soggetti arrestati sono contestati, a vario titolo, un
numero rilevante di rapine, sequestri di persona ed estorsioni,
tutti attuati al fine di agevolare l’associazione mafiosa. Si
tratta, in particolare, di: - Massimiliano LONGHITANO 33enne,
Angelo Claudio PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea
Antonio D’ARRIGO 41enne. Infine, l’ordinanza di custodia
cautelare in carcere ha colpito, per numerose estorsioni dallo
stesso praticate, Cristofaro ROMANO, detto “Cristian” 32enne,
genero del boss “Pippo” Zucchero e già detenuto in quanto tratto
in arresto dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania per
associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito
dell’operazione “Reset”. L’operazione, denominata “Capolinea”,
rappresenta, infatti, la prosecuzione delle indagini “Libertà” e
“Reset” con cui il G.I.C.O della Guardia di Finanza aveva
colpito il sodalizio mafioso, gruppo storico dei “Santapaola –
Ercolano”. L’indagine “Libertà” aveva portato all’esecuzione,
nel giugno 2011, di misure cautelari personali nei confronti di
14 componenti del gruppo della “Stazione”, tra cui anche il
presunto capo Giuseppe Zucchero. Nell’ambito dell’indagine
“Reset”, conclusa nel novembre 2013, i finanzieri hanno poi
fatto luce sulla riorganizzazione del gruppo, con
l’individuazione di Cristofaro ROMANO e di Benedetto ZUCCHERO
(classe 1993), rispettivamente genero e figlio del boss, quali
“reggenti” del gruppo mafioso. In tale contesto, erano state
eseguite anche misure cautelari personali nei confronti di 24
soggetti. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania sono
certi che con l’operazione “Capolinea” sia stato possibile
riscontrare il coinvolgimento di Benedetto ZUCCHERO 50enne,
affiliato storico del gruppo, ed abbiano individuato una vera e
propria “mappa” delle attività commerciali sottoposte ad
estorsioni, situate in pieno centro a Catania. L’attività
d’indagine ha consentito di chiarire ai militari le dinamiche
dei rapporti tra i vari gruppi mafiosi riconducibili al clan
“Santapaola - Ercolano”. Il quadro complessivamente emerso
dall’indagine è quello dell’esistenza, all’interno del “gruppo
della Stazione”, di squadre addette alle rapine ed alle
estorsioni sempre operate per conto e nell’interesse del
sodalizio mafioso giacché parte dei proventi derivanti dalle
attività illecite erano versate proprio a Benedetto ZUCCHERO per
essere destinate alla “cassa comune” da utilizzare per il
sostentamento degli associati e dei familiari degli arrestati.
Molto preziose per le indagini sono state le dichiarazioni rese
da un collaboratore di giustizia ai magistrati della D.D.A. di
Catania, con il supporto del G.I.C.O. di Catania. È stato così
possibile ricostruire le concrete modalità con cui le estorsioni
sono state poste in essere anche direttamente dai vertici del
sodalizio, Cristofaro ROMANO e Benedetto ZUCCHERO. Le stesse
sono state perpetrate soprattutto nei confronti di attività di
ristorazione e di esercizi commerciali attraverso biglietti
estorsivi recanti un celato riferimento alla famiglia “Santapaola”.
Altrettanto puntualmente sono state delineate le dinamiche di
nove rapine, tutte effettuate a Catania e provincia, nei
confronti di autisti di camion e furgoni, i quali, in molti
casi, sono stati sequestrati e incappucciati in attesa dello
svuotamento del carico trasportato, generalmente consistente in
generi alimentari che erano subito venduti a commercianti
compiacenti. Importante è stata anche la collaborazione prestata
da alcuni degli autotrasportatori rapinati e dai commercianti
estorti che hanno riconosciuto negli indagati gli autori delle
attività illecite.
Catania – GdF sequestra 1000 orologi e capi griffati ma
contraffatti. I militari del Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Catania hanno sottoposto a sequestro circa
1000 orologi contraffatti, illecite riproduzioni dei più noti
modelli dei migliori marchi del settore, e denunciato 1
cittadino marocchino, peraltro sprovvisto di permesso di
soggiorno. L’azione delle Fiamme Gialle etnee a contrasto dei
fenomeni della contraffazione e dell’abusivismo commerciale sul
capoluogo e sull’intera provincia è continua. I finanzieri del
Gruppo, nelle aree limitrofe al mercato di piazza Carlo Alberto,
hanno controllato un marocchino che trasportava, a bordo della
sua vettura, circa 800 articoli contraffatti delle più
importanti aziende di alta orologeria, pronti per essere posti
in vendita. Gli orologi rinvenuti, imitazioni dei prodotti di
griffes quali ROLEX, OFFICINE PANERAI, MONT BLANC, CARTIER,
MICHAEL KORS, VACHERON CONSTANTIN e HUBLOT, erano anche di
apprezzabile fattura.L’ambulante del lusso trasportava anche
alcuni articoli di pelletteria, rigorosamente tarocchi, della
GUCCI, LOUIS VUITTON e BURBERRY. I finanzieri, dopo aver
controllato la vettura hanno esteso le attività anche presso
l’abitazione del marocchino, dove sono stati trovati altri falsi
orologi di pregio e denaro contante. I militari a conclusione
delle attività, hanno sequestrato circa 1.000 prodotti recanti
marchi contraffatti, 1.600€ in contanti, presumibile ricavo
delle vendite e l’automobile, poiché sprovvista di
assicurazione. Il valore stimato della merce requisita è di
circa 25 mila euro. Il cittadino extracomunitario, risultato
privo di regolare permesso di soggiorno, è stato deferito alla
competente Autorità Giudiziaria catanese ed espulso dal
territorio nazionale. I Baschi Verdi nell’ultimo mese, tra
Catania e Riposto, hanno effettuato interventi nei confronti di
ambulanti abusivi che hanno consentito di sequestrare merce
illecita per circa 5000 prodotti, denunciando complessivamente
10 soggetti, tra italiani e nordafricani.
Catania
– GdF blocca corriere con ½
kg cocaina.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania hanno tratto in arresto Giuseppe Mascali, 32enne
di Calatabiano, per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti
e sottoposto a sequestro mezzo chilogrammo di cocaina. Una
pattuglia della Compagnia di Riposto, le prime ore di sabato
scorso, durante un servizio di controllo del territorio lungo la
direttrice Riposto – Calatabiano, ha fermato, in prossimità del
casello autostradale di Fiumefreddo di Sicilia, 1 autovettura
Alfa Romeo 147 con una persona a bordo. I finanzieri,
insospettiti dal comportamento particolarmente nervoso
immediatamente palesato dal conducente e dalle risposte
generiche e contraddittorie da lui stesso fornite, hanno deciso
di approfondire il controllo e, pertanto, hanno scortato il
soggetto presso la locale caserma. I militari durante la
perquisizione del mezzo, occultato sotto il sedile anteriore
lato passeggero, hanno rinvenuto 1 involucro in cellophane al
cui interno erano celati circa 500 grammi di cocaina pura in
cristalli. I baschi verdi hanno successivamente proceduto ad
estendere la perquisizione anche presso l’abitazione del
calatabianese, rinvenendo ulteriori 6,5 grammi di hashish, già
confezionata e pronta per essere ceduta. I conseguenti
accertamenti hanno permesso di appurare che il soggetto
incensurato, proveniente da Catania, stava trasportando lo
stupefacente per cederlo a terzi che avrebbero provveduto a
predisporre le dosi per lo spaccio. Il taglio della sostanza
sequestrata avrebbe potuto far confezionare fino a 2 kg. di
cocaina che, immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare oltre
100.000 euro. Mascali è stato associato al carcere di Catania –
Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica
etnea.
Catania - GdF sanziona notaio per evasione fiscale.
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di
un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo, su
richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno
sottoposto a sequestro preventivo circa 1 milione €, nei
confronti del Notaio Marco Cannizzo, in relazione alla
commissione di reati tributari. La vicenda trae origine da una
verifica fiscale condotta lo scorso anno dal Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania nei confronti del noto professionista, nel
cui ambito le Fiamme Gialle hanno puntualmente ricostruito,
anche grazie alle indagini finanziarie condotte sui conti
correnti del notaio, una consistente evasione dallo stesso
realizzata attraverso il mancato rilascio di fatture ai propri
clienti per le prestazioni rese. L’attività ispettiva si è
conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle Entrate delle
violazioni commesse dal professionista il quale, ritenendo
corretta la ricostruzione operata dai militari, ha aderito al
verbale di constatazione, istituto tributario che permette di
chiudere immediatamente l’accertamento, beneficiando della
riduzione delle sanzioni e della possibilità di rateizzare il
debito con l’Erario. Il professionista, parallelamente è stato
denunciato alla locale Procura della Repubblica per il reato di
“dichiarazione fiscale infedele”. Il costante monitoraggio
svolto dai finanzieri, d’intesa con i magistrati del Gruppo
Criminalità Economica, ha successivamente consentito di scoprire
come il professionista si fosse limitato a versare solo la prima
rata prevista dal piano di rateizzazione, adempimento necessario
per poter accedere ai predetti benefici, omettendo di provvedere
al pagamento delle rate successive. La Procura della Repubblica
ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale etneo, considerato che
tale comportamento ha determinato il venir meno di ogni garanzia
circa il saldo del debito tributario, l’emissione di un
provvedimento cautelativo di tutti i beni nella disponibilità
del professionista fino al raggiungimento del debito erariale
residuo. L e Fiamme Gialle hanno, pertanto, sottoposto a
sequestro 16 rapporti finanziari con saldi attivi per 955.000
euro e quote di una società immobiliare ragusana per i residui
8.000€.
Catania
–
GdF confisca beni 15 milioni€ a Bosco Cuntrò.
Sono destinatari del provvedimento i componenti della famiglia
Bosco :Giuseppe 36enne; Antonino 56enne;
Giuseppe 82enne; Mario 59enne; Salvatore
54enne; Sebastiano 35enne ed Antonino Cuntrò
57enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania - in
esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di
Prevenzione del Tribunale, su richiesta della locale Procura
Distrettuale - hanno sottoposto a confisca beni per circa 15
milioni di euro illecitamente accumulati da sette componenti
delle famiglie Bosco e Cuntrò, allo stato imputati per i reati
di associazione a delinquere, usura ed estorsione. L’attività
costituisce la naturale prosecuzione sotto il profilo
patrimoniale delle indagini, svolte dal Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania in collaborazione con la locale Questura e
coordinate dalla Procura Distrettuale etnea, che avevano portato
nel mese di febbraio dello scorso anno all’arresto di soggetti,
risultati peraltro contigui alle famiglie mafiose catanesi
Laudani e Santapaola. La delega è della locale Procura della
Repubblica, le Fiamme Gialle hanno avviato indagini mirate e
finalizzate alla ricostruzione dei patrimoni riconducibili agli
imputati ed ai rispettivi nuclei familiari. I finanzieri hanno
quindi accertato che, a fronte degli esigui redditi dichiarati
al fisco negli ultimi 10 anni, i componenti delle famiglie Bosco
e Cuntrò sono riusciti ad accumulare 31 immobili, 11 tra
autovetture, moto e scooter, nonché 6 società per un valore
complessivo pari a 15 milioni€. Tra i beni intestati alle
società confiscate spiccano i due punti vendita della nota
catena di supermercati dei fratelli Bosco di via Umberto e via
Orto dei Limoni, quest’ultimo ritenuto centro nevralgico delle
attività usurarie oggetto dell’operazione money lender. E ancora
il bar/gastronomia di via Oliveto Scammacca e la
rosticceria/gastronomia di piazza Abramo Lincoln di Catania,
sempre con insegna “Bosco”. 2 scuderie ippiche con 22 cavalli
da corsa, a suo tempo acquistati per oltre 700 mila euro
rientrano nel patrimonio. Tra gli immobili confiscati vi sono
pure 2 ville a Tremestieri Etneo e a Mascali e numerosi
appartamenti a Catania, anche di notevole metratura. La Sezione
Misure di Prevenzione del Tribunale, nell’accogliere la proposta
formulata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha disposto
la confisca dei beni già gestiti, sotto la supervisione
dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, da un
amministratore giudiziario per garantire l’operatività della
attività commerciali. I giudici contestualmente,hanno anche
disposto nei confronti dei soggetti la misura di prevenzione
personale della sorveglianza speciale per una durata variabile
da 1 a 3 anni. L’operazione testimonia ancora una volta il
costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia di
Catania e delle Fiamme Gialle etnee nell’aggressione ai
patrimoni illeciti, strumento particolarmente efficace nella
lotta alla criminalità organizzata.
Catania - GdF scopre bancarotta fraudolenta 6.5
mln€, 4 imprenditori nel mirino.
Gli indagati per bancarotta fraudolenta, patrimoniale e
documentale sono:
Antonino Salvatore D’Arrigo
35enne, ex amministratore della “D’Arrigo S.r.l.” ed
amministratore di fatto di tutte le società coinvolte;
Rosaria Tiziana D’Arrigo 45enne, ex amministratore della “4D
Costruzioni S.r.l.”; Anna Maria Cannizzaro 65enne, ex
amministratore della “Oxidal S.r.l.”; Agrippino Cuvello
54enne, amministratore della “Sicilia Progetti S.r.l.”.Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, coordinati dal
gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della
locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento
di sequestro preventivo, disposto dal G.I.P. del Tribunale
etneo, dei beni distratti dalle società fallite “D'Arrigo
S.r.l.”, “Oxidal S.r.l.” e “4D Costruzioni S.r.l.”,
il cui valore di stima supera i 3 milioni di €. Le tre società,
tutte riconducibili alla famiglia D’Arrigo di Catania, già
operanti nel settore della lavorazione industriale del vetro e
dell’alluminio, sono state dichiarate fallite dal locale
Tribunale negli anni 2013 e 2014, con posizioni debitorie
complessive per circa 6,5 milioni €, di cui 6 nei confronti
dell’Erario.
I magistrati etnei, proprio allo scopo di accertare eventuali
responsabilità per bancarotta fraudolenta dei rappresentanti
legali pro-tempore delle aziende, hanno delegato specifici
approfondimenti al
Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di
Catania. Le Fiamme Gialle con conseguente attività investigativa
hanno ricostruito un articolato sistema fraudolento volto
all’ingente distrazione patrimoniale, che si è sviluppato in due
distinte fasi. I militari hanno evidenziato che attraverso la
prima, gli amministratori avrebbero proceduto a svuotare le
società indebitate
dei beni aziendali e delle commesse simulandone la cessione, mediante la stipula
di
falsi contratti, a “società di comodo” intestate a prestanome,
ma in realtà riconducibili agli stessi amministratori. I Baschi
Verdi hanno appurato, sulla scorta delle evidenze acquisite
nell’ambito di perquisizioni delegate, che detti beni -
costituiti da macchinari industriali, linee di produzione,
materie prime, arredi e automezzi, tutti strumentali
all’esercizio dell’impresa - sono stati rinvenuti e sequestrati
presso le sedi di due società (“Sicilia Progetti S.r.l.” e
“Ditta individuale Crystal di Marchese Concetta”), appositamente
costituite dagli indagati ed intestate ad ex dipendenti “teste
di legno”. La Guardia di Finanza ha rilevato che nella seconda,
al fine di ostacolare eventuali indagini, rendendo difficoltosa
sia l’acquisizione della documentazione societaria che
l’individuazione del relativo patrimonio, i soggetti avevano
proceduto al trasferimento all’estero (in particolare a Londra)
delle sedi delle tre società, in pendenza delle procedure
fallimentari. Le aziende sottoposte a sequestro continueranno ad
operare attraverso la gestione di un amministratore giudiziario
già nominato dal Tribunale di Catania.
Catania
–
GdF blocca spagnolo con 129 ovuli di droga in pancia. I
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania hanno tratto in arresto uno spagnolo per traffico
internazionale di sostanze stupefacenti. Il soggetto è stato
fermato all’aeroporto di Fontanarossa nell’ambito dei controlli
eseguiti dai finanzieri della Tenenza aeroportuale,
ulteriormente intensificati nel periodo estivo in considerazione
dell’aumento del traffico passeggeri sullo scalo etneo. Lo
spagnolo, un 35enne incensurato in arrivo da Barcellona, è stato
intercettato, nella tarda mattinata del 28 giugno scorso, mentre
si accingeva a lasciare l’aeroporto con il proprio carico di
stupefacente. Individuato dai militari a causa
dell’atteggiamento sospetto, è stato seguito fino al piazzale di
sosta degli autobus dove era in procinto di salire su un pullman
diretto a Palermo. Il personaggio, alle domande dei militari,
non ha saputo giustificare il perché del suo atterraggio a
Catania nonostante la meta finale fosse il capoluogo siciliano,
fornendo inoltre risposte contraddittorie sul motivo del viaggio
e sui propri riferimenti in quella città. I finanzieri hanno
effettuato ulteriori accertamenti e, tenuto conto anche delle
precarie condizioni fisiche, lo spagnolo è stato successivamente
accompagnato presso l’ospedale “Garibaldi” per eseguire esami
diagnostici finalizzati a verificare la sospettata presenza di
ovuli di stupefacente nello stomaco. Il soggetto, a seguito del
positivo esito della radiografia e dopo 3 giorni trascorsi in
ospedale, è stato tratto in arresto e posto a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria etnea presso il carcere di “Piazza
Lanza”. Dai 129 “involucri” ingeriti sono stati complessivamente
recuperati circa 1,2 kg di hashish. La sostanza stupefacente,
una volta raggiunto il mercato al dettaglio, avrebbe fruttato un
corrispettivo di circa 100.000 euro.
Catania
– 2
kalashnikov,
87 munizioni, 900 kg marijuana, su
peschereccio sequestrato GdF: 9 arresti.7 erano già gravati da precedenti in materia di
stupefacenti, si tratta di: Rosario GIULIANO 45enne nato
a Calatabiano, Giuseppe GRECO 32enne nato a Giarre,
Antonino RIELA 44enne nato a Catania, Carmelo BERTOLINI
37enne nato a Catania, Massimiliano BRUNDO 41enne
nato a Catania, Enrico Maria GIAQUINTA 42enne nato a
Caltagirone, Vincenzo SPAMPINATO 42enne nato a Catania,
Fabio SPAMPINATO 32enne nato a Catania, William PATANE’
25enne nato a Catania. I finanzieri del Comando Provinciale di
Catania hanno svolto un servizio diretto al contrasto del
traffico internazionale di armi e di sostanze stupefacenti,
individuando e sequestrando, nei giorni scorsi, un
motopeschereccio nelle cui stive erano stipati sacchi di iuta
pieni di quasi 900 chili di marijuana, 2 fucili d’assalto
Kalashnikov con relativi caricatori e 87 munizioni. L’operazione
del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania s’inquadra
nell’ambito dell’azione di potenziamento del contrasto ai
traffici illeciti di armi e di sostanze stupefacenti che il
Corpo conduce attraverso un dispositivo combinato che si fonda
sulla piena sinergia fra componente terrestre e navale. I
militari del Gruppo Operativo Antidroga avevano acquisito una
serie di elementi in relazione ad un consistente carico di
marijuana che il peschereccio “Fatima” doveva effettuare in
Albania. I finanzieri del Nucleo di Catania hanno così attuato
un dispositivo volto, da un lato, a monitorare, anche attraverso
l’ausilio delle unità navali del Corpo, gli spostamenti del
peschereccio ormeggiato nel porto di Riposto, e dall’altro,
all’osservazione dei soggetti che attendevano l’arrivo del
carico. L’avvistamento è stato poco dopo la mezzanotte dell’8
maggio la sala operativa del Reparto operativo aeronavale di
Palermo ha comunicato che il peschereccio stava dirigendosi
verso il porto di Riposto. I finanzieri all’approdo del “Fatima”
sono intervenuti bloccando l’equipaggio, composto da 2 persone,
Giuseppe GRECO e Rosario GIULIANO, ed hanno iniziato le
operazioni di perquisizione che hanno consentito di individuare,
occultate nelle stive del natante, numerose balle di marijuana
avvolte in sacchi di juta riportanti l’indicazione “16” o “20”.
In concomitanza con tali operazioni è stata avviata la ricerca
di tutte le persone e degli automezzi coinvolti nel traffico
illecito con il rintraccio, a Sant’Anna di Riposto, di una delle
autovetture in precedenza segnalate a bordo della quale venivano
identificati Enrico Maria GIAQUINTA ed Antonino RIELA. I Baschi
Verdi nella stessa zona, nascosti a ridosso della spiaggetta,
hanno anche individuato Carmelo BERTOLINI, Vincenzo SPAMPINATO,
William PATANE’, Fabio SPAMPINATO e Massimiliano BRUNDO, tutti
in attesa di partecipare alle operazioni di scarico dello
stupefacente. I militari, nel corso delle concitate operazioni
a bordo del motopeschereccio hanno bloccato i membri
dell’equipaggio che hanno tentato di liberarsi di un “carico”
trasportato. I finanzieri intervenuti, infatti, hanno udito
distintamente un tonfo in acqua. E’ stato così richiesto
l’intervento dei sommozzatori del Corpo che sono riusciti a
individuare sul fondale del Porto, a 12 metri di profondità, 2
fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e 87
munizioni, il tutto avvolto accuratamente in un’unica confezione
ermetica. Il carico di stupefacente, il cui costo di acquisto è
stimabile in oltre 1 milione di euro, aveva, con ogni
probabilità, quale destinazione il mercato catanese e avrebbe
fruttato, al dettaglio, oltre 4 milioni di euro, in ragione
dell’attuale scarsa reperibilità di marijuana sulla piazza di
spaccio etnea.
Catania – GdF smantella centrale clandestina masterizzazione,
sequestrati oltre 3000 CD/DVD pirata, 1 denuncia. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di
un’operazione volta al contrasto della pirateria audiovisiva,
hanno proceduto al sequestro di oltre 3 mila tra CD/DVD
contenenti brani musicali ed opere cinematografiche
illecitamente riprodotte, nonché allo smantellamento di una vera
e propria centrale di masterizzazione. L’attività è scaturita
dal costante controllo economico del territorio ed in
particolare, dal monitoraggio dei mercati rionali e del
lungomare del capoluogo etneo, abitualmente utilizzati quali
luoghi di vendita dagli ambulanti abusivi. I militari del
Gruppo di Catania in via Garibaldi nel capoluogo etneo, hanno
scoperto in un normalissimo negozio di prodotti informatici,
condotto da una signora catanese, una vera e propria centrale di
masterizzazione abusiva in piena attività di duplicazione. I
Baschi Verdi di Catania hanno, infatti, trovato in funzionamento
numerosi componenti hardware collegati a computer, stampanti e
masterizzatori che in poco tempo permettevano la duplicazione di
centinaia di supporti magnetici per la riproduzione delle più
recenti opere cinematografiche e musicali, nonché locandine in
stampa colorata da inserire nelle custodie del materiale
piratato. Oltre 3.500 tra CD, DVD e locandine, al momento della
perquisizione, erano stati già illecitamente riprodotti e pronti
per essere immessi sul mercato. Le attività di monitoraggio ed
osservazione, già in corso da diversi giorni, avevano infatti
consentito di rilevare un sensibile andirivieni di cittadini
extracomunitari che, dopo aver fatto ingresso nel negozio, si
dirigevano verso un locale occulto ricavato all’interno dello
stesso, per poi riuscirne, dopo alcuni minuti, con alcune buste
contenenti verosimilmente materiale audio-video pirata.
L’intervento, delle Fiamme Gialle pertanto, si è concluso con la
denuncia della titolare e il sequestro di tutto il materiale
illecitamente riprodotto e dell’attrezzatura utilizzata per
l’attività di duplicazione. Questa operazione è solo l’ultima di
una serie di interventi condotti dai finanzieri del capoluogo
etneo nell’ambito dei servizi mirati al contrasto
dell’abusivismo commerciale. Il servizio portato a termine
assume rilevanza non solo perché sottrae al mercato della
pirateria audiovisiva un’ingente quantità di prodotti destinati
alla vendita nel centro cittadino e nei pressi del lungomare, ma
anche perché mira a colpire le fonti di approvvigionamento della
merce.
Catania
–Santapaola, GdF
sequestra beni Russo:1,4 milioni€.I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di
un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del
locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio, pari a circa
1,4 milioni €, illecitamente accumulato da Rosario Russo 63enne,
condannato nel 2011 con sentenza definitiva della Corte di
Assise di Catania quale appartenente al gruppo diretto da Paolo
Brunetto, riconducibile ai “Santapaola – Ercolano”,
operante nell’area di Fiumefreddo. Prosegue l’attività delle
Fiamme gialle volta ad aggredire gli illeciti profitti
accumulati dalla criminalità organizzata nella considerazione
che essa rappresenta una delle misure più efficaci per il
contrasto alla stessa. Il Gruppo Misure di Prevenzione della
Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed i militari del
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania avevano avviato da tempo
mirate indagini patrimoniali nei confronti del Russo e del suo
nucleo familiare allo scopo di verificare la coerenza del suo
tenore di vita con i redditi dichiarati. Gli investigatori, a
conclusione delle attività investigative, condotte anche
attraverso l’utilizzo di appositi applicativi informatici
sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le
informazioni disponibili nelle banche dati, hanno evidenziato
chiaramente l’illecito arricchimento della famiglia Russo e la
netta sproporzione fra il patrimonio disponibile, indebitamente
accumulato nel corso degli anni per effetto delle ripetute
condotte criminose, ed i redditi ufficiali. Le Fiamme Gialle
hanno acclarato che negli anni dal 2004 al 2008 Russo risultava
aver dichiarato complessivamente redditi per soli 12.000€, quale
dipendente di una società di costruzioni intestata a propri
familiari. A costoro sono risultati intestati tutti beni, del
valore di circa 1,4 milioni€, oggetto del sequestro disposto
dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale etneo. Si
tratta di 4 immobili, 3 terreni, tutti siti in Mascali (CT), due
aziende (di cui una attiva nel settore edile) e i relativi
automezzi da lavoro.
Catania
– GdF: esami pagati a medicina, 2 impiegati condannati. Il Gup ha condannato Giovanbattista Luigi CARUSO alla
pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione e Giuseppe Sessa
alla pena di 5 anni e 8 mesi. Le indagini erano state condotte
dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania in
relazione alla vicenda “Lauree False” tra il mese di ottobre ed
il mese di dicembre del 2013. Gli investigatori in breve arco
temporale hanno ottenuto l’applicazione di misura cautelare nei
confronti di due dipendenti dell’Università di Catania, il 29
aprile 2015 il Gup di Catania Dott. Alessandro Ricciardolo ha
pronunciato sentenza di condanna a seguito di giudizio
abbreviato nei confronti di Giovanbattista Luigi CARUSO e
Giuseppe SESSA, dipendenti dell’Università di Catania-Facoltà di
Medicina, tratti a giudizio dalla Procura di Catania per i
reati di falso in atto pubblico, corruzione ed accesso abusivo a
sistema informatico (e già destinatari per detti reati di
un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare emessa dal G.I.P.
del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della
Repubblica di Catania, eseguita da militari del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania). Le indagini
condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di
Catania erano scaturite da alcune notizie stampa pubblicate il
26 ottobre 2013 ed avevano consentito di acquisire plurimi
indizi di responsabilità penale a carico dei soggetti, i quali,
unitamente a 2 studenti di Medicina (per i quali gli inquirenti
hanno proceduto separatamente) avevano falsificato la
documentazione universitaria ed inserito fraudolentemente
nell’archivio informatico dell’Ateneo la registrazione di
materie di cui non era mai stato sostenuto il relativo esame
(accertando la avvenuta registrazione di 20 esami complessivi,
19 per uno studente ed 1 per l’altro, di fatto mai effettuati,
in cambio di somme di denaro e altre utilità e consentendo ad
uno degli studenti di conseguire la laurea in medicina e dunque
il possibile accesso alla professione medica). All’esito del
giudizio abbreviato il Gup ha condannato Giovanbattista Luigi
CARUSO alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione e Giuseppe
Sessa alla pena di 5 anni e 8 mesi di reclusione per i delitti
agli stessi ascritti (ad eccezione del delitto di accesso
abusivo a sistema informatico, dal quale sono stati assolti con
la formula il fatto non sussiste). Il Gup ha altresì dichiarato
i due imputati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e
dichiarato estinto il rapporto di impiego con l’Amministrazione
di appartenenza.
Frattaminore Na - GdF: Blitz in stamperia 9 milioni€ falsi, presa banda.
I falsari tecnologici non hanno portato a termine
l’inganno, come Totò e Peppino, i “colleghi” d’altri
tempi nel film non furono grado di smerciare il denaro
stampato per pentimento e paura, stavolta i maldestri
hanno trovato le Fiamme Gialle. I finanzieri del Nucleo
Speciale di Polizia Valutaria di Roma e del Comando
Provinciale di Napoli, coordinati dalla Procura della
Repubblica di Torre Annunziata, da tempo erano sulle
tracce dei falsari. I militari hanno scoperto in un
locale al pian terreno di una palazzina di Frattaminore
(NA) un laboratorio clandestino per la produzione di
euro falsi. I responsabili, 3 campani A.T.
33enne, V.P. 25enne, S.P. 54enne, sono
stati arrestati mentre erano intenti a stampare e
tagliare banconote da 20 euro, pronte per essere immesse
sul mercato. I falsari, abilissimi nel mestiere, avevano
realizzato un ottimo prodotto finito utilizzando
sofisticati macchinari off set, altamente performanti.
L’opificio clandestino era stato opportunamente
occultato nel retro di un’officina meccanica per
riparazioni auto, anch’essa abusiva. Il fulmineo
intervento dei militari del Corpo ha impedito ai 3
responsabili di darsi alla fuga. i falsari sono stati
colti in flagranza di reato, mentre la produzione di
banconote false era a pieno regime. I personaggi,
infatti, avevano già realizzato l’imponente quantitativo
di 9 milioni di euro falsi. I preliminari accertamenti
effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne
la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente
chiunque ne fosse venuto in possesso. L’operazione di
servizio è l’ulteriore testimonianza del costante
impegno della Guardia di Finanza nel contrasto del falso
monetario, a tutela dei cittadini, dell’economia legale
e dei mercati finanziari.
Paternò
– GdF filma ed ammanetta infermiere: furto farmaci ospedale
trasferiti in cliniche. I militari del Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Catania, su disposizione del G.I.P.
del Tribunale etneo, dott.ssa Rosa Alba Recupido, hanno tratto
in arresto Antonio Consolato Pina, 62enne, infermiere in
servizio presso il presidio ospedaliero SS. Salvatore di
Paternò, con l’accusa di peculato, falso, truffa ai danni dello
Stato e abusivo esercizio della professione medica. Tra gli
altri indagati allo stato libero, per concorso nella condotta di
peculato contestata al Pina, figura anche un medico, in servizio
presso la medesima struttura ospedaliera. I militari hanno
inoltre iscritto nel registro degli indagati anche i legali
rappresentanti e i titolari di strutture sanitarie private
ubicate tra Catania e Palermo.Le
indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania,
sono state avviate dai finanzieri della Tenenza di Paternò sulla
base di attività informativa svolta presso lo stesso nosocomio
nell’ambito dei servizi posti a tutela della spesa pubblica e,
in particolare, di quella sanitaria. Le indagini esperite dagli
investigatori delle Fiamme Gialle, hanno evidenziato come
l’infermiere, anche grazie alla collaborazione di altri
dipendenti della medesima struttura, si sarebbe appropriato
sistematicamente di consistenti quantità di farmaci e di presidi
sanitari in generale dell’Ospedale di Paternò. I servizi di
osservazione e controllo, con attività tecniche disposte dalla
Procura hanno consentito poi di verificare come Pina, si recava
abitualmente presso alcune strutture sanitarie private di
Catania e di Palermo(cliniche ginecologiche, centri per
la cura dell’infertilità, ambulatori di chirurgia estetica,
ecc.) dove sembrerebbe esercitasse abusivamente la professione
di medico anestesista. Pina si sarebbe recato, tra
l’altro, presso le strutture anche durante l’orario di lavoro,
spesso portando con sé i farmaci ed il materiale sanitario
trafugato presso l’ospedale di appartenenza. Anche in questo
caso si sarebbe avvalso della complicità di terze persone
operanti presso l’ospedale di Paternò che provvedevano a
timbrare il suo cartellino delle presenze. Sono ancora in corso
ulteriori indagini onde meglio delineare il ruolo di tutti i
soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda in esame, anche
mediante attività di perquisizione e sequestro.
Catania
–
GdF scopre cocaina a Fontanarossa da Venezuela per posta.
Destinatario A.P., 28enne in arresto. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno concluso un importante servizio a
contrasto del traffico di sostanze stupefacenti individuando e
sequestrando circa 300 grammi di cocaina purissima e traendo in
arresto il destinatario. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria nell’ambito delle attività di controllo sulle
spedizioni postali in arrivo allo scalo aeroportuale di
Catania-Fontanarossa, svolte anche con l’ausilio delle unità
cinofile antidroga, hanno individuato un pacco ritenuto sospetto
in quanto spedito dal Venezuela, con transito in Inghilterra, e
con destinatario finale un catanese. La spedizione, affidata a
un noto corriere espresso, recava l’indicazione abbigliamento ed
in effetti, all’apertura del plico sono state rinvenute 3
t-shirts. L’esame dei capi ha consentito di verificare che gli
stessi erano completamente intrisi di cocaina. La circostanza
non ha certamente sorpreso i finanzieri in quanto si tratta di
una modalità di occultamento da tempo adottata dalle
organizzazioni dedite al traffico internazionale di stupefacenti
allo scopo di sfuggire ai controlli. I soggetti, da un lato,
tentano sempre più spesso di nascondere l’illecito trasporto
nell’anonimato delle grandi quantità di colli movimentati dagli
spedizionieri internazionali, confezionando la merce in plichi
insospettabili; dall’altro, proprio per evitare i cd. scanner
(utili all’individuazione di doppi fondi) e le ispezioni
sommarie dei pacchi, provvedono a impregnare di cocaina dei capi
di abbigliamento in modo tale che la spedizione eventualmente
intercettata appaia un normale acquisto via web. I militari del
Nucleo PT di Catania, su autorizzazione della locale Autorità
Giudiziaria, hanno poi provveduto ad effettuare la consegna del
pacco al fine di pervenire all’arresto del destinatario dello
stupefacente. Così, travestiti da corrieri, si sono recati
presso l’indirizzo di recapito del pacco ubicato a Misterbianco
(CT). Il ritiro della scatola da parte del soggetto indicato in
indirizzo, unitamente a ulteriori riscontri acquisiti nel corso
della perquisizione domiciliare contestualmente effettuata,
hanno consentito di accertare che l’effettivo destinatario dello
stupefacente era A.P., 28enne, il quale è stato tratto
in arresto e condotto presso la Casa Circondariale di Piazza
Lanza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria etnea. La
sostanza stupefacente, all’esito del processo di estrazione
dalle magliette attraverso appositi reagenti chimici, è stata
quantificata in circa 300 grammi per un valore di oltre 50.000€.
Catania
-
GdF sequestra beni 8mln € a latitante Nuccio Mazzei.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione
di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione
del locale Tribunale, hanno sottoposto a sequestro il
patrimonio, di circa 8 milioni di euro, illecitamente accumulato
da Sebastiano (“Nuccio”) Mazzei - figlio di Santo Mazzei,
detenuto al 41-bis, considerato uomo d’onore vicino ai noti
mafiosi Bagarella e Brusca - reggente della famiglia mafiosa
dei cosiddetti “Carcagnusi” attiva a Catania, e con presunte
diramazioni anche nel Nord Italia. Mazzei, nell’aprile dello
scorso anno, era stato colpito insieme ad altri 10 soggetti
appartenenti al sodalizio criminale da un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere nel quadro dell’operazione “Scarface”,
condotta dalla Fiamme Gialle catanesi. Il personaggio si era
sottratto all’arresto. Gli inquirenti, nell’ambito delle
indagini in particolare, avevano messo in luce la gestione
diretta, da parte di Sebastiano Mazzei e dei suoi più stretti
collaboratori, degli affari dei “Carcagnusi”, consistenti nel
reinvestimento dei proventi derivanti dalle attività illecite
(non solo estorsioni, ma anche bancarotte aggravate dal metodo
mafioso) nel circuito legale, attraverso l’acquisto di attività
economiche, tutte fittiziamente intestate a prestanome. I
militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, sulla
scorta delle evidenze raccolte, coordinati dalla locale
Direzione Distrettuale Antimafia, hanno, quindi, avviato una
mirata indagine patrimoniale nei confronti del Mazzei e del suo
nucleo familiare allo scopo di sottrarre alla loro disponibilità
i beni illecitamente accumulati e, nel contempo, “stringere il
cerchio” attorno al fuggitivo, privandolo delle risorse
finanziarie che possono sostenerne la latitanza. Gli inquirenti
hanno agito nella consapevolezza che tra le misure più efficaci
di contrasto alla criminalità organizzata vi è certamente quella
dell’aggressione dei profitti derivanti dalle attività illecite
già immessi nel circuito economico legale. Le investigazioni,
condotte anche attraverso l’utilizzo di sofisticati software
sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le
informazioni disponibili nelle banche dati, hanno consentito di
individuare beni mobili ed immobili illecitamente accumulati
dalla famiglia Mazzei e di proporne alla competente Autorità
Giudiziaria il sequestro. La Sezione Misure di Prevenzione ha
così disposto la confisca: 4 immobili a Catania, 3 veicoli,
significative quote relative ad una società catanese ed a una
bergamasca, conti correnti, quote di fondi di investimento,
dossier titoli, polizze risparmio e crediti per un controvalore
complessivo valutabile intorno agli 8 milioni di euro.
Catania – GdF scopre truffa imprenditore agricolo ad INPS,
sequestro beni. Finanzieri del Comando Provinciale di
Catania hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro per
equivalente, emesso dal Tribunale di Catania, nei confronti di
un imprenditore agricolo di Belpasso, già denunciato dalle
stesse Fiamme Gialle per un’articolata truffa nei confronti
dell’INPS.
I militari della Tenenza di Paternò hanno attenzionato
un’impresa agricola di Belpasso caratterizzata da un
elevatissimo numero di dipendenti assunti nella stagione della
raccolta degli agrumi. Sono stati così avviati i necessari
riscontri allo scopo di verificare se la manodopera in questione
fosse stata realmente assunta e avesse prestato effettivamente
la propria opera, ovvero si trattasse di assunzioni fittizie,
effettuate al solo scopo di percepire le indennità previdenziali
e assistenziali erogate dell’INPS. Le ricostruzioni delle
singole posizioni lavorative, effettuate attraverso audizioni
dei braccianti, controlli incrociati presso altre ditte e
riscontri presso gli Enti pubblici, hanno ben presto fatto
emergere la reale situazione. Infatti, è stata appurata
l’esistenza di un sistema ben collaudato di assunzioni fittizie,
protrattosi per oltre 6 anni, che ha riguardato mediamente 200
braccianti per stagione che, pur figurando tra i dipendenti
dell’impresa, non hanno mai lavorato neppure per un giorno. Il
meccanismo, già rilevato in altre indagini delle Fiamme Gialle,
era quello di far apparire agli occhi dell’INPS e del Fisco
un’azienda molto più grande della realtà, con la falsa
indicazione di ettari di terreno da coltivare e di dipendenti
assunti di gran lunga superiore all’effettiva situazione. Ad
esempio, a fronte di circa 25 ettari di terreno disponibile,
peraltro con pochissime piante di agrumi, ne erano stati
dichiarati oltre 80; analogamente, l’impresa ha proceduto con i
lavoratori, dichiarandone mediamente 200 per stagione a fronte
delle poche unità realmente individuate. Per completare la frode
l’imprenditore ha anche gonfiato il proprio fatturato emettendo
fatture false relative a vendite mai effettuate di prodotti
agricoli. Il tutto serviva a far maturare il periodo minimo
necessario all’ottenimento delle indennità di disoccupazione,
malattia, maternità e assegni familiari a carico dell’Istituto
previdenziale. I soggetti “beneficiari” avevano poi l’obbligo di
riversare parte di queste indebite percezioni al titolare
dell’impresa agricola quale compenso per le mendaci
attestazioni. È stata così complessivamente ricostruita una
frode all’INPS per circa 4,5 milioni di euro, in relazione alla
quale i militari della Tenenza di Paternò hanno denunciato a
piede libero G.P. (di anni 62) per i reati di truffa e falso,
richiedendo il sequestro dei beni mobili e immobili di valore
equivalente. La Guardia di Finanza di Paternò, dopo aver
ricostruito il patrimonio mobiliare e immobiliare
dell’imprenditore agricolo, ha provveduto al sequestro di 17
terreni, di un autocarro e 3 autovetture, nonché disponibilità
finanziarie sui conti correnti bancari.
Catania -
GdF
scopre magazzino stoccaggio merce contraffatta in zona
industriale, sequestrati 1.300.000 articoli, a Misterbianco 1
centro di marchi falsi. Finanzieri del Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Catania hanno concluso due
operazioni finalizzate al ritiro dal mercato di prodotti
natalizi non conformi e non sicuri ed al contrasto della
contraffazione. I Baschi Verdi visto che con l’avvicinarsi delle
festività natalizie si assiste all’aumento delle vendite degli
articoli dedicati, luminarie e addobbi, non sempre conformi
alle normative dell’Unione Europea dettate a tutela dei
consumatori hanno effettuato controlli. I militari, in tale
contesto, nell’ambito dei servizi predisposti per il controllo
economico del territorio, hanno individuato nella zona
industriale di Catania un magazzino di stoccaggio merci non
sicure di provenienza cinese, pronte ad essere immesse in
commercio per lo “shopping natalizio”. I militari hanno rilevato
che i prodotti rinvenuti, realizzati senza rispettare standard
di sicurezza, soprattutto dei materiali di scarsa qualità e
privi del marchio “CE”, avrebbero potuto costituire un rischio
per la sicurezza dei consumatori e, in particolare, dei bambini,
trattandosi di accessori alimentati elettricamente e destinati a
completare i tradizionali addobbi natalizi. Infatti, proprio lo
scadente assemblaggio di tali apparecchiature fa sì che possano
divenire fonte d’innesco di incidenti domestici (cortocircuiti,
principi d’incendio, dispersione di corrente) con conseguenze
facilmente immaginabili. I Baschi Verdi al termine
dell’ispezione hanno sequestrato, circa 1.300.000 articoli non
sicuri, mentre il responsabile, un cittadino cinese titolare
anche di un esercizio commerciale nel centro del capoluogo
etneo, è stato segnalato alla Camera di Commercio di Catania per
l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative. I
finanzieri, nel corso di un altro intervento, nel territorio di
Misterbianco, hanno individuato un centro di vendita di
calzature all’ingrosso gestito da una cittadina di nazionalità
cinese che, nel tentativo di sviare i controlli sulla qualità
delle merci poste in vendita, aveva occultato le scarpe
contraffatte in confezioni non riproducenti alcun marchio
registrato. Il monitoraggio dell’attività all’ingrosso, in corso
già da alcuni giorni, aveva consentito di rilevare un sospetto
andirivieni di clienti extracomunitari che si recavano presso il
negozio per l’acquisto di merce. L’intervento eseguito sempre
dai finanzieri del Gruppo di Catania ha consentito di rilevare
che l’attività commerciale era in realtà un grande centro di
smistamento di calzature con marchio contraffatto GUCCI. Le
Fiamme Gialle al termine dell’operazione hanno sequestrato circa
un migliaio di paia di scarpe, di ottima fattura e pronte ad
essere immesse sul mercato illecito, dove avrebbero fruttato
oltre 40.000€. La titolare è stata deferita all’Autorità
Giudiziaria catanese. Le attività dei finanzieri mirano
prevalentemente a colpire il fenomeno dell’abusivismo e della
contraffazione a monte della filiera del falso, soprattutto
aggredendo i canali di approvvigionamento dei venditori abusivi
operanti nel capoluogo etneo e nella provincia.
Catania
- GdF sequestra 2 noti alberghi catanesi: “Romano Palace
Luxury Hotel” e “Hotel Romano House”. I due alberghi di lusso
sequestrati continuano a essere operativi e, da oggi, saranno
gestiti da un amminstratore giudiziario già nominato dal
Tribunale di Roma. I finanzieri del Comando Provinciale di
Catania, nella mattinata, coordinati dal Sostituto Procuratore
Dott. Giancarlo Cirielli, magistrato del gruppo per i “reati
contro la criminalità economica” della Procura della Repubblica
di Roma, hanno dato esecuzione al provvedimento, emesso dal
G.I.P. del Tribunale capitolino, Dott. Valerio Savio, con il
quale è stato disposto il sequestro preventivo dei due noti
alberghi di lusso catanesi “Romano Palace Luxury Hotel” e “Hotel
Romano House” il cui valore di stima complessivo si aggira
intorno ai 35 milioni di euro. L’attività di indagine ha
consentito di accertare una rilevante bancarotta fraudolenta
patrimoniale e documentale posta in essere dagli amministratori
di quattro società catanesi i quali - attraverso un articolato
sistema fraudolento sviluppatosi mediante la costituzione di
nuove società, il conferimento alle stesse di rilevanti
patrimoni immobiliari e l’aumento di capitale sottoscritto da
una società lussemburghese - hanno trasferito all’estero la
proprietà dei due hotel. Il disegno criminoso, che ha quasi
completamente svuotato la società catanese fortemente
indebitata, si è completato con il suo cambio di denominazione e
il conseguente spostamento a Roma, dove è stata dichiarata
fallita con un passivo di oltre 25,6 milioni di euro.Tali
condotte illecite sono state agevolate dall’assoluta mancanza di
controllo da parte dei componenti dei collegi sindacali delle
società coinvolte i quali sono chiamati a rispondere per lo
stesso reato. La sequenza degli atti societari ritenuti
fraudolenti si è sviluppata secondo il seguente schema: 21 marzo
2005: costituzione delle società “Romano House S.r.l.” e “Romano
Palace S.r.l.”, (controllate al 100% dalla fallita “Harmony
S.r.l.”, allora denominata “Biosan World Corporation S.p.A.”) e
contestuale conferimento alle stesse dei due complessi
alberghieri di lusso “Hotel Romano House” e “Romano Palace
Luxury Hotel”, a valori largamente sottostimati
(rispettivamente, 190 mila e 739 mila euro); 2 marzo 2006:
cessione, da parte della fallita “Harmony S.r.l.”, al prezzo,
ancora ampiamente sottostimato, di 1,5 milioni di euro (di cui
900 mila dichiarati già pagati, ma del cui effettivo versamento
non vi è traccia alcuna) delle partecipazioni totalitarie nelle
società “Romano House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.”, in
favore della società “Jonica Immobiliare S.r.l.”. Quest’ultima
società risulta aver cambiato amministratore proprio il giorno
prima della stipula del contratto; 24 marzo 2006: provvedimento
del Tribunale di Catania di sequestro, su istanza del creditore
“C.S.T. Costruzioni S.p.A.”, delle partecipazioni societarie
detenute dalla “Jonica Immobiliare S.r.l.” nelle società “Romano
House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.”. 28 aprile 2006:
delibera da parte delle assemblee straordinarie della “Romano
House S.r.l.” e “Romano Palace S.r.l.” di un aumento del
capitale sociale delle stesse che, dagli originari 100 mila
euro, passa a 3 milioni di euro per la prima e a 8 milioni per
la seconda. A seguito della rinuncia da parte della “Jonica
Immobiliare S.r.l.”, gli aumenti di capitale sono stati
sottoscritti dalla società lussemburghese “Hfb Investissements S.A.”.
Conseguentemente, quest’ultima società ha assunto il controllo,
pressoché totalitario, delle due società proprietarie dei
complessi immobiliari, in tal modo sottraendo le strutture
alberghiere ai creditori. Per effetto di detto aumento di
capitali, le partecipazioni societarie della “Jonica immobiliare
S.r.l.” nelle due società sono, infatti, divenute irrisorie
(rispettivamente, 3,33% nella “Romano House S.r.l.” e 1,25%
nella “Romano Palace S.r.l.”); 15 aprile 2009: trasferimento
della sede della “Biosan World Corporation S.p.A.” da Catania a
Roma, cambio di denominazione della stessa in “Harmony S.r.l.” e
nomina di un nuovo amministratore. Il trasferimento di sede è
stato proprio finalizzato a far perdere le tracce della società
svuotata in considerazione dell’elevatissimo numero di società
operanti nel territorio della Capitale sottoposte a procedure
fallimentari; 6 giugno 2013: dichiarazione di fallimento da
parte del Tribunale di Roma della società “Harmony S.r.l.”, con
la quantificazione di un passivo complessivo di oltre 25,6
milioni di euro. I riscontri operati dalle Fiamme gialle etnee
hanno consentito di ricostruire l’articolato sistema
fraudolento, peraltro posto in essere quando già si era
ampiamente manifestata l’insolvenza della società e di
constatare che i vecchi amministratori catanesi hanno, di fatto,
conservato la proprietà e la gestione diretta dei due complessi
alberghieri. L’esistenza di consistenti debiti verso l’Erario e
la strumentalità dello spostamento verso la società
lussemburghese delle due lussuose strutture ricettive erano già
emerse nell’ambito di alcuni controlli effettuati dal Nucleo di
polizia tributaria di Catania, conclusisi con la contestazione
di oltre 6,5 milioni di euro sottratti a tassazione.
Contestualmente al sequestro preventivo dei due hotel, si è
proceduto alla notifica dell’avviso di garanzia, per i reati di
bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, nei confronti
di 15 soggetti fra rappresentanti legali delle società coinvolte
e componenti dei collegi sindacali delle stesse. I due alberghi
di lusso sequestrati continuano a essere operativi e, da oggi,
saranno gestiti da un amminstratore giudiziario già nominato dal
Tribunale di Roma. In concomitanza con le operazioni sopra
descritte, il Nucleo PT di Catania ha anche eseguito un
sequestro per equivalente - a carico dell’amministratore
delegato della “Romano Palace S.r.l.” - disposto dal GIP del
Tribunale di Catania per un importo di circa 190 mila euro,
nell’ambito di un procedimento penale per omesso versamento di
ritenute fiscali dei lavoratori dipendenti relativo all’anno
d’imposta 2011. In tale contesto, è stato sottoposto a sequestro
un immobile del valore di circa 200 mila euro sito a Catania, in
Via Mario Rapisardi.
Catania – GdF scopre bancarotta fraudolenta eseguito decreto
sequestro 3,4 mln€. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nella
mattinata odierna, coordinati dal gruppo per i “reati contro la
criminalità economica” della locale Procura della Repubblica,
hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo,
disposto dal G.I.P. del Tribunale etneo, nei confronti di Santo
Campione, amministratore della SI.GEN.CO. S.p.A., per aver
sottratto al patrimonio della società risorse economiche
quantificate, allo stato, in 3,4 milioni di euro. La società -
già operante nella realizzazione di grandi opere
infrastrutturali – è stata inizialmente dichiarata fallita dal
Tribunale di Catania il 21 novembre 2013 con posizioni
debitorie di circa 100 milioni€ e poi riammessa alla procedura
di concordato preventivo con sentenza della Corte d’Appello di
Catania. Le indagini sulla situazione finanziaria della SI.GEN.CO.
S.p.A. - hanno evidenziato indizi di reato in ordine ai reati di
bancarotta fraudolenta, truffa e falso nei confronti
dell’amministratore pro tempore, Santo Campione 66enne, nonché
del figlio Pietro 36enne. L’attività investigativa, condotta dal
Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, era
stata avviata in seguito allo sviluppo di alcune “segnalazioni
di operazioni sospette” trasmesse dall’Unità di informazione
finanziaria della Banca d’Italia nei confronti del Campione,
nelle quali erano evidenziati anomali flussi finanziari diretti
dai conti correnti societari ai rapporti bancari intestati allo
stesso amministratore e ai suoi più stretti congiunti. I
riscontri approfonditi operati dalle Fiamme gialle etnee hanno
consentito di ricostruire l’articolato percorso delle somme
sottratte alla società ed ai suoi creditori ed indebitamente
incassate dal Campione, nonché di segnalare all’Autorità
Giudiziaria catanese le connesse ipotesi di reati fallimentari.
I Baschi Verdi hanno rilevato ingenti trasferimenti di capitali
dalla SI.GEN.CO. S.p.A. a Santo Campione ed al figlio Pietro,
sia direttamente che attraverso la SIGENCO SERVICE S.r.l.
(recentemente fallita, appartenente al medesimo gruppo e
operante nella fornitura di calcestruzzo). I finanzieri hanno
ricostruito, le operazioni finanziarie attraverso cui sono stati
fatti fuoriuscire i soldi dalla società si sono sviluppate
essenzialmente secondo le seguenti modalità:
Schema 1 - Trasferimenti dalla SI.GEN.CO. S.p.A. alla SIGENCO
SERVICE S.r.l. e da questa alla famiglia Campione. Nei mesi di novembre e
dicembre 2012 sono stati emessi diversi assegni ed effettuati
bonifici dai conti correnti della SI.GEN.CO. S.p.A. in favore
della SIGENCO SERVICE S.r.l. per complessivi 2,7 milioni€, a
fronte di fatture per forniture di calcestruzzo. Le
movimentazioni finanziarie, avvenute in epoca appena successiva
alla presentazione dell’istanza di concordato preventivo da
parte della SI.GEN.CO. S.p.A., non erano state autorizzate dal
Tribunale Fallimentare di Catania e, pertanto, erano state
qualificate quali “atti in frode” dei creditori.
Successivamente, nei primi giorni di gennaio 2013, con parte
della provvista finanziaria formata dai predetti trasferimenti,
dai conti correnti della SIGENCO SERVICE S.r.l. sono stati
effettuati due bonifici, con la causale acconto acquisto azioni,
per un totale di 1 milione € su un rapporto bancario intestato a
Santo Campione e poi transitati, nello stesso mese, su un c/c
intestato al figlio Pietro;
Schema 2 - Trasferimenti da SI.GEN.CO. S.p.A. a Santo Campione,
e da questi a Pietro Campione, parallelamente, è stato accertato che, nel
mese di novembre 2012, solo pochi giorni prima della
presentazione della proposta di concordato, sono confluiti su un
altro conto corrente bancario intestato a Santo Campione 3
bonifici disposti dalla SI.GEN.CO. S.p.A. per un totale di 700 mila euro. La provvista così
costituita è stata integralmente
trasferita, tramite bonifico, su un c/c
acceso dal figlio Pietro, con la causale “prestito a
titolo
grazioso”. L’esecuzione del provvedimento di sequestro
preventivo ha consentito di accertare che le originarie somme di
denaro distratte (pari a circa 3,4 milioni di euro) sono state,
in buona parte, utilizzate per spese sia personali che relative
ad altre società riconducibili alla famiglia Campione. Sono,
invece, rimasti nella disponibilità della famiglia Campione e,
pertanto, sottoposti a sequestro:
- 400 mila euro, in polizze assicurative intestate a Pietro
Campione;
- 600 mila euro, giacenti su due rapporti bancari intestati alla
moglie di Santo Campione.
Catania
–
GdF blocca corriere da Santo Domingo e 1 kg cocaina tra
deodoranti. Il catanese, Giuseppe Galati, la notte
scorsa in arrivo da Santo Domingo, è stato trovato dai
finanzieri del Comando Provinciale di Catania con circa 1 kg.
di cocaina purissima. Le Fiamme Gialle nell’ambito dell’azione
di contrasto al traffico internazionale di sostanze
stupefacenti, e dall’attività di analisi svolta dai militari
della Tenenza di Catania-Fontanarossa sulle provenienze dei
passeggeri in arrivo a Catania, hanno concentrato particolare
attenzione sui paesi a rischio. I Baschi Verdi hanno
individuato Galati tra i viaggiatori provenienti dalla
Repubblica Dominicana, con un volo che aveva fatto scalo a
Madrid ed a Roma Fiumicino. Il soggetto, che già nella sala
arrivi, in attesa del bagaglio, aveva palesato un evidente
nervosismo, è stato fermato dai militari della Guardia di
Finanza e dal personale dell’Agenzia delle Dogane per essere
sottoposto alla cd. “visita doganale”. Il preliminare esame
radiogeno del bagaglio non aveva consentito di evidenziare
anomalie. I finanzieri, insospettiti dalla presenza di alcuni
contenitori cilindrici visibili ai raggi x, non si sono limitati
alla prima apparenza ed hanno deciso di approfondire
l’ispezione. Il trolley è stato aperto e scoperto 9 deodoranti
personali tipo “roll-on” avvolti da nastro adesivo trasparente.
L’apertura dei deodoranti ha così portato al rinvenimento di
altrettanti involucri contenenti cocaina purissima, per un peso
complessivo di circa 1 chilo. Lo stupefacente, da piazzare sul
mercato catanese dopo le operazioni di taglio, avrebbe fruttato
circa 150.000€. Galati è stato quindi associato presso la Casa
Circondariale di Catania a piazza Lanza a disposizione della
competente Autorità Giudiziaria etnea.
Catania
– Finanziamenti per 300 milioni€ abusiva mediazione
creditizia: GdF 7 ai domiciliari. Arrestati ai domiciliari:
Domenico Marcuccio,
66enne nato a Giarre, consulente aziendale; Davide Zuppelli,
40enne nato a Catania, perito informatico, incensurato;
Giuseppe Quattrocchi,
64enne nato a Catania, commercialista, incensurato; Placido
Bruno, 64enne nato ad Adrano (CT), impiegato di banca,
incensurato;
Angelo Salvatore Porto,
51enne nato a Catania, libero professionista, incensurato;
Giampiero Meschino,
58enne nato a Firenze, all’epoca dei fatti funzionario di
banca, incensurato;
Andrea Conti,
67enne nato a Dicomano (FI), pensionato, incensurato.
Dell’organizzazione è risultato far parte anche l’ex
eurodeputato fiorentino Paolo Bartolozzi, anch’egli
indagato per i medesimi reati, nei cui confronti le Fiamme
Gialle hanno proceduto alla notifica dell’avviso di conclusione
delle indagini preliminari. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i “reati
contro la criminalità economica” della locale Procura della
Repubblica, nella mattinata hanno eseguito un’ordinanza, emessa
dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Catania, di applicazione
della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti
di 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di
associazione per delinquere finalizzata all’abusiva mediazione
creditizia, attività per la quale hanno percepito, sotto forma
di provvigioni, illeciti profitti per oltre 4,2 milioni di
euro. Le indagini hanno tratto origine da 2 “segnalazioni di
operazioni sospette” trasmesse dall’Unità di informazione
finanziaria della Banca d’Italia sul conto di Domenico Marcuccio,
imprenditore operante nel settore dei servizi alle imprese,
relative al versamento di numerosi assegni bancari, per oltre 3
milioni di euro, emessi da società aventi sede in diverse
regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia)
e contestuale prelievo, in contanti, di parte di dette somme.
Le investigazioni del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania,
condotte anche attraverso l’ausilio di intercettazioni
telefoniche, accertamenti bancari e acquisizioni documentali.
L’attività, svolta in modo abusivo in quanto non autorizzata
dalla Banca d’Italia (Ente che gestisce l’albo dei “mediatori
creditizi”), sarebbe stata promossa ed organizzata dal
Marcuccio, altri indagati, ognuno dei quali aveva uno specifico
ruolo operativo, per il quale percepiva parte dei proventi
delittuosi. Domenico Marcuccio, avvalendosi dei propri
collaboratori catanesi Davide Quattrocchi, Placido Bruno ed
Angelo Salvatore Porto, si sarebbe occupato di individuare
imprese che necessitavano di finanziamenti bancari alle quali
proporre la possibilità, previo pagamento di commissioni, di
accedere al credito da parte degli Istituti “Monte dei Paschi
di Siena” e “MPS Capital Services” (entrambi facenti parte del
medesimo gruppo bancario). Il braccio destro del Marcuccio,
Davide Zuppelli, avrebbe avuto il compito di prendere contatti
con gli imprenditori in difficoltà economica e proporre loro le
condizioni della consulenza offerta, finalizzata a “favorire” il
buon esito della pratica di finanziamento. Tali condizioni
consistevano, in buona sostanza, nel pagamento immediato di un
anticipo pari al 50% della provvigione, determinata in misura
variabile tra il 4 e il 6% del finanziamento richiesto alla
banca. L’imprenditore che accettava poteva incontrare il
Marcuccio. Gli incontri avvenivano sia presso una sala riservata
dell’Hotel Sheraton di Firenze sia presso le sedi di Firenze e
Siena dei due Istituti di credito. Il principale indagato, in
tali circostanze, presentandosi come funzionario della
Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, competente a
deliberare l’erogazione del finanziamento, avrebbe sottoposto
ai clienti un contratto di consulenza e chiesto il pagamento
della prima tranche del compenso pattuito. La città di Firenze
costituiva per i sodali un importante snodo, sia in quanto sede
della Mps Capital Service, sia perché base degli altri
indagati, la cui attività era essenziale per il buon esito
degli affari illeciti. Tra gli indagati anche l’ex
europarlamentare Paolo Bartolozzi (eletto nelle liste PDL nella
legislatura 2009-2014), per l’influenza esercitata sui dirigenti
della banca, e Giampiero Meschino, funzionario della MPS
Capital Service S.p.a., per l’opera di preventivo esame ed
“aggiustamento” delle pratiche da trattare. Le Fiamme Gialle
hanno anche accertato che, in talune occasioni, il Meschino
avrebbe suggerito a potenziali clienti che si erano presentati
in banca di rivolgersi al Marcuccio in ragione delle sue
importanti “conoscenze” all’interno dell’Istituto di credito. Il
ruolo rivestito dal Bartolozzi nel sodalizio criminale emerge
dal tenore di diverse conversazioni intercettate tra Marcuccio
e l’ultimo sodale, anch’egli fiorentino, Andrea Conti, che
dell’uomo politico è risultato essere l’intermediario nonché il
destinatario di diverse somme di denaro, tramite ricariche
postepay, sempre comunque dirette al Bartolozzi. Le Fiamme
Gialle, nel periodo oggetto d’indagine (2009-2012) hanno notato
accreditati sul conto corrente intestato al Marcuccio
complessivi 4,2 milioni di euro corrisposti da varie società
clienti dislocate su tutto il territorio nazionale. Parte delle
somme incassate dal Marcuccio sui propri conti correnti erano
successivamente distribuite ai vari associati in ragione del
ruolo concretamente svolto in relazione alla singola “pratica”,
perlopiù in contanti (risultano, infatti, effettuati
prelevamenti per oltre 300.000 euro) e/o versate su conti
intestati a soggetti terzi, così da celare la reale natura del
pagamento. Con specifico riferimento alla posizione delle
società che si sono avvalse dell’opera dell’organizzazione,
molte delle stesse risultano oggi in fallimento o in
liquidazione. Le somme complessivamente richieste quali
finanziamenti, per il tramite del sodalizio criminale, ammontano
a oltre 300 milioni di euro. Gli accertamenti della Guardia di
Finanza nei confronti di Domenico Marcuccio non si sono limitati
alle vicende oggetto di indagine, ma sono stati rivolti anche
alla sua posizione fiscale. I militari, nei confronti della sua
ditta individuale, infatti, nel 2013 hanno contestato
un’evasione fiscale di oltre 6 milioni di euro, realizzata anche
mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per
oltre 3 milioni€. I finanzieri, nella circostanza, hanno
eseguito un decreto di sequestro, emesso dall’Autorità
Giudiziaria etnea, di beni e attività finanziarie per circa 1,6
milioni€.
Catania - Comandante Interregionale dell’Italia
Sud-Occidentale, Generale di Corpo d’Armata Filippo Ritondale,
visita Comando Provinciale Guardia Finanza Catania. L’alto
ufficiale, accompagnato dal Comandante Regionale Sicilia,
Generale di Divisione Ignazio Gibilaro, si è intrattenuto con
una rappresentanza di ufficiali, ispettori, sovrintendenti,
appuntati e finanzieri del Comando Provinciale etneo, e con i
delegati dell’organo di rappresentanza militare e della locale
Sezione ANFI. Il Generale Ritondale, nel corso dell’incontro,
ha rivolto parole di compiacimento per l’encomiabile attività
svolta dalla Guardia di Finanza di Catania a tutela della
legalità e a presidio degli interessi economico-finanziari del
Paese, con particolare riferimento agli importanti risultati
raggiunti nella lotta all’evasione fiscale, nel contrasto allo
sperpero di denaro pubblico e nella lotta alla criminalità
organizzata. Il Comandante Provinciale di Catania, Col. t.ST
Roberto Manna, a nome di tutte le Fiamme Gialle etnee, ha
ringraziato il Comandante Interregionale per la visita e per le
parole di apprezzamento. La visita nel capoluogo etneo è
proseguita con l’incontro con il Prefetto di Catania, S.E. Maria
Guia Federico, ed il Procuratore della Repubblica, Dott.
Giovanni Salvi. Il Comandante Interregionale nel pomeriggio si è
recato a Carlentini per partecipare alle esequie della consorte
del Maresciallo Cascone, che ieri era tragicamente scomparsa.
Catania – GdF scopre corriere con cocaina in autostrada.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un
importante servizio a contrasto del traffico di sostanze
stupefacenti, individuando e sequestrando, nella tarda serata di
ieri, nei pressi del casello autostradale di Giardini Naxos,
oltre 440 grammi di cocaina. I militari del Compagnia di Riposto
stavano effettuando controlli stradali lungo la direttrice
Riposto-Giardini Naxos, quando, fermata una Alfa Romeo di colore
amaranto, sono stati insospettiti dal comportamento degli
occupanti del mezzo. I due soggetti, un uomo e una donna, lui di
origine italiana, ma residente da anni in Svizzera, e lei di
origine brasiliana, si sono mostrati subito visibilmente nervosi
ed alle specifiche richieste sulla loro destinazione e sul
motivo del viaggio, hanno fornito ai militari indicazioni assai
confuse e contraddittorie. I finanzieri hanno compreso che i due
potessero avere qualche cosa da nascondere, e si sono risolti
nello svolgere i necessari approfondimenti, sia sulle persone
che sull’automezzo, anche con l’ausilio di un’unità cinofila.
Così, dall’accurata perquisizione personale del soggetto veniva
rinvenuto, occultato all’interno del suo giubbotto, 1 panetto
avvolto in cellophane trasparente. I primi accertamenti svolti
sulla sostanza sequestrata, pari a 430 grammi, hanno consentito
di appurare che si trattasse di pietra di cocaina purissima in
cristalli, mentre sulla persona, occultati all’interno degli
slip, è stata rinvenuta 1 bustina contenente altri 10 grammi di
cocaina pronta per essere ceduta. Il soggetto è stato tratto in
arresto e associato al carcere di Messina a disposizione della
locale Autorità Giudiziaria, mentre la donna è risultata
completamente estranea ai fatti. Lo stupefacente sequestrato,
dopo il processo di raffinazione e taglio, avrebbe fruttato
circa 2 chilogrammi di cocaina, che immessi sul mercato catanese
avrebbero fruttato, al dettaglio, oltre centosessantamila euro.
Catania - GdF scopre azienda on line sconosciuta a fisco, evade
2,7 milion€.
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, a seguito di una verifica fiscale conclusa nei confronti di
un’impresa individuale, risultata completamente sconosciuta al fisco
ed operante nel commercio on line di integratori alimentari, hanno
eseguito un sequestro di beni e di disponibilità finanziarie.
La ditta è stata individuata in quanto non risultava presentata
alcuna dichiarazione fiscale né risultavano versamenti di imposta
all’Erario. Tuttavia, il tenore di vita del titolare era
particolarmente agiato, pur in assenza di altre forme di reddito
idonee a sostenerlo. I Baschi Verdi del Gruppo di Catania, sin dalle
prime fasi del controllo hanno visto chiaro che l’azienda fosse
condotta senza porre in essere adempimenti fiscale. I finanzieri
hanno rilevato la totale assenza della documentazione contabile
normalmente prevista (registri, bollettari, fatture, ecc.),
rinvenendo, invece, un copioso carteggio extracontabile
(corrispondenza commerciale, note manoscritte, ecc.). i militari
hanno pertanto proceduto alla ricostruzione del volume dei ricavi
realizzato dalla ditta attraverso l’esame accurato dei dati
scaricati dal sito internet dell’azienda con il quale esercitava
l’e-commerce nonché dall’acquisizione dei movimenti dei conti
correnti e di deposito in uso all’imprenditore ed alla ditta stessa.
Lo sviluppo e l’analisi degli elementi acquisiti ha consentito di
scoprire un’evasione d’imposta, per il periodo dal 2009 al 2012, di
oltre 2,7 milioni di euro. E’ così scattata la denuncia per reati
fiscali alla Procura della Repubblica di Catania, che, a garanzia
dei crediti vantati dall’Erario, ha emesso un decreto di sequestro
preventivo per equivalente dei beni patrimoniali riconducibili
all’imprenditore.
Catania
– GdF trova
corrieri con 3 kg ½ cocaina in auto. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un importante
servizio a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, individuando
e sequestrando, alle prime luci del giorno all’alba, nei pressi del
casello autostradale di Catania – San Gregorio, oltre tre chili e mezzo
di cocaina. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria stavano
effettuando controlli alla barriera autostradale, monitorando i veicoli
in entrata verso la città etnea quando, fermata una Ford Mondeo di
colore blu, sono stati insospettiti dal comportamento degli occupanti
del mezzo. I due soggetti, un uomo e una donna, entrambi albanesi, si
sono mostrati subito visibilmente nervosi ed alle specifiche richieste
sulla loro destinazione e sul motivo del viaggio, hanno fornito ai
militari indicazioni assai confuse e contraddittorie. I finanzieri
hanno compreso che i due potessero avere qualche cosa da nascondere, si
sono risolti nello svolgere i necessari approfondimenti, sia sulle
persone che sull’automezzo. I Baschi Verdi dall’accurato controllo del
veicolo, hanno rinvenuto, ben occultati nei vani laterali del
bagagliaio, 7 panetti avvolti in cellophane trasparente. I primi
accertamenti svolti sulla sostanza sequestrata, pari a 3,6 chilogrammi,
hanno consentito di appurare che si trattasse di cocaina purissima. I
due albanesi sono stati, quindi, arrestati e associati al carcere di
Piazza Lanza a disposizione della locale Autorità Giudiziaria. I
militari stanno ora svolgendo ulteriori indagini per individuare i
destinatari della sostanza stupefacente. Gli investigatori ritengono,
che i due albanesi, trovati a seguito di perquisizione in possesso anche
di 1.600 euro in contanti, possano aver avuto il ruolo di meri
“corrieri” e già ricompensati per l’attività con tale somma di denaro.
Lo stupefacente sequestrato, molto probabilmente destinato proprio al
mercato catanese, avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre seicentomila
euro.
Catania - GdF
scopre magazzino-deposito 23mila i falsi d’autore. All’apparenza
sembrava un normale ingrosso di abbigliamento con prodotti provenienti
dalla Cina esposti per la vendita. Invece, dopo un’accurata ispezione, i
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania
hanno scovato, abilmente celato tra le scaffalature, un vero e proprio
grande magazzino del falso. Un primo locale, ricavato all’interno
dell’esercizio commerciale, era adibito a showroom per l’esibizione del
campionario dell’abbigliamento contraffatto, destinato prevalentemente
ad ambulanti di origine extracomunitaria del capoluogo e della provincia
etnea, per la selezione e la successiva ordinazione dei prodotti. Le
successive operazioni di perquisizione eseguite nella struttura hanno
consentito di rivelare, al piano superiore, raggiungibile attraverso un
montacarichi interno, un altro locale dove era stoccata la gran parte
degli oltre 23.000 capi d’abbigliamento recanti marchi illecitamente
riprodotti sottoposti a sequestro. Ma l’attività investigativa dei
militari del Gruppo di Catania non si è limitata al rinvenimento della
merce contraffatta. Infatti, grazie all’attenta analisi dell’enorme
quantità di merce ivi custodita, è stato scoperto anche un abile sistema
utilizzato dai commercianti cinesi per cercare di superare i sempre più
stringenti controlli effettuati all’atto dell’importazione in Italia da
parte dell’Agenzia delle Dogane e dalle stese Fiamme Gialle. Alcune
migliaia dei prodotti sottoposti a sequestro non recavano, a un primo
esame, alcuna particolare marca, ma una curiosa applicazione di stoffa,
apparentemente di decoro del capo di vestiario. La rimozione di
quest’ultima, invece, ha consentito di disvelare l’illecita apposizione
dei loghi e dei marchi delle più note griffes del mondo della moda:
ARMANI, LIU JO, VERSACE, GURU e FRUTTA, solo per citare i principali.
La gran parte del materiale sottoposto a sequestro è costituito da
jeans, pantaloni, tute, magliette e felpe, tutti confezionati in modo
del tutto identico ai capi originali, tantoché, sono stati sequestrati
anche oltre 4.000 cartellini contraffatti dei marchi ARMANI e VERSACE
che, una volta apposti sui capi di vestiario, ne avrebbero rappresentato
il “tagliando di qualità”, rigorosamente falso.Al termine
dell’ispezione, la titolare dell’esercizio commerciale è stata
denunciata alla Procura della Repubblica del capoluogo etneo per i reati
di contraffazione, frode in commercio e ricettazione, mentre
l’immissione sul mercato e la successiva vendita dei prodotti
sequestrati avrebbe consentito di realizzare ricavi stimati in oltre 200
mila euro.
Catania
– GDf indagati su bilanci ex sindaco Stancanelli ed altri 19.
A
conclusione di specifiche indagini delegate dalla Procura della
Repubblica etnea ai finanzieri del Comando Provinciale di Catania, le
Fiamme Gialle hanno notificato a 20 amministratori e dirigenti pro
tempore del Comune di Catania gli “Avvisi all’indagato della conclusione
delle indagini preliminari” – in ordine al reato di falso ideologico
commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici – emessi dal
Procuratore Aggiunto, Dott. Michelangelo PATANE’, e dal Sost.
Procuratore, Dott.ssa Alessia MINICO’. Gli investigatori a tutti gli
indagati contestano di aver concorso, a vario titolo, a dissimulare la
reale situazione economico-finanziaria del Comune di Catania alterando
talune poste dei bilanci degli anni 2009, 2010 e 2011, allo scopo di
evitare la dichiarazione dello stato di dissesto finanziario dell’Ente
locale e lo scioglimento del Consiglio Comunale. Interessati dall’avviso
di garanzia sia il Sindaco di Catania pro tempore Raffaele STANCANELLI
che gli Assessori al Bilancio pro tempore, Roberto BONACCORSI e Gaetano
RIVA e il responsabile pro tempore della Direzione Ragioneria Generale
del Comune, Giorgio SANTONOCITO. Gli altri indagati hanno tutti svolto,
in quegli anni, le funzioni di dirigenti del Comune etneo; si tratta, in
particolare, di: Pietro BELFIORE (Direttore pro tempore della “Direzione
Sviluppo Attività Produttive e Turistiche – Partecipate”); Biagio LIPERA
(Direttore pro tempore della “Direzione Sviluppo Attività Produttive e
Partecipate”); Marco PETINO (Direttore pro tempore della “Direzione
Patrimonio, Espropriazione, Provveditorato ed Economato”); Orazio
PALMERI (Direttore pro tempore della “Direzione Patrimonio,
Provveditorato ed Economato”); Valerio FERLITO (Direttore pro tempore
della “Direzione Risorse Umane ed Organizzazione – Controllo di
Gestione”); Annamaria LI DESTRI (Direttore pro tempore della “Direzione
Ecologia ed Ambiente”); Alessandro MANGANI (Direttore pro tempore della
“Direzione Corpo Polizia Municipale”); Nunzio PASTURA (Direttore pro
tempore della “Direzione Lavori Pubblici e Manutenzioni”); Maria Luisa
AREDDIA (Direttore pro tempore della “Direzione Lavori Pubblici e
Manutenzioni, SS.TT., Servizi Cimiteriali”); Gabriella SARDELLA
(Direttore pro tempore della “Direzione Urbanistica e Gestione del
Territorio”); Roberto POLITANO (Direttore pro tempore della “Direzione
Sviluppo Attività Produttive”); Augusta MANUELE (Direttore pro tempore
della “Direzione Pubblica Istruzione”); Paolo ITALIA (Direttore pro
tempore della “Direzione Pubblica Istruzione”); Giovanni TOMASELLO
(Direttore pro tempore della “Direzione Manutenzione e Servizi
Tecnici”); Corrado PERSICO (Direttore pro tempore della “Direzione
Politiche Sociali e per la famiglia”); Salvatore COSTANZO (Direttore pro
tempore della “Direzione Cultura”). I militari del Nucleo di polizia
tributaria di Catania nel corso delle indagini hanno proceduto, su
delega dell’A.G. procedente, all’acquisizione di un’ingente mole di
documentazione presso vari uffici del Comune nonché presso le sedi delle
principali aziende dallo stesso partecipate. Nel contempo, allo scopo di
svolgere una compiuta analisi della documentazione acquisita, tenuto
conto della specificità delle regole di contabilità previste dal Testo
Unico Enti Locali, la Procura ha nominato, quale consulente tecnico, un
Professore ordinario di “Economia ed Amministrazione delle Aziende
Pubbliche” presso l’Università degli Studi di Palermo. L’esame svolto ha
consentito di evidenziare significative anomalie nella formazione e
nell’approvazione dei documenti contabili in argomento, con specifico
riferimento a: appostamento in bilancio di ingenti quote di “residui
attivi” risalenti nel tempo e di dubbia esigibilità, per un importo
complessivi di oltre 270 milioni di euro;“debiti
fuori bilancio” per oltre 78 milioni di euro, la cui certezza in ordine
alla manifestazione finanziaria avrebbe dovuto indurre l’Amministrazione
comunale all’individuazione delle necessarie coperture;disallineamenti
contabili emergenti tra i valori iscritti in bilancio dall’ente locale
controllante (Comune di Catania) rispetto a quelli rilevati nei bilanci
delle società partecipate per circa 34 milioni di euro; classificazione
di somme, pari a circa 20 milioni di euro, nell’ambito di voci di
bilancio dalle quali non emergeva la loro natura di passività.
Catania –
GdF maxi sequestro marijuana a Brucoli: 1.920 kg, 3 in manette. Si
tratta di D.A. 29enne, autista del camion, e dei due occupanti
del SUV, F. G. 50enne e C.G. 54enne. Lo stupefacente era
destinato al mercato catanese ed altre province Sicilia. .’operazione è
stata della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Catania. I
militari, nell’ambito delle attività volte alla repressione del traffico
di sostanze stupefacenti disposte dal Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, hanno organizzato servizi di controllo dinamico
del territorio al fine di prevenire illeciti nelle zone balneari
soprattutto in concomitanza con la stagione estiva. I Baschi Verdi, nel
corso della mattinata del 20 giugno, hanno posto l’attenzione su 1
camion che stava percorrendo una strada secondaria nei pressi di Brucoli
(Augusta Sr). L’automezzo era preceduto, a debita distanza, da un SUV
che fungeva da vera e propria staffetta. I finanzieri, insospettiti
dalla situazione, hanno intimato l'alt al conducente del camion. I
militari del Nucleo di polizia tributaria di Catania si sono resi conto
del fare impacciato e nervoso, dell’autista ed hanno iniziato
un'ispezione accurata del mezzo rinvenendo 87 sacchi di plastica e iuta
contenenti marijuana, per un quantitativo complessivo di 1.920 kg..
L’ingente carico di stupefacente era stato ben occultato con scatole
vuote che ne rendevano difficile l'individuazione a prima vista. I tre
soggetti, tutti residenti a Catania e già noti per i medesimi reati,
sono stati tratti in arresto per il reato di cui all'art. 73 del DPR
309/90 (detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio) e
reclusi presso la casa circondariale di Siracusa. Il rilevante sequestro
effettuato dai finanzieri di Catania conferma un dato che già diverse
inchieste hanno potuto acclarare, come la costa orientale della Sicilia
rappresenti un’importante porta d'accesso per il narcotraffico
effettuato via mare. I sacchi di plastica contenti lo stupefacente
sequestrato riportavano evidenti tracce di acqua marina e sabbia, prova
del fatto che l’ingente carico era arrivato via mare poco tempo prima
del sequestro. I numerosi sequestri effettuati negli ultimi mesi,
tuttavia, testimoniano che i dispositivi di controllo risultano efficaci
e adeguati a contrastare il particolare fenomeno. Lo stupefacente
sequestrato avrebbe fruttato alla criminalità catanese introiti per
quasi 20 milioni di €.
Catania – Fondi
comunitari in agricoltura,
Gdf scopre illeciti:
13 misure.
I militari del Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, in esecuzione di
un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal
GIP del Tribunale di Caltagirone, dott.
Salvatore Acquilino, su richiesta del
Procuratore della Repubblica, dott. Francesco
Puleio, e dal Sostituto Procuratore, dott.ssa
Ilaria Corda, hanno tratto in arresto 13
soggetti (8 in carcere e 5 ai domiciliari) per
associazione a delinquere finalizzata alla
illecita percezione di aiuti comunitari
all’agricoltura. I Baschi verdi, nel complesso
hanno denunciato 29 persone, tra cui interi
nuclei familiari che, negli anni dal 2008 al
2013, hanno percepito indebitamente oltre
1.500.000 euro di contributi. Tra gli arrestati,
i responsabili di 3 Centri di Assistenza
Agricola (CAA) che hanno omesso di eseguire i
previsti controlli sulle domande presentate,
attestandone falsamente la regolarità e
contribuendo alla commissione delle frodi da
parte dei percettori. Le indagini sono state
condotte dai finanzieri della Compagnia di
Caltagirone, durante circa un anno, ed hanno
preso avvio dalla denuncia presentata dal
proprietario di un terreno che, rivoltosi ad un
Centro di Assistenza Agricola per presentare la
domanda di aiuti per l’agricoltura, aveva
scoperto che il suo fondo era già stato
destinatario di incentivi. Le attività
investigative delle Fiamme Gialle calatine si
sono concentrate sul controllo di centinaia di
fascicoli aziendali ed hanno consentito di
evidenziare la presenza di un gruppo
affaristico-criminale ben organizzato, che si
sarebbe avvalso di una fitta rete di complicità
di operatori dei Centri di Assistenza Agricola
al fine di beneficiare dei contributi. Gli
indagati, infatti, interrogavano le banche-dati
dei CAA per individuare le particelle catastali
dei terreni non ancora utilizzati per
l’ottenimento degli aiuti. Acquisite le
informazioni necessarie, riproducevano fittizi
contratti di affitto e/o di comodato con
soggetti del tutto ignari e, in taluni casi,
addirittura deceduti, intestandoli a persone
compiacenti. I Responsabili dell’organizzazione,
infatti, reclutavano individui (tutti indagati)
che, dietro corrispettivo di 1.000 euro circa,
consegnavano copia dei propri documenti di
riconoscimento necessari per le istanze di
accesso ai finanziamenti. I finanzieri hanno
scoperto che tra le particelle utilizzate, oltre
a quelle di privati cittadini, vi erano anche
quelle di proprietà del Demanio della Regione
Siciliana e di numerosi Enti locali, tra cui il
Comune di Butera (CL), Caltagirone (CT), Gela (CL),
Termini Imerese (PA) e Trapani (TP), che,
ovviamente, non avevano mai concesso l’uso di
tali fondi agricoli.I maldestri, al fine di
mascherare la frode, inoltre, secondo gli
investigatori avrebbero usato terreni che
venivano trasferiti di anno in anno da un
indagato all’altro, attraverso cessioni
incrociate, in modo da non far risultare lo
stesso beneficiario per il medesimo fondo
agricolo. I militari hanno evidenziato che sono
state costituite ad hoc decine di imprese
agricole che hanno gestito “cartolarmente”, per
ogni annualità (campagna agricola), oltre 1.500
ettari di terreno.I Baschi Verdi, nel corso
dell’indagine hanno accertato che il sodalizio
criminale aveva presentato anche per l’anno 2014
domande di pagamento di contributi all’AGEA per
circa un milione di euro. Sono state, pertanto,
avviate le procedure per il blocco di tali
erogazioni.Sono in corso di esecuzione, infine,
provvedimenti di sequestro di immobili, terreni,
autoveicoli, quote societarie e denaro per
garantire il recupero delle somme indebitamente
percepite dagli indagati.
Catania
- Gdf Operazione “Fiume Giallo”: alloggi
fatiscenti, sequestro 4 milioni di pezzi, 11
denunciati. I militari del Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di nell’ambito dei servizi
volti alla repressione della contraffazione e alla
tutela della sicurezza dei prodotti, hanno concluso
una complessa attività investigativa con il
sequestro di merce per oltre 4 milioni di pezzi e la
denuncia all’Autorità Giudiziaria di 11 imprenditori
cinesi. Si tratta di uno dei più rilevanti sequestri
effettuati dalla Guardia di Finanza a livello
nazionale. L’operazione “Fiume Giallo” sviluppata
dai finanzieri del Gruppo di Catania ha consentito
di individuare, nella zona industriale del capoluogo
etneo, un vero e proprio centro di stoccaggio e di
distribuzione di merci di provenienza cinese,
realizzato in un grande capannone di oltre 2.000 mq,
condotto regolarmente in affitto da un imprenditore
sinico. I Baschi Verdi, durante il controllo hanno
accertato che il titolare aveva ricavato nel
fabbricato ben 18 box, delimitati da una recinzione
metallica, che successivamente ha provveduto a
subaffittare in nero, come depositi di merce, ad
altri connazionali proprietari di negozi concentrati
prevalentemente nelle zone di via Archimede e di via
Giordano Bruno, le “China town” catanesi. I
riscontri hanno impegnato i finanzieri per diversi
giorni. I militari hanno eseguito verifiche su tutta
la merce rinvenuta nei singoli box, costituita
prevalentemente da giocattoli, articoli da
ferramenta e capi di vestiario, tutti rigorosamente
di produzione cinese, destinata agli scaffali dei
negozi e agli ambulanti in tutta l’area etnea. I
finanzieri, tra i prodotti contraffatti, in
particolare, hanno sequestrato giocattoli di
personaggi “Walt Disney”, “Dragon Ball”, “Spiderman”
e “Hello Kitty”, ovvero articoli sportivi, tra i
quali capi di abbigliamento e palloni recanti i
marchi delle squadre del campionato italiano di
Serie A, ovviamente Calcio Catania su tutti. I
Baschi Verdi hanno trovato oggetti con marchi
illecitamente riprodotti, ed anche una vastissima
gamma di beni non certificati e sprovvisti del
marchio CE, tra cui occhiali da vista, tutori e
supporti ortopedico-sanitari, apparecchiature
elettriche ed elettroniche, venduti mediamente a
prezzi irrisori rispetto a quelli originali ed
ufficiali posti in commercio sul mercato nazionale
attraverso i regolari canali di vendita. I militari,
al termine dell’ispezione hanno sequestrato oltre 4
milioni di articoli per irregolarità inerenti alla
tutela del marchio o all’assenza della marcatura CE.
I tutori dell’ordine hanno denunciato alla Procura
della Repubblica di Catania gli 11 imprenditori
cinesi, affittuari dei box in cui era detenuta la
merce irregolare e segnalato alla locale Camera di
Commercio per l’applicazione di sanzioni
amministrative per oltre 600 mila €. L’immissione
sul mercato e la successiva vendita dei prodotti
sequestrati avrebbe consentito ai responsabili di
realizzare ricavi stimati per oltre 5 milioni €,
nonché di rifornire i tanti venditori ambulanti
presenti su Catania e provincia. I finanzieri non si
sono limitati al controllo di aspetti economici. I
militari infatti, all’atto dell’accesso nel
capannone industriale, hanno rilevato che i
collaboratori del cinese affittuario avevano
attrezzato, dentro gli ex uffici amministrativi,
degli alloggi di fortuna. Camere da letto
improvvisate, con brandine, comodini, cuscini e
coperte, nonché una cucina, con frigoriferi,
congelatori, piatti e quant’altro necessario. I
baschi Verdi hanno constatato le precarie condizioni
igieniche del complesso, ed hanno chiesto
l’intervento dei funzionari dell’Azienda Sanitaria
Provinciale di Catania. Gli accertatori hanno
riscontrato violazioni amministrative connesse alla
promiscuità fra l’area lavorativa e residenziale,
nonché gravi carenze igienico-sanitarie. I militari
hanno poi esteso le verifiche nella zona magazzino
ai fini della normativa in materia di sicurezza e
salubrità dei luoghi di lavoro, riscontrando
l’inadeguatezza dell’impianto antincendio presente,
non più a norma rispetto alle abusive modifiche
strutturali operate nel deposito. La lotta alla
contraffazione ed i controlli in materia di
sicurezza dei prodotti continuano a costituire un
obiettivo prioritario per la Guardia di Finanza
nell’ottica di garantire la massima tutela del
cittadino consumatore e il corretto andamento
dell’economia. I militari con la sottrazione dal
mercato nero di notevoli quantità di merce illecita
puntano alla lotta dell’abusivismo commerciale, in
quanto comporta concrete difficoltà di
approvvigionamento per i venditori ambulanti.
Operazione Civita 5 arresti per usura 160%, usato anche un ragazzino
durante i ricatti
Catania
- (video
estorsione ed operazione) GdF
Operazione Civita 5 arresti per usura 160%, usato
anche un ragazzino durante i ricatti.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, coordinati dal pool
contro i reati di usura ed estorsione della Procura
della Repubblica, nella mattinata hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei
confronti di 5 soggetti catanesi, responsabili, a
vario titolo, dei reati di usura ed estorsione. Si
tratta, in particolare, di: Felice PAPASERIO,
39enne nato a Catania, dipendente di un’azienda di
trasporti, pregiudicato per i medesimi reati;
Antonino Giuseppe La Rosa (detto “Antonello”),
39enne nato a Catania, dipendente di una cooperativa
di gestione parcheggi, già noto; Francesco
Mirabella, 56enne nato a Catania già noto;
Lorenzo SAITTA (detto“il vecchio”),
78enne nato a Catania pensionato, per i medesimi
reati; Alfio Alessandro BASILE, 48enne nato a
Catania commerciante, già noto. Le indagini sono
state avviate a seguito di denunce presentate da
alcuni commercianti catanesi. Le vittime supportate
da una locale associazione antiracket
(Associazione Antiracket Antiusura Etnea), hanno
deciso di raccontare le prevaricazioni che subivano
ormai da diversi anni ad opera di alcuni “strozzini”
operanti nei quartieri “Civita”, “San Cristoforo” e
“San Berillo” di Catania. Le investigazioni,
condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania, si sono avvalse sia di
attività tecniche di intercettazione audio/video che
di osservazioni e pedinamenti sul territorio. I
Baschi Verdi hanno raccolto importanti elementi di
prova nei confronti della rete di usurai, che aveva
applicato tassi d’interesse pari, in alcuni casi, al
160% annuo. I ruoli all’interno della consorteria
criminale sarebbero, secondo gli investigatori così
suddivisi: SAITTA (“il vecchio”) e PAPASERIO
erano coloro che finanziavano l’attività illecita,
mentre gli altri componenti (LA ROSA, MIRABELLA e
BASILE) si sarebbero occupati di individuare “i
clienti”, soprattutto fra i piccoli commercianti
in difficoltà economica, e della riscossione delle
rate settimanali. SAITTA e LA ROSA, inoltre,
avrebbero posto in essere anche le attività
estorsive finalizzate a intimorire i soggetti
vessati per “convincerli” ad onorare gli impegni di
pagamento. Dall’attività investigativa è emerso che
LA ROSA (detto “Antonello”), in più
occasioni, si è recato anche dentro una chiesa per
intimare, lontano da occhi indiscreti, ad una
propria vittima la corresponsione dei debiti
scaduti. Lo stesso LA ROSA, sempre per non destare
particolari sospetti, avrebbe sfruttato il proprio
figlio di appena 13 anni per condurre le illecite
attività. Il soggetto sarebbe stato solito inviare
il minore presso gli usurati per riscuotere le rate
settimanali. Il personaggio, si faceva accompagnare
quando doveva recarsi dalle proprie vittime per
minacciarle. I finanzieri, nel corso delle indagini
hanno acclarato 25 episodi di usura e 2 di
estorsione in danno di altrettanti soggetti, mentre
altri casi non sono stati contestati per la mancata
individuazione delle vittime. I prestiti pattuiti
variavano dalle poche centinaia ad alcune migliaia
di euro, corrisposti sempre e solo con denaro
contante. I finanzieri hanno schematizzato
l’articolato sistema finanziario illecito: veniva
prestato denaro contante con l’obbligo di
restituzione, entro le 14 settimane successive, con
rate settimanali pari al 10% del capitale;
successivamente, considerato che il più delle volte
le vittime non erano in grado di far fronte ai
pagamenti dovuti, procedevano alla
ricapitalizzazione del debito. L’usuraio prestava
un’ulteriore somma in contanti per far fronte al
debito originario, trattenendo per sé l’importo e
costringendo l’usurato a pagare rate settimanali per
restituire una cifra ancora maggiore.
Catania
–
(video
operazione)Gdf operazione Scarface: 11 ordinanze per amici
Mazzei, coinvolto 1 finanziere. I Baschi Verdi,
alle prime luci dell’alba hanno avviato l’operazione
antimafia. La Guardia di Finanza di Catania ha
agito nei confronti di personaggi ritenuti
appartenenti al noto clan Mazzei, “carcagnusi”. I
finanzieri hanno eseguito misure di custodia
cautelare e sequestri di società e beni immobili per
oltre 65 milioni di euro. Complessivamente, il provvedimento di
custodia cautelare personale in carcere è stato
emesso nei confronti dell’organizzazione ed ha
interessato i seguenti soggetti, ritenuti
responsabili, a vario titolo, del reato di
associazione a delinquere di tipo mafioso,
finalizzata al compimento di estorsioni, bancarotte
fraudolente e trasferimenti fraudolenti di valori:
Sebastiano MAZZEI,44enne nato a Catania;
Gaetano CANTARELLA, 61enne nato a Catania;
Francesco Ivano CERBO,
53enne nato a Livigno (SO); William Alfonso CERBO,
31enne nato a Catania; Cirino Antonio D’ASSERO,
44enne nato a Livorno Ferraris (VC); Gabriele
Santi DI GRAZIA, 32enne a Catania; Michele
DI GRAZIA, 24enne nato a Catania; Angelo
FINOCCHIARO, 66enne nato ad Acicatena (CT);
Carmelo PANEBIANCO, 53enne nato a Catania; Luigi
ZENNARO, 54enne nato a Catania; Francesco
CACCAMO, 53enne nato a Palermo. Le Fiamme
Gialle, nel corso delle indagini hanno scoperto
altresì il contributo causale all’associazione di
stampo mafioso fornito da un ispettore della Guardia
di Finanza, il Luogotenente Francesco Caccamo, in
servizio al Gruppo di Catania. Il militare è stato
oggetto di provvedimento di custodia cautelare in
carcere.
I particolari dell’operazione illustrati nel corso
di una conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la
Procura della Repubblica di Catania, alla quale ha
partecipato il Procuratore della Repubblica, Dott.
Giovanni Salvi. I militari del Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio
di uomini dello SCICO di Roma ed elicotteri della
Sezione Aerea di Catania, a conclusione di una
complessa indagine antimafia, hanno eseguito la
misura cautelare personale e reale nei confronti dei
presunti appartenenti al clan Mazzei-Carcagnusi.
L’operazione ha tratto origine dalle attività svolte
nell’ambito della indagine “Reset” che, nel novembre
del 2013, aveva portato all’arresto di 24 componenti
del clan Santapaola, cosiddetto “Gruppo della
Stazione”. In quel contesto erano emersi specifici
elementi relativi alla riconducibilità di alcune
attività economiche, tra cui una nota discoteca
catanese, alla famiglia mafiosa dei Mazzei (“Carcagnusi”),
operante in Catania. Le attività investigative,
coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia
etnea, hanno consentito di definire i contorni
dell’associazione mafiosa ed i reati commessi dai
suoi membri (intestazione fittizia di beni,
bancarotta fraudolenta ed estorsione) nonché di
risalire all’articolato reticolo di interessi
economici e finanziari del clan. I finanzieri, anche
attraverso il ricorso ad attività tecniche, hanno
ricostruito la trama degli affari illeciti
dell’organizzazione criminale, sia con riferimento
ai reati più tipici e diffusi (ad esempio, il racket
nei confronti degli imprenditori), sia con riguardo
agli aspetti inerenti alla sua capacità di
penetrazione nell’economia legale mediante
investimenti di capitali.Le indagini, oltre ad
individuare le metodologie di acquisizione delle
attività economiche per il tramite dell’arruolamento
di prestanome, hanno consentito di accertare alcuni
casi di bancarotta fraudolenta ai quali è stata
contestata per la prima volta dalla Procura catanese
l’aggravante dei metodi mafiosi. I Baschi Verdi
hanno accertato che componenti dell’organizzazione
mafiosa preposti alla gestione degli affari
economici del clan, dopo aver fittiziamente creato,
anche nel centro e nel nord Italia, alcune società
operanti per lo più nei settori dell’edilizia e
delle lavorazioni tessili, intestandone le quote a
semplici prestanome, provvedevano all’acquisto di
prodotti e materiali per rilevanti importi senza
adempiere ai relativi pagamenti, facendo leva sul
potere di intimidazione derivante dal vincolo
mafioso. I militari hanno accertati episodi di
violenza e minaccia sia nei confronti di fornitori i
quali avevano chiesto i pagamenti della merce
venduta, che di clienti ai quali non era stata
emessa la fattura fiscale. Il sistema così ideato,
operando a monte (acquisti di merce non pagata) e a
valle (vendite in nero), realizzava l’illecito
arricchimento degli associati ed il progressivo
depauperamento delle società, fino al loro
fallimento. I Baschi Verdi ritengono che al vertice
dell’organizzazione sia Sebastiano Mazzei, figlio di
Santo Mazzei, reggente dell’omonimo clan detto anche
“dei carcagnusi, già sottoposto alla misura di
prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo
di soggiorno ed attualmente ricercato. Gli
accertamenti patrimoniali hanno permesso
l’individuazione e il sequestro di un ingente
patrimonio, stimato in oltre 65 milioni di euro,
costituito da beni mobili e immobili: società di
costruzioni, ville, magazzini, un lido balneare e
una discoteca. Un distinto filone investigativo,
collegato all’operazione sopradescritta, ha fatto
emergere le posizioni - estranee alle vicende
mafiose del clan – di cinque finanzieri in servizio
a Catania. I militari, nei cui confronti è stata
disposta la misura degli arresti domiciliari, si
sono resi responsabili di false attestazioni e
omissioni nel corso di un’operazione di polizia
giudiziaria a contrasto dello spaccio di sostanze
stupefacenti.
Catania–
Microspie e videosorveglianza per GdF, operazione
Tabula rasa: droga 9 ordinanze.
(video
operazione)Si tratta di
Roberto La Spina.
60 finanzieri del Comando Provinciale di Catania di
mattina, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di
misure cautelari, emessa dal GIP del Tribunale di
Catania, su richiesta della Procura Distrettuale
Antimafia Etnea, nei confronti di 9 soggetti,
indagati per i reati di detenzione illecita e
vendita di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno
ricostruito nel dettaglio un’articolata attività di
spaccio di sostanze stupefacenti che aveva la sua
base logistica nell’abitazione di Roberto La Spina,
già sottoposto agli arresti domiciliari. I militari,
all’interno dell’abitazione, hanno trovato un vero e
proprio laboratorio, in cui venivano, dapprima
lavorate e “tagliate” le sostanze stupefacenti, tipo
marijuana e cocaina, per poi essere cedute ai
coindagati, i quali mettevano lo stupefacente in
vendita sulle piazze di Giarre, Riposto, Taormina,
Giardini Naxos ed altre località limitrofe della
zona ionica. I Baschi Verdi della Compagnia della
Guardia di Finanza di Riposto, nel corso delle
attività investigative, hanno collocato,
nell’abitazione del La Spina, delle microspie che
hanno consentito di ascoltare e documentare tutte le
conversazioni intercorse tra il soggetto ed i suoi
complici, durante i loro incontri, in cui
organizzavano gli illeciti traffici e decidevano le
zone e le modalità di spaccio. Un sistema di
videosorveglianza, posizionato all’esterno
dell’immobile, ha permesso di identificare tutti i
soggetti coinvolti nell’attività criminale, nonché
di svolgere servizi di pedinamento degli stessi. Il
GIP ha disposto la misura della custodia cautelare
in carcere nei confronti di 7 indagati e quella
degli arresti domiciliari nei confronti di altri 2.
I finanzieri della Compagnia di Riposto, della
Tenenza di Acireale e della Brigata di Bronte, con
il supporto di pattuglie della Compagnia di Taormina
e di 3 unità cinofile antidroga del Gruppo di
Catania, hanno anche proceduto a contestuali
perquisizioni personali e domiciliari, su decreto
della Procura Distrettuale Antimafia di Catania.
Catania –
Finanza scopre pensionata 70enne miliardaria evasore 1,5
milioni€.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, a
conclusione di un’attività investigativa per il
contrasto dell’evasione immobiliare, hanno scoperto una
pensionata catanese ultrasettantenne, titolare di 90
immobili, che ha sottratto al fisco, solo negli ultimi 5
anni, circa 1,5 milioni di euro.
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito delle iniziative volte al
monitoraggio dei grandi patrimoni immobiliari, hanno
individuato, tra le altre, la posizione dell’anziana
signora che, dopo la morte del coniuge, un imprenditore
catanese, ha ereditato un cospicuo numero di case,
appartamenti, locali commerciali e capannoni, compresi
immobili di pregio ubicati anche nelle vie più centrali
e note di Catania. I Baschi Verdi, con approfondimenti
hanno evidenziato che la pensionata presentava
dichiarazioni dei redditi con importi irrisori rispetto
al valore del patrimonio detenuto. Infatti, in esse
confluivano esclusivamente la pensione di reversibilità
di 500€ mensili e redditi da fabbricati per soltanto 150
mila €. Lo sviluppo delle investigazioni, mediante
l’incrocio delle informazioni disponibili alle banche
dati ed il ricorso alle indagini bancarie, ha fatto
emergere un quadro di diffusa evasione fiscale, di
locazioni in nero, di abusi edilizi mai sanati e di
violazioni amministrative connesse alla gestione degli
affitti. I militari hanno accertato locazioni
completamente in nero, senza contratto di affitto, di
ben 29 immobili, i cui canoni, mensilmente percepiti,
non sono mai confluiti nelle dichiarazioni fiscali
presentate. Inoltre, alcune di queste proprietà,
catastalmente dichiarate quali sottotetti o cantine,
erano finanche prive dei requisiti di abitabilità.
Alcuni beni sono risultati oggetto di regolari contratti
di locazione, puntualmente registrati, ma gli importi
indicati erano di gran lunga inferiori a quelli
effettivamente corrisposti dai locatari per la
conduzione degli stessi. Fra questi immobili, il caso
più eclatante è stato quello di due capannoni, per una
superficie commerciale di oltre 2000 mq, affittati
regolarmente a una società catanese e utilizzati quali
deposito di merce. I 42 mila euro annui pattuiti nel
contratto stipulato e debitamente registrato non sono
però mai stati dichiarati dall’anziana contribuente, in
quanto i fabbricati, come emerso dagli accertamenti
svolti, sono risultati abusivi, mai condonati e mai
accatastati. Così nelle dichiarazioni confluiva la sola
rendita di poche centinaia di euro derivante dalla
tassazione del terreno agricolo su cui i capannoni erano
stati edificati negli anni 80. Dal controllo, inoltre,
sono emerse anche molteplici e ulteriori violazioni
amministrative riguardanti sia l’evasione dell’imposta
di registro, per le locazioni a nero, quantificata in
oltre 16.000€, sia l’omessa denuncia all’Autorità di
Pubblica Sicurezza di cessione di 41 fabbricati, per la
quale è prevista l’applicazione di sanzioni per un
importo massimo di oltre 63.000€. Al termine degli
accertamenti, pertanto, è stata complessivamente
constatata un’evasione fiscale di 1,5 milioni € di
redditi non dichiarati, con la conseguente denuncia
della contribuente all’Autorità Giudiziaria per il reato
tributario di infedele presentazione della dichiarazione
dei redditi. Le Fiamme Gialle stanno svolgendo indagini
sulle posizioni relative ai tributi locali connessi alla
gestione dell’ampio patrimonio immobiliare.
Catania
– GDF sequestra azienda cinese: 40mila articoli
contraffatti. I finanzieri del Comando Provinciale di
Catania, nell’ambito di un’operazione congiunta con gli
uffici dell’INPS, INAIL, ASP, Vigili del Fuoco e Direzione
Territoriale del Lavoro, volta al contrasto delle diverse
forme di illegalità economica, hanno eseguito il sequestro
di 40 mila articoli contraffatti o non sicuri nei confronti
di un imprenditore cinese operante nell’hinterland della
provincia etnea, a cui sono state contestate anche
violazioni per “lavoro nero” e per la sicurezza dei luoghi
di lavoro. Il soggetto è stato individuato grazie al
costante controllo economico del territorio svolto dalle
pattuglie del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania e
dal monitoraggio sempre più capillare sulla presenza degli
esercizi commerciali gestiti da imprenditori di origine
cinese operanti nella provincia. L’attività investigativa ha
permesso di individuare, nella zona commerciale di
Misterbianco, un esercizio commerciale di grandi dimensioni
dedito alla vendita di merce contraffatta e di articoli non
sicuri con falso marchio CE, ma anche la presenza di
dipendenti, tra i quali cittadini italiani, presumibilmente
impiegati in nero. Il conseguente intervento presso il
grande magazzino un vero e proprio megastore di prodotti che
vanno dall’abbigliamento a quelli di più comune utilizzo,
abitualmente visitato da numerosi clienti, ha consentito di
rinvenire capi contraffatti delle migliori griffe nazionali
ed estere, quali Alviero Martini - 1a Classe, Piero Guidi,
Armani, Chanel, Luis Vuitton, Burberry, nonché i marchi
Frutta ed Hello Kitty. I militari hanno anche trovato:
giocattoli e piccoli elettrodomestici non conformi alle
norme comunitarie in materia di sicurezza dei prodotti e
particolarmente scadenti. Le Fiamme Gialle hanno sottoposto
a sequestro oltre 40.000 articoli, sottraendoli così al
mercato del falso e agli ambulanti extracomunitari
abitualmente dediti alla vendita di questi prodotti nei
pressi di Corso Sicilia e dei diversi mercati rionali. Dal
controllo sono emerse molteplici e ulteriori violazioni
amministrative riguardanti sia il personale dipendente che
la normativa sulla tutela della sicurezza dei luoghi di
lavoro. Infatti, il personale dell’INPS, INAIL, Direzione
Territoriale del Lavoro, ASP e Vigili del Fuoco di Catania
intervenuto ha rilevato, in particolare, l’impiego di
quattro lavoratori completamente “in nero” (due italiane e
due cinesi), cioè sprovvisti di un qualsiasi tipo di
contratto di lavoro nonché della relativa posizione
contributiva. Tra questi, è stata identificata una minorenne
cinese senza permesso di soggiorno e per la quale si è reso
necessario l’affidamento a una casa di accoglienza.
L’impiego del 50% della manodopera in nero ha fatto scattare
immediatamente il provvedimento di sospensione
dell’attività. Ancora, è stata constatata l’ostruzione delle
uscite di emergenza, trovate sigillate da catene e
lucchetti, l’impianto elettrico non in regola con la
normativa di settore, nonché la presenza di un
ascensore/montacarichi privo dei requisiti di sicurezza. Al
termine delle operazioni la titolare dell’esercizio
commerciale è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria per
i reati di contraffazione, frode in commercio e sfruttamento
del lavoro clandestino e minorile, nonché segnalata alla
locale Camera di Commercio per violazioni amministrative che
comportano sanzioni sino a 300.000 euro. La sinergia
operativa tra gli organi preposti intervenuti ha permesso di
approcciare secondo moduli trasversali e più efficaci le
attività di controllo nei confronti di commercianti
orientali, particolarmente propensi a operare fuori dalle
regole. Altre ispezioni sono in programma per garantire la
dignità e la sicurezza delle persone impiegate nel mondo del
lavoro ed evitare tragedie come quella di Prato dello scorso
novembre.
Catania
- GdF formazione IRAPS sequestro 431.000€preventivo. Il sequestro è stato disposto in relazione a somme di
denaro, beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa
431.000€ appartenenti a Francesco CAVALLARO (direttore amministrativo
dell’I.R.A.P.S.), Filippa COLOMBINO (legale rappresentante dell’I.R.A.P.S.)
e Concetta CIMINO. Sono stati i militari del Nucleo di Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, coordinato dalla locale
Procura della Repubblica, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo
per equivalente richiesto al G.I.P. Il decreto di sequestro preventivo
per equivalente è stato richiesto al G.I.P. nell’ambito di attività di
indagine che ha interessato l’ente di formazione professionale IRAPS,
aggiudicatario dell’appalto per il servizio di “Rafforzamento delle
capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia
della Regione Siciliana – Procura di Palermo, Tribunale di Catania e
Corte d’Appello di Catania”. Il Procuratore Giovanni Salvi presso la
Procura della Repubblica di Catania alle ore 11,30, presso la Procura
etnea chiarisce i particolari dell’operazione. Uomini del Nucleo di
Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito un
decreto di sequestro preventivo per equivalente emesso dal G.I.P. su
richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania.
Il provvedimento cautelare è stato richiesto nell’ambito di un’indagine
che ha interessato le attività svolte dall’I.R.A.P.S. quale ente
aggiudicatario dell’appalto per l’attuazione del servizio di
“Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per
l’Amministrazione della Giustizia della Regione Siciliana – Procura di
Palermo, Tribunale di Catania e Corte d’Appello di Catania”, appalto del
valore di 1.230.660,00 euro finanziato attraverso il Fondo Sociale
Europeo, avente quale scopo principale quello di fornire a ciascun
Ufficio Giudiziario una struttura organizzativa moderna, in grado di
rispondere alle richieste ed esigenze della cittadinanza e dei diversi
utenti, attraverso una serie di attività volte alla semplificazione,
trasparenza e razionalizzazione dei processi organizzativi interni
nonché alla formazione del personale amministrativo con particolare
riferimento all’utilizzo delle tecnologie informatiche. Le attività
investigative hanno tratto spunto dalla segnalazione effettuata alla
Procura della Repubblica dal Presidente della Corte d’Appello e dal
Presidente del Tribunale di Catania i quali, con note congiunte,
rappresentavano la sostanziale assenza di attività oggetto dell’appalto
e di conseguenti risultati valutabili, nonostante risultassero erogati
fondi pubblici in favore dell’I.R.A.P.S. sulla base di Stati di
Avanzamento Lavori presentati dal predetto ente alla Regione Siciliana.
Gli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza su delega della
Procura della Repubblica di Catania hanno riguardato le attività svolte
dall’I.R.A.P.S. presso gli uffici giudiziari catanesi, con particolare
riferimento allo Stato di Avanzamento Lavori alla data del 31.10.2010.
Le indagini hanno evidenziato che l’ente aggiudicatario dell’appalto,
occultando alla Regione Siciliana il mancato rispetto degli impegni
assunti nell’espletamento delle attività oggetto del servizio, nonché
riportando nel predetto S.A.L. costi relativi a spese non realmente
sostenute alla data del 31.10.2010 o, in taluni casi, addirittura
fittizie, induceva in errore l’ente pubblico sulla effettività delle
attività svolte presso la Corte d’Appello ed il Tribunale di Catania
nonché sul reale sostenimento di parte delle relative spese, così
ottenendo l’erogazione di ulteriori somme, oltre quelle già percepite a
titolo di anticipazione, nonché l’estensione del finanziamento di un
ulteriore quinto del prezzo dell’appalto cui seguiva la corresponsione
di un’anticipazione pari al 50% dell’incremento ottenuto. A tale
condotta, qualificabile come truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche, ha contribuito – secondo le valutazioni della
Procura accolte dal Giudice - CIMINO Concetta, Responsabile Unico del
Procedimento designato dalla Regione Siciliana, avente il compito di
sovrintendere alla regolarità delle attività oggetto di aggiudicazione
da parte dell’I.R.A.P.S. Il sequestro è stato disposto in relazione a
somme di denaro, beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari
a circa 431.000€ appartenenti a Francesco CAVALLARO (direttore
amministrativo dell’I.R.A.P.S.), Filippa COLOMBINO (legale
rappresentante dell’I.R.A.P.S.) e Concetta CIMINO. L’I.R.A.P.S. risulta
già coinvolto nella recente indagine denominata “Pandora” relativa
all’illecita appropriazione di finanziamenti pubblici destinati alla
formazione professionale, indagine che ha determinato l’emissione di
ordinanze di custodia cautelare nei confronti del CAVALLARO e della
COLOMBINO
Catania- Gdf in aeroporto sanziona Cinesi con euro in scatole
cioccolata e pannolini. I Baschi Verdi coordinati dal Tenente Elena
Faganello, Comandante della Tenenza Guardia di Finanza di
Catania-Fontanarossa hanno elevato nel complesso, sanzioni su 700 mila
euro. Il denaro viaggiava verso la Cina per la “festa di primavera”:
il Capodanno. I meccanismi per violare la norma che consente di portare
all'estero più di 10mila euro sono stati scoperti della guardia di
finanza di Catania all'aeroporto internazionale di Fontanarossa. I
finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania,
già negli ultimi mesi in collaborazione con i funzionari doganali,
hanno intensificato i controlli per il contrasto dell’esportazione
illegale di valuta all’estero. Le Fiamme Gialle hanno controllato oltre
100 passeggeri dell’aeroporto “Vincenzo Bellini” di
Catania-Fontanarossa. I viaggiatori sono stati sottoposti ad
accertamenti ai sensi della normativa sulla circolazione
transfrontaliera di capitali, che prevede l’obbligo di dichiarazione per
gli importi superiori ai 10mila€.
Catania
-
Guardia Finanza: a concerto Violetta, sequestra centinaia prodotti
contraffatti. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, in occasione del concerto del noto personaggio
televisivo Disney “Violetta” tenutosi nel capoluogo etneo nell’ultimo
week end, hanno sequestrato centinaia di prodotti contraffatti recanti
il nome e l‘effige dell’artista. I Baschi Verdi hanno rilevato che non
solo bambine e genitori di tutta la Sicilia sono stati attirati dallo
spettacolo che per due giorni si è tenuto al Palacatania, ma anche
venditori ambulanti per piazzare i prodotti non ufficiali. Il grande
successo della serie televisiva ed il tutto esaurito registrato
dall’evento hanno indotto il mercato del falso a non lasciarsi sfuggire
l’occasione di facili guadagni. I militari hanno scoperto che i
maldestri hanno sfruttato le richieste dei bambini di acquistare un
ricordo del concerto della loro star preferita per vendere prodotti
contraffatti. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria in servizio
anticontraffazione durante le serate, nelle aree adiacenti l’ingresso
del palazzetto, insieme a migliaia di V-Lovers, come si definiscono le
fans di Martina Stoessel, alias “Violetta”, sono intervenuti per i
controlli. Le Fiamme Gialle hanno individuato 14 soggetti, di cui 10
addirittura giunti dalla Campania, intenti nella vendita di capi
d’abbigliamento e gadget di ogni tipo recanti il volto, il nome e il
logo della showgirl argentina e della serie televisiva, tutto
rigorosamente falso. Le persone fermate sono state denunciate alla
locale Autorità Giudiziaria e la merce posta sotto sequestro. Altri
ambulanti, alla vista dei finanzieri, si sono precipitosamente dati alla
fuga per non incappare nei controlli.
Catania - Finanza, blocca 7 corrieri e 1.520 kg marijuana.
5 albanesi e 2 italiani sono stati presi nella notte su 2 furgoni e 3
auto
: Shkelzen Aliaj, Sokol Cenaj, Viktor Dalipaj, Gentian Hoxha, Arsen
Serjnaj, Agatino Santanocito, Francesco Gennaro. I Baschi Verdi,
nell’ambito delle attività di controllo del territorio quotidianamente
disposte dal Comando Provinciale di Catania hanno sequestrato lo
stupefacente. Una pattuglia ha notato un’insolita carovana, composta
da 3 vetture e 2 furgoni, viaggiare a velocità sostenuta lungo la
statale 114, tra Acireale e Riposto. I due furgoni, bianchi, privi di
qualsiasi insegna e di cui uno con targa di cartone, hanno attratto
l’attenzione dei militari che hanno deciso di seguire il convoglio. I
militari hanno proceduto, nel frattempo, ad eseguire le verifiche di
routine sulle targhe dei mezzi ed a chiedere l’ausilio di altre
pattuglie. I militari con il rinforzo, hanno stabilito di sottoporre
a controllo il convoglio in zona Santa Maria degli Ammalati, alle porte
di Acireale. I 2 furgoni sono stati immediatamente fermati, le 3 auto
hanno tentato una manovra elusiva, risultata vana. I finanzieri, dopo
un breve inseguimento, hanno bloccato sul nascere il tentativo di fuga.
L’ispezione dei furgoni ha permesso di rinvenire diverse balle di
marijuana avvolte in sacchi di juta, per un peso complessivo di kg.
1.520.Tutti i soggetti fermati, 5 albanesi e 2 italiani, sono stati
tratti in arresto e posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria
etnea. Contestualmente sono stati sottoposti a sequestro tutti i mezzi e
la sostanza stupefacente. L’enorme quantitativo di stupefacente
sequestrato era destinato ad alimentare, soprattutto nell’approssimarsi
delle festività natalizie, non solo il mercato catanese, ma,
verosimilmente, anche quello di altre province. La sua rivendita avrebbe
fruttato circa 10mln.€.
Catania
- (video
arresti GdF) Operazione GdF “Reset” manette a 24 dei
Santapaola-Ercolano Stazione e Civita. Oltre 150
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania all’alba hanno dato esecuzione all’ordinanza di
custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Catania
su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei
confronti di 24 soggetti indiziati dei delitti di
associazione per delinquere di stampo mafioso, ricettazione
e detenzione di armi, estorsione, danneggiamento e incendio
doloso, usura, associazione finalizzata al traffico di
sostanze stupefacenti, evasione e rapina a mano armata. Le
indagini sono state coordinate dal procuratore capo Giovanni
Salvi, dall'aggiunto Carmelo Zuccaro e dai sostituti Iole
Boscarino e Andrea Bonomo. 17 arresti, 1 ai domiciliari, e
7 ordinanze notificate in carcere. L’atteggiamento temerario
dei nuovi vertici indagati ha causato momenti di frizione
con altri clan mafiosi, consentendo agli investigatori di
acquisire elementi di prova su personaggi di spessore del
gruppo della “Civita”, riconducibile alla famiglia Nizza (Giovanni
Nizza e Salvatore Mirabella). L’ordinanza è
stata eseguita nei confronti dei soggetti nati a Catania:
Alessandro Albergo, 22enne, Francesco Arcidiacono,
53enne alias “Franco U Salaru”, Marco Arena, 49enne,
Orazio Bonfiglio, 32enne alias “Orazio Bassotto”,
Sebastiano Caruso, 48enne alias “Nuccio Tyson”,
Carmelo Chiantello, 33enne inteso “Melo”, Carmelo Di
Bartolo,48enne alias “Melo Sviluppo”, Roberto Di
Mauro, 50enne, Francesco Faro, 26enne alias “Melo
Meno”, Angelo Gallo, 25enne alias “Angelo a ciolla”,
Francesco Liberato, 38enne inteso “Franco”,
Salvatore Mirabella, 48enne alias “Turi Palocco”,
Angelo Mirabile, 47enne alias “Angelo u porcu”,
Giovanni Nizza, 40enne alias “Giovanni Banana”,
Agostino Pomponio, 48enne, Antonio Puglisi,
42enne alias “Puddisino”, Cristofaro Romano, 31enne
inteso “Cristian”, Alessandro Scalia, 35enne,
Davide Giuseppe Silverio, 46enne, Alessandro Vella,
22enne, Domenico Zuccaro, 45enne alias “Domenico u
biondo”, Benedetto Zucchero, 20enne inteso “Benny”,
Giuseppe Zucchero, 51enne inteso “Pippo”, Bruno
Cavarra, 80enne nato a Siracusa (arresti domiciliari).
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale
Antimafia di Catania ed eseguita dal Nucleo di Polizia
Tributaria, ha avuto principalmente ad oggetto le plurime
attività illecite gestite dal gruppo capeggiato dalla
famiglia Zucchero, noto come “gruppo della stazione”,
facente parte della cosca “Santapaola – Ercolano”. Le
attività investigative hanno consentito di accertare che il
capo storico del clan, Zucchero Giuseppe, nonostante la
detenzione in carcere, abbia continuato, nel tempo, a
guidare le attività illecite del suo gruppo, impartendo
disposizioni ai congiunti durante i colloqui carcerari in
particolare a Cristofaro Romano e Benedetto Zucchero,
rispettivamente genero e figlio, da lui stesso investiti del
ruolo apicale. L’approfondito e attento lavoro di indagine
ha permesso di ricostruire l’intero organigramma del “gruppo
della stazione”, individuando quali presunti affiliati
Francesco Liberato, Roberto Di Mauro, Davide Silverio e
Domenico Zuccaro. La Guardia di Finanza dalle indagini
avrebbe fatto emergere un capillare ricorso al “pizzo”,
richiesto a tappeto a tutti i commercianti della zona di
influenza ed anche fuori dalla provincia etnea. Inoltre, per
fare fronte alle sempre maggiori necessità economiche dei
membri del clan (alcuni dei quali detenuti), gli associati
avrebbero rivolto alle vittime richieste di denaro sempre
maggiori. Secondo schemi tradizionali e tipici della
criminalità organizzata “chi non sottostava alle richieste
subiva ripercussioni e violenze di varia natura” (in un caso
è stato documentato l’incendio dell’autovettura di una
vittima e le istruzioni specifiche su come attuare questo
tipo di intimidazione fornite dal carcere dallo stesso capo
storico del gruppo). L’attività del clan diretta al
reperimento di entrate economiche è stata posta in essere
anche con l’organizzazione di alcune rapine a mano armata
non solo nel territorio catanese, ma anche in altre regioni:
erano state anche progettate nei minimi dettagli, ma poi non
portate a compimento, le rapine a un ufficio postale di
Faenza e ad una gioielleria in provincia di Reggio Calabria.
Inoltre, il clan, per incrementare gli introiti, ha ampliato
il proprio raggio d’azione con nuove attività illecite, in
particolare avviando il c.d. “recupero crediti”. Alcuni
creditori, anche usurai, per poter ottenere in maniera più
rapida ed efficace la restituzione del denaro dato in
prestito, si rivolgevano a soggetti mafiosi che, facendo
leva sul timore ingenerato dalla propria caratura criminale,
ottenevano immediatamente quanto richiesto, trattenendo una
parte dell’importo riscosso come provvigione per l’attività
svolta. Anche lo spaccio delle sostanze stupefacenti
rientrava tra le attività più remunerative per il sodalizio.
In questi casi, lo smercio avveniva reclutando persone
estranee al clan al fine di far ricadere su altri il rischio
delle eventuali conseguenze in caso di controlli di
polizia. Plauso del sottosegretario alla giustizia
Berretta a magistrati e Guardia di Finanza per
operazione:“L'imponente operazione coordinata dalla Procura
di Catania che ha dato un duro colpo alle attività criminali
del clan Santapola-Ercolano scoperchia una realtà
tristemente nota fatta di pizzo, estorsioni, usura e
violenze che rappresentano un ostacolo enorme per lo
sviluppo del nostro territorio. Un ostacolo che però, pezzo
per pezzo, viene demolito dai nostri magistrati. A loro, al
Procuratore Salvi, al Colonnello Gazzani ma anche a tutta la
Direzione Distrettuale Antimafia e alla Guardia di Finanza
che ha eseguito l'operazione va il mio sentito plauso per i
risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata.
Una battaglia che ridà fiducia ai catanesi, ai negozianti e
agli imprenditori”. Soddisfazione ed apprezzamento alla
Guardia ed alla magistratura catanese" sono stati espressi
da Nello Musumeci, presidente della Commissione Antimafia
dell'Ars, dopo la vasta operazione che stamane ha portato
nel capoluogo etneo all'arresto di 24 persone indiziate di
gravi e numerosi delitti e che apparterrebbero al clan
Santapaola. "L'avere liberato tanti commercianti dalla
sistematica e sempre più esosa richiesta di pizzo deve
servire da stimolo agli altri imprenditori vessati,
affinché trovino il coraggio di denunciare i propri
estorsori. La fiducia nello Stato non deve mai venire meno."
GdF scopre truffa su titoli posta in manette ex
direttore
Catania
– GdF scopre truffa su titoli depositi postali,
ex direttore posta Nicolosi in manette.
Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania nella mattinata hanno eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del
Tribunale di Catania nei confronti di(video
arresto Guardia di Finanza)Liborio Ferrara
64enne, ex direttore dell’ufficio postale di Nicolosi (CT),
per i reati di peculato e falso materiale. Il provvedimento
è stato emesso all’esito di indagini coordinate dalla
Procura della Repubblica, ed in particolare dal gruppo di
lavoro specializzato per reati contro la pubblica
amministrazione diretto dal Procuratore Aggiunto
dott.Patanè. Le indagini sono state condotte dai Finanzieri
del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania - scaturite sia
da attività ispettiva interna delle Poste Italiane S.p.A.
sia dalle numerose denunce presentate da vari clienti presso
la Stazione dei Carabinieri della località etnea - sono
emerse specifiche responsabilità a carico del
predetto direttore, il quale, attraverso la creazione di
falsa documentazione riferita a “buoni fruttiferi postali,
bot e titoli obbligazionari”, sarebbe riuscito ad ingannare
15 clienti investitori ed a sottrarre loro la somma
complessiva di circa 1.500.000€. Le prime indagini svolte
dall’Arma di Nicolosi avrebbero evidenziato che l’arrestato,
proprio nella sua qualità di direttore dell’ufficio postale
veniva indicato dai denuncianti quale figura di riferimento
del settore “risparmi e investimenti”. Gli approfondimenti
investigativi svolti dalla Guardia di Finanza hanno permesso
di accertare come il direttore infedele, avrebbe carpito la
fiducia riposta nei suoi confronti da vari clienti. Il
funzionario avrebbe approfittato soprattutto dell’età
avanzata di molti di essi. Il direttore avrebbe invogliato
i clienti e consigliato loro di effettuare investimenti,
promettendo anche tassi di interesse maggiori rispetto a
quelli praticati da altri operatori finanziari. Il
funzionario si sarebbe in alcuni casi recato direttamente
presso le abitazioni degli anziani pensionati per far
firmare la documentazione postale nonché per consegnare in
contanti parte degli interessi maturati. Ciò avrebbe
consentito al Ferrara di movimentare e disporre delle somme
dei clienti in totale autonomia causando agli stessi un
ingente danno patrimoniale. Il modus operandi adottato per
porre in essere l’ingente truffa era così articolato:
rilascio di un buono fruttifero postale regolarmente
contabilizzato e successiva falsa operazione di estinzione
del titolo all’insaputa del cliente con incasso indebito
della relativa somma; rilascio di buoni fruttiferi postali o
titoli obbligazionari – apparentemente autentici e regolari
– che non venivano registrati e contabilizzati nei sistemi
informatici delle poste italiane. Oltre all’esecuzione della
custodia cautelare in carcere del direttore, le fiamme
gialle stanno svolgendo operazioni di sequestro preventivo
dei beni mobili ed immobili nella disponibilità dello
stesso, fino a concorrenza dell’importo indebitamente
sottratto. Inoltre, le attività investigative sono state
estese nei confronti dei beneficiari del denaro di
provenienza illecita. Nel corso delle indagini è emerso
infatti che parte delle somme truffate a due ignari clienti
dell’ufficio postale di Nicolosi hanno costituito la
provvista per l’emissione di vaglia postali, per un importo
di circa 220.000 euro, utilizzati successivamente per
l’acquisto di un immobile sempre nel paesino etneo. La
Guardia di Finanza, con un lavoro molto complesso e
accurato, è quindi riuscita a seguire i flussi del denaro
sottratto, giungendo a individuare coloro che lo avevano
riciclato e consentendo così di recuperare almeno parte del
denaro sottratto sotto forma di immobili nei quali era stato
reinvestito.
Catania
- Corsi professionali peculato, truffa, erogazioni pubbliche,
corruzione, falso e frode fiscale: 10 indagati, 8 ai
domiciliari, 2 in carcere. Il Giudice per le Indagini
Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere nei
confronti di Giuseppe Saffo e del nipote Francesco
Cavallaro mentre ha disposto gli arresti domiciliari nei
riguardi di Concetta Cavallaro, Manuela Nociforo,
Eleonora Viscuso, Domenico La Porta, Rosa Maria Trovato, Giuseppe
Bartolotta e Biagio La Fata.
Nei confronti di uno degli indagati sono in corso le operazioni
volte all’esecuzione della misura cautelare degli arresti
domiciliari. I Militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, nella mattinata a conclusione di una
complessa attività di indagine, hanno eseguito un’ordinanza di
custodia cautelare e contestuale sequestro preventivo per
equivalente emessa dal G.I.P. su richiesta della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Catania.Le attività
investigative hanno visto coinvolti numerosi indagati, ai quali
sono stati contestati i reati di peculato, truffa aggravata per
il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e
frode fiscale. L’indagine ha svelato l’esistenza di
un’associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione ed
all’indebita percezione di contributi pubblici, anche
comunitari, destinati alla formazione professionale, per circa
nove milioni di euro – allo stato accertati - sul totale dei
circa 58 milioni ricevuti complessivamente da enti di formazione
professionale nel quinquennio 2005-2010 per l’organizzazione e
realizzazione di 112 corsi di formazione. Il provvedimento
cautelare ha interessato 10 indagati, per 2 dei quali è stata
disposta la custodia cautelare in carcere. Per gli altri 8 sono
stati disposti gli arresti domiciliari. Il G.I.P. ha, altresì,
disposto il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per
un valore complessivo pari a circa 3.700.000,00 euro. Gli enti
di formazione professionale coinvolti sono l’A.N.F.E.
provinciale (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), l’I.R.A.P.S.
(Istituto di Ricerche e Applicazioni Psicologiche e
Sociologiche), l’A.N.F.E.S. (Associazione Nazionale Famiglie
Emigrati Siciliani) e l’I.S.S.V.I.R. (Istruzione, Servizi,
Sport, Volontariato, Italiano e Regionale), tutti con sede in
Catania e operanti anche in altre province siciliane. Gli
elementi acquisiti nel corso delle attività investigative hanno
evidenziato che il sistema di frode è stato ideato
principalmente da 2 soggetti, legati da vincolo di parentela,
che si sono avvalsi di alcune imprese a loro stessi
riconducibili anche attraverso altri familiari, appositamente
costituite per documentare spese totalmente fittizie. In altri
casi le società di comodo sono state utilizzate come soggetto
economico interposto fra gli effettivi fornitori e gli enti di
formazione professionale, al solo fine aumentare fittiziamente
il prezzo di alcune forniture e servizi destinati agli enti in
questione. In diversi casi, le imprese interposte hanno emesso
fatture per la prestazione di servizi (ad esempio per pulizia e
manutenzione dei locali e assistenza attrezzatura informatica)
in realtà mai eseguite.Anche l’individuazione dei fornitori
degli enti di formazione professionale - in occasione
dell’acquisto di beni e servizi - era effettuata aggirando le
regole previste dalla normativa, che prevede la comparazione di
tre preventivi e l’individuazione di quello più conveniente tra
essi. In particolare, l’organizzazione provvedeva alla
formazione di preventivi falsi - utilizzando nominativi di
società inconsapevoli - recanti prezzi molto superiori rispetto
a quelli proposti dalle imprese legate al gruppo criminale,
sulle quali inevitabilmente cadeva la scelta. Le indagini hanno
anche interessato un funzionario della Regione Siciliana in
servizio presso l’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania,
che ha revisionato, nel tempo, i rendiconti degli enti, operando
in palese violazione delle regole che governano l’attività di
controllo della rendicontazione, ottenendo in cambio benefici
rappresentati dal conferimento di incarichi ai propri congiunti
presso alcuni degli enti interessati dalle indagini.
nella foto da sin: col
Gazzani, gen Gibilaro e col Manna
Catania
– GdF: col. Gazzani passa comando provinciale a col. Manna. La
cerimonia di passaggio di consegne del Comando Provinciale di Catania
fra il Col. t.ISSMI Francesco Gazzani e il Col. t.ST Roberto Manna si è
svolta lunedì mattina, presso la caserma “Angelo Maiorana”, alla
presenza del Comandante Regionale Sicilia, Gen. D. Ignazio Gibilaro, e
di una ristretta rappresentanza del personale in servizio ed in congedo
alla sede. Il Col. Gazzani, dopo tre anni al vertice delle fiamme gialle
catanesi, è stato chiamato alla guida del Nucleo Speciale Privacy di
Roma. Nel tracciare il positivo bilancio della permanenza siciliana, in
cui sono stati raggiunti importanti risultati nel contrasto agli
illeciti economico-finanziari nonché alla criminalità organizzata, ha
inteso rivolgere un sentito ringraziamento alle Autorità civili e
militari del capoluogo etneo, all’intera comunità e a tutto il personale
per il lavoro svolto e la collaborazione prestata in ogni occasione. Nel
cedere il comando ha formulato gli auguri di buon lavoro al neo
Comandante Provinciale, il Col. t.ST Roberto Manna. Il Col. Manna, 46
anni originario della provincia di Caserta, proviene dal Comando
Generale del Corpo dove ha ricoperto dapprima il prestigioso incarico di
Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore e successivamente quello di Capo
Ufficio Personale Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri. Nel
corso della carriera è stato ufficiale istruttore presso l’Accademia di
Bergamo e ha retto importanti comandi quali, tra gli altri, la 3^
Compagnia di Como, il Gruppo Verifiche Speciali e il I Gruppo Tutela
Entrate del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, dove è stato anche
Capo Ufficio Operazioni. Ha frequentato il Corso Superiore di Scuola
Polizia Tributaria ed è laureato in Giurisprudenza, in Scienze politiche
e in Scienze della sicurezza economico-finanziaria. E’ sposato e padre
di due figli. Il Col. t. ST Roberto MANNA nato a Mondragone (CE), l’11
ottobre 1966, si è arruolato nell’anno 1988, frequentando l’88° Corso
“Val Tomorizza II” presso l’Accademia della Guardia di Finanza di
Bergamo. Nel corso della carriera ha svolto incarichi di natura
operativa al Comando: della Sezione Operativa della Compagnia di Aosta;
della III Compagnia Como; del Gruppo Verifiche Speciali del Nucleo
Regionale P.T. Lazio; del I Gruppo Tutela Entrate e dell’Ufficio
Operazioni del Nucleo di Polizia Tributaria Roma. E’ stato Ufficiale
istruttore presso l’Accademia del Corpo e ha svolto altresì incarichi di
Stato Maggiore presso l’Ufficio Legislazione e l’Ufficio del Capo di
Stato Maggiore ed è stato Capo Ufficio Personale Ispettori,
Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri del I Reparto del Comando
Generale. E’ in possesso dei seguenti titoli: Laurea in Giurisprudenza;
Laurea in Scienze politiche;Laurea in Scienze della Sicurezza Economica
e Finanziaria; Master di 2° livello in “Diritto tributario
dell’impresa”. E’ titolato “Scuola di Polizia Tributaria”. Il Colonnello
Manna è Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana. E’ coniugato e padre di due figli. Dal 26 agosto 2013 ha
assunto l’incarico di Comandante Provinciale di Catania. Al neo
comandante provinciale l’augurio del buon e proficuo lavoro. i.l.p.
FIRENZE
- ITALIA INONDATA DI BANCONOTE
FALSE, GUARDIA FINANZA SCOPRE TRAFFICO INTERNAZIONALE DI
DENARO SPESO ANCHE ALL’ESTERO, OSCURATI 20 CANALI
TELEMATICI.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Firenze a comando del Tenente
colonnello Massimiliano Serino , hanno dato esecuzione ad
un provvedimento di sequestro preventivo, adottato dal
Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale
di Firenze dottor Federico Zampaoli, mediante
inibizione e oscuramento di 20 canali telematici.
Internet era utilizzato per commercializzare grosse
quantità di banconote false, rivendute su larga scala
sia in Italia che all’estero. L’attività illegale è
stata scoperta dalle Fiamme Gialle fiorentine grazie al
costante monitoraggio dei canali telematici e internet.
I Baschi Verdi sono riusciti ad individuare pratiche
illecite lesive del mercato. Le indagini, sono state
condotte in pieno periodo emergenziale dal Nucleo di
Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza
di Firenze sotto il coordinamento della Procura della
Repubblica di Firenze, diretta dal Procuratore dottor
Giuseppe Creazzo. Gli investigatori hanno individuato
numerosi market-place telematici con i quali i
cyber-criminali avevano organizzato la
commercializzazione delle banconote e documenti falsi in
tutto il territorio ed all’estero. I falsari attraverso
procedure complesse, di banconote false di vario taglio
e particolarmente contraffatte nei segni distintivi
hanno inondato, tramite internet, piazze in Italia ed
all’estero . Gli accertamenti effettuati, dalle Fiamme
Gialle hanno fatto emergere inoltre che gli stessi
canali telematici erano utilizzati anche per la vendita
di diversi documenti d’identità falsi. Le banconote
false potevano essere acquistate partendo da un stock
minimo di 300 euro, a un prezzo di circa il 10% del
valore nominale, e l’attività di indagine ha messo in
luce un ammontare che si stima, su base annua, di circa
2 milioni di euro di banconote contraffatte
commercializzate attraverso i canali telematici ora
oscurati. I reati contestati sono quelli di
falsificazione di monete (art. 453 c.p.), spendita e
introduzione nello Stato di monete falsificate (art. 455
c.p.), possesso e fabbricazione di documenti di
identificazione falsi (art. 497 bis c.p.).
CATANIA– Finanza scopre traffico droga da Colombia e Repubblica
Dominicana in Sicilia orientale, eseguite 27 misure.
Si tratta dei fratelli catanesi di Librino: MAGGIORE
Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne,
Orazio Valentino 31enne,di Vincenzo ONETO
58enne(di origini palermitane) e dal catanese
Daniele STIVALA 31enne, Giuseppe VASTA 30enne,
Gianluca GIARRUSSO 36enne, Omar SACCO 34enne
e Marco GALLO CASSARINO 33enne,
Salvatore STIVALA 38enne, Angelo MESSINA 70enne
siracusano; Gino GUZZARDI 52enne siracusano;
Emanuele BUSSOLETTI 42enne e Simonetta MAZZOLAI
62enne; Leandro De Jesus “Leon” HERASME MATOS 45enne
e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne,entrambi
della Repubblica Dominicana. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania,
delegati dalla Procura della Repubblica etnea hanno
dato esecuzione a 1 ordinanza di misure cautelari in
carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale catanese nei
confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per
associazione finalizzata al traffico illecito di
sostanze stupefacenti e, nello specifico, al commercio
di hashish, marijuana, cocaina ed eroina.
L’investigazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia
Economico- Finanziaria di Catania e coordinata dalla
Procura Distrettuale etnea, convenzionalmente nota come
operazione “Stop and Go”. L’inchiesta aveva già
consentito ai tutori dell’ordine di conseguire, tra
gennaio 2016 e maggio 2017, arresti in flagranza di
reato per 27 soggetti accusati di traffico di
stupefacenti (artt. 73 e 80, D.P.R. 309/90) ed al
contestuale sequestro complessivo di circa 100 kg. di
hashish, 70 kg. di marijuana, 10 kg. di cocaina e 4 kg.
di eroina. Gli stupefacenti sequestrati, erano destinati
al mercato della Sicilia orientale, ed avrebbero
fruttato alle strutturate compagini criminali oltre 5
milioni di euro. L’indagine condotta dai finanzieri del
G.I.C.O. di Catania ha permesso di disarticolare due
distinte compagini associative, aventi la loro base
operativa a Catania con ramificazioni attive in Italia
(Torino, Siena e Reggio Calabria) ed all’estero (Spagna
e Sud America). Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che
un primo sodalizio era composto da: i fratelli MAGGIORE
Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne, Orazio Valentino
31enne, quali promotori, catanesi originari e attivi nel
quartiere Librino, nonché da Vincenzo ONETO 58enne ( di
origini palermitane) e dal catanese Daniele STIVALA
31enne, i quali si sarebbero occupati di procurarsi
rilevanti quantitativi di hashish ed eroina a Torino per
poi trasportarla a Catania rivendendola all’ingrosso ai
fornitori di piazze di spaccio nei quartieri di Librino,
San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata. Le Fiamme Gialle
hanno evidenziato che alla stessa compagine appartiene
Giuseppe VASTA 30enne, già noto per essere stato tratto
in arresto, nel quartiere Zia Lisa, con 1,3 kg di
cocaina celata tra salumi e per la detenzione illegale
di un’arma clandestina e munizioni. Gli inquirenti
ritengono che VASTA fosse il principale collettore
degli illeciti traffici orchestrati dal gruppo
capeggiato dai fratelli MAGGIORE. Ulteriori acquirenti
dell’associazione criminale dei MAGGIORE, nonché
destinatari del provvedimento restrittivo eseguito,
sono: Gianluca GIARRUSSO 36enne, tratto in arresto nel
marzo 2017, destinatario di un carico di 27 kg di
hashish; lo stupefacente era occultato in una cassa di
legno per vini all’interno della quale vi erano 53
pacchetti, protetti ciascuno da un palloncino colorato e
doppiamente avvolti con plastiche sottovuoto; Omar
SACCO 34enne e Marco GALLO CASSARINO 33enne, sono
ritenuti dagli inquirenti delle Fiamme Gialle gli
organizzatori di due compravendite di stupefacenti, 1 di
cocaina proveniente dalla Calabria e destinata alle
piazze di spaccio catanesi e 1 di hashish da Torino al
mercato della Sicilia orientale; Salvatore STIVALA
38enne, tra i promotori di 1 compravendita di hashish
sulla rotta Torino-Catania. Gli investigatori hanno
evidenziato che differente sarebbe stata la compagine
associativa delinquenziale, con proiezioni
internazionali, che alimentava le piazze di spaccio di
Siracusa, costituita da:Angelo MESSINA 70enne
siracusano, quale committente ed acquirente finale;Gino
GUZZARDI 52enne siracusano, organizzatore
dell’importazione di cocaina dal Sud America
(principalmente da Santo Domingo e dalla Colombia);
Emanuele BUSSOLETTI 42enne e Simonetta MAZZOLAI 62ene
corrieri dello stupefacente; Leandro De Jesus “Leon”
HERASME MATOS 45enne e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne,
entrambi della Repubblica Dominicana, quali fornitori
della cocaina. I Finanzieri catanesi specializzati
nelle operazioni antidroga, nel corso delle indagini,
hanno intercettato, seguendo i fornitori sudamericani
che rifornivano il gruppo siracusano capeggiato da
MESSINA e GUZZARDI, 2 consegne di prova: 1 dalla
Spagna alla Sicilia, nel marzo 2016 a Genova, pari a kg.
1,6 di cocaina occultata all’interno della batteria
dell’autovettura in uso al corriere; la seconda, sempre
sulla rotta Liguria/Sicilia, nel settembre dello stesso
anno, di kg. 2,6 di cocaina confezionata con cellophane
e nastro da imballaggio abilmente occultati all’interno
di un “tower” (diffusore acustico) trasportato
come valigia da uno dei corrieri giunto, tramite treno,
nella stazione ferroviaria di Catania.
CATANIA
- GdF in aeroporto sequestra a donna
nigeriana 15.000€, 21 cellulari e 3 pc. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania e funzionari
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nell’ambito degli
interventi finalizzati a contrastare l’irregolare importazione ed
esportazione di valuta trasportata al seguito da passeggeri in
transito, arrivo o partenza nell’aeroporto di Catania Fontanarossa,
hanno sottoposto a controllo una donna nigeriana residente a
Catania. La passeggera era in procinto di imbarcarsi su un volo
diretto ad Istanbul, e stava portando nel bagaglio a mano denaro
contante per 15.000€, suddiviso in mazzette da 50 euro, 100 euro e
500 euro. I finanzieri della Tenenza di Catania Fontanarossa, a
seguito dell’ispezione dei bagagli da stiva che erano stati già
imbarcati sull’aeromobile, hanno rinvenuto all’interno 24 prodotti
elettronici (tra cui smartphone del tipo iPhone e Samsung nonché 3
personal computer) per i quali la passeggera non ha fornito
giustificazioni circa la loro lecita detenzione e legittima
provenienza. Gli approfondimenti eseguiti immediatamente grazie alle
banche dati di polizia, hanno permesso ai militari di accertare che
per alcuni dei cellulari rinvenuti erano state sporte denunce di
furto e/o di smarrimento. I Finanzieri hanno proceduto, pertanto, a
denunciare la donna alla Procura della Repubblica di Catania per i
reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e riciclaggio (art. 648-bis
c.p.) e sottoporre a sequestro oltre ai 21 smartphone e ai 3
notebook anche i 15 mila euro in contanti che lei stava trasportando
con sé, poiché sproporzionati rispetto agli esigui redditi
dichiarati annualmente al fisco e potenzialmente riconducibili alle
predette condotte delittuose accertate.
CATANIA–
Stidda e Cosa Nostra: GdF sequestra beni 45milioni€ a “Titta U
Ballerinu”, imballaggi nel ragusano. I Finanzieri del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania su proposta della
Procura della Repubblica etnea hanno eseguito un provvedimento di
applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo,
Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività
commerciali, immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, per
un valore complessivo di circa 45 milioni di euro, riconducibili a
Giombattista PUCCIO 56enne(cl. 1960, detto “Titta U Ballerinu”
per via della sua accertata appartenenza sia alla “Stidda” che al
clan di “Cosa Nostra”). Gli approfondimenti disposti dall’Ufficio
Procura della Repubblica etnea sono consistiti nella messa a sistema
del vasto compendio indiziario a carico del personaggio tratto da
intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle dichiarazioni di
collaboratori di giustizia, dall’esame di documentazione bancaria e
contabile e dalle evidenze di atti pubblici e scritture private.
L’attività, svolta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico -
Finanziaria di Catania ha permesso di tracciare analiticamente il
profilo soggettivo del PUCCIO, di ricostruire il complesso quadro di
imprese da lui di fatto gestito e tracciare gli asset patrimoniali
dallo stesso illecitamente accumulati. La Procura della Repubblica
etnea ha evidenziato “qualificata” pericolosità sociale del PUCCIO
emergente essenzialmente dagli esiti dell’indagine convenzionalmente
nota come Operazione “Ghost Trash” che, nel dicembre del 2017, portò
all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal
Tribunale etneo su proposta della Procura della Repubblica etnea,
nei confronti di otto persone indagate per associazione a delinquere
di stampo mafioso - finalizzata all’acquisizione di posizioni
dominanti nel settore economico della realizzazione di imballaggi
destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria (RG) -,
intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti.
Giombattista PUCCIO, attualmente detenuto presso il carcere di
Siracusa, in tale contesto, è stato destinatario del provvedimento
di custodia cautelare personale poiché ritenuto responsabile della
creazione di un vero e proprio “cartello mafioso di imprese” che
avrebbe assunto il dominio del settore degli imballaggi nel
territorio di Vittoria (RG). Le investigazioni condotte dal
G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Catania
hanno accertato il coinvolgimento di alcune aziende riferibili a
PUCCIO in un articolato sistema d’illecito stoccaggio di rifiuti e
sono giunte a ricostruire un nuovo modus operandi dei consessi
mafiosi che agiscono in territori, quale quello di Vittoria,
caratterizzati da importanti realtà produttive, ossia l’acquisizione
esclusiva del controllo di settori economici di rilievo come quello,
nel caso specifico, della produzione degli imballaggi. Le
investigazioni condotte dal G.I.C.O hanno evidenziato che il
controllo del settore sarebbe originariamente avvenuto con il
ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal
sopruso e dall‘intimidazione: le aziende di PUCCIO, poi, sarebbero
divenute leader nel settore della produzione degli imballaggi per
prodotti ortofrutticoli grazie alla riconosciuta appartenenza dei
loro titolari all’organizzazione mafiosa, ed avrebbero estromesso le
aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte,
assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale.
Il modo di agire sarebbe stato confermato anche dalle dichiarazioni
di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali: “da decenni
il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose
che, attraverso l’opera diretta degli affiliati al clan
Dominante-Carbonaro, impongono agli operatori del settore - con la
forza dell’intimidazione e senza ricorrere, quasi mai, all’uso della
violenza - l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da
aziende conniventi a loro riconducibili; le aziende che non
accettano tali condizioni vengono tagliate fuori dal mercato”. Le
investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero appurato che
Giombattista PUCCIO, proprio in tale sistema affaristico, che ha
asfissiato ogni libera iniziativa economica, stabiliva i prezzi di
vendita ripartendosi gli utili con gli altri sodali. Le
investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero quindi stigmatizzato
la caratura di “Titta” che sarebbe altresì evidenziata dalle sue
precedenti condanne con sentenze definitive, nel 1999, “per aver
offerto assistenza a diversi latitanti appartenenti alla Stidda” e,
nel 2003, “per aver fatto parte del clan di Cosa Nostra
Mammasantissima negli anni 1997 e 1998”. Le investigazioni condotte
dal G.I.C.O avrebbero evidenziato che nelle imprese mafiose,
operanti da anni nella produzione di imballaggi per i prodotti
ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti, formalmente
amministrate da prestanome (tra i quali, i due figli Giovanni e
Luigi, la figlia Giuseppina, le nuore Zaira SCRIBANO e Floriana
GUARNERA nonché persone di fiducia quali Salvatore ASTA e Gianluca
SANZONE) il PUCCIO non appariva quale titolare di cariche sociali,
pur gestendone in prima persona i lucrosi affari. “Titta”, sarebbe
emerso quale dominus indiscusso nei rapporti con i diversi clienti e
fornitori, al fine di escludere l’applicazione di misure di
aggressione patrimoniale nei suoi confronti, assegnava quote sociali
e incarichi amministrativi ad altre persone che, tuttavia,
rispondevano solo al suo volere. Le indagini patrimoniali delegate
ai Finanzieri, a supporto di tale compendio indiziario, hanno fatto
rilevare la sproporzione, per oltre due milioni di euro, delle
attività economiche possedute da PUCCIO e dalla sua cerchia
familiare rispetto ai redditi da loro dichiarati al fisco. I
militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, grazie
anche ai riscontri ottenuti dall’esecuzione di attività ispettive di
carattere fiscale, hanno acclarato la stabile riconducibilità al
personaggio delle seguenti attività d’impresa, tutte colpite dalla
misura patrimoniale di prevenzione: - societa’ commerciali: M.P.
TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA GIZA A R.L. (già M.P. TRADE);
INTERNATIONAL PACKING S.R.L.; G.Z.G. S.R.L. in liquidazione; GR
TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA AGRO BIO SERVICE A R.L.; ALBA
SOCIETA’ COOPERATIVA AGRICOLA a r.l.– tutte con sede in Vittoria
(RG) - aventi quale oggetto sociale la “commercializzazione
all’ingrosso e al dettaglio di prodotti per l’agricoltura” nonché la
“fabbricazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli”; - ditte
individuali: PUCCIO Giombattista; PUCCIO Luigi; l’impresa agricola
di ASTA Salvatore; - Soc. Coop. DECAPLAST a r.l. e ECOLINE S.R.L.
in liquidazione volontaria, entrambe aventi sede a Vittoria (RG) e
con attività prevalente nel settore della “raccolta di rifiuti non
pericolosi in plastica e imballaggi usati”. Le complesse indagini
patrimoniali, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software
“Molecola” sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione
massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle
numerose banche dati in uso al Corpo, hanno altresì, consentito di
sottoporre a sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione i
seguenti beni mobili e immobili risultati acquisiti in un arco
temporale nel quale il proposto e i suoi prestanome non disponevano
di mezzi finanziari sufficienti alla loro acquisizione: beni
mobili registrati: 2 autovetture e 1 motoveicolo; - titoli e
rapporti finanziari: 15 conti corrente e 2 conti deposito; -
immobili: 11 fabbricati e 50 terreni situati nel territorio di
Vittoria. Il complessivo patrimonio sottoposto a sequestro per la
successiva confisca, è stato stimato in circa 45 milioni di euro.
CATANIA– GdF sequestra
170.000 oggetti: giocattoli, gadget e cartoleria falsi. I
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito dei servizi a tutela del mercato e del
consumatore, hanno eseguito un intervento nei confronti di
un’azienda che opera nel settore della distribuzione al dettaglio,
sottoponendo a sequestro oltre 170.000 articoli risultati
contraffatti. Il controllo, eseguito dai Finanzieri del Gruppo di
Catania nella zona centrale della città, ha permesso
l’individuazione di numerosi giocattoli, gadget e prodotti di
cartoleria, riproducenti indebitamente marchi e personaggi senza
autorizzazione del licenziatario. Numerosi giocattoli contraffatti
sono stati sottoposti a sequestro, riconducibili a personaggi di
cartoni animati attualmente in voga tra i più piccoli quali Peppa
Pig, Minions, Ben10, Doraemon, Topolino, Tartarughe Ninja, Super
Mario, Barbie, Winnie the Pooh e molti altri. Il titolare
dell’attività commerciale di nazionalità cinese, al termine delle
attività, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Catania
per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con
segni falsi e ricettazione.
Catania–
GdF, 11 misure per traffico
internazionale stupefacenti ed armi, italo-albanese.
I soggetti condotti in
carcere dai Finanzieri di Catania sono: i catanesi Antonino
RIELA45enne, già noto e ritenuto punto di
riferimento di più clan mafiosi etnei per l’approvvigionamento
di sostanze stupefacenti, Vincenzo SPAMPINATO 43enne,
già detenuto per analoghi reati, e Gianluca PASSAVANTI 36enne;
Angelo BUSACCA 36enne
ragusano; la componente di origine albanese operativa sulle
coste italiane, formata da Moisi HABILAJ 38enne, primo
organizzatore del lucroso traffico, e i suoi collaboratori
Maridian SULAJ 28enne e Fatmir MINAJ 54enne.Gli
arrestati, localizzati tra Vittoria e Modica nel ragusano nonché
a Palagonia e nel quartiere San Giorgio a Catania, all’alba di
sabato 14 ottobre sono stati ristretti presso il carcere
catanese di Bicocca ed il carcere di Piazza Lanza. Gli
investigatori, nei confronti degli altri 4 cittadini albanesi,
non rintracciati nel territorio nazionale, avanzeranno richiesta
d’estradizione. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su
delega della Procura Distrettuale etnea hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del
Tribunale di Catania nei confronti di 11 soggetti appartenenti
ad un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico
internazionale di sostanze stupefacenti e di armi.
L’organizzazione negli ultimi anni era riuscita a trasportare in
Italia dalla costa albanese oltre 3.500 kg di marijuana che
veniva sequestrata, in più occasioni, nel corso di lunghe e
complesse indagini. I Baschi Verdi hanno appurato che il
sodalizio criminale, avrebbe avuto disponibilità di armi e
munizioni, accertata col sequestro di fucili del tipo
Kalashnikov e centinaia di munizioni, ed avrebbe acquisito il
controllo dell’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi
di stupefacente del tipo marijuana che poi venivano utilizzati
per approvvigionare le piazze di spaccio sia di Catania che
delle provincie di Ragusa e Siracusa, realizzando un giro
d’affari stimabile in oltre 20 milioni di euro.
L’operazione, convenzionalmente denominata “Rosa dei Venti”, è
stata condotta dai Finanzieri del GICO del Nucleo di Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, eseguendo
complesse attività tecniche di intercettazione telefonica e
ambientale per i cui riscontri è stato necessario avvalersi, sia
a terra che in mare, del dispiegamento simultaneo di articolati
dispositivi di contrasto all’illecito traffico. I militari nel
corso delle indagini, sono giunti alla conclusione di attività
di agguerriti componenti dell’associazione a delinquere a
carattere internazionale, hanno effettuato ripetuti sequestri di
sostanze stupefacenti, arrestando oltre 20 corrieri, anche con
l’ausilio di unità “antiterrorismo e pronto impiego” e cinofile
del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania. L’azione di
contrasto è stata condotta anche in mare con l’impiego dei mezzi
navali del Corpo della Stazione Navale di Messina e del Comando
Operativo Aeronavale grazie ai quali, nel maggio 2015, è stato
intercettato, a largo di Riposto, un peschereccio proveniente
dalle coste albanesi che trasportava circa 900 chili di
marijuana, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi
caricatori e centinaia di munizioni.La
capillare ricerca dei destinatari delle misure cautelari ha
portato all’arresto di 7 persone (4 italiani e 3 albanesi)
nonché al sequestro in flagranza di reato di circa 20.000 euro
rinvenuti in contanti.
Acireale
-Finanza
antimafia: operato su richiesta Procura etnea sequestro
beni per sproporzione redditi dichiarati. I
Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno
eseguito, nei giorni scorsi, un provvedimento di
prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale etneo,
Sezione misure di prevenzione, su proposta della Procura
etnea, per il sequestro dei beni e delle disponibilità
finanziarie riconducibili a Salvatore Alfio GRILLO
46enne, persona più volte condannata per reati contro il
patrimonio, ricettazione di auto rubate, truffa,
spendita di monete falsificate e insolvenza fraudolenta.
La Guardia di Finanza, a meglio definire il profilo del
soggetto, rimarca che hanno concorso le condanne, a suo
carico, per triplice tentato omicidio e porto abusivo
di armi da fuoco nonché la vicenda giudiziaria che ha
visto GRILLO indiziato di appartenere al clan “Cappello”
in ragione della vicinanza e dell’assistenza prestata a
Angelo CACISI - detto “Ramazza”, ritenuto
elemento di spicco del clan tra il 2003 e il 2004 - nel
momento in cui quest’ultimo si teneva nascosto per
sfuggire alle vendette trasversali di fazioni opposte
alla sua.I Baschi Verdi hanno
rilevato inoltre, quale elemento di maggiore attualità
che GRILLO è stato tratto in arresto per reati di usura
e estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito
dell’operazione “Piramidi”, conclusa da questa
Procura nel marzo 2017. I
militari della Tenenza della Guardia di Finanza di
Acireale, a fronte di questo curriculum criminale, che
ha reso evidente la persistente pericolosità sociale del
soggetto e la tendenza abituale a commettere delitti,
sotto la direzione della Procura etnea, hanno avviato,
nei confronti di Grillo e del suo nucleo familiare,
indagini patrimoniali mirate volte a verificare la
coerenza del loro patrimonio e del tenore di vita con i
redditi dichiarati.Gli accertamenti
di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere
che a fronte di redditi complessivi del nucleo familiare
ammontanti, dal 1990 al 2015, a meno di 2.000€ annui,
nel 2011, è stato acquistato un appartamento, mediante
assegni, formalmente intestato al figlio venticinquenne,
privo di redditi, del GRILLO. La Procura etnea
pertanto, in attuazione delle previsioni di cui al
Codice Antimafia, ha proposto al Tribunale di Catania,
Sezione misure di prevenzione, il sequestro anticipato
dei beni, nella disponibilità di Salvatore Alfio GRILLO,
ancorchè intestati a terzi, risultati ingiustificati e
sproporzionati al reddito, poiché potenzialmente
riconducibili alle diverse attività illecite da lui
commesse nel periodo dal 1985 al 2013. Il provvedimento
di sequestro ha colpito l’immobile, del valore
commerciale di 260.000€, ubicato nel borgo marinaro di
Aci Castello (CT) ed in cui il personaggio risulta
residente, nonché 4 conti correnti intestati ai
componenti del suo nucleo familiare.
Catania– GdF
blocca corriere romano con 2 kg cocaina.Si
tratta di L. Z. 56enne. I finanzieri del Comando Provinciale
di Catania hanno tratto in arresto, presso il casello autostradale
di San Gregorio, un soggetto originario della provincia di Roma che
trasportava oltre 2 kg di cocaina. Il sequestro della sostanza
stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti
dall’intensificazione del controllo economico del territorio,
disposta dalle Fiamme Gialle. I militari hanno operato nelle aree
particolarmente sensibili ai traffici illeciti, rotabili e specifici
punti di accesso alla città. I Baschi Verdi del Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania, nel corso di un servizio di contrasto al
traffico di stupefacenti, nel tardo pomeriggio hanno sottoposto a
controllo tale L. Z. 56enne, il quale, sin dalle prime
domande di rito poste dai finanzieri, ha palesato chiari segni di
nervosismo. L’attività ispettiva ha consentito di rinvenire ai
tutori dell’ordine, occultata nella vettura, 2 involucri
confezionati con cellophane e nastro da imballaggio di colore nero,
contenenti verosimilmente sostanza stupefacente del tipo cocaina. La
successiva analisi qualitativa ha confermato la natura della
sostanza in cocaina, per un peso complessivo pari a oltre 2 kg. la
Procura Distrettuale della Repubblica è stata informata. Il
corriere è stato tratto in arrestato ed accompagnato presso la Casa
Circondariale di Catania a Piazza Lanza. La cocaina sequestrata,
verosimilmente destinata al mercato etneo, avrebbe fruttato, nella
vendita al dettaglio, oltre 200.000€.
Paternò
CT – GdF sequestra
beni Call center QE’.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, su richiesta della Procura di
Catania, in esecuzione di un decreto emesso dal
Tribunale etneo, nei giorni scorsi, hanno ultimato le
operazioni di sequestro di conti correnti e beni, per un
valore complessivo di 1 milione di euro, nella
disponibilità di Patrizio Argenterio, amministratore pro
tempore della QE’ srl con sede a Paternò (CT), società
operante nella gestione di Call Center, balzata agli
onori della cronaca per il licenziamento collettivo dei
suoi dipendenti. L’ex amministratore, 60enne originario
di Brescia, è indagato per non aver provveduto, per
l’anno di imposta 2014, al versamento di imposte (IVA)
per oltre un milione di euro. Il provvedimento
dell’Autorità Giudiziaria, il cui contesto penale trae
origine dall’esito di una attività ispettiva eseguita
dall’Agenzia delle Entrate di Catania, consegue alle
mirate indagini patrimoniali compiute dai Finanzieri del
Nucleo di Polizia Tributaria che hanno, dunque,
consentito di individuare e sottoporre a sequestro
preventivo 4 unità immobiliari abitative e commerciali
ubicate nella provincia di Brescia, 1 autovettura nonché
la liquidità presente sui conti correnti del predetto
indagato e della società QE’.
Catania –
GdF Catania ammanetta in stazione Siracusa corriere con 25 kg
hashish. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania
hanno tratto in arresto presso la stazione ferroviaria di
Siracusa un corriere che stava trasportando 25 Kg. di hashish
occultati nel bagaglio personale. Il corriere G.M. 25enne
originario dio Torino è stato bloccato nel tardo pomeriggio di
domenica, durante un servizio di contrasto al traffico di
droga. I militari del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria
avevano attuato, presso le stazioni ferroviarie di Catania e
Siracusa, un dispositivo di controllo nei confronti dei
passeggeri in arrivo con i treni provenienti da altre regioni.
L’attività ha consentito di individuare e fermare, all’interno
della stazione aretusea, il G.M. 25enne originario e
residente a Torino, che alla vista dei finanzieri ha mostrato un
atteggiamento circospetto e sfuggente. L’ispezione del suo
“trolley” ha fatto rinvenire circa 50 panetti imballati con
cellophane e nastro isolante contenenti complessivamente 25
kilogrammi di sostanza stupefacente del tipo hashish. Il
corriere è stato quindi arrestato ed accompagnato presso il
carcere di Siracusa Cavadonna. La sostanza stupefacente
sequestrata, verosimilmente destinata al mercato della Sicilia
orientale, avrebbe fruttato, al dettaglio circa 250.000 euro.
Acireale
– Blitz
GdF, sequestrati costumi e maschere illegali in negozi.
I finanzieri
del Comando Provinciale di Catania, nel corso di 4
interventi eseguiti ad Acireale, presso i magazzini e
punti vendita gestiti da soggetti di origine cinese,
hanno sequestrato circa 4.000 articoli carnevaleschi.L’attività della Tenenza
di Acireale rientra nel dispositivo di controllo
economico del territorio volto alla tutela della
sicurezza e della salute dei consumatori. Il controllo è
stato mirato, nel periodo del carnevale di Acireale, per
verificare la conformità agli standard di sicurezza
previsti dalla normativa comunitaria e nazionale dei
prodotti venduti in tale ricorrenza. Le Fiamme Gialle,
tra i prodotti irregolari esposti per la vendita hanno
rinvenuto maschere, costumi, giocattoli e trucchi non
conformi agli standard di legge a tutela della salute,
della sicurezza dei consumatori e dell’ambiente. I
Baschi Verdi in particolare, hanno evidenziato che la
maggior parte degli articoli sequestrati risultava priva
della marcatura CE, delle previste indicazioni sulla
loro composizione, qualità e origine. I militari hanno
notato che un’altra parte dei prodotti, invece, recava
una marcatura CE ingannevole, costituita da un’etichetta
asportabile e, soprattutto, quelli destinati anche a
minori di tre anni, erano del tutto privi di
informazioni sui materiali utilizzati nella
fabbricazione. I finanzieri, nel corso delle ispezioni
ai magazzini hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro
anche altri prodotti di uso comune privi dei normali
standard di sicurezza, costituiti da oltre 100.000
dispositivi elettrici. I militari hanno sottoposto a
sequestro merce irregolare del valore complessivo
stimabile in oltre 22mila € e svolgono accertamenti
volti a risalire la filiera di distribuzione. I
finanzieri intendono individuare a monte i produttori
che hanno aggirato le regole previste per immissione in
commercio. I
rappresentanti legali delle società e i titolari delle
ditte sottoposte a controllo sono stati segnalati alla
Camera di Commercio per l’applicazione delle sanzioni
amministrative previste.
Catania–
Assalto a treno ed altro:
GdF sequestra beni
6 mln €, attività non dichiarate.
La Procura Distrettuale Antimafia di Catania, a seguito
di complesse indagini, anche patrimoniali, delegate al
Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, ha chiesto ed
ottenuto dal Tribunale di Prevenzione di Catania un
decreto di sequestro del patrimonio di circa 6 milioni
€, illecitamente accumulato da Nunzio Fabio TENERELLI
31enne, attualmente detenuto ai domiciliari per una
serie di reati aggravati contro il patrimonio. Nunzio
TENERELLI è destinatario di un’ordinanza cautelare in
carcere nel settembre 2015 nell’ambito dell’operazione
“Nuova Famiglia” in quanto ritenuto responsabile, tra
gli altri, di una rapina commessa il 30 giugno 2014
presso la stazione ferroviaria di Acireale ai danni di
una cittadina cinese che era sul treno Siracusa-Roma.
Gli investigatori appurarono che le modalità del
comportamento delittuoso denotavano la particolare
pericolosità del Tenerelli; infatti in quella occasione
fu organizzato un vero e proprio assalto al treno da 7
soggetti, di cui alcuni armati, che fecero irruzione sul
convoglio bloccando a terra il capotreno e il
cuccettista per sottrarre alla cittadina cinese un
quantitativo imprecisato di denaro in contante. Gli
inquirenti denotano che TENERELLI, oggi colpito da una
misura di prevenzione patrimoniale, abbia espresso sin
dal 2001 una specifica ed abituale inclinazione nella
commissione di furti e rapine dalle quali avrebbe
ricavato le risorse finanziarie necessarie per
garantirsi un’invidiabile posizione economica.
Le azioni criminali sono state compiute sia
autonomamente che in concorso con appartenenti al clan
Mazzei. Gli inquirenti hanno raggiunto la
consapevolezza che TENERELLI, pur non risultando
organicamente inserito nel clan Mazzei, sia legato da
rapporti di stretta parentela con Nuccio Mazzei,
reggente dei Carcagnusi, in quanto le rispettive
madri sono sorelle. I militari del Nucleo di
Polizia Tributaria di Catania, sulla base dei gravi
indizi di pericolosità sociale riscontrati e
dell’abitualità delle sue condotte delittuose,
coordinati dalla locale Direzione Distrettuale
Antimafia, hanno avviato una mirata indagine
patrimoniale nei confronti del TENERELLI e del suo
nucleo familiare volta a verificare la coerenza del loro
tenore di vita e del patrimonio posseduto con i redditi
dagli stessi dichiarati.
Le investigazioni, condotte anche con l’ausilio di
sofisticati software sviluppati dalla Guardia di
Finanza per l’analisi incrociata di tutte le
informazioni desumibili dalle banche dati, hanno
consentito di individuare ai Baschi Verdi i beni, mobili
e immobili, illecitamente accumulati dal nucleo
familiare TENERELLI. Nunzio TENERELLI, sin dai primi
anni del 2000, pur palesando un’elevata capacità
contributiva, non ha mai dichiarato al Fisco il possesso
di redditi in quanto non occupato in attività
lavorative. I militari hanno rilevato
nel corso degli accertamenti patrimoniali ed a fronte di
ciò, che TENERELLI aveva la disponibilità di un
patrimonio immobiliare di grande valore. Le Fiamme
Gialle hanno accertato che gli immobili erano stati
acquistati ricorrendo a denaro contante e, anche quando
il soggetto ha fatto ricorso alla stipula di mutui od
all’emissione di titoli di pagamento, gli acquisiti
siano stati effettivamente, sempre e solo, regolati in
contanti. I familiari, dal canto loro, in più
circostanze sono risultati essere intestatari di comodo
di unità immobiliari e di un’attività imprenditoriale,
un bar nel quartiere di San Cristoforo. La Sezione
Misure di Prevenzione ha, dunque, disposto il sequestro
di un’attività d’impresa, di 27 immobili, di 3 conti
correnti e di 3 autovetture, il tutto per un
controvalore complessivo pari a circa di 6 milioni di
euro.
Catania – GdF scopre
truffa 298 falsi braccianti.I
militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi a tutela
della spesa pubblica, hanno scoperto una truffa
realizzata da 2 imprese agricole della provincia etnea.
I maldestri attraverso il meccanismo della falsa
assunzione di braccianti, arebbero indebitamente
ottenuto dall’INPS somme per circa 1,5 milioni di euro a
titolo di indennità di disoccupazione nonché, in alcuni
casi, di emolumenti a sostegno della famiglia (c.d.
assegni familiari). Il sistema di frode corrisponde a
quello già noto ai finanzieri in quanto accertato nel
corso di altre indagini sviluppate nel medesimo settore.
Le ditte, costituite al solo fine di realizzare la
truffa ed apparentemente operanti nella raccolta di
prodotti agricoli, hanno assunto soggetti compiacenti
relativamente ai quali hanno dapprima falsamente
attestato all’INPS l’impiego quali braccianti nei campi.
I soggetti, in un secondo momento, hanno comunicato
all’ente assistenziale il non utilizzo del lavoratore
affinché venisse corrisposta a ciascuno l’indennità
prevista per i giorni di disoccupazione. Gli
accertamenti effettuati sui terreni oggetto delle
diverse raccolte hanno consentito di appurare che gli
stessi non erano neppure nella disponibilità delle
imprese controllate, atteso che sono anche risultati
falsi i relativi contratti di comodato d’uso gratuito a
favore delle medesime. Per gli organizzatori della
truffa e per i 292 falsi braccianti che hanno percepito
gli illeciti proventi è scattata la denuncia per truffa
e falso all’Autorità Giudiziaria e la segnalazione
all’INPS per il recupero delle somme erogate.
Catania -
GdF arrestato dominicano corriere 2,5kg cocaina. si tratta del dominicano
C.G.B. 42enne. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania hanno tratto in arresto presso la stazione
ferroviaria etnea un soggetto dominicano che trasportava oltre 2,5
kilogrammi di cocaina. Il sequestro della sostanza
stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti
dall’intensificazione del controllo economico del territorio
disposto dalle Fiamme Gialle nelle aree particolarmente sensibili ai
traffici illeciti, rotabili e in specifici punti di accesso alla
città, quali la stazione ferroviaria. I militari del Nucleo di
Polizia Tributaria nel corso di un servizio di contrasto al traffico
di droga hanno sottoposto a controllo alcuni viaggiatori di
nazionalità sudamericana tra i quali un dominicano C.G.B.
42enne che, sin dalle prime domande di rito poste dai finanzieri, ha
palesato chiari segni di nervosismo. L’attenzione dei finanzieri nel
corso dell’ispezione dei bagagli appartenenti alla persona, è stata
attirata da un grosso diffusore acustico che il giovane aveva al
seguito. Il controllo approfondito ha evidenziato che nell’oggetto
erano stati occultati 2 grossi involucri di cellophane che
racchiudevano altrettanti panetti di cocaina. Il cittadino
dominicano è stato quindi tratto in arresto e accompagnato presso il
carcere di Catania Piazza Lanza. La cocaina sequestrata,
verosimilmente destinata al mercato della provincia etnea, avrebbe
fruttato, al dettaglio, oltre 200.000€.
Acireale –
Ten. Laura Boerner assume Comando Tenenza GdF, succede a Ten.
Eugenio Marmorale. L’avvicendamento tra i due ufficiali è stato
concretizzato il 25 luglio 2016. Il Tenente Boerner è di origine
campana ed è giunta in Sicilia al termine di una importante
esperienza operativa maturata nel Settentrione, al comando della
Sezione Operativa Volante della Compagnia della Guardia di Finanza
di Treviglio (BG). Il Comandante Provinciale, Col. Roberto Manna,
nel salutare i due ufficiali, ha formulato i migliori auguri di buon
lavoro al Ten. Boerner, sottolineando come sotto la guida del
Tenente Eugenio Marmorale, ora destinato a ricoprire un prestigioso
incarico presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, il
reparto acese delle Fiamme Gialle abbia raggiunto importantissimi
risultati operativi. I migliori auguri di buon lavoro al comandante
Laura Boerner .
Catania
–
GdF scopre 17 in B&b abusivi.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito di un articolato servizio volto alla
repressione dell’abusivismo nel settore turistico-alberghiero,
hanno effettuato un piano di controlli nei confronti di
strutture ricettive operanti nel capoluogo etneo (Bed &
Breakfast, affittacamere e case vacanza). I controlli delle
Fiamme Gialle sono scaturiti da un’analisi del particolare
settore imprenditoriale che, negli ultimi anni, ha registrato
una crescita esponenziale di strutture alloggiative di vario
genere, spesso pubblicizzate anche su siti internet che operano
mediante prenotazioni on line.In tale contesto, si è dato
avvio a una serie di riscontri acquisendo l’elenco completo
delle strutture regolarmente autorizzate a operare sul
territorio del capoluogo, grazie alla proficua sinergia
intercorsa con il Comune di Catania che, attraverso la Direzione
Sviluppo Attività Produttive e Nucleo Tributi, ha intensificato
l’azione di controllo sul corretto adempimento dell’imposta di
soggiorno da parte degli operatori del settore. Gli elementi
acquisiti dai finanzieri, sia attraverso il monitoraggio dei
siti internet sia mediante accertamenti, sopralluoghi e altre
attività investigative, sono stati quindi incrociati con le
risultanze delle banche dati dell’anagrafe tributaria. A
conclusione di tali approfondimenti è stato avviato un massiccio
piano di controlli nei confronti di esercizi operanti in diversi
quartieri della città, nelle zone più centrali e a maggiore
vocazione turistica, ma anche in quartieri più periferici ovvero
nella zona della scogliera.I finanzieri del Gruppo di Catania
hanno verificato la presenza delle previste autorizzazioni
comunali (SCIA), il rispetto della normativa di pubblica
sicurezza concernente la trasmissione alla Questura dei
nominativi dei clienti alloggiati, nonché l’assolvimento degli
obblighi fiscali, con specifico riguardo alla contabilizzazione
delle presenze ai fini delle imposte sui redditi ma anche ai
fini dell’imposta di soggiorno prevista dall’apposito
regolamento approvato nel 2011 dal Consiglio Comunale di
Catania. I controlli hanno consentito di individuare 17
strutture completamente abusive, cioè sprovviste delle
necessarie autorizzazioni rilasciate dal Comune e non in regola
con gli obblighi tributari. Sono stati constatati redditi non
dichiarati al Fisco per oltre 200 mila euro relativi a presenze
di clienti non contabilizzate in tutto o in parte. Nella quasi
totalità dei casi, inoltre, i titolari delle strutture non
avevano adempiuto agli obblighi di comunicazione al Comune ai
fini dell’imposta di soggiorno. Ammontano a circa 4000 le
presenze rilevate presso le strutture ispezionate e segnalate al
Comune di Catania ai fini del recupero dell’imposta di soggiorno
nei confronti dei responsabili delle attività ricettive. Infine,
sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria 16 titolari di
attività per aver omesso di comunicare alla Questura i
nominativi dei clienti alloggiati presso la propria struttura,
ovvero per aver effettuato dichiarazioni mendaci circa il numero
di posti letto autorizzati. In proposito, va evidenziato come la
presenza di strutture abusive o non perfettamente in regola –
sovente lamentata da operatori e associazioni del settore –
oltre a determinare una consistente evasione fiscale, crea una
“concorrenza sleale” con le attività regolari, alterando il
mercato e determinando rischi per la sopravvivenza di chi opera
nella legalità. Va anche sottolineato che la presenza di
strutture abusive o irregolari non consente un esatto computo
delle presenze turistiche in una determinata area, falsando
anche i dati e i resoconti del settore turistico-alberghiero nel
capoluogo. I controlli continueranno nei prossimi mesi e saranno
intensificati in previsione della stagione estiva, anche nei
confronti di strutture alberghiere di maggiori dimensioni.
Catania
–GdF
seda rissa extracomunitari in Centro Accoglienza. I militari
del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania, nell’ambito dei quotidiani servizi di Ordine
Pubblico svolti presso il Centro di Accoglienza per
richiedenti asilo di Mineo (CT), hanno tratto in arresto
4 soggetti extracomunitari fermati nel corso di una
rissa scoppiata all’interno della struttura.Gli
ospiti, classe ’91, ’94 e due del ‘95, tutti di
nazionalità nigeriana e richiedenti asilo, nella
mattinata di domenica, insieme ad altri connazionali, si
sono resi responsabili di un tafferuglio nelle aree
antistanti la mensa del Centro di Accoglienza. Il pronto
intervento delle Fiamme Gialle etnee, unitamente ai
colleghi di Agrigento e Caltanissetta, nonché della
Polizia di Stato del Commissariato di Caltagirone, ha
permesso di ristabilire rapidamente la normalità nella
struttura. La situazione era degenerata per futili
motivi connessi all’approvvigionamento di alcuni generi
alimentari. Alcuni più facinorosi, nel corso della
lite, hanno fatto ricorso all’utilizzo di alcuni oggetti
contundenti recuperati nelle immediatezza (bastoni,
mazze chiodate e una lama da cucina), provocando anche
una lieve ferita da taglio ad un braccio di uno degli
arrestati. Quest’ultimo è stato immediatamente
accompagnato presso il presidio ospedaliero della Croce
Rossa di stanza al Centro di Accoglienza per le cure del
caso e giudicato guaribile in 8 giorni.La
tempestiva opera dei finanzieri, ha subito concluso la
colluttazione evitando il coinvolgimento di altri ospiti
e facendo sì che tutto tornasse tranquillo. I quattro
soggetti responsabili delle turbative per rissa
aggravata sono stati, quindi, posti a disposizione della
Procura della Repubblica di Caltagirone e condotti
presso la locale Casa Circondariale, in attesa del
giudizio per direttissima.
Catania –
GdF blocca corriere droga vicino pullman.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Catania, nell’ambito di un servizio volto
alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti,
hanno arrestato un giovane che trasportava 250 grammi di
marijuana alla fermata delle autolinee in via Archimede
a Catania. Le Fiamme Gialle etnee, quotidianamente
impiegate in specifici controlli nelle principali piazze
di spaccio, hanno intensificato le proprie attività nel
corso delle festività pasquali, specie nelle aree
portuali, aeroportuali e nei punti di transito, quali,
tra gli altri, le autostazioni. Le Fiamme Gialle nel
corso di tali controlli, hanno posto attenzione ad un
giovane intento al ritiro del suo bagaglio nel relativo
alloggiamento dell’autobus. Il giovane 21enne,
proveniente da Bologna ma di origini ragusane, ha subito
palesato un atteggiamento circospetto, che ha indotto i
finanzieri del Gruppo Catania a sottoporlo ad una
accurata ispezione anche dei suoi bagagli personali. I
militari del Gruppo di Catania, anche grazie all’ausilio
del cane antidroga RAV, appartenente alle unità cinofile
in forza al Reparto, hanno così scoperto 1 panetto di
marijuana occultato nello zaino, del peso di circa 250
grammi, il cui valore sul mercato alla vendita minuta
avrebbe consentito di ricavare oltre 2.500€.
L’operazione è culminata con l’arresto del soggetto
responsabile per la fattispecie prevista dal Testo Unico
in materia di sostanze stupefacenti e messo a
disposizione della locale Autorità Giudiziaria.
Catania - Sbarco
254 migranti, presi 3 scafisti, morta ragazza 20enne. Polizia
e Guardia di Finanza di Catania hanno posto in stato di fermo di
indiziato di delitto 3 sedicenti cittadini stranieri, di nazionalità
nigeriana e gambiana, per il reato di favoreggiamento
all’immigrazione clandestina, in relazione allo sbarco di 254
migranti ed 1 cadavere giunti presso il Porto di Catania lo scorso
20 marzo, a bordo della nave della Guardia Costiera romena
“Mai 0201”.
I nigeriani Kevin GABRIEL 31enne e EbenezerOKE 33ennesono stati individuati quali componenti
dell’equipaggio di un gommone su cui viaggiavano 132 migranti e la
salma di 1 giovane donna, mentre il gambiano Arfang NJIE 27
enne quale “scafista” di altro gommone soccorso con a bordo 122
migranti. Gli
investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del
G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania sotto il coordinamento
della Procura della Repubblica etnea, hanno raggiunto l’assetto
romeno in alto mare coadiuvati da personale della Sezione Operativa
Navale del Corpo ed hanno ricostruito la dinamica del viaggio
acquisendo gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di
fermo. Gli accertamenti di rito effettuati sulla
salma, hanno acclarato che si trattava di una giovane cittadina
nigeriana di 20 anni, per il cui decesso l’Autorità Giudiziaria sta
valutando se sia riconducibile alla condotta degli scafisti. La
ragazza, secondo alcune testimonianze, pare fosse partita dalla
Nigeria, dove aveva iniziato a studiare come designer di
moda. Le precarie condizioni economiche della famiglia, che non le
permettevano più di continuare il corso di studi, l’avevano
determinata a svolgere la professione di sarta per risparmiare il
denaro necessario a lei e alla sorella a raggiungere l’Italia e
tentare di realizzare il sogno di lavorare nel campo della moda. I
tre fermati espletate le formalità di rito, sono stati associati
presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria.
Nicolosi
– GdF salva sciatore infortunato. I
militari del Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza (SAGF) di Nicolosi, alle ore 11,15 circa
sono intervenuti in una operazione di soccorso
di un turista che si era procurato un trauma ad
un arto inferiore, nel corso di una discesa,
fuori pista, con lo slittino, in località
compresa fra il rifugio Sapienza e i Crateri
Silvestri a circa 1900 mt s.l.m. I militari del
Soccorso Alpino della Guardia di Finanza,
allertati dalla Centrale Operativa del 118 e con
l’ausilio dei volontari del CNSAS, dopo aver
raggiunto il soggetto gli hanno immobilizzato
l’arto e trasportato sulla barella fino al
piazzale del rifugio Sapienza dove è intervenuta
l’eliambulanza del 118 per il trasporto del
malcapitato al presidio ospedaliero Cannizzaro
di Catania.
Catania
– GdF
seminario su reati contro P.A.
L’incontro di studi sulla delicata ed attualissima
materia dei reati contro la P.A. e della prevenzione
della corruzione si è svolto, all’interno della Sala
Koiné del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza di Catania.Il Comandante Regionale della
Guardia di Finanza, Gen.D. Ignazio GIBILARO, eD il
Comandante Provinciale di Catania, Col. t.ST Roberto
MANNA, che ha moderato i lavori, hanno presenziato al
seminario. I relatori, intervenuti sono: il Dott. Alfio
FRAGALÀ, Sostituto Procuratore presso la Procura della
Repubblica di Catania, il Cons. Michele CORRADINO,
componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e il
Ten.Col. t.ST Alberto NASTASIA, Comandante del Nucleo PT.
Il Dott. FRAGALÀ ha tenuto un intervento sulle condotte
e sugli indicatori dei reati di corruzione, con
specifico riguardo al settore degli appalti; il Cons.
CORRADINO ha illustrato il ruolo e le competenze
dell’A.N.A.C., soffermandosi, in particolare, sulle
disposizioni previste dal nuovo “codice degli appalti”,
che entrerà in vigore nel mese di aprile; il Ten.Col.
NASTASIA ha esposto i presidi anticorruzione del Corpo,
con specifico riguardo al piano triennale adottato dalla
Guardia di Finanza in attuazione delle vigenti
disposizioni. La giornata di studio, molto proficua, ha
consentito di tracciare un punto di situazione
aggiornato sulla normativa di settore, anche in
considerazione del duplice impegno richiesto alla
Guardia di Finanza dalla legge anticorruzione: da un
lato, per effetto delle specifiche funzioni svolte,
contrastare i reati di corruzione, che richiedono una
conoscenza specialistica della materia amministrativa e
contabile; dall’altro, secondo gli indirizzi
dell’Autorità politica di riferimento, provvedere ad
aggiornare il piano anticorruzione nell’ottica di
implementare ulteriormente il dispositivo di
prevenzione. Il recente rinnovo del Protocollo d’intesa
tra l’A.N.A.C. e la Guardia di Finanza è importante in
tale contesto, è disciplinata la collaborazione con
specifico riguardo all’esame della contrattualistica
pubblica per gli appalti e per i contraenti con la
pubblica amministrazione, nonché alla verifica presso
gli enti pubblici del rispetto degli obblighi dettati
dalla specifica normativa.
Catania
- GdF sequestra 62 kg marijuana, 1 in manette. L’attività
dei finanzieri del Comando Provinciale di Catania è
anche nel contrasto del traffico di sostanze
stupefacenti, nell’ultimo mese, ed ha consentito di
trarre in arresto 7 trafficanti e sequestrare oltre 11
kg di droghe. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria etneo, il 1° dicembre scorso, nel corso di
una perquisizione in un’abitazione nelle campagne di
Vittoria, in provincia di Ragusa, di proprietà di
Vincenzo Palmieri 44enne, hanno sequestrato 62 Kg.
di marijuana. Le Fiamme Gialle sono pervenute al
rinvenimento proprio grazie all’analisi dello
stupefacente sequestrato nei giorni scorsi, risultato
perlopiù di produzione locale, e sviluppando il
monitoraggio di alcuni soggetti, con specifici
precedenti penali per traffico di marijuana, residenti
nell’area di provenienza della sostanza cannabinoide. Le
Fiamme Gialle si sono insospettire sul Palmieri che
pur non svolgendo attività lavorativa - non sembrava
manifestare difficoltà economiche. La perquisizione
condotta nell’abitazione del soggetto ha successivamente
confermato i sospetti essendo stata rinvenuta marijuana,
sia all’interno dell’abitazione, in un locale adibito a
ricovero di strumenti da lavoro, che all’esterno della
stessa, in una cisterna in plastica. Lo stupefacente era
contenuto in 22 confezioni di cellophane, nascoste
all’interno di 3 distinti sacchi, per un peso
complessivo di 62 Kg. Sebastiano Palmieri è stato quindi
tratto in arresto e condotto, a disposizione
dell’Autorità giudiziaria, presso la casa circondariale
di Ragusa. La cannabis sequestrata, verosimilmente
destinata al mercato ibleo, avrebbe fruttato, al
dettaglio, circa 650.000 euro.
Catania
– GdF preso 1 corriere 145g cocaina in auto.
È finito ai domiciliari :
Giovanni Treccarichi 51enne catanese. L’attività
delle Fiamme Gialle a contrasto del traffico di sostanze
stupefacenti è continua. I militari, nei giorni scorsi
avevano ammanettato 5 corrieri, soprattutto mediante il
costante monitoraggio dei principali snodi autostradali
e dei punti di arrivo nella città: stazione ferroviaria
e dei pullman. I Baschi Verdi l’11 novembre scorso,
durante un normale controllo all’uscita del casello
autostradale di San Gregorio, hanno proceduto a fermare
una Peugeot 107 nera condotta da Giovanni Treccarichi,
51enne catanese. I militari del Nucleo di Polizia
Tributaria, nello svolgimento degli accertamenti di
prassi, hanno notato la crescente insofferenza del
soggetto, che rivolgeva agli stessi pressanti richieste
per accelerare la conclusione dei riscontri per presunte
esigenze lavorative. La titubanza ha indotto i
finanzieri ad approfondire il controllo ed in
particolare ad effettuare un’ispezione accurata
dell’auto. I minitari hanno rinvenuto, ben occultato
sotto la moquette del sedile posteriore, 1 involucro in
carta stagnola contenente un sacchetto in cellophane con
145 grammi di cocaina. Le analisi effettuate sulla
sostanza hanno consentito di accertare che si trattava
di cocaina purissima dalla quale sarebbero state
ricavate almeno 530 dosi di stupefacente, che, collocate
sul mercato dello spaccio catanese avrebbero potuto
fruttare circa 25.000 euro. Il cinquantunenne,
incensurato, è stato pertanto posto agli arresti
domiciliari, su disposizione della locale Autorità
Giudiziaria.
Catania
– GdF
arresta su ragusana svincolo
Catania
1 corriere con 6 kg droga.
Si tratta di
Gino Vella
53enne vittoriese. L’attività di contrasto al traffico di
sostanze stupefacenti da parte dei militari del Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Catania è continua. I
militari dopo l’arresto dei 2 tunisini, nei giorni scorsi hanno
concluso un altro importante servizio con l’arresto del
vittoriese Gino Vella 53enne ed il sequestro di oltre 6
chilogrammi di marijuana. Le Fiamme Gialle stavano svolgendo un
servizio ordinario di controllo del territorio sulla Strada
Statale Ragusana 194, in prossimità dello svincolo autostradale
per Catania. Una pattuglia del Nucleo di Polizia Tributaria ha
intimato l’alt ad un’automobilista che, alla vista dei
finanzieri, ha proseguito la sua corsa. I militari
immediatamente si sono messi all’inseguimento della Lancia,
raggiungendola dopo alcune centinaia di metri dal luogo del
controllo. I tutori dell’ordine, fermata l’autovettura, hanno
proceduto all’identificazione del conducente, che è apparso
nervoso e insofferente alle attività di polizia. Le Fiamme
Gialle considerando il tentativo di sottrarsi al controllo e
tenuto anche conto delle risposte contraddittorie fornite dal
vittoriese, hanno deciso di ispezionare il veicolo. I finanzieri
nel bagagliaio hanno rinvenuto, ben occultati, 6 chilogrammi di
marijuana nascosti all’interno di 3 diversi sacchi di
plastica. L’auto e la sostanza stupefacente sono state poste
sotto sequestro, mentre il soggetto, peraltro già noto, è
stato associato presso la Casa Circondariale “Cavadonna”
di Siracusa, a disposizione della Procura della Repubblica di
Siracusa. Le Fiamme Gialle ritengono che il vittoriese, trovato
in possesso anche di 840 euro in contanti, fosse il “corriere”
dello stupefacente sequestrato, molto probabilmente destinato al
mercato catanese, la cui vendita avrebbe fruttato, al dettaglio,
oltre 70mila€.
Catania – GdF : Gruppo magg. Volpe consegna comando a magg.
Oliviero. Il passaggio di consegne di comando del Gruppo
territoriale tra il magg. Marco Volpe ed il magg. Raffaele Oliviero
si è svolto alla presenza del Comandante Provinciale di Catania,
Colonnello Roberto Manna,. Il magg. Volpe dopo 3 anni ha lasciato
l’incarico di comandante del Gruppo delle Fiamme Gialle etnee per
assumere altro ruolo presso il Nucleo di Polizia Tributaria di
Napoli. Il magg. Raffaele Oliviero, 34 anni, originario di Roma,
proviene dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino ed ha assunto
il comando del Reparto. Il Comandante Provinciale Manna ha espresso
un vivo ringraziamento ed un sincero apprezzamento al Magg. Volpe
per il lavoro svolto alla guida del Gruppo e ha formulato i migliori
auguri per il nuovo incarico al Magg. Oliviero.
Catania-
5 indagati per favoreggiamento immigrazione clandestina.
Polizia e Guardia di Finanza di Catania hanno posto in
stato di fermo di indiziato di delitto cinque sedicenti
cittadini egiziani per il reato di favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina, a seguito dello sbarco
avvenuto presso il porto di Catania lo scorso 9 luglio.
Si tratta di : Ibrahim ABUHIMDAN 44enne,
Mohammad ALQADI 28enne, Ahmed Sabri Ali EL
SHAEER 34enne, Mohammed Ichta IZAT MOHAMMED
31enne
e Mohammad ABDAL RAHMAN 35enne che sono stati
individuati quali componenti dell’equipaggio di un
peschereccio, salpato dalle coste egiziane, con a bordo
285 migranti provenienti dall’area sub-sahariana e
mediorientale. L’intervento di soccorso è stato operato
da un’unità navale della Guardia Costiera svedese, il
pattugliatore “Siem Pilot”, impegnato nel Mar
Mediterraneo nell’ambito del dispositivo “Triton 2015”,
con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in
qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di
collegamento. Le preliminari evidenze acquisite
dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività
investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e
del G.I.C.O. di Catania, che hanno raggiunto in alto
mare l’imbarcazione svedese con unità veloci della
Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere
significativi elementi indiziari nei confronti dei
cinque egiziani, “scafisti” del peschereccio. Le
attività degli investigatori della Polizia di Stato e
della Guardia di Finanza, proseguite a terra sotto il
coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, hanno
consentito di acquisire gli elementi necessari
all’adozione dei provvedimenti di fermo. I cinque
egiziani sono stati associati presso la Casa
Crcondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria.
Catania – Gdf
scopre finanziamento 4 milioni€ per Patto Territoriale
Aci somma mai investite. I finanzieri del Comando
Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i
“reati contro la criminalità economica” della locale
Procura della Repubblica, hanno eseguito nei confronti
del noto imprenditore Orazio BOSCO LO GIUDICE
il sequestro preventivo della somma di 4.525.857 €
disposto dal G.I.P. del Tribunale etneo per fatti
compiuti allorché questi era amministratore unico della
“ITA CTA S.r.l.” e, segnatamente, per aver
fraudolentemente percepito, nell’Ambito del cd. patto
territoriale delle Aci, contributi e agevolazioni
pubbliche di oltre 4,5 milioni€ erogati dal Ministero
delle Attività Produttive per favorire lo sviluppo
economico e occupazionale di aree depresse. Il progetto
finanziato - di importo complessivo pari a 13 milioni€
era orientato a favorire nuova occupazione nel
comprensorio del Patto Territoriale delle Aci (Aci
Castello, Aci Catena, Acireale, Aci S. Antonio, San
Gregorio e Valverde) - prevedeva l’acquisto di
macchinari, impianti e attrezzature per lavori di
ingegneria edile, da allocare in una struttura logistica
a ridosso delle Terme di Acireale. Le indagini, svolte
dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza di Catania, hanno invece consentito di accertare
che l’attività dichiarata non è mai stata svolta dalla
società beneficiaria, né è stata mai realizzata l’unità
produttiva prevista dal progetto con conseguente danno
per l’economia locale che è stata privata di ingenti
risorse finanziarie stanziate per la crescita del
territorio. I Baschi Verdi hanno evidenziato che i beni
strumentali acquistati dalla “ITA CTA S.r.l.” grazie al
contributo concesso sono stati utilizzati da altre
società riconducibili al medesimo gruppo industriale di
riferimento presso propri cantieri, in chiara violazione
dell’obiettivo e dell’interesse pubblico cui il
finanziamento era destinato. La “ITA CTA S.r.l.”, in
sostanza, ha direttamente destinato ed in qualche caso
noleggiato i beni strumentali ad altre società del
gruppo attive nell’esecuzione di opere pubbliche, fra
cui la “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” (impegnata in appalti per
la costruzione di opere stradali e ferroviarie al
confine tra Lazio e Umbria) e la “SAN MARCO S.c.a.r.l.”
(impegnata nella costruzione dell’Ospedale nuovo San
Marco di Librino). La Guardia di Finanza con l’indagine
è arrivata, quindi, alla denuncia, a piede libero, del
noto imprenditore Orazio Bosco Lo Giudice, all’epoca dei
fatti amministratore unico della “ITA CTA S.r.l.”, per i
reati di truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche e di malversazione a danno dello
Stato. I militari hanno appurato che di quest’ultimo
reato dovrà poi rispondere, in concorso, anche Concetto
Albino Bosco Lo Giudice, all’epoca dei fatti,
amministratore unico della “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e
della “SAN MARCO S.c.a.r.l.”. Altri due dipendenti di
società del medesimo gruppo industriale sono poi
indagati, in concorso con Orazio Bosco Lo Giudice, per
truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni
pubbliche avendo indicato falsamente ai funzionari
incaricati dei sopralluoghi fisici sui mezzi e
macchinari oggetto di agevolazione, quali cantieri di
lavoro della “ITA CTA S.r.l.”, cantieri in realtà di
pertinenza delle altre società del gruppo. Anche le
società “ITA CTA S.r.l.”, TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e “SAN
MARCO S.c.a.r.l.” dovranno rispondere, poi,
direttamente, ai sensi del D.Lgs. n. 231/01, per
responsabilità derivante da reato a causa delle condotte
compiute dai propri organi di vertice avendone comunque
tratto significativo beneficio. L’attività si è conclusa
con il sequestro di oltre 4,5 milioni€, pari al
contributo erogato, in quote societarie intestate a
BOSCO LO GIUDICE Orazio la cui gestione è stata affidata
ad un amministratore giudiziario nominato dalla Procura
della Repubblica etnea.
Catania
–GdF scopre hashish kg. 1,5 a famiglia corrieri
Palermo bloccati in autostrada. Si tratta di A.A.,
40enne, il figlio A.U., 20enne, nonché A.A.,
26enne, ed il fratello A.D., 23enne, tutti di
Palermo. Nell’ambito delle attività volte al controllo
economico del territorio e, in particolare, alla
repressione del traffico di sostanze stupefacenti
quotidianamente disposte dal Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Catania, è stato organizzato,
nella notte tra sabato e domenica, un posto di controllo
nei pressi del casello autostradale di Fiumefreddo di
Sicilia. I Baschi Verdi, verso le 5 del mattino di ieri,
durante le operazioni di controllo di una Mercedes CLK
con quattro passeggeri a bordo, tutti palermitani, hanno
notato che alcuni di essi hanno mostrato evidenti segni
di nervosismo e sono caduti in contraddizione fra loro
alle specifiche domande dei finanzieri della Compagnia
di Riposto sul motivo della loro presenza nella zona
Jonica. Uno degli occupanti dell’auto, probabilmente con
l’intento di sviare più approfonditi controlli, ha
consegnato spontaneamente 4 grammi di hashish,
dichiarandone il possesso per uso personale. I militari
hanno deciso però di sottoporre il mezzo ad una più
accurata ispezione, avvalendosi anche dell’unità
cinofila antidroga del Gruppo di Catania. I militari,
dopo un’attenta ricerca, seguendo le precise indicazioni
fornite da Zaro, il pastore tedesco delle fiamme gialle,
hanno così individuato un nascondiglio ricavato
all’interno della plancia della vettura nel quale sono
stati rinvenuti 8 panetti avvolti nel nastro adesivo. Le
successive operazioni di riscontro hanno permesso di
quantificare in kg. 1,5 di hashish la sostanza
complessivamente trasportata. I quattro passeggeri,
A.A., 40enne, il figlio A.U., 20enne, nonché
A.A., 26enne, ed il fratello A.D.,
23enne, tutti di Palermo, sono stati tratti in arresto e
associati presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza a
disposizione della Procura della Repubblica di Catania,
cui sono stati tutti deferiti per detenzione di sostanze
stupefacenti a fini di spaccio. L’intervento testimonia
ancora una volta la direttrice di approvvigionamento
dell’hashish dalla zona palermitana e della necessità di
coprire il mercato delle cd. droghe leggere del catanese
con approvvigionamenti di detta sostanza, anche in
considerazione degli ingenti sequestri di marijuana
operati.
Catania–
GdF scopre stazione rifornimento abusiva: 18mila litri
sequestrati. 2 soggetti, B.D., 51enne catanese, e L.S.,
46enne di Acireale, accusati di contrabbando di prodotto
petrolifero, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato.
B.D., 51enne catanese era, peraltro, già stato denunciato a
piede libero dalle Fiamme gialle etnee per medesimi fatti lo scorso
ottobre. Un’area di sosta attrezzata come una vera e propria
stazione di servizio completamente abusiva. E’ stata questa la
scoperta dei finanzieri del Comando Provinciale di Catania impegnati
in controlli finalizzati a contrastare traffici illeciti di prodotti
petroliferi. L’attività nasce da servizi di osservazione condotti
dalle Fiamme Gialle su aree del territorio etneo considerate “a
rischio” in relazione all’estensione e alla destinazione quali
luoghi di sosta per autoarticolati. I finanzieri del Nucleo di
Polizia tributaria di Catania, proprio durante degli appostamenti
eseguiti in un parcheggio alle porte di Acireale, hanno notato 2
soggetti intenti a trasbordare, da 1 autocarro a 1 rimorchio, alcuni
voluminosi recipienti di plastica il cui utilizzo nell’ambito di
detti traffici illeciti era già emerso in pregresse operazioni. Le
conseguenti ricerche e perquisizioni condotte sui mezzi presenti
nell’area hanno consentito ai Baschi verdi di rinvenire numerosi
contenitori da 1.000 litri ciascuno e 1 grossa cisterna, tutti
contenenti gasolio, certamente non di ottima qualità e, comunque, di
provenienza illecita, presumibilmente dall’est europeo, in quanto
sprovvisto di qualsivoglia documentazione fiscale. Il prodotto,
complessivamente quantificato in 18.000 litri, è stato sottoposto a
sequestro unitamente a un autocarro, un furgone, un’autocisterna e
un rimorchio. I finanzieri, nel corso delle attività hanno pure
sequestrate 2 pompe conta-litri munite di pistola erogatrice
accuratamente installate su 2 carrelli della spesa allo scopo di
agevolare il rifornimento degli automezzi. Il tutto senza alcuna
precauzione antincendio e in spregio a qualsiasi norma di sicurezza,
con rischi elevatissimi per l’incolumità di coloro che si trovavano
a maneggiare il prodotto ovvero in transito nell’area. Duplice è il
danno che l’immissione in consumo del gasolio avrebbe arrecato: da
un lato, la sottrazione all’erario di imposte, dall’altro una
concorrenza sleale sul mercato del carburante in considerazione del
prezzo vantaggioso praticato.
Catania
– GdF scopre assegni
INPS non dovuti per italiani all’estero.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno scoperto
una truffa all’INPS da parte di 23 italiani emigrati all’estero
che hanno continuato a percepire indebitamente l’assegno sociale
per un importo di oltre 620 mila euro. I militari della
Compagnia di Caltagirone, nell’ambito delle attività
quotidianamente svolte a tutela della spesa pubblica, dopo aver
rilevato – a seguito di specifiche denunce – l’illecita
percezione di trattamenti sociali da parte di 3 soggetti
italiani emigrati all’estero, hanno avviato, in stretta
collaborazione con l’Istituto di previdenza, un più ampio
monitoraggio delle posizioni beneficiarie dell’assegno. L’INPS
ha fornito i dati completi dei percipienti che le Fiamme Gialle
hanno incrociato con l’anagrafe degli italiani residenti
all’estero di alcuni comuni del calatino, quali Caltagirone,
Licodia Eubea, Mirabella Imbaccari, Mineo e Vizzini. Le attività
investigative sono state svolte su centinaia di soggetti tenendo
presente che hanno il diritto a percepire – a domanda – tali
emolumenti coloro che abbiano compiuto il 65° anno di età, senza
reddito o comunque al di sotto di una determinata soglia, a
prescindere dal pagamento pregresso di contributi previdenziali.
Tale forma di sostegno sociale, ammontante a circa 500 euro
mensili, compresa la tredicesima, può riguardare, però, solo i
soggetti che abbiano la residenza effettiva in Italia, cioè che
dimorino in maniera stabile e continuativa da almeno 10 anni nel
territorio nazionale. Peraltro, sussiste l’obbligo di
comunicazione all’Istituto dell’avvenuto trasferimento
all’estero. Invece, alcuni indizi, acquisiti nel corso degli
accertamenti, hanno portato a sospettare della genuinità del
documento certificativo della residenza in Italia presentato
all’INPS nella domanda di attribuzione dell’assegno. I
finanzieri hanno pertanto effettuato i necessari riscontri,
tramite l’utilizzo di appositi applicativi informatici nonché
specifici sopralluoghi e rilevamenti presso i singoli comuni,
che hanno consentito di accertare come ben 23 italiani, pur
risiedendo stabilmente e anche da diversi anni in Argentina
(12), Venezuela (2), Brasile (1), Stati Uniti d’America (3),
Australia (2) e Germania (3), abbiano omesso qualunque
comunicazione all’Istituto previdenziale e abbiano illecitamente
continuato a beneficiare illecitamente del trattamento sociale
per un importo complessivo superiore ai 620 mila euro. In tre
casi gli indagati sono risultati anche deceduti da alcuni anni,
ma gli eredi hanno incassato tranquillamente l’assegno mensile
erogato dall’Italia. I responsabili sono stati denunciati alla
Procura della Repubblica di Caltagirone, per il reato di truffa
aggravata ai danni dello Stato, mentre sono stati immediatamente
bloccati i pagamenti da parte dell’INPS e avviate le procedure
per il recupero delle somme indebitamente percepite.
Catania
- Finanzieri C.do Provinciale Catania scoprono 22
lavoratori in nero.
I militari hanno concluso un intervento volto al contrasto del
lavoro nero nei confronti di una ditta edile di Giarre. La
società operante nella zona jonica era stata oggetto di un
attento monitoraggio da parte dei militari della Compagnia di
Riposto. Le Fiamme Gialle dalle attività di controllo economico
del territorio aveva rilevato una forte incongruenza tra la
fervente attività d’impresa e gli esigui redditi dichiarati al
fisco. Gli ulteriori approfondimenti condotti sulla complessiva
posizione fiscale e contributiva della ditta hanno poi
consentito di riscontrare la quasi totale assenza di personale
“ufficialmente” dipendente; evidenza risultata particolarmente
“sospetta” in un settore economico connotato dalla indubbia
esigenza di mano d’opera. Le Fiamme Gialle etnee nei giorni
scorsi, hanno effettuato un accesso presso la sede della società
ed hanno sorpreso decine di addetti intenti alla preparazione
delle attrezzature ed a ricevere le istruzioni prima di avviarsi
alla volta dei diversi cantieri aperti. I militari hanno
condotto nei loro confronti le cosiddette “interviste” per
rilevare le singole posizioni lavorative da incrociare
successivamente con i documenti dell’azienda previsti per la
corretta instaurazione dei rapporti di lavoro. Gli investigatori
dalla complessiva analisi della documentazione hanno rilevato
ben 22 posizioni completamente in nero, soggetti nei cui
confronti non è stata stipulata forma di contratto ed a cui non
sono stati versati i contributi previdenziali ed assistenziali.
Il titolare della società è stato segnalato alla Direzione
Provinciale del Lavoro, all’INAIL e all’INPS per l’applicazione
delle relative sanzioni. Le Fiamme Gialle stanno ancora
svolgendo accertamenti sulla situazione fiscale della società
che, tenuto conto dello spregiudicato ricorso alla mano d’opera
in nero, presenta evidenti indici di evasione.
Acireale
- GdF trova società di pulizie che omette guadagni. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un
sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di circa
380.000€, nei confronti del titolare di una società operante nel
settore delle pulizie, che aveva occultato ricavi per 800.000€. La
società era stata sottoposta a una verifica fiscale nello scorso
mese di luglio nell’ambito delle ordinarie attività a tutela delle
entrate condotte dai militari della Tenenza di Acireale. Le Fiamme
Gialle, nel corso delle attività ispettive avevano evidenziato che
l’impresa aveva operato “dimenticandosi” di presentare le
dichiarazioni dei redditi. Con tale modus operandi, l’amministratore
aveva sottratto al fisco circa 800.000€ di ricavi, relativamente
all’anno d’imposta 2012, così evitando il pagamento di imposte per
circa 380.000€.La ricostruzione del volume d’affari realizzato
dalla società è stata possibile con all’esecuzione di una serie di
controlli incrociati, grazie ai quali è stata rinvenuta tutta la
documentazione contabile attestante i rapporti commerciali
intrattenuti dalla stessa. I Baschi Verdi, attraverso l’analisi del
carteggio acquisito, nonché lo sviluppo delle informazioni reperite
tramite le banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza,
sono riusciti a determinare il profitto realizzato negli anni
oggetto di controllo e nascosto al fisco. Il titolare dell’impresa è
stato deferito alla Procura della Repubblica di Catania per il reato
di omessa dichiarazione e omesso versamento di IVA, avendo superato
le soglie di punibilità (ossia imposte evase per singolo anno
superiori a € 50.000). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi, su
proposta della stessa Guardia di Finanza acese, ha emesso un decreto
di sequestro preventivo di beni a garanzia dei crediti vantati
dall’Erario nei confronti dell’amministratore della società. Le
Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al fine di
individuare il patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile
all’indagato, hanno così sottoposto a sequestro 30.000€ depositati
su conti correnti, 1 immobile e quote societarie fino a concorrenza
dell’imposta evasa.
Catania
– GdF confisca 600.000€ in beni, Laudani reddito 10€ annui.
I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione
di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione
del locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio di circa
600.000€ illecitamente accumulato da Salvatore Laudani 35enne,
che gli investigatori ritengono appartenente al clan dei
“Pillera - Puntina”. Il Laudani era stato tratto in arresto
dalle Fiamme Gialle nel giugno 2012, nell’ambito dell’operazione
“Pret a Porter”, in quanto finanziatore dell’acquisto, in
Olanda, di quasi 15 chilogrammi di marijuana del tipo “orange
skunk”. Le indagini esperite avevano dimostrato il ruolo del
Laudani quale referente nel gruppo criminale per il traffico di
stupefacenti, determinandone la condanna, in primo grado, a 5
anni di reclusione. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria
di Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale
Antimafia, partendo dalle evidenze raccolte, hanno avviato
l’indagine patrimoniale nei confronti del soggetto e del suo
nucleo familiare allo scopo di verificare la coerenza del
tenore di vita e del patrimonio agli stessi riconducibile con i
redditi dichiarati. Tutto ciò nella consapevolezza che tra le
misure più efficaci di contrasto alla criminalità organizzata
vi è certamente quella dell’aggressione dei profitti derivanti
dalle attività illecite già reinvestiti nel circuito economico
legale. Le indagini, condotte anche attraverso l’utilizzo di
sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per
l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche
dati, hanno fatto emergere l’illecito arricchimento della
famiglia Laudani. I militari hanno, tra l’altro, accertato che
l’ultima dichiarazione dei redditi di Salvatore Laudani,
presentata nel 2008, recava un reddito di appena 10€, mentre,
fino al suo arresto, è stato in grado di provvedere al regolare
versamento di rate mensili dell’importo di 2.000€ per un mutuo
acceso per l’acquisto di due immobili. Le Fiamme Gialle etnee
hanno proposto alla competente Autorità Giudiziaria l’adozione
della confisca dei beni individuati, per un valore di circa
600.000€. La Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto la
confisca di 2 immobili a Catania nonché delle quote di 2
società, 1, con sede a Catania, operante nel settore edile e
l’altra, con sede ad Acireale, attiva nel commercio di articoli
di cartoleria. I giudici contestualmente, hanno anche disposto
nei confronti del Laudani la misura di prevenzione personale
della sorveglianza speciale per la durata di 2 anni e 6 mesi.
Catania
– GdF scopre ad Acireale omesse dichiarazioni, sequestri per
equivalente. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania
hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, per un valore
complessivo di circa 800.000€, nei confronti dei titolari di una
società operante nel settore delle telecomunicazioni, che aveva
occultato ricavi per circa 1.600.000€. La società era stata
sottoposta ad una verifica fiscale nel mese di maggio scorso
nell’ambito delle ordinarie attività a tutela delle entrate condotte
dai militari della Tenenza di Acireale. Le Fiamme Gialle in quel
contesto avevano scoperto che la società aveva operato per ben 2
anni “dimenticando” di presentare le dichiarazioni dei redditi. Gli
amministratori in tal modo, avevano omesso di dichiarare al fisco
oltre 1.500.000€ di ricavi, relativamente agli anni d’imposta 2011
e 2012, sottraendosi al pagamento di imposte per circa 800.000€. Il
lavoro di ricostruzione del volume d’affari realizzato dall’azienda
è stato possibile grazie alla copiosa documentazione contabile e,
soprattutto, extra-contabile rinvenuta dai finanzieri all’atto
dell’avvio del controllo presso i locali di esercizio dell’impresa.
L’analisi del carteggio relativo ai rapporti commerciali con i
fornitori e clienti, nonché lo sviluppo delle informazioni acquisite
dalla documentazione non ufficiale ha consentito ai militari di
determinare i profitti realizzati negli anni oggetto di controllo,
ma nascosti al fisco. I titolari dell’impresa sono stati denunciati
alla Procura della Repubblica di Catania per i reati di omessa
dichiarazione e omesso versamento di IVA, avendo superato le soglie
di punibilità (ossia imposte evase per singolo anno superiori a
50.000€). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi, su proposta della
stessa Guardia di Finanza acese, ha emesso un decreto di sequestro
preventivo di beni a garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei
confronti degli amministratori della società. Le Fiamme Gialle,
svolti gli opportuni accertamenti al fine di individuare il
patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile ai due indagati,
hanno così sottoposto a sequestro 200.000€ depositati su conti
correnti e 3 immobili.
Catania–
GdF confisca 3 milioni di €: inchiesta caimano.
I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di
un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del
locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio di circa 3
milioni di euro che secondo le risultanze investigative sarebbe
stato illecitamente accumulato da Agatino Litrico 41enne,
ritenuto dagli inquirenti appartenente al clan mafioso dei
“Cappello” e dedito al traffico di sostanze stupefacenti per
conto del sodalizio. Gli investigatori hanno operato nell’ambito
del contrasto alla criminalità organizzata una delle misure più
efficaci, costituita dall’aggressione degli illeciti profitti
derivanti dai reati e reinvestiti dalle diverse
organizzazioni. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria
di Catania, in tale contesto, dopo l’arresto nel 2009 per
traffico di droga, hanno avviato una mirata indagine
patrimoniale nei confronti del Litrico e del suo nucleo
familiare per verificare la coerenza del suo tenore di vita con
i redditi formalmente dichiarati. All’esito delle attività
investigative, condotte anche attraverso l’utilizzo del software
“molecola”, apposito applicativo sviluppato dalla Guardia di
Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle
banche dati, è emerso chiaramente l’illecito arricchimento della
famiglia Litrico e la netta sproporzione fra il patrimonio
disponibile, indebitamente accumulato nel corso degli anni per
effetto delle ripetute condotte criminose, ed i redditi
ufficiali. Le Fiamme gialle etnee hanno proposto alla
competente Autorità Giudiziaria l’adozione della misura ablativa
dei beni individuati, del valore di circa 3 milioni di euro. La
Sezione Misure di Prevenzione, nel Collegio presieduto dal
Giudice Carlo Cannella, ha così disposto la confisca di 3
immobili e 3 appartamenti, tutti a Catania, un’impresa
individuale dedita alla pesca a strascico con il relativo
peschereccio denominato “Caimano” (da cui il nome
dell’operazione), un’autovettura, 1 furgone, 2 depositi a
risparmio e un conto corrente bancario.
Catania
- GdF seminario su indagini patrimoniali e misure prevenzione.
Una giornata di studio sulla normativa e sulle tecniche
investigative per l’applicazione delle misure di prevenzione
patrimoniali destinata ai militari della Guardia di Finanza dei
Comandi Provinciali di Catania, Ragusa e Siracusa impiegati nelle
indagini economico – patrimoniali si è svolta di mattina, presso la
Sala Koiné del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza
di Catania, nell’ambito delle iniziative volte a potenziare
l’aggressione ai patrimoni della criminalità organizzata. Al
seminario hanno presenziato il Presidente del Tribunale di Catania,
Dott. Bruno DI MARCO, il Procuratore della Repubblica di Catania,
Dott. Giovanni SALVI e il Comandante Regionale della Guardia di
Finanza, Gen.D. Ignazio GIBILARO. I relatori intervenuti sono: il
Dott. Carlo CANNELLA, Giudice del Collegio Misure di Prevenzione del
Tribunale di Catania, che ha illustrato il procedimento di
prevenzione e le indagini relative agli accertamenti patrimoniali, e
il Dott. Michelangelo PATANE’, Procuratore Aggiunto presso la
Procura della Repubblica di Catania che, dopo aver fatto cenno alle
relazioni fra impresa ed economia criminale, ha trattato il delicato
tema del rapporto fra procedimento penale e procedimento di
prevenzione. Gli Ufficiali della Guardia di Finanza, dal canto loro,
hanno illustrato le tecniche di investigazione nelle indagini
patrimoniali utilizzate dal Corpo. La giornata di studio è stata
molto proficua ed ha consentito di tracciare un punto di situazione
aggiornato sulla normativa di settore. Il dibattito ha estrapolato i
più recenti orientamenti giurisprudenziali sull’applicazione delle
misure di prevenzione e sulle più avanzate metodologie
investigative. La Guardia di Finanza, impiega i sistemi grazie
alle innovative applicazioni informatiche, ed è in grado di attuarle
al fine di rendere sempre più incisiva ed efficace l’azione di
aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, in particolare
dalla criminalità organizzata.
Catania - GdF
sequestrati oltre 52 mila articoli contraffatti o non sicuri.
L’attività delle Fiamme Gialle è stata nei confronti di un imprenditore
cinese operante nel capoluogo etneo, a cui sono state contestate anche
violazioni per “lavoro nero” e per la sicurezza dei luoghi di lavoro. I
finanzieri del Comando Provinciale di Catania, hanno operato nell’ambito
di un’azione congiunta con funzionari dei locali uffici dell’INPS,
INAIL, ASP e Direzione Territoriale del Lavoro, volta al contrasto delle
diverse forme di illegalità economica. L’attività è scaturita dal tavolo
di concertazione già avviato fra i diversi interlocutori istituzionali
per la predisposizione di interventi congiunti volti a reprimere tutti
gli illeciti connessi al mondo dell’economia illegale, sfruttando le
professionalità e le peculiarità di ogni amministrazione. Il
monitoraggio sempre più capillare della presenza degli esercizi
commerciali gestiti da imprenditori di origine orientale operanti nel
capoluogo e nella provincia etnea, ha permesso di individuare nel centro
della città di Catania, in via Enrico Ferri e Piazza Vittime del Dovere,
2 esercizi commerciali di grandi dimensioni, entrambi riconducibili allo
stesso imprenditore cinese. Il conseguente intervento presso entrambi i
negozi, dislocati su una superficie di oltre 1000 mq, un vero e proprio
megastore di prodotti che vanno dall’abbigliamento a quelli di più
comune utilizzo, ha consentito di rinvenire e sequestrare capi di
abbigliamento contraffatti di noti marchi nazionali ed esteri, quali
personaggi Disney – Jonk 46, Simpson, Violetta, nonché i marchi Frutta
ed Hello Kitty. I Baschi Verdi hanno trovato giocattoli e piccoli
elettrodomestici non conformi alle norme comunitarie in materia di
sicurezza dei prodotti e particolarmente scadenti. I militari del
Gruppo di Catania hanno sottoposto a sequestro oltre 52.000 articoli,
sottraendoli così al mercato del falso e agli ambulanti extracomunitari
abitualmente dediti alla vendita di questi prodotti nei pressi di Corso
Sicilia e dei diversi mercati rionali. I militari dal controllo,
inoltre, hanno scoperto molteplici ed ulteriori violazioni
amministrative riguardanti sia il personale dipendente che la normativa
sulla tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro. Gli uomini del Gruppo
di Catania, col personale dell’INPS, INAIL e Direzione Territoriale del
Lavoro di Catania hanno rilevato, in particolare, l’impiego di 7
lavoratori completamente “in nero” (tutti di etnia cinese), sprovvisti
di un qualsiasi tipo di contratto di lavoro nonché della relativa
posizione contributiva. L’impiego della manodopera in nero ha anche
comportato l’esecuzione immediata del provvedimento di sospensione
dell’attività, con la chiusura dell’esercizio e l’applicazione della
c.d. “maxi sanzione” amministrativa fino a 12.000 euro per ogni
lavoratore non in regola. Ancora, l’ufficio ASP di Catania, nell’ambito
degli accertamenti di propria competenza, ha constatato altre violazioni
amministrative, quali l’ostruzione delle uscite di emergenza, nonché
l’impianto elettrico non in regola con la normativa di settore, ed altre
violazioni per carenza dei requisiti di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il titolare dell’esercizio commerciale è stato denunciato all’Autorità
Giudiziaria per i reati di contraffazione e frode in commercio, nonché
segnalato alla locale Camera di Commercio per le violazioni
amministrative scaturenti dagli illeciti in materia di tutela del
consumatore.
Catania
– GdF sequestra in deposito del centro 3.200
capi falsi.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania,
sono costantemente impegnati nel contrasto alla contraffazione e
all’abusivismo commerciale. I Baschi Verdi hanno concluso una complessa
attività investigativa con il sequestro di oltre 3.200 paia di scarpe
contraffatte rinvenute in un deposito clandestino di Catania e la
denuncia all’Autorità Giudiziaria di 2 cittadini extracomunitari di
origine cinese. Si tratta del prosieguo dell’operazione “Falso a km 0”,
eseguita di recente sempre nei pressi di Corso Sicilia e conclusa con il
sequestro di un laboratorio clandestino per la falsificazione di scarpe
e capi di abbigliamento. I militari hanno sviluppate indagini per
risalire la filiera del falso ed in particolar modo, i canali di
rifornimento dei venditori abusivi del capoluogo etneo. Le attività
investigative, condotte dai finanzieri del Gruppo di Catania, hanno
consentito di individuare, in via Cilea del capoluogo etneo, a ridosso
di Corso Sicilia, 1 deposito clandestino di merce contraffatta, gestito
da 2 cittadini sinici, all’interno del quale sono state rinvenute oltre
3.200 paia di scarpe di note griffes, ancora imballate in oltre 250
contenitori di cartone recanti sugli stessi indicazioni in lingua
cinese. Il monitoraggio era in corso già da alcuni giorni. I militari
hanno osservato la fine delle operazioni di trasferimento dei colli da
un furgone in sosta al deposito, ed hanno fatto irruzione nel locale
sorprendendo i due responsabili intenti a sistemare le calzature. I
Baschi Verdi, dal controllo della merce, hanno appurato che le scarpe
recavano i noti marchi “Nike”, “Adidas” e “Hogan” ed erano del tutto
simili, anche e confezioni, come le originali e di buona fattura. La
commercializzazione e la successiva vendita dei prodotti sequestrati,
pronti per essere immessi sul mercato del falso catanese ed in
particolar modo, destinati ai venditori ambulanti ed agli abusivi di
Corso Sicilia, avrebbe consentito ai responsabili di realizzare ricavi
stimati per 160.000 euro. L’operazione “Falso a Km zero” assume maggiore
rilevanza perché mira a colpire il fenomeno dell’abusivismo e della
contraffazione a monte della filiera del falso, soprattutto cercando di
recidere i canali di approvvigionamento dei venditori abusivi operanti
nel capoluogo etneo sia di corso Sicilia sia del mercato di piazza Carlo
Alberto.
Catania
– GdF sequestra a consigliere comunale beni 45mila € indebitamente
percepiti. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Catania hanno
eseguito il sequestro di beni per un ammontare di 45mila euro nei
confronti del consigliere comunale di Catania Manlio Messina. Gli uomini
del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, come disposto
dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica, hanno proceduto
all’esecuzione del dispositivo di misura cautelare reale nei confronti
del consigliere comunale e di 2 soci, suoi datori di lavoro, di una
società del catanese, sequestrando beni per il valore di 45mila euro. Le
indagini coordinate dalla Procura della Repubblica hanno permesso di
appurare che il consigliere comunale, attraverso la simulazione del
rapporto di lavoro ottenuta con il concorso dei titolari dell’azienda,
avrebbe ottenuto indebiti rimborsi dal Comune di Catania.
Il
consigliere comunale Manlio Messina
sulla vicenda in un comunicato scrive:"Preme, anzitutto, precisare
che non è stato eseguito alcun sequestro su beni di mia proprietà. Pur
conoscendo allo stato i contenuti dell’indagine a mio carico solo per
grandi linee, sono assolutamente sereno ed ho piena fiducia nella
magistratura, avendo realmente lavorato per la società PRI.BEL, che ha
visto quadruplicare sotto la mia direzione commerciale il proprio
fatturato. Sono, dunque, in grado di dimostrare realmente l’attività
svolta e la correttezza delle procedure avviate dall’azienda per
l’erogazione dei rimborsi da parte del Comune di Catania. In tal senso,
ritengo doveroso precisare che quest’ultimi sono stati richiesti
solamente per 14 mesi, a fronte dei complessivi tre anni in cui ho
prestato la mia attività lavorativa e che le somme erogate dal Comune di
Catania non ammontano ad euro 45,000, bensì a circa euro 30,000. Si
tratta, in ogni caso, di rimborsi richiesti ed erogati nella sussistenza
dei presupposti di legge, sì come previsti dall’art. 20 della legge
regionale n. 30 del 2000".
Catania – Call
center: GdF scopre 7
lavoratori in nero e 330 irregolari.
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania
nell’ambito dei servizi volti a contrastare il fenomeno del ricorso a
forza lavoro in nero, hanno eseguito un controllo nei confronti di una
società che gestisce un call center nella provincia etnea, operante nel
settore delle telecomunicazioni. Il controllo, svolto dai militari della
Tenenza di Acireale, è stato focalizzato sui cc.dd. “contratti di
collaborazione a progetto”, frequentemente utilizzati dalle società per
i vantaggi che ne derivano in termini di riduzione dei versamenti dei
contributi previdenziali e, conseguentemente, di abbassamento del costo
del lavoro. I contratti esaminati, in base alle disposizioni in vigore
sino al giugno del 2013, avrebbero dovuto mettere i lavoratori nelle
condizioni di svolgere la loro attività in favore del call center in
modo autonomo e senza i vincoli tipici del lavoro subordinato. I
riscontri effettuati e gli elementi forniti dai moltissimi lavoratori
sentiti nel corso delle attività ispettive, hanno invece, fatto emergere
un quadro ben diverso, che ha portato alla constatazione di numerose
irregolarità. Orari di lavoro predeterminati, retribuzioni legate alla
produttività, nessuna libertà nella scelta e nella gestione dei contatti
da assumere e, addirittura, nella quasi totalità dei casi, mancata
conoscenza da parte dei lavoratori del progetto specifico per cui si era
stati assunti e della finalità dello stesso, in aperto contrasto con
quanto richiedeva il Legislatore fino al 28 giugno del 2013. Per i
contratti di lavoro in essere dopo tale data, alla luce delle
innovazioni introdotte, l’attenzione è invece stata riposta sulla
verifica della previsione, nell’ambito dei contratti, di un
corrispettivo fisso mensile in favore dei lavoratori, adeguato ai minimi
sindacali di settore. Anche in questo caso sono state riscontrate
irregolarità, dal momento che nessuna traccia della “retribuzione minima
garantita” è stata rilevata nei contratti stipulati dopo l’intervento
normativo. A conclusione delle attività sono stati segnalati alla
Direzione provinciale del Lavoro 7 lavoratori completamente in nero e
330 irregolari, la cui posizione contributiva dovrà essere oggetto di
regolarizzazione. Nei confronti della società sono state proposte le
sanzioni amministrative previste dalla normativa di settore.
Catania
–Esami medicina pagati: GdF 2 impiegati ai domiciliari. I
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania
nella mattinata odierna hanno eseguito un’ordinanza di custodia
cautelare domiciliare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, su
richiesta della Procura della Repubblica di Catania, nei confronti di
Giovanbattista Luigi CARUSO 50enne e Giuseppe SESSA
59enne, entrambi dipendenti dell’Università di Catania – Facoltà di
Medicina, per i reati di falso in atto pubblico, corruzione ed accesso
abusivo ad un sistema informatico. CARUSO è addetto all’ufficio di
segreteria della Facoltà di Medicina, mentre SESSA è dipendente
dell’Ateneo con mansioni di autista. Il provvedimento è stato emesso
all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica etnea,
ed in particolare dal gruppo di lavoro specializzato per i reati contro
la pubblica amministrazione diretto dal Procuratore Aggiunto dott.
PATANÈ. Dalle indagini condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia
Tributaria di Catania – scaturite da alcune notizie stampa pubblicate
il 26 ottobre 2013 - sono emersi indizi di responsabilità penale a
carico dei soggetti, i quali, unitamente a due studenti di Medicina che
risultano indagati per i medesimi fatti, hanno falsificato la
documentazione universitaria ed inserito fraudolentemente nell’archivio
informatico dell’Ateneo la registrazione di materie di cui non era mai
stato sostenuto il relativo esame. Ciò ha consentito di far risultare
come sostenuti 20 esami complessivi (19 per uno studente ed 1 per
l’altro) di fatto mai effettuati. In cambio i due indagati hanno
ottenuto somme di denaro e altre utilità. Uno degli studenti ha
conseguito la laurea in medicina e dunque il possibile accesso alla
professione medica. Gli studenti si rivolgevano a Giuseppe SESSA per
avviare la procedura illecita; questi, a sua volta, avendo ricevuto
indicazioni dagli studenti circa le materie di cui si chiedeva
l’illecita registrazione ed il relativo compenso, fungeva da
intermediario con CARUSO il quale, a sua volta provvedeva ad accedere
con propria password al Centro Elettronico dell’Ateneo e provvedeva ad
effettuare le false registrazioni degli esami, in coincidenza con le
varie sessioni di esami. Gli investigatori allo stato stanno vagliando
ulteriori posizioni relative ad altri soggetti che, a vario titolo,
risultano coinvolti nel progetto criminoso in questione. Di particolare
importanza per la buona riuscita delle indagini è stata la
collaborazione ricevuta dai vertici e dai dipendenti dell’Ateneo
Catanese. Tale Ente, tra l’altro, ha avviato autonomo procedimento
disciplinare nei confronti dei due dipendenti e nei confronti dei due
studenti, per uno dei quali è stato disposto l’annullamento della laurea
in medicina, già conseguita qualche mese addietro, posto che la falsa
registrazione degli esami non era stata rilevata neanche dai funzionari
preposti al controllo finale del curriculum dello studente. L’Autorità
Giudiziaria non ha ritenuto avanzare richiesta di misura cautelare anche
nei confronti dei due studenti, in quanto, nonostante la gravità dei
fatti rassegnati agli stessi riconducibili, i 2 hanno reso dichiarazioni
ampiamente autoaccusatorie e soprattutto collaborative in fase di
indagine preliminare, apportando altresì elementi probatori ulteriori e
decisamente rilevanti rispetto a quelli già acquisiti alle indagini.
Catania
- Gdf scopre 2 medici che esercitavano privatamente percependo
indennità di esclusività dai presidi ospedalieri.
I militari hanno sequestrato disponibilità finanziarie per circa 100.000
€. Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania nella mattinata hanno concluso un’operazione di servizio a
tutela della spesa sanitaria. Le Fiamme Gialle hanno eseguito un
provvedimento di divieto ad esercitare la professione sanitaria nei
confronti di due medici. L’ordinanza, disposta dal Giudice per le
indagini preliminari, ha previsto anche il sequestro di somme di denaro
per un valore di circa 100.000 euro. L’inchiesta, coordinata dalla
Procura della Repubblica di Catania, ha coinvolto 2 professionisti: 1
dipendente dal presidio ospedaliero “Garibaldi”, e 1 in servizio
presso l’azienda ospedaliera “Vittorio Emanuele” di Catania. I due
medici hanno omesso di comunicare ai rispettivi ospedali presso cui
erano in servizio di svolgere attività libero professionale “extramoenia”
presso studi associati privati, inducendo così in errore gli enti nella
corresponsione delle specifiche indennità previste per coloro che
svolgono la professione medica in regime di esclusività con il Servizio
Sanitario Nazionale. L’importo complessivo indebitamente percepito è
stato quantificato per un medico in 46.000€ circa e per l’altro in
54.000€ circa. Agli indagati è stato contestato il reato di truffa, con
le aggravanti di aver commesso il fatto in danno di un ente pubblico,
di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità e di aver
commesso il fatto con violazione dei doveri inerenti a una pubblica
funzione. Nei confronti dei medici è stato eseguito il sequestro
preventivo per equivalente delle somme giacenti sui conti correnti per
un valore corrispondente al profitto dei delitti contestati. Dei fatti
sono state informate, inoltre, le aziende ospedaliere interessate, le
quali hanno proceduto, per la parte di loro competenza,
all’applicazione della misura della sospensione del rapporto di
dipendenza nei riguardi dei medici per il periodo di due mesi.
Acireale - Gdf scopre 2 falsi ciechi, 1 pilota: truffa da
230mila€. I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, in 2 distinti interventi, hanno scoperto
2 “falsi ciechi” che hanno indebitamente beneficiato, negli
ultimi 10 anni, dell’indennità di accompagnamento, per un
importo complessivo di 230.000€. I Baschi Verdi nell’ambito
delle attività a tutela della spesa pubblica, hanno avviato una
serie di controlli sulle erogazioni di indennità a carico dello
Stato in favore di persone colpite da cecità assoluta. Gli
investigatori dall’incrocio delle banche dati e dai preliminari
approfondimenti eseguiti, sono stati attirati, tra l’altro, dal
fatto che uno dei soggetti avesse presentato una denuncia di
smarrimento della carta di circolazione. I finanzieri hanno
avviato indagini più mirate per verificare la posizione di tale
soggetto e di un’altra persona anch’essa beneficiaria di analogo
sussidio. Le attività investigative, durate alcuni mesi, hanno
evidenziato che S.C., 67enne, e M.O., 57enne,
ciechi assoluti per l’INPS, conducevano una vita normale,
muovendosi all’aperto in modo disinvolto e guidando senza alcun
problema la propria autovettura. Gli appostamenti eseguiti ed i
filmati realizzati hanno permesso di accertare come i 2 si
muovessero autonomamente, evitavano ostacoli, attraversavano la
strada senza ausilio, facevano tranquillamente la spesa al
supermercato, attendendo, quindi, a tutte le normali attività
quotidiane. I due falsi invalidi hanno percepito per 10 anni più
di 800€ mensili per la presunta minorazione patita arrecando,
così, un danno alle risorse erariali destinate a garantire il
necessario supporto economico a chi soffre realmente di
infermità. Le Fiamme Gialle, pertanto, hanno denunciato
all’Autorità Giudiziaria catanese i due “finti ciechi” per
truffa aggravata ai danni dello Stato, informando
contestualmente l’INPS di Catania per l’immediata sospensione
del beneficio.
Catania
–
Peculato: Finanza sequestra beni 218.000€, a contabile
parco greco-romano, in via preventiva. Si tratta di S.S., 53enne. La
somma, secondo l'accusa, sarebbe l'equivalente di incassi non
versati alla Regione Siciliana, da aprile 2011 a giugno 2013,
coperti allegando ai prospetti mensili false quietanze di
versamento. Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta
della Procura di Catania.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Catania hanno eseguito l’ordinanza di sequestro preventivo di
beni per circa 218.000 euro. I provvedimenti cautelari sono
stati disposti dalla Sezione del Giudice per le Indagini
Preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della locale
Procura Distrettuale, nei confronti di un funzionario direttivo
del Servizio parco archeologico greco-romano di Catania, con
mansioni di gestore della contabilità. Le attività d’indagine
poste in essere dalle Fiamme Gialle di Catania hanno permesso di
appurare come il contabile S.S. 53enne, abusando della
sua posizione di Pubblico Ufficiale, a fronte dei cospicui
incassi realizzati dall’ente (218.000,00 per il periodo da
aprile 2011 a giugno 2013), depositava somme irrisorie alla
cassa regionale, trattenendo per sé la differenza, allegando ai
prospetti mensili delle false quietanze di versamento. Le stesse
quietanze di versamento presentate dall’indagato non solo
riportavano importi notevolmente superiori rispetto a quelli
indicati negli originali conservati presso la cassa regionale,
ma differivano sostanzialmente sia per la qualità della carta,
sia perché non riportavano il timbro in rilievo della Regione
Sicilia. Considerati gli esiti dell’attività svolta, il Giudice
per le Indagini Preliminari ha emesso un decreto di sequestro
preventivo per equivalente di due immobili di proprietà
dell’indagato del valore circa di 218.000 euro, medesimo importo
di cui l’indagato si era indebitamente appropriato.
Bronte
- GdF scopre truffa INPS, 18 falsi braccianti. La Guardia di
Finanza di Bronte prosegue l’incessante attività di contrasto alle
sempre più frequenti truffe perpetrate ai danni dello Stato ed Enti
Pubblici. Le Fiamme Gialle di Bronte, al termine dell’attività
d’indagine avviata nel mese di novembre del 2011, hanno individuato una
società cooperativa denominata “AGRIMEC” con falsa sede in Catania ed
operante a Bronte nel settore agricolo. L’azienda nell’anno 2010 ha
falsamente comunicato di aver collocato in attività lavorativa 18 falsi
braccianti agricoli, per un ammontare di oltre 2.200 giornate. La
peculiare attività investigativa posta in essere dalla Fiamme Gialle, ha
consentito di appurare subito la totale inesistenza della struttura
societaria e successivamente, la natura puramente fittizia dei rapporti
di lavoro tra le maestranze e la medesima società. La metodologia
utilizzata consisteva nel far risultare regolarmente collocati
braccianti agricoli utilizzati per la coltivazione dei terreni che la
falsa società aveva dichiarato di possedere, ma in realtà i finti
rapporti di lavoro erano mirati al solo fine di consentire l’indebita
percezione da parte dei sedicenti braccianti della c.d. “ indennità di
disoccupazione agricola, di malattia e di altre indennità, spettanti per
il peculiare settore agricolo”. L’intervento dei militari ha permesso di
porre fine alla condotta in corso, bloccando ulteriori erogazioni in
fase di liquidazione e quantificando il danno subito dall’INPS in euro
45.000. L’attività investigativa, a cui hanno collaborato fattivamente
funzionari dell’INPS, si è conclusa con la denuncia alla Procura
Distrettuale della Repubblica di Catania per il reato di falso in atto
pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato, del legale
rappresentante della società cooperativa e dei 18 falsi braccianti
agricoli, peraltro risultati legati da stretti legami di parentela tra
loro. La lotta contro ogni forma di indebite percezioni rientra tra le
attività primarie che il Corpo della Guardia di Finanza svolge
quotidianamente sul territorio, mirato alla salvaguardia della Spesa
Pubblica dello Stato e degli Enti Pubblici.
Catania
-
Fallimento La Celere, insolvenza 11 milioni€,
arresti: carcere e domiciliari.
Ufficiali della G. di F. Nucleo Polizia
Tributaria di Catania hanno eseguito l’ordinanza
con cui il Gip del Tribunale di Catania, su
richiesta della Procura della Repubblica, ha
disposto l’applicazione della custodia cautelare
in carcere nei confronti di Mario De Felice e
gli arresti domiciliari nei confronti del
coniuge Giovanna Genovese per i reati di
bancarotta fraudolenta patrimoniale e
documentale connessi al fallimento del “Corpo di
vigilanza La Celere s.r.l.”.
Il fallimento della “Celere s.r.l.” è stato
dichiarato dal Tribunale di Catania con sentenza
del 20.11.2009 a fronte di uno stato di
insolvenza per oltre 11 milioni di euro.
E’ stato altresì eseguito il sequestro di quote
di immobili di proprietà delle figlie dei
coniugi De Felice e dell’azienda attualmente
denominata “2858 s.r.l.” (già “Celere
Techonology s.r.l.) la cui gestione è ora
affidata ad un amministratore giudiziario.
A seguito della denuncia presentata dai
componenti del collegio sindacale e da alcuni
lavoratori dipendenti della società fallita -
che hanno segnalato la mala gestio
dell’amministrazione riconducibile a Mario De
Felice - la G. di F. nucleo PT di Catania ha
compiuto indagini da cui è emerso che
l’imprenditore, a partire dal 2005, ha
costantemente trasferito ingenti risorse
economiche e beni aziendali dal patrimonio
dell’ente a quello dei prossimi congiunti.
Le indagini fanno ritenere innanzitutto che le
condotte distrattive siano state pianificate e
realizzate continuativamente per più di quattro
anni, anche dopo il fallimento della società di
vigilanza, e che l’imprenditore si sia avvalso
di strumenti fraudolenti, continuando ad
aggravare lo stato di dissesto, simulando di
voler risarcire l’ingente debito tributario.
Dalle indagini bancarie è poi emerso che Mario
De Felice ha utilizzato somme sottratte dalle
casse della società per acquistare due immobili
a S. Agata Li Battiati intestati a moglie e
figlie.
La Celere s.r.l. risulta poi aver di fatto
finanziato per oltre 2.500.000,00€ l’acquisto
da parte di altra società, sempre riferibile al
De Felice, di una motonave per attività
turistiche; finanziamento effettuato senza alcun
beneficio o vantaggio per la Celere e con
conseguente perdita patrimoniale.
De Felice risulta aver costituto una società, la
2858 s.r.l, inizialmente denominata Celere
Technology, proprio al fine di sottrarre risorse
ai creditori della “Celere s.r.l.” e di
alimentare i profitti personali della famiglia
De Felice.
Il sequestro e la misura restrittiva si sono
resi necessari per impedire ulteriori condotte
di distrazione, per recuperare le risorse che
sono state sottratte a garanzia dei creditori,
ma soprattutto per ristabilire modalità di
gestione rispettose della legalità.
Infatti, l’ingente importo dei debiti maturati
dalla società fallita indica che la Celere
s.r.l. ha operato sul mercato alterando
gravemente le regole della libera concorrenza,
con ricadute in danno anche degli altri
operatori economici del settore. La 2858 s.r.l.,
ha acquisito, infatti, a costo zero le
attrezzature e il pacchetto clienti della
“Celere s.r.l.”, usufruendo dell’avviamento di
una impresa già affermata (senza impegno di
risorse proprie) e proponendo dunque sul mercato
condizioni contrattuali particolarmente
vantaggiose (specie per la qualificata offerta
tecnologica), potenzialmente idonee ad
emarginare la società che operano secondo
criteri – legali – di economicità.
In una fase in cui la procedura fallimentare è
ancora in corso e nessun bene è stato rinvenuto
a garanzia dei creditori il sequestro è
necessario per assicurare una gestione corretta
delle risorse dell’impresa in bonis.
Catania - Il Generale Ignazio Gibilaro ha presentato ufficialmente
il Col. ISSMI Francesco Gazzani nuovo Comandante Provinciale della
Guardia Finanza. Il Colonnello Francesco Gazzani nuovo Comandante
Provinciale della Guardia Finanza etnea è stato presentato dal Gen.B.
Ignazio Gibilaro presso il Comando di Catania nel corso di una
conferenza stampa programmata alle ore 09.30 il 10 settembre al Comando
Provinciale etneo.
Il comandante provinciale Francesco Gazzani 49
anni è nato a Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno, è
laureato in Giurisprudenza ed abilitato alla professione forense,
sposato e padre di due figli. Il Colonnello Francesco Gazzani proviene
dalla Scuola Ispettori e Sovrintendenti dell'Aquila dove ha comandato il
Reggimento Allievi. Entrato nelle Fiamme Gialle nel 1981, ha prestato
servizio successivamente alla 2^ Compagnia della Guardia di Finanza di
Palermo con il grado di tenente, quindi ha comandato la prima sezione di
polizia giudiziaria del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari, e nello
stesso periodo ha lavorato al Secit, il servizio del ministero delle
Finanze per le ispezioni tributarie. Il col. Francesco Gazzani ha anche
diretto la Compagnia di Eboli, in provincia di Salerno, ed il Gruppo
Operativo Antidroga di Napoli. Per 6 anni, dal 1994 al 2000, ha prestato
servizio alla Direzione Investigativa Antimafia di Salerno, periodo in
cui ha condotto varie operazioni nei confronti delle principali
organizzazioni camorristiche operanti in Campania. Ha diretto il Gruppo
Repressione Frodi del Nucleo p.t. di Napoli e successivamente dal
settembre 2002 ad agosto 2003 ha frequentato un corso di formazione
presso l’ Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze presso il
C.A.S.D. di Roma. Il col. Francesco Gazzani, dopo il periodo di
formazione è rientrato a pieno titolo nell’attività operativa in un
territorio pieno di difficoltà come la Calabria, dove ha diretto il
Comando Provinciale di Crotone e promosso al grado di Colonnello quello
di Reggio di Calabria. Al Comandante
Francesco Gazzani gli auguri di buon lavoro de L'INFORMATORE di Sicilia e
personali. i.l.p.