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lunedì, 15 giugno 2009
EMILIO PRAZIO
Dopo aver
completato un bassorilievo ispirato alla tradizione religiosa,
Emilio Prazio disse che non era stato un compito facile, anzi
era stata una cosa complicata, aveva dovuto mettersi a studiare
di nuovo per riuscire ad ottenere il risultato che voleva.
Commentò ". . . per creare un lavoro veramente
originale ho dovuto mettere me stesso a dura prova studiando e
riscontrando tutta la storia sacra . . ."
Diciamo la verità, ci piacciono le persone che si dedicano ad un
compito specifico, che vanno a fondo nelle cose, che non si
vergognano di rimettersi a studiare, con umiltà, per far sì che
risultato sia all’altezza delle proprie aspettative. Ed era
umile, al punto di lottare per tutta la vita, confrontandosi con
i materiali e cercando di ottenere il miglior prodotto
possibile. Deciso caparbiamente a non adattarsi a qualcosa di
meno raffinato ed a non accontentarsi di un lavoro di cui non
fosse orgoglioso. La dedizione e l’impegno lo accomunano a molti
grandi artisti; per fare un esempio, Picasso era uno che
disegnava tutti i giorni dalle 14:00 alle 23:00. Non ci possono
essere dubbi sull’entusiasmo di Emilio Prazio: cominciò a
lavorare con il padre nel 1907 quando aveva diec’anni e alla
fine degli anni ‘70 era ancora in attività. Chiaramente c’erano
in lui la spinta e l’urgenza della creatività; non poteva
rimanere fermo perchè le idee lo spingevano in avanti. Non era
poi uno che aveva paura di lavorare con le mani: aveva ben
presente che i Greci per indicare l’arte usavano il termine "techne".
Un altro aspetto importante della sua arte è quella specie di
empatia nell’aspetto naturalistico delle sue opere. Parlo di
lavori quali "Tralci di vite", "I guerrieri", "Iris" e i papiri
"La cornice di Archimede" e "Cigno con papiro": in queste opere
c’è una delicatezza ed un affetto che delinea il rapporto
intenso che aveva con i suoi prodotti artistici. Possiamo
immaginare che ne parlasse come degli amici, che per loro si
considerasse un padre che aveva dato loro vita per mezzo delle
idee e delle mani. Si trattava di un approccio pragmatico e
realistico. Inoltre non possiamo non rimanere colpiti dalla sua
capacità di utilizzare contemporaneamente stili diversi: era
capace di passare dal Liberty al Naturalismo con una facilità
che costituisce parte integrante della sua cifra artistica.
Emilio Prazio era in grado di analizzare la scelta più consona a
connotare una data poetica ed applicare lo stile più efficace a
rappresentarla. Ma non si fermava a questo: era anche capace di
usare con grande competenza ed efficacia materiali diversissimi
tra loro e quindi di applicare allo stesso oggetto rame, ferro
ed altri metalli, con una padronanza tecnica che ricorda quella
usata nei gioielli da Renè Lalique a Parigi, più o meno negli
stessi anni. Non deve quindi stupire che la sua attività, così
come la sua fama, abbiano travalicato i limiti nazionali. Ha
conquistato premi e commissioni sia in Italia che in Francia che
in altri paesi, ponendo il suo nome in un ambito internazionale
ed inserendo un’influenza europea nella sua produzione. Alla
fine non possiamo dimenticare la persona: semplice, diretto,
profondamente interessato all’aspetto artistico, pronto a
mettere in discussione i suoi progetti e ad accettare opinioni
differenti, ma allo stesso tempo attento a difendere il proprio
punto di vista e le proprie idee. Un ruolo fondamentale nella
diffusione della conoscenza delle sue opere viene svolto dalla
figlia Adriana, che sta dando un apporto basilare attraverso
l’organizzazione di conferenze e la pubblicazione di libri,
diffondendo la conoscenza del suo lavoro.
Ruggero Prazio |
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Guglielmino inaugura “Mitoff” a Noto: rassegna dedicata a teatro
classico ed interpreta Eracle”
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NOTO
SR
-
Guglielmino inaugura “Mitoff” a Noto: rassegna dedicata a teatro
classico ed interpreta Eracle”.
È tutto pronto per il primo appuntamento con Mitoff, la rassegna
dedicata al teatro classico giunta alla seconda edizione, ideata
e diretta dal regista e attore Salvatore Guglielmino.
Domenica
23 agosto, alle ore 21.30, negli eleganti spazi di Largo
Andolina a Noto è in scena “Eracle” di Euripide riadattata per
le scene da Salvatore Guglielmino. Un evento inserito nel
cartellone “Effetto Noto” patrocinato dal Comune Netino, che
ripropone una rilettura attenta dell’opera di Euripide in chiave
moderna, trattando temi attuali del nostro quotidiano, dove le
anime dei personaggi racconteranno i propri sentimenti per una
messa in scena dal grande impatto emotivo. Il sindaco Corrado
Bonfanti dichiara : “Noto è contenta di ospitare questa
rassegna teatrale a conferma di una visione a 360° gradi che
ormai da anni caratterizza gli eventi in programma nella nostra
città. Il teatro classico, del resto, è quello in cui si
ritrovano le origini di questo tipo di arte: la recitazione come
nobile modo di esprimersi ed esprimere i valori di una comunità
intera. Spesso i testi del passato ci aiutano a comprendere la
nostra attualità: Eracle ed Euripide Re ne sono un piccolo
esempio. Da qui l’idea di un teatro che è forza e conoscenza. Un
teatro che è cultura e che una città come Noto non può che
accogliere”
Euripide propone una visione decisamente problematica dell'uomo
e dei complessi rapporti con la divinità, che Guglielmino
racconta in un dramma psicologico affrontando la tematica del
suicidio vista dal protagonista come unica strada per salvare la
propria dignità.
Guglielmino ha scelto come unica protagonista femminile sulla
scena l’attrice catanese Marta Limoli. Il protagonista
Eracle nella scena è interpretato dallo stesso Salvatore
Guglielmino il quale dichiara: “Il primo personaggio
ad entrare in scena, interpretato da Santi Consoli, è
Anfitrione, padre dell'eroe Eracle che parla direttamente al
pubblico, narrando gli sfortunati eventi che stanno affliggendo
Tebe. Si esamina la durezza della situazione umana facendo
emergere un dialogo interiore con il divino su cui si sviluppa
tutto il dramma psicologico dove il teatro si mischia con
l’amore e la morte per uno spettacolo che dai miti del passato
su cui nei secoli si è basata la nostra società ricrea un nuovo
modo di narrare e concepire le tragedie classiche”.
Emilio Prazio:
scultore e maestro del Liberty
Europeo
L’artista
siracusano che scelse il metallo per esprimere le sue opere
Siracusa
- Emilio Prazio,
scultore del ferro battuto, nasce a Melilli
il 1 giugno del 1897. Si forma alla bottega del padre
Sebastiano, valente maestro del ferro battuto, che gli
trasmette, fin dalla tenera età, i segreti della lavorazione
dei metalli. Emilio, sebbene giovanissimo, fu incuriosito e
coinvolto preferendo agli aspetti tecnici quelli relativi alla
modellazione decorativa. Per l’ornato plastico, ottenuto
attraverso la fusione o lo sbalzo, spese infatti tutti gli anni
del suo apprendistato. Eseguì decori di ogni genere, di varia
ispirazione e di diverso stile . E’ in questi anni che per
l’esercizio tecnico attinge alle grottesche rinascimentali
oppure ai fregi delle cattedrali gotiche o ai festoni di gusto
barocco. Le sue prove giovanili sono caratterizzate da decori
dal fogliame leggero misto a motivi di carattere zoomorfo.
Gli anni della sua formazione
coincidono con le manifestazioni artistiche del liberty europeo,
stile dal carattere deciso tutto proteso a fare della foglia,
del fiore e degli animali sinuosi un nuovo ordine formale ed
espressivo. Alla luce dei
risultati della lunga carriera, può dirsi con certezza che
furono la sua caparbietà e la sua vocazione scultorea a portare
all’interno della bottega paterna quell’elevato senso della
plastica ornamentale che per tutta la vita accompagnerà il suo
lavoro. Tra il 1907 e il 1915 la sua collaborazione col padre
Sebastiano fu intensissima. Dal fuoco e dalla sua energica mano
uscirono balconi fioriti di ferro sinuoso a Melilli, a Siracusa,
ad Augusta.
Abitazioni private, cappelle cimiteriali e chiese si lasciarono
avvolgere dal suo segno gentile, dalle sue forme plastiche
avvolgenti e leggere. All’attività pratica del laboratorio
paterno abbinava lo studio rigoroso delle arti visive nella
Scuola d’Arte del capoluogo etneo. Poi lasciò l’Isola per
recarsi a Torino dove frequentò il Regio Istituto d’Arte
diplomandosi nel 1922 con il massimo dei voti. Nello
stesso anno Prazio si stabilisce a Bologna, dove frequenta la
Regia Accademia di Belle Arti e dirige dopo la morte di Mingazzi,
famoso maestro del ferro, la sua officina. Nel periodo
bolognese Emilio Prazio, le cui capacità artistiche e le doti di
scultore del ferro battuto furono ben presto note del Centro
Nord d’ Italia, lavora con un’energia inesauribile ed
incontenibile entusiasmo, fattori
che ancora oggi traspaiono dai suoi decori, dalle sue sculture
che riempiono di vita e di espressione poetica abitazioni
private, edifici pubblici, strutture cimiteriali sia a Bologna
che nel territorio circostante.
Un elenco formulato dallo stesso
artista, sui lavori eseguiti durante il periodo bolognese dal
1922 al 1932, ci dice nella quantità e nella qualità quante
opere questo illustre maestro del liberty europeo riuscì a
concepire in brevissimo tempo. Sculture di dimensioni diverse,
piccole e grandi, miniature cesellate o monumentali strutture
dalla forte resa plastica … tutte pervase da un senso di
bellezza inviolata, tutte avvolte da una pelle materica
palpitante. Non trascurò mai l’attività espositiva convinto
com’era che le mostre servivano a confrontarsi e a dare
divulgazione al proprio lavoro. Stimato da Ugo Oietti, fu capo
d’arte nel corso straordinario di ferro battuto della regia
Scuola per le Industrie Artistiche di Bologna. Rientrato nel
1933 a Siracusa, fino al 1940 lavorò intensamente per edifici
pubblici, per palazzi privati, per banche, per chiese; Non c’è
edificio siracusano, realizzato nel ventennio, che non abbia
almeno un segno della sua presenza, del suo intervento
artistico. All’Ospedale psichiatrico come in quello
Sanatoriale, nelle sedi centrali del
Banco di Sicilia come nel Palazzo degli Studi, nel Palazzo
dell’Amministrazione Provinciale come nei Saloni della
Prefettura lasciò il segno indelebile della sue decorazioni
artistiche. Oggi, a distanza di tempo, quelle opere , in una
società che ha smarrito le conoscenze della tecnica e
l’espressione artistica, sembrano manufatti di un titano
invincibile, di un domatore del fuoco che sa sposare l’azione
energica del braccio alla creatività del pensiero. L’umanità
nuova, quella fiorita negli anni della stagione post moderna,
più di altre ne può apprezzare il valore, forse perché ha chiara
la consapevolezza che la parabola creativa di Emilio Prazio è
irripetibile. Le opere realizzate da Prazio negli anni trenta
lasciano il campo del liberty e toccano con solidità di
linguaggio l’ambito decorativo del decò. Le forme si fanno più
plastiche, le strutture più statiche, i volumi più sintetici.
L’artista lascia la sinuosità decorativa e si avventura in
percorsi del tutto nuovi dove la sua opera acquista maggiore
autonomia, staccandosi dal ruolo di arte applicata.
Negli anni della guerra fu costretto
a spegnere la sua forgia e a dedicarsi all’insegnamento. Fu così
professore nella Regia Scuola d’Arte di Comiso dove diede corpo
ad una delle più importanti officine della lavorazione dei
metalli della Sicilia. Rientrò nel capoluogo aretuseo nel 1946.
Per lui questi non furono anni facili. Nonostante il lavoro non
gli mancasse le difficoltà economiche si facevano sentire. Erano
anni di crisi per tutti e certo il disagio economico era ancora
più forte per chi aveva fatto dell’arte lo scopo primario della
propria esistenza. Nonostante
le preoccupazioni e i disagi lavorò con coraggio e sentimento
fino agli ultimi anni della sua vita lasciando in tutte le
persone che lo avvicinavano un senso di bontà e di fiducia
indimenticabili. Si spense a Siracusa, nel quartiere Acradina,
il 10 febbraio del 1977. Del suo lavoro si sono occupati in
molti esaminandone lo stile, elencandone le qualità,
considerandone gli aspetti tecnici e formali, come dimostrano le
critiche di: Ugo Oietti, Giuseppe Arata, Enzo Maganuco,
Orazio Nocera, ,Giuseppe Agnello, Enzo Fortuna. Una
ricognizione organica dei suoi lavori, avviata grazie alla
sensibilità della figlia Adriana, è stata portata alla
conoscenza del vasto pubblico per documentare un periodo della
storia locale che è parte fondamentale della storia del
Mezzogiorno. Adriana, coinvolgendo studiosi e ricercatori,
docenti ed esperti quali: Paolo Giansiracusa , Paola Sega,
Ettore Sessa, Alfred Habermann, M.Vittoria Fagotto Berlinghieri,
ha ricostruito un quadro dei lavori paterni quanto più vicino
alla reale consistenza. Emilio Prazio, da tale ricognizione
emerge come uno dei massimi artisti della prima metà del
Novecento, autore di un’espressione e di un metodo ingiustamente
confinati ai margini dalle arti maggiori.La critica moderna
però, in linea con il pensiero dei maggiori intellettuali del
Novecento, ha stabilito che il valore dell’opera d’arte non è
legato alla sue dimensioni ma alle sue qualità espressive.
Pertanto le creazioni in ferro
battuto, o quelle ottenute da Emilio Prazio con i metalli
cesellati e plasmati, non vanno considerate semplicisticamente
come applicazioni decorative di supporto all’architettura, ma
come opere capaci di manifestare autonomia espressiva.
Paolo Giansiracusa
“Catacomba di Santa Lucia”
Siracusa
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La Catacomba di
Santa Lucia si configura come il più antico documento della
presenza della Chiesa a Siracusa ed in Sicilia, testimoniando la
vitalità della comunità cristiana già dalla prima metà del III
secolo. E' aperta al culto dei fedeli la Catacomba di Santa
Lucia. L’iniziativa era stata promossa dalla Pontificia
Commissione di Archeologia Sacra – Ispettorato per le catacombe
della Sicilia Orientale, in collaborazione con l’Arcidiocesi di
Siracusa, la Provincia Regionale di Siracusa e la società Kairos.
Il cimitero è posto nel quartiere della Borgata, nella zona sud
orientale della città, ad una distanza di circa 150 metri dal
mare. Durante il lunghissimo arco temporale che va dal III sec.
d.C. all’età normanna la catacomba ha subito notevoli modifiche,
sia per i progressivi ampliamenti, sia per i ruoli diversi che
essa ha rivestito nel tempo. Il complesso funerario, costituito
da un cimitero di comunità e da alcuni ipogei di diritto
privato, viene suddiviso in quattro regioni (A, B, C, D)
collegate da gallerie, alcune delle quali utilizzate come
rifugio antiaereo nel corso dell’ultimo conflitto mondiale.
Nonostante si tratti di una parziale apertura del sito, l’area
costituita dalle catacombe di San Giovanni, Vigna Cassia e Santa
Lucia costituisce il complesso cimiteriale più importante dopo
Roma, dove esistono un centinaio di siti, ma solo cinque di essi
sono fruibili.
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Santa Lucia
Vita Patrona
SIRACUSA
Siracusa
- Rientra a Siracusa il "drago alato" di Emilio Prazio.
La scultura ospitata presso il Palazzo del Governo di via Roma.
Torna, nella disponibilità della Provincia
Regionale di Siracusa, la scultura del “drago alato” dello
scultore del ferro battuto Emilio Prazio. Ne ha dato
comunicazione questa mattina al Presidente del Consiglio
provinciale, Michele Mangiafico, il dirigente generale del
Servizio tutela e acquisizioni dell’Assessorato regionale ai
Beni culturali, dott. Vincenzo Emanuele. La scultura, lavoro in
ferro massiccio fucinato e scolpito, del peso di 65 kg, premiata
all’esposizione di Firenze del 1926 e a quella di Bologna del
1927, si trovava presso gli uffici dell’Assessorato regionale
all’Industria e per volontà dello stesso Presidente del
Consiglio provinciale, era stata richiesta in comodato lo scorso
3 marzo affinché la cittadinanza siracusana e quanti visitano la
provincia potessero fruire di questo bene culturale. Ricevuto il
parere favorevole della Sovrintendenza ai beni culturali di
Palermo nel mese di maggio e trasmesse in seguito le planimetrie
dei locali che ospiteranno l’opera e i relativi sistemi di
sicurezza, oggi è arrivata la notizia positiva.“Non
veniamo incontro solo alla volontà della figlia Adriana, che in
questi anni ha effettuato un’organica ricognizione dei lavori
del padre e li ha portati alla conoscenza di un vasto pubblico –
spiega il Presidente Mangiafico – ma veniamo soprattutto
incontro all’apprezzamento per le opere dell’artista da parte di
tutta la comunità siracusana e alla possibilità che attraverso
una sala espositiva provinciale, la sua opera possa essere
apprezzata da chiunque visiti il nostro territorio”. Nell’ambito
delle attività culturali della Provincia Regionale di Siracusa,
è stata infatti concordata la sistemazione dell’opera, che nei
prossimi giorni verrà materialmente trasferita a Siracusa, nella
sala espositiva del Palazzo del Governo in via Roma 31, in
attesa di poter far parte di un’esposizione permanente di opere
di arte contemporanea.
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Monsignor Salvatore Pappalardo
Arcivescovo Metropolita di Siracusa
Roma
- Il
Santo Padre Benedetto XVI ha nominato monsignor Salvatore Pappalardo
quale Arcivescovo Metropolita di Siracusa. Il neo Vescovo ha svolto
finora le sue funzioni vescovili a Nicosia. La nomina di monsignor
Salvatore Pappalardo quale Arcivescovo Metropolita di Siracusa è
stata ufficializzata dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il neo
“pastore” della provincia siracusana sostituisce nell'incarico
monsignor Giuseppe Costanzo,
di cui il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale
presentata in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto
Canonico. “Vengo a voi, carissimi – ha scritto nel messaggio
all’Arcidiocesi – in debolezza e con molto timore e trepidazione.
Per questo, nell’attesa di iniziare il mio ministero pastorale tra
voi, vi chiedo di pregare molto per me perché, fortificato dalla
luce e dalla forza dello Spirito Santo Consolatore, sia per voi
Pastore buono secondo il cuore di Cristo”. Monsignor Pappalardo è
nato a Nicolosi, nell'Arcidiocesi e nella provincia di Catania, il
18 marzo 1945. Dopo gli studi nel Seminario arcivescovile di
Catania, ha conseguito la Licenza in Teologia e il Dottorato in
Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense.
Ordinato sacerdote il 30 giugno 1968, ha ricoperto nell'Arcidiocesi
di appartenenza vari incarichi: cooperatore nella parrocchia
cittadina di San Luigi; insegnante di religione nelle scuole
statali; incaricato dell'Ufficio Catechistico diocesano;
vice-rettore del Seminario; vice-cancelliere della Curia
arcivescovile di Catania; parroco; cancelliere. Dal 1989 al 1998 è
stato Vicario Generale di Catania. Eletto alla Chiesa di Nicosia il
5 febbraio 1998, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 5 marzo
dello stesso anno. È delegato per la liturgia nella Conferenza
Episcopale Siciliana.
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Inaugurato
anno accademico a
Santuario Madonna delle Lacrime
Siracusa
- L’Istituto Superiore di Scienze Religiose
San Metodio di Siracusa ha inaugurato l'anno accademico 2008-09. Al
Santuario Madonna delle Lacrime, si è svolta, alle ore 17.30, la
Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.Ecc. Mons. Salvatore
Pappalardo, moderatore ISSR San Metodio. Si è tenuta alle ore
19.00, nel Salone "Giovanni Paolo II", la Prolusione di José G.
Funes, sj, Direttore Osservatorio Astronomico Vaticano. Subito dopo
si è svolta la presentazione dell'Anno Accademico da parte del
direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio
di Siracusa don Nisi Candido. Scienze religiose è l'ambito della
teologia che dialoga con le Scienze Umane. La prolusione è stata
pensata proprio per dialogare con il mondo della scienza. L'Onu ha
dichiarato il 2009 Anno Galileiano, ed internazionale astronomico, a
400 anni dall'utilizzo del primo telescopio
astronomico.
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