L’Alveare
di Santa Rita, ogni anno, ospita a Cascia, circa 60 ragazzi e
ragazze bisognosi di assistenza e aiuto, giovani con genitori
impossibilitati a prendersene cura a tempo pieno rimangono nel nido dove
crescere sereni.
Le api nere
Il 22 maggio 1447 Rita si spense, mentre le campane da sole
suonavano a festa, annunciando la sua ‘nascita’ al cielo. Si narra
che il giorno dei funerali, quando ormai si era sparsa la voce dei
miracoli attorno al suo corpo, comparvero delle api nere, che si
annidarono nelle mura del convento e ancora oggi sono lì, sono api
che non hanno un alveare, non fanno miele e da cinque secoli si
riproducono fra quelle mura.
Il nome di Santa Rita èMargherita
Lotti,
nacque nel 1371, altri ritengono nel 1381(2 ipotesi per l’anno di
nascita 1371 o 1381 e per il trapasso 1447 o 1457) a Roccaporena,
frazione a 5 km da Cascia, era figlia diAntonio
LottiedAmataFerri.
I genitori
Antonio ed
Amata, non aristocratici, ma comunque
benestanti,
svolgevano la funzione di “pacieri”,
essendo particolarmente stimati, per cui gli statuti del libero
comune di Cascia affidavano loro l’incarico
di pacificare i contendenti ed evitare stragi cruenti tra famiglie
in conflitto.
Rita fu
battezzata nella chiesa agostiniana di San Giovanni Battistain
cima al colle di Cascia.
La
giovane
Margherita Lotti,
Rita, arrivato il momento di andare in sposa,
s’innamorò e fu ricambiata da Paolo di Ferdinando di Mancino.
Il ragazzo,
un ghibellino risentito, non
violento
visse con l’aiuto di Rita una condotta più autenticamente cristiana.
Il Signore benedisse l’amore dei giovani con la grazia didue
bambini Giangiacomo e Paolo Maria.Paolo,
già uomo d’armi, per gestire un’attività di macinazione del grano
si sarebbe trasferito in una
grande casa di proprietà
al “Mulinaccio”. Paolo
di Ferdinando di Mancino,
secondo tradizioneintorno
al 1406,
sarebbe stato assassinato nei pressi del “Mulinaccio”,
dove si era trasferito con Rita ed i suoi due figli.
Rita che
si era
accorta, sarebbe accorsa
vedendo morire il maritoe
di fretta avrebbe anche nascosto la camicia insanguinata, affinché i
figli, non la vedessero e poi cercassero poi vendetta.
Rita perdonò di cuore gli assassini, mai ne rivelò l’identità.
Il gestocomportò
risentimento da parte della famiglia Mancino.Rita
rimase vedova echiusa nel suo perdono,col
grande timore che i figli potessero diventare vittime o protagonisti
della spirale d’odio innescatasi.
La Santa elevò preghiere a Dio perché i giovani non si macchiassero di
atrocità e fossero allontanati dal desiderio di vendicare il padre.
Giangiacomo e Paolo Maria
i due figli,
morironogiovani
poco dopo
l’uno dopo l’altro,
probabilmente di peste od altro malattia. Rita,tra il
1406 ed il 1407, era rimasta sola,
si sarebbe avvicinata sempre più a Cristo,
maturando con forza ildesiderio
di elevare il suo amore ad un altro livello, ad un altro sposo: Cristo.
Rita a 36 anni,bussò
al Monastero di Santa Maria Maddalena
e nel 1407 vi iniziò la Suanuova
vita, dopo
avere superato molte difficoltà,
ricevendo l’abito e la Regola di Sant’Agostino
e vivendoci nei suoi quaranta anni di claustrale permanenza fino alla
morte.
Santa Rita con un fisico ormai provato dalle tante sofferenze,
giunse all’alba dell’incontro celeste la notte tra il 21 e il 22 maggio
dell’anno 1447.
La tradizione narra che in quel momento della morte, le campane del
Monastero, mosse da mani invisibili, si siano messe a suonare,
richiamando la cittadinanza che, come per ispirazione celeste, si recò
in Monastero per venerare la suora Santa.
Leone XIII, il 24 maggio 1900, proclamò Santa Margherita di Cascia.
Il corpo di Rita
la cui statura era di 1,57, dal 18 maggio 1947, riposa nellaBasilica
Santa Ritaa Cascia, dentro
l’urna d’argento e cristallo realizzata nel 1930.
Indagini mediche hanno accertato la presenza di una piaga osseadenominata
osteomielite,sulla
fronte, a riprova dell’esistenza della stigmata. Il
viso, le mani ed i piedi sono mummificati, sotto l’abito di suora
agostiniana c’è l’intero scheletro (così ridottosi dalla prima metà del
’700): il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi
anni, forse una sciatalgia.
La tradizione ci racconta che
portata alla vita religiosa, fu data in sposa ad un uomo brutale e violento che, convertito da lei , venne in seguito ucciso per una vendetta. I due figli giurarono di vendicarlo e Rita, non riuscendo a dissuaderli, pregò Dio farli piuttosto morire. Quando ciò si verificò, Rita si ritirò nel locale monastero delle Agostiniane di Santa Maria Maddalena. Qui condusse una santa vita con una particolare spiritualità in cui veniva privilegiata la Passione di Cristo. Durante un'estasi ricevette una speciale stigmata sulla fronte, che le rimase fino alla morte. La sua esistenza di moglie di madre cristiana, segnata dal dolore e dalle miserie umane, è ancora oggi un esempio. Santa Rita nacque nel 1381 e morì il 22 maggio 1457. Queste due date tradizionali vennero accettate dal papa Leone XIII quando la proclamò Santa il 24 maggio 1900. Rita, figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri, nacque a Roccaporena, circa 5 chilometri da Cascia, fu battezzata a Cascia con il nome di Margherita. I genitori erano pacieri di Cristo nelle lotte politiche e familiari fra guelfi e ghibellini; diedero il meglio nell'educazione di Rita, insegnandole anche a leggere e scrivere. Verso i sedici anni Rita sposò Paolo di Ferdinando Mancini, giovane ben disposto, ma dal carattere duro. La coppia ben presto ebbe due figli maschi. Con una vita semplice, ricca di preghiera e di virtù, tutta dedita alla famiglia, ella aiutò il marito a convertirsi ed a condurre una vita onesta e laboriosa. La sua esistenza di sposa e di mamma fu sconvolta dall'assassinio del marito, vittima dell'odio tra le fazioni. Rita, come Gesù, riuscì ad essere coerente con il Vangelo, perdonando pienamente chi le stava procurando tanto dolore. I figli, invece, influenzati dall'ambiente e dai parenti erano tentati dalla vendetta. Rita, per evitare che si rovinassero umanamente e spiritualmente, chiese a Dio piuttosto la loro morte che saperli macchiati di sangue. I giovani morirono entrambi di malattia. Rita, vedova si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per essere accolta fra loro. Sembra che sia stata respinta per tre volte, nonostante le sue suppliche. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida tra famiglie del luogo e solo dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente fra i fratelli del marito ed i suoi uccisori, essa venne accettata nel monastero. Per la tradizione, l’ingresso avvenne per un fatto miracoloso, si narra che una notte, Rita come al solito, si era recata a pregare sullo “Scoglio”, qui ebbe la visione dei suoi tre santi protettori, che la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero, si cita l’anno 1407. Le suore la videro in orazione nel loro coro, nonostante tutte le porte chiuse e convinte dal prodigio e dal suo sorriso, l’accolsero fra loro. Rita, negli ultimi quindici anni, ebbe sulla fronte la stigmata di una delle spine di Cristo, completando così nella sua carne i patimenti di Gesù. Fu venerata come Santa subito dopo la sua morte come è attestato da documenti del 1457 e dal sarcofago ligneo e dal Codex Miraculorum. Le sue ossa dal 18 maggio 1947 riposano nel Santuario nell'urna di argento di cristallo eseguita nel 1930. Recenti ricognizioni mediche hanno affermato che sulla fronte a sinistra vi sono tracce di una piaga ossea aperta. Il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi anni, forse una sciatalgia, mentre la sua statura era di cm 157. Il viso e le mani ed i piedi sono mummificati, mentre sotto l'abito di suora agostiniana vi è l'intero scheletro. Fra le tante stranezze o fatti strepitosi che accompagnano la vita dei santi, prima e dopo la morte, ce n'è uno in particolare che riguarda s. Rita da Cascia, una delle sante più venerate in Italia e nel mondo cattolico, ed è che essa è stata beatificata ben 180 anni dopo la sua morte e addirittura proclamata santa a 453 anni dalla morte. Per singolare privilegio il suo corpo non fu mai sepolto, in qualche modo trattato secondo le tecniche di allora, fu deposto in una cassa di cipresso, poi andata persa in un successivo incendio, mentre il corpo miracolosamente ne uscì indenne e riposto in un artistico sarcofago ligneo, opera di Cesco Barbari, un falegname di Cascia, devoto risanato per intercessione della santa.
La
vitedi
Santa Rita,il motivo è il simbolo della Sua
pazienza,
dell’umiltàe
dell’amore
verso le sue consorelle e verso l’altro,
testimonianza di prodigio per tutti i fedeli.
La Madre Badessa per provare l’umiltà di sorella
Rita, si racconta, che
durante il periodo del noviziato
le abbia comandato di piantare e innaffiare un arido
legno.Santa Rita
da Cascia
obbedì alla superiora ed il Signore premiò la Sua
serva facendo fiorire unavite
rigogliosa.
Rita sull'esempio dei suoi genitori, si adoperò come
paciera
e dopo aver attraversato il dolore per la morte dei
cari, tra le mura del Monastero,innalzò
il suo dolore alle sofferenze di Cristo per
l’umanità:chiese
ed ottiene dall’Amato, come pegno d’amore, di
diventare partecipe ancora di più alla Sua
sofferenza.La
Santa,
un giorno nel
1432, mentre era assorta in
preghiera,
chiese al Signore di renderla partecipe alle Sue
sofferenze, si narra chein quel momento,una
luce, un lampo, una spina staccatasi dal Crocifisso
le si sarebbe conficcata in fronte e nell’anima
generando la piaga.
La tradizione narra
che la Santa
andando a Roma in pellegrinaggiopenitenziale
a piedi la piaga sulla fronte di Rita si sia
rimarginata prima della partenza e si sia riaperta
poi al Suo ritorno a Cascia.
Rita visse il dono
con molta umiltà, senza farne mai vanto, parlando
poco della Sua ferita e presentandola come tale: una
piaga,
subito dopo la sua morte, iniziò ad essere venerata
come protettrice dalla peste,
probabilmente per il fatto che in vita, suor Rita
Lotti si era dedicata alla cura degli appestati,
senza mai contrarre questa malattia e da qui
deriverebbe anche l’attribuzione diSanta
dei casi impossibili.
Santa Rita ha tramandato il suo messaggio senza mai
scrivere, ma usando l’esempio
concreto del vivere
quotidiano fatto di rispetto verso l’altro e verso
il creato. Le testimonianze dei miracoli accaduti
per sua intercessione sono talmente numerose, che è
stata proclamata dal popolo di fedeli “Santa
dei casi impossibili”
(o santa degli impossibili), in quanto, così come
Rita ci ha insegnato, se ci si affida a Dio, tutto
può accadere. Santa Rita piccola, grande donna ha
lasciato tracce di numerose opere miracolose sia in
vita, che dopo la morte: guarigioni che sembrano
inspiegabili. Migliaia, sono letestimonianze
di grazie ricevuteche
ogni anno arrivano in monastero.