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I Climiti e la valle dell’Anapo
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Il territorio ed il suo splendore
di Santi
Martorino
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Il
plateau degli Iblei è ritenuto far parte della placca africana che,
deformata durante l`orogenesi alpina, ha assunto l`aspetto di una
struttura allungata. Le alluvioni del fiume Anapo, di matrice
limoso-sabbiosa con ghiaie e prevalenza di grossi ciottoli di varie
dimensioni di origine ,carbonatica o vulcanitica, hanno inciso le
rocce che si notano lungo le pareti degli Iblei. Il fiume attraversa
le gole di Pantalica(patrimonio dell’Umanità),scende verso la
pianura e si versa nelle acque del Porto Grande di Siracusa a fianco
del Ciane. E alla fine di queste montagne sassose, ai piedi di
queste immense e antiche scogliere, dove si può leggere ancora la
storia del mondo, si aprono le pianure con i tappeti verdi di
uliveti ed agrumeti, con le fiumare asciutte e argillose, con le
stoppie gialle dei pochi campi di grano rimasti, con il blu di quel
mare che si staglia come una linea sottile, là in fondo
all’orizzonte sta lo splendore del calcare dei Monti Climiti,
quando il fiume rimpinguava le falde acquifere della pianura di
Floridia. Oggi questi monti e la valle servono alla tecnica;
infatti è stata costruita una centrale idroelettrica atipica, senza
che nessuno più ne parla. Eppure, un qualche interesse, la vicenda
la suscita, non fosse altro per lo spirito che i luoghi
suggeriscono al nostro animo. Una specie di destino tragico avvolge
questi Iblei ai cui piedi scorre l’Anapo per quella inquietante
presenza che porta rumori inquinanti tutto l’anno, piovosità e
nebbia in inverno ed umidità d’estate ed insetti di ogni genere. Il
monte Climiti è stato scavato dalla testa ai piedi in mostruosi
voragini e con gallerie che lasciano riflettere anche sulla tecnica
degli invasi costruiti a monte e a valle. Sono stato dentro il
ventre di Climiti e ne sono uscito meravigliato per la convinzione
di come la tecnica può rivelarsi brutale di fronte a chi è indifeso.
Siamo in mano ai tecnici? Forse il tecnico è quello che meno si
rende conto di questa osmosi di coscienza che lo dovrebbe
interessare dal punto di vista umano. Ed ai floridiani ingenui non è
tenuto sapere come si sfrutta il territorio circostante pur
affamati di territorio e di oasi naturalistica. Intendiamoci, la
politica non è solo lo strumento decisionale, a volte è una specie
di lotteria, forse un gioco! Si ha tuttavia la sensazione che forse
esistono limiti al numero di persone che in un determinato momento
sono in grado di essere parte attiva nel processo decisionale della
società. Questa partecipazione limitata coincide sempre con un
brutale aumento di carica decisionale, in una società demotivata che
si fa sentire solo sul piano dei valori affettivi, quando questi
sono compromessi. I floridiani non hanno potuto difendere i loro
interessi per la salvaguardia dell’ambiente e cioè dei Climiti,
perché l’Enel non ha dato notizia della richiesta di concessione per
lo sfruttamento intensivo dei monti o, se l’ha fatto, la provincia
non si è preoccupata di chiedere ai Comuni interessati, s’era il
caso di presentare osservazioni al progetto. Si sa solo che i Comuni
e i proprietari dei giardini della valle dell’Anapo hanno intascato
i soldi, con l’aggravante che i Comuni si sono venduti i monti che
dovrebbero costituire patrimonio disponibile. Allora è necessario
rendere noto questo episodio della vita della Sicilia all’opinione
pubblica e raccogliere un consenso più ampio, perché ogni altra
speculazione venga arrestata nella sua genesi. Questa è una terra
unica al mondo per i frutti che riesce a dare, diversamente non si
capirebbe l’interesse di una sua salvaguardia. Terra profumata di
cedri purissimi che invita ad una simbiosi spirituale coi luoghi e
questo bene che gli orientali capiscono non può essere saccheggiato.
E’ stato e continua ad essere uno scempio a triplice dimensione per
mancanza di uomini della Sicilia, nell’allarmante e sconvolgente
verità che si fa cultura! |
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Martorino: la
poesia in viaggio nel mito
Esce
nella collana “Le conchiglie” della casa editrice Il Lunario, una
raccolta di poesie di Santi Martorino dal titolo “Il Concerto delle
Norie”. Santi Martorino, già insignito nell’84 del premio
Kiwanis Poesia a Piazza Armerina è nato a Floridia (provincia di
Siracusa) il 13 febbraio 1947. Questo volume è da annoverare tra i
piccoli miracoli compiuti dall’arcipelago editoriale siciliano. La veste
è molto curata, il volume reca in copertina una illustrazione di
Antonio Mangiafico, Il “filo rosso” che è quello del mito agreste della
valle dell’Anapo. Se è vero che la geografia letteraria siciliana taglia
l’isola in due (una zona, quella occidentale, preda della “ragione”,
un’altra, quella orientale,sprofondata nel mito), allora Martorino è
nato nel “regno” del mito, la valle d’Anapo. Da quelle terre muove il”
viaggio in verticale” di Martorino, un viaggio fino alle radici del
mito, della fabulazione. Nel chiuso di un pugno è racchiuso il suono
antico del mito vagitato nell’inizio” Suoni, “antichi e lontani”, come
quelli dell’Aulos modulato da un pastore che fa accorrere le Muse dell’Anapo.
Come i ricordi e i sogni dei bambini chiamati a raccolta, attorno ad un
braciere, che socchiudendo gli occhi sognavano di guerrieri dalle
corazze di latta e principesse. Ma anche suoni “bestiali”, urla che
lacerano le notti, rantoli di una terra “trasformata”, imbruttita dalle
ceneri dell’industria chimica e dagli spari degli omicidi. Uno sguaiato
frastuono percorre quelle valli, un suono distorto, lontano dalla
melodia dei Nostos. |
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