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CALTANISSETTA - Questore Pina Albertino AGNELLO  assegna direzione Digos a Lorena  LATINO e  Volanti a Marcantonio Di Dio. .La decisione operativa è stata adottata la scorsa settimana dal Questore Pinuccia Albertina Agnello la quale ha assegnato i nuovi incarichi ai due funzionari della Polizia di Stato della Questura, d’intesa con i corrispondenti Servizi del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Il Commissario Capo dott.ssa Lorena Latino è il nuovo dirigente della Digos, in sostituzione del Commissario Arcangelo Graci, che dal 1° gennaio sarà collocato in quiescenza; il Commissario dr Marcantonio Di Dio è, invece, il nuovo dirigente dell’U.P.G.S.P. Sezione Volanti, in sostituzione della dott.ssa Lorena Latino. Il Questore ha augurato ai due funzionari un buon lavoro al servizio della collettività nissena, confidando nella riconosciuta e qualificata professionalità di entrambi.


CaltanissettaGdF in esercizio commerciale a Gela  sequestra 11044 cd e dvd pirata. Denunciato  il titolare F.A. 47enne, residente a Gela. La Guardia di Finanza di Gela ha svolto l’operazione antipirateria  scoprendo un traffico di DVD pirata. I militari hanno comminato sanzioni per 2milioni€.   L’assidua attività di controllo del territorio da parte delle Fiamme Gialle, costantemente impegnate a tutelare i cittadini da possibili frodi, ha permesso di individuare a Gela un centro di riproduzione e commercio di film ed album musicali piratati.     Le  indagini sono state svolte dagli uomini della Compagnia della GdF di Gela e sono sfociate, il  26 ottobre 2015, nella perquisizione di un esercizio commerciale e, successivamente, dell’abitazione del titolare, F.A. 47enne, residente a Gela.  L’operazione si è conclusa con il sequestro di 11.044 CD e DVD riproducenti film ed album musicali di recente uscita, 8 hard disks,   2 tablets,   2 pc, 1 totem plurimasterizzatore (in grado di masterizzare contemporaneamente 11 DVD) e  800€  in contanti. Il titolare dell’esercizio commerciale perquisito è stato denunciato a piede libero alla locale Procura della Repubblica e gli è stata comminata una sanzione di circa 2 milioni di euro. 5. Le Fiamme Gialle gelesi continuano la loro attività di tutela economica e finanziaria del territorio.



GelaFratricida sgozza congiunto per futili motivi.

 

Vincenzo Valenti di 39enne metalmeccanico di Gela ha inferto ieri fratello Alessandro, 28 anni, panettiere, tre coltellate uccidendolo. La vittima è stata attinta dai fendenti sia al braccio, che alla tempia ed anche al petto. Secondo una prima ricostruzione, dei militari dell’arma che  stanno seguendo le indagini,  i fratelli  si sarebbero incontrati in via Benedetto Bonanno davanti all'abitazione di Alessandro,  per chiarimenti. Dalle parole i 2 sarebbero passati ai fatti con il tragico epilogo. I carabinieri, nel corso dell’indagine hanno trovato nella casa di via Nicolò Paci residenza di Vincenzo Valenti, un coltello posto in un catino. Numerosa la famiglia dei 2  congiunti: 11 fratelli, 6 maschi e 5 femmine. Secondo quanto accertato dagli inquirenti tra i 2 fratello non correva buon sangue, tanto che i litigi sarebbero stati sempre più frequenti. Vincenzo,  era  celibe e viveva con la famiglia d’origine insieme a 4 sorelle e 5 fratelli. Alessandro era sposato e padre di una bambina lavorava nel panificio col suocero. Vincenzo Valenti dopo le formalità di rito è stato associato nel carcere di Gela a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e per gli interrogatori.


Mazzarino  CL –  Tenta di uccidere figlia 10 mesi in pozzo rete fognaria. La donna avrebbe tentato di uccidere la piccola, ma è stata bloccata dai carabinieri ed arrestata in flagranza di reato con l'accusa di tentato omicidio. La donna di 43 anni si trova ora ai domiciliari. La bimba è stata affidata ad una Comunità specializzata. A chiedere aiuto, ieri pomeriggio, è stato il padre della bambina. I carabinieri sono stati avvisati anche da numerosi passanti che hanno visto la donna che correva in lacrime verso un pozzetto di acque reflue con la piccola in braccio. La bambina era nata da un rapporto extraconiugale. La donna avrebbe avuto, secondo gli investigatori, anche l'intenzione di suicidarsi. Lo ha dichiarato ai carabinieri lei stessa subito dopo essere stata bloccata da alcuni passanti prima che compisse l'insano gesto. All'origine della decisione di tentare l'omicidio-suicidio ci sarebbe il fallimento di entrambi i rapporti di coppia: con   marito e  amante.


CaltanissettaEvade dai domiciliari, torna in cella. Agenti, appartenenti alla 3^ Sezione - Reati contro la Persona - della Squadra Mobile nissena, diretta dalla d.ssa Marzia Giustolisi, il  22 agosto 2013 hanno tratto in arresto Michelangelo MANTIONE, 55enne nato a Caltanissetta, a seguito di Ordine di esecuzione per revoca dell’espiazione presso il domicilio delle pene detentive emesso dall’Ufficio esecuzione penale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ordinario di Caltanissetta a firma del Procuratore Aggiunto dr. Gabriele Paci, per  scontare 10 mesi e 20 giorni giorni  reclusione. A Michelangelo MANTIONE è stato revocato il beneficio degli arresti domiciliari, “misura” nella quale lo stesso si trovava in quanto resosi responsabile nella notte del 23 ed il 24 giugno 2012 di un furto in abitazione. Il magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Caltanissetta, Dott. Luca Rossomandi, il 22 agosto 2013 ha revocato al personaggio la misura di detenzione domiciliare. Michelangelo MANTIONE, infatti, è stato rintracciato, il  21 agosto 2013, da uomini della Sezione Volanti della Questura di Caltanissetta, fuori dal suo domicilio, senza autorizzazione. Il soggetto era al “ Circolo degli Amici” a Caltanissetta dove veniva trovato, a seguito di perquisizione personale, in possesso di 1 coltello a serramanico.  Michelangelo MANTIONE, difeso dall’avvocato Dacquì Giuseppe del Foro di Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito è stato associato presso la Casa Circondariale di Caltanissetta.


Caltanissetta 1 pusher preso in azione. La Squadra Mobile di Caltanissetta 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., con l’ausilio di personale della locale Sezione Volanti, ha tratto in arresto un disoccupato nisseno

 

Francesco FIANDACA 27enne meglio conosciuto come “Pantani”, sorpreso in flagranza dei reati di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente. I tutori dell’ordine, nel corso di servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla repressione sia del traffico illecito delle sostanze stupefacenti e psicotrope, che del dilagante fenomeno dei furti in abitazione, disposti dal Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro, operando con pattuglie civetta della Squadra Mobile guidata dalla Dr.ssa  Marzia Giustolisi, a  Caltanissetta nel centralissimo corso V. Emanuele, dinanzi il bar, di nuova apertura sito a fianco della locale Università hanno notato il sorvegliato speciale di Pubblica Sicurezza Francesco FIANDACA. Il sospetto si è incontrato con 1 soggetto che, in braccio teneva 1 neonato, che gli consegnava una banconota, ricevendo in cambio un involucro che quest’ultimo andava a posare nella sua autovettura LANCIA “Musa”. L’uomo, successivamente identificato per G. G. di 46 anni, dopo aver posato l’involucro nell’autovettura raggiungeva nuovamente il FIANDACA ed dinanzi entrava nel bar. Quei movimenti, sebbene fulminei, non sfuggivano agli Agenti dell’Antirapina che si erano appostati. I tutori dell’ordine hanno bloccato immediatamente i due, sottoponendoli ad immediata perquisizione sul posto, che dava esito positivo. Gli agenti, in una tasca del FIANDACA hanno rinvenuto 1 banconota da 20€ che gli era stata data dall’assuntore G.G. in cambio della sostanza stupefacente tipo hashish , in quantità di quasi 1 grammo, rinvenuta nascosta nella tasca di in 1 borsone per neonati, riposto sul sedile della macchina di quest’ultimo. Altri uomini della Sezione Volanti, intanto sono intervenuti nel bar, ed hanno rinvenuto e sequestrava altri 3 involucri contenenti sostanza stupefacente, dello stesso tipo, per un totale di 9.3 grammi, che  FIANDACA alla vista della Polizia aveva buttato vicino al cestino butta carte, nel disperato tentativo, risultato vano, di disfarsi dello stupefacente. I poliziotti, in considerazione dei fatti hanno proceduto a perquisizione domiciliare dell’abitazione di Francesco FIANDACA,  con esito positivo. Gli agenti in un cassetto del comodino nella camera da letto hanno rinvenuto un altro pezzo di hashish, di ½ gr. circa, simile agli altri sequestrati, che veniva parimenti sequestrata. I poliziotti, nel corso della stessa perquisizione domiciliare hanno rinvenuto 1 consolle play station Sony modello PSP, completa di custodia e carica batteria, che veniva sequestrata in considerazione del fatto che l’arrestato non poteva provarne la lecita provenienza. I successivi accertamenti tecnici esperiti dal locale Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica hanno confermato che la sostanza stupefacente sequestrata era tutta dello stesso tipo hashish, per un peso complessivo di 11.3 gr.. L’arrestato, che annovera a suo carico svariati precedenti penali per spaccio di stupefacenti, furto, ricettazione  ed associazione per delinquere finalizzata ai furti, tali da essere destinatario della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza, difeso dall’avvocato di fiducia Maria Francesca Assennato, dopo gli adempimenti di rito, così come disposto dal Pubblico Ministero  Dr.ssa Donatella Pianezzi, veniva associato presso la locale casa circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’acquirente G.G. veniva segnalato per uso di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 75/5° del D.P.R. 309/90, e nei prossimi giorni la sua posizione sarà valutata dal competente Ufficio Territoriale del Governo, anche ai fini della sospensione della patente di guida e di altri documenti, così come previsto dalla normativa vigente. Il rinvenimento della consolle play station Sony modello PSP, per la quale sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, al fine di compararne la similitudine con altri oggetti simili, asportati di recenti a seguito di furti in abitazioni, conferma ancora una volta l’esistenza del triste connubio furti e droga che vede la commissione di furti di varia natura da parte di giovani soggetti dediti anche al traffico di stupefacenti.


Caltanissetta - Operazione “Cobra2”, manette ad 1 irreperibile, era in Germania. La  Squadra Mobile di Caltanissetta nel pomeriggio di ieri ha tratto in arresto Gianmarco INGAGLIO 26enne nato a Catania, altro indagato nell’operazione “Cobra2”, condotta da questa Squadra Mobile, perché ritenuto responsabile del reato p. e p.  art. 73 comma 1 del DPR 309/90.  Il  soggetto di San Cataldo, la notte del 25 giugno scorso era irreperibile perché si trovava all’estero, in Germania. Il personaggio secondo gli investigatori era il braccio operativo di Marcello TOSCANO che vendeva all’INGAGLIO la droga da lui acquistata a Palermo. Le indagini della polizia avrebbero  evidenziato che sarebbe stato poi l’INGAGLIO a spacciare la sostanza stupefacente a San Cataldo, tant’è che alla lunga erano insorti contrasti tra i due poiché l’INGAGLIO voleva occuparsi in “autonomia” dell’attività di spaccio in quel centro. Gianmarco INGAGLIO, di seguito alla notifica dell’ordinanza della misura cautelare della custodia cautelare in carcere emesso il   18 giugno 2013 dal Tribunale di Caltanissetta –  Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari - è stato accompagnato presso la Casa Circondariale di Caltanissetta.  L’arrestato ha nominato l’Avvocato Giovanni Lomonaco del Foro di Caltanissetta.


Caltanissetta2 picchiano anziana in casa per rapina. I malfattori, hanno agito nel pomeriggio, alle ore 17.50 circa, quando era in corso la festa del Patrono di Caltanissetta San Michele. Si tratta di due giovani

 

già noti Manaue SAGONA 24enne e Marco ALFIERI 27enne, che avrebbero agito con modalità raccapriccianti. I soggetti hanno consumavano una rapina aggravata ai  danni di una donna anziana quasi ottantenne, causandole lesioni aggravate, mentre si trovava nella sua abitazione sita in via Fra Giarratana. La risposta della giustizia è arrivata in tempi immediati ed infatti nel pomeriggio, a seguito di serrate e tempestive indagini della Squadra Mobile, guidata dalla d.ssa Marzia Giustolisi, Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la pubblica amministrazione, su richiesta dei Pubblici Ministeri Elena Caruso e Donatella Pianezzi, sono state emesse due ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dei soggetti, che venivano immediatamente arrestati dagli uomini dell’Antirapina.


Caltanissetta2 fratelli, figli ergastolano Angelo PALERMO, presi con cocaina. Poliziotti della Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., hanno tratto in arresto due fratelli nisseni, Giuseppe 32enne, già noto e Massimo PALERMO 27enne, figli del ben più noto Angelo PALERMO, in atto detenuto per ergastolo. I 2 sono stati sorpresi in flagranza  dei reati di trasporto e detenzione di sostanza stupefacente finalizzata allo spaccio, in concorso tra loro. I tutori dell’ordine, stavano svolgendo servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla repressione sia del traffico illecito delle sostanze stupefacenti e psicotrope,  e del dilagante fenomeno dei furti in abitazione. L’attività era stata disposta dal Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro,  e svolta  con pattuglie civetta Antirapina della Squadra Mobile nissena, guidata dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, a Caltanissetta in viale Sicilia. Gli investigatori appena dopo la mezzanotte, hanno rilevato la presenza di un’auto sospetta con a bordo i fratelli PALERMO, che transitavano con fare circospetto. I soggetti guardandosi attorno e procedevano a marcia lenta. I movimenti sospetti, sebbene apparentemente insignificanti ad occhi profani, non sono sfuggiti agli Agenti dell’Antirapina che hanno bloccato immediatamente i due giovani, sottoponendoli a perquisizione sul posto. I poliziotti hanno rinvenuto 1 involucro di plastica contenente all’interno sostanza stupefacente del tipo cocaina purissima, in quantità di oltre 5 grammi, che  Massimo PALERMO teneva celata nei boxer. L’elevata quantità della sostanza stupefacente sequestrata, con la quale si sarebbero potute confezionare almeno 40 dosi dopo il taglio, per un ricavo di circa 2.500 euro, coniugata alla condizione di indigenza dei due fratelli PALERMO dovuta al fatto di essere disoccupati, ha confermato ai poliziotti come la sostanza che 2 tenevano fosse destinata allo spaccio al minuto. I due germani sono stati arrestati e la sostanza stupefacente sequestrata. Gli agenti hanno effettuato successive perquisizioni nelle abitazioni dei due fratelli, 1 coniugato e l’altro celibe. Gli inquirenti   non  hanno rinvenuto altri elementi di interesse investigativo, ed i due arrestati difesi dagli avvocati di fiducia, rispettivamente l’avvocato Maria Francesca Assennato per Giuseppe PALERMO, e l’avvocato Michele Micalizzi per Massimo PALERMO,  dopo gli adempimenti di rito, così come disposto dal Pubblico Ministero Dr. Di Stefano sono stati associati presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.  Gli arresti, che si vanno a sommare ai numerosi effettuati nei giorni scorsi, oltre a riscontrare l’incisivo impegno operativo delle pattuglie Antirapina sul territorio, confermano ancora una volta l’esistenza del triste connubio: furti e droga che vede la commissione di furti di varia natura da parte di giovani soggetti dediti all’uso indiscriminato di droghe.


Catania “Carcere duro” per Lucio Giugno. Il  Ministero della Giustizia, il  2 maggio 2013, su richiesta della Procura Distrettuale di Catania ha sottoposto Giancarlo Maria Lucio GIUGNO, ritenuto boss di Niscemi, 54enne, al regime di detenzione dell’art. 41 bis o carcere duro. La richiesta della DDA di Catania fa seguito ad una serie di ordinanze di custodia cautelare in carcere che sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, a carico degli esponenti di spicco della consorteria mafiosa “cosa nostra” e “stidda” operanti nel territorio di Niscemi. Le inchieste di rilievo : Operazione di Polizia denominata “REWIND”, allorquando, in data 15 febbraio 2013, uomini della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il Commissariato di P.S. di Niscemi, hanno eseguito a carico di Giancarlo GIUGNO ed altri 9 soggetti appartenenti a "cosa nostra" 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse il 6 febbraio 2013 dal G.I.P. del Tribunale di Catania dott. Alessandro Ricciardolo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Giancarlo GIUGNO e gli altri arrestati rispondevano quali mandanti e concorrenti morali, per essersi riuniti in un covo sito nelle campagne tra Acate e Niscemi, e aver deciso e progettato, l’omicidio di Roberto BENNICI, ritenuto esponente, rivale dei Russo. Accusa aggravata dall’art. 7 l. 203/1991, avendo commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra". Altro duro colpo alla consorteria mafiosa niscemese è stato inferto il  22 aprile 2013, Operazione di Polizia denominata “COLPO SU COLPO”, quando agenti della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il Commissariato di P.S. di Niscemi hanno eseguito   8 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse il    10 aprile 2013 dal G.I.P. del Tribunale di Catania dott. Luigi Barone su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, sempre a carico del GIANCARLO MARIA LUCIO GIUGNO + altri 7 appartenenti alle consorterie mafiose tra cosa nostra e stidda, tra cui il noto Giuseppe MADONIA inteso PIDDU. La  DDA di Catania e la Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta  sono riusciti a dare soluzione ai numerosi omicidi e tentati omicidi oggetto di una feroce faida scoppiata tra le due consorterie mafiose rivali, cosa nostra e stidda, che iniziava nel luglio del 1991 con l’assassinio di Paolo NICASTRO e culminata, nel ottobre del 1991, con l’omicidio di Totò CAMPIONE, in uno spietato, appunto, “Colpo Su Colpo”. Giancarlo GIUGNO che attualmente è detenuto presso il Carcere “Bicocca” di Catania, verrà quindi trasferito presso struttura idonea carceraria per detenuti in regime di 41 bis.. Le forze dell’ordine sono fermamente convinte che l’arresto di GIUGNO e di altri esponenti di spicco della consorteria mafiosa di cosa nostra niscemese consenta di proseguire quell’azione costante di liberazione dalla presenza mafiosa nella città di Niscemi e infonde coraggio negli operatori economici della cittadina nissena, che, una volta per tutte, potranno coalizzarsi per contrastare efficacemente il racket delle estorsioni, costituendo una associazione antiracket ed antiusura, con il supporto di tutte le forze dell’ordine e delle principali istituzioni.


Caltanissetta  Refurtiva in garage adiacente Questura.  Poliziotti della quinta sezione Antidroga della Squadra Mobile nissena, nell’ambito di specifici controlli predisposti dal Questore di Caltanissetta dr. Filippo Nicastro, hanno segnalato alla Procura della Repubblica di Caltanissetta, PM dr.ssa Maria Pia Ticino, in stato di liberta, Leandro D.M.A., 41enne, residente a Caltanissetta, già noto, per reati contro il patrimonio. Il personaggio, nell’ambito di uno specifico servizio antidroga,  è stato controllato presso un garage in suo uso, sito nelle adiacenze della Questura. I tutori dell’ordine, nel contempo hanno perquisito il garage ed un furgone in uso al soggetto e l’atto di P.G. ha consentito di rinvenire una notevole quantità di materiale di provenienza illecita. I poliziotti in dettaglio, nel furgone hanno rinvenuto: 4 motori  HONDA  mod. SH  e numerosi parti meccaniche e di carrozzeria di motocicli marca YAMAHA mod. T –MAX  e HONDA SH, tra cui pneumatici, selle, pezzi di carrozzerie, pinze di freni, carene, marmitte, pedana, telai. Anche all’interno del garage veniva rinvenuto analogo materiale meccanico e di carrozzeria dello stesso tipo di quello sopra indicato. In relazione al materiale rinvenuto nel corso dell’atto di P.G. il personaggio Leandro D.M.A.  non è stato in grado di fornire documentazione concernente  l’acquisto o la provenienza. Inoltre, veniva rilevato, che due dei motori rinvenuti presentavano il numero identificativo  contraffatto; pertanto si gli agenti hanno proceduto al sequestro di tutto il materiale rinvenuto. Successivi accertamenti esperiti presso la HONDA ITALIA INDUSTRIALE - Ufficio affari Generali, hanno consentito di riscontrare pienamente la provenienza furtiva dei motori rinvenuti. In particolare i motori risultavano esser stati rubati, nel 2012, a Roma. L’indagato veniva segnalato per i reati di ricettazione e riciclaggio. È stato nominato quale difensore d’Ufficio l’avvocato Sonia COSTA, del Foro di Caltanissetta.


Caltanissetta - “Contry cold case”: risolto mistero su omicidio, Polizia arresta mandante. Il delitto era stato commesso 1995. Gli investigatori delle Squadre Mobili di Caltanissetta  diretta dalla dr.ssa Marzia Giustolisi Dirigente S.c.o. Squadra Mobile Caltanissetta ed Enna dr. Giovanni Cuciti Dirigente Squadra Mobile di Enna, nelle prime ore del 12 giugno 2012, hanno eseguito un ordinanza applicativa della Custodia Cautelare in Carcere, emessa  dal G.I.P. del Tribunale del Caltanissetta dr. Marcello TESTAQUADRA, su richiesta della Procura della Repubblica – D.D.A. di Caltanissetta,  a carico di: Calogero LO MONACO, 54enne nato ad Enna, residente a Santa Caterina Villarmosa (CL), già noto per reati contro la persona, il patrimonio ed in materia di sostanze  stupefacenti, indagato quale mandante dell’omicidio di Giuseppe DI MARTINO,   commesso a Santa Caterina Villarmosa nella notte tra il 7 e l’08 dicembre del 1995.  Il delitto è stato eseguito da Orlando MESSINA, 42enne, già noto alle orze dell’ordine e residente a Villarosa (EN) nato a Catania, successivamente ucciso dal suocero a seguito di una lite familiare in contrada San Cataldo, agro di Enna,  la sera del 18 giugno 1998. Quale complice per l’omicidio è indagato anche Ben Mohamed HAJ HASSINE RIDA, 45enne nato in Tunisia, residente a Villarosa (EN) in atto detenuto dovendo scontare una pena di 9 anni per stupefacenti. La figura del LO MONACO quale responsabile dell’efferato delitto era già stata oggetto di approfondimenti investigativi, posto che lo stesso era in contrasto con Giuseppe DI MARTINO, ritenuto un “ostacolo” per la successione ereditaria di Salvatore DI MARTINO padre di Giuseppe e nonno dello stesso LO MONACO.L’Ordinanza di Custodia Cautelare è il risultato di una complessa e meticolosa indagine svolta da poliziotti delle due Squadre Mobili su specifiche direttive impartite dalla Procura della Repubblica –DDA – di Caltanissetta. Il caso, era stato chiuso per insufficienza di elementi probatori, era poi stato riaperto nel 2011, a seguito della collaborazione di un soggetto vicino al LO MONACO, il Tunisino Ben Mohamed HAJ HASSINE RIDHA, il quale, avendo partecipato personalmente all’azione criminale ed essendo a conoscenza di dettagli relativi alle fasi della premeditazione del delitto, ha fornito agli inquirenti precisi elementi, che hanno permesso, nonostante fossero trascorsi circa 17 anni, di ricostruire il movente, le fasi dell’omicidio e trovare riscontri sulla scena del crimine. Il mandante dell’omicidio, Calogero LO MONACO, eliminando la vittima, poteva vantare il controllo dei terreni e dei conti correnti del nonno Salvatore DI MARTINO con il quale era cresciuto; inoltre, l’esecutore materiale del delitto, Orlando MESSINA, “reclutato” dal LO MONACO sulla base di false rivelazioni, riteneva di vendicare l’uccisione del proprio genitore. La mattina del 8 dicembre 1995 Giuseppe DI MARTINO  veniva rinvenuto cadavere all’interno della propria abitazione: l’ispezione cadaverica all’epoca eseguita consentiva di rilevare una vasta ferita sulla regione frontale, nonché un profondo squarcio in corrispondenza del collo, provocato da un filo di metallo.  Si poteva accertare che la morte del DI MARTINO era sopraggiunta a seguito di ripetuti colpi inferti con un piede di porco, rinvenuto sporco di sangue sulla scena del crimine, nonché a causa dell’azione esercitata al collo, con un cingolo di acciaio che provocava un’ampia lesione con la recisione dei grossi vasi (scannamento) con conseguente collasso cardiocircolatorio per shock emorragico. Calogero LO MONACO, dopo avere tentato invano di convincere altri soggetti ad eseguire materialmente il delitto, riusciva a determinare in tal senso Orlando MESSINA, facendo leva sul desiderio di vendetta di questi nei confronti dell’autore dell’uccisione del proprio padre; il LO MONACO, pertanto, “confidandogli” che l’omicida di Gabriele MESSINA, ucciso il 15 novembre 1990 a Villarosa, era proprio Giuseppe DI MARTINO con altro soggetto, lo convinceva ad eliminare la vittima designata, assicurandosi che HAJ HASSINE RIDHA, con il quale aveva effettuato in precedenza un sopralluogo presso l’abitazione del DI MARTINO, accompagnasse sul posto il MESSINA, con lo scopo di reperire contanti ed altri beni da asportare.  Lo Monaco era stato di recente scarcerato e si trovava libero presso la sua abitazione di  Santa Caterina Villarmosa. Oltre alla Custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, la DDA nissena ha disposto la perquisizione personale e locale a carico di Calogero LO MONACO, effettuata in contemporanea con l’esecuzione dell’ordinanza. Nel corso dell’atto di PG, effettuato da agenti sono stati rinvenuti, nell’abitazione di campagna del Lo Monaco, precisamente in un’autovettura parcheggiata nelle pertinenze della casa: 1 fucile tipo carabina calibro 22 Lr/65 marca Anschutz Gmbk Waffenfabrik, 7 cartucce cal 22 con ogiva in piombo e rame, 8 bossoli già utilizzati cal. 22, 1 caricatore della carabina. I tutori dell’ordine hanno anche rinvenuto 1 grammo di sostanza stupefacente del tipo eroina, celata in un giubbotto in uso all’arrestato. Per tali fatti il LO MONACO è stato deferito all’A.G. per il reato di porto e detenzione illegale di arma da fuoco e relativo munizionamento, nonchè segnalato per la violazione di cui all’art. 75 del DPR sulle sostanze stupefacenti. L’arrestato è stato pertanto tradotto presso la casa circondariale di Caltanissetta, a disposizione dell’A.G..


Gela CC operazione Agorà, stidda e cosa nostra 18 ordinanze custodia cautelare in carcere a Gela : accusa  associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, detenzione di armi e munizioni. Le manette dei militari sono scattate per Emanuele Palazzo  55enne, ritenuto l'attuale reggente della Stidda di Gela, Carmelo Antonuccio, 23enne, Gaspare Carella,  49enne, Carmelo 34enne ed Orazio Luciano Curvà 22enne, Giuseppe Andrea Mangiameli, 36enne, i fratelli Davide 32enne e Simone 30enne Nicastro, Ettore Nobile 24enne, Alessandro Peritore, 20enne, Giuseppe Alfio Romano  32enne, Calogero Orazio Peritore, 28enne, Pasquale Sanzo, 30enne, e Massimiliano Tomaselli 32enne. I provvedimenti sono stati notificati in carcere ad Armando Giuseppe D'Arma, 58enne, ritenuto dagli investigatori esponente di spicco di cosa nostra, Paolo Di Maggio, 52enne, ritenuto dagli investigatori boss della Stidda cui si richiama l'intero gruppo guidato da Palazzo, Giuseppe Alessandro Antonuccio, 34enne, e Francesco Morteo 48enne. I particolari dell’operazione Agorà resi noti dalla Direzione Antimafia presso il Tribunale di Caltanissetta.Il gruppo avrebbe imposto pizzo a commercianti e imprenditori. Le  18 persone sono state raggiunte da ordini di custodia cautelare in carcere emessi dal gip del Tribunale di Caltanissetta, nell'ambito dell'operazione antimafia Agorà. I carabinieri  avrebbero azzerato i vertici dell'organizzazione con la cattura di capi storici e gregari che avevano armi ed esplosivo e che avrebbero controllato gli affari illeciti e pianificato gli attentati. Gli investigatori, nel corso dell'inchiesta hanno sequestrato 5 chili di hashish. Nell'operazione sono stati impegnati: quasi cento carabinieri, 1 elicottero e unità cinofile alla ricerca di armi e droga.  



ULTIMORA 24 ORE SU 24



 CALTANISSETTA



Questore Pinuccia AGNELLO: 500 Poliziotti, 55 arresti DDA,legami Cosa Nostra Gela,ndrangheta Calabria ndrina LONGO e mafia Catania


ultimo aggiornamento

 

  video operazione

CALTANISSETTA- Noras Corpo forestale Regione sequestra 3 tonnellate prodotti agroalimentari non tracciati, devoluti in beneficenza.Il Nucleo ha elevato multe per 7.500 euro dopo il sequestro delle tre tonnellate di merce. Il lavoro di controllo è stato eseguito al mercato ortofrutticolo di Caltanissetta da parte degli uomini e donne del Nucleo operativo regionale agroalimentare Sicilia (Noras) del Corpo Forestale della Regione.Le verifiche hanno permesso di riscontrare numerose irregolarità nel rispetto della normativa europea sulla tracciabilità delle merci e, in un caso, anche la violazione delle regole riguardanti l'etichettatura. Il controllo ha comportato l’esecuzione di tre sequestri amministrativi che hanno riguardato le tre tonnellate di prodotti ortofrutticoli, tra cui 1.200 chili di loti e 590 di limoni. La merce, essendo facilmente deperibile, è stata destinata alla parrocchia Santa Croce di padre Pietro Riggi, a Caltanissetta, che gestisce una mensa per i poveri, e ad altri enti caritatevoli.


video intervista ed operazione

CALTANISSETTA - Questore Pinuccia AGNELLO: 500 Poliziotti eseguono 55 arresti DDA,legami Cosa Nostra Gela,ndrangheta Calabria ndrina LONGO di Polistena e mafia Catania. La Polizia nissena ha eseguito le 55 misure cautelari per i reati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Il Questore di Caltanissetta Pinuccia Albertina AGNELLO video intervista , al fine di garantire l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, considerata la complessa attività di Polizia Giudiziaria che ha interessato i 55 soggetti destinatari della misura cautelare, ha emesso una specifica ordinanza impiegando altri 50 uomini in servizio di Ordine Pubblico. L’ordinanza della misura cautelare personale detentiva, è stata emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Caltanissetta, nel corso delle indagini preliminari, su richiesta della  locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica. I soggetti destinatari della misura cautelare, sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi anche da guerra ed esplosivi. 500 uomini della Polizia di Stato hanno operato al fine di eseguire le misure cautelari. La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta ha anche disposto di procedere alla perquisizione di tutti gli indagati e dei luoghi nella loro disponibilità per ricercare armi e droga. La  complessa attività di Polizia Giudiziaria ha  comportato la partecipazione oltre della Squadra Mobile di Caltanissetta, anche degli uomini di Uffici della S.I.S.C.O. di Caltanissetta e del Commissariato di P.S. di Gela. Il blitz ha impiegato nel complesso gli uomini delle Squadre Mobili di Catania, Agrigento, Palermo, Enna, Trapani, Siracusa, Ragusa e Padova, delle S.I.S.C.O. di Venezia, Messina, Catania e Palermo, del Reparto Volo di Palermo, dei Reparti Prevenzione Crimine di Catania, Palermo, Vibo  Valentia, Cosenza e Siderno,  delle Unità Operative di Pronto Intervento di Napoli e Palermo, delle Unità Cinofile di Catania e Palermo, del Servizio Polizia Scientifica di Roma, del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Palermo e del Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica di Caltanissetta. I 55 personaggi sono in prevalenza gelesi (32 persone) nonché 4 soggetti di Catania, 4 individui di Palermo, 12 della provincia di Agrigento e 3 della provincia di Reggio Calabria  per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi (anche da guerra) ed esplosivi. Secondo l’ordinanza del G.I.P. sussistono gravi indizi per affermare, allo stato, quanto segue. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di cosa nostra in territorio gelese, acclarando ancora una volta la piena operatività dei due gruppi che animano la suddetta consorteria mafiosa nel territorio, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di cosa nostra). L’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, S.I.S.C.O. Caltanissetta e Commissariato di P.S. di Gela - ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana; al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. I tutori dell’ordine hanno appurato  in dettaglio, che tra cosa nostra  gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta  calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina  LONGO di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga si sostanziava per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana. La collaborazione è stata ricostruita in considerazione delle emergenze investigative tratte dal contenuto delle intercettazioni di conversazioni tra gli indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 kg circa di stupefacente del tipo marijuana. Gli investigatori inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, hanno evidenziato che il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2  kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici. L’attività investigativa ha fatto emergere la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei soggetti mafiosi.  Gli artificieri della Polizia di Stato, durante l’arresto di uno degli indagati hanno trovato un ordigno rudimentale. I poliziotti al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti, hanno fatto brillare l’esplosivo in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate. La  Polizia oltre alle misure cautelari ha proceduto al sequestro preventivo a Gela di una villa con piscina e di  1 auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati. video intervista ed operazione


CALTANISSETTA – Convegno Polizia su coraggio a parlare e capacità ascolto: strategie prevenzione e promozione benessere tra personale. L’incontro è stato organizzato dalla Questura nissena, in collaborazione con le segreterie nazionali del SIAP e dell’ANFP. Il convegno si è svolto di mattina nell’Auditorium del Seminario Vescovile di Caltanissetta. Il  Questore della Provincia di Caltanissetta Pinuccia Albertina Agnello ha aperto i lavori, alla presenza del Prefetto Chiara Armenia, di S.E. il Vescovo Monsignor Mario Russotto, del Sindaco Roberto Gambino e di numerose altre Autorità civili e militari. Il Segretario Nazionale del SIAP Luigi Lombardo ed il Segretario Regionale dell’ANFP Antonino Ciavola hanno dato il loro cenno e saluto. Interventi qualificati sono si sono  susseguiti da parte di Giuseppe Tiani, Segretario Nazionale Generale del SIAP; Enzo Letizia, Segretario Nazionale Generale dell’ANFP; Massimo Cacciola, Direttore del Dipartimento di salute Mentale dell’ASP CL2; Claudio Camilleri, Psichiatra dell’Ordine dei Medici ed Odontoiatri di Caltanissetta; Gaetana D’Agostino, Presidente dell’Ordine degli Psicologi di Sicilia; Gaetana Di Giovanni, Psichiatra Medico Superiore della Polizia di Stato; e Sara Ragonese, Psicologa Commissario Capo Tecnico della Polizia di Stato. La  Questura di Caltanissetta, ha interagito in collaborazione con le segreterie nazionali del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia e dell’Associazione Nazionale Funzionari Polizia di Stato, dal titolo: “Il coraggio di parlare e la capacità di ascolto: strategie di prevenzione del disagio e promozione del benessere tra il personale della Polizia di Stato”, è stato il  tema precipuo. La questione messa a fuoco riguarda il disagio psicosociale negli operatori della Polizia di Stato con l’obiettivo di definire, in linea con le direttive del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, strategie di prevenzione e sensibilizzazione alla delicata materia. Qualificati  relatori esperti del settore scientifico ed assistenziale dell’Ordine provinciale dei Medici, dell’Ordine Regionale degli Psicologi e dell’Ufficio di Coordinamento Sanitario della Polizia di Stato di Catania sono intervenuti al convegno, realizzato con la collaborazione di Sicilbanca e della Fondazione Sicana di Caltanissetta. In video collegamento da Roma è intervenuto anche il Direttore Centrale di Sanità del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Dirigente Generale Medico della Polizia di Stato Fabrizio Cipriani.


CALTANISSETTA Patrizia PAGANO  insediata dirigente Divisione Polizia Anticrimine accolta da Questore Pinuccia Albertina AGNELLO. Il nuovo dirigente della Divisione Polizia Anticrimine, Primo Dirigente della Polizia di Stato Patrizia Pagano, di mattina è stata ricevuta dal Questore Pinuccia Albertina Agnello e dai funzionari della Questura. I poliziotti nisseni hanno accolto il Primo Dirigente della Polizia di Stato Patrizia Pagano hanno augurato il buon lavoro alla funzionaria assegnata a Caltanissetta in sostituzione della dott.ssa Ema La Porta, trasferita alla Questura di Palermo. Patrizia Pagano è catanese, laureata in giurisprudenza ed in scienze della pubblica amministrazione. La dirigente è entrata in Polizia nel 2002, dopo aver vinto il concorso per funzionari della Polizia di Stato. Patrizia Pagano, al termine del corso di formazione, con la qualifica di Commissario Capo, è stata assegnata alla Questura di Milano. La funzionaria, nel settembre del 2005 è stata trasferita alla Questura di Agrigento con l’incarico di dirigente dell’Ufficio Personale. Patrizia Pagano, nel 2013, dopo la promozione alla qualifica di Vice Questore Aggiunto, ha assunto l’incarico di dirigente della Digos fino al 2020, anno in cui ha assunto quello di Capo di Gabinetto del Questore di Agrigento. La funzionaria, da giugno 2022, promossa Primo Dirigente, ha diretto il Commissariato di P.S. di Bagheria. Auguri di buon lavoro per l’incarico assunto alla neo dirigente della Divisione Polizia Anticrimine di Caltanissetta Patrizia Pagano sia personali che dal nostro giornale.


Niscemi CL -   Fuoco a bene mafia confiscato, dedicato a giudice Livatino ed assegnato a diversamente abili. Ignoti nella notte hanno cosparso di liquido infiammabile la porta d’ingresso e dato fuoco. Qualcuno, già  la notte tra sabato e domenica scorsi, aveva scavalcato la recinzione del fondo agricolo in cui sorge la struttura e  con vernice spray indelebile, aveva imbrattato tutto l'edificio che era stato appena restaurato. L’incendio di origine dolosa si è verificato la notte di Pasqua ed ha bruciato una delle porte del bene confiscato alla mafia in contrada Vituso, a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, che era stato consegnato all’associazione “Genitori di diversamente abili”, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie. Il  fabbricato è di circa 200 metri quadrati con attiguo terreno agricolo,  è costituito da due piani e comprendente anche una sala per la riabilitazione. La struttura su proposta del vicepresidente del Consiglio comunale Luigi Gualato, è stato intitolato alla memoria del giudice Rosario Livatino. Il fabbricato sequestrato alla mafia è stato ristrutturato ed adeguato in Centro di accoglienza per diversamente abili con la somma di 1 milione € del Pon sicurezza. Avviso Pubblico esprime: ”si condanna fermamente questo vile gesto e ripone piena fiducia nell'opera delle forze dell'ordine affinché si riesca a fare piena luce e a giungere all'individuazione di chi ha danneggiato il centro. I beni confiscati rappresentano il simbolo della concreta possibilità di sconfitta delle mafie, uno strumento di riconoscimento effettivo dei diritti e dello sviluppo, sociale, civile, culturale ed economico di un territorio. L’utilizzo per finalità sociali dei beni confiscati è un impegno iniziato vent’anni fa, grazie alle legge 109/96. Non sarà certamente un incendio, al di là della sua origine e dei gravi danni arrecati, ad arrestare questo cammino di liberazione dal giogo mafioso e di affermazione della legalità e della giustizia”.


SERRADIFALCO  CL Sesso con minore, regali anche per madre: 2 in manette.  I Carabinieri della Compagnia di Caltanissetta hanno arrestato Calogero CASTELLUZZI,  78enne  ed 1 donna, la madre della vittima 15enne, in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal GIP della Procura di Caltanissetta in quanto ritenuti responsabili di della violazione dell’articolo 600 bis del codice penale per prostituzione minorile. Gran lavoro è stato svolto dai militari dell’Arma della Compagnia Carabinieri di Caltanissetta che hanno

 

condotto le  delicate indagini puntando anche a non intaccare la sensibilità della giovane vittima. Si era sparsa voce in paese a Serradifalco  di 1 anziano che del mese di settembre si appartasse spesso con 1 minorenne nelle campagne. Il 78enne è stato  monitorato dai militari dell’arma del luogo mentre a bordo della sua auto fiat Panda avrebbe più volte abusato della ragazzina, appartandosi in luoghi solitari e con la compiacenza della madre. L’anziano avrebbe, secondo gli accertamenti  dei carabinieri, ricambiato le prestazioni con regali ed anche l’acquisto di beni per consumo alimentare. I militari dell’arma di Caltanissetta hanno anche effettuato monitoraggi ed acclarato come la madre in talune situazioni contattasse l’anziano per concordare gli appuntamenti con la 15enne. I militari hanno appurato come la ragazza fosse soggiogata dal turpe individuo che avrebbe abusato sessualmente di lei. Sembra che alla base della vicenda vi sia anche una storia di   difficoltà economiche della madre, che avrebbe beneficiato di quanto la ragazzina era subdolamente costretta a fare. I Militari dell’arma hanno posto fine alla triste e turpe vicenda dopo le formalità di rito presso la Caserma Carabinieri di Caltanissetta in via Regina Margherita    il 78enne  e la madre sono  stati posti agli arresti domiciliari e la giovane vittima 15enne è stata trasferita in una Comunità per essere seguita da medici e psicologi per superare lo shock  psicologico  per quanto subito.


Caltanissetta Pesta e sfregia compagna, fugge: ammanettato da CC. I carabinieri della Compagnia di Caltanissetta comandata dal capitano Domenico Dente hanno tratto in arresto per violenza, lesioni aggravate e maltrattamenti in famiglia il  nigeriano Osagiede EDE, 28enne residente a Caltanissetta.  I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile  guidati dal tenente Antonio Corvino hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta che ha valutato le risultanze investigative dei carabinieri. Il soggetto è accusato di avere ridotto in fin di vita la connazionale sua convivente che ancora è ricoverata in ospedale al Sant’Elia di Caltanissetta per le percosse subite. La vittima, la settimana scorsa, era stata ricoverata nel nosocomio nisseno con il volto coperto di sangue, piena di tagli, lividi e cicatrici su tutto il corpo. I medici dopo avere ricoverata la poveretta hanno informato i militari che hanno avviato le indagini, partendo dalla ricostruzione della ferita. La  poveretta  a mala pena riusciva a farsi comprendere anche per difficoltà di lingua. La donna ha ricostruito che era stata colpita con calci, pugni, un bastone e filo di corrente al volto che le è rimasto sfregiato. Il soggetto dopo l’azione crudele è fuggito da Caltanissetta rifugiandosi vicino Palermo da amici. L’aggressore, dopo qualche giorno, stava facendo rientro a Caltanissetta in pullman per tornare a casa. I militari del Nucleo Operativo e della  Radiomobile che avevano monitorato gli spostamenti, hanno seguito il bus con a bordo il fuggitivo ed all’altezza di contrada Ponte Cinque Archi l’hanno bloccato facendovi irruzione. I carabinieri badando alla sicurezza dei passeggeri hanno ammanettato il soggetto ricercato che è stato condotto presso il Comando Compagnia Carabinieri in viale Regina Margherita. I militari hanno effettuato un sopralluogo nella casa della violenza recuperando gli arnesi ancora intrisi di sangue ed usati per gli orrori sulla malcapitata. Dopo le formalità di rito l’individuo è stato condotto in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Gela -   Picchia  compagna e 2 figlie minori, violento in carcere. La Squadra Mobile di Caltanissetta – Sezione Criminalità Organizzata - Gruppo Gela di concerto con gli agenti della Squadra di P.G. del Commissariato di P.S. di Gela, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nr. 1202/13 R.G.N.R. mod. 21 , nr. 718/13 R.G. GIP e nr. 258/13 R.G.M.C. emessa il   21 agosto 2013 da G.I.P. presso i Tribunale di Gela dr.ssa Veronica Vaccaro su richiesta del P.M. dr.ssa Laura Seccacini della Procura della Repubblica di Gela, hanno tratto in arresto Giuseppe CAPIZZELLO  50enne, nato a Gela, poiché resosi responsabile di maltrattamenti, lesioni, violenza sessuale ai danni della convivente rumena V.I. 31enne. La donna dopo avere subito inenarrabili angherie ha trovato il coraggio di denunciare il suo aguzzino grazie alla professionalità mostrata dagli operatori di polizia che hanno saputo infonderle fiducia, dopo avere  conosciuto, quasi per caso, di cosa stava succedendo all’interno di via  Gioffrè a Gela.  Operatori  della Squadra Mobile il 18 luglio di quest’anno si erano recati a cercare il CAPIZZELLO  che doveva essere sentito per altre ragioni di giustizia ed, in casa hanno trovato la donna che recava evidenti ematomi sulle  braccia. La vittima, pian piano, in lacrime, ha confidato di essere oggetto di violenze da parte  del convivente che maltrattava anche le due figlie minori V.S.  12enne e V.Y.I. di 4 anni, percuotendole con pugni e schiaffi. Il giorno seguente la donna ha sporto regolare denuncia in cui ha descritto i particolari raccapriccianti delle violenze. La vittima era colpita con testate e calci, il soggetto le lanciava contro anche utensili per i più futili motivi, e impediva di uscire di casa dietro la costante ma velata minaccia di ripercussioni anche contro le figlie, la costringeva con la forza, a subire rapporti sessuali. La donna era arrivata a Gela nel 2011 ed aveva prestato assistenza ad un’anziana, nel frattempo aveva conosciuto Giuseppe CAPIZZELLO e, dopo la morte dell’anziana, trovandosi senza lavoro, era andata a vivere con lui ed aveva fatto giungere a Gela anche le figlie avute da un precedente matrimonio. Poi l’escalation di violenze è diventato sempre più insopportabile ma subiva in silenzio per paura di non poter dare un tetto alle figlie. La donna e le figliolette venivano quindi allontanate ed accompagnate presso una casa famiglia della provincia di Caltanissetta. La  donna, dopo qualche giorno aveva sporto altra denuncia perché il CAPIZZELLO la tartassava di telefonate minacciandola di morte qualora l’avesse trovata. Il soggetto chiamava amiche ed anche la madre della donna in Romania e minacciava vendetta nei confronti di chiunque. Numerosi i testimoni ascoltati dalla Polizia, anche familiari, che hanno confermato il triste quadro di violenze in cui V.I. versava ormai da più di due lunghissimi anni. Grazie anche alla celerità della magistratura di Gela  CAPIZZELLO è stato assicurato alla giustizia mettendo fine a questo calvario.  Giuseppe CAPIZZELLO dopo le formalità di rito, ha inteso nominare quale difensore di fiducia l’avvocato Giovanni CANNIZZARO del foro di Gela, quindi tradotto presso la Casa Circondariale di Gela a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Ad Enna - 15enne  indotta a prostituzione, con  anziani tra Catania, Enna ed Agrigento. La Dda di Caltanissetta ha chiesto quattordici rinvii a giudizio per la squallida storia di prostituzione minorile scoperta dalla squadra mobile l'anno scorso a Enna. 13 individui, tra cui anche 2 ultrasettantenni, avrebbero abusato di una quindicenne indotta a prostituzione. La  presunta sfruttatrice, L.B., 41enne di Enna, è difesa dall'avvocato Franco Puzzo. La  polizia, avrebbe appurato che la ragazza è stata impiegata per la prostituzione tra Misterbianco, Catania, Enna, Calascibetta, Villarosa, Campobello di Licata e l'Agrigentino dal dicembre 2011 al settembre 2012.   L'operazione della Squadra Mobile nissena polizia sezione reati sessuali ha interrotto il turpe giro.


Caltanissetta -   Filmati ì maldestri ladri. La  Polizia di Stato ha denunciato in libertà 4 nisseni già noti ritenuti responsabili: 2 di furto aggravato in concorso, G.G. 31enne e R.A. 25enne, e 2 accusati di ricettazione, M.I. 35enne e M.V. 57enne.   La  Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e Delitti contro la P.A. guidata dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, nella notte compresa tra il 27 ed il 28 agosto 2013, ha scoperto che ignoti ladri si erano introdotti nel ristorante-pizzeria “La Baita”, mentre era chiuso. I maldestri, dopo aver mangiato qualcosa che era rimasto in frigorifero ed aver brindato con birre, hanno arraffato 2 televisori, di cui 1 al plasma di 50 pollici e l’altro di 32 pollici, quest’ultimo di proprietà della ditta Video Spot, che lo aveva installato nel ristorante in forza di un contratto pubblicitario. I ladri, inoltre, hanno portato via anche delle monete contenute in un distributore automatico di caffè, ed uno zainetto che la sera prima era stato dimenticato da clienti, e che era stato messo da parte in attesa di riconsegnarlo ai proprietari. I proprietari in sede di denuncia hanno dichiarto di aver subito in passato per altre 6 volte analoghi furti di monete contenute nel distributore automatico di caffé, da parte di ladri che l’avevano forzato. Gli investigatori hanno acquisito immediatamente le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza. I fotogrammi analizzati hanno consentito di risalire all’individuazione dei 2 ladri. Le indagini, coadiuvate da una mirata attività info-investigativa, hanno consentito di procedere a perquisizioni nelle abitazioni di diversi soggetti sospetti del luogo. Gli agenti in 2 distinte abitazioni hanno rinvenuto i 2 televisori oggetto del furto al ristorante La Baita. Il  televisore da 50 pollici, è stato trovato nella stanza da letto dell’abitazione di M.I. e in camera da letto nella casa campagna di M.V. è stati  trovati: il televisore da 32 pollici  e lo zainetto che un cliente aveva dimenticato al ristorante. I 4 soggetti, tutti noti anche per gravi e molteplici reati, sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria in libertà. Gli stessi vistisi smascherati, dinanzi l’evidenza dei fatti e le immagini che li riprendevano, hanno confessato di aver commesso i fatti a loro contestati, fornendo comunque una versione depistante sulla destinazione finale dei due televisori. I due televisori e lo zainetto venivano riconosciuti dai legittimi proprietari convocati presso la sede della Squadra Mobile per il riconoscimento. La Squadra Mobile di Caltanissetta sta attuando un piano straordinario di servizi mirati di controllo nel territorio, disposti dal Questore di Caltanissetta dr. Filippo Nicastro, al fine di arginare il fenomeno dei furti.


CaltanissettaLiberiana arrestata per traffico esseri umani, riti woodoo e riduzione in schiavitù e donne avviate a prostituzione. Aveva anche chiesto perso messo di soggiorno con falsa identità.  La Squadra Mobile  di Caltanissetta – 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., coordinata dal dirigente della Squadra Mobile d.ssa Marzia Giustolisi, ha tratto in arresto la cittadina liberiana Nike ADAM 36enne,  colpita da un’Ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa nell’agosto del 2012, dal Tribunale di Roma per gravissimi reati quali il traffico di esseri umani, tratta di persona e riduzione in schiavitù di giovani donne avviate al meretricio.  Nike ADAM era ricercata in tutti gli stati europei aderenti al trattato di cooperazione anticrimine internazionale. L’arrestata Nike ADAM si era resa responsabile dei reati mentre si trovava a Frosinone ed altre località del territorio nazionale, quali Parma, Castelvolturno e  Palermo, tra il luglio 2011 ed il  maggio 2012. la donna  in concorso con altri 7 criminali, tra cui 1 libico, con base in Libia ed in Nigeria, rimasto non meglio identificato, aveva organizzato e gestito dalla Nigeria, via Libia, una tratta di giovani donne,  riducendole o comunque mantenendole in uno stato di soggezione continuativa ed avviandole, con violenza e minacce, e previa esecuzione di "riti woodoo" in Italia, dove venivano poi costrette ad esercitare la prostituzione corrispondendo alla "organizzazione" i rispettivi guadagni.  Le giovani donne venivano reclutate in Nigeria, dove tramite altri correi venivano fatte giungere, via Libia, in Italia,  e venivano "consegnate" a  Nike ADAM, e quindi "smistate" sul territorio nazionale, al fine di esercitare la prostituzione, sotto il controllo della stessa Nike ADAM e delle altre "maman". Nike ADAM aveva trovato rifugio in una casa famiglia locale “Villa Sergio”, dove viveva il proprio figlio di quasi otto anni. La donna, sicura di essere sfuggita al mandato di cattura che pendeva a suo carico ed ormai certa di non essere rintracciata, avanzava pure richiesta alle autorità competenti al fine di ottenere un permesso di soggiorno per fini umanitari, ed in attesa del rilascio del permesso di soggiorno per protezione umanitaria, poiché l’extracomunitaria era già munita di un attestato provvisorio che le permetteva di circolare liberamente nel territorio dello Stato Italiano. Gli accertamenti fotosegnaletici e dattiloscopici esperiti al momento dell’avvio della pratica di asilo politico dal locale Ufficio Immigrazione, davano avvio alle indagini. Gli  accertamenti successivamente comparati con altri medesimi  depositati presso la banca dati Schenghen, dava piena corrispondenza tra la ricercata Nike ADAM e la donna che aveva chiesto asilo politico. L’immediata attività info-investigativa, coniugata a specifici servizi di investigazione tradizionali consentiva di rintracciare in tempi brevi, a Caltanissetta, la ricercata, che veniva immediatamente bloccata ed arrestata dopo la notifica del mandato di cattura. Tutta l’operazione è stata seguita dal Magistrato di turno del locale Tribunale Dr.ssa Donatella Pianezzi. L’arrestata, difesa d’ufficio dall’avvocato Maria Stella Calabrese, del Foro di Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito è stata associata presso la sezione femminile della Casa Circondariale di Agrigento a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il figlio dell’arrestata, che viveva insieme alla stessa presso la casa famiglia, su disposizione del Magistrato del Tribunale dei Minori Dr.ssa Simona Filoni, è stato affidato al direttore della stessa casa famiglia in attesa delle opportune valutazioni finalizzate alla sua tutela. La piaga della prostituzione prevalentemente di giovanissime donne di colore si sta facendo sentire anche nel nisseno, con alcune arterie periferiche interessate da tale fenomeno. A tal proposito sono stati avviati una serie di servizi di controllo del territorio mirati ad arginare tale crescente fenomeno, disposti dal questore Nicastro, per identificare le varie prostitute al fine di poter perseguire penalmente i lenoni che le sfruttano senza alcun scrupolo giovandosi della loro condizione di necessità.


Caltanissetta 4 in manette per traffico stupefacenti. Gli uomini del Gruppo 1 della Sezione Criminalità  Organizzata della  Squadra Mobile di Caltanissetta, a Gela nel corso di un’operazione di Polizia tesa alla prevenzione e repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope,  hanno tratto in arresto i palermitani Giovanni TRAINA, 48enne nato a Palermo, Calogero NICOSIA, 20enne nato a Palermo, Girolamo FORTUNATO,  20enne nato a Palermo ed il gelese Maurizio DI BARTOLO 56enne nato a Gela, perché trovati in possesso di sostanza stupefacente del tipo “hashish “, destinato al mercato gelese. I poliziotti, a seguito di un mirato servizio di osservazione effettuato nei pressi della  Via Cristoforo Colombo, vedevano giungere una Mercedes classe A con 3 persone a bordo, poi identificati negli arrestati. 2 sospetti sono scesi dalla vettura Calogero NICOSIA e Giovanni TRAINA, il quale teneva in mano una busta di carta di colore chiaro. I due soggetti si sono immessi nella vicina Via Tonini ed entrati al civico nr. 12, nell’abitazione del gelese Maurizio DI BARTOLO. Il  personaggio è noto per diversi precedenti specifici in materia di stupefacenti. Prontamente il personale operante faceva immediata irruzione nell’abitazione  procedendo a perquisizione ai sensi dell’art. 103 comma 3° D.P.R. 309/90 nei confronti degli stessi notando, appartati in un angolo della seconda stanza, NICOSIA Calogero, TRAINA Giovanni e DI BARTOLO Maurizio, mentre stavano effettuando lo scambio tra denaro e stupefacente. Infatti,  DI BARTOLO teneva tra le mani una busta di plastica di colore bianco con  all’interno nr. 1 involucro di plastica trasparente contenente nr. 5 panetti, nr. 4 panetti sigillati singolarmente, di sostanza stupefacente, tipo hashish, del peso complessivo di circa gr. 882,55,  mentre su una sedia posta accanto ai tre soggetti palermitani veniva rinvenuta la busta di carta vuota che, prima di entrare in casa del DI BARTOLO, aveva in  mano Giovanni TRAINA il quale nella tasca anteriore dei pantaloni deteneva la somma di Euro 500,00, in banconote di vario taglio, ripiegate in due. Pertanto la sostanza stupefacente e la somma di denaro, ritenuta parte del provento della cessione dello stupefacente, venivano sequestrati. La perquisizione è stata estesa anche sull’auto Mercedes classe A lasciata parcheggiata in  via Cristoforo Colombo, a pochi metri dall’abitazione del DI BARTOLO, ove era rimasto in funzione di “palo”  il Girolamo FORTUNATO. In considerazione del fatto che l’autovettura era stata utilizzata per il trasporto e per l’occultamento della sostanza stupefacente rinvenuta è stata sottoposta a sequestro. Le perquisizioni, mediante l’ausilio di uomini della Squadra Mobile di Palermo venivano estese a Palermo nelle abitazioni dei palermitani Giovanni TRAINA, Calogero NICOSIA e Girolamo FORTUNATO, che comunque davano esito negativo. Gli arrestati sono stati associati presso la casa circondariale di Gela, a disposizione  del P.M. Sost. Proc. dott.ssa Serafina Cannatà della Procura della Repubblica di Gela.


Droga da Catania a Caltanissetta operazione polizia “Cobra 2” 6 ordinanzevideo arresti in diretta

Caltanissetta  - Droga da Catania a Caltanissetta operazione polizia “Cobra 2” 6 ordinanze. Agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta, guidata dalla d.ssa Marzia Giustolisi, hanno eseguito  6 ordinanze di custodia cautelare di 5 in carcere e 1 di sottoposizione agli arresti domiciliari, emesse il  18 giugno 2013 dal G.I.P. c/o il Tribunale di Caltanissetta dott. Francesco Lauricella su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta a carico di

(video arresti in diretta)Danilo MONTEFORTE, 34enne nato a Caltanissetta ed ivi residente in via Fasci Siciliani nr. 38,custodia cautelare in carcere;  Salvatore Luca CURATOLO, 22enne  nato a Caltanissetta ed ivi residente in via Guarnaschelli nr. 21,custodia cautelare in carcere;  Andrea GUELI, 36enne nato a San Cataldo (cl), residente a Caltanissetta in viale Trieste nr. 108, custodia cautelare in carcere; Alessandro PILATO, 20enne nato a Caltanissetta  ed ivi residente in via Giacomo Puccini nr. 10,custodia cautelare in carcere;  Marcello TOSCANO, 37enne nato a Caltanissetta  ed ivi residente in via Pio La Torre nr. 18, custodia cautelare in carcere;  Chiara Rossana Calogera BELLIA, 22enne nata a Caltanissetta, ivi residente in via Fasci Siciliani nr. 7/c, custodia cautelare  - arresti domiciliari.  Agli   arrestati Danilo MONTEFORTE, Salvatore Luca CURATOLO, Andrea GUELI e Alessandro PILATO sono contestati i reati di cui all’art. 74 DPR 309/90, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dal fatto che sono anche assuntori; all’art 110 c.p. e art. 73 DPR 309/90 comma 1, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. Agli altri soggetti colpiti dal provvedimento cautelare, Marcello TOSCANO e Chiara Rossana Calogera BELLIA è contestato il reato p.p. art 110 c.p. e art. 73 comma 1, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. L’operazione denominata “Cobra 2” è l’esito di un’attività  investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Caltanissetta già a partire dal marzo del 2011 diretta all’individuazione di un’associazione per delinquere finalizzata alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, specialmente hashish e marijuana, anche se non sono mancati episodi di spaccio di cocaina. La complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta è la prosecuzione dell’attività svolta da questa Squadra Mobile nell’ambito delle indagini concluse con l’operazione di polizia denominata “Cobra 67”, eseguita nel mese di giugno del 2010. L’attività investigativa ha fatto emergere il coinvolgimento dei giovani indagati nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, dopo l’arresto, nell’ambito dell’operazione di polizia, di Elia DI GATI, oggi collaboratore di giustizia, ed altri 17 soggetti per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio, ai furti, ai danneggiamenti. Il nuovo gruppo delinquenziale di giovani, composto da Danilo MONTEFORTE, Salvatore Luca CURATOLO, Alessandro PILATO ed Andrea GUELI, avrebbe cominciato ad organizzarsi per prendere il posto dei “vecchi” che erano stati tratti in arresto.   L’attenzione della Squadra Mobile da subito, si è incentrata su di loro con indagine sulla neo associazione avente il primario scopo di detenere e cedere a terzi  sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana ed hashish. La droga era indicata con i termini criptici più diversi nel vano tentativo di  trarre in inganno gli investigatori, che invece hanno saputo ben interpretare il linguaggio criptico utilizzato, ricostruendo appieno il modus operandi criminale da loro posto in essere. La polizia, nel corso delle indagini ha rilevato numerose cessioni di sostanze stupefacenti ed  accertato che il sodalizio disponeva di una seppur rudimentale struttura organizzativa utilizzata stabilmente per l’attuazione di un’attività delittuosa protratta nel tempo e si serviva di punti stabili per fissare incontri quali un luogo chiamato “Medio”, che si trova in via Fasci Siciliani, ed un bar   in via Federico De Roberto. Danilo MONTEFORTE  secondo gli investigatori avrebbe assunto un ruolo centrale nelle indagini con il compito di dirigere ed organizzare l’attività di spaccio essenzialmente col CURATOLO. I due avrebbero condiviso i profitti, e la droga acquistata che sarebbe stata spesso occultata all’interno del  garage mentre la sostanza stupefacente veniva spesso “tagliata” all’interno dell’abitazione. Gli investigatori avrebbero appurato che spesso gli altri còrrei, quali CURATOLO e PILATO, inseriti a pieno titolo nell’organizzazione,  sollecitavano proprio l’uso dell’abitazione all’occorrenza. Gli investigatori hanno   evidenziato l’esistenza in più occasioni della solidità del vincolo tra MONTEFORTE e CURATOLO a cui il primo spesso ordinava di recarsi a casa sua “per lavorare”. Gli inquirenti avrebbero appurato che il coinvolgimento di Andrea GUELI (cognato del MONTEFORTE) riguardava il reperimento della droga con lo specifico ruolo di procacciatore della sostanza e di intermediario per il suo acquisto. La polizia deduce che a lui si rivolgevano dopo aver reperito il denaro per fare il carico di sostanza stupefacente. Il GUELI è stato catturato a Verona, grazie all’ausilio dell’U.P.G.S.P. locale, ove si era recato per lavoro essendo un autotrasportatore. Tutti gli appartenenti al sodalizio, per lo più ispirati alla logica di eseguire piccole cessioni, soprattutto di hashish e di marijuana, caratterizzate da frequenza e ripetitività di approvvigionamenti, condividevano la situazione contabile dell’organizzazione, dettagliando i nomi di coloro che erano in debito per l’avvenuta fornitura di sostanza. I poliziotti dai  dialoghi intercettati hanno appurato  dell’esistenza di quantitativi non del tutto marginali di sostanza (specialmente “erba”) pronti per essere smerciati e nella disponibilità degli appartenenti al sodalizio. L’approvvigionamento della sostanza stupefacente avveniva prettamente a Catania, dove veniva acquistato non solo il “fumo” ma anche la cocaina poiché era la sostanza stupefacente che più prediligevano; non sono mancati però acquisti anche in altre località come a Barrafranca (EN) o in altri luoghi non indicati ma che erano diversi dalla zone del catanese perché facevano il paragone con la sostanza ivi acquistata. Lo spaccio sarebbe avvenuto tra Caltanissetta e Santa Caterina Villarmosa. Attività investigativa veniva svolta anche nei confronti di Marcello TOSCANO avrebbe accertato l’illecita azione posta in essere “in solitaria”, con base operativa nella propria abitazione sita allo “stazzone”. Numerosissimi gli episodi di spaccio intercettati sia di spaccio di hashish che di cocaina. La sostanza stupefacente sarebbe stata reperita dal TOSCANO a Palermo ove si recava due o tre volte la settimana per acquistare quantitativi tali, circa 5 o 6 grammi, che, qualora fermato, non ne avrebbero consentito l’arresto. Era poi lui stesso, in una sorta di conduzione familiare ad effettuare consegna “porta a porta”, occultando lo stupefacente o tra le sterpaglie che si trovavano all’inizio della strada che conduceva in c/da Jiuculia Primo e nelle aiuole alle spalle dello stabile ove abitano i genitori in via G.A. Valenti. TOSCANO avrebbe spacciato sia a Caltanissetta che a San Cataldo ove cedeva della sostanza stupefacente ad altro soggetto sancataldese, anch’egli colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere ma attualmente irreperibile, che poi a sua volta avrebbe ceduto a terzi, vendendola autonomamente nella piazza di San Cataldo. I poliziotti, nel corso dell’indagine hanno effettuato diversi riscontri in quanto, durante alcune perquisizioni, gli odierni arrestati sono stati trovati in possesso di sostanza stupefacente e alcuni di loro sono già stati segnalati per possesso di sostanza stupefacente ai fini personali.


Caltanissetta - Tenta violenza a scolara, ripreso da telecamere condominio: identificato, ai domiciliari. A seguito di intensa attività d’indagine  polizia della 3^ Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile e personale della Sezione di P.G. aliquota Polizia di Stato di Caltanissetta ha tratto in arresto ai domiciliari Liborio Cristian SCARLATA, 28enne, in esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare degli arresti domiciliari emessa il 14 giugno 2013 dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta (dottoressa Alessandra Giunta ) su richiesta del P.M. Sost. Proc. della Repubblica Dottoressa Maria Pia Ticino, per il reato p.p. dall’art. 609 bis e ter,  nr.1 C.P. (violenza sessuale ai danni di minori). L’attività d’indagine aveva preso le mosse a seguito della denuncia sporta da un genitore. La figlia minore aveva confidato che, dopo l’uscita dalla scuola media da lei frequentata, mentre si dirigeva presso l’abitazione della nonna materna, la sua attenzione era stata attirata da uno  che all’interno della propria autovettura la fissava con insistenza. L’individuo, poco dopo, era sceso dal veicolo per seguire la ragazzina.  Il soggetto, giunto davanti al portone dell’abitazione della nonna, era entrato nell’androne con la minore. Il personaggio adducendo la scusa che la  scolara avesse il giubbotto sporco, le aveva sfilato lo zaino dalle spalle e glielo aveva fatto tenere in mano. Il soggetto contestualmente abbassava i jeans prima e gli slip dopo alla giovane vittima, iniziando a palpeggiare la ragazzina nelle parti intime. Solo l’arrivo dell’ascensore aveva permesso alla minore di poter sfuggire alle libidinose attenzioni del turpe che nel frattempo si era allontanato.  le indagini sono subito scattate volte all’individuazione del colpevole. I poliziotti hanno  anzitutto recuperati i filmati delle telecamere insistenti nella zona di interesse ed è stato  accertato che una videocamera condominiale aveva ripreso alcune immagini dell’individuo che seguiva la minore e che poi tornava indietro con passo veloce dopo avere compiuto la violenza sessuale. L’attenta visione del filmato aveva già da subito portato la Squadra Mobile 3^ Sezione Reati contro la Persona e in danno di minori -  ad indirizzare le prime attività di indagine sull’arrestato. Il  soggetto era già noto agli investigatori in quanto, nell’anno 2002, ancora minorenne, era stato già denunciato per un episodio di violenza sessuale e nell’anno 2005 era stato tratto in arresto in quanto resosi responsabile di violenza sessuale ai danni di una minorenne mettendo in atto lo stesso modus operandi e per questo condannato in via definitiva ad un anno e mezzo di reclusione.  La  minore, la scorsa settimana, aveva notato il suo aggressore durante una passeggiata nel centro cittadino e lo aveva indicato ai suoi genitori. La polizia aveva disposto la successiva visione alla vittima di un album fotografico. Successivamente, per addivenire con certezza alla individuazione del carnefice, veniva disposto l’incidente probatorio che avveniva presso gli Uffici della Squadra Mobile attraverso l’individuazione di persona effettuata con l’utilizzo dello specchio unidirezionale (che permetteva alla vittima di vedere il suo carnefice e non viceversa). La  minore, in tale sede,  ha indicato con assoluta certezza lo SCARLATA, scoppiando a piangere quando, tra i cinque soggetti che le venivano mostrati, lo riconosceva senza alcun dubbio.  Dopo gli adempimenti di rito, l’arrestato, che ha nominato quale difensore di fiducia l’Avvocato Massimiliano Bellini del foro di Caltanissetta, veniva posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione.



Villaggio Aldisio : Polizia nissena scopre gruppo armi e tirassegno : 11 misure cautelari video arresti in diretta

GelaVillaggio Aldisio : Polizia nissena scopre gruppo armi, e tirassegno: 11 misure cautelari. Si tratta dell’Operazione di P.G è denominata Villaggio Aldisio. I soggetti sono stati colpiti da misure cautelari emesse dal GIP presso il Tribunale di Gela d.ssa Veronica VACCARO su richiesta  del Sost. Proc. Dr. Antonio D’ANTONA. (video arresti in diretta. Si tratta di ingrandisci pdf: Nunzio DI NOTO 23enne nato a Gela ed ivi residente in via Gioberti nr. 62. Custodia Cautelare in carcere.  ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento e ricettazione) (già noto  : furto, rissa, lesioni, ricettazione, armi e stupefacenti). Luigi DI NOTO  27enne nato a Gela ed ivi residente in via Enna nr. 3. Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento e ricettazione)  (già noto  : rapina, armi e stupefacenti). Enzo Bruno MANFRE’, 24enne nato a Gela ed ivi residente in via Biella n. 1. Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento e ricettazione) (già noto  : rapina, danneggiamento, armi e stupefacenti). Nunzio ESPOSITO FERRARA 24enn (inteso Razzeddu), nato a Gela ed ivi residente in via Biella n. 5. Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento) . Ignazio BRIVITELLO, 27enne nato a Gela ed ivi residente in via Tacito n. 20. Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento). Alessio TALLARITA,27enne nato a Gela ed ivi residente in via Biella n. 4. Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento e ricettazione). Ernesto, Rocco PRIVATO, 20enne nato a Gela ed ivi residente in via Ragusa n. 8. Arresti Domiciliari ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi). Aristide TASCONE,  26enne nato a Gela ed ivi residente in via Pozzillo n. 31. Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi) (già noto  : minacce, danneggiamento e stupefacenti). Orazio Zeus SOLA,  22enne nato a Gela ed ivi residente in via P. Mascagni n. 3. Custodia Cautelare in carcere. (per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi). Rocco TERLATI, 22enne nato a Gela ed ivi residente in via Stravinski n. 94. Custodia Cautelare in carcere. (per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento e ricettazione). Orazio TERLATI, 38enne nato a Gela ed ivi residente in via De Pisis n. 14. Arresti Domiciliari (per i reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento). (video arresti in diretta. L’operazione denominata Villaggio Aldisio è l’esito di un’attività  investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato P.S. di Gela diretta all’individuazione di un’associazione per delinquere dedita  alla commissione di delitti inerenti le attività di detenzione, acquisto, trasporto e vendita di armi e relativo munizionamento. La complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Gela ha preso spunto dall’arresto, eseguito il 20 ottobre 2012,  di Enzo Bruno MANFRE’, poiché trovato in possesso di un vero e proprio arsenale che deteneva nel garage della propria abitazione in via Biella. Gli investigatori trovarono:  2 fucili (uno dei quali munito di mirino di precisione), 1 carabina ad aria compressa ( verosimilmente alterata), un numero consistente di munizioni da caccia, tra cui alcune cartucce caricate a palla, cartucce di pistola di diverso calibro ed 1 giubbotto antiproiettile costruito artigianalmente. I tutori dell’ordine, a seguito dell’arresto avviarono un’intensa attività investigativa nei confronti di soggetti sospettati di essere compartecipi del MANFRE’. Gli investigatori hanno raccolto inconfutabili prove circa l’esistenza di un sodalizio criminoso, legato da vincoli associativi, dedito  alla commissione di  reati in materia di armi. Gli elementi di prova raccolti con le attività tecniche sono stati puntualmente  riscontrati da servizi di appostamento ed osservazione effettuati dalla Polizia Giudiziaria, che hanno, in più occasioni, consentito di procedere ad arresti in flagranza di reato.  Gli inquirenti, nel corso dell’indagine hanno individuato un caseggiato rurale nella disponibilità dei cugini Nunzio e Luigi DI NOTO, in C.da Burgio agro di Gela, che, abitualmente frequentato anche da altri componenti del sodalizio, era divenuto  un sito strategico nella disponibilità del gruppo criminale che vi, avrebbe non solo occultato le armi, ma si sarebbe esercitato anche al tiro. I tutori dell’ordine, il 9 aprile 2013, a seguito di una perquisizione, hanno trovato: 1 fucile calibro 12 a canne mozzate, 1 revolver e svariate cartucce di fucile. I  due cugini Nunzio e Luigi DI NOTO nell’occasione sono stati tratti in arresto.  I poliziotti in quel sito hanno rinvenuto: 1 lamiera bucherellata da colpi di pistola, 1 pannello attinto da colpi di fucile e svariate cartucce esplose che dimostravano come quel luogo fosse utilizzato dal gruppo criminale per l’esercitazione al tiro. L’attività investigativa ha permesso di accertare che il sodalizio detenesse, a vario titolo, oltre quelle sequestrate nel corso delle indagini, anche le seguenti armi: 1 pistola calibro 9 parabellum, 1 pistola calibro 22, 1 pistola calibro 40, 2 pistole calibro 38, 1 pistola calibro 7,65 e 1 pistola munita di silenziatore, quest’ultima utilizzata in un’occasione da Nunzio DI NOTO e Ignazio BRIVITELLO,  per esercitarsi  al tiro nella Zona Industriale di Gela.Gli agenti hanno verificato, la contiguità delle abitazioni di alcuni degli arrestati, in particolar modo quelle di Nunzio DI NOTO e Enzo Bruno MANFRE’, organizzatori e promotori del gruppo criminale, anche rispetto agli abituali punti di ritrovo degli stessi, come ad esempio il bar Diana e le zone immediatamente circostanti. Gli agenti hanno costantemente monitorato le aree interessate in fase di indagini, evidenziando l’esistenza di una abituale interazione, logisticamente agevolata dalla vicinanza dei rispettivi luoghi di residenza, all’interno del quartiere “Villaggio Aldisio”.Gli sviluppi dell’indagine hanno consentito di delineare, quindi, l’esistenza di una pericolosa articolata consorteria criminale, promossa ed organizzata da Enzo Bruno MANFRE’ e da Nunzio DI NOTO. Gli investigatori ritengono che il gruppo possa avere avuto parte ai tanti reati commessi a Gela negli ultimi tempi con l’uso delle armi; rapine e danneggiamenti.


Catturato latitante e favoreggiatrice: brillante operazione(video cattura) 

CaltanissettaCatturato latitante e favoreggiatrice. Brillante operazione della Squadra Mobile di Caltanissetta.  

(video cattura)

Le manette sono scattate per il ricercato Cosimo DI FORTE 34enne e della donna Maria Carmela CASTELLO 34enne che l’avrebbe aiutato nella latitanza. La  Squadra Mobile, (video cattura)  ha scovato a San Cataldo il latitante Cosimo DI FORTE all’esito di complesse indagini di polizia giudiziaria. Il personaggio si era sottratto alla cattura dopo la pesante pena all’ergastolo con isolamento diurno per 1 anno, inflittagli dalla Corte di Assise di Caltanissetta con sentenza emessa il  18 febbraio 2013. Nella stessa data, la medesima Corte aveva disposto il ripristino della misura cautelare della custodia in carcere sia a carico di Cosimo DI FORTE che per  Patrizio CALABRO’. DI FORTE, è ritenuto dagli investigatori “braccio armato” della famiglia mafiosa di San Cataldo facente capo a Dino CALI’, e da quella data si era reso irreperibile. L’attenzione investigativa, sin dall’inizio delle indagini, si era riversata su  Maria Carmela CASTELLO perché, scartabellando tra le carte di polverosi fascicoli, gli inquirenti avevano compreso che la donna era stata una ex fidanzata del DI FORTE, col quale i rapporti non si erano mai definitivamente interrotti. La CASTELLO, da tempo pedinata, si comportava in maniera strana e da pochi giorni aveva affittato l’abitazione di via Galilei che era stata già residenza del DI FORTE.  La  donna si incontrava spesso col figlio 17enne del DI FORTE che dunque la conosceva già da tempo. Gli investigatori hanno pensato che notizie sul latitante sarebbero state scambiate tra i due. Gli inquirenti hanno attivato una fitta attività sul territorio con appostamenti e pedinamenti, fatti di pazienza e sudore, che non hanno lascito scampo al latitante ed alla sua favoreggiatrice. Il  latitante, nella serata dell’11 maggio, approfittando della festa di paese che in questi giorni si celebra a San Cataldo, decideva di trascorrere una serata “in famiglia”, pensando di passare inosservato alle Forze dell’Ordine, forte della stretta complicità di Maria Carmela CASTELLO che gli aveva messo a disposizione la sua abitazione. CASTELLO era stata fuori casa tutto il giorno ma gli appostamenti sono stati costanti e, intorno alle prime ore della sera, gli agenti hanno  notato giungere il figlio del DI FORTE. Il giovane è entrato nell’abitazione per pochi minuti,  poi n’è uscito spegnendo le luci. Dopo poco però nell’abitazione è stata accesa una luce senza che alcuno entrasse dal portoncino di ingresso.   Il  figlio del DI FORTE ancora di nuovo dopo poco giungeva accompagnando i fratelli più piccoli in questa casa. Maria Carmela CASTELLO frattanto giungeva in casa ed arrivava anche la pizza che era stata ordinata. I poliziotti, a questo punto hanno deciso d’intervenire ed, all’irruzione, il DI FORTE si era nascosto dentro un incavo ricavato nel muro della cucina, al primo piano della casa strutturata su più piani, e chiuso da una porta a soffietto. Gli agenti aperta la porticina hanno notato una scala poggiata al muro che saliva fin sopra un piccolo sottotetto dove il DI FORTE si era rifugiato nel tentativo di sfuggire alla cattura. DI FORTE è stato catturato dagli uomini della Squadra Mobile, mentre la CASTELLO veniva arrestata per favoreggiamento personale. DI FORTE è accusato di associazione mafiosa armata; dell’omicidio di Salvatore CALI’, avvenuto a San Cataldo il 27 dicembre 2008 in concorso con Diego CALI’, in qualità di mandante, Gioacchino MASTROSIMONE, che avallò l’omicidio, e Salvatore MASTROSIMONE, autore materiale; del tentato omicidio ai danni di Stefano Giuseppe MOSCA, avvenuto a San Cataldo il 29 novembre 2009, in concorso con Diego CALI’, nella qualità di mandante, Salvatore MASTROSIMONE, Patrizio CALABRO’ ed Enzo MANCUSO. Il DI FORTE in entrambi gli atti delittuosi ne è stato il mandante e forniva le armi per commetterli. DI FORTE è stato associato presso la Casa Circondariale di Caltanissetta mentre  CASTELLO in quella di Enna.


Caltanissetta -  Minaccia e molesta ex : tentato omicidio 2 arresti, 1 ai domiciliari. Poliziotti della 3^ Sezione Reati contro la Persona di questa Squadra Mobile, a seguito di intensa attività d’indagine lunedì 22 aprile 2013 hanno tratto  in arresto: Umberto GUARNACCIA 23enne nato a Caltanissetta, difeso di fiducia dall’avvocato Giuseppe Panepinto e Cristian CUSIMANO 27enne nato a Caltanissetta, difeso di fiducia dall’avvocato Raffaele Palermo. Si tratta dell’esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere per il primo e degli arresti domiciliari per il secondo, emessa il 20 aprile 2013 dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta Dott.ssa A. Giunta, su richiesta del P.M. Sost. Proc. della Repubblica Dott.ssa M.C. De Pasquale, per tentato omicidio in concorso tra loro e con altro soggetto rimasto ignoto. Inoltre ad Umberto GUARNACCIA è stato contestato il reato di atti persecutori, c.d. stalking, perché con condotte reiterate, minacciava e molestava l’ex convivente, C. N. di anni 22, con appostamenti sotto l’abitazione, pedinandola nei suoi spostamenti, aggredendo tutte le persone che si avvicinavano alla donna. I poliziotti in riferimento all’accusa di tentato omicidio hanno svolto l’attività d’indagine iniziata lo scorso mese di marzo quando la vittima della violentissima aggressione, P.V. 27enne, aveva fissato un appuntamento alla stazione di servizio “ESSO” in via Due Fontane, con Umberto GUARNACCIA. Il tentativo era di chiarire una situazione che si era verificata la sera precedente nei pressi del centro commerciale il Casale di San Cataldo. La vittima veniva immediatamente sentita dai tutori dell’ordine ed ha reso la ricostruzione dei fatti che poi è risultata coincidente con la certosina analisi delle immagini acquisite dalla Squadra Mobile dal sistema di video sorveglianza a circuito chiuso installato presso il distributore di carburanti Esso. La visione dei fotogrammi ha permesso di documentare attimo per attimo le fasi della violenta rissa che si era scatenata all’interno del distributore tra un gruppetto di ragazzi capeggiato da GUARNACCIA e da CUSUMANO ed un altro gruppetto di ragazzi, amici della vittima. il chiarimento è degenerato nel tentato omicidio ai danni di P.V. contro il quale si era scatenata la violenta furia omicida dei due arrestati. CUSUMANO ha picchiato anche un amico di P.V. che cercava di sedare gli animi. Quando la discussione era degenerata tra calci, pugni e schiaffi,  GUARNACCIA si era diretto verso la Ford Focus con la quale era arrivato per  prelevare una spranga di ferro, ovvero un “tubo innocenti” (utilizzato per costruire le impalcature) e si è scagliato con inaudita violenza contro P.V. che poi ha riferito come GUARNACCIA gridasse che doveva ammazzare. GUARNACCIA inizialmente, dissuaso da altri, ha riposato la spranga nella Focus ma, successivamente, sempre in preda ad un’ira furibonda, è ritornato in l’auto e prelevato nuovamente il tubo di ferro, scagliandosi verso P.V. con la chiara intenzione di colpirlo. S. F. di anni 26, un amico, capendo l’intenzione, si sarebbe frapposto e veniva colpito alla gamba. GUARNACCIA poi si sarebbe scagliato anche contro P.V., che tentava di difendersi, colpendolo al braccio sinistro con il quale aveva riparato la propria testa.  CUSIMANO a questo punto con un altro ragazzo, non meglio identificato, avrebbero bloccato la vittima tenendogli le braccia mentre GUARNACCIA lo percuoteva al capo.  Gli  aggressori si sono dileguati solo quando dalla testa del malcapitato è uscito molto , mentre gli amici l’hanno accompagnavano in ospedale per le cure del caso. Cristian CUSIMANO, dopo gli adempimenti di rito è stato accompagnato nella propria abitazione agli arresti domiciliari mentre Umberto GUARNACCIA è stato associato presso la Casa Circondariale di Caltanissetta.


CaltanissettaOperazione “colpo su colpo”: collaboratori su guerra mafia ed omicidi, 8 misure tra Niscemi e Gela. Si tratta di Giuseppe MADONIA, 66enne nato Vallelunga Pratameno (CL), Giancarlo Maria Lucio GIUGNO,54enne nato a Niscemi, Salvatore CALCAGNO 58enne nato a Niscemi, Raimondo Giuseppe ROMANO,  44enne nato a Gela,  Pasquale TRUBIA 36enne nato a Gela,  Salvatore VALLONE, 48enne nato a Niscemi, Giovanni PASSARO,56enne nato a Gela, Nunzio EMMANUELLO, 56enne nato a Gela. Gli uomini della Questura di Caltanissetta  hanno dato esecuzione ad 8 misure a carico di soggetti di Niscemi e di Gela, ritenuti responsabili, quali autori di 2 omicidi e di 3 tentati omicidi consumati nell'ambito della guerra di Mafia scoppiata tra Cosa Nostra e  Stidda agli inizi degli anni 90.  L’ordinanza di  Custodia Cautelare è fondata anche su indicazioni fornite da collaboratori di giustizia tra cui Antonino PITROLO, Giuliano CHIAVETTA, Gaetano TRAINITO, Salvatore TRUBIA, Giuseppe TRUBIA, Emanuele CELONA e Leonardo MESSINA I particolari dell’operazione  sono stati resi noti nella conferenza stampa di martedì 22 aprile in Questura. La Squadra mobile di Caltanissetta ha eseguito le 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti esponenti delle cosche mafiose di Gela e di Niscemi ritenuti responsabili di 2 omicidi Paolo NICASTRO e Salvatore CAMPIONE e di 3 tentati omicidi: Antonino PITROLO, Salvatore CALCAGNO e Gianfranco ARCERITO compiuti agli inizi degli anni '90, nell'ambito della guerra tra Stidda e Cosa nostra. Le 8 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere, sono state emesse il 10 aprile dal G.I.P. del Tribunale di Catania dott. Luigi  BARONE su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea. L'operazione degli uomini della Questura di Caltanissetta , è stata realizzata in collaborazione con poliziotti del commissariato di Niscemi e delle squadre mobili di Potenza, Aquila, Firenze, Milano, Perugia, Roma. Apporto all’inchiesta anche da parte di Interpol e  polizia tedesca. A conclusioni delle indagini gli agenti hanno notificato gli avvisi, quali indagati a vario titolo perché implicati negli episodi a : Emanuele ARGENTI  DI GUIDO,  56enne nato a Gela , Salvatore RUSSO  53enne nato a Niscemi ,Vincenzo RUSSO, 45enne  nato a Niscemi , Antonino PITROLO, 55enne nato a Niscemi,  Salvatore MASTRANTONIO,  36enne nato a Niscemi.


Caltanissetta Coppia siracusana esperta in truffe specchietto arrestata in trasferta a Caltanissetta. Poliziotti della Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., hanno tratto in arresto due individui di Siracusa in trasferta: il già noto Michele RESTIVO 34enne e Roberta TINE’ 22enne, sorpresi in flagranza dei reati di violenza privata e tentata truffa aggravata, in concorso tra loro, in danno di un pensionato di 82enne. I poliziotti, stavano svolgendo servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla repressione della cosiddetta microcriminalità, disposti dal Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro. Pattuglie civetta Antirapina della Squadra Mobile guidata dal dr. Giovanni Giudice e dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, nella tarda mattinata di ieri transitando per viale della Regione hanno notato 2 vetture che procedevano ad alta velocità, intersecandosi in mezzo al traffico veicolare. La  prima auto una Opel Astra, appariva in fuga ed inseguita dalla seconda vettura  una Renault Clio. I tutori dell’ordine hanno intuito immediatamente di assistere all’imminente consumazione di un reato. Gli  Agenti, dopo aver guadagnato la corsia opposta, si sono lanciati all’inseguimento delle 2  macchine, non perdendole mai di vista, sebbene alcuni altri veicoli si erano intanto incolonnati dinanzi il loro mezzo di servizio. I sospetti degli agenti hanno trovato riscontro quando poco dopo, le due autovetture in corsa raggiungevano il piazzale del distributore di carburanti Esso, ubicato in via Due Fontane, limitrofo alla Sala Bingo.  La  vettura inseguitrice, la Renault Clio, ha tagliato la strada all’auto Opel Astra, condotta dall’anziano pensionato, costringendola a fermarsi, dopo una brusca frenata finalizzata ad evitare la certa collisione.  Gli  agenti nell’avvicinarsi, dopo aver dribblato i veicoli che li precedevano, hanno sentito le urla del conducente della Renault  che poi veniva identificato per  RESTIVO, che minacciava con frasi “ma dari i sordi” (mi devi dare i soldi). Il soggetto gesticolava con le mani in prossimità del viso dell’anziano malcapitato, che aveva intanto fatto scendere con la forza dalla sua vettura. Gli agenti hanno bloccato immediatamente RESTIVO, in evidente stato di agitazione psico-motoria, e la sua giovane complice e compagna Roberta TINE’ che viaggiava insieme a lui. La ragazza cercava di rassicurare nel contempo l’anziano che per la paura non riusciva a parlare.  La vittima, dopo essersi ripreso e rassicurato con la presenza della Polizia, ha raccontato di essere stato inseguito da  Michele RESTIVO il quale dopo averlo affiancato e lanciatogli dalla sua autovettura una pietra od altro, gli diceva che  aveva tamponato la sua autovettura (del RESTIVO), rompendogli lo specchietto retrovisore laterale, e che voleva essere risarcito.  L’anziano resosi conto di essere vittima di un raggiro, spaventatosi, aveva deciso di darsi alla fuga. L’ottantenne inseguito da RESTIVO che tentava di speronarlo con la sua vettura, era riuscito a bloccare la vittima. L’anziano continuando il suo racconto allucinante, diceva che dopo essere stato bloccato da RESTIVO, era stato costretto ad uscire dalla sua autovettura. Il  malvivente continuava a minacciarlo pesantemente con urla e gesti delle mani in prossimità del viso, ribadendogli la richiesta dei soldi, per il risarcimento della fantomatica collisione, a seguito della quale, a suo dire, “si era rotto lo specchietto retrovisore laterale”.  I due arrestati Michele RESTIVO e Roberta TINE’ sono stati condotti presso gli Uffici di polizia dove sono stati perquisiti nella flagranza del reato. Gli agenti hanno trovato tutti gli elementi necessari alla consumazione dei reati. RESTIVO, in tasca aveva dei pezzi di carta vetrata, a grana grossa, che lo stesso avrebbe utilizzato per arrecare le striature sull’auto  del malcapitato, a testimonianza che era effettivamente avvenuta una collisione. All’interno della vettura sono stati trovati diversi sassi e diversi piombini, di varia taglia, del tipo utilizzati per l’equilibratura delle ruote dei veicoli, nonchè uno specchio integro da applicare come ricambio nello specchio retrovisore laterale sinistro.  Infatti, per realizzare la truffa sull’auto degli arrestati si trovava uno specchio lesionato, preparato precedentemente per far credere alla vittima che effettivamente si era rotto a seguito della fantomatica collisione. Nella  borsa della donna veniva rinvenuta una somma di denaro pari a 1.050,00 euro, risultati provento di analoghe precedenti truffe. A quel punto appariva chiaro che i due, utilizzando la collaudata tecnica nota come “truffa dello specchietto”, avevano effettivamente avvicinato l’anziano e lanciato uno di quei sassi o di quei piombini di cui avevano la disponibilità, simulando un tamponamento, a seguito del quale a dire degli arrestati si era infranto lo specchietto retrovisore laterale sinistro, che invece era stato preventivamente spaccato, e lasciato rotto solo per lo scopo di raggirare le vittime.  In considerazione del fatto che i  2 arrestati avevano trascorso la notte precedente in un albergo cittadino, i poliziotti hanno perquisito la stanza che avevano utilizzato. L'indagine ha dato esito positivo, nel senso che all’interno di un borsone contenete indumenti, veniva rinvenuto un ulteriore piombino ed un ulteriore piccolo pezzo di carta vetrata a grana grossa.  Chiaramente la grossa somma di denaro, rinvenuta nella borsa della TINÈ era fortemente in contrasto con la condizione di disoccupati di entrambi gli arrestati. La ragazza, vistasi smascherata, ha dichiarato spontaneamente di averla  ricevuto dal RESTIVO. Il soggetto, dinanzi l’evidenza dei fatti, vistosi anch’egli smascherato, spontaneamente dichiarava di aver accumulato la somma  di denaro che aveva dato alla TINÈ, grazie a precedenti truffe, commesse con analoghe modalità, in territorio di Siracusa. RESTIVO, spontaneamente ammetteva anche che a seguito del tentativo di fuga dell’anziano si era molto innervosito per non essere riuscito nell’immediatezza nel suo proposito criminale, lanciandosi al suo inseguimento e riuscendo a bloccarlo nel luogo anzidetto dopo avergli tagliato la strada con la sua autovettura.  La vittima dopo essersi ripresa si presentava in questura dove ha sporto dettagliata denuncia di quanto accaduto, riscontrando pienamente la  tesi accusatoria. L’ottantenne ha dichiarato che solo il provvidenziale intervento della Polizia gli aveva permesso di svincolarsi da quella situazione incresciosa.   Tutti gli elementi di reato rinvenuti, cosi il denaro sono stati sequestrati. La vettura utilizzata dagli arrestati, che avevano preso a noleggio a Siracusa è stata riconsegnata alla ditta di noleggio. Dopo gli adempimenti di rito, come disposto dal magistrato di turno Dr.ssa Cristina Lucchini,  RESTIVO è stato associato presso la locale Casa Circondariale, mentre   TINÈ è stata associata presso la Casa Circondariale di Enna. Michele RESTIVO è stato in passato denunciato per reati specifici quali furto aggravato, porto di armi, truffa, ricettazione, falsificazione di monete, rapina, rissa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, impiego di denaro e beni di provenienza illecita, evasione, e da ultimo, meno di un mese fa, veniva segnalato dall’U.P.G.S.P. di Siracusa per un ulteriore episodio della cosiddetta “truffa dello specchietto”. Entrambi gli arrestati hanno nominato difensore di fiducia l’avvocato Junio CELESTI, del Foro di Siracusa. Analoghi episodi di tale truffa dello specchietto sono stati in precedenza denunciati da altri malcapitati nel territorio nisseno, ma fino ad ora non erano stati rintracciati i responsabili.


Caltanissetta - Presi 3 trafficanti, 2 panetti hashish con laboratorio in casa nonna. La Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., ha tratto in arresto tre soggetti: 2 nisseni  Giuseppe NOTARRIGO, inteso “peppone”   24enne e Luigi TIRANNO 28enne, già noti,  ed 1 bracciante agricolo canicattinese in trasferta Vincenzo CIPOLLINA 24enne, sorpresi in flagranza  dei reati di detenzione, trasporto e spaccio di sostanza stupefacente in concorso.   Vincenzo CIPOLLINA è stato indagato anche per il reato di porto ingiustificato di coltello. I poliziotti, nel corso di servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla repressione sia del traffico illecito delle sostanze stupefacenti e psicotrope, che del dilagante fenomeno dei furti in abitazione, disposti dal Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro, hanno operato con pattuglie civetta della Squadra Mobile guidata dal Dr. Giovanni Giudice e dalla Dr.ssa Marzia Giustolisi. Gli investigatori a  Caltanissetta in via S. Averna, all’interno del parcheggio del supermercato “Il Centesimo”, nel primo pomeriggio del  8 aprile 2013 hanno rilevato la presenza di un’autovettura sospetta con a bordo due uomini (NOTARRIGO e TIRANNO), che apparivano fortemente sospetti per il fatto di permanere nel veicolo durante l’orario di chiusura del supermercato. Gli agenti si sono appostati in attesa di capire le reali intenzioni dei due.   I  sospetti degli investigatori assumevamo piena concretezza  quando, poco dopo, è giunta un’altra  vettura con a bordo Vincenzo CIPOLLINA, che cedeva a  NOTARRIGO ed a TIRANNO 2 panetti di hashish, successivamente risultati per un peso complessivo di 200 grammi, pagata dai soggetti con denaro contante: 600€. I  movimenti, sebbene fulminei, non sono sfuggiti agli Agenti che hanno bloccato immediatamente i tre. I trafficanti sono stati sottoposti ad immediata perquisizione sul posto, a seguito della quale sono stati, rinvenuti e sequestrati la droga ai due nisseni, ed il denaro al canicattinese. Anche altro denaro, per una somma quasi di mille euro in totale, in banconote di piccolo taglio, è stata trovata in possesso del CIPOLLINA e  sequestrata. L’elevata quantità della sostanza stupefacente sequestrata, coniugata alla condizione di indigenza del NOTARRIGO e del TIRANNO dovuta al fatto di essere disoccupati, confermava ulteriormente che la sostanza che i soggetti avevano appena acquistato dal CIPOLLINA era destinata allo spaccio al minuto. Venivano effettuate successive perquisizioni locali nelle abitazioni degli arrestati sia a Caltanissetta che a Canicattì, e nell’abitazione della nonna paterna del Giuseppe NOTARRIGO, sita nel quartiere Angeli, che lo stesso utilizzava nella piena disponibilità, veniva rinvenuto un piccolo laboratorio artigianale idoneo al confezionamento delle dosi di droga da spacciare al minuto. Infatti, nella casa-laboratorio oltre ad un’ulteriore dose di hashish di oltre un grammo, pronta da spacciare, venivano rinvenuti: 1 bilancino di precisione, 1 rotolo di pellicola di plastica trasparente, dei cutter con relative lame di ricambio, 2 flaconi di anestetico al vaglio degli investigatori, ed una leva in metallo idonea allo scasso del tipo piede di porco. Tutto il materiale, chiaramente compatibile con l’operazione, è stato sequestrato.I tre arrestati, difesi dagli avvocati di fiducia Maria Francesca Assennato per i due nisseni e l’avvocato Giovanni Salvaggio per il canicattinese, dopo gli adempimenti di rito, così come disposto dal Pubblico Ministero  Maria Pia Ticino sono stati associati presso la locale casa circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il rinvenimento del piede di porco, per il quale sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi,  conferma ancora una volta l’esistenza del triste connubio: furti e droga che vede la commissione di furti di varia natura da parte di giovani soggetti che sono dediti all’uso indiscriminato di droghe.


Caltanissetta - Operazione “Ninetta”: Sandri ucciso perché testimone oculare di danneggiamento. Gli investigatori, il 1 marzo 2013 hanno  notificato in carcere, in collaborazione con il Commissariato Ps di Niscemi, l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catania dr. Cosentino, su richiesta della DDA di Catania, a carico del già noto niscemese Vincenzo PISANO, 35enne, accusato di avere ucciso il giovane Pierantonio Sandri. La vittima era scomparsa a Niscemi il 3 settembre del 1995 ed i resti furono ritrovati, il 19 settembre 2009, da uomini della Questura nel bosco niscemese di contrada “Ulmo”. Nel contempo è stata chiesta dalla Procura di Catania  ed ottenuta dal Gip anche la misura cautelare di Marcello Campisi, anch’egli coinvolto nel delitto e per questo sottoposto a fermo di Pg l’otto febbraio scorso. Con le ultime esecuzioni si chiude il cerchio sul tremendo delitto del  giovane odontotecnico Pierantonio Sandri, commesso nel settembre 1995. Un  processo, attualmente pende dinanzi alla Corte di Appello di Catania, a carico di un altro soggetto minorenne coinvolto nel delitto, S.C., oggi  35enne, e che all’udienza dell’otto febbraio scorso i Pm della Procura dei Minori dr.ssa Vassallo e della Procura di Catania dr.ssa Vinciguerra hanno prodotto nuovi elementi di accusa emersi dalle odierne indagini. Le investigazioni, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania e condotte dalla Squadra Mobile nissena in questi ultimi mesi, hanno consentito infatti di far emergere nuovi elementi sul caso dell’uccisione del giovane Pierantonio. L’inchiesta ha evidenziato come la vittima, fosse del tutto estranea a qualsivoglia dinamica criminale, anche di tipo mafioso. In tal senso hanno deposto innanzitutto due importanti collaboratori di giustizia, Antonino PITROLO, ritenuto già reggente del clan di cosa nostra di Niscemi, e Giuliano CHIAVETTA, ritenuto affiliato allo stesso clan ed autoaccusatosi dell’efferato delitto. Il collaboratore di giustizia niscemese Antonino PITROLO avrebbe raccontato di essere venuto a conoscenza di tale delitto da Salvatore BUZZONE XE "Buzzone Salvatore" , inteso “Turi cavulata”, altro soggetto ritenuto del clan, che glielo avrebbe confidato dicendogli che erano stati “i ragazzi di Alfredo”, ovvero il gruppo di giovani che stavano intorno ad Alfredo CAMPISI XE "Campisi Alfredo" , un avvicinato al clan di cosa nostra (poi ucciso, nel mese di novembre del 1996, proprio dal PITROLO e dal BUZZONE) che avrebbe disposto di un suo gruppo di fuoco composto per lo più da minorenni, tra cui vi era sarebbe  stato inserito l’attuale collaboratore di giustizia Giuliano CHIAVETTA.  Il  PITROLO  avrebbe riferito che “non conosceva il SANDRI XE "Sandri Pierantonio"  e che il ragazzo non c’entrava nulla con il clan che lui reggeva e con gli affari illeciti che gestiva”, ragione per cui egli stesso si era dissociato completamente dall’azione criminosa che era stata realizzata dal gruppo di giovani del CAMPISI, il quale - sempre a dire del collaboratore -  XE "Campisi Alfredo" si dimostrava inaffidabile, in quanto raccoglieva le estorsioni senza riferirgli nulla e si occupava di droga facendo spacciare i suoi ragazzi che erano anche assuntori di stupefacenti. Gli investigatori ritengono che la testimonianza del PITROLO sarebbe coerente alla luce della ricostruzione storico-investigativa delle aspre contrapposizioni in quel momento esistenti all’interno del clan di cosa nostra di Niscemi e che culminarono, alla fine del 1996, con l’eliminazione di Alfredo CAMPISI, ucciso, sembrerebbe, proprio da Antonino PITROLO e da Salvatore BUZZONE. CAMPISI, infatti, così come emerso sia attraverso indagini risalenti nel tempo che da indagini più recenti, sarebbe stato ucciso in quanto pericoloso astro nascente della famiglia di cosa nostra di Niscemi, che aveva mire espansionistiche nel governo mafioso della città. Il personaggio si sarebbe servito di un gruppo di ragazzi (alcuni dei quali minorenni) disposti a tutto ed adusi al consumo di stupefacente del tipo cocaina. Gli inquirenti ritengono chiaro quindi come le azioni delinquenziali realizzate dal gruppo del CAMPISI (incendi di autovetture, richieste estorsive, spaccio di sostanze stupefacenti)  non erano condivise con il resto degli affiliati al clan e tantomeno con il presunto reggente dell’epoca Antonino PITROLO. I tutori dell’ordine ritengono che il gruppo di ragazzi di cui si attorniava il CAMPISI, tra cui capeggiava l’attuale collaboratore di giustizia Giuliano CHIAVETTA, era solito stazionare nella piazza principale di Niscemi, frequentata anche da tutti gli altri giovani della città. Il soggetto si sarebbe reso protagonista di una serie di aggressioni e risse che servivano ad accreditare in paese la loro caratura criminale, in un crescendo di plateale atteggiamento di arroganza mafiosa. Il  collaboratore di giustizia Giuliano CHIAVETTA , nell’agosto 2009, avrebbe chiarito esaustivamente quanto accaduto nel settembre 1995, auto-accusandosi del delitto di Pierantonio SANDRI, e dichiarando che “Pierantonio Sandri sarebbe stato ucciso perché era stato testimone oculare di un danneggiamento a mezzo incendio di un’autovettura, fatto di notte da Salvatore Cancilleri, che faceva parte del nostro gruppo mafioso”, almeno per quanto aveva riferito Cancilleri stesso. Chiavetta riferiva altresì che “Sandri  faceva parte del  loro gruppo e non aveva a che fare con giri di criminali”. A dimostrazione della genuinità delle propalazioni rese, va evidenziato come in sede di sopralluogo effettuato il  19 settembre 2009, con poliziotti della locale Squadra Mobile, Giuliano Chiavetta ha individuato esattamente il luogo di occultamento del cadavere di Pierantonio SANDRI, consentendo il recupero dei resti scheletrici. Gli scavi sul sito, effettuati a mano, permisero di rinvenire effettivamente la presenza di un cadavere, sotterrato in posizione ricurva, ancora indossante frammenti di una camicia con fondo blu e quadri di colore giallo, una scarpa sportiva di colore blu (così come indicato nella medesima denuncia); un braccialetto di caucciù e oro al polso sinistro; inoltre venivano rinvenute, nella tasca dei pantaloni, delle chiavi.  Effettivamente sul cadavere scheletrito veniva rinvenuta la stessa camicia e tracce dei jeans (tasche, etichetta, bottoni) corrispondenti all’abbigliamento indicato nella denuncia di scomparsa sporta dalla madre di Pierantonio SANDRI, Antonina BURGIO, nonché un braccialetto in caucciù ed oro, riconosciuto dalla madre. Il ritrovamento del cadavere della vittima costituiva un eccezionale elemento di riscontro alla veridicità del racconto del collaboratore di giustizia, che si mostrava sicuro nel ricordare comunque modalità dell’azione e contesto in cui è avvenuto il delitto. Le indagini e gli accertamenti effettuati hanno dunque consentito di acclarare che il ragazzo rimase vittima di un gruppo di giovani che era a disposizione del presunto boss di cosa nostra niscemese Alfredo CAMPISI, a sua volta ucciso. I personaggi, ritennero di essere stati notati da  Pierantonio SANDRI in occasione di un incendio di autovettura lungo una via pubblica di Niscemi, nella quale la stessa vittima occasionalmente si era trovato a transitare. I soggetti temendo che la vittima potesse riferire quanto visto alle forze dell’ordine, decisero il sequestro e la contestuale uccisione a mezzo strangolamento. L’esecuzione sarebbe stata eseguita nei pressi del luogo dove il corpo, a distanza di oltre 14 anni, è stato rinvenuto da poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta. La  figura della professoressa Ninetta Burgio, mamma di Pierantonio Sandri, morta nel 2012, va infine ricordata, alla mamma l’operazione è dedicata, poiché dal giorno della scomparsa ha sempre cercato Pierantonio, attraverso appelli ed iniziative pubbliche, lanciati molte volte su trasmissioni televisive anche nazionali, rivolgendosi a tutti coloro che potevano sapere, conoscere, invitandoli a parlare, anche con mezzi anonimi, perché diceva “…è importante per una mamma conoscere cosa è successo al proprio figlio, è importante per una comunità conoscere cosa è successo ad un proprio giovane”. Ninetta si era persino rivolta al Presidente della Repubblica, chiedendo la  verità sul caso della scomparsa di suo figlio, rivolgendosi quindi a tutte le istituzioni, sempre in punta di piedi e sempre con estrema delicatezza, con la voce spezzata dal dolore, ma con la dignità di una madre che cercava la verità per il proprio figlio e  per il proprio Paese. Da brava insegnante, si rivolgeva ai giovani di Niscemi e della Sicilia, nel corso di numerosi convegni e dibattiti organizzati sul tema della legalità, e diceva loro che “bisognava parlare sempre, raccontare sempre, non essere mai omertosi”, invitava gli adulti che bisogna ascoltare sempre i loro ragazzi, non lasciarli mai soli, nei momenti di fragilità e di solitudine tipici di una persona di giovane età.


 

Caltanissetta Operazione "Rewind"  luce su delitto Bennici, 10 accusati a vario titolo. La Squadra mobile, dopo 22 anni di indagini, identificati e arrestati 10 tra capi e gregari di Cosa nostra di Niscemi, ritenuti a vario titolo esecutori e mandati dell'assassinio di Roberto Bennici e del tentato omicidio di Francesco Nanfaro, due affiliati alla Stidda niscemese, raggiunti dai killer il 23 ottobre '90 mentre erano seduti in un bar del paese. I poliziotti, della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Caltanissetta in collaborazione con gli uomini del commissariato PS di Niscemi e con le squadre mobili di Potenza, Parma, Catanzaro, Perugia Novara Cuneo e Caserta hanno eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso dal Gip del Tribunale di Catania Alessandro Ricciardolo, su richiesta della Dda etnea. Tra gli arrestati, i presunti capi Giancarlo Maria Lucio Giugno, 53enne, e Rosario La Rocca, 56enne inteso ''Saro Pacola". Agli altri otto imputati, in stato di detenzione, i provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere. Si tratta di Salvatore Calcagno 58enne, di Niscemi, Giovanni Passaro 56enne, Giuseppe Tasca 40enne, Pasquale Trubia 45enne, Emanuele Cassarà 42enne, Emanuele Iozza 51enne,  di Gela; Angelo Tisa 45enne, e Salvatore Siciliano 48enne, di Mazzarino. L'omicidio di Roberto Bennici e il grave ferimento di Francesco Nanfaro avvennero nel corso della guerra di mafia tra Stidda e Cosa Nostra, in atto in quegli anni nella province di Caltanissetta e Ragusa, di cui Niscemi viene indicato dagli inquirenti "Crocevia Criminale". Il commando di morte, fornito dalle famiglie del clan Madonia di Cosa Nostra, partì da un covo delle campagne di Acate, col compito di ammazzare chiunque incontrassero della famiglia stiddara dei Russo. A sparare sarebbe stato il pentito Angelo Celona, (che si autoaccusa dell'agguato) insieme con Francesco La Cognata e l'autista Emanuele Trainito, entrambi nel frattempo deceduti. Rosario Lombardo e Rosario La Rocca sarebbero stati i basisti, assicurando il supporto logistico e l'eventuale copertura. Con i restanti imputati (ritenuti mandanti), sono accusati di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa. tutti indagati in relazione all’ipotesi di reato p. e p. dagli artt. 110, 575 c.p., per avere cagionato, in concorso tra loro la morte di Roberto BENNICI. Più precisamente: tutti quali mandanti e/o concorrenti morali, per essersi riuniti in un covo sito nelle campagne tra Acate e Niscemi, e per aver deciso e progettato tutti concordemente, l’omicidio di un qualsiasi esponente (o ritenuto tale) del clan rivale dei RUSSO di cui sarebbe stata notata la presenza per le vie cittadine di Niscemi;  Angelo CELONA, con a Francesco LA COGNATA (deceduto il giorno 11 ottobre 2010) quali esecutori materiali, avvicinatisi alle spalle della vittima, gli esplodevano contro numerosi colpi di pistola; Emanuele TRAINITO (deceduto il giorno 27 novembre 1990) quale concorrente morale e materiale, per aver agito a supporto degli esecutori materiali, accompagnando gli autori materiali con il ruolo di autista; Rosario LOMBARDO (successivamente deceduto) e LA ROCCA Rosario quali concorrenti morali e materiali, per aver agito a supporto degli esecutori materiali, accompagnando gli autori materiali sul luogo, individuando la vittima e indicandola agli esecutori. Così tutti concorrendo a cagionare l’omicidio di Roberto BENNICI, il quale venne attinto mortalmente da numerosi colpi d’arma da fuoco, mentre si trovava all’interno dell’attività commerciale denominata “Bar Sicilia”. Con le aggravanti di aver agito con premeditazione (ex art. 577 c.p.) e di aver agito in più di cinque persone (ex art. 112 n. 1 c.p.). Con l'aggravante ex art. 112 n. 2 a carico di Giancarlo GIUGNO, Salvatore CALCAGNO e Giovanni PASSARO per aver diretto l'attività delle persone che sono concorse. Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo).  Il è fatto avvenuto a Niscemi il 23 ottobre 1990. Angelo CELONA per reato p. e p. dagli artt. 110, 56-575 c.p., perché in concorso con Francesco LA COGNATA (deceduto il giorno 11 ottobre 2010), avvicinandosi alle spalle di Roberto BENNICI (seduto ad un tavolino del bar mentre giocava a carte) ed esplodendogli contro numerosi colpi di pistola con una traiettoria tale da attingere anche la persona seduta di fronte al BENNICI, colpivano Francesco NANFARO con vari colpi di pistola, così ponendo in essere atti idonei diretti in maniera non equivoca a cagionarne la morte. Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo). Tutti  gli altri : Giancarlo Maria Lucio GIUGNO, Salvatore CALCAGNO, Rosario LOMBARDO (successivamente deceduto), Rosario LA ROCCA, Giovanni PASSARO, Giuseppe TASCA, Pasquale TRUBIA, Angelo TISA, Salvatore SICILIANO, Emanuele CASSARA’ e Emanuele IOZZA per il reato p. e p. dagli artt. 110, 116 e 56-575 c.p. per aver concorso nella condotta di Angelo CELONA e Francesco LA COGNATA di cui al capo B, atteso che il ferimento di un avventore presente all'interno del bar (nel caso Francesco NANFARO) era una conseguenza prevedibile dell'azione omicidiaria pianificata e posta in essere. Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo).


Notizie

SANTA ROSALIA

Nobile  palermitana


LAV : NON

 

ABBANDONARLI

 


Caltanissetta - Steward sequestrato: 2 arresti. La Polizia di Stato ha eseguito  nelle prime ore della mattina, 2 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere a carico di :

  

 Antonino Marcello FERRARO  55enee nato a Resuttano ed Eros BRUZZANITI 25enne nato a Caltanissetta.  indagato  anche: C. N. nato a Ponte dell’Olio il 22.10.1986, al quale è stata notificata l’informazione di garanzia. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla DDA nissena hanno permesso di assicurare alla giustizia i colpevoli di un sequestro di persona a scopo di estorsione, inasprito anche dalla circostanza aggravante mafiosa, perché ordinato dalla famiglia mafiosa di Caltanissetta. La vittima era un giovane nisseno che all’epoca dei fatti, risalenti al mese di settembre/ottobre 2009, lavorava come steward della Ryanair.


 EnnaGdf scopre rete stupefacenti tra Enna e Catania 40  ordinanze. Alle prime luci del giorno all’alba 170 finanzieri del Comando Provinciale di Enna e di altri Reparti della Sicilia hanno dato esecuzione a 40 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti residenti nelle province di Enna, Catania, Caltanissetta e Agrigento. Le indagini, condotte dalla Compagnia di Enna e dalla Tenenza di Piazza Armerina, coordinate dalla Procura della Repubblica di Enna, hanno consentito di sgominare un’articolata rete criminale dedita all’approvvigionamento ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, anche nelle adiacenze ed all’interno di un istituto scolastico secondario della provincia.  Detta rete, suddivisa in più sodalizi, gestiva la minuta vendita degli stupefacenti nei comuni di San Cono (CT), Mirabella Imbaccari (CT), San Michele di Ganzaria (CT), Piazza Armerina (EN), Raddusa (CT) e Realmonte (AG). I dettagli dell’operazione forniti nell’ambito di una conferenza stampa presso il Palazzo di Giustizia di Enna.


Caltanissetta Corriere infedele indagato: incasso introito spedizione. La Polizia ha denunciato in stato di libertà 2 soggetti ritenuti responsabili 1 di furto aggravato, P.D. 39enne, e 1 altro di ricettazione, M.L. 50enne. La Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e Delitti contro la P.A., guidata dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, ha fatto luce sulla sparizione di un pacco del valore di quasi 300€, sparito inspiegabilmente dalla ditta di spedizione SDA di Caltanissetta. Ancora una volta si registrano quei reati, c.d. minori, di carattere patrimoniale, legati sicuramente alla grave crisi economica che sta attanagliando il nostro Paese, considerato peraltro il valore del contrassegno del pacco stesso. Il responsabile SDA di Caltanissetta, nei primi giorni dello scorso agosto, ha denunciato la sparizione di 1 pacco dal suo deposito; infatti nonostante era stato registrato in entrata risultava irreperibile e non assegnato ad alcun corriere. Lo stesso responsabile faceva gli opportuni accertamenti presso il destinatario, proprietario di un noto impianto di distribuzione di carburanti verificando che effettivamente il pacco era stato consegnato allo stesso destinatario, nonostante lui (il titolare SDA) non aveva alcuna ricevuta di consegna.  Ritenendo, a ragione, che il pacco fosse stato rubato per incassarne i soldi del contrassegno, visionava le registrazioni del sistema di videosorveglianza operante nel distributore, accertando che effettivamente il pacco era stato consegnato da un uomo estraneo all’organico della ditta SDA., che aveva intascato i soldi del contrassegno. Gli  investigatori di seguito a quanto denunciato hanno acquisito i filmati delle registrazioni relative alle fasi salienti della consegna, e dalla successiva analisi hanno riconosciuto il personaggio che aveva effettuato la consegna. L’indagato M.L., che era giunto al distributore a bordo di un’auto di grossa cilindrata, la cui targa veniva ripresa dalle telecamere, insieme ad  altri 2 soggetti. Le indagini immediate hanno consentito di risalire all’intestatario della vettura ed al suo reale utilizzatore, nonché all’identità di tutti e tre i soggetti coinvolti nei fatti, permettendo agli operatori di chiarire tutta la vicenda nei minimi dettagli. Sembra che il corriere infedele P.D., dopo essersi appropriato del pacco dal deposito senza registrarlo in uscita, si sarebbe avvalso di M. L. per consegnarlo al destinatario. una volta effettuata la consegna e ritirati i soldi, M.L. li avrebbe dati al corriere che avrebbe intascato il denaro, non versandolo al titolare della ditta di spedizione. I due sono indagati in stato di libertà, l’Autorità Giudiziaria dovrà far piena luce su tutta la vicenda, con le due versioni dei fatti fornite da entrambi gli indagati.


Caltanissetta - Estorsioni appalti ASI : 7 ordinanze, operazione “Colpo di grazia.L'ordinanza di custodia cautelare in carcere e stata spiccata nei confronti di Antonino RACCO, 64enne nato a Caltanissetta, residente in C.da Grotticelle sn, IN ATTO DETENUTO; Armando Giuseppe D’ARMA, 59enne nato a  Gela, residente in via Castelluccio n. 31,  IN ATTO DETENUTO; Salvatore Dario DI FRANCESCO, 54enne nato a San Cataldo, residente a Serradifalco in Corso Garibaldi 58, LIBERO; Antonio Giovanni MARANTO, 49enne nato a Polizzi Generosa (PA), residente in via Michele Amari nr.17 ,LIBERO; Angelo PALERMO  55enne nato a Caltanissetta, residente in via Palermo nr.18, IN ATTO DETENUTO; Giovanni PRIVITERA, 57enen nato a S. Caterina Villarmosa (CL), residente a Vallelunga Pratameno (CL) in via Nasi n. 5/C, LIBERO; Giuseppe RABBITA 43enne, nato a Caltanissetta residente in via Cassetti nr.29, IN ATTO DETENUTO.Altro duro colpo inferto a cosa nostra “Nissena”,  la scorsa notte, Agenti della Sezione Criminalità Organizzata – 3^ gruppo, nel corso di una articolata operazione di P.G., hanno eseguito  7 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere, emesse il  3 marzo 2014 dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta. Tutti gli indagati, tra cui figurano esponenti ritenuti di spicco nella famiglia mafiosa di cosa nostra nissena e dei mandamenti di Gela e di Vallelunga Pratameno, rispondono di estorsione aggravata dall’ art. 7 L. 203/91 in relazione ad appalti aggiudicati a Caltanissetta e provincia dal 1999 al 2004, la maggior parte dei quali banditi dall’ASI di Caltanissetta.


Caltanissetta Stalker di minore torna ai domiciliari. Uomini della 3^ Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile di Caltanissetta, guidata dalla d.ssa Marzia Giustolisi, in esecuzione dell’Ordine di Esecuzione di Misura Cautelare Personale non detentiva emessa il  17 luglio 2013 dal G.I.P. del Tribunale nisseno dr. David Salvucci, ha sottoposto agli arresti domiciliari Davide MIRAGLIA 25enne. Il giovane, in precedenza, era stato più volte denunciato dalla QUestura  per stalking per aver minacciato e molestato una minore, N.M.N. di anni 17, con la quale da qualche anno aveva intrecciato una relazione sentimentale che andava avanti tra alti e bassi.  Il soggetto per questi motivi ed anche in ordine ai reati di violenza privata e sottrazione di minore degli anni 18 ai genitori esercenti la patria potestà, il 6 dicembre 2012, era già stata destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari che veniva sostituita, il 15 febbraio 2013, su istanza del difensore, con quella dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nelle giornate di lunedì e giovedì. MIRAGLIA non demordeva dai suoi atteggiamenti persecutori nei confronti della minore. Il personaggio, nei periodi in cui la ragazza decideva di non vederlo,  seguiva la vittima lungo il tragitto per recarsi a scuola, la seguiva quando usciva con le amiche, tanto che una volta si poneva, con la propria auto all’inseguimento di uno scooter a bordo della quale viaggiava come passeggero la ragazza. Davide MIRAGLIA bloccando la corsa del motociclo, faceva rovinare in terra la 17enne. Ed ancora le inviava sms dai contenuti ingiuriosi e, in una occasione, le aveva anche sottratto il cellulare, contro la sua volontà. La madre ed il padre della minore, a loro volta, avevano sporto ulteriori denunce nei confronti di Davide MIRAGLIA per sottrazione di minore e minaccia. Gli investigatori hanno anche accertate numerose violazioni della misura di presentazione alla p.g. inflittagli, in seconda battuta, in quanto, spesso, MIRAGLIA non si è recato in Questura a firmare e senza addurre legittimi impedimenti. MIRAGLIA per tali gravi condotte reiterate era stato nuovamente, e più volte, denunciato da parte di della Questura di Caltanissetta che, con cura ed attenzione, ha sempre tenuto d’occhio l’evolversi della vicenda avendo a cuore la sorte della minore. Medesima attenzione veniva mostrata dalla locale Procura della Repubblica, Proc. Aggiunto d.ssa Lia Sava e P.M. Sost. Proc. d.ssa Maria Carolina De Pasquale, che ha avanzato richiesta in sostituzione ed in aggravamento rispetto alla Misura Cautelare dell’Obbligo di Presentazione alla Polizia a cui era sottoposto dal 15 febbraio 2013 che è stata accolta dal G.I.P. presso il Tribunale di Caltanissetta che ha emesso la relativa ordinanza di sostituzione, in aggravamento, di misura cautelare. Davide MIRAGLIA è difeso dall’Avvocato Davide Carlo SCHILLACI del foro di Caltanissetta.


Caltanissetta  Donna segregata in bagno, Carabinieri arrestano ai domiciliari 1 stalker.  I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Caltanissetta hanno bloccato 1 romeno Constantin  Ciprian ORASANU 30enne che  ha tormentato  ed anche segregato in un bagno la sua ex compagna nissena madre di 3 figlie.  I carabinieri  coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Gabriele Paci, hanno avviato verifiche  ed ottenuto riscontri e testimonianze che in Procura hanno determinato il provvedimento restrittivo del Tribunale degli arresti domiciliari nella sua abitazione. Il romeno, tra l’altro si era recato, poco tempo addietro, in preda all’alcool sotto casa della donna ed a bordo di un’auto aveva tentato d’intimidirla coinvolgendo una vicina di casa, poi l’intervento delle forze dell’ordine e la fuga in macchina che si era conclusa contro un veicolo in sosta.  Nel giro di pochi giorni è il secondo caso di stalker bloccato dai militari dell’arma, già i carabinieri erano intervenuti per l’azione persecutoria di altro soggetto che perseguitava l’ex donna. I frequenti casi di persecuzione con donne vittime di ex compagni inducono ad una maggiore attenzione le forze dell’ordine sempre impegnate nella tutela del cittadino.


CaltanissettaCocaina in auto, 2 investono agenti all’alt. Poliziotti della Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A. nelle prime ore di oggi 14 maggio 2013 hanno tratto in arresto due soggetti già noti: il nisseno Giuseppe MARCHESE,   37enne, e l’amico di origine barrese Saverio POLIZZI  34enne, sorpresi in flagranza dei reati: trasporto e detenzione di sostanza stupefacente finalizzata allo spaccio, in concorso tra loro.   Saverio POLIZZI è stato  segnalato all’A.G. per detenzione illegale di munizioni da guerra, e possesso di 2 pistole scacciacani.  Giuseppe MARCHESE, è stato segnalato all’A.G. altresì per i reati di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale, e per danneggiamento aggravato. Gli agenti stavano operando in servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla repressione sia del traffico illecito delle sostanze stupefacenti che psicotrope e contro il dilagante fenomeno dei furti in abitazione, disposti dal Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro. Pattuglie  civetta della Squadra Mobile guidata dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, a Caltanissetta hanno notato una vettura FIAT Croma, con 2 a bordo. Giuseppe MARCHESE e Saverio,POLIZZI in qualità rispettivamente di autista e passeggero, stavano uscendo dallo svincolo della bretella SS640. i sospetti hanno affrontato la curva a velocità sostenuta, destando i sospetti degli operatori che hanno proceduto all’immediata intimazione a fermarsi. Appena l’autista della FIAT Croma ha visto la paletta di servizio, invece di fermarsi ha tentato di investire gli agenti. I poliziotti repentinamente si sono scansati, venendo però due di loro attinti agli arti dall’auto in fuga. La corsa della FIAT Croma è stata arrestata dopo pochi metri da  altri poliziotti a bordo delle autovetture di servizio, di cui 1  speronata dall’autista della FIAT Croma, in un vano tentativo estremo di fuggire. I sospetti,  prima che l’auto si fermasse, hanno cercato di disfarsi di piccoli involucri lasciandoli cadere dal finestrino dell’auto. La  mossa non è sfuggita agli investigatori che hanno recuperato il tutto accanto l’autovettura. I tutori dell’ordine hanno constatato che all’interno vi erano 10 grammi di sostanza stupefacente del tipo “cocaina pura”, la quale dopo il taglio avrebbe consentito ai due arrestati il confezionamento di circa 80 dosi, con un guadagno di circa cinquemila€. I  due occupanti, bloccata la FIAT Croma in fuga, hanno fatto resistenza ad uscire. Gli agenti, adottando le opportune precauzioni del caso, ed avendo il forte sospetto che gli stessi potessero essere armati, sono riusciti a farli scendere dall’auto, tra molte resistenze. I poliziotti nelle abitazioni degli arrestati, hanno trovato da Saverio POLIZZI, due pistole scacciacani, una cartuccia a salve e  3 (tre) munizioni da guerra, per il fucile mitragliatore militare MG, tutti sequestrati. Le manette sono scattate per Giuseppe MARCHESE e per  Saverio POLIZZI, sequestrata la sostanza stupefacente. L’elevata quantità di droga sequestrata, coniugata alla condizione di indigenza degli arrestati dovuta al fatto che il Saverio POLIZZI risulta disoccupato con famiglia a carico, e che il Giuseppe MARCHESE è aiutante macellaio, alle dipendenze del genitore, confermava ulteriormente come la sostanza che i 2 detenevano era destinata allo spaccio al minuto. Gli agenti hanno sequestrato la vettura FIAT Croma intestata ed in uso allo stesso Giuseppe MARCHESE, poiché mezzo utilizzato per commettere  i reati contestati, che veniva affidata al custode giudiziale, e che in applicazione alla vigente normativa (T.U. 309/90) potrebbe essere confiscata ed assegnata alle unità antidroga.  Saverio POLIZZI è stato segnalato anche per il reato di detenzione illegale di munizioni da guerra, trovate a seguito della perquisizione domiciliare in armadio posto all’ingresso della sua abitazione. Gli inquirenti stanno svolgendo ulteriori approfondimenti per verificare come mai detenesse le due pistole scacciacani. Giuseppe MARCHESE, che nel frangente si trovava alla guida della sua autovettura FIAT Croma, è stato altresì, segnalato per i reati di resistenza, violenza e lesioni a pubblico Ufficiale, per aver tentato di investire i due Agenti, che hanno dovuto far ricorso alle cure del Pronto Soccorso, riportando una prognosi di alcuni giorni, e per danneggiamento aggravato per aver causato consistenti danni all’autovettura di servizio speronata. Dopo gli adempimenti di rito, come disposto dall’Autorità Giudiziaria i due arrestati sono stati associati alla locale Casa Circondariale di Caltanissetta. I due sono difesi il POLIZZI dall’Avvocato di fiducia Concetta Bevilacqua del Foro di Enna e MARCHESE dall’avvocato di ufficio Fabio Esposito del Foro di Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito, così come disposto dal Pubblico Ministero dr.ssa Donatella Pianezzi, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


CaltanissettaManette a nigeriano pusher. La Squadra Mobile – Sezione Antidroga, nell’ambito di servizi di controllo del territorio predisposti dal Questore di Caltanissetta, Filippo Nicastro, il   26 aprile 2013, alle ore 21:00, ha tratto in arresto, in flagranza di reato Lucky  EKPEA 30enne nato ad ISHAN (Nigeria), residente a Caltanissetta. Pattuglie  finalizzate al contrasto nel capoluogo,  dello spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope del tipo marijuana,  stavano operando in via Dante Lucky EKPEA deve rispondere del reato: detenzione di 50,2 gr. di sostanza stupefacente del tipo marijuana suddivisa in 37 confezioni appositamente preparate per lo spaccio. L’arresto è il risultato della costante attività di controllo da parte di questa Squadra Mobile - Sezione Antidroga - relativamente al fenomeno legato allo spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio nisseno da parte di alcuni cittadini extracomunitari. I soggetti, dopo essersi insediati nei quartieri del Centro Storico, sono riusciti a crearsi, negli anni,  una vera  e propria base logistica per  la  diffusione della marijuana. Il bassissimo prezzo di vendita praticato dagli extracomunitari favorisce la diffusione della droga tra i giovani nisseni con gravi ripercussioni sulla società. Sono tuttora in corso attive indagini volte a scoprire l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti coinvolti nel canale di approvvigionamento e distribuzione al dettaglio dello stupefacente.


Gela Disoccupato da testata a deputato MPA: non mantiene promessa lavoro. Parlamentare regione Sicilia Giuseppe Federico medico dentista, aggredito, di sera, nello studio a Gela, nel quartiere Caposoprano, da un disoccupato 35enne. Secondo la ricostruzione sembra che l'aggressore, esasperato, abbia rinfacciato  al  parlamentare di essersi sentito preso in giro e deluso per l’inutile attesa di un posto di lavoro. Giuseppe Federico al culmine del diverbio, sarebbe stato colpito con una testata al naso. L’aggressore  sarebbe fuggito, mentre il deputato è stato soccorso ed accompagnato in ospedale.  I  medici a Giuseppe Federico hanno suturato con tre punti una ferita lacero contusa al setto nasale. Il deputato  dimesso ed è tornato in casa. La polizia ed i carabinieri stanno indagando sull'episodio.


Caltanissetta Traffico umani in Belgio, arrestato afgano, chiedeva asilo. La Squadra Mobile – 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., il  7 marzo 2013 ha tratto in arresto il cittadino afghano  Asif Khan MUSAKHIL   24enne, colpito da un mandato di arresto internazionale, da parte del Belgio, per gravissimi reati quali l’associazione a delinquere per traffico di esseri umani, e per tale motivo attivamente ricercato in ambito Schenghen, in tutti gli stati europei aderenti all’omonimo trattato di cooperazione anticrimine internazionale. Asif Khan MUSAKHIL si sarebbe reso responsabile dei reati mentre si trovava in Belgio, dopo essere stato raggiunto dal provvedimento di arresto, ha abbandonatoil territorio belga, raggiungendo l’Italia, ove alla fine del mese di ottobre 2012, mescolandosi ad altri connazionali, si presentava spontaneamente presso il locale CDA /CARA (centro di accoglienza/ centro accoglienza richiedenti asilo), chiedendo asilo politico, con istanza di riconoscimento della protezione internazionale appellandosi alla Convenzione di Ginevra. L’istruttoria dell’istanza veniva avviata, ed in attesa del rilascio del permesso di soggiorno per protezione umanitaria, l’extracomunitario veniva munito di un attestato provvisorio che gli permetteva di circolare liberamente nel territorio dello Stato Italiano. Gli accertamenti fotosegnaletici e dattiloscopici esperiti al momento dell’avvio della pratica di asilo politico, successivamente comparati con i medesimi accertamenti depositati presso la banca dati europea, dava piena corrispondenza tra il ricercato Asif Khan MUSAKHIL ed il soggetto che aveva chiesto asilo politico in questo Centro. L’immediata attività info-investigativa, con specifici servizi di investigazione tradizionali ha consentito di rintracciare in tempi brevi, a Caltanissetta, il latitante Asif Khan MUSAKHIL, che veniva immediatamente bloccato ed arrestato dopo la notifica del mandato di arresto internazionale. L’arrestato, difeso d’ufficio dall’avvocato Maria Giovanna Floridia, del Foro di Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito è stato associato presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Gela - Rissa di extracomunitari in cooperativa di accoglienza. La segnalazione è giunta al 113, e subito agenti della Sezione Investigativa e dell’ufficio Volanti del Commissariato di P.S. di Gela sono intervenuti in Via Danubio  40 presso la cooperativa di accoglienza di extracomunitari al fine di sedare una rissa  generata da futili motivi.  Gli agenti, prontamente, intervenuti hanno accertato la presenza di alcuni cittadini di colore, con evidenti escoriazioni sul capo e sugli arti con perdita di sangue che, in maniera aggressiva, continuavano a litigare. I poliziotti hanno identificato tutti i presenti, acquisendo notizie utili al fine di capire quali fossero state le motivazioni che avevano causato la rissa. Alcuni di loro nonostante l’intervento delle forze di polizia tentavano ancora di venire a contatto, alzando la voce e cercando di colpirsi a mani nude. Le reazioni sono state evitate grazie al tempestivo intervento degli agenti intervenuti, che con il loro operato hanno evitato il degenerare ulteriormente della vicenda. Accompagnati presso il pronto soccorso del locale nosocomio per le cure dovute, la P.G. ha rilevato che Isaac KRAH presentava i segni di un morso al torace, nella zona dorsale superiore ed uno sulla schiena tra le scapole. Christopher OPPONG, presentava una ferita lacero contusa alla nuca con perdita di sangue ed una ferita all’incavo del pollice della mano sx; Philip AMPONSAH presentava segni evidenti di un morso allo zigomo destro ancora sanguinante. Le immediate dichiarazioni assunte informalmente dagli astanti hanno permesso di far piena luce sui motivi scatenanti la lite, rivelatisi futili, e quindi stabilire le responsabilità di ognuno di essi. Per questi motivi sono stati arrestati: Benedict EFFAH APPIAH,34enne nato a Nkranza (Ghana), residente in Gela via Cairoli 119, di fatto domiciliato presso la cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra; Shadrick OPOKU DONKOR,37enne nato a Wenchi (Ghana), residente in Gela  via Cairoli 119, di fatto domiciliato presso la cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra; Philip AMPONSAH, 22enne nato a Techinam (Ghana) e residente a Gela in via Cairoli n. 119, di fatto domiciliato presso la cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra; Isaac KRAH, 28enne nato a Sampa (Ghana) e residente a Gela in via Cairoli n. 119, di fatto domiciliato presso la cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra; Christopher OPPONG, 32enne nato a Doma Akwamu (Ghana) e residente a Gela in via Cairoli n. 119, di fatto domiciliato presso la cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra. Durante l’intervento gli Agenti hanno proceduto anche al sequestro di una sedia rotta, rinvenuta all’interno dei locali della cooperativa, utilizzata quale corpo contundente da uno dei correi. Dopo le formalità di rito i prevenuti sono stati associati presso le carceri di Gela.


Caltanissetta - Nigeriano pusher in manette. I poliziotti, alle ore 19.40, a seguito di attività investigative della Squadra Mobile – Sezione Antidroga intraprese su imput del Questore di Caltanissetta dr. Filippo Nicastro e finalizzate al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope, a Caltanissetta, in via Rochester, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato,  Shadrach OBODO,  28enne nato Aba Abia State (Nigeria),    per il reato di detenzione di grammi 500 di sostanza stupefacente del tipo marijuana ai fini di spaccio, previsto e punito dall’art.73 comma I°bis del D.P.R. n° 309/90 Legge sugli stupefacenti. L’ arresto è il risultato della costante attività di controllo del fenomeno legato allo spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio nisseno che intacca principalmente i giovani, influendo negativamente sul loro nucleo familiare e sulla società. È il terzo arresto,  dopo quello di Manai Ismail e di Abbassi Bidel avvenuto il  6 febbraio 2013,  effettuato dalla squadra Mobile di soggetti extracomunitari dediti, nel centro storico della città,  allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana ed hashisc. Sono tuttora in corso attive indagini volte a  scoprire l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti coinvolti nel canale di approvvigionamento e distribuzione al dettaglio dello stupefacente.


Palermo - Antonino ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia solidarietà incondizionata per i poliziotti minacciati.  “Alle minacce occorre rispondere con i fatti solidarietà ai nostri colleghi ed alle loro famiglie. Siamo davvero indignati per quanto è accaduto in questi giorni nei confronti dei nostri colleghi. Sembra talmente assurdo oseremo dire surreale che appare come la trama di un film dove i cattivi sfacciatamente minacciano i buoni, ma questa non è una fiction ma la dura e cruda realtà. Questi balordi continuano a dimostrare disprezzo delle leggi e dello Stato minacciando i suoi servitori più fedeli insidiando nelle loro menti la paura per le persone che più amano  le loro rispettive famiglie. Riteniamo che i nostri colleghi non debbano essere  allontanati perché significa che stanno lavorando bene contro le consorterie mafiose e i fatti lo dimostrano, è un dovere preciso dello Stato difendere i nostri colleghi  e le loro famiglie. Un loro, seppur comprensibile,  allontanamento significherebbe un evidente atto di debolezza nei confronti di questi criminali . Se c’è ne fosse bisogno siamo pronti a difenderli da questi balordi finanche  liberi dal servizio ordinario ed in forma gratuita.  Che il Ministro dell’Interno intervenga duramente potenziando tutti presidi della Sicilia pesantemente indeboliti in questi ultimi anni dai taglia e dalla mobilità sempre più rada. F.to Antonino ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia. Giacomo BENANTI Seg.Gen.Prov. UILPS Palermo ha dichiarato: "Solidarietà ai colleghi della catturandi,  questo è il segnale che dimostra che la strada percorsa è quella giusta… ora lo Stato faccia la sua parte  garantendo i suoi servitori  e le loro famiglie."  Ed ancora  Antonino ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia afferma “Siamo davvero indignati per quanto è accaduto in questi giorni nei confronti dei nostri colleghi. Sembra talmente assurdo oseremo dire surreale che appare come la trama di un film dove i cattivi sfacciatamente minacciano i buoni, ma questa non è una fiction ma la dura e cruda realtà. Questi balordi continuano a dimostrare disprezzo delle leggi e dello Stato minacciando i suoi servitori più fedeli insidiando nelle loro menti la paura per le persone che più amano le loro rispettive famiglie. Riteniamo che i nostri colleghi non debbano essere allontanati perché significa che stanno lavorando bene contro le consorterie mafiose e i fatti lo dimostrano, è un dovere preciso dello Stato difendere i nostri colleghi e le loro famiglie. Un loro, seppur comprensibile, allontanamento significherebbe un evidente atto di debolezza nei confronti di questi criminali. Se c’è ne fosse bisogno siamo pronti a difenderli da questi balordi finanche liberi dal servizio ordinario ed in forma gratuita. Che il Ministro dell’Interno intervenga duramente potenziando tutti presidi della Sicilia pesantemente indeboliti in questi ultimi anni dai tagli e dalla mobilità sempre più rada”. F.to Antonino ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia.


Caltanissetta Sequestro beni e conti a “Peppe u ierru” famiglia Alfieri. Le  indagini complesse svolte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta nei confronti del clan mafioso gelese riconducibile a Giuseppe ALFERI, inteso Peppe u ierru, hanno portato la polizia nissena ad un altro importante risultato per la disarticolazione del gruppo criminale, sottraendogli anche beni provento di attività illecite.  Il GIP presso il Tribunale di Caltanissetta -  D.ssa Alessandra Bonaventura Giunta, emesso decreto e sono stati sottoposti a sequestro preventivo l’abitazione di Gela in via Socrate nr. 5,  in uso ad Maria AZZARELLI, nata a Gela il 24 dicembre 45enne, donna di Giuseppe ALFERI, inteso “u ierru”, già tratto in arresto  con la AZZARELLI  e ad altri sodali del gruppo criminale, nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Inferis” ed eseguita da poliziotti della locale Squadra Mobile  lo scorso mese di gennaio, nonché un appezzamento di terreno con annesso fabbricato e piscina, a Gela in c.da Settefarine, in uso a Giuseppe ALFERI. Il  giudice in ordine al sequestro dell’abitazione in uso a Maria AZZARELLI, ha ritenuto, sulla base delle risultanze investigative emerse dalle indagini effettuate dall’Ufficio nisseno,  che l’immobile in questione era riconducibile alle disponibilità economiche di Giuseppe ALFERI a cui la AZZARELLI è stata per anni legata sentimentalmente ed acquistato mediante gli illeciti proventi dell’attività delittuosa compiuta dall’ALFERI nel corso degli anni.  Il  giudice, in ordine al sequestro del terreno di circa mq. 7000 con annesso fabbricato e piscina, sempre sulla base delle medesime risultanze investigative, ha ritenuto che tale proprietà, che risulta intestata alla defunta madre dell’ALFERI, era invece di esclusivo uso di quest’ultimo e la realizzazione del fabbricato e della piscina è legata all’impiego di proventi di attività illecite. Il valore complessivo commerciale dei beni sequestrati ammonta a circa 300.000 euro. Inoltre sono stati sequestrati 1 conto corrente bancario ed 1 libretto a risparmio accesi presso Poste Italiane ed intestati a Vincenzo AZZARELLI.


Caltanissetta -  Operazione “Victoria” 5 ordinanze per strage di Vittoria “San Basilio”. Nuove misure di custodia cautelare a carico di esponenti di primo piano di cosa nostra nissena resisi responsabili, in qualità di mandanti, della tristemente note strage di “San Basilio”.  Si tratta di : Salvatore Siciliano 48enne nato a Mazzarino (CL), in atto detenuto c/o la Casa Circondariale di Novara, Orazio Buonprincipio 44enne nato a Riesi (CL),  in atto detenuto c/o la Casa Circondariale di Caltanissetta, Alfonso Scozzari 56enne nato a Vallelunga Pratameno  (CL), Claudio Calogero Cinardo 33enne nato a Mazzarino (CL), Giuseppe Selvaggio, 31enne nato a Mazzarino (CL). Ad esito di complesse investigazioni, effettuate dalla Sezione Criminalità Organizzata – 2° gruppo - della locale Squadra Mobile, con l’ausilio della Squadra Mobile di Novara, U.P.G.S.P  della Questura di Milano, Commissariato di Lambrate (MI)  e del reparto Prevenzione Crimine di Catania, nelle prime ore di lunedì 21 gennaio 2013, sono state eseguite 5 misure cautelari, in esecuzione di provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania Laura BENANTI su richiesta della DDA di Catania, accusati di aver direttamente partecipato alla nota strage di Vittoria. Il 2 gennaio 1999 un commando di killers aprì il fuoco nel bar della stazione di servizio Esso, uccidendo 5 persone. Morirono Angelo Mirabella (in quel momento ritenuto referente del clan della stidda di Vittoria), Rosario Nobile, e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante e due giovani avventori che, in quel momento, si trovavano nel bar: Rosario Salerno e Salvatore Ottone. La strage sarebbe stata ordinata dai clan Piscopo ed Emmnauello di Gela, rivali della “Stidda” vittoriese, quest’ultima facente capo a Carmelo Dominante. Un anno fa, la Corte d’Assise d’Appello di Catania aveva condannato all’ergastolo due presunti componenti del commando: Giovanni AVVENTO ed Alessandro EMMANUELLO. Trent’anni di reclusione, invece, era stati inflitti per due collaboratori di giustizia Gianluca GAMMINO e Massimo BILLIZZI, esecutori materiali della strage insieme a Giovanni Piscopo classe 1967. In precedenza erano stati condannati all’ergastolo i fratelli Giovanni ed Alessandro PISCOPO, ed il cugino Alessandro PISCOPO, ritenuti i mandanti della strage, ed Enzo MANGIONE, presunto basista. A dare l’ordine di uccidere Mirabella sarebbe stato il boss gelese Alessandro Emmanuello. Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni  di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali i cugini Piscopo. Sono state in particolare le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Massimo Carmelo BILLIZZI, autoaccusatosi quale organizzatore ed esecutore materiale della c.d. “strage di Vittoria”, che hanno permesso di fare piena luce sul movente e sulle dinamiche dell’azione delittuosa, chiamando in causa tutti i soggetti coinvolti, quali mandanti, esecutori e correi che hanno fornito supporto logistico. E’ emerso chiaramente come la strage sia stata pianificata ed attuata su ordine dell’allora boss gelese Daniele EMANNUELLO, intenzionato ad acquisire l’egemonia sull’intera Sicilia sud-orientale. L’EMANUELLO intendeva annettere la ricca provincia di Ragusa per poter profittare delle condizioni economiche di quel territorio attraverso le classiche attività illecite proprie della mafia. Per fare ciò cosa nostra aveva l’esigenza di procedere all’eliminazione di Angelo MIRABELLA , ritenuto dagli investigatori reggente pro tempore della contrapposta consorteria della “Stidda” di Vittoria (in quel momento gruppo egemone sul territorio). Gli elementi acquisiti dimostrano altresì che l’EMANUELLO, in quel momento storico, controllava numerose famiglie mafiose nel territorio gelese e ragusano, e volle che nell’azioni militare fossero coinvolti esponenti delle stesse al fine di affermare il proprio predominio sul territorio. In particolare il BILLIZZI, già luogotenente del boss latitante Daniele EMMANUELLO, una volta determinatosi a collaborare con la giustizia, illustrava nuovi e illuminanti particolari sulla partecipazione di altri soggetti che mai, prima di tale udienza, erano stati coinvolti come compartecipi nella strage, collocando la presenza  di alcuni di essi in un primo tentativo di effettuare la strage (Orazio BUONPRINCIPIO di Riesi), e di altri sia nel primo tentativo che nel giorno effettivo dell’esecuzione (Giuseppe SELVAGGIO – Claudio CINARDO), tutti messi a disposizione del clan Emmanuello da parte del boss di cosa nostra di Mazzarino Salvatore SICILIANO. BILLIZZI si rivolgeva al capo della famiglia di Mazzarino ossia a Salvatore Siciliano, all’epoca latitante e poi catturato (nel 2003), dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e lo incontrava nel territorio di Mazzarino. Siciliano gli avrebbe messo a disposizione Giuseppe SELVAGGIO e, poiché non aveva un altro uomo d’azione da fornire, avrebbe riferito che per ottenerlo si sarebbe rivolto alla famiglia mafiosa di Riesi Inoltre, avrebbe riferito di essersi recato da Alfonso SCOZZARI, ritenuto esponente di spicco di cosa nostra di Vallelunga Pratameno (nonché parente degli Emmanuello di Gela) affinché lo SCOZZARI gli consegnasse delle armi per porre in essere l’esecuzione dell’omicidio del MIRABELLA. Il BILLIZZI avrebbe asserito altresì che le armi ritirate furono: 1 pistola magnum 357 ed una pistola calibro 9, armi che poi effettivamente furono utilizzate per la c.d. strage, così come si evince sia dalle perizie balistiche che dalle dichiarazioni rese da uno dei due esecutori materiali della detta strage, Giovanni PISCOPO.  Gli investigatori dalle indagini svolte avrebbero avuto la certezza sulla posizione criminale del Salvatore SICILIANO, che, viene indicato espressamente da Massimo Carmelo BILLIZZI come colui al quale – dietro ordine di Daniele EMMANUELLO – si era rivolto per avere killers di supporto e che aveva messo a disposizione due uomini d’azione (Giuseppe SELVAGGIO e Claudio Calogero CINARDO) fidati elementi del clan, per la perpetrazione dell’atto omicidiario in questione; ma SICILIANO viene altresì indicato nelle stesso ruolo dal Gianluca GAMMINO, anche se indirettamente in quanto il collaboratore si limita ad evidenziare il significativo legame tra il sodale Giuseppe SELVAGGIO (indicato in modo biunivoco sia dal BILLIZZI che dal GAMMINO quale correo mazzarinese) ed il capo della famiglia mafiosa di Mazzarino, ovvero Salvatore SICILIANO.  Quanto riferito dal BILLIZZI ha trovato ulteriori conferme nelle dichiarazioni rese all’epoca dei fatti dai cugini PISCOPO (Giovanni ed Alessandro), divenuti collaboratori proprio a seguito della strage. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di concorso in omicidio volontario pluriaggravato e di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il provvedimento a carico di SICILIANO salvatore è stato eseguito mediante notifica, presso il carcere di Novara, effettuata dalla locale Squadra Mobile.


 Caltanissetta Furto in Cattedrale:1 anno ai domiciliari. La  3^ Sezione – Reati contro la Persona- della Squadra Mobile  nissena ha tratto in arresto Gaspare ANNATELLI, 44enne nato a Palermo, residente a Caltanissetta, difeso di fiducia dall’avv.Giacomo Vitello, in ordine ad un Provvedimento di esecuzione di custodia domiciliare emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Caltanissetta Ufficio Esecuzioni Penali. Il personaggio si era reso responsabile, il 17 febbraio 2004, del reato di furto perpetrato nella locale Cattedrale. La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’ANNATELLI e confermato la pena definitiva di 1 anno di reclusione  e la multa di   309€, perché riconosciuto colpevole. Gaspare ANNATELLI, dopo gli adempimenti di rito, veniva accompagnato presso la propria abitazione di Caltanissetta.

 

CaltanissettaTrovati arredi sacri rubati. Agenti  della Squadra Mobile di Caltanissetta, 1^Sezione Criminalità Organizzata, nel corso dei servizi di controllo sul territorio, intensificatisi a seguito della rapina perpetrata in danno di un Istituto bancario cittadino, hanno rinvenuto oggetti sacri da altare (4 calici, nr.1 copri lezionario, nr. 4 pissidi,  nr. 2 teche e nr. 1 pc portatile), il cui valore ammonta a circa 4.000 euro. La refurtiva era nascosta in un borsone, occultato sotto un albero, tra un groviglio di arbusti, non visibili all’occhio nudo in una zone verde insistente tra la via Turati ed il carcere minorile. Agenti di polizia stavano setacciando le possibili vie di fuga dei rapinatori. Alcuni poliziotti, a circa 10 mt, hanno anche rinvenuto 1 computer portatile marca IBM, rubato sempre nella Chiesa, contenenti dati importanti relativi all’amministrazione della chiesa San Paolo, come ha riferito il parroco, entusiasta del ritrovamento. Le indagini hanno permesso di riscontrare che gli oggetti sacri erano stati trafugati, da ignoti, nella notte tra il 3 e 4 marzo scorso dalla Chiesa S. Paolo sita nella locale Don Minzoni – guidata dal parroco Ignazio Carletta. Il  prelato in sede di denuncia ha riferito che ignoti,  nottetempo, dopo avere scassinato una porta di ingresso della chiesa, si erano impossessati oltre che degli oggetti sacri, del pc portatile anche di una somma di denaro di  circa 50,00 euro in banconote e monete di vario taglio e di altri piccoli monili. Gli oggetti rinvenuti sono stati restituiti al parroco Ignazio  Carletta.